Quantcast
Channel: Editoria.tv
Viewing all 7918 articles
Browse latest View live

Rassegna Stampa del 17/08/2018

$
0
0

Indice Articoli

“Benetton chi?”. Il gruppo sparisce da giornali e tv

E la Rai blocca la pubblicità

La Nave di Teseo avanti piano

Ads, settimanali a corto di copie

Chessidice in viale dell’ Editoria

Condé Nast, Traveller fa da cavia

“Non siamo il nemico” stampa unita contro Trump

Protesta dei giornali In 350 contro Trump

“Benetton chi?”. Il gruppo sparisce da giornali e tv

Il Fatto Quotidiano
Lorenzo Giarelli e Lorenzo Vendemiale
link

Vietato parlare di Benetton. C’ è un grande assente nel racconto della tragedia di Genova: la famiglia veneta è il principale azionista di Atlantia, società che controlla Autostrade per l’ Italia, gestore del Ponte Morandi dove si è verificato il disastro. Eppure il suo nome non compare quasi mai nelle prime cronache del crollo. Non sui grandi giornali, dove è citato solo a proposito del tonfo in Borsa, e nemmeno in tv. Semplice dimenticanza o riguardo nei confronti di un impero che fino a pochi anni fa aveva partecipazioni in diversi gruppi editoriali, e che rappresenta tuttora uno dei principali investitori sul mercato pubblicitario: il Gruppo Benetton da solo spende 60 milioni ogni anno, poi ci sono Autostrade per l’ Italia, Atlantia e altre società. Di sicuro non si tratta di una svista da poco, perché prima che i Benetton diventassero oggetto di contesa politica fra maggioranza e opposizione, i media nazionali si erano ben guardati dal tirarli in causa nel disastro. Mentre all’ estero dal Financial Times a Le Figaro, dal Guardian al New York Times, tutti hanno sottolineato come Autostrade per l’ Italia faccia capo alla famiglia Benetton, in Italia la società sembra non aver padroni. Nelle edizioni serali del 14 agosto del Tg1 e del Tg5, niente Benetton: si parla di manutenzione, a volte persino di “controlli da cui non era emerso niente”, ma mai del gruppo o di Atlantia. Un silenzio tombale a cui fa eco quello del Tg2 delle 20:30. Trattamento simile sui quotidiani: su La Repubblica, in 11 pagine dedicate alla tragedia, la parola “Benetton” non compare neanche una volta. Il Corriere della sera cita la famiglia veneta, ma solo in un trafiletto sul crollo in borsa di Atlantia, “che ha come primo azionista il gruppo Benetton”, comunque mai associato direttamente al crollo. Stesso discorso per La Stampa, afflitta dal fatto che “le tragedie umane hanno anche un risvolto economico”, mentre Il Messaggero sottolinea en passant che “il gruppo che fa capo alla famiglia Benetton è subito finito nel mirino”. Sarà che di Benetton i media italiani sono sempre stati abituati a parlare tanto, ma in altri contesti. Pubblicità, eventi, manifestazioni: un po’ tutti hanno avuto modo di dare spazio alle attività del gruppo, dalla moda allo sport, passando per le iniziative umanitarie. Luigi Di Maio ha ricordato polemicamente le partecipazioni nei vari gruppi editoriali: in realtà sono state tutte dismesse, ultime quelle in Sole 24 Ore (2%) e Caltagirone Editore (2,24%), ancora prima il 5% in Rcs. Il rapporto, però, continua in altre forme. Autostrade per l’ Italia, ad esempio, è partner ufficiale del Giro d’ Italia, che vuol dire Rcs (e quindi Cairo communications, nei cui conti la Corsa rosa ha un impatto decisivo): sponsorizza i traguardi volanti, gli sprint intermedi all’ interno delle tappe a cui è dedicato striscione d’ arrivo e premio economico. La sua controllante “Atlantia”, invece, è tra i 9 top sponsor che hanno “finanziato interamente” l’ ultima Repubblica delle idee, il festival del quotidiano. Non è l’ unico legame, visto che Monica Mondardini, consigliere indipendente di Atlantia è anche vicepresidente del gruppo Gedi, che edita La Repubblica, La Stampa e L’ Espresso. Le televisioni non sono da meno. Con Sky, Autostrade ha prodotto un intero programma: Sei un Paese meraviglioso, arrivato alla terza stagione, puntata dopo puntata descrive le bellezze dell’ Italia (e, visto che ci siamo, anche le “esperienze di viaggio originali e coinvolgenti” che si possono vivere sulla rete). Con Mediaset, Benetton ha fatto affari attraverso la società 21 investimenti, che aveva creato insieme a Medusa (quindi Fininvest) la catena di multisale The Space, poi rivenduta nel 2014. Tutti, giornali e tv, radio e siti web, beneficiano dei massici investimenti in pubblicità, per realizzare la nuova strategia comunicativa che era stata ben descritta un paio di anni fa su Agorà, la rivista del gruppo. “La vecchia cara pubblicità non esiste più, non si comunica ma si racconta: siamo entrati nell’ era della narrazione”. In cui il nome Benetton non viene mai associato a una disgrazia.

E la Rai blocca la pubblicità

Il Tempo

link

in occasione della giornata di lutta nazionale per le vittime del crollo del ponte Morandi la Rai, per l’ intera giornata di domani 18 agosto, non trasmette rä le inserzioni pubblicitarie su tutti i canali e su tutti i mezzi (Tv, Radio, Digital). funerali di Stato celebrati dall’ Arcivescovo di Genova cardinale Angelo Bagnasco che si svolgeranno alle 11.30 alla Fiera di Genova, nel padiglione Blu, saranno trasmessi in diretta su Rail, a cura del Tgl, a partire dalle 11.25.

La Nave di Teseo avanti piano

Italia Oggi
CLAUDIO PLAZZOTTA
link

La Nave di Teseo, casa editrice promossa da Elisabetta Sgarbi e nata nell’ ottobre 2015, ha chiuso un esercizio 2017 ancora in sordina, con un valore della produzione pari a 5,34 milioni di euro (4,74 milioni nel 2016) e un utile di appena 2 mila euro, rispetto ai 332 mila euro di perdite dell’ anno prima. Insomma, il gruppo (perché ora di gruppo si tratta) è ancora in una fase di start up, e i prestigiosi 31 soci che finanziano l’ iniziativa dovranno ancora aspettare un po’ di tempo prima di poter staccare qualche dividendo. Anzi, per ora sono chiamati a continue iniezioni di capitale (nel 2017 il capitale è salito dai 3,9 milioni di inizio esercizio ai 7,54 milioni di euro di fine esercizio), che hanno portato il patrimonio netto della Nave di Teseo a quota 8,87 milioni di euro (era 4,54 milioni nel 2016). Potrebbe, tuttavia, non essere ancora sufficiente, visti i piani espansivi della Sgarbi (nel 2017 è stato rilevato il 95% di Baldini&Castoldi e il 67% di Oblomov srl) e tenuto conto che il capitale sociale deliberato è di 20,36 milioni di euro, ma quello sottoscritto e versato finora si ferma a quota 7,77 milioni. Certo, la compagine azionaria della casa editrice è di quelle che si potrebbe definire «il salotto buono» della cultura europea. Per esempio, la vedova e i figli di Umberto Eco, ovvero Renate Ramge, Stefano e Carlotta Eco, detengono, singolarmente e anche insieme, una fetta complessiva del 22,65% del capitale versato. E sono gli azionisti di maggioranza relativa. Elisabetta Sgarbi, che è rappresentante dell’ impresa, ha il 5,2%. Ecco, poi, tra gli altri, il finanziere e scrittore Guido Maria Brera (2,5%), il notaio Piergaetano Marchetti (che della Nave di Teseo è vicepresidente) con il 2,5%, la giornalista Natalia Aspesi (0,5%) così come l’ ex direttrice di Io Donna, Diamante D’ Alessio (anch’ essa con lo 0,5%), oppure il giornalista Furio Colombo (1%), l’ editore francese Jean-Claude Fasquelle (9%), il giurista Natalino Irti (3,8%), Nicla Jegher con il 6,4%, e altri soci di peso come Lgr Holding o Verba Volant (entrambi al 5,1%) o Piga srl e Mais spa (entrambi al 10,3%). Alla fine di marzo 2018 la casa editrice contava su 12 dipendenti, ma d’ ora in avanti si dovrà operare in una ottica di gruppo, poiché, come detto, nel corso del 2017 è stato acquistato il controllo della Baldini&Castoldi (il 95% è iscritto a bilancio per un valore di 3,6 milioni di euro) e di Oblomov srl (il 67% è iscritto a 251 mila euro). Tra le novità in arrivo, come spiegato da Elisabetta Sgarbi, c’ è il rilancio della collana La Tartaruga di Baldini&Castoldi, con tre titoli in uscita a settembre, e una spinta decisa sulla rivista Linus, sempre di Baldini&Castoldi, un unicum, quanto a longevità, nel campo dei fumetti. © Riproduzione riservata.

Ads, settimanali a corto di copie

Italia Oggi
MARCO A. CAPISANI
link

I settimanali e i mensili italiani arrivano a ridosso delle ferie estive carichi di aspettative: recuperare copie con gli italiani in vacanza, visto che le ultime rilevazioni Ads vedono a giugno i principali settimanali in calo complessivo nelle diffusioni totali carta+digitale (-648 mila copie rispetto allo stesso mese del 2017 e -625,5 mila nella sola edicola). Non fanno meglio i più importanti mensili, al netto di ingressi (come Altroconsumo) e uscite dai monitoraggi (Gq), che sulle copie totali carta+digitale di maggio (confrontato con maggio 2017) lasciano sul terreno 244,9 mila copie (-446,6 mila solo in edicola). Più nel dettaglio, nelle diffusioni totali carta+digitale si salvano i settimanali Diva e Donna (+26,6%), Vanity Fair (+21,2%), Settimanale Nuovo (+5,1%), Nuovo e Nuovo tv cucina (+0,5%), senza considerare casi particolari di abbinamenti con i quotidiani come per il venerdì di Repubblica (+1,7%). Sostanzialmente stabile Oggi sul +0,3%. Di contro, contraggono Spy del -82,9%, Panorama del 29,3%, Tu Style del 15,9%, Donna Moderna del -12,7%, Espresso del -12%, Grazia del -10%, F del -9,6%, Sorrisi e Canzoni Tv del -7,3%, Gente del -5,8%, Chi del -5,2%, Gioia del -4,8% e infine Settimanale DiPiù del -3,7%. Da segnalare infine sul fronte dei settimanali che il canale edicola (e gli altri previsti dalla legge) può cambiare le sorti diffusionali di una testata o, almeno, attutirne i cali. Per esempio, Gente argina le perdite a -2%, Grazia quasi le dimezza a -5,8% mentre Oggi consolida il segno positivo crescendo a +2,8%. Vanity Fair, invece, passa in terreno negativo e segna un -14,3%. Un po’ più di rialzi si colgono tra i mensili, a partire tra gli altri da Vogue +35,8%, Cosmopolitan +31,8%, Marie Claire +28,4%, Elle +17,6%, Bell’ Italia +11,9% e Glamour +7,1%. In direzione contraria si muovono da Giallo Zafferano (-46,7%) ad AM Automese (-22,2%), da Quattroruote (-21,8%) ad Amica (-10,3%), passando per Bell’ Europa (-6,9%) e Dove (-3,9%). © Riproduzione riservata.

Chessidice in viale dell’ Editoria

Italia Oggi

link

Amazon vuole una catena di cinema. Il gigante dell’ e-commerce è in competizione con altre società per l’ acquisizione della catena di sale cinematografiche Landmark Theatres da un gruppo sostenuto dal miliardario Mark Cuban. L’ acquisto di una catena di cinema rappresenterebbe un nuovo tassello nella strategia di Amazon di diventare anche un gigante dell’ intrattenimento. Amazon Studios ha vinto tre Academy Awards nel 2017 ma la questione è la partecipazione agli Oscar per cui secondo molti è necessario avere pellicole che passano prima per le sale cinematografiche. Una catena di teatri dedicata a mostrare i contenuti originali di Amazon potrebbe fare molto per migliorare la reputazione dell’ azienda con l’ industria cinematografica. Disney, il Takeover Panel Uk conferma l’ offerta per Sky. Il Takeover Panel britannico ha confermato che Walt Disney dovrà presentare un’ offerta pari a 14 sterline ad azione per Sky, qualora il deal di acquisizione degli asset di 21st Century Fox andasse a buon fine. Il comitato ha confermato la sua precedente decisione, affermando che l’ offerta non potrebbe avere valore qualora Fox dovesse acquisire il 100% di Sky o se Comcast, o terzi, acquisissero più del 50% del gruppo di pay tv britannico prima del completamento del deal Disney-Fox. La decisione giunge dopo che l’ 8 agosto il comitato stesso aveva affermato che avrebbe valutato il ricorso in appello, presentato da diverse parti interessate, contro la prima sentenza. Dazn, al via il primo weekend di grande calcio. Scatta oggi il primo weekend di grande calcio nazionale e internazionale su Dazn: saranno infatti 23 gli incontri in esclusiva, tra Serie A, La Liga e Ligue 1, che verranno trasmessi dalla piattaforma di streaming, live e ondemand, da oggi a lunedì. Da Sabrina Salerno a Caterina Guzzanti, ecco il cast del film di Brizzi. Fausto Brizzi girerà a settembre il suo nuovo film da regista dal titolo Modalità Aereo, che avrà nel cast Paolo Ruffini, Lillo Petrolo, Violante Placido, Caterina Guzzanti, Dino Abrescia, Sabrina Salerno e Luca Vecchi (componente del gruppo The Pills). Addio ad Aretha Franklin regina del soul e dell’ R&B. Indimenticabile la sua interpretazione nel film culto The Blues Brother, dove Aretha Franklin, con ciabatte e grembiule rosa macchiato, cantava Think, intimando al marito di non seguire la banda. Ora la regina del soul non c’ è più: la cantante si è spenta a 76 anni nella sua città natale Detroit. Si era ritirata dalle scene per problemi di salute: nel 2010 le era stato diagnosticato un cancro. La sua ultima esibizione risale al 2 novembre 2017, a Philadelphia. Dal 29 agosto al 2 settembre «Spazio La Stampa» a Cortina. Si chiama «Spazio La Stampa» l’ evento che Fondazione Cortina 2021, con il quotidiano La Stampa e il Cristallo Resort & SPA, organizzerà nella cittadina ampezzana dal 29 agosto al 2 settembre. Tra gli obiettivi di Fondazione Cortina 2021, che organizza anche i Mondiali di sci alpino previsti fra tre anni, c’ è quello di rinforzare l’ immagine della località. «Spazio La Stampa» avrà una serie di eventi che seguono tre grandi aree: talento, informazione e attualità. Tv2000, tutti i giorni in diretta al Meeting di Rimini. Tv2000 dedica una programmazione speciale, da lunedì prossimo al 25 agosto, al Meeting per l’ Amicizia tra i Popoli 2018, in calendario alla Fiera di Rimini dal tema «Le forze che muovono la storia sono le stesse che rendono l’ uomo felice». Oltre alle notizie e i servizi del Tg2000, gli appuntamenti quotidiani spaziano dalle 12,20 diretta con il giornalista Luciano Piscaglia fino alle 20,45 con le interviste di Soul condotte da Monica Mondo con alcuni dei protagonisti dell’ evento.

Condé Nast, Traveller fa da cavia

Italia Oggi
MARCO A. CAPISANI
link

Instancabile Condé Nast che, quest’ estate, riorganizza e unifica le redazioni del magazine Traveller in Gran Bretagna e Stati Uniti, a soli sette giorni di distanza dall’ annuncio di un nuovo piano di rilancio globale (vedere ItaliaOggi del 10/8/2018), pensato per dipendere meno dalle inserzioni pubblicitarie e più da ricavi diversificati come progetti di marketing e consulenze varie. E infatti, secondo l’ a.d. di Condé Nast Usa Bob Sauerberg, le redazioni di Traveller diventano una sola (pur mantenendo le sedi sia a Londra sia a New York) e passano sotto la supervisione unica di Melinda Stevens, che già si era occupata dell’ integrazione dei vari organici di Vogue e finora seguiva l’ edizione britannica di Traveller. L’ obiettivo? Proprio quello di lanciare iniziative inedite. Le edizioni in edicola del magazine restano due (debutto del nuovo corso: gennaio 2019) ma a rappresentare il vero cappello unico della testata sarà d’ ora in poi Cntraveller.com, network online definito il volàno per una crescita sostenibile nel lungo periodo. Volàno, traducendo la strategia in numeri, da 8,2 milioni di utenti unici a cui poi si aggiungono i 3,8 milioni di lettori su carta. Sempre secondo Sauerberg, sarà proprio il sito web a fornire ai lettori nuovi e personalizzati contenuti, in base alla loro posizione geografica, ma soprattutto dal sito partiranno nuovi progetti in partnership con altri marchi. E in questo passaggio si conferma l’ intenzione dell’ a.d. di spingere per esempio su video online e su iniziative di co-marketing. Non solo, Sauerberg ha esplicitamente sottolineato che si tratterà di partnership globali che coinvolgeranno Condé Nast international-Cni, la holding del gruppo che controlla tutte le edizioni fuori dal mercato domestico americano (Italia compresa). Società tanto importante da essere guidata dal presidente e a.d. Jonathan Newhouse, dell’ omonima famiglia di azionisti di controllo di tutto il conglomerato. Peccato, però, che finora Cni non abbia sviluppato sinergie sufficienti con la casa madre Usa, almeno a giudizio di Sauerberg. Dello stesso avviso anche alcuni analisti americani che, ieri, sottolineavano come certi concorrenti di Condé Nast, tra cui Hearst (editore di Cosmopolitan o Harper’ s Bazaar), abbiano iniziato da tempo a condividere contenuti digitali per rinfrescare il proprio portafoglio di contenuti. Nel caso specifico di Traveller, peraltro, i viaggi si prestano facilmente sia a progetti con altre aziende sia al loro utilizzo trasversale all’ interno di un gruppo internazionale. A proposito di Traveller nel mondo, da queste ultime decisioni non verrà toccata l’ edizione italiana così come quelle di altri mercati dalla Cina alla Spagna, dall’ India al Medio oriente. Non foss’ altro perché la versione tricolore in particolare, negli ultimi anni, ha già ridotto organico redazionale e periodicità. Oggi la testata di carta esce una volta ogni tre mesi, in redazione ci sono meno di cinque giornalisti (ma prima erano una decina) e il sito web è stato declassato a canale interno del sito di Vanity Fair (www.vanityfair.it/viaggi-traveller).

“Non siamo il nemico” stampa unita contro Trump

La Repubblica
FEDERICO RAMPINI
link

Dal nostro corrispondente NEW YORK «Una stampa libera ha bisogno di voi » . L’ appello a titolo cubitali apre la pagina degli editoriali del New York Times. Seguono le citazioni da altri giornali d’ America, uniti nella giornata dell’ auto-difesa dall’ escalation di attacchi di Donald Trump. Il tono è quello di un’ emergenza nazionale. Concorrenza e rivalità fra testate vengono messi da parte. Nell’ ampio gruppo ci sono giornali la cui linea editoriale pende verso destra, sinistra, centro. Ci sono grandi quotidiani che hanno tuttora una circolazione cartacea di massa oltre alla vastissima platea online, come il newyorchese; testate gloriose e pluripremiate coi Pulitzer come il Boston Globe. E piccoli giornali locali, la cui sopravvivenza è a rischio. Negli estratti pubblicati dal Times si va per ordine alfabetico dall’ Arizona Daily Star alla Tribune di Corbin, Kentucky. Tutti d’ accordo sui valori fondanti della Repubblica. Li ricorda il quotidiano newyorchese che apre con una citazione del padre della Costituzione, Thomas Jefferson, datata 1787: «Se dovessi decidere se sia meglio avere un governo senza giornali, o dei giornali senza un governo, non esiterei un attimo a preferire il secondo » . Lo stesso Times però ricorda che Jefferson al termine della sua presidenza aveva cambiato idea sull’ attendibilità dei giornali. Il suo ripensamento non ebbe conseguenze. Il Primo Emendamento scolpisce nella Costituzione il ruolo fondamentale di un’ informazione libera. Rafforzato da una sentenza della Corte suprema del 1964 che legittimava « attacchi violenti, caustici, sgradevolmente duri ai governanti». Trump la pensa diversamente. Da presidente non ha cambiato l’ atteggiamento di quando era candidato: mente con una frequenza allarmante, poi rovescia l’ accusa su chi fa informazione. Eccetto i media amici – per lo più la Fox News, più la galassia dei siti di estrema destra – tutti gli altri sono ” fake news”. Li aggredisce in conferenza stampa. Li attacca con nome e cognome. Nei comizi pubblici chiede alla folla di fischiare i giornalisti presenti, aizza l’ odio e qualche volta istiga alla violenza. Non vuole mediazioni, né controlli, tantomeno verifiche sulle sue affermazioni. Abbraccia Twitter come un social media che gli consente di bypassare gli intermediari e spandere messaggi direttamente al suo pubblico. E anche ieri lo ha usato per ribadire la sua opinione sui giornalisti. Non è il primo presidente ad avere un pessimo rapporto con la stampa – Richard Nixon è il precedente più citato – ma la sua escalation di attacchi avviene in un panorama mediatico già trasformato da Internet e dai social media. Trump è un “prodotto” di questo paesaggio mediatico prima ancora di esserne un attore: la sua elezione è stata accompagnata dal dilagare di ” fake news”; è stata preceduta da una polarizzazione estrema nel consumo d’ informazione. L’ audience fedele al presidente era già convinta di suo, che la stampa è in mano alla sinistra. Il pericolo, già realtà, è la perdita di qualunque arbitro dell’ informazione, uno scivolamento verso la verità fatta su misura dei propri pregiudizi. L’ appello dei 350 quotidiani è rivolto ai lettori. Chi ha spalle robuste come il New York Times spezza una lancia anche in favore dei più piccoli: « Abbonatevi ai giornali locali, elogiateli quando fanno un buon lavoro e criticateli se possono farlo meglio. In questa vicenda siamo tutti insieme, dalla stessa parte » . Il mondo abbonda già di autocrati che opprimono l’ informazione, è la prima volta che una battaglia così vitale avviene nel cuore della più antica liberaldemocrazia. © RIPRODUZIONE RISERVATA Chi ha le spalle robuste come il NYT difende i più piccoli: “Abbonatevi ai giornali locali, elogiateli” “I giornalisti non sono nemici” La pagina del New York Times per raccontare l’ iniziativa #freepress che ha unito 350 giornali contro le offese e le minacche di Trump.

Protesta dei giornali In 350 contro Trump

La Stampa
FRANCESCO SEMPRINI
link

È partita l’ offensiva dei giornali americani contro il presidente degli Stati Uniti e la sua «guerra sporca» contro la libertà di stampa. A chiamare a raccolta il popolo della carta stampata è il Boston Globe sotto l’ hashtag #EnemyOfNon, ovvero «i giornali non sono nemici di nessuno», in risposta agli attacchi dell’ inquilino della Casa Bianca che ha spesso definito i giornalisti «nemici del popolo». In tutto il Paese le testate sono uscite ieri con un editoriale dedicato proprio al presidente, o meglio contro il presidente. «Oggi negli Stati Uniti abbiamo un presidente che ha creato un mantra – si legge sul sito del Boston Globe – e cioè che i giornalisti che non sostengono apertamente le politiche dell’ attuale amministrazione siano dei nemici del popolo. Questa è una delle principali bugie propinate da questo presidente, come un ciarlatano di una volta che getta polvere magica su una folla piena di speranze». L’ appello dei quotidiani Da qui l’ idea del quotidiano, rivolta a ogni testata americana, di aderire all’ appello scrivendo un proprio articolo dedicato. «I giornalisti non sono il nemico», ha titolato ieri il giornale di Boston, accompagnando il suo editoriale all’ immagine stilizzata della punta di un pennino, con la sagoma degli Stati uniti al centro. E ha ricordato che per più di 200 anni la libertà di stampa «ha protetto i giornalisti in patria e ha funzionato come modello per le nazioni libere, all’ estero». A scendere in campo col giornale della capitale del Massachusetts è stato un gruppo trasversale di realtà locali e nazionali, liberali o conservatrici, e anche d’ oltreoceano, come il britannico Guardian . Non hanno aderito all’ iniziativa invece il Wall Street Journal e altre pubblicazioni che sottolineano come nei confronti dell’ inquilino della Casa Bianca ci sia una sistematica campagna di attacchi denigratori a oltranza, che fa perdere di vista la realtà dell’ informazione. E in un’ ideale alleanza anti-Trump scendono in campo anche i Pearl Jam con un manifesto disegnato dal bassista del gruppo, Jeff Ament, con l’ artista Bobby Brown. Ovvero la Casa Banca in fiamme e un’ aquila calva, emblema degli Stati Uniti, che come uno sciacallo becca uno scheletro che ha i capelli di Trump. Questa volta però nei confronti dei detrattori del presidente si è levato lo sdegno bipartisan, sia tra i democratici che tra i repubblicani, per aver violato uno dei simboli costituzionali d’ America. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.

L'articolo Rassegna Stampa del 17/08/2018 proviene da Editoria.tv.


Rassegna Stampa del 18/08/2018

$
0
0

Indice Articoli

Perché l’ ammirazione mondiale per Elena Ferrante ha bisogno di un asterisco

Crimi fabbrica “fake news”

chessidice in viale dell’ editoria

Foa verso una direzione Rai il piano per scongelare il cda

Dazn si fa largo in Italia

Perché l’ ammirazione mondiale per Elena Ferrante ha bisogno di un asterisco

Il Foglio

link

Da anni meditiamo un esercizio sul tema “Perché non amiamo Elena Ferrante, e perché guardia mo con sospetto i lettori che hanno divorato la saga ‘L’ amica geniale'”. Vorremmo anche aggiungere al titolo un asterisco, e in corrispondenza dell’ aste risco stampare la precisazione “Trascu rando i romanzi strepitosi che prendono la polvere in libreria” (come fa Woody Allen in “Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso*”, dove * sta per “…e non avete mai osato chiedere”). Da anni meditiamo di scrivere su Elena Ferrante, ogni volta rinunciamo. Per cause di forza maggiore: irritazione e fastidio. La stessa irritazione e lo stesso fastidio che Mark Twain confessa nei confronti di Jane Austen, in una lettera del 1898. “Ho pensato tante volte di scrivere su di lei. Ma i suoi romanzi mi provocano una tale irritazione che difficilmente potrei nasconderla al lettore, e appena comincio a scrivere quel che penso mi impongo di smettere”. Per amor di chiarezza, Mark Twain lascia la penna e afferra la pala: “Ogni volta che prendo in mano ‘Orgoglio e pregiudizio’ mi viene voglia di disseppellire la scrittrice e di picchiarla sul cranio con la sua stessa tibia”. Lunga vita a Elena Ferrante, naturalmente (serve anche da napoletanissimo scongiuro). E a chi sta dietro lo pseudonimo, pur mettendo a verbale la nostra stretta osservanza nannimorettiana: chi si nega (e non perde occasione per ricor dare che si sta negando) intende soltanto attirare l’ attenzione su di sé. L’ unica sorpresa vera sarebbe accertare l’ esi stenza di un maschio, dietro la tanto lodata “sensibilità femminile” e l’ altret tanto lodata conoscenza dell’ invidia tra donne. Parentesi. Amiamo e leggiamo con lo stesso gusto Mark Twain e Jane Austen, per risolvere la questione facciamo come abbiamo imparato a fare con le persone che a noi piacciono, ma tra loro si stanno antipatiche: le frequentiamo separatamente. Resta la sostanza. Ogni volta che abbiamo provato di leggere un romanzo di Elena Ferrante, a cominciare da “I giorni dell’ abbandono” – quan do nessuno, ma proprio nessuno, se la filava, è del 2002 e “L’ amica geniale” arriva nel 2011 – siamo stati respinti. Né la prosa, né la trama, né la figlia dell’ usciere, né la figlia del calzolaio, neanche la miseria napoletana davano voglia di andare avanti. “Ogni volta” va dettagliato. Quando scoprimmo che “I giorni dell’ abbando no” era una viscerale variazione sul vittimismo femminile (la trama che più detestiamo, nei libri e al cinema). Quando “L’ amica geniale” andò in libreria e co minciò il passaparola (siccome un romanzo non si giudica dalla copertina kitsch, tentammo la lettura). Quando il passaparola diventò un’ epidemia, e la saga si piazzò stabilmente in classifica (per la gioia dell’ editore E/O, auguriamo cento di questi best-seller). Quando arrivò il successo americano, dopo un articolo di James Wood sul New Yorker: un piccolo dramma, per noi che con James Wood eravamo sempre andati d’ accordo (furono più facili da reggere i complimenti via Facebook di James Franco). Quando uscì il documentario “Ferrante Fever”, e ora che esce la serie televisiva diretta da Saverio Costanzo, in anteprima alla Mostra di Venezia. I fan intanto possono guardare su Variety le foto di Lena e Lenù da piccole, e far scattare il tweet “me le immaginavo diverse”. Per “era meglio il libro” bisogna aspettare il 30 ottobre, la serie andrà su Rai 1. Niente di niente, la scintilla non scoccò. “La frantumaglia” – lettere, interviste, segreti d’ autore con tre edizioni “ar ricchite” in pochi anni – ha solo aumentato l’ irritazione. Ultima speranza, la spiegazione con il disegnino. Provvede Tiziana de Rogatis, in “Elena Ferrante. Parole chiave” (all’ indotto provvede sempre l’ editore E/O). Abbiamo abbandonato prestissimo, a “risemantizza i tratti della differenza femminile”. Prima di affrontare il capitolo “Smentire l’ oriz zonte d’ attesa delle identità”. Spiace che Elizabeth Strout e Jonathan Franzen siano fan, loro dovrebbero saper distinguere un bel romanzo da uno brutto. Forse in traduzione Elena Ferrante migliora.

Crimi fabbrica “fake news”

Il Foglio

link

Non può più tacere, confessa, Vito Cri -mi. Ed è un peccato, perché parlando dice cose non vere. Dice, infatti, che “i signori delle autostrade” sono “tra i principali finanziatori di tanti partiti politici e nell’ assetto societario di tante testate giornalistiche”. Resta nel vago, Crimi, spara nel mucchio – “tanti partiti politici”, “tante testate giornalistiche” – ma in sostanza recupera le stesse inesattezze dispensate, un po’ a casaccio, anche da Luigi Di Maio in questi giorni di polemica permanente. E cioè che i Benetton, tramite la holding Edizione, deterrebbero quote azionarie di vari gruppi editoriali: “Il 5,1 per cento di Rcs, il 2,24 per cento di Caltagirone Editore e il 2 per cento del Sole 24 Ore Spa”, ha elencato il vicepremier grillino. Il quale, evidentemente, non è stato aggiornato da Rocco Casalino sul fatto che Edizione ha ormai da un anno dismesso tutte e tre le partecipazioni indicate. Sarebbe bastato sfogliare l’ ultimo bilancio di Edizione, consultabile anche online. E invece no: i grandi strateghi della comunicazione grillina si sono basati su qualche bufala raccattata in rete. E Crimi, non potendo più tacere, s’ è adeguato, e nonostante ormai da due mesi rivesta la carica di sottosegretario all’ Editoria, non ha esitato a denunciare lo “sciacallaggio politico” dei media nostrani, “lo sporco gioco di alcuni editori italiani” seguito pure, guarda un po’, dai giornali stranieri. Non accorgendosi, evidentemente, che l’ unica operazione di deformazione della verità era proprio il suo partito a compierla. “Le fake news non si combattono mettendo il bavaglio alla rete”, ha detto di recente Crimi. Il quale, evidentemente, il bavaglio vorrebbe semmai vederlo messo ai giornali ostili. Ma intanto diffonde “fake news”.

chessidice in viale dell’ editoria

Italia Oggi

link

Gli spettatori degli speciali in prime time sul crollo del ponte a Genova. Sono stati oltre 2 milioni gli ascoltatori medi dello speciale Tg1 in prima serata seguito sul crollo del ponte di Genova. Gli approfondimenti del telegiornale di Rai1 sono stati i più seguiti, con un 15,27% di share, secondo l’ elaborazione dello Studio Barometro su dati Auditel riguardanti gli ascolti medi degli speciali in prime time nei tre giorni seguiti al crollo, dal 14 al 16 agosto. In Onda di La7 è stato invece visto da 996 mila spettatori in media, 6,49%. A seguire lo speciale del Tg2, con 987 mila spettatori e il 6,54% di share e quello del Tg4 (che ha segnato il debutto del neodirettore Gerardo Greco) con 520 mila spettatori e il 3,34%. Serie A, al via le nuove sigle. Con la partenza della prossima stagione calcistica Tim, che è sponsor ufficiale del massimo campionato di calcio italiano, e la Lega Serie A lanciano le nuove sigle che introdurranno le partite del torneo e i programmi televisivi a esse dedicati. I video hanno come protagonista il ballerino Jsm in una piazza Navona che diventa un campo di calcio. I video da 15 secondi on air da oggi sono realizzati in collaborazione con Havas Milan e accompagnati dal claim «Entra in campo con Tim. Buon campionato a tutti». Tim, partner storico del calcio italiano, ha rinnovato fino al 2021 l’ accordo di sponsorizzazione con la Lega Serie A. Google non è vicino al lancio di un motore di ricerca in Cina. Il colosso Usa di internet non «è vicino al lancio di un motore di ricerca in Cina» ma, secondo il suo a.d. Sundar Pichai, sta attentamente valutando la possibilità di fare affari nel paese. Pichai, durante il discorso tenuto a Mountain View, in California, ha chiarito la questione dovendo rispondere alle critiche espresse da diversi dipendenti e gruppi di attivisti per i diritti umani che, di recente, hanno sollevato dubbi e preoccupazioni in merito alla collaborazione tra la controllata di Alphabet e il governo cinese. Secondo quanto riportato la settimana scorsa dal Wall street journal, infatti, Google sta lavorando allo sviluppo di alcuni servizi destinati ai cittadini cinesi, incluso un motore di ricerca che sia conforme alle regole di Pechino. La Domenica Sportiva torna e raddoppia. Da domani la trasmissione di Rai2 riparte alle 22,30 nel rinnovato studio Tv2, in corso Sempione a Milano. Con Giorgia Cardinaletti, confermata alla conduzione per la terza stagione consecutiva, ci saranno Iacopo Volpi, opinionista di Rai Sport, i campioni del mondo Marco Tardelli e Paolo Rossi, assieme all’ ex calciatore Antonio Di Gennaro, che per i prossimi due anni sarà anche il commentatore tecnico delle partite della Nazionale di calcio. Nel gruppo della DS come opinionisti a rotazione ci saranno pure l’ ex calciatore Sebino Nela e Regina Baresi, attaccante e capitano dell’ Inter femminile. Dalle 23,45 alle 00,30, infine, via all’ Altra DS con la conduzione di Marco Lollobrigida e i commenti di Eraldo Pecci, della new entry Serse Cosmi e dello scrittore-autore televisivo Furio Zara. Tim si allea con Dazn. Obiettivo: consentire ai suoi clienti di seguire le tre partite per ogni turno della Serie A Tim trasmesse in esclusiva sulla piattaforma on demand così come la Serie B, la Liga spagnola, la Ligue 1 francese, la Copa Libertadores, la Copa Sudamericana, la Coppa d’ Africa, la Fa Cup e la Coppa di Lega inglese, e ancora gli incontri di baseball della Mlb e l’ hockey della Nhl, oltre ai tornei di arti marziali miste di Ultimate fighting championship (Ufc). Con l’ inizio del Campionato di Serie A, i clienti Tim che aderiranno all’ offerta, disponibile sul portale Tim Party, riceveranno un voucher valido per accedere a due mesi di contenuti Dazn. Genova, funerali in diretta senza interruzioni pubblicitarie su Canale5. Dopo la Rai, anche Mediaset aderisce oggi alla giornata di lutto nazionale per la tragedia causata dal crollo del ponte Morandi. Al posto degli spot il Biscione manderà in onda un proprio cartello di cordoglio. I funerali vanno in onda oggi alle ore 11,30 dalla Fiera di Genova, alla presenza delle massime cariche istituzionali e celebrati dall’ arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco. Netflix arruola il creatore di Black-ish. Netflix ha scritturato lo scrittore e produttore Kenya Barris, creatore della serie Abc Black-ish, per un accordo pluriennale esclusivo. È l’ ultimo arrivato tra gli artisti del pool entrati in azienda. Barris, che ha anche scritto la sceneggiatura del film della scorsa estate Girl’ s trip, sarà ora incaricato della produzione di una nuova serie tv per Netflix. L’ anno scorso Netflix aveva messo sotto contratto Shonda Rhimes, produttrice di Grey’ s Anatomy e Scandal attraverso un accordo esclusivo. Quest’ anno ha aggiunto alla sua lista di talenti anche Ryan Murphy, creatore di American Horror Story. Rainbow MagicLand, zombie cercansi. Rainbow MagicLand assume 150 zombie viventi. Il 15 e 16 settembre prossimo, infatti, il parco divertimenti più grande di Roma aprirà il casting per ingaggiare i figuranti che interpreteranno zombie e mostri vari durante le festività di Halloween, a fine ottobre. L’ incarico? Inseguire e spaventare gli ospiti del parco che visiteranno le Horror Zone predisposte, a partire dal prossimo 13 ottobre. Forbes, Johansson l’ attrice più pagata 2018. Scarlett Johansson è per la rivista Forbes l’ attrice più pagata del 2018. Secondo questa classifica, Johansson ha guadagnato 40,5 milioni di dollari (35,5 milioni di euro) principalmente grazie al suo ruolo di Black Widow in Avengers, quadruplicando i suoi introiti rispetto al 2017. Al secondo posto, con 28 milioni (24,5 mln di euro), Angelina Jolie; al terzo con 19,5 milioni (17,1 mln di euro) Jennifer Aniston. Più che la filmografia, per l’ ex protagonista di Friends, contano sponsorizzazioni come Emirates Airlines, Aveeno e Smartwater. Nel 2017 il primo posto era stato occupato da Emma Stone con 26 milioni di dollari (22,8 mln di euro).

Foa verso una direzione Rai il piano per scongelare il cda

La Repubblica
MARIA BERLINGUER
link

roma Governo e maggioranza sono fermi sul nome di Marcello Foa come presidente della Rai ma per bloccare lo stallo a settembre è pronta la soluzione: la nomina di Foa a direttore interno. Sarebbe questa la exit strategy del governo gialloverde per completare il vertice di Viale Mazzini dopo la bocciatura in Vigilanza del giornalista sovranista e la rottura con Forza Italia che, come il Pd, non ha votato Foa in Vigilanza, vanificando il tentativo di Matteo Salvini di imporre a Silvio Berlusconi l’ ex inviato de Il Giornale. Se ne parlerà alla ripresa. « Con quello che è successo a Genova la Rai in questo momento non è certamente in cima ai nostri pensieri», conferma da Forza Italia, Maurizio Gasparri, rinviando a settembre la questione. Ma alla ripresa sarà proprio da Foa che bisognerà ripartire per sbloccare il vertice Rai e procedere alle nomine di rete e tg, ambitissime dalla maggioranza. Il Cda infatti per ora non può procedere su quasi niente, visto che qualunque atto potrebbe essere impugnato. Marcello Foa rimasto nel cda come consigliere anziano, ha lasciato il gruppo Corriere del Ticino, dove era approdato nel 2014. Quindi attualmente è anche senza una remunerazione. Anche per questo la soluzione di una poltrona in Rai potrebbe essere la più gradita. Attualmente in Rai sono tre le direzioni vacanti. RadioRai, casella lasciata da Gerardo Greco, approdato a Mediaset; la TgR, abbandonata da Vincenzo Morgante per andare a dirigere Tvsat 2000, la tv dei vescovi; e la direzione dei programmi per l’ estero. E proprio la direzione dei notiziari regionali potrebbe far gola a Matteo Salvini che con un direttore sovranista come Foa potrebbe cercare di espandere il consenso della Lega anche nelle regioni dove hanno trionfato i 5Stelle. Soprattuto al Sud. La Tgr ha 800 giornalisti, è in pratica la testata più grande d’ Europa, potrebbe trasformarsi in un volano formidabile per la «rivoluzione culturale » promessa da Luigi Di Maio e Salvini dopo la nomina del vertice Rai. Resta da capire come si procederà alla scelta del nuovo presidente Rai. Se Foa lascerà il cda, il Tesoro procederà alla nomina di un nuovo consigliere ma anche questo dovrà ottenere il voto dei due terzi della commissione di Vigilanza. Quindi saranno ancora decisivi i voti di Forza Italia (o del Pd). « Dobbiamo rivedere tutte le concessioni», ha detto il leader leghista. Nessun riferimento a Mediaset. Ma anche questo potrebbe essere un elemento di pressione. Tf1 in Francia, si sottolinea, verso alla Stato ben altre cifre rispetto alle tv di Berlusconi. © RIPRODUZIONE RISERVATA Nelle condizioni attuali il consiglio della tv di Stato non può in pratica deliberare su nulla, salvo rischiare ricorsi.

Dazn si fa largo in Italia

Milano Finanza
FRANCO CANEVESIO
link

Dopo un battage pubblicitario al fulmicotone, l’ abbiamo capito: si scrive Dazn, nel senso di The zone, ma si pronuncia Dazón, con la zeta sibilante e l’ accento sulla o. Da sabato 18 agosto questa piattaforma, che aspira al titolo di Netflix dello sport, manda in onda in esclusiva, per la prima volta in Italia, tre incontri di calcio di serie A: l’ anticipo del sabato sera, il lunch-time della domenica e una partita della domenica pomeriggio alle 15. Ma cosa è Dazn? «Non è e non sarà mai un canale. Abbiamo eventi live, manderemo replay di partite o programmi, ma non creeremo un canale tradizionale. Saremo come Netflix o Amazon Prime, dove scegli il programma. Non faremo talk show tradizionali o una programmazione come Sky o Premium. Vogliamo essere dirompenti e innovativi». Questo il ritratto disegnato da James Rushton, amministratore delegato di Dazn. Già disponibile in Germania, Austria, Svizzera, Giappone, Canada, verrà lanciata negli Stati Uniti il 10 settembre. Gli elementi centrali della mission di Dazn sono accessibilità, flessibilità e convenienza. Il costo, per esempio, varia da Paese a Paese ma resta abbordabile: in Italia, la tariffa è unica a 9,99 euro al mese con cui si può seguire (da smart tv, smartphone, tablet e console di videogiochi) la serie A e la B, Liga, Ligue 1, Coppa di lega inglese, Coppa d’ Africa, Copa Libertadores, Mlb, Nhl. Una bella scommessa, costata solo per i diritti di A e B 193,3 milioni all’ anno per tre anni (più un bonus da 50 milioni l’ anno). La nuova piattaforma streaming è stata lanciata da Perform Group, controllata da Access Industries, holding cassaforte del miliardario Leonard «Len» Blavatnik, businessman ucraino-ebreo-russo, cittadino americano residente nel Regno Unito. Nato a Odessa nel 1957 studia ingegneria all’ università di Mosca. Nel 1978, a soli 21 anni, emigra negli Stati Uniti, dove consegue un paio di master, alla Columbia University e all’ Harvard Business school. Nel 1986 fonda Access Industries prendendo la decisione, dice la leggenda, nella cucina del suo piccolo appartamento di Brooklyn. I detrattori sostengono che debba la sua fortuna solo alle privatizzazioni lanciate dal presidente russo Boris Eltsin negli anni 90. Come che sia, oggi Access è una multinazionale focalizzata su chimica e risorse naturali, media e tlc, venture capital e immobiliare. Blavatnik è il presidente e, dal quartiere generale di New York, sulla Fifth Avenue, a due passi da Tiffany, accumula partecipazioni come quelle in Snapchat, Yelp, Alibaba, Deezer, Spotify e Zalando. Nel comparto media possiede Warner Music group, colosso che produce, tra gli altri, i Coldplay e Madonna, acquisito nel 2011 per 3,3 miliardi di dollari. Grazie ad Access Industries, da anni Blavatnik investe molto nello sport: la holding controlla l’ 85% di Perform Group e, di conseguenza, controlla anche Dazn. In Italia, negli ultimi cinque anni Perform ha chiuso accordi con oltre cento editori posizionando i suoi contenuti in più di trecento siti: il suo Goal.com, per esempio, da noi è seguito da oltre 1,2 milioni di utenti unici al mese. La forza economica per quella che viene definita la campagna d’ Italia non manca, visto che il gruppo Perform ha chiuso il 2017 con 496 milioni di euro di ricavi, in rialzo del 53% sul 2016. E 102 milioni sono stati portati in dote proprio da Dazn. Dal punto di vista finanziario, la scommessa di Perform si basa sul ricorso al debito che cresce di continuo, con l’ espansione del business: al 31 marzo 2018 era pari a 787,7 milioni di sterline, poco più di un miliardo di euro. D’ altra parte, il lancio di Dazn ha richiesto notevoli investimenti: solo nel primo trimestre di quest’ anno Perform ha segnato ricavi per oltre 131 milioni di euro ma ne ha spesi 123 solo per pagare diritti tv, investimenti tecnologici e marketing. Le perdite non sono trascurabili e lo scorso anno fiscale si è chiuso con un rosso di 418,7 milioni che si somma ai 132 milioni del 2016. Un anno fa Standard & Poor’ s ha declassato il rating della società portandolo a CCC+, livello da titolo parecchio speculativo, confermando che «nel lungo termine la struttura di capitale dell’ azienda è insostenibile». Il mercato però non si spaventa più di tanto e oggi i bond quotano sopra il prezzo di emissione. Probabilmente perché, dicono gli esperti, l’ azionista principale (e suo principale creditore), ossia Blavatnik, secondo Forbes è l’ uomo più ricco del Regno Unito e il 48° uomo più ricco del mondo, con un patrimonio personale che si aggira intorno ai 20 miliardi di dollari. (riproduzione riservata)

L'articolo Rassegna Stampa del 18/08/2018 proviene da Editoria.tv.

Rassegna Stampa del 19/08/2018

$
0
0

Indice Articoli

Dazn in rodaggio tra abbonati e tv

“Usciamo dalla semplice cronaca, il calcio per noi non è solo pallone”

La cultura ha bisogno di coesione e voglia di sperimentare

La Rai all’ attacco con reality, fiction e talk show

Senza banda larga il gol di immobile diventa immaginario

Dazn in rodaggio tra abbonati e tv

Corriere della Sera
Stefano Landi
link

milano La fame di calcio in Italia è cosa nota. L’ appetito, da sempre, cresce alla prima giornata di campionato. Questione di astinenza, mista a curiosità, dopo le nuvole del calciomercato. Per questo qualcuno non ha preso bene ieri che il sito della nuova piattaforma Dazn, detentrice (per i prossimi tre anni) di tre match a giornata, arrancasse sotto il flusso degli abbonamenti dell’ ultima ora. Il sito ha registrato qualche problema alla vigilia della sua «prima» di campionato con la diretta di Lazio-Napoli, match clou della prima giornata. Dazn si è aggiudicata parte dei diritti sulla Serie A due mesi fa, ma al netto delle vacanze, molti hanno rimandato la questione. Ecco spiegato l’ elevato numero di richieste last minute. «I nostri tecnici non ci hanno segnalato particolari problemi, per noi gli accessi sono stati regolari e fluidi. Come prevedibile, abbiamo riscontrato un incremento delle registrazioni e degli accessi nelle ore e nei minuti precedenti al calcio d’ inizio di Lazio-Napoli» spiega Marco Foroni, direttore di Dazn. In ansia da fischio d’ inizio, in Rete però qualcuno ha alzato la voce, prendendosela contro quello che è stata ribattezzato il «Netflix dello sport». Iscriversi a Dazn è piuttosto semplice, ma forse qualcuno è rimasto tradito dalla frenesia dell’ effetto novità. Basta scaricare l’ applicazione, scegliere il pacchetto di mesi di abbonamento (il primo è gratuito), inserire i propri dati, scegliere una password di accesso (si potranno collegare fino a sei dispositivi e vederne due contemporaneamente), e inserire i dati della propria carta di credito. Dopo la registrazione a qualcuno però è capitato ieri di non ricevere la mail di conferma dell’ attivazione per accedere e a colpi di clic assistere alla programmazione offerta in streaming. In piena astinenza da calcio giocato, difficile spiegare di aver pazienza davanti al messaggio «Gentile cliente ti invitiamo a riprovare più tardi». Anche per qualche abbonato Sky, che ha potuto usufruire dei ticket scontati e abbonarsi tramite il canale satellitare, non ha ricevuto il codice di attivazione in tempo per il fischio d’ inizio. Un altro dibattito si è aperto poi sulla messa in onda: il capolavoro di Immobile, la voce nota di Pierluigi Pardo, l’ intervallo con Diletta Leotta e Andrij Shevchenko tutto a base di calcio parlato senza pubblicità (graditissimo). E come da previsioni, il servizio pensato per tablet e smartphone ha reso al meglio su mobile. Lo vedi quando vuoi e dove vuoi. Magari non nella tv in salotto, dove per molti l’ impatto visivo ha ricordato i primi anni Novanta. Ma con poca nostalgia. Per capire la rivoluzione forse servirà qualche partita in più.

“Usciamo dalla semplice cronaca, il calcio per noi non è solo pallone”

Il Fatto Quotidiano
Alessandro Ferrucci
link

Ritiro, preparazione, tattica sui tempi, “acquisti” strappati alla concorrenza (Paolo Pablito Rossi è il nuovo arrivato), un nuovo schema di gioco: Giorgia Cardinaletti conduttrice unica. È la Domenica Sportiva, la regina delle trasmissioni Rai dedicate allo sport, il calcio in particolare, una delle poche istituzioni nazional-popolari in grado (ancora) di resistere a streaming, calendario spezzatino, social e polemiche d’ ordinanza. “Una sorta di tempio, e quando varchi la soglia di quello studio avverti una responsabilità non da poco”. È il suo terzo anno La prima volta mi tremavano le gambe. Il tremolio si è affievolito con il passare delle puntate ma non lo dimenticherò. Lei non viene dallo sport. Questa è l’ accusa che mi hanno rivolto più spesso. La risposta? Conta saper raccontare la realtà, come quando stavo a Rainews24. Cronaca, politica, esteri. Il mondo del calcio non è avulso dai meccanismi classici del giornalismo; il mondo del calcio è una parte importante della realtà, dove contano la competizione, il business, le interazioni, i riflessi concatenati, le emozioni. E quindi? È uno specchio importante della società, e chi non lo valuta così, sbaglia. Non è solo “spogliatoi”. E non inizia e finisce dentro al rettangolo di gioco, e non lo dico io A chi pensa? Alle partite in periferia di Pasolini o a film di Salvatores: il momento del pallone è centrale nelle sue pellicole, a partire da Mediterraneo. Il calcio è un mondo molto chiuso. La maggior difficoltà è uscire dalla cronaca, andare oltre l’ episodio immediato, ampliare il ragionamento: il subito è ovviamente in pole E poi? Con l’ esplosione dei social tutti sanno tutto, mentre un tempo chi si collegava con la trasmissione televisiva, aspettava quei momenti per scoprire e vedere i propri beniamini Oggi sono perennemente sotto i riflettori. Postano in continuazione, ci sono giocatori che hanno prodotto dei diari di vacanza, o che raccontano la propria vita secondo per secondo. Marketing. Anche. L’ unica salvezza è scavare oltre l’ apparenza. Spesso le interviste con i calciatori sono pura banalità. Non perdiamo di vista un punto: sono ragazzi di 20 o 30 anni, e si aggrappano alle frasi fatte per uscire dall’ imbarazzo. Sono la certezza di sfangarla davanti a un microfono. Il suo indice per capire se la puntata ha funzionato Oltre l’ Auditel e il gruppo di lavoro? Sì. Il fruttivendolo sotto casa, il lunedì mi aspetta e discutiamo. Chi conduce la Ds diventa la donna del calcio. Premesso: non mi sono sottratta alla foto con il pallone. Però Non è quella che mi rappresenta di più: dobbiamo andare oltre il sorriso, il fisico e il pallone, altrimenti si scade in stereotipi per fortuna superati. Com’ è Tardelli? Schietto, super corretto, ovviamente conosce alla perfezione il mondo del calcio. E inoltre studia. Difetto. Un po’ permaloso. Su questo lo stuzzico. Però sui social stuzzicano anche lei. Li leggo, però non rispondo, servirebbero giornate intere solo per quello. Quindi incassa in silenzio? Non mi appassionano, esattamente come le critiche dietro le spalle. Chi parla o fa parlare male, lo trovo poco elegante. Ma fa parte del gioco. Chi conduce la Ds deve essere super partes Allora niente pronostico. Però l’ arrivo di Ronaldo sposta parecchio gli equilibri Ma non dimentichiamoci che c’ è anche tanto altro che va raccontato.

La cultura ha bisogno di coesione e voglia di sperimentare

Il Sole 24 Ore
Pier Luigi Sacco
link

Nel secondo dopoguerra, l’ industria culturale e creativa italiana ha conosciuto un momento di straordinaria fioritura, i cui effetti benefici si sono protratti per tutti gli anni sessanta e per buona parte dei settanta: cinema, design, editoria, musica, radio-televisione, comunicazione e pubblicità sono tutti settori nei quali il nostro Paese ha vissuto una stagione straordinaria. Un simile, prolungato stato di grazia creativa si deve anche ad uno scambio profondo, che potrebbe essere visto come una vera e propria simbiosi, con quei settori di produzione culturale che pur non essendo (e non potendo essere) organizzati industrialmente, costituiscono un laboratorio indispensabile di ricerca e sperimentazione: in primis, le arti visive e quelle performative. Una simbiosi che caratterizza anche la di poco successiva esplosione dell’ industria della moda e in parte quella ancora successiva dell’ industria del gusto. Quella stagione così importante della nostra storia recente è oggi purtroppo in gran parte finita, e pur essendo le ragioni di una simile evoluzione inevitabilmente complesse, vale la pena sottolineare come una delle cause profonde della crisi sia stata proprio la frammentazione di questo dialogo, che non si è mai veramente interrotto ma non è più avvenuto, con l’ eccezione della moda, con la stessa continuità ed intensità. Non è un errore che abbiamo commesso solo noi: è anzi piuttosto comune, purtroppo, “leggere” strategicamente le industrie culturali e creative come una collezione di settori che presentano sì delle innegabili interdipendenze, ma che poi seguono in gran parte ciascuno una propria logica industriale. E invece la lezione degli anni sessanta e settanta italiani è stata in gran parte proprio quella di aver saputo concepire la produzione culturale e creativa come un ecosistema, nel quale una grande varietà di personalità e figure professionali si spostava fluidamente da un ambito all’ altro, sperimentando con l’ ibridazione dei linguaggi e delle idee, e confrontandosi con una cultura organizzativa e aziendale che spesso si era formata nello stesso humus sociale e culturale. Considerazioni come queste non vogliono essere un ennesimo esempio delle solite lamentazioni sui bei tempi andati dell’ Italia del miracolo economico, o più in generale sulle nostre glorie passate, quanto piuttosto un invito a riflettere su quanto sarebbe importante, ancora oggi, tornare a ragionare sulla nostra produzione culturale e creativa non solo come una possibile leva di sviluppo economico, ma come uno straordinario motore di cambiamento sociale e culturale – come è in effetti stato in quegli anni così vivaci e così importanti. Nell’ Italia di oggi si parla continuamente, quasi ossessivamente, della nostra identità collettiva e della sua relazione con la cultura e la creatività (quasi sempre quella del passato remoto, peraltro), ma il risultato sembra essere il costante rifugiarsi negli stereotipi e nelle rievocazioni nostalgiche pur di sfuggire al disagio di confrontarci con un’ attualità che tutto sommato restiamo incapaci di raccontare in primo luogo a noi stessi, rifugiandoci il più delle volte in una autoironia soltanto apparentemente consolatoria. Il nostro atteggiamento nei confronti della cultura, e della produzione culturale in particolare, si è irrigidito, e in un certo senso si è impoverito. Irrigidito perché quello che un tempo era il problema della distinzione sociale associata a determinati modelli di produzione e consumo culturale, affrontato con ironia corrosiva ma senza un vero intento delegittimante (e incarnato da episodi-simbolo: Sordi alla Biennale di Venezia, il Villaggio-Fantozzi della Corrazzata Potemkin) è ora divenuto una cesura sociale profonda, che segna un distacco quasi totale tra “la cultura” e “la gente”, trasformando la non lettura e l’ analfabetismo funzionale in forme di distinzione sociale a contrario. Impoverito perché il frutto avvelenato di questa cesura è stato un crescente, generalizzato disprezzo per le idee non familiari o per ciò che si fa fatica a comprendere, vissuto in genere come una dichiarazione di “autenticità” che purtroppo è soltanto una rinuncia a capire il mondo che ci circonda. Se il nostro Paese non riesce a reinventare un rapporto nuovo con la propria produzione culturale, e in particolare con la cultura come forma di auto-civilizzazione, sarà difficile che la nostra produzione culturale e creativa possa rivivere i fasti di un tempo anche non troppo lontano. Come fare? Magari iniziando di nuovo, con pazienza ed umiltà, a sperimentare. E ricostruendo, prima di tutto simbolicamente, quei luoghi nei quali il dialogo tra le tante anime della produzione culturale e creativa torni a svolgersi con fluidità e con naturalezza, possibilmente non solo negli spazi chiusi delle istituzioni culturali, ma anche e prima di tutto nello spazio pubblico e con il pubblico. Vaste programme, direbbe qualcuno. Ma se fosse facile, la cultura non avrebbe quell’ immenso potenziale che ha. E non ne abbiamo mai avuto tanto bisogno quanto oggi.

La Rai all’ attacco con reality, fiction e talk show

Il Tempo
marida caterini
link

Manca oramai poco all’ inizio della stagione televisiva autunnale. Per le reti Rai il big day, in cui i palinsesti si svuotano delle innumerevoli repliche e si riempiono di nuovi contenuti è il 10 settembre. In questa data torna la versione invernale di UnoMattina con i riconfermati Franco Di Mare e Benedetta Rinaldi. Subito dopo riprende il suo posto al timone di Storie italiane, Eleonora Daniele: il suo programma si allunga di mezz’ ora per poi lasciare il posto, alle 11.30, alla prima novità di stagione: La prova del cuoco con la conduzione di Elisa Isoardi. Anche per il cooking show promozione sul campo: due lunghe ore di diretta fino alle 13.30. Pur nel rispetto della formula, ci saranno molte variazioni. Il day time pomeridiano è appannaggio di Caterina Balivo che festeggia il rientro su Rai1 con il talk show dal titolo Vieni da me. Le aspettative sono elevate, la pretesa è di ispirarsi al celebre “The Ellen DeGeneres show” il talk che, dal 2003, appassiona il pubblico d’ oltre oceano. Alle 16.30, sempre dal 10 settembre, ecco la versione autunnale di La vita in diretta con la new entry Tiberio Timperi accanto a Francesca Fialdini riconfermata. La speranza è che, almeno questa volta, non si indulga in maniera così plateale alla cronaca nera ed alla conseguente retorica di mestiere. Dall’ 11 settembre riprende il suo posto nella seconda serata di Rai 1 anche Bruno Vespa con l’ ultraventennale Porta a porta. Sarà in video dal martedì al giovedì. Bisogna attendere il 14 settembre per ritrovare il prima serata su Rai 1 Tale e quale show giunto all’ ottava edizione. Con un cast tutto rinnovato, che comprende tra gli altri, Vladimir Luxuria, Raimondo Todaro e Matilde Brandi, torna Carlo Conti. Anche la giuria è cambiata. Accanto alla confermata Loretta Goggi ci sono Vincenzo Salemme e Giorgio Panariello. Una scelta che evidenzia la volontà di puntare mag giormente sulla comicità. Inizia anche la nuova stagione di Rai Fiction. Tre i primi titoli su Rai 1. L’ 11 settembre torna Gigi Proietti con la terza stagione della serie Una pallottola nel cuore. Il 13 settembre al via la seconda stagione di Non dirlo al mio capo con Vanessa Incontrada e Lino Guanciale. E il 16 settembre, la nuova serie La vita promessa con Luisa Ranieri. Passiamo a Rai 2 dove, dal 10 settembre, arriva Bianca Guaccero nell’ inedita veste di conduttrice. Sarà al timone di Detto Fatto il programma lasciato orfano da Caterina Balivo volata a Rai 1. Appuntamento dalle 14, dal lunedì al venerdì, con la presenza di Giovanni Ciacci. Subito dopo va in onda la nuova edizione del docu- reality Ci vediamo in tribunale con storie di controversie risolte solo dinanzi alla Legge. Cinque giorni dopo, il 15 settembre, l’ altra novità di Rai 2: uno spazio tutto dedicato alla Serie B con Andrea Delogu e Gabriele Corsi accanto ai quali ci saranno Gigi Ross. Si inizia alle 13.30 e si racconta tutto quanto ruota intorno al campionato cadet to di calcio. La rete diretta da Andrea Fabiano propone, sempre dal 10 settembre, Access Lucci. Si tratta di sette puntate condotte da Enrico Lucci, in onda alle 21.05 per raccontare aspetti inediti del nostro Paese. Ed eccoci a Rai 3 che riapre i battenti il 5 settembre con una puntata speciale, in prime time, di Prima dell’ alba condotta da Salvo Sottile. L’ 11 settembre torna Carta bianca in prima serata con la conduzione riconfermata di Bianca Berlinguer. Il talk show dovrà vedersela con l’ agguerrita concorrenza di Giovanni Floris con DiMartedì in onda su La7. Batte tutti per la velocità del rientro in video, Riccardo Iacona che già dal 3 settembre riprende il suo posto al timone di PresaDiretta. Condurrà nove nuove puntate dedicate ai te midi più stretta attualità. Il 9 settembre arriva Sopravvissute, docu- reality in seconda serata che dà voce a donne vittime di violenza riuscite, fortunatamente, a salvarsi.

Senza banda larga il gol di immobile diventa immaginario

La Stampa
beniamino pagliaro
link

Quando Ciro Immobile ha controllato il pallone con sicurezza mandando a pascolare tre difensori del Napoli, sicuramente non ci stava pensando, ma stava per segnare il primo gol della Serie A nell’ epoca digital-first, quella in cui potremo guardare le nostre benedette partite di pallone non «anche con app e pc», ma «per forza con app e pc». La novità è che a vincere parte dei diritti tv (i soldi che pagano i conti del calcio mondiale) è stato un gruppo inglese, Perform, che spera di replicare nello sport l’ esperienza travolgente di Netflix con cinema e tv. Il marchio con cui si presenta a noi tifosi è Dazn (la conduttrice Diletta Leotta ci ha insegnato: si pronuncia Dazòn). Come Netflix, l’ abbonamento si fa direttamente online, ha un costo contenuto (ma per ora offre solo tre partite di Serie A per giornata), si può cancellare con un clic e vedere dal telefono o dal computer, non ha pubblicità, proprio perché punta a vivere solo grazie ai ricavi degli utenti. La storia breve di Dazn racconta molto della moderna economia in cui l’ attenzione degli utenti si compra un clic alla volta. Le partite di calcio sono una formidabile calamita per la nostra attenzione (durano perfino più di una serie tv!) e in tutto il mondo i giganti come Facebook e Amazon iniziano a comprare i diritti. Se dunque studiassimo il fenomeno sul medio-lungo termine, per noi utenti-tifosi, si prepara una grande occasione. Più concorrenza significa prezzi più bassi, rincorsa per la qualità, in un tripudio di offerte seducenti. Ma prima del mercato e delle strategie, ovviamente, ci sono le nostre maledette domeniche. E al venticinquesimo minuto, quando Immobile ha effettivamente fatto gol, molti di noi erano ancora umanamente alle prese con piccoli e grandi problemi tecnici. Alcuni non sono riusciti proprio ad abbonarsi, altri non avevano la rete Internet abbastanza veloce, altri ancora avevano tutto pronto ma non il cavo per collegare il pc alla tv. Spesso, per esempio al minuto 62, la partita sembrava improvvisamente incantata. Qualsiasi tecnico ci potrebbe spiegare saggiamente: la connessione dati sta ancora scaricando il video. Meglio spegnere e accendere il modem. Ma chi glielo spiega, al tecnico, che così saremmo già arrivati al minuto 65, e che guardare la partita significa guardare tutta la partita? E come sopravvivere alla retrocessione, questa sì sul campo, dalla coccola del Super Hd di Sky al lento ritorno dei video pixelati? E come abituarci ad amici lontani pochi chilometri che però sono avanti a noi nel minutaggio e dunque ci possono anticipare il palo di Acerbi al novantesimo? Non è colpa di Dazn, è la rete, ora lo sappiamo. Così infine l’ Italia in coro si alzerà e chiederà ai governanti illuminati di dotarci tutti della famosa banda larga. Prima lo chiedevano le imprese e vabbè, ora c’ è il calcio e la questione è seria.

L'articolo Rassegna Stampa del 19/08/2018 proviene da Editoria.tv.

Rassegna Stampa del 20/08/2018

$
0
0

Indice Articoli

Ci rubano gli articoli Editori e politici dormono alla grande

LA DIRETTIVA SUL COPYRIGHT E L’ALGORITMO DELLA LEGALITÀ

Dazn, debutto al rallentatore sulla rete più scarsa d’ Europa

“Tu a che minuto sei?” i 90′ dell’ Italia divisa

Connessione ultra veloce solo per una famiglia su 10 1 giga Una famiglia su 10 ha la connessione …

La falsa partenza di Dazn nel Paese dello slow Internet

L’ e-commerce va avanti tutta

«Dalla Rai a Mediaset per sfidare Mentana»

Lavoro sostenibile

Legal Award, ecco gli studi che, per il mondo, valgono

Ci rubano gli articoli Editori e politici dormono alla grande

Libero

link

VITTORIO FELTRI La nostra eccellente collaboratrice Paola Tommasi mi informa che su internet esiste un servizio di messaggistica istantanea, Telegram, simile a Whatsapp, su cui è stato creato un canale, vale a dire un grande gruppo pubblico che chiunque può consultare, dove ogni dì vengono resi noti i contenuti di ogni quotidiano italiano. Lo slogan è il seguente: «Non spendere soldi in edicola, ci pensiamo noi». Il sistema ha la bellezza di 23 mila iscritti. Nel periodo di Ferragosto ha interrotto l’ attività e la riprende oggi. Bene, ci fa piacere. I suoi utenti hanno facoltà di trovare i giornali che preferiscono, tra i quali Libero, il quale il 2 agosto, giornata di picco delle letture, è stato scaricato 9,1 mila volte. Però! Il Corriere 5,2, il Fatto e il Giornale 5,5 volte, Repubblica 6,1 e La Stampa 6,4. Il primato mi lusinga, conforta tutta la redazione che lavora con impegno. Tuttavia ci girano i santissimi all’ idea che il nostro impegno in campo informativo si disperda nella gratuità. Intendiamoci, non ce l’ abbiamo con i signori che su Telegram sfruttano le nostre fatiche probabilmente senza commettere reati e, pertanto, supponiamo agiscano legittimamente. Però ci domandiamo perché il prodotto cartaceo che mandiamo sul mercato sia riciclato a prezzo zero quando compilarlo comporta sacrifici remunerati solo attraverso l’ edicola e non da chi lo preleva senza pagare un centesimo di euro. Si tratta di un’ ingiustizia grave. È teoricamente illecito violare i diritti d’ autore, ma in pratica si può fare poiché non c’ è un cane che intervenga e disciplini la materia. I responsabili di questo scempio sono gli editori della carta stampata, che riescono ad essere più cretini dei giornalisti, i più danneggiati. I quali percepiscono uno stipendio per scrivere articoli destinati alle pagine dei loro giornali, e poi se li trovano, senza ricevere una monetina, sugli schermi del computer e degli iPad. I suddetti editori non sono stati mai capaci, in un ventennio, di stabilire un accordo con gli specialisti del web affinché i pezzi firmati dai redattori tradizionali vengano a pagamento diffusi via telematica. I famosi siti rubano servizi vergati da noi e li mandano in rete senza riconoscere agli autori e ai padroni dei quotidiani il becco di un quattrino. È assurdo e disonesto nella sostanza. Ma gli editori non fanno una piega in quanto svolgono anche altri mestieri e non capiscono un cazzo del nostro. Cosicché internet ci frega lettori e acquirenti ai quali offre gratis i nostri testi. Più fessi degli editori in questione ci sono soltanto i legislatori, che meditano di toglierci contributi statali e si guardano dalla necessità di introdurre norme che garantiscano a noi sfigati quanto ci spetterebbe in via equitativa. Che i governanti siano ignoranti è notorio, ma li invitiamo lo stesso a prendere atto del problema e a risolverlo in fretta, altrimenti adotteremo contromisure onde sottolineare la loro imbecillità. Non vogliamo omaggi ma ciò che ci spetta. riproduzione riservata.

LA DIRETTIVA SUL COPYRIGHT E L’ALGORITMO DELLA LEGALITÀ

L’Economia del Corriere della Sera

link

La riforma europea del copyright è stata rimandata a settembre, sotto la pressione degli oligopoli digitali: a trarne beneficio non è la libertà della Rete ma la criminalità che prospera sulla pirateria, danneggiando gli artisti, i talenti e l’ industria creativa. Il tutto avviene con la benevolenza interessata di un vasto pubblico, che forse non ruberebbe una saponetta al supermercato ma trova perfettamente normale scaricare film, articoli o musica dai siti pirata. «Di recente è stato calcolato da Ipsos per Fapav, la federazione contro la pirateria audiovisiva, che il 37% degli adulti italiani ha fruito illecitamente di film e serie tv nel 2017, con circa 631 milioni di atti di pirateria compiuti. Cifra che non tiene conto del live streaming degli eventi sportivi e dell’ accesso illegale ai contenuti televisivi attraverso appositi decoder. La relazione Baruffi del 2017, atto finale della commissione parlamentare d’ inchiesta su contraffazione e pirateria della scorsa legislatura, ha evidenziato come in Italia ogni giorno le visioni abusive sopravanzano quelle legali». Il brano è tratto da un articolo di Emanuele Coen e Fabio Macaluso (quest’ ultimo tra i maggiori esperti della materia), pubblicato da L’ Espresso. In assenza della riforma, continua a valere il principio dell’ irresponsabilità degli operatori di Internet e delle telecomunicazioni, stabilito da una direttiva europea del 2000. Secondo la direttiva, questi soggetti non sono tenuti a verificare il traffico di informazioni sulle proprie infrastrutture: sono obbligati ad attivarsi e a rimuovere i contenuti soltanto quando l’ illecito venga segnalato dai legittimi proprietari, autori o editori. Questo sistema non regge più: solo su YouTube, ogni minuto sono postate circa quattrocento ore di contenuti. Per questo, la nuova direttiva prevede che operatori come Google e Facebook si dotino di strumenti automatici per controllare la circolazione di contenuti protetti da copyright. Troppo difficile per i maghi della tecnologia creare l’ algoritmo della legalità?

Dazn, debutto al rallentatore sulla rete più scarsa d’ Europa

Il Giornale
; Tony Damascelli
link

di Tony Damascelli H a ragione James Rushton: «Dazn è il futuro». Siamo d’ accordo. Il problema è il presente. Laureato a Birmingham, l’ ex dirigente del club calcistico dei Blues, mister Rushton, oggi amministratore delegato di Dazn, è fiero, insieme con il suo staff, per lo sbarco in Italia di questo nuovo servizio streaming on line che si è garantito i diritti di trasmissione di alcune partite del nostro campionato di calcio. Un buon affare per i dirigenti del calcio, un po’ meno per i tifosi nel senso di utenti, abituati a Mediaset Premium e Sky, dunque roba normale sul digitale e sul satellitare, bastava sottoscrivere gli abbonamenti, ricevere la card relativa, inserirla nel decoder, accendere il televisore e guardare l’ evento. Ma oggi no, troppo semplice, troppo antiquato, troppo easy. Lazio-Napoli è andata in circolo all’ insaputa di molti che hanno tentato di stabilire la connessione. Problemi tecnici subiti risolti, hanno comunicato quelli di Dazn che ha una etimologia misteriosa e romantica, legata a una famiglia ottocentesca proveniente da Washington, ma questi sono dettagli. In verità Dazn non ha risolto un bel niente. La trasmissione su vari dispositivi (loro dicono device) ha incontrato difficoltà che non si riscontravano dai tempi di Guglielmo Marconi o della tv in bianco e nero, l’ immagine saltava, il collegamento pure, sopravviveva l’ audio, ritornava il video ma nel silenzio, il pirandelliano (uno, nessuno, centomila) Pardo Pierluigi, a un certo punto della contesa, ha detto testualmente «fasi poche chiare», accennava al gioco ma forse alludeva ai guai che erano intercorsi, dopo l’ esibizione dell’ incantevole e incantata Leotta e del leggendario reduce Sheva. La partita, intanto, proseguiva all’ Olimpico di Roma mentre le immagini, quelle resistenti, arrivavano con 55 secondi di ritardo, poi aumentati come il ritardo di certi treni pendolari nostrani. Ho scoperto che Dazn allunga la vita. Momenti di rabbia, di insulti al cielo, buffonata più che buffering, ripensando a Rojadirecta, il portale in streaming, clandestino e illegale, che regalava le immagini in diretta di qualunque partita mondiale ma gratuitamente, senza bisogno di ricorrere a belle femmine e campagne stampa colossali e paesane. Rojadirecta resiste ma Dazn ha le spalle forti, così assicurano. In verità sarebbe bastato consultare la mappa a colori della velocità di internet in Europa per rendersi conto, nel giro di un nano secondo, che l’ Italia è in rosso profondo, all’ ultimo posto, insieme con la Grecia, per Megabit per secondo. Un esempio? Noi siamo a 8,73 Mbps, la Francia a 31,51, la Spagna a 27,29, la Germania a 26,78, l’ Inghilterra (casa Rushton) a 29,41, la Svezia 45,59. Totale, siamo i più lenti d’ Europa ma abbiamo avuto la presunzione e la furbizia di riempire la cassa dei club e di lasciare come fessi gli utenti, con la solita propaganda mai chiara. Volete un altro esempio? Dazn non ha linea telefonica, comunica soltanto su Facebook, non risponde alle mail. Volete un’ altra chicca? Chi possiede un televisore datato ante 2015, è fuori, non può scaricare l’ applicazione relativa, deve fornirsi di un accrocco (Chrome Cast e roba del genere, Xbox, Playstation 4) per collegarsi da smartphone, I pad e affini ma sempre con il rischio, anzi la certezza, della connessione farlocca e debole, come il cuore di chi vede svanire, oltre ai denari, anche la possibilità di assistere all’ incontro. Probabilmente quando leggerete queste righe le partite trasmesse da Dazn non saranno ancora finite. Si replica, come nelle migliori farse. E’ il bello della diretta. O della Diletta.

“Tu a che minuto sei?” i 90′ dell’ Italia divisa

La Repubblica
ANTONIO DIPOLLINA
link

Un Paese dove tutti si lamentano perché non funziona niente. Ma ora basta parlare di politica, parliamo del fantasmagorico debutto di Dazn del calcio in tv: per gli appassionati di pallone un’ esperienza che non dimenticheranno facilmente. E il punto è: mettiamo che ci siano stati nelle ultime due sere un milione di spettatori che si sono fiondati sul nuovo servizio streaming. Ebbene, nessuno di loro ha visto le partite allo stesso modo in cui le ha viste un altro. Ognuno con la sua connessione, ognuno diverso, ognuno in fondo perso dentro il malumore di molti, vedi la domanda: ma era proprio necessario? E anche la soddisfazione di altri, non si sa quanti. Perché c’ è chi Lazio-Napoli o Sassuolo-Inter (soprattutto quest’ ultima) le ha viste benissimo, meglio sul computer, a livelli ottimi: ma è meglio non raccontarlo a quelli a cui non è andata così, rumorosissimi sui social, nelle chat private, una imprecazione via l’ altra, telefonate roventi. E non vale la distinzione di spesa connessione e investimento, si lamentano uomini dabbene con la fibra ultraevoluta mentre funziona tutto a chi ha una connessione antica, oppure il contrario, oppure chissà. Nei casi migliori, ironie feroci, tormentoni, battute: la questione del ritardo delle immagini per esempio, dai trenta secondi in su ma se scatta il buffering (mistero buffering, cit.) tutto si impalla, scatta la rotellina al centro dello schermo e poi si riprende da dove si era bloccato tutto, accumulando ritardi. Si narra di casi di tre minuti e oltre di partita, in racconti che hanno del mitologico quasi quanto quello di Zoff che segna su calcio d’ angolo. E le gag, sui ritardi medesimi, che vanno via a milioni, via twitter (“Sono così in ritardo su Sassuolo-Inter che sulla panchina dei primi c’ è ancora Iachini” e così via). Con tutte le varianti, annesse e connesse, vedi quello che si vanta con gli amici di avere una connessione internet così sensibile e friendly da essersi fermata su un primo piano molto circoscritto di Diletta Leotta, roba da abbonarsi due volte. Ma quel ritardo – già sperimentato in passato ai tempi delle prime contemporanee tra tv in chiaro e pay – innesca altra nuova letteratura di genere: tu a che minuto sei, da te ha già segnato Immobile? etc. E già compaiono all’ orizzonte quelli che di fronte al buffering e alle immagini sfocate hanno rinunciato, hanno acceso la radio e hanno urlato il gol in tempo reale urlando contro il muro del vicino di casa. La casistica è destinata a infittirsi. C’ è da ridere? C’ è da piangere? Anche qui la miscela è perfetta, si fa a metà. E questo sarà il futuro ma molti, di fronte a un futuro siffatto, hanno ripreso a invocare il secondo tempo di una partita di calcio registrata alle 19 e Tutto il calcio minuto per minuto e le partite da vedere contro il muro. L’ atteggiamento social di Dazn è di quelli in voga ora: si fa finta di niente e si resiste, si professa e diffonde ottimismo sperando che ci credano almeno quelli che la partita l’ hanno vista bene, magari al computer (a quanto pare il mezzo dove tutto funziona meglio, ma anche su tablet e smartphone) e intanto, si spera, si mette mano ai sistemi, ai server, alle diavolerie in ballo perché tra meno di un mese finisce il famoso mese gratuito e a quel punto toccherà pagare. Il tutto mentre i pessimisti di partenza cantano vittoria, gli apocalittici esultano e sul web si diffondono gli appelli a Sky a riprendersi tutto il maltolto per ridare fiducia alle genti (non si può fare per legge, ma metti che diventi un’ emergenza nazionale). Morale, l’ intera vicenda è passibile di sviluppi multiforma e multistrato: magari qualche settimana di aggiustamenti e va tutto a posto, ma intanto il divertimento misto a rabbia e malumore è ai massimi, soprattutto perché alla fine noi si voleva solo vedere una dannatissima partita di calcio. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Connessione ultra veloce solo per una famiglia su 10 1 giga Una famiglia su 10 ha la connessione …

La Repubblica

link

Connessione ultra veloce solo per una famiglia su 10 1 giga Una famiglia su 10 ha la connessione ultraveloce che permette di scaricare un giga di dati in un solo secondo 5 In Germania, dopo problemi di visione delle gare, Dazn ha portato da 4 a 5 le settimane di visione gratuita 574 mila I telespettatori di Lazio-Napoli nel 2017 (297mila su Sky, 277mila su Premium). Partita di grande richiamo.

La falsa partenza di Dazn nel Paese dello slow Internet

La Repubblica
ALDO FONTANAROSA
link

Il gruppo Perform ha proposto più di 19mila eventi. Eppure era partito male anche in altre nazioni, prima del flop italiano causato da rete carente e pochi investimenti tecnici ROMA I tifosi di Lazio e Napoli – che hanno visto a singhiozzo la partita di sabato sera – sono stati traditi da Dazn. La tv via web di passaporto inglese fallisce alla gara più attesa qui in Italia come in Germania nel 2016, come in Giappone e Canada l’ anno scorso. I tifosi sono stati traditi, poi, dalla rete Internet nazionale. Imperfetta, arretrata, perfino nelle grandi città. E ci ha messo lo zampino anche l’ estate. Le centinaia di famiglie che sono in vacanza a Roccaraso (in Abruzzo), a Diamante ( in Calabria), a Gaeta nel Lazio – mete abituali del turismo napoletano – hanno generato una domanda di dati che le tre piccole località non hanno mai conosciuto nella loro storia. Questi piccoli centri – come decine di altri nel Paese – non sono strutturalmente in grado di reggere un traffico Internet grande come sabato. Il gruppo inglese Perform – proprietario di Dazn – nella sua storia ha proposto più di 19 mila gare in diretta. Dazn, a sua volta, trasmissioni live per 20 milioni di ore. Questa è gente esperta di Internet, autostrada dei suoi programmi. Perform però è anche zavorrata da un indebitamento altissimo ( 787,7 milioni di sterline al 31 marzo). Per questo Perform e la controllata Dazn – dopo aver speso 193 milioni di euro per il calcio italiano – ora hanno il fiato corto quando si tratta di investire nella produzione tecnica delle partite. Dazn sa bene che la rete italiana zoppica. Mentre le società di Internet sbandierano coperture eccezionali, il Garante per le Comunicazioni ( l’ AgCom) ha accertato che appena una famiglia ogni dieci ha una connessione con velocità massima da un Giga al secondo ( Repubblica lo ha scritto il 13 luglio). La soluzione tecnica alle trappole della rete esiste e si chiama Cdn, che sta per ” content delivery network”. In sostanza, le tv via web sono solite comprare una capacità di trasmissione aggiuntiva per avvicinare i contenuti (cioè le partite) alle case degli sportivi. Ma questa capacità aggiuntiva venduta dalle società di Internet, anche da colossi come Amazon lungo i Cdn – ha prezzi proibitivi. Dazn ha puntato su questa soluzione ma – fa sapere – « uno dei canali Cdn sabato ha dato problemi » . Problemi che ieri invece sarebbero stati risolti. Ma anche all’ estero non è filato tutto liscio. Come in Germania, a settembre 2016, quando la trasmissione del derby inglese tra Manchester United e City fu una mezza catastrofe. Tanto che Dazn prolungò di una settimana il mese gratuito offerto ai clienti. Come in Giappone ( Gamba Osaka contro Ventforet Kofu, a febbraio 2017) che fece infuriare gli appassionati nipponici della J- League. Un’ altra cattiva figura in Canada, a ottobre 2017, con le gare della Nfl. Contro Dazn, in Italia hanno giocato anche circostanze particolari. Lazio- Napoli è una partita di richiamo. Il 20 settembre del 2017 venne seguita da oltre 574 mila spettatori tra Sky e Premium ( in un turno serale di mercoledì con otto gare su dieci in contemporanea). Il mese di prova gratuito, che Dazn propone anche qui da noi, ha spinto decine di migliaia di tifosi ad abbonarsi per sperimentare il servizio. Tanti fra loro hanno cercato di vedere Lazio-Napoli e Sassuolo- Inter ( ieri sera) da piccoli borghi turistici con una capienza Internet piccola o piccolissima. E poi c’ il marketing. All’ estero, spesso Dazn è stata definita la ” Netflix del calcio”. Il problema è che Netflix, quella funziona bene perfino in Italia. Intanto le sue fiction sono più ” leggere” perché non sono in diretta. Soprattutto Netflix può adattare la qualità delle immagini alla capacità di banda di ogni singolo abbonato con la tecnica dell’ adaptive streaming. Cavalcare il paragone con Netflix sarebbe un autogol. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il volto nuovo Diletta Leotta, 27 anni, a bordocampo per Lazio-Napoli. Quest’ estate è passata da Sky a Dazn CLAUDIO PERI/ ANSA.

L’ e-commerce va avanti tutta

Italia Oggi Sette
PAGINA A CURA DI SABRINA IADAROLA
link

Crescita a doppia cifra per l’ e-commerce in Italia che segna per il 2018 un +15% raggiungendo un valore di 27 miliardi di euro, 3,6 miliardi in più rispetto allo scorso anno. I dati presentati al Netcomm Forum 2018 mostrano una crescita evidente, nonostante la fotografia complessiva segni, come già evidenziato nel report Eurostat di inizio anno, che la media italiana degli acquisti online tra gli utenti Internet nell’ ultimo anno è ancora del 43%. Un risultato ben al di sotto della media europea (68%). La domanda e-commerce sarà trainata dai prodotti e in particolare da quei settori ormai definiti storici che crescono con un ritmo più vicino alla media: informatica ed elettronica (+18%) con 4,6 miliardi di euro; abbigliamento (+21%) che passa da 2,4 miliardi nel 2017 a circa 3 miliardi nel 2018; l’ editoria (+25%) con 1 milione di euro. I settori che da qualche anno vengono connotati come emergenti segnano, invece, performance superiori: food & grocery (+34%) che passa da 0,83 miliardi di euro del 2017 a 1,1 miliardi; beauty (+29%) con quasi 430 milioni; arredamento e home living (+44%) a quota 1,26 miliardi; auto e ricambi (+26%) che sfiorano i 610 milioni. Lo sviluppo prosegue anche per quanto riguarda i servizi, seppur a ritmi meno sostenuti: sia il settore turismo e trasporti (9,7 miliardi di euro) che quello delle assicurazioni (oltre 1,3 miliardi di euro) crescono del 5%. Quel che soprattutto emerge però è l’ omnicanalità, in cui si richiede sempre maggiore integrazione tra online e offline. Il consumatore resta la figura chiave di questa evoluzione: nella sua esperienza di «onlife commerce», l’ acquisto rappresenta soltanto una parte di un processo relazionale più ampio con il brand e il venditore, che va personalizzato grazie a big data e algoritmi intelligenti in grado di riconoscere i comportamenti e creare offerte coerenti a essi, soddisfacendo appieno le aspettative dell’ utente. «Nel 2018, i merchant italiani investono il 4% del proprio fatturato online in advertising. Il canale online attrae il 77% dell’ investimento, mentre i media tradizionali (Tv, carta stampata, radio) il restante 23%», afferma Riccardo Mangiaracina, direttore scientifico dell’ Osservatorio eCommerce B2c Netcomm – School of Management del Politecnico di Milano. «Per quanto riguarda i formati, la spesa online rimane focalizzata su soluzioni di search advertising (50% dell’ investimento). Seguono le soluzioni di display advertising (42%), principalmente nelle componenti banner (19%) e social (20%) e poco nella componente video (3%). Nonostante la bassa incidenza, la componente video è in forte crescita anche grazie alle numerose innovazioni tecnologiche a disposizione dei merchant per le campagne online. Infine, la quota degli investimenti nell’ email marketing è pari all’ 8%». Molto incide anche la piattaforma utilizzata. In Italia a oggi si contano più di 100 piattaforme eCommerce attive sul mercato e la scelta di ogni merchant è fortemente condizionata dagli obiettivi da perseguire e dalle risorse (denaro, persone, competenze) disponibili. Tra i principali trend in ambito piattaforme, l’ evoluzione verso l’ approccio omnicanale prevede un’ integrazione tra la piattaforma eCommerce e i relativi database con tutti gli altri sistemi informativi aziendali, come soluzioni in cloud e moduli software costruiti ad hoc per l’ online. Spesso il consumatore abbandona il sito per una scarsa usabilità o per la mancanza dei prodotti desiderati: il conversion rate, ossia la percentuale di visitatori che completa l’ ordine di acquisto, è pari solamente all’ 1,6%. Ed è questa la vera scommessa per piccoli e grandi esercenti: la conversione della propensione all’ acquisto nell’ acquisto vero e proprio. «Studiando il comportamento dei consumatori attraverso il tasso di abbandono nelle diverse fasi del customer journey emerge che il 43,9% dei visitatori abbandona la pagina pochi secondi dopo l’ accesso (bounce rate)», aggiunge Valentina Pontiggia, direttore dell’ Osservatorio eCommerce B2c Netcomm – School of Management del Politecnico di Milano. «Sono invece pari al 42,8% gli utenti che lasciano il sito durante la navigazione e la ricerca del prodotto (research abandonment rate). Nella fase successiva, ossia quella di check-out, l’ 11,7% degli utenti abbandona il carrello senza finalizzare l’ acquisto (cart abandonment rate). Ne consegue che il conversion rate medio, cioè la percentuale di visitatori che completa l’ ordine di acquisto, è pari all’ 1,6%». Un valore che può variare, anche significativamente, in funzione del comparto merceologico (food delivery o editoria hanno cart abandonment rate più bassi del turismo o dell’ informatica ed elettronica di consumo poiché i beni di consumo sono più standard e meno costosi), della tipologia di iniziativa (i siti di flash sales hanno cart abandonment rate più bassi poiché il modello a tempo e l’ elevato sconto favoriscono l’ acquisto di impulso) e del device utilizzato (la versione smartphone converte meno di quella desktop).

«Dalla Rai a Mediaset per sfidare Mentana»

Libero
PIETRO SENALDI
link

La domanda è inevitabile: ma chi te l’ ha fatto fare? «In Rai io ci sono nato, allievo del primo biennio della scuola di Perugia che sforna i mezzobusti del tg, poi inviato, corrispondente per dodici anni da New York, dall’ 11 settembre a Obama, infine conduttore, ad Agorà, dove abbiamo di fatto inventato un format, e poi direttore del Gr Rai e di Rai Radio 1». E quindi? «Il percorso era compiuto. Il passaggio non è stato improvviso, con i vertici Mediaset ci annusavamo da due anni, poi quando è diventato concreto il progetto di trasformare Rete4 in una tv di informazione, si sono create le condizioni. Che vuoi che ti dica? Credo nel libero mercato e nelle scommesse professionali». Classe 1966, Gerardo Greco è ‘uomo del telemercato estivo. Dopo 25 anni di Rai si è trasferito a Mediaset, destinazione Rete4, per assumere la direzione del Tg4, ma l’ incarico non finisce qui. «La missione», spiega «è allargare il pubblico e mutare il dna della rete, trasformandola da emittente narrativa a tv d’ attualità. Avremo cinque serate dedicate all’ informazione, io condurrò il giovedì Viva l’ Italia, non sarà un talkshow, non mi piacciono, ma un programma di approfondimento, cronaca e analisi. Tutte le sere introdurrò il telegiornale delle 19 con un racconto della prima pagina della giornata, per poi passare la conduzione alla redazione, la natura corale dell’ informazione Mediaset deve restare». L’ obiettivo dichiarato è la sfida a La7 di Mentana, lo spauracchio da cui fuggire è il Tg4 di Fede, ma Greco scappa da entrambi gli scomodi paragoni: «La7 è molto politicistica», taglia corto, noi ribaltiamo il canovaccio e partiamo dalla realtà. E poi non cerchiamo la faziosità». La prova generale è stata lo speciale sul crollo di Genova. «Ero a Roma» racconta il direttore, «ho preso la macchina e sono partito. Devo dire che la redazione ha reagito prontamente, non mi aspettavo questa potenza di fuoco, quando sono arrivato avevo una telecamera piazzata in posizione ottimale e siamo partiti. In Rai, con la burocrazia che c’ è, era impensabile allestire uno speciale così su due piedi». A Viale Mazzini eri in grande crescita: perché questo salto? «La Rai è una fabbrica straordinaria di cultura, che mi ha dato più di quanto potessi immaginare nei miei sogni più pazzi, ma ha un grande limite: l’ eccessiva rotazione dei vertici, costantemente sottoposi ai cambi di equilibri della politica. Da che sono rientrato dagli Usa, nel 2013, si sono avvicendati quattro direttori generali, il che significa che l’ azienda ha cambiato per quattro volte linea editoriale e idee. Un girotondo simile finisce per stressare anche il corpo più in salute di ogni azienda». Ovvero il tuo? «Ma no Se consideri che solo per rendersi conto di come funzionano le cose uno ci mette un anno e mezzo e quando finalmente ci arriva deve fare le valigie, capisci come in realtà la tv pubblica sia nelle mani sempre degli stessi dirigenti amministrativi, il che la rende un elefante, con una burocrazia forte e sclerotizzata e una dirigenza fragile, in perenne ricerca di un Papa straniero, qualcuno da fuori sul quale fare conto». Allora come ti spieghi lo scontro fratricida su Foa presidente Rai, se la dirigenza è così debole? «Infatti non me lo spiego, la presidenza Rai è sovrastimata. Lo scontro su Foa è una questione cresciuta nella politica, legata a una mancanza di comunicazione all’ interno del centrodestra, attraversato attualmente da tendenze aggreganti e disgreganti. Penso comunque che l’ incidente sia in via di soluzione, se non addirittura risolto, è stata solo una questione di disattenzione». La tua storia però non è quella di un Papa straniero: da praticante a direttore, tutta carriera interna. Sei stato una lenza? «Il mio segreto di sopravvivenza sono stati i dodici anni in Usa, ero vissuto come un marziano un po’ naif. Quando sono rientrato a Roma per ragioni di famiglia, in Rai c’ era Gubitosi, che avevo conosciuto a New York, e mi propose la conduzione di Agorà, trasmissione politica. Io non sapevo neppure chi fossero Gasparri e Brunetta». E la nomina a direttore, in quota Renzi? «Guarda che non fu Campo Dall’ Orto a nominarmi ma Orfeo. Era la Rai di Gentiloni, un momento di passaggio in cui la politica contava poco. Sono diventato direttore per sbaglio, all’ alba di un cupo tramonto, in piena dissoluzione del mito renziano». Confessa: la tua è stata una fuga dalla nuova Rai grillina-leghista? «Ma se ad Agorà invitavo Salvini una volta a settimana». Ma come, non sai che in Mediaset sono volate teste autorevoli di colleghi accusati di aver tirato la volata a Salvini e Grillo durante le elezioni con format gialloblu? «Tutti hanno contribuito a far vincere Salvini, anche io: lui ha alzato le antenne prima degli altri e noi, raccontando l’ Italia, abbiamo inevitabilmente raccontato anche lui e i Cinquestelle. Non si può fare solo una tv alta, parlando ex cathedra dei massimi sistemi, sarebbe folle». Allora in che modo la tua Rete4 segnerà una discontinuità con il passato? «Ogni format è figlio del suo tempo, Del Debbio e altri puntavano a movimentare la piazza, e allora c’ era; ora passiamo dalle grandi piazze ben raccontate a storie più umane e private, faremo una tv di strada. Nella piazza perdi razionalità e logica, mentre nella storia dei singoli recuperi emotività, hai più tempo per ragionare, passi dalla collettività al soggetto». Secondo te l’ indignazione della gente sta scemando? «Per nulla, però l’ indignazione è una macchina che divora tutto e si propaga anche contro chi l’ ha cavalcata. Pensa a Salvini linciato perché la sera del crollo di Genova a una festa della Lega in Sicilia ha mangiato un pezzo di torta. Immagino che tra chi lo ha attaccato in molti abbiano festeggiato il Ferragosto, eppure Io voglio dare fiato all’ indignazione, ma poi vorrei anche parlare e dare spazio all’ emozione, altrimenti restiamo sempre alle torte in faccia». Ho capito, ha ragione chi ti accusa di essere il direttore del nuovo Nazareno «È una critica facile. Magari lo fossi, vorrebbe dire che sarei il direttore del tg d’ opposizione, che da sempre è quello più interessante e autorevole, visto che può raccontare la realtà senza filtri e permettersi la critica al governo, mentre gli altri tg sono necessariamente celebrativi. In realtà nei mie anni di tv credo di aver fatto capire al pubblico che sono un giornalista e basta, ho sempre tutelato il confronto». Di sinistra? Agorà ha fama di programma bolscevico «Perché va in onda su Rai3, se la mettessi su Rai1 diventerebbe un’ altra cosa». Parlami di Viva l’ Italia: hai chiesto il permesso a De Gregori di rubargli il titolo della sua canzone? «Beh, almeno non dice che ho voluto fare il verso a Forza Italia. È un titolo di speranza». Anche un po’ amaramente ironico? «No, non vuole esserlo. Sarà una prima serata larga, dalle 21.30 a mezzanotte e passa, non di politica pura, quella la farà Nicola Porro il lunedì. Partirà dalla cronaca, con i fatti della settimana, per arrivare al dibattito. Ci sarà molta narrativa, sceneggeremo la realtà attraverso un telefilm, come una fiction». Lo faceva anche Santoro «Noi saremo più alla Montalbano. Ma con una scenografia suburbana, metropolitana di periferia». A che pubblico punti? «A quello di Rai 1, la pancia del Paese, quella maggioranza silenziosa che, come diceva Nixon, poi ti fa vincere le elezioni». Tutto diverso da La7, che parla alle élite? «Dicono che La7 sia di sinistra, ma per me sta diventando populista. Ha fatto meglio degli altri la tv antisistema e si è molto esposta su quel tipo di racconto. Forse l’ ha fatto senza rendersene conto, pensando di essere tv dell’ elite e parlare a un lettore serioso; invece, inseguendo gli ascolti, ha mosso la pancia degli italiani, che in questo momento sono interessati ai temi della sicurezza e degli immigrati, avvertiti come più forti anche dell’ onestà, il cavallo di battaglia di M5S». Quanto dura questo governo con forze così diverse? «Il potere è un collante forte, si è visto anche nella gestione del crollo di Genova, che ha riaperto il tema grandi opere, dove Lega e M5S sono agli antipodi ma non hano rotto. Il governo non cadrà almeno fino a quando non ci sarà una chiara alternativa a esso, che può essere una ripresa del dialogo tra M5S e Pd oppure l’ opa definitiva di Salvini sulla destra, o ancora il ritorno della pace nel centrodestra». Quindi reggerà anche alla finanziaria? «Ci sono problemi oggettivi derivanti dalla diversa visione economica tra M5S e Lega, il popolo del reddito di cittadinanza contro quello dei piccoli imprenditori». Mediaset è forte al Sud, ti toccherà fare il grillino? «È forte anche nel Nordest, me lo ricordo dai tempi delle sfide di Agorà con Mattino5». Ti dovrai tagliare la barba, a Berlusconi non piacciono i peli in faccia «Ma la mia è una barba rada, regolata tutte le mattine. È la barba di Mangiafuoco, fa personaggio, è funzionale al racconto». riproduzione riservata.

Lavoro sostenibile

Italia Oggi Sette
PAGINA A CURA DI FILIPPO GROSSI
link

Via a due nuovi corsi di laurea organizzati dall’ università degli studi dell’ Insubria di Varese. Si tratta del corso di laurea triennale in Storia e storie del mondo contemporaneo e del corso di laurea magistrale in Ingegneria ambientale e per la sostenibilità dell’ ambiente di lavoro. In particolare, il primo corso di laurea attivato segue tre percorsi culturali principali, quali: approfondimento degli eventi e delle dinamiche che hanno costruito il mondo contemporaneo e il presente; riflessione critica sulle interpretazioni storiche, filosofiche e sulle applicazioni scientifiche della contemporaneità e, infine, studio comparato delle forme, dei linguaggi e delle strategie dell’ industria culturale (cinema, televisione, editoria, musica, visual arts, ambiente digitale). L’ obiettivo è quello di formare operatori culturali che conoscono il loro tempo, sanno tradurlo in uno storytelling articolato, trasversale, rivolto al futuro e sono in grado di rispondere agli stimoli che provengono dal mondo dell’ industria culturale e massmediatica, dagli sviluppi scientifico-tecnologici, ma anche dalle innovazioni recentemente introdotte nel settore scolastico. Il corso apre a sbocchi professionali presso enti pubblici e privati, nei settori dei servizi culturali e nel campo della formazione. Il corso in Ingegneria ambientale e per la sostenibilità dell’ ambiente di lavoro, invece, rappresenta l’ unico corso di laurea magistrale in Italia orientato sia all’ ambiente che alla sicurezza sul lavoro e rappresenta l’ ideale completamento della laurea triennale in Ingegneria per la sicurezza del lavoro e dell’ ambiente già presente all’ università dell’ Insubria. Il corso di studio dura due anni e gli insegnamenti erogati approfondiscono tematiche che vanno dalla gestione e progettazione ambientale ad ampio spettro, alla sicurezza negli ambienti di lavoro. Più precisamente, il corso è orientato alle tradizionali tematiche della protezione e tutela ambientale a cui si aggiungono i temi della sostenibilità del lavoro, ovvero la sicurezza negli ambienti di lavoro e nei processi produttivi. Per iscriversi, entro l’ 1 ottobre, e per avere ogni informazione, occorre consultare il sito www.uninsubria.it.

Legal Award, ecco gli studi che, per il mondo, valgono

Italia Oggi Sette
PAGINE A CURA DI ALBERTO GRIFONE
link

Moltissimi avvocati, tantissimi studi, conseguentemente una marea di premi e riconoscimenti. Forse troppi, secondo molti dei pluridecorati, che tuttavia preferiscono il silenzio ad una presa di posizione decisa sul fenomeno della proliferazione degli awards nazionali per legali. Fatto sta che, se si esce dai confini strettamente nazionali, alla fine sono pochissimi, e quasi sempre gli stessi, gli studi e i professionisti che vincono degli award internazionali, salendo così agli onori della cronaca per i riconoscimenti. La parte del leone la fa, da sempre, BonelliErede, con riconoscimenti a pioggia in differenti settori. Nessun commento diretto da parte dello studio, ma solo la lista dei principali riconoscimenti ottenuti. Così, scorrendola, si nota che nel biennio giugno 2016-giugno 2018, è stato proclamato studio italiano dell’ anno dai Chambers Europe Awards 2018 in quanto eccellenza del panorama giuridico italiano, che vanta team di primo livello per l’ assistenza stragiudiziale e giudiziale, con una crescente reputazione per la sua practice di diritto amministrativo. L’ organizzazione guidata dai due co-managing partner Stefano Simontacchi e Marcello Giustiniani, ha seguito, tra le altre cose, i principali deal nazionali e internazionali, che includono l’ assistenza fornita al Gruppo Luxottica in relazione alla fusione da 50 miliardi di euro con Essilor. Poi, Who’ s Who Legal 2018 sulla base delle ricerche e delle interviste condotte dalla directory in riferimento agli ultimi dodici mesi, ha premiato BonelliErede per il lavoro svolto dal team in Italia nell’ ultimo anno. E ancora, studio italiano dell’ anno Transfer Pricing, European Tax Awards 2018 per essersi distinto nel settore fiscale in termini di innovazione apportata e tipologia e complessità di mandati seguiti nell’ ultimo anno. FT Innovative Lawyers Report 2017, assegnato dal Financial Times, ha premiato BonelliErede, sulla base di una ricerca annuale che il quotidiano britannico conduce per fare emergere le law firm che si sono maggiormente distinte in progetti e iniziative dal forte contenuto innovativo. BonelliErede è stato premiato in due categorie, in particolare: «Enabling business growth» per il ruolo svolto nell’ Opas di Cairo Communication su Rcs e «Managing complexity and scale» per il lavoro svolto al fianco delle quattro banche italiane alle prese con la normativa sulla risoluzione delle crisi bancarie (Brrd). Non sazio, lo Studio è stato insignito del riconoscimento di Studio italiano dell’ anno dal The Lawyer European Awards 2017. La giuria ha voluto mettere in evidenza «l’ eccezionale sviluppo internazionale» di BonelliErede, facendo esplicito riferimento all’ apertura di due nuove sedi in Africa. Interessante anche il palmares di Studio Toffoletto De Luca Tamajo. Ad aprile 2017 e Marzo 2018 lo Studio è stato confermato in Band 1 per l’ Employment dalla directory legale internazionale Chambers & Partners Europe. Franco Toffoletto, Managing partner di Toffoletto De Luca Tomajo, è stato riconosciuto come l’ unico Star Individual. Nello stesso periodo lo studio è stato confermato in Tier 1 per l’ Employment dalla directory legale internazionale da Legal 500 Emea . Who’ s Who Legal nel 2018 ha confermato Toffoletto De Luca Tamajo studio italiano con il più alto numero di professionisti segnalati per il diritto del lavoro. «Nella maggior parte dei casi non siamo noi a cercare premi a cui partecipare, sono le organizzazioni che ci cercano perché hanno riconosciuto in una determinata attività una best practice. Così è stato in occasione dell’ Osservatorio Professionisti e Innovazione Digitale del Politecnico di Milano. Negli anni abbiamo coltivato alcuni rapporti che riteniamo tra i più rilevanti, come il Financial Times Innovative Lawyers e l’ Osservatorio del PoliMi. Per noi sono occasioni anche di confronto con realtà diverse, internazionali, con cui intraprendere relazioni di collaborazione o di business», spiega Franco Toffoletto. Proprio nel 2017 Toffoletto ha ottenuto il premio Professionista Digitale 2016/17 per la categoria Avvocati da parte dell’ Osservatorio Professionisti e Innovazione Digitale del Politecnico di Milano. Si tratta di un riconoscimento, dedicato agli Studi che si sono distinti per capacità innovativa a livello organizzativo e di business con l’ utilizzo delle tecnologie digitali, è stato conferito per la tecnologia e la digitalizzazione dello studio, unica nel panorama legale italiano. «I riconoscimenti hanno due effetti importanti: all’ interno dello studio e nel posizionamento del brand attraverso la comunicazione. Nel primo caso i premi rappresentano una gratificazione personale per il professionista ma anche per il team di appartenenza e per tutto lo studio e ciò contribuisce a creare maggiore motivazione e senso di appartenenza. Con riguardo al secondo profilo, i riconoscimenti indubbiamente aumentano l’ aspetto reputazionale del brand, anche se solo i riconoscimenti di standing elevato hanno davvero un peso e vengono utilizzati nelle attività di comunicazione. Possono essere considerati una conferma dell’ impegno dello studio in determinati ambiti: professionale o per le caratteristiche dello Studio (innovazione, tecnologia, organizzazione o altro)» aggiunge. Altra realtà spesso premiata è Gianni Origoni Grippo Cappelli & Partners. È stato insignito del titolo di Law Firm of the Year per l’ Italia da Chambers Awards 2017 perché si è maggiormente distinto per lavoro eccezionale, notevole crescita strategica ed eccellenza nel servizio al cliente. Quest’ anno ha ottenuto il Client Service Law Firm of the Year per l’ Italia – Chambers Awards 2018 in quanto «i clienti apprezzano la flessibilità, la disponibilità e l’ alta qualità del lavoro. Un cliente elogia la capacità del team di gestire ogni dettaglio, anche i più delicati, dell’ operazione e che gli avvocati sono in grado di affrontare efficacemente ogni aspetto della questione». E ancora, è stato proclamato Welfare Champion durante l’ evento Welfare Index Pmi 2018, evento promosso da Generali Italia, per il livello di welfare aziendale adottato. Lo studio ha ottenuto il punteggio più alto, Rating 5W, che premia le realtà caratterizzate dal sistema di welfare più ampio (almeno 8 aree attivate) e che si contraddistinguono per numerosità e intensità delle iniziative, grado di coinvolgimento dei lavoratori e impegno economico e organizzativo nel welfare aziendale. In particolare la giuria ha apprezzato le iniziative di Gop a favore dell’ equilibrio tra vita privata e lavorativa (work-life balance) e i congedi extra per i neo papà. Lo Studio, fanno sapere dal quartier generale, riceve numerosi inviti di partecipazione a premi italiani e internazionali. Dunque, all’ interno dello studio, lo scouting è innanzitutto un’ attività di analisi e selezione da parte dell’ Ufficio Marketing dei premi più significativi e riconosciuti dal mercato, oltre che affini alle nostre specifiche aree di attività. «Sono importanti per rafforzare la relazione con clienti e istituzioni, che trovano in questi riconoscimenti un riscontro tangibile delle nostre competenze e capacità. Per questo motivo, cerchiamo di dare la giusta visibilità ai premi che otteniamo attraverso tutti i canali di comunicazione dello studio, per esempio sul sito web, sui social network, in particolare LinkedIn, sui materiali promozionali e di presentazione dello studio, e attraverso attività di informazione che coinvolgono i media e i giornalisti di settore». Altro nome di spicco è quello di La Scala Società tra Avvocati, insignito del Commended for New Business and Service Delivery Models for Npl practice – Financial Times Innovative Lawyers 2017 in quanto «La Scala si è distinto per i nuovi modelli adottati nella gestione dei non performing loans e per i processi di industrializzazione implementati per competere nel mercato dei crediti deteriorati. Lo studio si è inoltre distinto da studio legale tradizionale istituendo funzioni di staff e di back office, e ora gestisce oltre 5 miliardi di euro di crediti». La Scala è uno degli unici due studi italiani a essere stato incluso nei ranking del Financial Times Innovative Lawyers e ad avere ricevuto un riconoscimento di prestigio in una competizione alla quale partecipano annualmente oltre 100 studi internazionali. «Il team dedicato alla comunicazione e al marketing è da sempre attivo nella ricerca di premi e survey, con l’ obiettivo di valorizzare la propria identità», spiega il senior partner Giuseppe La Scala. Un’ attenta selezione viene effettuata dapprima prendendo in esame i riconoscimenti del mondo legale, con focus sulle practice dello studio. Lo Studio non si preclude inoltre la candidatura a premi che rispecchino i propri valori e che non siano strettamente connessi al settore legale, quali riconoscimenti e survey sui temi dell’ innovazione, del benessere aziendale, del patrimonio artistico e culturale aziendale» Che valorizzazione che ne viene fatta sull’ esterno e verso i dipendenti? «Lo Studio valorizza i riconoscimenti ottenuti tramite i propri canali di comunicazione, in primis attraverso le piattaforme social e attraverso Iusletter (portale di informazione giuridica): oltre 10.000 follower e 4.000 contatti della nostra mailing list, composta da clienti, amici e collaboratori, vengono informati in tempo pressoché reale del riconoscimento ricevuto. Inoltre, una sezione del sito istituzionale è dedicata esclusivamente ai riconoscimenti, individuali e di studio, ricevuti nel corso degli anni. Al contempo i riconoscimenti vengono tutti menzionati e valorizzati nelle nostre presentazioni istituzionali e commerciali, nelle Request for proposal e nei pitch e ai quali partecipiamo, al fine di rafforzare la nostra brand awareness. Ogni riconoscimento è inoltre oggetto di un’ azione di comunicazione interna ben mirata: tutti i componenti dello studio vengono coinvolti fin dalle fasi «decisionali», in modo da poter seguire gli sviluppi del processo di selezione, fino all’ eventuale proclamazione/riconoscimento. Ciò per accrescere il senso di appartenenza e di soddisfazione di ogni professionista, che si rispecchia così in quanto è stato riconosciuto allo Studio», conclude. «Ricevere premi nel proprio paese è già esaltante ma ricevere riconoscimenti all’ estero da una soddisfazione incredibile», dice ricorda Silvestro Pasquale, resident partner presso la sede di Bucarest di Tonucci & Partners e coordinatore dei rapporti tra gli uffici in Romania e Serbia e le sedi italiane. «Ricordo con grande soddisfazione l’ Award di Confindustria Romania per la “Legalità”, conferito per il 2018 al nostro studio e alla società di certificazione Rina per i successi derivanti dall’ attività congiunta di formazione ed implementazione della standard Iso 37001 sull’ anticorruzione in Romania, paese dove siamo leader da circa 20 nell’ assistenza legale verso le aziende italiane presenti nel territorio e dove attualmente rivesto il ruolo di Resident Partner. Sempre in Romania, dove alcune nicchie di assistenza, come quella dell’ energy, richiedono una competenza multidisciplinare nei vari settori, abbiamo ricevuto da Legal Community, il premio come “Country Energy Award” nel 2016. Un settore nel quale continuiamo a ricevere riconoscimenti è quello dello Sport, a 360°. Tonucci&Partners è consulente di alcune Federazioni Sportive Nazionali e del Coni ma oggi anche protagonista in tante importanti operazioni di M&A nel mondo del calcio, AS Roma in primis» «Un premio consente anche di misurare il grado di penetrazione e gradimento dello studio e del professionista in uno specifico ambito di operatività. Consente anche di avere visibilità presso potenziali clienti attratti dalla visibilità che dello stesso viene data. Insomma il premio non deve essere mai motivo di vanto fine a se stesso ma, invece, uno stimolo ed uno strumento in più di client development», conclude. Roberta Crivellaro, managing partner di Withers in Italia ricorda che «lo studio ha ricevuto lo scorso 14 giugno il prestigioso premio Transatlantic Private Client Team of the Year. Il premio è stato assegnato per l’ operazione che ha coinvolto i professionisti sia italiani (Withers Studio Legale) che statunitensi (Withers Bergman Llp) su un solo importante cliente: in particolare l’ assistenza al gruppo Umana nell’ attività di restructuring di gruppo affinché si potesse costituire il primo Blind Trust per l’ ultimate beneficiary ovvero il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, che è stato così il primo politico italiano ad aver costituito un Blind Trust». Quali attività di scouting e follow up viene gestita dallo studio? «Lo studio per promuovere questa importante operazione ha fatto un’ intensa attività di media relations con la pubblicazione di un comunicato stampa, oltre a organizzazione di round table su temi di Wealth planning e successione patrimoniale rivolti sia a collaboratori dello studio che a contatti e clienti che operano nel settore. Inoltre sono state portate avanti attività di docenza in alcuni Master in gestione patrimoniale e wealth management. Poter esporre questo tipo di premio, oltre a quelli ricevuti a livello nazionale, contribuisce ad aumentare la reputazione dello studio sul mercato di riferimento. La condivisione sui social media ha permesso un’ esposizione e un incremento dell’ interesse non solo da parte del nostro target market, ma anche un’ affermazione in ambito istituzionale. La rilevanza che questi riconoscimenti hanno per lo studio e i professionisti nella relazione con clienti e istituzioni rilevanti è fondamentale. Questa tipologia di premi viene ovviamente sempre citata nelle presentazioni e pitch di studio», conclude. Altro studio molto premiato, anche con i suoi partner di maggior prestigio, è Gatti Pavesi Bianchi. In base agli ultimi premi attribuiti e alla lista dei professionisti che sono inseriti nelle classifiche delle due principali guide del settore, Chambers e Legal 500 lo studio è sicuramente oggi tra i primi 3-4 più prestigiosi studi italiani. «Per prassi, non facciamo davvero nulla per sollecitare candidature a questi premi» spiega Stefano Valerio, Managing Partner. «A dire il vero non c’ è una vera e propria valorizzazione di questi premi, nel senso che, nel solco di quell’ understatement che era stato di Carlo d’ Urso, l’ idea è che il premio sia il riconoscimento del settore per quanto fatto non uno strumento di promozione per quello che si dovrà fare. Quindi, a livello esterno non vedo particolari vantaggi competitivi. A livello interno, il premio può essere invece un utile elemento per motivare ancora di più i giovani, facendo comprendere loro di far parte di un team di successo», conclude. Infine, sempre riconoscimenti sono, da segnalare lo studio legale Portolano Cavallo, l’ unico studio legale selezionato tra i 15 luoghi di lavoro più innovativi d’ Italia. A decretarlo, l’ istituto Great Place to Work® Italia che ha comunicato i risultati della propria ricerca sui Best Workplaces Italia for Innovation che ha coinvolto 127 aziende ascoltando la voce oltre 109.000 collaboratori in Italia e nel mondo. Sempre nel 2018 lo studio legale Portolano Cavallo è stato premiato come Best firm in Italy e Best National firm for talent management, per il settimo e il sesto anno consecutivo, dall’ Euromoney Legal Media Group, nell’ ambito degli European Women in Business Law Awards’. Un riconoscimento all’ impegno dello studio nella costante promozione della diversità di genere e dell’ affermazione delle donne nella professione legale, nonché nella valorizzazione e la crescita interna dei talenti. © Riproduzione riservata.

L'articolo Rassegna Stampa del 20/08/2018 proviene da Editoria.tv.

Rassegna Stampa del 21/08/2018

$
0
0

Indice Articoli

Dazn studia le soluzioni tecniche per far vedere il gol quando è gol

Rispunta Cairo in campo con il fronte europeista

Il documentario di Renzi su Firenze non sarò piu diffuso da Mediaset

Dazn, un fuorigioco al debutto

Chessidice in viale dell’ Editoria

Tutto Dazn minuto per minuto

“Ma la radio è più romantica e non tradisce mai l’ ascoltatore”

«Rubare articoli sul web è reato ma tocca agli editori denunciare»

«Stiamo difendendo il diritto d’ autore» «Sarà, ma i furti ai giornali continuano»

Dazn studia le soluzioni tecniche per far vedere il gol quando è gol

Corriere della Sera
Daniele Sparisci
link

«Ma gli highlights li manda in onda History Channel?». Battute taglienti, come questa del conduttore tv Nicola Savino, hanno accompagnato il viaggio della serie A nel pianeta streaming. Migliaia di italiani hanno conosciuto il lato oscuro del «buffering», il ritardo nella trasmissione del segnale; altri sono stati ipnotizzati dal moto della rotellina aspettando di rivedere la diretta. C’ è chi riscopre il fascino della radio e chi sui social elargisce dritte che se non hai studiato al Politecnico è meglio lasciar perdere, ma fra un po’ nessuno avrà più voglia di scherzare. Per esempio in Rai, dove il sindacato Usigrai e il cdr di RaiSport hanno preso una dura posizione andando all’ attacco (anche della loro stessa azienda): «Vedere il calcio in tv ormai è un privilegio per pochi. Per i pochi che possono pagare costosi abbonamenti… Ormai gli interessi dei signori dei diritti tv e quelli del club stanno negando il calcio in tv al grande pubblico. I giornalisti Rai chiedono alle istituzioni un intervento nell’ interesse dei cittadini: gli affari non possono vincere sempre su tutto… Al nuovo vertice della Rai chiediamo di far sentire la propria voce e di tornare a essere protagonista nel settore: lo sport deve essere di tutti, per tutti». Sabato sera c’ è Napoli-Milan, gli occhi sono puntati sulla prima in rossonero di Higuain contro il suo vecchio amore. Ma soprattutto su Dazn, che trasmetterà in esclusiva il big match. Dopo un fine settimana da bollino rosso, il rischio di congestione sulle autostrade digitali che smistano il segnale a telefonini, tablet, pc e smartphone resta elevato. E le facce radiose di Diletta Leotta e Paolo Maldini non possono bastare a calmare il malcontento di quanti hanno visto spezzoni di partite e immagini sfocate. La Lega serie A, che ha venduto i diritti tv di tre incontri per ogni giornata al gruppo britannico, sta monitorando la situazione. Riceve aggiornamenti e rassicurazioni sulle misure messe in campo per evitare autogol come quello inaugurale in Lazio-Napoli. Quando un server, di dimensioni importanti dicono i ben informati, è collassato lasciando al buio migliaia di tifosi. Interventi straordinari hanno impedito che il guasto si ripetesse in Sassuolo-Inter, che avrebbe avuto numeri ancora più alti del match del giorno prima: i disservizi sono diminuiti ma non spariti. A conferma che non è soltanto un problema di traffico ma anche di carenze della banda larga italiana. Il guaio è che se decidi di entrare in un mercato dalle infrastrutture strette devi sapere anche come superare i colli di bottiglia. L’ impressione è che ci vorrà del tempo prima di sciogliere tutti i nodi. Quanto? La prossima settimana, dopo la seconda giornata di campionato, la Lega assieme all’ advisor Infront farà un bilancio. Da via Rosellini, che ieri ha raggiunto un accordo con Electronic Arts per l’ uso dei loghi nel videogame Fifa 2019, trapela attenzione ma non preoccupazione. Anche se il rodaggio potrebbe durare un mesetto. Guardacaso lo stesso periodo che Dazn ha offerto in omaggio ai suoi abbonati. Mentre anche la nuova app che consentirà ai clienti di Sky Q di vedere le partite di Dazn attraverso il decoder evitando il ping-pong con la smart tv attende la luce verde, si parla di settembre. Gli inglesi si aspettavano un avvio complesso e proprio per questo hanno martellato sulle promozioni. I numeri sono top secret, ma stime attendibili parlano di più di mezzo milione di iscritti con nuove richieste sull’ ordine delle migliaia al giorno. Risultati di molto superiori alle attese. Adesso viene il difficile: convincerli a restare quando scatterà il canone di 9,99 euro al mese e gestire l’ enorme mole di traffico. Un test per il calcio e per l’ Italia digitale. Anche perché la marcia indietro è praticamente impossibile: scenari estremi come la revoca delle licenze per ora non sono nemmeno contemplati. E anche soluzioni-ponte come la possibilità di mandare in onda le partite sul satellite appoggiandosi alla piattaforma Sky (già avviene in bar, hotel e ristoranti) appare un sentiero impercorribile per una società che ha fondato il suo business sulla rete. Sempre che la rete italiana non si trasformi in una trappola.

Rispunta Cairo in campo con il fronte europeista

Il Giornale
Pasquale Napolitano
link

Pasquale Napolitano Roma La tentazione c’ è. E il quadro politico in Italia, in fase di ricomposizione, potrebbe essere la spinta decisiva: Urbano Cairo (nella foto) non pare abbia accantonato l’ idea di una discesa in politica. Il numero uno del Toro e de La7, da un anno presidente di Rcs-Mediagroup, valuta pro e contro sulla scelta di mollare, momentaneamente, la vita da imprenditore e assumere la guida di un nuovo movimento politico. Il pressing sull’ imprenditore di origini piemontesi arriva da più parti: per ora Cairo frena e non sembra intenzionato a raccogliere l’ invito di chi lo vorrebbe alla testa di una forza centrista, liberale ed europeista. Valuta con attenzione l’ ipotesi di spostare i propri interessi dal campo dell’ editoria alla politica. Ieri, in un’ intervista a La Verità, Luca Ricolfi, docente di analisi dei dati all’ Università di Torino e responsabile scientifico della Fondazione Davide Hume, ha tratteggiato l’ identikit del possibile leader di un movimento che riunisca i moderati e collochi l’ Italia saldamente in Europa: identikit che corrisponde al profilo del patron del Torino. In passato il nome di Cairo è stato accostato al mondo dei Cinque stelle, ma il presidente di Rcs-Mediagroup ha negato di aver simpatie per i grillini. Oggi, rispetto a un anno fa, il quadro politico è in fase di evoluzione: in autunno si terranno le elezioni regionali in Basilicata, Trentino Alto Adige e Abruzzo. La Lega potrebbe decidere di rompere il centrodestra e lanciarsi tra le braccia del M5s, riproponendo il blocco sovranista, ora alla guida del Paese. In casa Pd, Matteo Renzi sta valutando l’ idea di sganciarsi dalla sinistra e dare vita a un movimento autonomo che guarderebbe ai moderati del centrodestra. Un cartello politico centrista ed europeista che avrebbe bisogno di una nuova leadership. E Cairo diventerebbe una opzione. L’ imprenditore sarebbe, in uno scenario del genere, chiamato a guidare il fronte europeista. Il patron de La7 nega l’ ipotesi che lo vorrebbe in campo già dalle elezioni Europee. Ma alcuni indizi confermano l’ interessamento alla prospettiva di impegno politico: a maggio di un anno fa, Cairo è stato tra i pochi invitati alla cena a Milano durante la visita dell’ ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama.

Il documentario di Renzi su Firenze non sarò piu diffuso da Mediaset

Italia Oggi
MARCO ANTONELLIS
link

Volete incontrare Matteo Renzi nei prossimi giorni? Bene, segnatevi data e orario perché così potrete essere diretti testimoni dell’ inizio della sua nuova vita, quella di conduttore e presentatore tv, del famoso politico toscano che qualcuno definì, nei momenti d’ oro e con un eccesso di piaggeria, un novello Machiavelli. Le riprese cominceranno il prossimo 21 agosto, ma se volete incontrarlo, dovrete andare in piazza del Duomo a partire dalle 18. Le riprese dureranno tutta la notte fino all’ alba del mattino seguente. Si è appreso che la piazza non verrà chiusa al pubblico (eccetto quando voleranno i droni) per cui sarà possibile vedere all’ opera l’ ex segretario Pd. Il giorno dopo (il 22 cioè) lo troverete impegnato con i ciak a Palazzo Medici, sempre dopo le 18. Idem per il 23 ma stavolta il neo conduttore tv sarà impegnato a Palazzo Vecchio. Ma c’ è di più perché probabilmente il documentario «Matteo Renzi che racconta Firenze» sarà, almeno all’ inizio, solo all’ estero anche perché Mediaset non è più disposta a trasmetterlo sui suoi canali ed è impossibile che le reti Rai si aprano al contributo televisivo di un ex presidente del consiglio che, per di più, è notoriamente in corsa per diventarlo ancora. Non più Italia, dunque, non più Mediaset, come invece si era pensato in un primo momento, fino a quando cioè le tv di Berlusconi avevano dato la propria disponibilità. Disponibilità tolta poi repentinamente e senza dare troppe spiegazioni. Ma fare colpo sugli stranieri raccontando una tra le città italiane più belle e affascinanti al mondo è come segnare un rigore a porta vuota. E chissà che non passi proprio da qui anche il rilancio dell’ immagine di Matteo Renzi. Un’ immagine «bruciata» in patria ma che potrebbe essere ancora buona all’ estero per ottenere qualche prestigioso incarico internazionale. Gli appoggi che contano non mancano: dai Democratici americani al Presidente francese Macron per le questioni europee, Renzi pare poter muovere ancora pedine che contano. Insomma, mentre al borsino della finanza internazionale danno quasi per acquisita una revisione del giudizio sul Belpaese da parte delle tre grandi sorelle del rating Fitch, Moody’ s (che ha già messo l’ Italia sotto osservazione) e S&P, cosa che avverrà tra poco più di una dozzina di giorni, l’ ex leader Pd non perde tempo e comincia a raccontare Firenze e l’ Italia a modo suo. Per la politica, soprattutto se le cose dovessero andare come spera, c’ è sempre tempo. © Riproduzione riservata.

Dazn, un fuorigioco al debutto

Italia Oggi
ANDREA SECCHI
link

Chessidice in viale dell’ Editoria

Italia Oggi

link

Sky Italia pronta a far fuori Asia Argento da X Factor. Le rivelazioni del New York Times sulle accuse di molestie sessuali contro Asia Argento potrebbero costare all’ attrice il posto di giudice della prossima edizione di X Factor su Sky. Secondo il quotidiano Usa, infatti, l’ attrice italiana avrebbe versato 380 mila dollari a Jimmy Bennett, attore e musicista rock americano, che sostiene di essere rimasto vittima di «un’ aggressione sessuale» da parte della Argento quando aveva 17 anni. Per Sky Italia «se quanto scrive oggi (ieri, ndr) il New York Times fosse confermato, questa vicenda sarebbe del tutto incompatibile con i principi etici e i valori di Sky e dunque, in pieno accordo con FremantleMedia, non potremmo che prenderne atto e interrompere la collaborazione con Asia Argento». La media company guidata da Andrea Zappia ha inoltre ribadito «che Sky Italia e FremantleMedia non hanno scelto Asia Argento come giudice di X Factor Italia per il suo impegno nella campagna #Metoo né per le sue posizioni personali, bensì, come è sempre avvenuto per i giudici di X Factor Italia, per le sue competenze musicali e le sue capacità di gestire un ruolo televisivo in un programma di questo tipo». La Festa del Fatto Quotidiano. Si terrà dal 30 agosto al 2 settembre a Marina di Pietrasanta (Lucca) «Versiliana 2018», la Festa del Fatto Quotidiano organizzata dalla società Editoriale il Fatto. Arrivata alla nona edizione, l’ evento richiama ogni anno migliaia di persone in Versilia, per quattro giorni di musica, incontri e spettacoli. La festa sarà anche un’ occasione per incontrare il management e i principali azionisti della società editoriale che recentemente ha avviato il processo di quotazione sul mercato Aim Italia di Borsa Italiana. Infinity, a settembre nuovi film e serie tv. La piattaforma tv in streaming riparte a settembre con una selezioni di nuovi titoli tra cinema e serie tv. In particolare, dal 21 al 27 settembre arriva su Infinity Premiere Ready Player One, l’ ultimo film di Steven Spielberg che omaggia la cinematografia e la cultura pop, in particolare degli anni ’80 e ’90. L’ uomo di Neve, basato sull’ omonimo romanzo di Jo Nesbø sarà invece in onda il 7 settembre: protagonista del film è Michael Fassbender nei panni di un poliziotto della omicidi, celebre per risolvere casi impossibili. Dal 17 settembre sarà in programmazione Conspiracy – La cospirazione, un thriller con Al Pacino e Anthony Hopkins. Dal 23 settembre sarà disponibile Trolls, il film d’ animazione candidato agli Oscar e ai Golden Globe, mentre il giorno dopo sarà la volta di Fast and Furious 8. Dal 29 settembre sarà in onda Indivisibili, il film di Edoardo De Angelis che si è aggiudicato 6 David di Donatello ed è stato presentato alla Mostra del cinema di Venezia e al Toronto International Film Festival. Per quanto riguarda le serie tv, il cofanetto della seconda stagione di Wrecked arriverà dal 3 settembre su Infinity, andandosi ad aggiungere alla prima stagione già disponibile, mentre dal 14 settembre partirà la quarta stagione di The Flash. Dal 4 settembre sarà trasmesso un episodio a settimana di Deception, dall’ 8 settembre uno di Rise e dal 26 settembre uno della quinta stagione di 100. Mondadori compra azioni proprie. Arnoldo Mondadori Editore ha acquistato sul Mercato Telematico Azionario, nel periodo tra il 13 e il 17 agosto 2018, 14.000 azioni ordinarie (pari allo 0,005% del capitale sociale) al prezzo unitario medio di 1,3569 euro per un controvalore complessivo di 18.996,65 euro. Le operazioni sono state realizzate nell’ ambito dell’ autorizzazione all’ acquisto di azioni proprie deliberata dall’ assemblea degli azionisti del 24 aprile 2018. La società detiene 1.085.000 azioni proprie pari allo 0,415% del capitale sociale.

Tutto Dazn minuto per minuto

La Stampa
BENIAMINO PAGLIARO
link

Dopo essersi infine rassegnati al concetto che «rigore è quando arbitro fischia», sia pure con l’ eccezione della moviola in campo, gli italiani sono di fronte a un nuovo inquietante interrogativo: quando, esattamente, l’ arbitro avrebbe fischiato? Quel «quando» dipende dal momento in cui l’ azione ci ha raggiunto, sul divano di casa, in riva al mare, o in ufficio anche di sera. Da tre giorni il pezzo di Paese che proprio non ne vuol sapere di rinunciare al pallone dibatte, si arrabbia e un po’ scherza sull’ arrivo di Dazn nel calcio italiano. Le prime tre partite dell’ era digital-first della Serie A sono state un banco di prova impegnativo per il servizio che offre i match direttamente su Internet con un abbonamento mensile. La società non ha diffuso numeri precisi e ci si deve dunque affidare a testimonianze dirette riportate di migliaia di utenti, che hanno riscontrato problemi di trasmissione significativi come l’ interruzione del flusso video, la ripetizione di alcuni secondi di partita, o la bassa definizione dell’ immagine. Gli spettatori Solo Dazn, effettivamente, può conoscere i numeri e sostiene che «alcuni utenti, una piccola parte delle centinaia di migliaia di spettatori, ha registrato delle interruzioni», ma il problema «è stato risolto». Le ragioni del blocco possono essere molteplici, e potrebbero dipendere dalla potenza di trasmissione di Dazn, dai nodi di interscambio o dalla velocità della banda nell’ ultimo miglio. Anche se i problemi saranno risolti già dalle prossime giornate, la tecnologia di trasmissione è diversa da quella satellitare, che di fatto riceve un segnale dal cielo e lo riproduce. È possibile che ci dovremo abituare, insomma, alla fine della simultaneità perfetta del calcio, a cui siamo affezionati da quando siamo nati. Cos’ era, del resto, il classico intervento «da un altro campo» sulle nostre autoradio, se non la dimostrazione che questo Paese è in effetti uno, unito? Nello stesso preciso istante, sia pure a chilometri di distanza, esultavamo per un rigore concesso da Collina alla Favorita di Palermo o un salvataggio di Pagliuca a San Siro. Ecco, non ci siamo fatti mancare la nota nostalgica. In realtà già da anni ci eravamo abituati al lusso di Diretta Gol , evoluzione di Tutto il calcio minuto per minuto con l’ aggiunta dell’ immagine. Sono proprio i diritti tv, benedetti quando consentono ai club di acquistare un giocatore e maledetti quando ci disturbano nelle abitudini, ad aver guidato la Lega di Serie A a una gara diversa dal passato. Se dunque non potremo svegliarci oggi, anime belle, a lamentare il dominio del denaro sul pallone, rimane però un dubbio legittimo: quanto deve essere complicato vedere le partite, tutte, e dall’ inizio alla fine, per il povero tifoso? Gli abbonamenti La speranza futura chiama in causa maggiore concorrenza e in teoria una migliore offerta per i tifosi. È proprio dai numeri degli abbonamenti, del resto, che si potrà giudicare l’ impresa di Dazn con il passare dei mesi. Ma non ci sarà, almeno con questi diritti, una vera competizione Sky-Dazn. Piuttosto una santa alleanza, nonostante tutto: gli abbonati di Sky scuciranno altri sessanta euro per le partite mancanti, e forse Dazn costruirà la base di fedelissimi nei campi della Serie B di cui ha l’ esclusiva. Secondo quanto risulta a La Stampa , il proprietario dei diritti, la Lega di Serie A, è stata rassicurata da Dazn. La situazione viene tenuta sotto controllo, e c’ è fiducia che i problemi saranno superati. La trasformazione L’ arrivo di Dazn in Italia fotografa in realtà un cambiamento che è già avvenuto. Milioni di italiani fruiscono da anni di contenuti culturali e sportivi lontani dalle gabbie temporali della tv lineare, così come lavorano da casa, fanno acquisti online e la spesa al supermercato alle undici di sera. Facebook ha in Italia 30 milioni di utenti attivi, Netflix non diffonde numeri ma le stime dicono che avrebbe superato il milione di abbonati paganti. Facebook ha (solo) 14 anni, Netflix ha lanciato lo streaming nel 2007. Mentre il mondo faceva i conti con la crisi finanziaria, i cittadini del mondo acquistavano telefoni sempre più potenti. Così anche se in Italia non pensavamo troppo alla banda larga, che è un’ infrastruttura e come un ponte va costruita, richiede denaro e pazienza, gli italiani sono arrivati online. Gran parte dell’ economia globale attraversa una delicata rincorsa verso l’ epoca digitale. Al termine della quale, c’ è da sperare, riconquisteremo almeno la simultaneità del gol. (Hanno collaborato Guglielmo Buccheri e Tiziana Cairati) BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.

“Ma la radio è più romantica e non tradisce mai l’ ascoltatore”

La Stampa
GUGLIELMO BUCCHERI
link

C’ era quando, nel ’60, Radio Rai accese Tutto il calcio minuto per minuto . E c’ è stato, fra l’ altro, per ben otto edizioni dei Mondiali, dal ’70 in Messico al ’98 in Francia. Ezio Luzzi riceveva e dava la linea, senza strappi, sempre seguendo tempi e scalette. Tablet, smartphone, pc: il nuovo calcio le piace? «A dire la verità non ho ancora ben capito come ci si deve districare sui nuovi dispositivi. E poi, mi scusi, la radiolina dove la mettiamo?». Un mondo che non tramonta mai, anzi. «Un mondo, direi, che non tradisce mai. Stiamo vivendo dentro a un grande paradosso: più la tecnologia va avanti, più si torna indietro». Il calcio alla radio è il racconto della storia del nostro Paese. «Alla radio si sogna e immagina. E il bello è che, alla radio, si stanno avvicinando anche i giovani: lo trovo un modo romantico per vivere il gioco più bello del mondo». Tv accesa e voce dei radiocronisti: si fa anche così. «Spesso è così». Ricorda il suo debutto? «Le sto parlando dal mio studio e davanti a me ho la fotografia insieme ad Ameri, Ciotti, Provenzali e i colleghi di una volta. Ricordi intramontabili». Ricevevate la linea per ridarla dopo interventi costruiti da scalette ben definite. «E, visti i tempi, mi verrebbe da dire senza che saltasse mai il collegamento. Alla radio ci si avvicinava abbandonandosi al racconto del radiocronista». Tutto il calcio minuto per minuto ha segnato il confine. «Si cominciava tutti allo stesso orario: il calcio d’ inizio era diventato un rito». Ora c’ è lo «spezzatino». «Ma Tutto il calcio non finirà mai». Torniamo indietro. Si abituerà a guardare le partite sui tablet, gli smartphone o i pc? «Non è una questione di abitudine o altro. Io dico solo che la radio è magia. Una magia che non smetterà mai di produrre i suoi effetti: per strada mi fermano ragazzi che mi conoscono per i racconti dei padri». Ci può essere un modo diverso di vivere le partite anche per radio? «Ognuno già la vive a modo suo. La radio ti lascia libero, più libero della tv». Sa come si pronuncia Dazn? «No. Mi sto sforzando di trovare la pronuncia esatta: imparerò». Ameri, Ciotti. E gli altri… «Nessuno di noi urlava. Nessuno di noi cercava di fare il personaggio: eravamo al servizio del pubblico di radioascoltatori. Semplicemente questo: che bella la radio». BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.

«Rubare articoli sul web è reato ma tocca agli editori denunciare»

Libero
ELISA CALESSI
link

«Quel canale lo conosco. Ed è illegale. Per chiuderlo serve una denuncia da parte degli editori. Dopo di che, pensare che questo risolva il problema, purtroppo è una illusione». Vito Crimi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, con delega all’ editoria, conosce bene la vicenda sollevata dal direttore di Libero, Vittorio Feltri: su Telegram, un’ applicazione di messaggistica simile a Whatsapp, esiste un canale che distribuisce ogni giorno a migliaia di persone i giornali in modo gratuito, creando un danno economico ai quotidiani. Sapeva che esisteva? «Sì, l’ ho scoperto circa un mese fa. Mi è stato raccontato dalla Fieg (la Federazione italiana editori giornali, n.d.r.) e sono andato a verificare. Riffeser (il presidente della Fieg, n.d.r.) ha dichiarato che la Fieg si sarebbe mossa per contrastare questo fenomeno e altri del genere che violano la legge. Peraltro è una vicenda su cui vanno chiariti molti elementi». Per esempio? «Quale è l’ obiettivo di questa iniziativa? Perché qualcuno ogni giorno mette online tutti i quotidiani? È evidente che c’ è dietro una professionalità». Lei che idea si è fatto? «In generale questi strumenti servono a fidelizzare migliaia di utenti, alle quali poi veicolo un certo tipo di contenuti». Intanto diminuiscono i contributi per i giornali. Ma se poi vengono diffusi senza pagare, come fa un giornale a resistere? «Il legislatore non può fare nulla, sono gli editori che devono muoversi. Però mi chiedo: i contributi che i giornali hanno ricevuto, come sono stati utilizzati? Gli editori li hanno usati per investire, per cambiare e adeguarsi al futuro o solo per ripianare i conti?». Ma il legislatore cosa fa? Il governo? «Stiamo parlando di una iniziativa che è già illegale. Esiste già una legge che punisce penalmente e civilmente la diffusione di contenuti coperti dal diritto di autore». E allora perché quel canale è ancora aperto? «Devono essere gli editori sporgere denuncia. Tutto ciò che riguarda la tutela del diritto di autore può essere perseguito solo nel momento in cui i titolari del diritto denunciano». Ma chi si scarica i giornali in quel modo è perseguibile? «Questo è più complicato. Il singolo utente non può sapere se chi sta diffondendo i giornali gratis ha un accordo con tutti gli editori. Non potendolo sapere, non si può denunciare. Mentre devono essere gli editori a denunciare. Detto questo, non illudiamoci che la denuncia risolvi il problema». In che senso? «Ogni qual volta cerchiamo di regolamentare in maniera restrittiva l’ utilizzo online di contenuti coperti dal copyright, questa modalità si trasforma. La direttiva Ue che interveniva su questo, è diventata inutile. Pensiamo alla battaglia che fu fatta contro i blog, perché si riteneva facessero informazione al pari di un giornale. Mentre si facevano leggi contro i blog, nascevano i social che facevano lo stesso. Oggi è uguale: si fa guerra contro Google e gli altri, e intanto partono servizi di istantanea messaggistica che fanno peggio». È una guerra persa? «No. Gli editori devono denunciare. Dopo di che devono comprendere le potenzialità della Rete e utilizzarla a proprio favore. Bisogna cambiare approccio, per esempio fornendo contenuti a basso costo, singoli articoli riservati all’ online». Ma l’ online non copre i costi di un giornale. «Sì, ma quanti lettori che fruiscono di contenuti online comprerebbero un giornale cartaceo? È la stessa cosa con il cinema. Anni fa tanti scaricavano i film illegalmente. Il fenomeno è calato grazie all’ accessibilità a basso costo di contenuti video. Oggi con un euro scarichi un film per 24 ore. Per cui non conviene più farlo illegalmente. Questa è la scommessa». riproduzione riservata Il sottosegretario con delega all’ editoria Vito Crimi. In alto, Libero di ieri con l’ articolo di Vittorio Feltri

«Stiamo difendendo il diritto d’ autore» «Sarà, ma i furti ai giornali continuano»

Libero

link

Caro direttore, ho letto il tuo articolo con sorpresa non tanto per i toni utilizzati, tipici del personaggio, quanto per l’ evidente non conoscenza delle azioni messe in campo dagli editori italiani, e tra questi anche dal Suo editore, attraverso la Fieg. A dieci giorni dal mio insediamento alla presidenza della Federazione Editori Giornali la Fieg ha avviato un’ azione contro Telegram, attraverso la segnalazione di una decina (e non di un solo canale come ti hanno segnalato) di canali e bot su cui quotidianamente vengono condivisi contenuti editoriali protetti in via non autorizzata. Tra le aziende associate che hanno conferito specifico mandato all’ azione c’ è anche la società che edita Libero. È di fondamentale importanza ribadire la necessità che il copyright sia tutelato in tutto l’ ambiente digitale: poiché solo una efficace protezione del contenuto editoriale e l’ applicazione di regole chiare, in condizioni di effettiva concorrenza, possono garantire una informazione di qualità. Per questo motivo, ho individuato 4 linee d’ azione prioritarie per la Fieg, che vanno dal pieno riconoscimento della proprietà intellettuale, anche on-line, in ambito sia nazionale sia europeo al contrasto ad ogni utilizzo non remunerato del prodotto, anche sulle piattaforme digitali “chiuse”, come già avviato con Telegram e proseguendo con gli altri social; dalla limitazione di ogni forma indebita di utilizzo gratuito dei prodotti editoriali, nel rispetto dei diritti di cronaca e di critica ma anche delle regole di concorrenza, alla promozione di specifiche azioni di prevenzione e contrasto delle violazioni dei diritti di proprietà industriale e intellettuale, attraverso forme di collaborazione e di cooperazione rafforzata, come già rispettivamente attivate con l’ Agcom e la Guardia di finanza. Libertà di stampa e pluralismo sono possibili solo con imprese editrici autonome ed economicamente sane, che operino in un contesto di regole di mercato. Rafforzare l’ effettività della tutela del diritto d’ autore in Internet rispetto ai molteplici fenomeni di sfruttamento parassitario dei contenuti editoriali significa rafforzare le imprese stesse, la loro economicità e la loro capacità di sviluppare e sperimentare nuove forme di comunicazione multimediale. ANDREA RIFFESER MONTI, presidente Fieg Il presidente della Fieg, Andrea Riffeser Monti, risponde educatamente al mio articolo di ieri riguardante Telegram, nel quale ponevo in evidenza il fatto increscioso che il portale rendesse pubblico, gratuitamente, il contenuto di ogni quotidiano italiano. Cosa che a me sembra assurda, visto che i giornalisti delle redazioni scrivono per i loro editori, cui pertanto spetta il diritto di riscuotere i diritti d’ autore. Riffeser, nella sostanza, mi dà ragione, tuttavia sostiene che la Federazione che presiede in realtà si sta dando da fare per porre fine agli abusi. Quindi non è vero che i padroni siano più stupidi dei pennaioli che vengono sfruttati dai maghi di internet. A giudicare dai risultati non mi sembra che ciò sia vero, dato che i furti dei nostri testi continuano ad essere impuniti. Io non ce l’ ho con nessuno, mi attengo ai dati di fatto, che sono quelli da me esposti. I furti continuano e noi pennini, così come gli editori, non becchiamo un soldo e i fogli in edicola non vanno bene in quanto vanno benissimo – sottolineo gratis – sui siti telematici. I politici se ne fregano e ci riducono alla fame col consenso delle aziende giornalistiche. Cari editori, è inutile concionare. Bisogna agire a livello di categoria. Altrimenti andremo in malora. Caro Riffeser, personalmente mi fido di lei. Abbiamo lavorato insieme e conosco le sue capacità. Spero che lei riesca a scuotere i suoi colleghi e a costringerli a mobilitarsi in blocco per superare questa fase in cui siamo tutti danneggiati. Coraggio presidente, le siamo tutti vicini. V.F. Andrea Riffeser Monti

L'articolo Rassegna Stampa del 21/08/2018 proviene da Editoria.tv.

Rassegna Stampa del 22/08/2018

$
0
0

Indice Articoli

Giorgetti parla di tv: panico a casa Mediaset (e non solo)

Giornalismo economico, c’ è un problema

Sole 24 Ore, la Consob contesta i bilanci fino al 2017

Dalle autostrade alle Tlc: 35mila concessioni nel mirino del governo

Dazn e Tim, via alla trattativa per superare i «buchi» streaming

Entro il 2010 dovevano scomparire i giornali

Reality, il forziere di Canale 5

Chessidice in viale dell’ Editoria

Giorgetti parla di tv: panico a casa Mediaset (e non solo)

Il Fatto Quotidiano
Carlo Tecce
link

Con la questione Viale Mazzini irrisolta – dopo la bocciatura in Vigilanza Rai del presidente designato Marcello Foa organizzata da Forza Italia col supporto del Partito democratico – il patron di Mediaset, più che il politico, Silvio Berlusconi avrà ascoltato con apprensione le parole di Giancarlo Giorgetti, sottosegretario leghista a palazzo Chigi: “Le concessioni statali vanno revisionate, dalle televisioni ai telefonini”. Cosa vuol dire? Dal punto di vista lessicale, le concessioni per le televisioni non esistono più: si chiamano “diritti d’ uso delle frequenze statali”. Alla fine della transizione dall’ analogico al digitale, Mediaset & C. si sono ritrovate con dei pacchetti di frequenze (multiplex) assegnati per vent’ anni e la moltiplicazione dei canali. Il Biscione e la pubblica Rai per trasmettere sull’ intero territorio nazionale – ogni anno e fino a quattro anni fa – dovevano pagare l’ 1 per cento del fatturato. Mediaset e Viale Mazzini assieme spendevano circa 55 milioni di euro. Non una cifra eccessiva. Nel 2012, però, il governo di Mario Monti – su indicazione dell’ Unione europea e con sollievo delle aziende di Berlusconi – ha imposto all’ Autorità di garanzia per le comunicazioni di elaborare un nuovo modello a parità di gettito per tassare non più i produttori di contenuti, ma soltanto gli operatori di rete. La parità di gettito in favore dell’ erario non si è verificata, ma nel 2014 l’ Agcom ha deliberato uno sconto milionario per Mediaset e Rai e una mazzata per Persidera (Telecom e Gruppo Espresso) e per le piccole società. Com’ è finita? Non è mai finita. Il governo renziano ha bloccato la pratica dopo una lunga diatriba e ordinato – in maniera provvisoria e pilatesca – di versare un “acconto”, più o meno 1,5 milioni di euro per ciascun multiplex: Viale Mazzini, Persidera e Mediaset ne possiedono cinque a testa. Per alcuni, era il paradigma Urbano Cairo. Nel 2014, infatti, il proprietario di La7 ha partecipato all’ asta per gli ultimi multiplex rimasti liberi e ne ha conquistato uno per 31 milioni di euro: spalmata su vent’ anni, dunque, Cairo paga una tassa di 1,5 milioni. Rai, Mediaset, Persidera e i piccoli hanno le concessioni blindate fino al 2032, Cairo Communication addirittura al 2034: a cosa si riferisce Giorgetti? Forse a un imminente appuntamento, all’ asta che si terrà in autunno sulla “banda 700”: le televisioni liberano frequenze per consentire a Telecom, Vodafone e via elencando di sviluppare le connessioni internet veloci e poi – nel 2022 – passeranno dall’ attuale digitale terrestre (dvbt) a una seconda generazione (dvbt2). I multiplex nazionali scendono da 20 a 10, quelli locali da 18 a 5: Mediaset & C. subiranno una diminuzione della quantità delle frequenze, ma non sarà intaccata la capacità di trasmissione, anzi ne sarà migliorata la qualità con immagini in 4 k. Questa è l’ occasione per riformulare le tariffe sulle concessioni, pardon sul diritto d’ uso e anche un messaggio per chi pensa – vedi Autostrade per l’ Italia – che la gestione privata di un bene pubblico, sancita da un contratto, sia irrevocabile.

Giornalismo economico, c’ è un problema

Il Fatto Quotidiano
Stefano Feltri
link

Due recenti vicende hanno reso palese un problema del giornalismo economico italiano e dunque del dibattito pubblico: la morte di Sergio Marchionne e il caso Autostrade. Marchionne è stato beatificato in un modo che neanche lui avrebbe apprezzato. Nessuna sfumatura critica nelle celebrazioni, nessuna distinzione tra i profitti degli azionisti di Fiat e gli impatti sul Paese. E poi le Autostrade: gli stessi giornali, piccoli e grandi, che in passato invocavano mercato, liberalizzazioni e privatizzazioni oggi difendono il diritto della famiglia Benetton di accumulare rendite miliardarie a spese dei contribuenti. Come se lo stato di diritto e la democrazia stessa dipendessero dalla tutela di privilegi ottenuti grazie a leggi su misura, conflitti di interesse (Gian Maria Gros Pietro vende Autostrade ai Benetton dall’ Iri e poi va a presiedere Autostrade) e presidio degli asfittici salotti buoni della finanza (e dei giornali). Lo status quo del settore autostradale, così come quello dell’ energia e di molti altri settori regolati, è contestabile a prescindere dalle tragedie. Ma le stesse testate e gli stessi editorialisti che sono prontissimi a pretendere l’ applicazione della direttiva Bolkestein (gare obbligatorie) per ambulanti e balneari, si profondono in untuosi distinguo quando si tratta dei potenti concessionari autostradali o dei grandi gruppi dell’ energia, di cui si evita addirittura di parlare. Non è sempre stato così. Anche in un Paese di editori impuri con mille interessi da presidiare, ci sono sempre state voci forti, anche nei giornali dell’ establishment, che difendevano le ragioni del mercato contro la rendita parassitaria. Quelle voci ora sono spente o laterali. Questo non è soltanto deprimente, ma è un pericolo per la categoria e per i lettori, privati di strumenti di comprensione. Dopo il crollo di Genova grandi giornali e tg sono sembrati gli ultimi difensori di un sistema che elettori e lettori stanno cercando in ogni modo di abbattere.

Sole 24 Ore, la Consob contesta i bilanci fino al 2017

Il Fatto Quotidiano
Lorenzo Bagnoli
link

La Consob, l’ autorità di vigilanza sulla Borsa, contesta al Sole 24 Ore i bilanci del 2015, 2016 e 2017. Lo rende noto la stessa azienda con uno stringato comunicato stampa diffuso il 13 agosto. Il procedimento dell’ autorità di vigilanza “riguarda la rilevazione da parte di Consob di alcune criticità in relazione alle valutazioni effettuate in occasione del bilancio 2015 e, conseguentemente, nella successiva modalità di rilevazione di alcune correlate svalutazioni nel bilancio consolidato 2016 nonché, per effetto di quanto precede, nei dati comparativi 2016 presentati nel bilancio consolidato al 31 dicembre 2017”. Come sempre, alla società ora è data la possibilità di integrare con nuove informazioni. Finora sembrava che il procedimento della Consob dovesse riguardare i bilanci che Gabriele Del Torchio, ex amministratore delegato del Sole 24 Ore, aveva cominciato a revisionare prima della sua sostituzione nel novembre 2016. Si tratta delle relazioni finanziarie che vanno dal 2012 al 2015. Durante la semestrale del 2016, Del Torchio rivela una perdita netta di quasi 50 milioni di euro (per la quale serviva una nuova ricapitalizzazione del giornale), evento che ha innescato all’ interno del gruppo editoriale una crisi ancora lontana dalla conclusione. A ottobre di quell’ anno, però, il rapporto tra l’ ad del gruppo e l’ allora presidente di Confindustria Giorgio Squinzi si è incrinato, fino alla rottura. Da quel momento in poi non si è più messo mano ai bilanci passati del Gruppo 24 Ore. Per altro va ricordato che la caduta libera dei conti del Sole non è cominciata nel 2012 ma già dopo la quotazione, avvenuta il 6 dicembre 2007. Non che oggi la situazione sia più rosea. Il giornale di Confindustria ha chiuso i bilanci degli ultimi tre anni con molta fatica: nel 2015 la perdita netta era di 21,2 milioni, nel 2016 era di 96,2 milioni di euro e nel 2017 – dati al 30 giugno – era di 45,5 milioni. Nella nota di sintesi del 27 ottobre 2017 si leggevano alcune preoccupazioni, in particolare in merito a nuove svalutazioni da aggiungere: il patrimonio netto nel 2016 è “al valore negativo di euro 11,7 milioni”. Il risultato è stato ottenuto dopo che l’ impairment test (il procedimento di verifica delle perdite) “ha condotto ad effettuare svalutazioni su alcune poste per euro 18,9 milioni”. La nota di sintesi però riporta come causa del rosso la “contrazione del mercato pubblicitario, la cui flessione dipende principalmente dall’ andamento negativo della stampa (con una contrazione sia dei quotidiani sia dei periodici) e di Internet”. Nulla a che vedere con i problemi giudiziari legati al quotidiano di via Monterosa. Ora l’ ultimo passaggio sta alla procura di Milano, dalla quale ci si aspetta a breve l’ avviso di chiusura delle indagini per decidere o meno chi mandare a processo. A marzo 2017 sono stati iscritti in dieci nel registro degli indagati. Per false comunicazioni compaiono tra i nomi eccelli quelli dell’ ex direttore del giornale Roberto Napoletano, l’ ex presidente del gruppo Benito Benedini e l’ ex ad Donatella Treu, mentre per appropriazione indebita ci sono l’ ex parlamentare Stefano Quintarelli (al Sole come direttore dell’ area digitale) e l’ ex direttore finanziario del gruppo Massimo Arioli. Tra gli esposti recapitati alla Procura milanese nel 2016 ce n’ era stato anche uno presentato da Adusbef in cui si ipotizzava il falso in bilancio.

Dalle autostrade alle Tlc: 35mila concessioni nel mirino del governo

Il Sole 24 Ore
Giuseppe Latour Manuela Perrone
link

«Incassare risorse e difendere gli interessi dei cittadini». Dal governo sintetizzano così l’ obiettivo della revisione delle concessioni pubbliche avviata dopo il disastro di Genova. Un’ impresa ambiziosa – quelle attive sono 35mila, i soli contratti prossimi a scadenza valgono 1,4 miliardi di canoni annui – e nient’ affatto nuova. Il Programma nazionale di riforma contenuto nel Def 2017 del governo Gentiloni lanciava la riforma delle concessioni proprio con il target di «valorizzare le entrate per la Finanza pubblica e la concorrenza». Ma il piano è rimasto lettera morta. Sopravvive la premessa, identica nonostante il cambio di maggioranza: la convinzione di un rapporto squilibrato tra i canoni e i profitti, a vantaggio dei privati. Il progetto dell’ esecutivo Conte è alle battute iniziali: non ce n’ è traccia nel contratto di governo, è andato prendendo forma dopo il crollo del ponte Morandi. Con una sorta di cabina di regìa a Palazzo Chigi, in prima linea i sottosegretari Giancarlo Giorgetti (Lega) e Stefano Buffagni (M5S), affiancati dai ministeri coinvolti, in primis Infrastrutture, Mise e Mef. Imprescindibile il confronto con regioni ed enti locali. Sulla scia del percorso già avviato su strade, dighe e impianti idroelettrici, si parte da una «ricognizione» delle concessioni in scadenza o scadute nei settori indicati da Giorgetti: acque minerali, “sorvegliate speciali”, idrocarburi, frequenze per tv e telefonia. Nessun riferimento a spiagge né ambulanti, che insieme valgono 850 milioni (750 per i comuni) di quegli 1,4 miliardi. Non è un caso. Il governo ha deciso di accantonare i dossier, complice la storica sensibilità della Lega alle ragioni dei balneari e del M5S a quelle degli ambulanti, messe in pericolo dalla Bolkestein. Qui il contratto di governo è chiaro: «Ci impegneremo nel superamento degli effetti pregiudizievoli per gli interessi nazionali derivanti dalla direttiva Bolkestein». Sugli altri ambiti invece l’ esecutivo vuole andare avanti. Finita la ricognizione, deciderà caso per caso: dall’ aggiornamento di canoni e condizioni al non rinnovo a scadenza. Senza escludere il rientro del pubblico quando ci siano competenze e strutture. Vale per le dighe in Valtellina, indicate da Giorgetti, come per le autostrade. Sempre che le vedute di M5S e Lega coincidano. In linea teorica, allora, il governo potrebbe mettere le mani in un universo variegato. Perché le concessioni sono utilizzate sia a livello statale che locale. E perché coinvolgono, con una strumentazione simile, comparti con assetti totalmente differenziati: gestori di grandi infrastrutture come autostrade e aeroporti, terminalisti portuali che operano con passeggeri o merci, mercati comunali per gli ambulanti, concessioni nel settore delle dighe e in quello di energia, acqua e rifiuti ma anche sale bingo, slot e scommesse. Le autostrade A parte il caso di Autostrade per l’ Italia, per la quale il Mit ha avviato la procedura di decadenza, nel settore gli effetti della nuova politica del Governo resteranno poco percepibili ancora per anni: non di rado, la scadenza delle concessioni è tanto lontana da non far escludere che nel frattempo le regole saranno ulteriormente cambiate. Per esempio, la concessione della Sitaf (Torino-Bardonecchia) scade a fine 2050, quella della Sat (Livorno-Civitavecchia, incompleta) nel 2046, quella della Aspi nel 2042 (almeno in teoria) e quella della Tangenziale di Napoli nel 2037. Ma a quel punto le novità saranno doppie: le nuove concessioni rientreranno sotto la competenza dell’ Autorità di regolazione dei trasporti, facendo terminare l’ anomalia creata già dalla legge che nel 2011 istituì l’ authority sottraendole le concessioni in essere. Nel frattempo, si stringe sulla vigilanza ministeriale (ammesso che le strutture del Mit reggano): il premier Conte ha annunciato che a settembre i concessionari saranno convocati per portare un «programma dettagliato degli interventi di ordinaria e straordinaria manutenzione». Le tlc Nel settore tlc il regime concessorio è in generale stato superato con le liberalizzazioni. Si opera in base a licenze e autorizzazione generale in base all’ articolo 25 del Codice di comunicazione elettronica. E non si tratta di un numero chiuso. La polpa però sta nell’ assegnazione delle frequenze, le “risorse scarse”. I cui diritti d’ uso sono passati e passano attraverso aste, come accadrà per le frequenze per il 5G a settembre. In questo caso le varie bande di frequenze alle telco sono assegnate attraverso 55 lotti (la sola asta del 2011 per i lotti Lte a 800, 1.800 e 2.600 Mhz ha portato all’ incasso di 4 miliardi), ora nelle disponibilità di quattro soggetti: Tim, Vodafone, Wind Tre e Iliad. Sempre in ambito tlc, di concessione si può parlare per la rete Infratel nelle “aree bianche”, data in concessione ventennale a Open Fiber. In ambito televisivo, oltre al servizio pubblico (convenzione con contratto di servizio) c’ è sempre il tema frequenze. I multiplex in Italia sono 20 con diritti d’ uso assegnati a Rai; Elettronica Industriale; Persidera; CairoCommunication; Prima TV; 3lettronica; Premiata Ditta Borghini Stocchetti; Europa Way. La disponibilità è fino al 2032. C’ è poi tutto l’ ambito delle tv locali. L’ ultima analisi di Aeranti Corallo indica 588 mux locali. Le spiagge Il capitolo delle spiagge, che secondo i numeri del Mef assicura ogni anno canoni per oltre 100 milioni di euro, potrebbe seguire una logica autonoma. Qui pesa da anni la questione dell’ allineamento alla direttiva Bolkestein che prevede l’ apertura alle gare, tra le altre, proprio delle concessioni balneari: il settore andrà riformato entro la fine del 2020. E l’ obiettivo dell’ esecutivo è quello di trovare una formula che consenta di tutelare la posizione dei concessionari uscenti. Anche se questo non pare compatibile con le norme europee. hanno collaborato Andrea Biondi,Maurizio Caprino e Carmine Fotina

Dazn e Tim, via alla trattativa per superare i «buchi» streaming

Il Sole 24 Ore
Andrea Biondi
link

Evitare di incappare nel gorgo delle problematiche tecniche dello scorso weekend di campionato, ma anche mettere a punto un ampliamento della partnership sui contenuti. È attorno a queste due linee guida che si stanno svolgendo (anche ieri a quanto risulta al Sole 24 Ore) incontri fra rappresentanti di Dazn e di Tim, alla ricerca di due quadrature del cerchio: la prima (quella sul versante tech) da trovare al più presto; la seconda in tempi più o meno brevi anche se non necessariamente immediati. Brucia la stecca all’ esordio per Dazn, la “Netflix del calcio”, che ha acquisito i diritti esclusivi per 3 partite su 10 di ogni giornata di Serie A. Un «un weekend storico per lo streaming di contenuti sportivi, che ha segnato l’ inizio di un nuovo modo di guardare lo sport per i tifosi italiani» hanno comunque commentato domenica sera con una nota da Dazn, la piattaforma streaming della Perform controllata dal miliardario Len Blavatnik. Certo è che i disguidi di Lazio-Napoli (soprattutto) sabato e in parte anche di Sassuolo-Inter domenica hanno generato un caso. Del resto il calcio è merce che scotta. Già il “doppio abbonamento” per tutto il campionato (visto che la polpa con 7 partite su 10 alla settimana e 16 big match su 20 è su Sky) è questione non da poco. Il fatto che per la prima volta si assegni al web e allo streaming una parte del calcio in un Paese in cui quanto a “banda ultralarga” si va spesso in coda alle classifiche europee è ugualmente non indifferente. Ritardi, buffering e interruzioni non possono quindi che fare da detonatore, come dimostra anche l’ annuncio del Codacons di ricorrere all’ Antitrust contro Dazn ma anche contro Sky i cui abbonati, scrive l’ associazione, «lo scorso anno vedevano tutte le partite del campionato, ora nel pacchetto vedranno solo 7 partite su 10 di serie A, ma non potranno sapere quali». In rete c’ è poi chi, nel commentare i disguidi di Dazn, non ha mancato di fare il confronto con Netflix -paragone comunque improprio visto che è impossibile che film o serie tv possano avere i picchi del calcio – e con Now Tv: il servizio di Sky (qui però le partite vengono trasmesse). Ora in casa Dazn, in attesa che l’ ex Spotify Veronica Diquattro a settembre passi operativamente alla guida, si sta lavorando per mettersi alle spalle il weekend da incubo. E il tempo stringe visto che sabato è in programma un’ altra sfida di cartello: Napoli-Milan. Gli incontri con Tim vanno letti sotto questa luce. Del resto, chi gestisce la distribuzione dei contenuti e non gestisce le sottostanti reti di telecomunicazioni, deve essere in grado di garantire al cliente la qualità del servizio “end to end”, tanto più se si parla di calcio e quindi di inevitabili picchi (440mila visualizzazioni durante Sassuolo-Inter). Così i colloqui fra Tim e Dazn si stanno concentrando sulla fornitura delle soluzioni ” infrastrutturali”, primi fra tutti i “Cdn”: Content delivery network (reti di server che garantiscono capacità aggiuntiva). Dazn si avvale di varie piattaforme, tutti provider di eccellenza, ma a favore di Tim giocherebbe la capillarità della rete di cache sul territorio. Le discussioni stanno andando avanti anche sul versante “contenuti”. Su Timvision a breve sarà disponibile la visione di alcune partite dell’ offerta Dazn. Le due società stanno studiando come aumentare l’ offerta per i clienti Timvision. A fronte però, va detto, sempre di un doppio abbonamento. In fondo, questo permetterebbe a Tim di portarsi in casa un po’ di Serie A. E in tempi di assalto sui prezzi nelle tlc e di una Iliad che fa tremare i polsi, portare contenuti e servizi distintivi è tutt’ altro che secondario. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Entro il 2010 dovevano scomparire i giornali

Italia Oggi
MARINO LONGONI
link

La fine della carta stampata segnerà la fine anche della democrazia? Non è un caso se la nascita e il consolidamento dei sistemi democratici è storicamente andato di pari passo con l’ abitudine alla lettura e con l’ acquisto di giornali, riviste, libri. È solo grazie all’ esame critico dei problemi, alla discussione, alla polemica, al confronto delle idee, reso possibile per strati sempre più ampi della popolazione, che si è realizzata la trasformazione dei sudditi in cittadini che votano, pagano, pretendono. Ma la carta stampata ha ancora un futuro? Quindici anni fa i soliti guru americani profetizzarono la scomparsa dei giornali entro il 2010. Ma la notizia si è rivelata perlomeno prematura. Ora ci si sta rendendo conto che internet consente la diffusione di notizie, immagini, idee, parole, in tempi più rapidi e con costi molto più bassi, rispetto a quelli dei media tradizionali, ma questo evidente vantaggio competitivo ha generato un’ overdose informatica, nella quale per farsi notare è necessario urlare sempre di più e dove l’ algoritmo di Google decide quale informazione sarà letta e quale sarà ignorata. Non è un caso se anche l’ agenda delle dichiarazioni dei politici è ormai determinata dai Google trends. Quasi nessuno è disposto più a pagare l’ informazione, ma siccome produrre notizie costa, ecco che il metodo più semplice è quello di copiare una notizia trovata (e pagata) da altri (secondo la Fieg ogni notizia prodotta da una testata giornalistica tradizionale viene copiata illecitamente sul web da 4 a 15 volte), oppure le notizie vengono manipolate per raggiungere altri fini. Polpette avvelenate. Internet ha agevolato la diffusione di fakenews di tutti i tipi, impossibili da controllare e sanzionare (non essendoci sui social un direttore responsabile e nessun rischio di querela). Un ritorno al medioevo, quando la gran parte della popolazione veniva pasturata con informazioni utili alla causa dei potenti, mentre le notizie importanti, erano monopolio dei prìncipi e alla loro cerchia? Quanto potranno resistere ancora le democrazie occidentali di fronte alle ondate sempre più violente e strutturate di falsificazione e di demolizione degli ecosistemi che permettono la convivenza pacifica e civile? © Riproduzione riservata.

Reality, il forziere di Canale 5

Italia Oggi
ANDREA SECCHI
link

Si parte l’ 11 settembre con un ritorno e insieme una novità: Simona Ventura condurrà su Canale 5 la prima edizione di Temptation Island Vip, il debutto della versione celebrity del reality show in cui sei coppie mettono alla prova il proprio legame passando 21 giorni separate in un villaggio per essere tentate da single avvenenti. In questa edizione che si svolgerà a Santa Margherita di Pula, in Sardegna, la Fascino di Maria De Filippi che la produce ha pensato bene di includere fra i partecipanti anche l’ ex marito della Ventura, Stefano Bettarini, con la sua giovane compagna, così come Valeria Marini, un personaggio che nei reality dà il meglio di sé. Sempre a settembre sulla rete ammiraglia Mediaset ancora una versione vip di un reality storico, quella del Grande Fratello, condotta da Ilary Blasi. Successivamente durante la stagione televisiva arriveranno a ruota l’ Isola dei famosi con Alessia Marcuzzi, il talent Tù sì que vales con Belén Rodríguez, Amici a metà novembre e C’ è posta per te a gennaio entrambi della De Filippi. Per il Grande Fratello in versione tradizionale un po’ di attesa, dopo qualche scivolone della passata edizione condotta da Barbara D’ Urso, ma dovrebbe arrivare. Dopotutto il vicepresidente e a.d. di Mediaset, Piersilvio Berlusconi, lo aveva detto qualche tempo fa: per Canale 5 l’ idea è di avere un reality permanente. Il motivo si può capire dando uno sguardo alle tabelle in pagina elaborate dall’ Istituto Barometro di Luigi Ricci: talent e reality sono tutt’ ora seguitissimi e danno grandi soddisfazioni all’ ammiraglia del Biscione garantendo ascolti medi superiori alla media della programmazione prime time della rete anche nell’ anno di grandi eventi sportivi come i Mondiali o la Champions. Mettendo in fila i risultati, si scopre come il programma che è andato meglio in questa categoria è Tù sì que vales, in onda al sabato da settembre a dicembre dello scorso anno e prodotto dalla Fascino con EndemolShine Italy. Ha totalizzato oltre 5,2 milioni di telespettatori in media con il 28,1% di share, che sale a quasi il 30% fra i giovani 15-34enni e al 30,4% nel target 15-54 anni, quello più pregiato per la raccolta pubblicitaria. A seguire il Grande Fratello Vip, andato in onda fra settembre e dicembre del 2017 e prodotto da Endemol: 4,86 milioni di spettatori in media e il 25,7% di share che sale al 36% fra i più giovani e al 30,6% fra i 15-54. La media d’ età dei telespettatori non è bassissima: 53 anni per Tù sì e 50 anni per il Gf Vip. In realtà con questi dati si guarda solo a parte del pubblico, quello che vede i programmi sulla tv tradizionale (che comunque è sempre più giovane rispetto al pubblico di Rai 1). Ma Mediaset registra picchi sul web periodicamente proprio grazie ai video di reality e talent ed è questa la modalità di visione previlegiata dai giovanissimi. Quando Auditel terminerà il processo di rinnovamento della rilevazione, e rilascerà i dati che comprendono anche la visione online, la media dovrebbe rispondere meglio alla realtà degli spettatori. Il Gf Vip, aveva dichiarato lo stesso Piersilvio Berlusconi, con la casa in chiaro 24 ore su 24 ha generato 112 milioni di video visti e raccolto 65 milioni di voti. A seguire per ascolti c’ è l’ Isola con 4,46 milioni e il 24,1% di share che sale al 31% fra i giovanissimi, poi Amici con oltre 3,9 milioni in media e il 21,4% (30,6% fra i 15-34enni) e ancora il Grande Fratello (3,9 milioni e il 23,3% che sale al 33,5%) e Temptation Island (3,87 milioni e il 22,6% con il picco del 38,5% fra i 15,34enni). In totale le 62 serate di Reality/Talent, suddivise in otto titoli, hanno registrato una media del 24,3% di share con 4,4 milioni di spettatori. Ben sopra la media della programmazione di prime time di Canale 5, sempre nello stesso periodo, pari al 16,8%, con 3,5 milioni di spettatori, una media, sottolinea Barometro, che include le partite di Champions League e i Mondiali di Russia. © Riproduzione riservata.

Chessidice in viale dell’ Editoria

Italia Oggi

link

Addio al vignettista Vincino. Si è spento ieri il vignettista del Foglio Vincenzo Gallo, noto a tutti come Vincino. Ad annunciarlo è stato lo stesso quotidiano con un cinguettio sul proprio profilo Twitter. Nato a Palermo 72 anni fa, era malato da tempo. Vincino aveva iniziato a collaborare a L’ Ora ed era stato tra i fondatori della rivista Il Male. Dopo aver lavorato per Il Corriere della Sera e Cuore, dal 1995 disegnava per Il Foglio. Inpgi, il Tar respinge i ricorsi contro il contributo di solidarietà. Il Tar del Lazio ha respinto i ricorsi presentati contro il contributo straordinario di solidarietà introdotto dall’ Inpgi nel 2016 da applicare, in via temporanea per la durata di tre anni a decorrere dal 1° gennaio 2017, a tutti i trattamenti di pensione erogati dall’ ente previdenziale dei giornalisti con percentuali crescenti. La III Sezione del Tribunale amministrativo, accogliendo le argomentazioni difensive dell’ istituto, ha confermato la legittimità dei provvedimenti decisi dall’ Inpgi, adottati, secondo il Tar «nel perseguimento del fine di riequilibrio finanziario, giustificato, se non imposto, dalla crisi contingente e grave del sistema previdenziale nel quale opera». Il prelievo, che incide solo sulle pensioni più elevate, è atto «oggettivamente sostenibile, rispetta il principio di proporzionalità, e, soprattutto, è previsto come misura una tantum, durando tre anni, senza possibilità di reiterazione», ha aggiunto il Tribunale. Asia Argento nega le accuse di molestie lanciate dal New York Times. «Nego e respingo il contenuto dell’ articolo pubblicato dal New York Times che sta circolando nei media internazionali. Sono profondamente scioccata e colpita leggendo notizie che sono assolutamente false. Non ho mai avuto alcuna relazione sessuale con Bennett». Asia Argento nega seccamente in una nota le accuse di molestie sessuali rivoltele dall’ attore per le quali avrebbe versato 380 mila dollari per raggiungere «un accordo» per non far proseguire la vicenda nei tribunali. La Argento parla apertamente di una «persecuzione». «Non ho altra scelta che oppormi a tutte le falsità e proteggermi in ogni modo». Nel frattempo una portavoce del dipartimento dello sceriffo della contea di Los Angeles ha detto che non esiste «nessuna indagine aperta», ma che «verranno fatte delle indagini». Torna il Festival Internazionale del Documentario. Si terrà a Milano dal 13 al 16 settembre il Festival Internazionale del Documentario Visioni dal Mondo, Immagini dalla Realtà, l’ appuntamento con il cinema del reale, aperto al pubblico con ingresso gratuito, organizzato dalla società di produzione Frankieshowbiz con la direzione artistica di Fabrizio Grosoli. Molte le novità e i contenuti della quarta edizione del Festival che si svolgerà presso la Triennale di Milano, sede principale della rassegna, il centro culturale Fondazione Giangiacomo Feltrinelli e il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci: sono previsti 13 film documentari in anteprima assoluta, 10 anteprime italiane di titoli internazionali, 6 film documentari fuori concorso e 6 progetti documentari work in progress che verranno presentati al parterre di professionisti del settore per la sezione dedicata all’ Industry Visioni Incontra. Digital Bros, a febbraio il videogame Otwd su console. Per l’ anno fiscale che si chiuderà a fine giugno 2019, Digital Bros ha confermato la guidance sui ricavi che si attende nella forchetta compresa tra 145 e 190 milioni di euro. L’ indicazione è contenuta in una nota nella quale il gruppo attivo nel settore dell’ intrattenimento digitale e quotato al segmento Star di Piazza Affari ha annunciato che il videogioco Overkill’ s The Walking Dead sarà rilasciato negli Stati Uniti il prossimo 6 febbraio per piattaforme Ps4, Psn, Xbox One e Xbox Live, per poi approdare due giorni dopo in Europa e nel resto del mondo.

L'articolo Rassegna Stampa del 22/08/2018 proviene da Editoria.tv.

Rassegna Stampa del 23/08/2018

$
0
0

Indice Articoli

L’ ipotesi di una revisione delle frequenze penalizza il titolo

Dati standard per le piattaforme

Chessidice in viale dell’ Editoria

Radio, le big prendono posto in tv

Comcast prolunga l’ offerta Sky

Il New York Times: «Boldrini? Preferisce tacere»

Prolunga l’ Opa su Sky al 12 settembre

“Roma”, una storia lunga 156 nni

L’ Ordine dei giornalisti: «De Laurentiis la smetta»

L’ ipotesi di una revisione delle frequenze penalizza il titolo

Il Sole 24 Ore
A. Bio.
link

Seduta negativa per il titolo Mediaset che a Piazza Affari ieri ha lasciato sul terreno l’ 1,86 per cento. Pesano le dichiarazioni di esponenti politici, a partire dal sottosegretario leghista alla Presidenza del consiglio, Giancarlo Giorgetti, che ha parlato della necessità di rivedere complessivamente l’ ambito delle “concessioni”. Anche il settore televisivo è stato tirato in ballo e il governo potrebbe ridiscutere la durata dei diritti d’ uso delle frequenze, le “risorse scarse” concesse a operatori che le gestiscono attraverso multiplex. Fra questi c’ è anche Mediaset con Elettronica industriale. I multiplex in Italia sono 20 con diritti d’ uso assegnati a Rai (5); Elettronica Industriale (5); Persidera (5); Cairo Communication (1); Prima Tv (1); 3lettronica (1); Premiata Ditta Borghini Stocchetti (1) della Tbs proprietaria di Retecapri; Europa Way (1). Del tema ha anche parlato il sottosegretario agli Affari Regionali Stefano Buffagni (M5S) che ha segnalato in un’ intervista al Messaggero la necessità di mettere ordine sul versante delle concessioni. Se nel novero degli interventi entra anche l’ ambito delle frequenze televisive, è inevitabile quindi che il discorso cada sulle attività di Silvio Berlusconi. «Noi non facciamo la guerra a nessuno. E non abbiamo pregiudizi», ha replicato Buffagni. Piazza Affari però evidentemente ha letto in questa escalation di messaggi degli ultimi giorni segnali politici lanciati all’ indirizzo del leader di Forza Italia, compagine politica che, solo per citare un esempio di contrapposizione con le forze politiche al Governo, è stata protagonista con il Pd della bocciatura in Commissione di Vigilanza di Marcello Foa (indicato dalla maggioranza gialloverde) alla presidenza della Rai. Insomma questioni tutte politiche con annunci la cui eventuale applicazione pratica sarà tutta da verificare. I diritti d’ uso dei multiplex sono in scadenza nel 2032 (nel 2034 quello acquisito tramite asta indetta dal ministero dello Sviluppo economico dalla Cairo Communication).

Dati standard per le piattaforme

Il Sole 24 Ore
Antonio Dini
link

A quasi tre mesi dall’ entrata in vigore del Gdpr, più di mille giornali online americani non sono disponibili in Europa. I quotidiani Usa hanno avuto due anni di tempo per prepararsi alla normativa europea sulla protezione dei dati, ma un terzo dei cento più grandi quotidiani americani ha preferito bloccare l’ accesso a chi si connette dal Vecchio continente. È solo la punta più evidente dell’ iceberg di un conflitto tra le aziende Usa che basano il proprio modello di business sui dati degli utenti (monetizzandoli tramite la pubblicità o per altri scopi) rispetto alla normativa voluta dall’ Europa. Ma c’ è un cambio di passo. Infatti, mentre «la “old economy” dell’ informazione diventa protezionista e antidemocratica», come scrive Jeff South, professore di giornalismo alla Virginia Commonwealth University, i big della Silicon Valley cambiano strategia. E lanciano il Data Transfer Project. L’ iniziativa è guidata da alcuni dei big della tecnologia: Google, Facebook, Microsoft e Twitter. È un’ iniziativa tecnologica, open source – quindi aperta al contributo di tutti, disponibile sulla piattaforma online di Microsoft, GitHub, e testabile con la tecnologia dei “container” sponsorizzata da Google – e ha l’ obiettivo di creare un modo semplice e sicuro per gli utenti di servizi online di trasferire i propri dati. La regolamentazione del Gdpr peraltro lo prevede come inedito diritto dei cittadini della rete, ma la mossa dei big del digitale va oltre un semplice adempimento. «I marchi Usa – dice Sarah Toporoff della Global Editor Network – devono imparare come servire il pubblico all’ interno dei parametri del Gdpr. Non farlo è decisamente antidemocratico». Scegliere una serie di standard aperti e condivisi per l’ estrazione e lo spostamento dei dati personali può paradossalmente rendere ancora più efficace la vita per i big come Facebook e Google, rendendo più “liquido”, cioè con meno frizione, il mercato dei dati degli utenti. L’ interoperabilità dei dati in questo senso è soprattutto interoperabilità fra i grandi, e la possibilità di creare nuove attività collaterali di brokeraggio e disintermediazione dei datataset degli utenti. Il prototipo sperimentale (“beta”, nel gergo dei programmatori) del Data Transfer Project permette già oggi di supportare con un click il trasferimento di diversi tipi di dati personali come foto, mail, contatti, calendari e task. In futuro permetterà di estrarre tutto direttamente dal web, oppure tramite app di terze parti che forniranno questo tipo di servizio. O magari, perché no, da nuovi social network che facciano gli aggregatori di dati già presenti in rete (con il consenso degli utenti, ovviamente) e che vogliano facilitarne l’ entrata o l’ uscita da differenti social network. Da questo punto di vista è interessante Mastodon, un social network senza pubblicità e peer to peer, cioè di proprietà della comunità che lo usa: il codice è open source, l’ implementazione avviene sui server di soggetti diversi, aziende e volontari. «Mastodon – spiegano i creatori – non è solo un sito web, ma è una federazione: pensate a Star Trek. Migliaia di comunità indipendenti che gestiscono Mastodon formano una rete coerente, dove mentre ogni pianeta è diverso, l’ essere parte di uno è parte del tutto». Il punto dei costi è centrale: come si fa a fare senza la pubblicità? C’ è chi propone da tempo di smetterla con profilazione e monetizzazione degli utenti, e mettere invece i servizi social in abbonamento: «Io pagherei per il privilegio di poter usare Twitter sulla app che preferisco», dice John Gruber, uno dei più influenti proponenti della campagna anti pubblicità online. I numeri sarebbero diversi ma il flusso di cassa enorme lo stesso. Ma cosa succederà invece ai sistemi di tracciamento digitale avanzato, in grado di seguire gli utenti attraverso il web? È il cosiddetto Adtech, vero motivo dello scontro tra aziende Usa e regolamento europeo. Secondo Doc Searls, autore del Cluetrain Manifesto e del libro “Economia delle intenzioni”, il Gdpr finirà con far saltare tutta l’ economia dell’ advertising automatico basato sul tracciamento. «L’ Adtech non è pubblicità, ma direct marketing senza consenso, e ha già portato al più grande boicottaggio della storia: un anno fa più di 1,7 miliardi di persone hanno scaricato strumenti per bloccare il tracciamento dei servizi Adtech». Un’ Europa senza Facebook e Google sarebbe un durissimo colpo per milioni di piccoli e piccolissimi business, oltre ad associazioni non profit, comitati, fondazioni, che basano sulla comunicazione mirata il loro modello di comunicazione. Non esistono studi che spieghino nel dettaglio quanta parte dell’ economia informale e del terzo settore basino le proprie attività sulle piattaforme social. Ma sarebbe altrettanto devastante per il modello di business di Facebook e C. Al centro infatti non ci sono aziende o attività di business, ma persone. Anzi, le reti, i collegamenti tra le persone. E perdere o veder mutilata parte di questa enorme rete di connessioni fa diminuire in maniera sostanziale il valore di tutto il business digitale dei grandi social. La Silicon Valley lo sa bene e ha presente un altro, tremendo precedente. In Cina sta crescendo una generazione di persone che non ha mai usato un social network occidentale, bloccato dal Grande Firewall Cinese. Il New York Times racconta la storia di Wei Dilong, 18 anni, vive nella città di Liuzhou (Cina meridionale), ama il basket, la musica hip-hop e i film di supereroi di Hollywood. Ha in programma di studiare chimica in Canada quando andrà all’ università nel 2020. E non ha mai sentito parlare di Google o Twitter. Solo una volta di Facebook, ma non l’ ha mai visto. Il soft power digitale americano bloccato alle porte della terza economia del pianeta, abitata da 1,5 miliardi di persone, tutti potenziali clienti persi forse per sempre. Un errore che la Silicon Valley non vuole ripetere con l’ Unione europea. Il Data Transfer Project potrebbe essere la sua garanzia sul futuro. © RIPRODUZIONE RISERVATA @antoniodini.

Chessidice in viale dell’ Editoria

Italia Oggi

link

Ascolti Rai, The Good Doctor sfiora i 4 mln. Si conferma ancora un successo la serie tv The Good Doctor, che in prima serata su Rai1 martedì 21 agosto ha ottenuto una media di 3 milioni 923 mila spettatori con i due nuovi episodi e uno share del 22,4% risultando nettamente il programma più visto della serata. Su Rai2 il film Troppo napoletano ha realizzato 1 milione 59 mila spettatori e uno share del 6,2%, mentre su Rai3 l’ altro film Rocky Balboa ha registrato 767 mila e il 4,4%. Continua la serie positiva di Reazione a Catena che nel preserale di Rai1 ha fatto registrare 3 milioni 779 mila spettatori con il 27,8% di share. Anche Techetechetè si conferma negli ascolti dell’ access prime time con 3 milioni 994 mila spettatori, share del 22,3%. Sempre molto seguite le edizioni principali dei Tg: il Tg1 delle 13,30 ha segnato 3 milioni 210 mila spettatori e uno share del 23,7%, che alle 20 sono diventati 4 milioni 504 mila e il 27,9%; il Tg2 delle 13 ha raggiunto 1 milione 885 mila e il 14,5%, saliti alle 20.30 a 1 milione 982 mila e l’ 11,2%. Il Tg3 delle 14,20 ha segnato 1 milione 611 mila e il 13,4%, quello delle 19 è stato visto da 1 milione 490 mila e il 12,2%. Le edizioni regionali hanno avuto un seguito di 2 milioni 265 mila alle 14 con il 17,7% e di 2 milioni 16 mila con il 14,1% alle 19,35. Bene anche l’ informazione non stop di RaiNews24 che tra le 9 e il 12 di ieri ha raggiunto il 4,3% di share e oltre 150 mila spettatori. Peppa Pig sbarca in Cina con Alibaba Pictures. Entertainment One e Alibaba Pictures, il braccio di film e intrattenimento digitale di Alibaba Group hanno annunciato i piani per la loro prima coproduzione che segnerà il debutto sul grande schermo di Peppa Pig nelle sale cinematografiche di tutta la Cina. Basato sulla serie televisiva Peppa Pig, la co-produzione Peppa celebra il Capodanno cinese uscirà in Cina il 5 febbraio 2019 e sarà distribuita da Alibaba Pictures. Il film è stato sviluppato appositamente per un pubblico cinese, ed è anche programmato per coincidere con l’ anno del maiale. Peppa celebra il Capodanno cinese incorporerà elementi tradizionali cinesi nella sua trama, tra cui la danza del drago e l’ avvolgimento di gnocchi e saranno introdotti nuovi personaggi, come i «Panda gemelli».

Radio, le big prendono posto in tv

Italia Oggi
ANDREA SECCHI
link

A gennaio di quest’ anno il ritorno di Radio Deejay sul digitale terrestre, al canale 69, a due anni dall’ uscita dalla tv e dalla vendita della numerazione Lcn da parte del gruppo Espresso. Ora si attende lo sbarco nel Dtt di un altro grande marchio della radiofonia, quello di Virgin Radio. Paolo Salvaderi, a.d. di RadioMediaset, aveva annunciato che sarebbe nata una Virgin Tv già alla fine dello scorso anno, e la deadline era stata fissata a giugno-luglio scorsi. Il canale, in realtà, ancora non è nato, ma dovrebbe vedere la luce entro l’ anno, anche perché di recente l’ a.d. ha ribadito la volontà di lanciarlo. Fra i grandi nomi della radiofonia che sbarcano in tv ci sono poi altre realtà, soprattutto a livello locale, che si sono mosse nella stessa direzione soprattutto nell’ ultimo anno. Si tratta di una delle strategie messe in campo dalle emittenti radiofoniche per prepararsi a un futuro in cui l’ ascolto sarà sempre più differenziato e meno riservato al ricevitore tradizionale che sta scomparendo dalle case. Anche il passaggio al Dab, il digitale radiofonico, non sembra che possa riportare il semplice ricevitore via etere nelle abitazioni: potranno esserci dispositivi ibridi etere-online, ma soprattutto nelle case si vedranno sempre più smartspeaker, in cui se l’ ascolto radiofonico live ci sarà (cosa non garantita, vista la tendenza verso l’ on demand) non sarà in Fm o Dab ma via Internet. In casa, però, ci saranno sempre i televisori, ed ecco che garantirsi già oggi una presenza in questo mezzo è importante. I dati aggiornati del Tavolo editori radio sugli ascolti nei diversi dispositivi arriveranno fra qualche settimana, ma quelli dello scorso anno già davano delle indicazioni: 24.312.000 persone nel 2017 hanno ascoltato il mezzo con l’ autoradio, 11.201.000 tramite un ricevitore tradizionale, 4.550.000 via tv, e 3 milioni via Internet. Le prime due piattaforme sono ancora di gran lunga predominanti, e lo saranno per molto tempo, ma il resto serve a completare gli ascolti. Oggi ci sono sette radio nazionali che hanno un proprio canale e in testa per copertura sul mezzo c’ è il gruppo Rtl di Lorenzo Suraci che per primo e con forza ha creduto a questa modalità di diffusione. Per altro a livello nazionale è l’ unico gruppo che fa la cosiddetta radiovisione, con la trasmissione anche in video di ciò che succede in radio a Rtl 102,5, Radio Freccia e Radio Zeta. Per gli altri il quadro è vario: Deejay tv ha solo Linus e Nicola Savino in diretta e per il resto videoclip autonomi, come indipendente è la programmazione di Radio Italia. Prodotti che servono a rafforzare il brand, al di là che siano in simulcast oppure no. Ora le mosse sono attese soprattutto da Mediaset, che nonostante sia un gruppo principalmente televisivo (o forse proprio per questo), ha finora fatto aspettare la radio in tv. Unica presenza quella di R101 Tv alla numerazione 167, mentre Virgin Tv dovrebbe arrivare al tasto 157, in cui attualmente c’ è uno schermo nero che nel menu del televisore compare come 105 Tv. Chi invece non sembra ancora essersi convinto è Eduardo Montefusco, il patron di Radio Dimensione Suono, seconda emittente per ascolti in Italia dopo Rtl 102,5. Lo stesso Urbano Cairo mesi fa avrebbe proposto a Montefusco una partnership per portare Rds in tv sul proprio mux, ma non c’ è stato niente da fare. All’ inizio di luglio in realtà è stata lanciata sul satellite una versione test di Rds Social Tv, lo stesso prodotto che si può vedere online e che mette insieme in un’ unica schermata le clip dei brani e le schermate dei social network della radio. Periodicamente inoltre tornano le voci di uno sbarco sul digitale terrestre, ma dal gruppo arrivano solo smentite in tal senso. Un filone che si sta sviluppando è quello delle visual radio: non semplici trasmissioni di videoclip, non radiovisione, ma un’ ibridazione, in cui all’ audio dell’ emittente si sovrappongono grafiche e altri contenuti alla stregua di ciò che può accadere su un sito web, solo ottimizzato per la tv. Da dicembre partirà a Roma un esempio in tal senso, NSL Radio TV, un’ emittente radio-televisiva ibrida che trasmetterà su satellite, digitale terrestre e Internet, legata a Nsl Italia, gruppo di cliniche private della capitale. Secondo la società di consulenza Consultmedia, che ne ha supportato la realizzazione, è questo uno dei tasselli della cosiddetta Radio 4.0, la necessaria evoluzione dell’ fm per le sfide del futuro. © Riproduzione riservata.

Comcast prolunga l’ offerta Sky

Italia Oggi
MARCO LIVI
link

Comcast dà ancora tempo agli azionisti di Sky: ieri il gigante dei media americano ha deciso di prolungare il periodo di accettazione per la sua offerta in contanti di 25,9 miliardi di sterline (33,46 miliardi di euro) per il gruppo Sky, dopo aver ottenuto un basso numero di adesioni. Gli azionisti di Sky hanno infatti finora giocato ad attendere per capire se il prezzo offerto per i loro titoli sarebbe aumentato. Il gruppo proprietario di Nbc Universal guidato da Brian L. Roberts, che sta combattendo contro la 21st Century Fox di Rupert Murdoch per il controllo di Sky da aprile, ha dichiarato di aver ricevuto adesioni per circa 3,84 milioni di azioni di Sky, ovvero lo 0,21% del capitale azionario, entro la prima scadenza che era fissata ieri alle 12 orario di Londra. Il periodo di accettazione è stato così esteso alle 12 del 12 settembre prossimo, fra tre settimane. L’ offerta di Comcast per Sky è di 14,75 sterline (16,4 euro) per azione ed è stata raccomandata dal board di Sky. Questa offerta si confronta con quanto messo sul piatto da Fox, pari a 14 sterline per azione (15,6 euro) per il 61% di Sky che non è già in suo possesso. Tale offerta originariamente aveva il sostegno del consiglio di Sky, sostegno ritirato dopo che Comcast ha aumentato la propria offerta l’ 11 luglio. Nonostante sia più bassa, la proposta di Murdoch resta ancora in piedi: la prima scadenza entro la quale gli azionisti di Sky possono accettarla è alle 12 del 17 settembre. Fox ha anche tempo fino al 22 settembre per rivedere la sua offerta attuale per l’ operatore satellitare, che lo valorizza a 24,5 miliardi di sterline (27,2 miliardi di euro) con uno sconto del 5% rispetto all’ offerta attuale di Comcast. Qualsiasi rilancio va concordato prima con la Disney dell’ a.d. Bob Iger, visto che con quest’ ultima Fox ha già un accordo di vendita dei propri asset tra cui Star India, studi cinematografici e televisivi, reti via cavo dedicate all’ intrattenimento e la quota nel servizio di video in streaming Hulu, e appunto Sky. Fox ha lanciato la sua proposta per consolidare la proprietà di Sky a dicembre 2016, ma l’ accordo è stato bloccato dalle autorità di regolamentazione britanniche. Comcast si è presentato come pretendente di Sky a febbraio, confermando l’ offerta di acquisizione in aprile. Comcast era in lizza prima che per Sky, per l’ acquisizione di tutti gli asset di Fox, ma a fine luglio ha annunciato che non vuole più proseguire nell’ offerta che riguarda le attività di proprietà di Murdoch e che si sarebbe concentrato soltanto sul gruppo satellitare, ormai multipiattaforma, presente in Uk, Germania, Austria e Italia. © Riproduzione riservata.

Il New York Times: «Boldrini? Preferisce tacere»

Il Giornale
FMal
link

Ieri ha «twittato» sul caso Diciotti, ma di commenti sull’ affaire Argento neanche l’ ombra. E sì che Laura Boldrini di Asia è amica, avendo condiviso con lei le molte battaglie contro il sessismo dei maschi. Eppure alla richiesta di intervista da parte del New York Times, il quotidiano che ha sollevato il polverone, l’ ex presidente della Camera ha risposto con un cortese rifiuto: forse per mancanza di argomenti difensivi, forse per non aumentare ulteriormente la pressione mediatica su un caso che è tornato come un boomerang sul grugno del movimento femminista e che potrebbe – almeno da noi – averlo danneggiato in modo permanente. Questa almeno è la tesi dello stesso New York Times, che in un articolo intitolato «Lo scandalo Asia Argento ha aperto la caccia grossa al movimento #MeToo in Italia» racconta come la Argento sia stata «oggetto di un’ ampia e feroce gogna sulle prime pagine praticamente di tutti i quotidiani, con titoli spietati come Asia Weinstein». «La signora Argento non ha mai scaldato i cuori degli italiani – continua il quotidiano newyorkese – in parte riflettendo la persistente resistenza al progresso che il movimento #MeToo ha aperto per le donne in alcuni altri Paesi». E conclude facendo notare come «persino alcuni di quelli che un tempo avevano difeso a gran voce la Argento hanno poco da dire». Tra questi, appunto, Laura Boldrini che appena quattro mesi fa al «Women in the World Summit» raccontava la sua esperienza di linciaggio social-mediatico con accanto Asia che invece raccontava delle violenze subite da parte di Harvey Weinstein. Ha dunque ragione il Nyt, questo scandalo ha ucciso il #MeToo italiano? Non è detto, perché le idee sono qualcosa di diverso da chi – più o meno degnamente – le esprime. Di sicuro però non ha scelto bene le sue portabandiera… FMal.

Prolunga l’ Opa su Sky al 12 settembre

Il Giornale

link

Comcast ha deciso di estendere fino al 12 settembre il periodo di adesione all’ offerta lanciata sull’ operatore britannico Sky per a 25,9 miliardi di sterline in contanti. Fino ad ora infatti le adesioni sono state scarse: i soci di Sky stanno aspettando che 21st Century Fox alzi la sua offerta.

“Roma”, una storia lunga 156 nni

Il Roma

link

Ieri il 156° anniversario del “Roma”, fondato nel 1862 da Pietro Sterbini (direttore) e Diodato Lioy (editore), garibaldini e mazziniani che intendevano lanciare l’ ultima sfida risorgimentale per Roma capitale d’ Italia. Nella sua lunga storia, il quotidiano durante la monarchia fu la voce dei repubblicani e dei mazziniani, nel 1930 divenne proprietà del Banco di Napoli. Nel 1942 fu acquistato dall’ armatore Achille Lauro, nell’ ottobre 1943 venne sospeso dagli Alleati, come tutti gli altri giornali compromessi col fascismo. Dopo la seconda guerra mondiale Lauro rientrò in possesso del quotidiano. Lo potenziò: inviò il tecnico Salvatore Di Salvatore in Germania per acquistare nuove rotative tedesche, a Mannheim; Di Salvatore portò a Napoli i nuovi macchinari; altre rotative, di minori dimensioni, furono trasportate sulla nave “Achille Lauro”, che funse da tipografia (unica nave in Italia a stampare un giornale). Con Lauro il quotidiano si collocò politicamente a destra. Nel dopoguerra il “Roma” è stato diretto, tra gli altri, da Alfredo Signoretti (1950-1958), Alberto Giovannini (1958-1972 e 1976-1978), Piero Buscaroli e Pietro Zullino; ne fu critico letterario e capo servizio Cultura Francesco Bruno. Nel 1978 Achille Lauro cedette il giornale al figlio Ercole che, nel tentativo di risanarne i bilanci, decise di abbandonare posizioni politiche di destra e collocare il quotidiano al centro, affidandone la direzione ad Antonio Spinosa. Il tempo di far terminare il praticantato a quattro nuovi assunti (tra cui Antonio Sasso, futuro direttore) e dal 2 novembre 1980 il giornale interruppe le pubblicazioni sotto la direzione di Franco Grassi. Il nuovo “Roma” riaprì nel novembre 1990 grazie all’ imprenditore Pasquale Casillo: nel 1991 il nuovo direttore Domenico Mennitti rilanciò le edizioni provinciali in Puglia. Ma la storica testata chiuse nuovamente nel novembre del 1993. Nel 1996 il “Roma” fu rilanciato dal deputato Giuseppe Tatarella come organo d’ informazione del movimento politico -culturale “Mediterraneo”, allineato su posizioni di centro -destra ma con l’ idea di divenire una voce meridionalista. Successivamente fu siglato un accordo con “Il Giornale di Napoli”, che dal 1998 uscì in allegato al “Roma”. Direttore della nuova serie fu Gennaro Sangiuliano, affiancato da Antonio Sasso, che ne rilanciò la presenza culturale nel Mezzogiorno, mentre dal 2001 è subentrato prima Gigi Casciello e poi di nuovo Antonio Sasso (dal luglio 2002), che hanno dato al giornale una maggiore presenza sul ter ritorio. L’ informazione locale è stata rinforzata a partire dall’ impaginazione del giornale: le prime pagine sono state riservate in prevalenza a fatti napoletani e campani. Il quotidiano ha avuto per alcuni anni due supplementi: “Ultimissime” e “Ultimissime Sport”. Dal 2004 al 2009, in Campania il “Roma” uscì in abbinamento obbligatorio con “Il Giornale”. Il 28 febbraio 2013 la società editrice cessò le pubblicazioni andando in liquidazione. I giornalisti e i poligrafici dopo essersi trovati per molti mesi senza stipendio, continuando tuttavia a lavorare come sempre, fondarono una nuova cooperativa (“Nuovo giornale Roma scarl”) riuscendo a far uscire il giornale regolarmente. La linea editoriale è svincolata da indirizzi politici, ma è molto attenta e critica sull’ attività delle amministrazioni locali, qualunque sia il loro colore politico. Il “Roma” è un giornale che ha vissuto tante vite, fondato da rivoluzionari, ultimo della città a cedere al fascismo, inghiottito dal fallimento dell’ impero di Lauro, rinato due volte negli anni ’90, prima – come detto – grazie al “re del grano” Pasquale Casillo, poi per l’ iniziativa dell’ ex vicepresidente del Consiglio Pinuccio Tatarella. Nel 2013, mentre rischiava un nuovo disastroso naufragio, è stato rilevato dalla cooperativa costituta dai giornalisti che ci lavorava e che, quotidianamente, lo porta nelle mani dei lettori. Riportare il giornale in edicola è stata un’ avventura incredibile, straordinaria, per la quale ognuno ha investito moltissimo della propria vita: soldi, tempo, a volte, affetti. Ogni giorno mandare il quotidiano in tipografia è un piccolo miracolo.

L’ Ordine dei giornalisti: «De Laurentiis la smetta»

Il Roma

link

NAPOLI. «E questa volta De Laurentiis minaccia azioni civili contro i giornalisti. Solidarietà da parte dell’ Ordine della Campania a Umberto Chiariello e Canale 21, emittente nel mirino del proprietario del Napoli. Ora basta. La smetta. Saremo in ogni sede al fianco di Chiariello, di Canale 21. La smetta di minacciare e accetti il sano principio della critica che è il cuore della nostra professione. La smetta». Queste le parole di Ottavio Lucarelli, presidente dell’ Ordine dei Giornalisti della Campania.

L'articolo Rassegna Stampa del 23/08/2018 proviene da Editoria.tv.

Rassegna Stampa del 24/08/2018

$
0
0

Indice Articoli

Doppio abbonamento al giudizio Antitrust

Dall’ Amica geniale agli idoli trap TimVision racconta l’ Italia di oggi

Uk, da ott fondi a Bbc e stampa

Chessidice in viale dell’ editoria

CONCESSIONI L’ AVVISO 5S A BERLUSCONI

“Caserta è una città anonima” Polemica sulla guida turistica Rough

L’ ASSALTO DEI GIGANTI DELLA SILICON VALLEY AI DEPUTATI EUROPEI PER IL COPYRIGHT

Francesco studia da Raimondo

Doppio abbonamento al giudizio Antitrust

Il Mattino

link

Per la seconda settimana di fila, la partita del Napoli sarà visibile soltanto sul canale streaming Dazn, che ha evidenziato parecchi problemi di natura tecnica in occasione del debutto sabato con Lazio-Napoli. Dopo aver raccolto i numerosi reclami di tifosi che si sentono vessati anche dalla vicenda del doppio abbonamento Sky-Dazn, l’ Aidacon Consumatori, di cui è presidente l’ avvocato Carlo Claps, ha inviato un esposto all’ Autorità Garante della concorrenza e del mercato (l’ Antitrust) che dovrà pronunciarsi su eventuali pratiche commerciali scorrette. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Dall’ Amica geniale agli idoli trap TimVision racconta l’ Italia di oggi

Il Messaggero

link

IL FENOMENO Il mondo femminile, con The Handmaid’ s Tale e Killing Eve. Quello giovanile, con Dark Polo Gang – La serie e SKAM. Le storie degli immigrati di seconda generazione in Bangla (in love). Gli artisti esordienti, i registi under 30, il cinema di genere. In pratica l’ Italia di oggi, «raccontata nei suoi pregi e nei suoi difetti». A una settimana dall’ esordio, in anteprima alla Mostra di Venezia, delle prime puntate della serie tv L’ Amica geniale, TimVision fa il punto sul proprio listino, scommettendo sulla saga tratta dai romanzi di Elena Ferrante (serie Hbo-Rai Fiction e TimVision, prodotta da Wildside e Fandango) per affermare la propria identità di «Netflix italiana». Distribuita on demand in autunno, in contemporanea con Rai, L’ Amica geniale è, per la presidente esecutiva TimVision Production, Daniela Biscarini, «uno dei nostri investimenti più importanti in termini economici, da quando abbiamo avviato l’ attività di produzione nel gennaio 2017. Anche se non abbiamo budget miliardari, abbiamo voluto scommettere su un progetto che abbiamo selezionato tra oltre 200 proposte. L’ offerta ci è arrivata da Wildside, che aveva già alle spalle una coproduzione Rai che lasciava spazio ai diritti che ci interessavano, quelli dell’ on demand. L’ Amica geniale oggi ci porta a Venezia, in una vetrina importantissima per dimostrare che il catalogo di TimVision, in acquisizione e produzione, sta crescendo in maniera importante». Ma soprattutto sta crescendo in una direzione precisa, dettaglio fondamentale in un mercato – quello dello streaming on demand – in cui possedere una linea editoriale può fare la differenza nell’ orientare gli utenti. «La nostra linea consiste nell’ essere consapevoli del Paese. Non vogliamo imitare Netflix, vogliamo interpretare l’ Italia di oggi dandogli un volto moderno. Netflix è un colosso mondiale. Noi vogliamo concentrarci sul nostro mercato». Spazio, allora, a chi fino a oggi si era sentito tagliato fuori dal circuito produttivo italiano. Le donne, raccontate dietro alla macchina da presa (Tito e gli alieni di Paola Randi) o nelle serie tv (L’ amica geniale ma anche Killing Eve, serie preacquisita da TimVision mentre era in lavorazione e che sarà distribuita in autunno, «con due protagoniste non allineate al femminile tradizionale»), i nuovi italiani (la commedia Bangla (in love) dello youtuber italobengalese Pahaim Bhiuiyan), e soprattutto gli esordienti: dopo Manuel di Dario Albertini, uscito a maggio, TimVision porterà al cinema Ride, thriller adrenalinico di Jacopo Rondinelli, e Dogsitter, per la regia di Fulvio Risuleo, 27 anni. «Abbiamo già raggiunto un milione e seicentomila clienti e puntiamo a raggiungere i 4 milioni e mezzo entro il 2020, come previsto nel nostro piano industriale». Con un obiettivo: diventare lo streaming più amato dagli italiani. Ilaria Ravarino © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Uk, da ott fondi a Bbc e stampa

Italia Oggi
MARCO LIVI
link

I big di internet potrebbero presto dover contribuire nel Regno Unito al finanziamento della tv di stato, la Bbc, così come a un fondo destinato alla stampa. Il leader del partito laburista, Jeremy Corbyn, lo ha annunciato durante l’ Edinburgh TV festival, che si tiene ogni agosto nella capitale scozzese: «Pochi giganti della tecnologia e miliardari irresponsabili controlleranno vaste aree del nostro spazio pubblico e dei nostri dibattiti», per questo un intervento è necessario dal momento che questi sono «monopoli digitali che traggono profitto da ogni ricerca, condivisione e like che noi facciamo». Nelle proposte elencate da Corbyn c’ è una tassa sugli over the top per la licenza digitale che aiuterà a finanziare la Bbc ma anche un fondo indipendente per sovvenzionare il giornalismo del servizio pubblico. I fondi servirebbero per permettere alla Bbc di competere molto più efficacemente con i giganti digitali come Netflix, Amazon, Google e Facebook. Corbyn ha ricordato anche quanto accaduto in altri paesi europei: «Google e gli editori di notizie in Francia e Belgio sono stati in grado di arrivare a un accordo. Se non possiamo fare qualcosa di simile qui, ma su una dimensione più ambiziosa, dovremo considerare l’ opzione di imporre una tassa sui monopoli digitali per creare un fondo per i media di interesse pubblico». Altri fondi derivanti dalla tassazione degli Ott saranno diretti a iniziative di informazione locale e investigativa che a fatica di solito riescono ad andare avanti. Corbyn e i suoi collaboratori sono stati influenzati su questo punto dalle lamentele dei sopravvissuti della Grenfell Tower: l’ assenza di giornalisti locali, diminuiti dopo i tagli nei giornali, avrebbe contribuito alla permanenza di condizioni non sicure nella zona ovest di Londra. Secondo i residenti, la stampa è stata assente e così non c’ è stato eco sulle proteste della comunità riguardanti la sicurezza del nuovo rivestimento. Corbyn non ha detto quanti soldi si potrebbero richiedere alle grandi società tecnologiche o quali esattamente sarebbero obbligate a pagare la tassa. Una proposta vedrebbe le aziende dell’ industria dei media online contribuire in base alla loro quota di mercato. Fra le proposte di riforma del leader dei laburisti, anche la possibilità per i cittadini britannici e per il personale della Bbc di eleggere membri del consiglio di amministrazione dell’ emittente pubblica. Un passo che in Italia è già stato fatto con l’ introduzione del rappresentante dei dipendenti Rai. Chi paga l’ abbonamento sceglierebbe quindi i propri rappresentanti probabilmente attraverso un voto online utilizzando gli account Bbc che si usano per accedere a servizi come iPlayer. © Riproduzione riservata.

Chessidice in viale dell’ editoria

Italia Oggi

link

Facebook/1, lascia Dan Rose, uno dei primi manager. Dan Rose, uno dei primi dirigenti di Facebook, ha annunciato sulla sua pagina del social che lascerà il gruppo fondato da Mark Zuckerberg. Rose è entrato nel social network nel 2006 e ha da sempre avuto come capo diretto la direttrice operativa Sheryl Sandberg. Rose ha detto che si trasferirà alle Hawaii dove la sua famiglia ha vissuto nell’ ultimo anno: non cercherà un’ altra posizione manageriale. Ha in programma invece di «rimanere attivo attraverso consulenze e investimenti in aziende», ha detto. La partenza di Rose rappresenta un’ altra uscita chiave per Facebook mentre sta cercando di combatte gli scandali sulla privacy degli utenti e il suo modello di business basato sulle pubblicità che spesso diffondono fake news. Il capo della sicurezza, Alex Stamos, ha lasciato all’ inizio di questo mese e il capo dell’ ufficio legale, Colin Stretch, ha annunciato la sua partenza a luglio. Facebook/2 rimuoverà l’ app Onavo Protect dallo store Apple. Facebook intende rimuovere la sua app per la sicurezza dei dati dall’ app store di Apple dopo che il produttore di iPhone ha stabilito che il servizio viola le politiche di raccolta dei dati. Facebook ha infatti utilizzato i dati raccolti attraverso l’ app per tracciare i rivali e individuare nuove categorie di prodotti. L’ app, chiamata Onavo Protect, è stata scaricabile gratuitamente tramite l’ App Store per anni, con aggiornamenti regolarmente approvati dalla commissione di revisione delle app di Apple. Onavo consente agli utenti di creare una rete privata virtuale che reindirizza il traffico internet a un server privato gestito da Facebook. L’ app avverte anche gli utenti quando visitano siti potenzialmente dannosi. Il social media è in grado di raccogliere e analizzare l’ attività degli utenti di Onavo per avere un’ idea di come le persone usano i loro telefoni oltre le app del social. Facebook, nel frattempo, ha rimosso l’ app myPersonality per non aver accettato un audit e per aver condiviso i dati di circa 4 milioni di utenti con ricercatori e altre società. Calcio, la Serie B debutta su Dazn. Da oggi la Serie Bkt debutterà su Dazn, il servizio di streaming live e on demand del gruppo inglese Perform. La prima partita sarà Brescia-Perugia. Inoltre tutti gli incontri del campionato cadetto saranno trasmessi in diretta dal servizio di streaming live e on demand; tra questi, 8 dei 9 match di ciascuna giornata saranno in esclusiva perché l’ incontro del venerdì sarà trasmesso anche dalla Rai. Dazn per ogni partita di Serie Bkt, oltre alla diretta con il commento dai campi, un’ analisi introduttiva del match e le interviste dal terreno di gioco, all’ intervallo («mini flash») e al triplice fischio finale («super flash»). Gli US Open disponibili con TimVision su Eurosport. Da lunedì 27 agosto tutti i clienti di TimVision, il servizio on demand di Tim, potranno seguire su Eurosport Player gli US Open 2018 in diretta sulla tv o in mobilità sul proprio smartphone grazie all’ accordo siglato lo scorso anno. Ogni giorno, dalle 17 fino al mattino successivo, i clienti TimVision potranno accedere alla programmazione che prevede 250 ore di diretta e oltre dieci campi live in contemporanea, oltre agli approfondimenti con il magazine Game, Schett and Mats condotto da Mats Wilander e Barbara Schett, e la rubrica The Coach con i consigli tecnico-tattici di Patrick Mouratoglou in realtà aumentata. Sportweek in edicola domani con lo speciale Serie A. Domani Sportweek sarà in edicola con un’ edizione brossurata di 170 pagine, con uno speciale Serie A 2018/19 e la guida completa al campionato: analisi, previsioni e consigli per scegliere i giocatori giusti per le fantasquadre. Il magazine settimanale de La Gazzetta dello Sport presenta le probabili formazioni, tutte le rose aggiornate delle 20 squadre protagoniste della Serie A, i top player per ogni squadra e le formazioni ideali, le cifre di tutto il campionato, il mercato, gli stipendi dei calciatori, i numeri e le curiosità di ogni team. Lucisano porta in tv Sienna, serie ispirata al crack della finanza nella città Toscana. La società di produzione cinematografica Lucisano Media Group ha iniziato lo sviluppo di una serie tv ispirata a uno dei più grandi scandali finanziari internazionali, che ha visto la città di Siena come centro nevralgico. La sceneggiatura della serie è stata affidata a tre autori: Lirio Abbate, Giacomo Durzi e Tommaso Matano. Prendendo spunto dalle vicende di cronaca, Sienna è la storia di una famiglia italiana, intorno alla quale si sviluppa quel «groviglio armonioso» che ha legato i senesi alla politica e alla finanza nazionale, alle istituzioni, alla massoneria e alla borghesia industriale. Un sistema che si costruisce nel corso di diversi anni per poi collassare fragorosamente nel giro di breve. Su Tv2000 il viaggio del Papa in Irlanda domani e domenica. In diretta su Tv2000 il viaggio di Papa Francesco a Dublino in occasione dell’ Incontro Mondiale delle Famiglie, domani e domenica. L’ emittente della Cei in collaborazione con Vatican Media dedica una programmazione speciale al viaggio del Papa con collegamenti con gli inviati, servizi e approfondimenti.

CONCESSIONI L’ AVVISO 5S A BERLUSCONI

La Repubblica
ALDO FONTANAROSA
link

Vogliamo rivedere tutte le concessioni: autostrade, televisioni, ma anche ferrovie, telecomunicazioni, acqua minerale… Chi non ha ricevuto favori non ha nulla da temere ma per gli altri è arrivato il momento di fare ordine Stefano Buffagni Il sottosegretario 5S agli Affari regionali ieri su Facebook Quando il 26 aprile Luigi Di Maio invocò una legge sul conflitto di interessi, subito Berlusconi gridò all’«esproprio proletario». Erano liti post elettorali. Ora Berlusconi fronteggia un pericolo più concreto. Il fondatore di Mediaset e di Forza Italia probabilmente dovrà pagare di più – come contributi annui e diritti amministrativi – per le frequenze che veicolano i programmi del suo gruppo tv. Stefano Buffagni, giovane sottosegretario agli Affari regionali, M5S, l’ ha lasciato intendere in due interviste. Lo Stato, con la legge di Stabilità 2016, si è dato un obiettivo. Ogni anno vuole 32,8 milioni dalle società delle frequenze (quella di Berlusconi è Elettronica Industriale, la creò Galliani). Gli editori nazionali versano 2 milioni 42 mila 58 euro l’ anno per ogni rete di ripetitori. E Berlusconi ha 5 reti. In realtà, lui paga meno (1,2 milioni per rete, ma la cifra è ufficiosa) perché gode di due sconti previsti dal decreto in materia (del 13 aprile 2017) e auspicati dalla Ue. Il primo sconto scatta perché la sua Elettronica Industriale ospita editori tv emergenti; il secondo perché trasmette con tecnologie innovative (come il Dvb-T2). Il governo proverà a aumentare gli importi dei contributi con la legge di Bilancio, poi con un decreto (ma servirà anche un passaggio dal Garante per le Comunicazioni). Mediaset ha utili netti per 90,5 milioni. Non tanti. Dunque guarda con ansia a un possibile aggravio, che avrebbe un significato anche simbolico. Per la prima volta da quando è in politica, Berlusconi sarebbe vittima di un colpo diretto ai suoi beni materiali.

“Caserta è una città anonima” Polemica sulla guida turistica Rough

La Stampa

link

Scoppia la polemica dopo la pubblicazione della guida Rough «Italia del Sud e isole», edita in Italia da Feltrinelli. L’ accusa è quella di aver offeso Caserta, che tra le pagine della pubblicazione viene definita «una città anonima». In tanti invocano il boicottaggio della guida e ieri il sindaco della città campana Carlo Marino ha annunciato un’ azione legale per quello che considera un grave danno d’ immagine. Le più aspre sono le reazioni dei politici. Quella del presidente della Provincia Giorgio Magliocca, di alcuni consiglieri regionali e dei sindaci delle località vicine. La stessa casa editrice Feltrinelli prende le distanze dai giudizi: «Siamo il concessionario italiano di Rough Guide. I giudizi degli autori delle guide non rappresentano il punto di vista dell’ editore né del Gruppo Feltrinelli». BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.

L’ ASSALTO DEI GIGANTI DELLA SILICON VALLEY AI DEPUTATI EUROPEI PER IL COPYRIGHT

La Stampa

link

N on c’ è solo il Russiagate, non ci sono solo gli hacker di San Pietroburgo, c’ è anche un altro piccolo ma influente sabotaggio politico, questa volta contro l’ Unione europea e su iniziativa americana, più precisamente di alcune aziende della Silicon Valley. «Anatomia di un hackeraggio politico», ha scritto il quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung, titolando un’ inchiesta giornalistica secondo cui dietro la campagna Saveyourinternet.eu che ha inondato le caselle postali di ciascuno dei 751 deputati europei con 70 mila email, più tweet e telefonate, fingendo una campagna popolare di massa contro la direttiva europea sul copyright, ci sarebbero invece un’ associazione di industriali digitali americani, di cui fanno parte Google e Facebook, e la fondazione Open del finanziere filantropo George Soros, spauracchio dei sovranisti europei ma, in questa occasione, curiosamente alleati. Secondo il quotidiano tedesco, la campagna è partita su iniziativa di Copyright for Creativity e dei lobbisti di N-Square, la cui holding, Kdc Group, lavora tra gli altri anche per Google. L’ inchiesta della Faz denuncia anche la violazione della direttiva sulla protezione dei dati Gdpr e svela un’ intesa con un’ ambigua società russo-inglese di advertisment online, nota per fare da concessionaria pubblicitaria a numerosi siti illegali che violano il copyright. A inizio luglio, anche grazie alla campagna popolare (ma fake) in difesa di Internet, il Parlamento ha bocciato la direttiva sul copyright, in particolare gli articoli 11 e 13 che avrebbero costretto le grandi piattaforme digitali, da Facebook a Google, a pagare alcuni miliardi di euro agli editori, e quindi agli autori e agli artisti, a compensazione degli ingenti ricavi ottenuti dalla veicolazione dei contenuti giornalistici e artistici altrui. Sembra un meccanismo astruso, una materia da Azzeccagarbugli, ma nonostante le difficoltà e le incongruenze tipiche di una norma burocratica europea, in realtà la direttiva è il primo tentativo serio di far pagare alle grandi multinazionali digitali i contenuti prodotti dalle aziende editoriali, grazie ai quali le piattaforme di Internet intascano miliardi di euro in un battibaleno. L’ esempio, banale ma che aiuta a capire, è quello dei meme sui social: un utente condivide una fotografia scaricata da Internet, le piattaforme digitali guadagnano dalla diffusione virale di quell’ immagine, ma il fotografo, o l’ editore che ha commissionato quel servizio fotografico, non sono retribuiti. Sono molti, alcuni anche condivisibili, gli argomenti contrari alla direttiva sul copyright, ma certo non giova alla loro credibilità camuffare da iniziativa dal basso, per di più in difesa della libertà di Internet, una campagna di lobbying sui rappresentanti democratici dei cittadini europei per evitare ad alcuni monopolisti americani una riduzione dei loro profitti multimiliardari. Tra il 10 e il 12 settembre, il Parlamento europeo tornerà a votare su una versione di compromesso degli articoli 11 e 13 della direttiva: sarà il caso che i parlamentari italiani, a cominciare dai tanti assenti di luglio, sappiano distinguere tra legittime rivendicazioni e campagne fake e comprendano che un sistema che monetizza l’ uso virale che gli utenti fanno di contenuti prodotti da qualcun altro funziona molto bene per le grandi corporation digitali, diverte e informa gli utenti, ma manda in bancarotta i produttori di quei contenuti. Non è roba di poco conto, perché chi informa il dibattito pubblico, ovvero la catena debole del ciclo contenuti-utenti-social, alla lunga non potrà reggere e quindi a circolare rimarrà solo robaccia, più di quanto ce ne sia già adesso. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.

Francesco studia da Raimondo

Libero

link

EMILIA SANTINI A volte la tv è fatta di paradossi. Può succedere per esempio che, dopo essersi accaparrata Shonda Rhimes, ossia la produttrice più potente d’ America, e il papà dei Simpson Matt Groening, la piattaforma Netflix si picchi ora di lavorare con Francesco Facchinetti. Esatto. Il figlio dei Pooh. Lo sostiene il settimanale Nuovo, lo riprende il sito TvBlog: Netflix starebbe corteggiando Francesco Facchinetti per realizzare una sitcom con protagonisti lui e sua moglie. Per intenderci, una sorta di Casa Vianello generazione 2.0. A raccontarlo è lo stesso Facchinetti: «Netflix ci ha proposto di realizzare una sitcom: mi fa molto ridere che i primi a pensarci non siano stati gli italiani ma gli americani. È due anni che ci rincorriamo dietro questo format, ritornerò presto a parlarne con loro». Ovvio che lo farà: Netflix è un colosso al quale solo un folle risponderebbe picche. Però siamo proprio sicuri che questo matrimonio s’ ha da fare? Il progetto di una sitcom alla Casa Vianello è assai rischioso. Tanto per incominciare, come eredi di Sandra e Raimondo si sono già prenotati Ilary Blasi e Francesco Totti. Anche se non si è mai capito quanto sia fondato il progetto seriale che li vede coinvolti (lo annunciano ogni due per tre, senza mai quagliare…), nell’ immaginario italiano ci sono loro. Facchinetti dovrebbe dunque confrontarsi con tale termine di paragone che, per quanto immaginario, è scomodo: Totti non si tocca (a prescindere) per mezza Roma, e Ilary ci aveva già convinta con gli spot della Vodafone. Una bella gratta da pelare, dunque. Poi c’ è da capire il salto web – tv. Molta gente c’ è finita morta ammazzata: i The Pills, per esempio, ma anche i super talentuosi The Jackal, il cui film «Addio fottuti musi verdi» non è stato all’ altezza delle aspettative. Purtroppo non basta avere seguito sui social per funzionare in tv. Stando a quanto riportato da Nuovo, il progetto di Netflix trarrebbe invece spunto proprio dal successo riscosso dai post di Facchinetti. Ogni giorno l’ ex dj Francesco è solito caricare amabili video con protagonista la sua famiglia: la moglie Wilma e i figli Mia, Leone, Lavinia e Lollie. Alcuni sono molto simpatici e autoironici, e le sue pagine sono seguite da uno stuolo di oltre 1,20 milioni di cristiani. E questo solo contando Twitter. Però, come dicevamo, potrebbe non bastare. Altro problema: il genere sitcom è complesso. Fatichiamo come dei dannati a fare un buon crime, e spesso ci riusciamo solo tirando in ballo la mafia, figuriamoci quale rischio corriamo con la sitcom, il cui ultimo esperimento è ancora ricordato con un certo ribrezzo: Ombrelloni della Rai… Però, appunto, Netflix è Netflix e Facchinetti potrebbe decidere di osare. In quel caso, siamo con lui purché cambi il titolo del progetto: The Facchinettis grida vendetta… riproduzione riservata Francesco Facchinetti (38 anni) con la moglie Wilma Helena Faissol (36): marito e moglie pronti allo sbarco su Netflix.

L'articolo Rassegna Stampa del 24/08/2018 proviene da Editoria.tv.


Rassegna Stampa del 25/08/2018

$
0
0

Indice Articoli

Si scrive Dazn, si legge affari con calcio e scommesse

Sky non ha ancora detto l’ ultima parola, ma sembra ormai certo, dopo che Jimmy Bufett ha parlato …

Niente più cronache di parte: addio agli speaker del tifo

Mediaset, la plusvalenza per gestire il turnaround

Che Sky si erga adesso contro la morale di Asia Argento è decisamente grottesco

Aretha Franklin, un simbolo del copyright

Si scrive Dazn, si legge affari con calcio e scommesse

Il Fatto Quotidiano
Carlo Tecce e Lorenzo Vendemiale
link

Come si pronuncia davvero Dazn. Come si vede (intravede) il calcio su Dazn. E soprattutto cos’ è Dazn? Un bel giorno, narrano i bardi di corte, il mercato televisivo italiano – surgelato e sigillato – ha accolto lo straniero Dazn per sfamare gli appetiti dei presidenti del pallone che offrono all’ asta i diritti del campionato e per riequilibrare la presenza onnivora di Sky Italia dopo l’ estinzione concordata di Premium (Mediaset). Che pacchia. Quest’ esotico Dazn, che da un paio di anni compra incontri di boxe americani e s’ avventura nel calcio tedesco, svizzero, austriaco e addirittura giapponese, sgancia 193 milioni di euro a stagione per tre gare su dieci di A e 22 milioni per la serie B completa con l’ ambizione, pardon il miraggio, di trasmettere attraverso le connessioni veloci in una nazione dove la fibra ottica raggiunge il 25 per cento della popolazione. Che ingenui. Eppure Dazn è un modesto satellite di un sistema complesso. Quello del gruppo inglese Perform, gestito da una torma di quarantenni pressoché sconosciuti in Italia -James Rushton, Milton Ashley, John Gleasure – e affidato ai volti di Diletta Leotta, Paolo Maldini e, di recente, di Cristiano Ronaldo. Il padrone di Perform ha la residenza inglese, e nient’ altro: si chiama Leonard Blavatnik, natali a Odessa (oggi Ucraina) nel ’57, svezzato e allevato a Mosca, si trasferisce a New York appena maggiorenne. Ha il passaporto americano e un patrimonio di oltre venti miliardi di dollari. Con gli ultimi acquisti in Europa, i ricavi di Dazn sono passati da 9,6 milioni di euro nel 2016 a circa 100 nel 2017, ma gli affari di Perform ruotano attorno al cosiddetto calcio giocato: le scommesse. Il settore “servizi” di Perform è in costante espansione e, sempre nel 2017, supera i 300 milioni di euro di introiti. Perform, il papà di Dazn, con decine di aziende fornisce agli allibratori informazioni e statistiche per calibrare le quote anche in tempo reale e non perdere denaro: è campione di “Watch&bet”, guardare e puntare. Questo è il mestiere, per esempio, di Opta e Runningball: in Italia collaborano con Lottomatica e in Inghilterra col gigante William Hill, ma pure con allibratori non riconosciuti dai monopoli statali. Con l’ azzardo il confine tra legale e illegale è assai labile: tre anni fa, Runningball di Perform ha quotato una partita fantasma su cui ci furono accuse di truffa. Un errore, chissà. Però è capitato più volte. Come per la presunta sfida tra selezioni under 21 di Turkmenistan e Maldive. La più eclettica Opta, invece, ha una versione professionale per gli allenatori e una divulgativa per i giornali o le emittenti sportive (tipo Sky) con approfondite rielaborazioni tecniche: dal numero dei battiti cardiaci del terzino sinistro ai palloni recuperati dal ruspante mediano. A leggere i bilanci la struttura economica di Perform è abbastanza fragile, ma l’ eterogenea multinazionale è in fase di lancio: incassi per 486 milioni, perdite per 410 e un debito totale di 838. Un po’ in incognito, Perform è attiva a Milano da un decennio con la proposta di contenuti ai media e il solito studio sulla coppa Italia per le scommesse (pur in assenza di contratto con la Lega). Espulsi gli spagnoli di Mediapro, la Lega Calcio – con la regia del mediatore Infront – ha salvato se stessa con i soldi di Peform (Dazn) che, a sua volta, ha salvato Sky Italia. Le leggi impediscono ai Murdoch il monopolio sul calcio in tv – Mediapro e il canale Lega erano una sciagura per Sky Italia – e dunque la competizione con Dazn è perfetta. Poi parlare di competizione è sempre esagerato. Dazn funziona, per adesso, con un doppio accordo commerciale con Mediaset e con Sky Italia. Il feudo italiano di Murdoch versa a Dazn due euro per i suoi clienti che sfruttano la piattaforma di Perform e si presume altri soldi, così può vantarsi di controllare il pallone italiano. Un patto necessario per Dazn, che s’ è impegnata a sborsare 579 milioni di euro in un triennio per uno strapuntino di serie A. Il referente italiano di Perform è Jacopo Tonoli, capo del commerciale del gruppo. Perform in Italia esiste da aprile tramite una piccola srl con un capitale di 10mila euro per la “conduzione di campagne di marketing”: il presidente è Paul David Oszkar Morton (che ha cinque cariche in cinque società di Perform, il già citato Ashley ne ha 39 nel registro britannico); il consigliere delegato è Rushton, apparso con la consistenza di un ologramma in un’ unica intervista per rassicurare il pubblico italiano sulla qualità delle immagini di Dazn. Il business di Perform si concentra su svariati aspetti degli eventi sportivi – non soltanto la visione ai tifosi – con una prevalenza per i metadati e per le scommesse. Con la tutela del leggendario Blavatnik qualche centinaio di milioni di rosso sono più che gestibili. Non sbaglia mai e varia molto: patron di Warner Music e azionista di Yelp, Snapchat, Alibaba, Deezer, Spotify, Zalando. Strumenti innovati e moderni, ma l’ origine di Blavatnik è classica. In epoca di guerra fredda, il giovane Leonard s’ inventa negli Stati Uniti la Access Industries, una società di investimento che fa profitti col petrolio e la chimica. E poi il boom. Crolla l’ Unione Sovietica, Boris Eltsin privatizza lo Stato, Blavatnik si ritrova una partecipazione in TNK-BP (greggio) di 7 miliardi di dollari. Tipica “fortuna” dei magnati russi. Il cittadino americano Blavatnik ha una reggia a Londra, in una strada privata di Kensington, con 13 camere da letto e 2 piscine (coperta e scoperta), acquistata una dozzina di anni fa per un centinaio di milioni di dollari. È vicino di casa dell’ ambasciatore russo e di Roman Abramovich; sostiene di non sentire Vladimir Putin da vent’ anni. Apprezzato filantropo, profonde dollari per Royal Academy, National Gallery, Metropolitan Museum. Ha donato 117 milioni di dollari per creare la scuola del governo a Oxford. Ha finanziato Barack Obama e Mitt Romney, democratici e repubblicani. All’ ultimo giro ha “scommesso” su Donald Trump. E su CR7 su Dazn.

Sky non ha ancora detto l’ ultima parola, ma sembra ormai certo, dopo che Jimmy Bufett ha parlato …

Il Mattino

link

Sky non ha ancora detto l’ ultima parola, ma sembra ormai certo, dopo che Jimmy Bufett ha parlato confermando di aver fatto sesso con lei, che Asia Argento non farà parte della squadra del talent show ed iniziano a circolare i nomi di chi potrebbe sostituirla, come quello di Simona Ventura, che si rivela però senza fondamento. Il problema è che le puntate introduttive, quelle dedicate alle audizioni, in onda dal 6 settembre, sono state registrate nell’ estate scorsa, con la presenza dell’ attrice. Che cosa succederà adesso? Saranno tagliate le sue parti, o lasciate intatte? E l’ eventuale giudice che sostituirà Asia entrerà nel gioco solo nella parte dei live?

Niente più cronache di parte: addio agli speaker del tifo

Il Messaggero
MATTEO SORIO
link

LA STORIA ROMA Ti portavano la curva in casa. Suggeriti (ma anche no) ai deboli di cuore nel senso che si facevano carico di parte del patimento. Della serie: cari telespettatori, stiamo soffrendo per voi. Da Carlo Pellegatti a Raffaele Auriemma, da Guido De Angelis a Carlo Zampa, da Antonio Paolino a Christian Recalcati, Mediaset Premium è uscita dal gruppo dei diritti tv della serie A e i suoi telecronisti-tifosi appendono al chiodo il microfono dei (nostri?) istinti primordiali. URLO ERGO SUM L’ idea, undici anni fa, travasata dalle tv locali: sdoganare la narrazione faziosa, il calcio raccontato in stile Wilma passami la clava. Il papà di tutti, Pellegatti, 35 anni di Milan ad alta tensione: grida, pianti di gioia o di dolore, Pirlo «Trilli Campanellino», Shevchenko «Il Vento dell’ Est», David Beckham «Il principe di cachemire» (prima che a Sky si unisse Dazn erano già pronti «Atlante il Titano» per Higuain, «Falce Dentata» per Strinic, «Vampata di calore» per Laxalt). Sull’ altra sponda milanese, Christian Recalcati: a ogni gol preso dall’ Inter quel «ma daaaaaiiiiii» («Ma daaai, ma stiamo scherzandooo, ma Politano è alto un metro e quarantasette, D’ Ambrosiooo»), a ogni gol di Zanetti un coccolone («Bacia la magliaaa, capitano, bacia la magliaaa»). A Napoli, Raffaele Auriemma ovvero «Si gonfia la reteee, si gonfia la reteee», e poi quel gol di Lavezzi a Cagliari («Arsenico e champagne, prima ti stordisce e poi ti finisce!») o quella vittoria azzurra in casa Juve («Vogliamo morire qui, seppelliteci qui a Torino»). La Juve, allora, e le vocali allungate un classico del genere di Antonio Paolino: «Sì, sì, sì, sì, sììììììììì Hiiiguaiiin, che ripartenza Juve, che palla in diagonaleeeee», «La rete di Khedira, Khediraaaaaa», «Benatiaaaa Ben-Hur Ben-Hur Ben-Hur Benatiaaaaa». COPYRIGHT E ancora a Roma, Carlo Zampa e Guido De Angelis. Il primo, The voice of Rome: «Go-go-go-go-go-goooooool», «Goooool l’ ha fatto ancora lui, alla facciaccia vostra, tre su tre ce ne ha risolteeee, tre su treee» (Totti in Roma-Torino 3 a 2), «A’ bbello de nonnaaa, a’ bello de nonnaaa» (Florenzi in un Lazio-Roma 1 a 4). Il secondo, toglietemi tutto ma non la Lazio: «Yyyeeesss, Ciro sole mio, una booombaaa sotto la Maestrelli» (un Lazio-Milan 4 a 1), «tira Marcooo, tira Marcooo Paroloooo, Marchetto mio, amore mio, Lazio in vantaggio al San Paolooo» (un Napoli-Lazio 2 a 4). Cos’ è? È tutto copyright. Vedi anche alla voce soprannomi: Chiellini che diventa «King Kong», Candreva «Vota Antonio», Handanovic «Iceman», Nesta «Tempesta Perfetta». Tu chiamale, se vuoi, variazioni (di stile). Perché i telecronisti-tifosi sono stati anche quella cosa lì: un esercizio (bestiale) di fantasia.

Mediaset, la plusvalenza per gestire il turnaround

Il Sole 24 Ore
Andrea Biondi
link

Una plusvalenza superiore al mezzo miliardo. In casa Mediaset si pregusta un risultato molto dolce dall’ operazione su Ei Towers (si veda altro articolo in pagina). Quest’ Opa arriva in un momento non banale per il gruppo guidato da Pier Silvio Berlusconi, alle prese con un turnaround strategico che passa dal ritorno al core business della tv free; espansione nel mercato radiofonico; ridimensionamento (se non proprio sostanziale chiusura) dell’ esperienza nella pay tv; piani di espansione internazionale. L’ operazione su Ei Towers è, in questo quadro, centrale e permetterà a Mediaset di fare cassa per circa 190-200 milioni. Quanto alla plusvalenza, se si considera il bilancio civilistico di Elettronica Industriale (la controllata che detiene la partecipazione in EiTowers) i titoli sono in carico a 18,8 euro per azione e quindi, rispetto ai 57 euro dell’ Opa, la vendita genererebbe una differenza positiva di 431 milioni. Se si considera però il bilancio consolidato Mediaset il valore di carico è più basso (attorno ai 12 euro per azione) con conseguente plusvalenza più alta: sopra i 510 milioni.Così la posizione finanziaria netta dovrebbe migliorare di 500 milioni (a -0,9 miliardi) e, grazie alla nuova cassa e al deconsolidamento di Ei Towers, Mediasetavrà le carte in regola per investire nello sviluppo internazionale e per tornare a remunerare adeguatamente i soci. A questo punto occorrerà capire l’ evoluzione dei progetti oltreconfine di un gruppo che ha Mediaset España e che alla veste internazionale aveva evidentemente mirato con il matrimonio, finito male prima ancora di iniziare, con i francesi di Vivendi. Si parla di Tf1 e Prosiebensat, con la pista tedesca che appare come la più calda. Il primo appuntamento clou sarà però in Italia, in campo radiofonico, dove la prossima settimana è atteso il closing dell’ acquisto di Rmc che andrà così a unirsi alla scuderia di Radiomediaset (R101, Virgin, 105 e Subasio). L’ irrobustimento nel mercato radio – sempre più polarizzato in gruppi – va di pari passo con una rifocalizzazione nella tv free che ha fra le sue principali evidenze il nuovo canale Focus ma anche la rinnovata Retequattro. Dall’ altra parte è sotto gli occhi di tutti il depotenziarsi di Premium, la pay tv costata oltre un miliardo di perdite negli anni e che ora si trova senza calcio, ma anche – guardandola in positivo come fanno molti a Cologno – senza i costi monstre degli anni scorsi, spinti soprattutto dalla Champions League. Rimangono film e serie tv (con esclusiva Universal e Warner Bros) oltre ai canali Eurosport e all’ accordo con Dazn per un’ offerta congiunta. È quasi certo però pensare che Mediaset eserciterà fra ottobre e novembre (come previsto dagli accordi) l’ opzione di vendita a Sky della parte tecnologica, rimanendo solo “editore” dei canali Premium. Il tutto, ovviamente, verificando quanto l’ assenza di calcio possa spingere alla fuga gli abbonati. A ogni modo il Biscione si prepara a un assetto nuovo per l’ autunno, momento in cui ci sarà da fare i conti, come la Borsa non ha mancato di far rilevare nelle ultime sedute, con il nuovo contesto politico. Agli atti ci sono le dichiarazioni di esponenti politici, a partire dal sottosegretario leghista alla Presidenza del consiglio, Giancarlo Giorgetti che ha parlato della necessità di rivedere complessivamente l’ ambito delle “concessioni”. Anche il settore tv è stato tirato in ballo e il governo potrebbe ridiscutere la durata dei diritti d’ uso delle frequenze, le “risorse scarse” concesse a operatori che le gestiscono attraverso multiplex. Fra questi c’ è anche Mediaset con Elettronica industriale che gestisce 5 Mux per i quali – stando a quanto si legge nell’ ultimo bilancio – sono stati sborsati 10,3 milioni come canone d’ uso, versati in via cautelare ma con ricorso al Tar per gli ultimi cambiamenti del quadro normativo. Di sicuro l’ aria pesante non è il miglior viatico per il titolo, che ieri ha chiuso sostanzialmente stabile (-0,04%) ma che da inizio anno ha ceduto il 18,05 per cento.

Che Sky si erga adesso contro la morale di Asia Argento è decisamente grottesco

Italia Oggi
PINO NICOTRI
link

Lungi da noi il gioire o anche solo il seguire il nuovo scandalo riguardante Asia Argento e la bella cifra, 360 mila dollari, da lei versata a un giovane degli Stati Uniti. Cifra secondo alcuni pagata per evitare che il giovane la denunciasse per molestie sessuali subite quando lui era 17enne, cioè a dire minorenne, e secondo la Argento pagata invece solo per un compassionevole aiuto. Evitiamo anche di notare che non si capisce perché si dovrebbe credere sempre alle versioni della signora e mai alle versioni altrui se la contraddicono. Tutto ciò premesso, è inaccettabile che Sky si riservi di licenziare la Argento da membro della giura di X Factor se le accuse si dimostrassero vere. I fatti privati della Argento dovrebbero infatti riguardare solo lei e non altri, compresa Sky. E questo nuovo scandalo o esplosione di gossip con contorno di polemiche moraliste fin troppo ridicole è evidentemente un fatto privato della Argento: come e con chi facesse o non facesse sesso sono francamente solo affari suoi. Fare sesso con un minorenne è soprattutto negli Usa un brutto reato, ma nulla prova che il reato ci sia stato. Anche se ci fosse stato la bella cifra pagata dalla Argento ha evitato che emergesse: non esiste infatti nessuna presentazione di denuncia. Di che si impiccia, quindi, Sky? Sky ha ingaggiato Asia Argento per sfruttare la pubblicità che lei s’ è fatta come ennesima presunta vittima, a scoppio molto ma molto ritardato, del produttore Harwey Weinstein. E, per ingaggiarla Sky, è passata sopra alcune stranezze. Quando la polemica Weinstein è scoppiata la Argento ha infatti man man dichiarato: 1) «Non mi sento più sola nelle mie battaglie». Ma di quali battaglie si tratta? Mistero. Ed è un mistero anche il fatto che nessun giornalista le abbia chiesto quali fossero; 2) «Me ne vado dall’ Italia perché le donne non sanno lottare insieme»; 3) «Tornerò quando le donne potranno combattere insieme»; 4) «Ci verrò in vacanza». Invece ci è venuta di corsa per l’ ingaggio di Sky, ammesso e non concesso che se ne fosse andata via davvero dall’ Italia se non per un qualche viaggio anziché in sdegnato esilio. Che ora Sky voglia ergersi a giudice della morale della Argento e minacci di licenziarla oltre che inaccettabile è anche un po’ grottesco. Post scriptum: Quando lo scorso ottobre Asia Argento annunciò querele contro alcuni partecipanti della puntata di Porta a Porta che parlava di lei e dello scandalo Weinstein, saltò fuori da un comunicato del programma televisivo che l’ attrice ha un ufficio stampa gestito dalla signora Maria Cristina Benelli. Bene. Però non è stata ancora data risposta alla domanda su che tipo di contratto abbia la signora Benelli, contratto che a rigor di logica se non di legge dovrebbe essere di giornalista. Forse siamo stati distratti, ma non risulta neppure che l’ Ordine dei giornalisti abbia voluto vederci chiaro.

Aretha Franklin, un simbolo del copyright

Italia Oggi
* DELEGATO ITALIANO ALLA PROPRIETÀ INTELLETTUALE
link

Nel maggio 2015 pubblicai con Class Editori un libretto dal titolo Internet ci rende più stupidi? la cui tesi principale era che un eccesso di esposizione alla rete era in grado di modificare nel profondo i comportamenti degli utenti in maniera negativa e forse irreversibile. Una tesi all’ epoca già molto diffusa negli Stati Uniti e in qualche paese europeo (in primis, Francia) ma piuttosto originale da noi. Sono passati poco più di tre anni ed ora, pochi giorni fa, gli stessi Facebook e Instagram annunciano l’ arrivo di nuovi strumenti per i loro utenti volti a porre limiti temporali invalicabili all’ accesso giornaliero alle loro piattaforme. Queste iniziative fanno immediatamente seguito alla diffusione da parte di Google dell’ applicazione Digital Wellbeing il cui obbiettivo ufficiale è quello di «migliorare il rapporto con la tecnologia aiutando ad evitare eccessi che possano manifestarsi con l’ uso incontrollato di applicazioni e/o giochi e con la fruizione troppo prolungata di contenuti multimediali». È in qualche modo una clamorosa «rivoluzione culturale» in quanto sono ora le stesse over the top che sino ad oggi hanno favorito in tutti i modi l’ accesso alle loro piattaforme a suggerire che un eccesso di Internet è qualcosa di indesiderabile e, al limite, malsano. Sappiamo bene che gran parte degli accessi ora avviene attraverso gli smartphone e qui i dati sono davvero impressionanti: secondo uno studio della società di ricerca Dscount noi tutti tocchiamo il nostro iPhone in media 2,617 volte al giorno; controlliamo notizie, messaggi, telefonate almeno 150 volte al giorno; e, secondo Apple, gli utenti sbloccano i loro cellulari in media almeno 80 volte al giorno. Sarà davvero difficile tornare indietro. * * * Aretha Franklin, morta lo scorso 16 agosto, non è stata solo una straordinaria cantante ma anche, forse involontariamente, un simbolo della lotta agli artisti esecutori per la tutela dei propri diritti. Lo ha fatto attraverso la sua canzone più nota Respect nel senso che, per un aspetto molto discusso della legge sul copyright negli Usa, ogni volta che il brano veniva trasmesso in qualche radio (ed è stato per anni in testa a questa speciale classifica) venivano pagati diritti solo agli autori e agli editori e non all’ esecutrice. Respect fu scritta da Otis Redding ma non ebbe con lui particolare successo finché Aretha non la adattò a una donna (girandone completamente il significato, è la donna che chiede rispetto al proprio partner) e la portò a un successo clamoroso con gran parte dei proventi che però andavano alla Fondazione Otis Redding (che morì nel 1967 in un incidente aereo). La normativa Usa sul copyright è stata cambiata in questo aspetto solo nel 2014 con una legge che è stata chiamata «Respect Act» proprio in onore della canzone incisa da Aretha nel 1967. Una vera fuoriclasse; anche in questo. © Riproduzione riservata.

L'articolo Rassegna Stampa del 25/08/2018 proviene da Editoria.tv.

E’ morto Emiddio Novi, editoria in lutto

$
0
0

E’ deceduto nella giornata di ieri il politico e giornalista Emiddio Novi. L’uomo è stato travolto e ucciso da un camion in retromarcia nella sua città natale, Sant’Agata di Puglia. La Procura ha aperto un’inchiesta sul tragico avvenimento. L’autista potrebbe essere indagato per omicidio colposo.
Nato nel 1946, Novi è stato a lungo giornalista nel quotidiano “Il Roma”. Nello specifico si è occupato di servizi esteri ed economia ed è stato inviato nelle principali capitali europee e città americane. In seguito ha diretto il quotidiano “Il Giornale di Napoli”. Dal 1994 è entrato in politica nelle fila di Forza Italia. Prima come deputato e poi come senatore è stato presente in quattro legislature, dal 1994 al 2008. E’ stato vicepresidente del gruppo Fi in entrambe le aule parlamentari e membro di numerose commissioni parlamentari nei suoi molteplici incarichi. Per il partito è stato, inoltre, Commissario regionale in Sardegna e coordinatore dell’area metropolitana di Napoli. Va anche citato il suo impegno in eventi importanti per lo sviluppo sostenibile, come i meeting di Johannesburg e New Delhi. Nel 1997 si è candidato alle elezioni amministrative di Napoli, ma è stato sconfitto da Antonio Bassolino. E’ comunque rimasto in consiglio comunale fino al 2001 come capogruppo di Forza Italia.
Il coordinatore regionale di Fi, Domenico De Siano, ha espresso il suo cordoglio in rappresentanza di tutto il partito. Novi è stato ricordato anche da Antonio Martusciello, attuale commissario Agcom e compagno politico del giornalista per svariati anni. Martusciello lo ha definito alla stregua di “un antesignano populista che si batteva per i disagiati e per i deboli”. Numerosi anche i messaggi di cordoglio sui social network, non provenienti esclusivamente da esponenti del centrodestra.

L'articolo E’ morto Emiddio Novi, editoria in lutto proviene da Editoria.tv.

Rassegna Stampa del 26/08/2018

$
0
0

Indice Articoli

«Sono alle prese con il casting per il pappagallo».

Ancora problemi per la diretta Dazn

caccia ai libri, l’ italiana di oxford che unisce scienza e umanesimo

“Ora dimmi di te”: Camilleri amarcord in forma di lettera

«Catch and kill»

Il portiere, la colf e il figlio segreto Un nuovo fronte imbarazza Trump

«Sono alle prese con il casting per il pappagallo».

Il Mattino

link

«Sono alle prese con il casting per il pappagallo». Scherza Antonella Clerici, sorridente e piena di entusiasmo, mentre si prepara a portare in tv «Portobello». A 30 anni dalla morte del suo ideatore e conduttore, Enzo Tortora, Raiuno ripropone la storica trasmissione dal 27 ottobre in prima serata. Tortora la presentò dal 1977 al 1983, quando finì in carcere accusato di collusione con la camorra. Scagionato completamente, tornò a condurre «Portobello» nel 1987, ma per un breve periodo. Morì l’ anno dopo. «Per riportare in Rai Portobello ci voleva una presentatrice d’ una certa età, che quella trasmissione l’ ha vista», sorride la conduttrice, che nel 1983 aveva 20 anni: «Io ricordo tutto di quel periodo, le immagini di Enzo in manette, le cronache sulla sua vicenda, credo abbia subito l’ ingiustizia più grande che si possa sopportare». Per «Portobello» Antonella lascia la sua trasmissione del cuore «La prova del cuoco», da settembre affidata alla Isoardi: «Era il momento di misurarmi su altre cose. Elisa farà benissimo. Mi piace cambiare, rischiare fare cose nuove. Portobello è una grande sfida, anche se non penso neppure di potermi confrontare con Tortora. Ma il format resta lo stesso, voglio rifarlo esattamente come lo ricorda la gente, lo cambierò poco». Ogni puntata si aprirà con un ospite che tenterà di far parlare il pappagallo (all’ epoca di Tortora ci riuscì solo Paola Borboni) e si svilupperà sulle stesse rubriche di 30 anni fa, dai «Fiori di arancio» al «Dove sei». E per chiudere la famosa frase: «Big Ben ha detto stop». © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Ancora problemi per la diretta Dazn

Il Mattino

link

Appare ancora in salita l’ avventura di Dazn, la piattaforma Perform che, insieme a Sky, si è assicurata i diritti tv della Serie A. Prima e durante Napoli-Milan diversi utenti hanno registrato problemi di ricezione. Alcuni hanno lamentato difficoltà di accesso già prima del fischio d’ inizio e sullo schermo, invece che le immagini della partita, compare un avviso «problema col video, riprova tra qualche minuto o contatta l’ assistenza». Per venire in aiuto Dazn ha diffuso via Twitter un annuncio: «Ciao Tifoso! Se sul tuo dispositivo riscontri l’ errore 78-800-34 o 78-800-43, ti invitiamo a riavviare l’ app affinché il problema venga risolto». Molte le lamentele sui social sulla qualità delle immagini, e per le numerose interruzioni.

caccia ai libri, l’ italiana di oxford che unisce scienza e umanesimo

Il Sole 24 Ore
Stefano Salis
link

L’ appuntamento, purtroppo per me, è rinviato. Spero. Già pregustavo di incontrare Cristina Dondi nelle sale prestigiose, austere e magiche della Bodleian Library di Oxford, dove lei è di casa: oltre al piacere di conoscerla di persona e chiacchierare, infatti, ci sarebbero stati i libri (e che libri, aveva selezionato!) a farci compagnia. Dico i libri antichi, ovviamente, che sono al centro della sua vita e per i quali ha “inventato” un sistema di “tracciabilità” assolutamente contemporaneo e innovativo che oggi la fa essere al centro del dibattito della sua disciplina. Ma non solo: cosa del tutto inaudita, lei, studiosa di materiali per “adepti”, per una volta ha comunicato talmente bene la sua ricerca che è “finita” nel circo mediatico: con tenacia e determinazione ha convinto Wall Street Journal, Financial Times, Bbc, Rai che di libri antichi si può parlare, e bene, anche al grande pubblico. E così l’ incontro, più banalmente, avviene in un ristorante milanese, mentre è di passaggio alla volta di Venezia, dove è curatrice della mostra (parte integrante del progetto) «Printing R-Evolution 1450-1500. I cinquant’ anni che hanno cambiato l’ Europa» che si sta per aprire (il 1° settembre) al Museo Correr e alla Biblioteca Marciana e che dimostrerà plasticamente la qualità e quantità del suo lavoro. Ma non mi rammarico dello spostamento: Cristina, che elimina subito le formalità, infatti, si presenta anche con alcuni dei suoi fedeli allievi, tutti giovani ricercatori italiani, che da Oxford, e da questa esperienza, spiegheranno le ali delle loro (si spera altrettanto brillanti) carriere. La “scuola”, certo, è molto buona. Sorridente, pacata, decisa a farsi capire anche nei passaggi più tecnici guardando sempre negli occhi l’ interlocutore, stile britannico e solarità italiana, Cristina Dondi a Oxford ci è arrivata grazie a… un giornale. «Liceo Classico Muratori di Modena, poi storia medievale e paleografia alla Cattolica di Milano», ricorda. «La svolta inglese nasce da un Erasmus a Cambridge nel 1990-91. Durante il dottorato, rispondo a un annuncio sul Guardian: la Bodleiana di Oxford cerca un medievista per lavorare alla catalogazione dei loro 7.500 incunaboli, un progetto in corso guidato da Kristian Jensen, ora capo delle collezioni della British Library. Delle cinque persone chiamate per il colloquio, tre erano italiane. Ho cominciato a Oxford nel maggio del 1996 e non mi sono mai spostata». Non è però il classico “cervello in fuga”, direi: si tratta piuttosto, ed è bello pensarla così, di un’ eccellenza italiana prestata a una delle più blasonate università del mondo. Anche per questo, anche se lei non lo dice, l’ ambasciatore italiano a Londra, a fine 2017, le ha consegnato l’ onorificenza di Cavaliere della Stella d’ Italia, conferita dal presidente della Repubblica. «I miei dieci anni in Bodleiana sono stati fra i più felici della mia vita: lo dissi quando lasciai la biblioteca a 40 anni e vale ancora oggi che ne ho 50. Sono stata pagata per scoprire ogni giorno cose nuove. Ma la sfida è renderle rilevanti». Ecco: il passo successivo, che Cristina Dondi ha sempre avuto molto chiaro è stato quello di non rinchiudere la sua cultura dentro l’ accademia ma liberarla fuori. Nel 2010, con i fondi della British Academy, ha ideato, e poi, negli anni, curato – assieme a un team tutto italiano -, il «Material evidence in Incunabula (Mei)», un database in grado di tracciare la diffusione e l’ uso dei libri stampati nella seconda metà del Quattrocento, oggi sparsi in circa quattromila biblioteche fra Europa e Usa. Il progetto ha ricevuto lo European Research Council Consolidator Grant per capire come la società di fine ‘400 ha reagito all’ innovazione tecnologica: è un passo verso l’ integrazione fra cultura umanistica e sapere scientifico-tecnologico. Si infervora, Cristina, parlando dei libri. «La prima cosa che sempre ammiro è la loro forza: sono oggetti sopravvissuti per oltre 500 anni e ancora in condizioni spesso eccellenti: la carta, fatta di stracci, è migliore di quella dei periodi successivi, i colori delle decorazioni sono ancora sgargianti, gli inchiostri chiarissimi. Poi c’ è il fattore umano, le tracce che le persone che hanno usato il libro nel tempo lasciano su di esso. La domanda davanti al libro è: quali storie troverò, cosa mi racconteranno?». La risposta è, anche, nella mostra veneziana che documenta l’ impatto della rivoluzione della stampa sullo sviluppo economico e sociale della prima Europa moderna e nelle migliaia di dati raccolti da un network internazionale – coordinato dal progetto 15cBooktrade dell’ Università di Oxford – in anni di rigorose ricerche. «Ho ricevuto due milioni di euro. I fondi coprono i salari dei tre ricercatori post-dottorato, e di un dottorando, per 4 anni, quello di un amministratore part-time, e il mio, per 5 anni. Poi il salario di un programmatore alla Bodleiana per un anno, di un ingegnere dell’ e-Research Centre di Oxford per un anno (sviluppo della visualizzazione scientifica), di altra programmazione (database Mei); dei costi per far venire a Oxford studiosi per un ciclo annuale di seminari e per l’ organizzazione del grande convegno che si terrà a Palazzo Ducale a Venezia i prossimi 19-21 settembre, per viaggi legati alla formazione e conferenze». L’ idea è stata semplice, eppure, potenzialmente (almeno per i risultati) rivoluzionaria. «Ho sviluppato una nuova maniera di seguire il percorso dei libri. Associando coordinate spaziali e temporali a ogni precedente possessore sappiamo il movimento dei libri e delle idee che i libri contengono». Le implicazioni di questa metodologia per il patrimonio culturale italiano sono enormi: «L’ Italia conta il numero più consistente di biblioteche storiche al mondo. Ed è il Paese che ha prodotto e disseminato, per cause diverse, il suo patrimonio librario in tutto il globo. Stiamo ricostruendo il contenuto di collezioni italiane disperse nel corso di secoli e oggi disseminate in migliaia di biblioteche e musei europei e americani». Un pezzo concreto di anima italiana che ha formato il mondo moderno. Per portare avanti la sua missione, Cristina, lo dice con un grande sorriso, non poteva fare a meno, prima di tutto, «dell’ appoggio di una squadra eccezionale, Maria Alessandra Panzanelli Fratoni, Geri Della Rocca de Candal, Matilde Malaspina, Birgit Mikus, Sabrina Minuzzi», poi della tecnologia per la gestione e visualizzazione dei dati e di un network di centinaia di bibliotecari-ricercatori. Coordina il lavoro di molte persone, in diversi Paesi, sul lungo periodo. Nessuno studioso avrebbe potuto farlo da solo, e solo una collaborazione internazionale, ecumenica, può renderlo realtà. La lezione che ne trae è semplice. «Una società funziona quando le innovazioni sono condivise; un’ élite ad alta velocità non cambierà mai in meglio una società nel suo insieme, se non ci sono valori condivisi. Io ci arrivo per la strada della storia, ma ci sono fior di economisti che son arrivati alle stesse conclusioni»: cita il Nobel per l’ Economia Richard Thaler e il discorso di Ben Bernanke «When growth is not enough». Su un punto è categorica. «Sta a chi fa ricerca condividere e spiegare il senso di ciò che fa. A tutti, con vari registri. La comunicazione è fondamentale, se non posso spiegare a mia madre, al giornalista, al biologo o al banchiere quello che faccio, l’ errore è mio. Questa è stata la più importante lezione imparata nel Regno Unito, parlare chiaro, breve, e semplice. Al colloquio per il Grant avevo dieci minuti per presentare il mio progetto a una commissione di venti storici, persone intelligenti ma non competenti del mio settore. Far capire loro l’ importanza della ricerca che proponevo rimane una grande soddisfazione e una grande lezione». A fine pasto, le chiedo che differenza trovi tra Italia e Inghilterra e se, per caso, non abbia nostalgia dell’ Italia. Vexata, e inutile , quaestio. «Credo di aver fatto più per l’ Italia da fuori che se fossi rimasta. E continuo a farlo, lavoro in armonia con tante biblioteche, centri di ricerca universitari e le istituzioni ministeriali centrali. Ma stare fuori mi ha dato totale indipendenza dalle logiche interne, e quindi potere di fare o dire quello che ritenevo opportuno, e di lavorare con chi dimostrava di condividere la stessa visione: collaborativa, internazionale, interdisciplinare». Uno dei suoi allievi rivela che, invece, in Italia vuol tornare: aiuterà i giovani ricercatori italiani a partecipare, e vincere, se si può, i fondi di ricerca europei. Chiedo a Cristina, alla fine, quale sia esattamente la materia che insegna a Oxford. La risposta mi lascia di stucco. «Ancora non ho una cattedra, sono Senior Research Fellow al Lincoln College». Il sorriso è disarmante, la fiducia con la quale guarda al futuro anche. Qualche giorno dopo l’ incontro, ricevo una sua mail. «L’ Università mi ha conferito il titolo di Professor of Early European Book Heritage, cioè dell’ antico patrimonio librario europeo. Riconoscimento appoggiato da un numero sostanzioso di colleghi europei e americani che hanno spiegato l’ importanza dell’ operazione che porto avanti. È un “ministero senza portafoglio” ma è un primo importante gradino nel riconoscimento di una disciplina e metodo di lavoro che vogliamo (corsivo mio, ndr) rendere stabile». Pensa al noi, ai suoi allievi, al futuro del progetto. A questo punto non ho dubbi che il fatale appuntamento con i libri è lì: dopo la mostra veneziana. I libri antichi vibrano ancor di più: c’ è qualcuno che li ama e li fa diventare storia pulsante dell’ oggi. E ha un motivo in più per festeggiare, per sé, per la sua ricerca e, perché no?, per la cultura italiana che è capace, ancora, di un livello che pochi altri al mondo hanno. In tempi di squalifica del sapere, la parabola di Cristina Dondi e dei suoi ragazzi mi sembra una storia a lieto fine, di quelle belle, che solo i libri sanno raccontare. E che non solo a Oxford hanno voglia di leggere: sarebbe bello che qualcuno di loro portasse in Italia il suo insegnamento, che non è certo quello che si fa da una cattedra, per quanto prestigiosa, e raggiunta, finalmente, con merito. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

“Ora dimmi di te”: Camilleri amarcord in forma di lettera

Il Messaggero

link

IL MEMOIR In Ora dimmi di te c’ è il messaggio che Andrea Camilleri vuole consegnare ai posteri. Scritto nella forma di una lettera alla pronipote Matilda, ideale donna del futuro, il memoir in uscita il prossimo 30 agosto per Bompiani riesce nell’ intento, non facile, di racchiudere un’ esistenza in poco più di cento pagine. L’ inventore del personaggio del commissario Montalbano, il bisnonno giunto sulla soglia dei 93 anni (il compleanno è prossimo: il 6 settembre) lascia per un po’ i gialli ambientati in Sicilia e apre il libro dei ricordi: i figli dei contadini di Porto Empedocle che arrivano a scuola con le scarpe appese sulle spalle, e se le mettono solo per entrare in classe, per non consumarle; la lettera che il bambino a dieci anni scrive a Mussolini, per chiedergli di poter andare in guerra da volontario, e la risposta che lo raggela: «sei troppo giovane»; le parole del padre : «Tu non devi credere a queste sciocchezze sugli ebrei; gli ebrei non hanno nulla di diverso da noi» che gli apre gli occhi sul fascismo. RIEPILOGARE Forse non c’ è altro modo, per raccontarsi, che riepilogare («alla cieca», come scrive con autoironia lo scrittore ormai non vedente), i fatti che ci hanno formato, che sono stati essenziali per noi. La stivalata nel basso ventre del gerarca Pavolini, a teatro, lo convince che la sua fede nel regime era stato un enorme errore; poi, complici le letture di Malraux e Marx, Camilleri raggiunge il campo opposto, il comunismo. Cercando quello che Roland Barthes definì sapere-sapore, scopre che la scuola gli va stretta, non gli basta più. Lo scrittore di successo di oggi ricorda i tormenti della fame di ieri, quando a Roma – cacciato dall’ Accademia di arte drammatica Silvio D’ Amico perché sorpreso a fare all’ amore con un’ allieva – è costretto a vivere di espedienti. La fame non era certo, per il futuro cantore di Vigata, la stessa di Knut Hamsun, che riteneva la privazione una potentissima droga; ma Camilleri si nutriva esclusivamente di cappuccini e brioche, così che, da magro, diventò magrissimo. Per fortuna arrivarono in seguito molti lavori, dalla Rai (che dapprima gli chiuse le porte perché considerato pericoloso comunista) alle regie teatrali. Solo più di recente, ma questa è storia nota, i romanzi e le serie tv. Alcuni aneddoti sembrano presi da film: il matrimonio con Rosetta, la donna che lo accompagna da sessant’ anni, che per errore sull’ altare cerca di infilare l’ anello al dito del prete, che si ritrae inorridito; la sparatoria di mafia in cui si ritrova con orrore – tornato nel suo paese siciliano, nel 1986 – con tanto di bottiglie di whisky crivellate dai proiettili. «Non credo – scrive – di essere un grande scrittore. In Italia si ha l’ ambizione di creare cattedrali, a me piace invece costruire piccole disadorne chiesette di campagna». Sull’ uso del siciliano nei romanzi cita Pirandello: la lingua per esprimere il concetto, il dialetto per il sentimento. Nel ripercorrere la storia d’ Italia ricorda l’ attuale crisi dell’ immigrazione: «Alzare muri – sottolinea – significa chiudersi in casa con lo stesso nemico». Ma il vero messaggio che Camilleri vuole trasmettere alle future generazioni (così come ai contemporanei) è fare tabula rasa, non fidarsi mai delle apparenze. «Noi – scrive – oggi siamo dei morti che camminano». Perché «Le nostre idee, le nostre convinzioni appartengono a un tempo che non ha futuro». Riccardo De Palo © RIPRODUZIONE RISERVATA.

«Catch and kill»

La Stampa

link

«Catch and kill», cattura e uccidi, è una tecnica impiegata da alcuni editori di giornali senza scrupoli per impedire che informazioni danneggino qualcuno, presumibilmente persone vicine all’ editore. Il giornale compra i diritti esclusivi su una storia senza l’ intenzione di pubblicarla. Oltre all’«insabbiamento» delle storie su Trump, il «National Enquirer» era stato accusato di aver pagato, nel 2003, Gigi Goyette per ottenere diritti esclusivi sulla sua presunta relazione extraconiugale con Arnold Schwarzenegger, all’ epoca candidato governatore della California.

Il portiere, la colf e il figlio segreto Un nuovo fronte imbarazza Trump

La Stampa
PAOLO MASTROLILLI
link

Trump avrebbe un figlio naturale, nato dalla relazione con una ex domestica della sua casa. A sostenerlo è Dino Sajudin, ex portiere della Trump World Tower, finora costretto al silenzio da un accordo firmato con gli editori del giornale scandalistico «National Enquirer». La storia non è stata confermata e potrebbe essere falsa, ma dimostra la nuova fase in cui sta entrando la vicenda legale e politica del capo della Casa Bianca, dopo il patteggiamento del suo ex avvocato Cohen per violazione delle leggi sui finanziamenti elettorali, la condanna per frode bancaria e fiscale dell’ ex manager della sua campagna presidenziale Manafort, e l’ immunità offerta dai procuratori al responsabile finanziario della sua azienda Allen Weisselberg e al proprietario della casa editrice America Media Inc. David Pecker. La nuova notizia imbarazzante è stata pubblicata dalla Cnn, che l’ ha ricevuta da Marc Held, avvocato di Sajudin. Secondo il legale, il 15 novembre del 2015 il suo cliente aveva firmato un contratto con Ami, per cedere i diritti della storia. L’ ex portiere della Trump Tower sosteneva di aver ricevuto l’ ordine di non criticare mai la domestica, perché aveva avuto una relazione con Donald da cui era nato un figlio. La casa editrice del «National Enquirer» si era impegnata a pagare 30.000 dollari a Sajudin, se avesse pubblicato la notizia. Dino però avrebbe subito una penale da un milione di dollari, se avesse parlato della vicenda con chiunque. In seguito questo accordo era stato esteso senza scadenza, in cambio di altri 30.000 dollari. Era un tipico contratto «catch and kill», come quello firmato sempre dalla AMI con l’ ex coniglietta di Playboy Karen McDougal, per comprare una notizia imbarazzante allo scopo di proteggere Trump, senza avere la reale intenzione di stamparla. Ora però, secondo Held, la casa editrice di Pecker ha liberato il suo cliente dal contratto, e quindi lui è libero di parlarne. La nuova fase La storia era già emersa ad aprile, e secondo la Cnn i media che ci hanno lavorato non hanno trovato conferme. Quindi è possibile che sia interamente falsa, oppure un pettegolezzo poi ingigantito. Ciò non sarebbe strano, considerando i molti articoli privi di fondamento pubblicati in passato dal «National Enquirer». Il vero punto della vicenda però non è questo, ma cosa può significare per la nuova fase in cui sembra entrata la vicenda legale, personale e politica del presidente. Pecker è un vecchio amico di Trump, e nel corso degli anni lo ha protetto spesso, acquistando diritti di storie che poi seppelliva. Aveva addirittura una cassaforte, in cui aveva nascosto questi documenti. Dopo la vicenda di Karen McDougal, però, l’ editore di Ami ha fatto un accordo con i procuratori, ricevendo l’ immunità in cambio della sua collaborazione. Quindi gli inquirenti ora dovrebbero avere le chiavi della sua cassaforte. Non è chiaro se la vicenda di Sajudin sia il primo effetto di questa cooperazione, ma è logico aspettarsi nuove rivelazioni. Molte probabilmente saranno false, ma il rischio che ci siano notizie vere, e magari notizie di reato, non può essere escluso. L’ immunità a Weisselberg Un discorso simile, o forse anche più pericoloso, riguarda l’ immunità offerta a Weisselberg, che conosce tutti i segreti finanziari di Trump. Il suo accordo sarebbe circoscritto ai pagamenti fatti da Cohen a Stormy Daniels, ma nessuno può essere certo che si fermi qui. Così come nessuno sa davvero cosa sappia l’ ex avvocato, che ha prospettato di collaborare col procuratore Mueller anche sul «Russiagate». La vicenda è entrata chiaramente in una nuova fase, che potrebbe andare in qualunque direzione. Magari non riguarderà i rapporti con Mosca, ma minaccia di essere ancora più pericolosa per Trump. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.

L'articolo Rassegna Stampa del 26/08/2018 proviene da Editoria.tv.

Rassegna Stampa del 27/08/2018

$
0
0

Indice Articoli

BACKSTAGE

Ritorno al barsport

Una mappa del nuovo potere

La Spa in vetta in una serie A senza… difesa

CAOS DAZN SCATTANO I RICORSI

Il Comune prepara la rappresaglia

Diritti del consumatore

CONCESSIONI TANTO PUBBLICO POCO PRIVATO E LO STATO NON GUADAGNA

Mister dazn miliardi, arte, gol e un buco nella rete (web)

Diritti d’ autore, la stretta sui pirati si farà

BACKSTAGE

Affari & Finanza
SIMONE MARCHETTI
link

Tra qualche giorno, Chiara Ferragni convolerà a nozze con il cantante Fedez in un evento mediatico che sta intrattenendo l’ Italia e i follower dei due personaggi da parecchi mesi. Sono passati più di dieci anni dall’ ingresso di questa ragazza nel mondo della moda: la sua parabola, oltre le critiche, i proclami, i viaggi, le sponsorizzazioni, gli haters e i seguaci adoranti, ha in realtà molto da insegnare all’ editoria di settore, segmento che al contrario ha vissuto uno dei decenni più difficili della sua storia. L’ avventura di Chiara è resistita a tutto: ai profili di Facebook, che la presero di mira nei primi anni della sua attività, dandola per finita e sbagliando sempre i pronostici. E alle critiche dei giornali, anche quelle di chi scrive. Oltre i social, soprattutto Instagram, negli anni, la sua attività si è diversificata nella produzione di collezioni di moda (segmento che le ha portato molta fortuna) e nell’ editoria online, facendo crescere un sito che però non ha mai raggiunto il successo del suo profilo social. La sua fortuna, infatti, sta nella sua persona e nel suo personaggio: non a caso, molti dei collaboratori che l’ hanno accompagnata fin dall’ inizio, oggi sono altrove mentre il suo percorso continua imperturbato. Quest’ ultimo dato dimostra quanto la ‘personalizzazione’ sia la chiave di volta nel fenomeno degli influencer. Questi nuovi attori nel panorama non sono destinati a scomparire, come in molti sostengono, ma ad evolversi come fossero dei ‘magazine viventi’. Qualcuno di loro ha già intuito la tendenza e sta provando a fare persino il salto di settore, passando dalla moda ai viaggi fino al lifestyle in generale. I periodici, invece, restano fermi al loro format tradizionale. E se, invece, fosse arrivato il momento di mutuare dagli influencer proprio la modalità, ovvero la personalizzazione, iniettando contenuti giornalistici, opinioni e informazioni dove invece oggi si trovano solo post sempre uguali, sorrisi e ammiccamenti? Alla fine, si tratterebbe solo di cambiare un formula che si indebolisce sempre più, mostrandosi ormai un problema più che una soluzione. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Ritorno al barsport

Corriere della Sera
Laura Vincenti
link

«Dazn? A noi ha fatto un piacere, perché molti tifosi non vogliono spendere i soldi per abbonarsi e allora vengono a vedere le partite qui». Chi parla è Massimiliano Morini, titolare di Stadium, nuovo, grande bar sport inaugurato a maggio in viale Liguria, a due passi dal Naviglio Pavese. Vi si ritrovano tantissimi appassionati di calcio: quest’ anno, infatti, la Serie A non va in onda su una sola piattaforma, ma sia su Sky sia su Dazn, costringendo gli spettatori ad avere più abbonamenti. Oltre che per i costi dei canoni, molti fruitori si lamentano anche per i problemi di ricezione. Una soluzione potrebbe essere quella, quindi, di andare a vedere i match in uno dei bar sport della città, come il nuovissimo Stadium, appunto. L’ ambiente è molto grande: disposto su due piani, può ospitare un totale di 500 persone, 200 solo al piano di sopra, che è incorniciato da ben 30 schermi più uno mega di 300 pollici con tanto di tribuna per vedere la partita seduti sulle poltroncine rosse proprio come allo stadio. «Qui trasmettiamo in diretta tutti gli eventi sportivi», continua Morini, «quindi, per esempio, anche la Formula 1 e la Moto GP. Quando ci sono più appuntamenti, li facciamo vedere in contemporanea perché gli schermi sono indipendenti. Ovviamente sul maxischermo mandiamo in onda sempre quello principale». La clientela? Dalle compagnie di giovani amici alle famiglie, dagli stranieri fino ai tifosi più accaniti. «Per esempio il Napoli club qui da noi è di casa, ha anche organizzato una grande festa con un cantanteneomelodico», spiega Morini. «A settembre, poi, partiremo con la musica: l’ idea è anche organizzare dj set dopo le partite così il pubblico potrà fermarsi aballare». In menù carne, molto buona, da bere birre (media 5 euro). «La stagione calcistica è iniziata alla grande, siamo molto contenti: quando ci sono le partite di Serie A, da sabato a lunedì sera (stasera alle 20.30 c’ è Roma-Atalanta), siamo sempre pieni, il sabato sera in particolare perché chi ha problemi a vedere la partita con Dazn viene qui», conferma anche Paolo Marchesi, titolare dello storico Bar Magenta, un punto di ritrovo per gli appassionati di calcio. «Quest’ anno poi l’ Inter gioca in Champions League e il Milan in Europa League, quindi i milanesi verranno qui anche a seguire le partite infrasettimanali delle Coppe». Ci sono 5 schermi, un menù di panini, ma anche un nuovo menù serale con piatti di carne; da bere birre (5 euro) e cocktail. In zona Sempione, 442 è un pub sport caratterizzato dalle sciarpe delle squadre di calcio di tutto il mondo appese alle pareti: 6 gli schermi, in menù hamburger, piadine, panini e poi birre (5/6 euro). E partite di calcio, ma non solo, all’ Offside Sports Pub, che trasmette in diretta tutti gli eventi sportivi, dal rugby al Moto Gp. La cucina è aperta fino a tardi e si può scegliere tra 13 birre alla spina.

Una mappa del nuovo potere

Il Foglio

link

Romagnola, del 1960, se fossimo nel mondo della canzonetta lei sarebbe la Tigre di Cesena, dopo l’ Aquila di Ligonchio e la Pantera di Goro, ma Monica Mondardini, detta “la Monda”, non canta. Iperriservata, non frequenta, è invisibile, non canta quando a Repubblica succede di tutto e di più, la coabitazione, un vicedirettore che dopo qualche mese decide di andare a far politica e lei rimane esterrefatta e imbufalita, dicono. La “Monda”, che entrò all’ Espresso e diventò boss di tutto l’ impero debenedettiano, non canta neanche quando da amministratore delegato passa a vicepresidente di Gedi, la società bifronte che incorpora la Stampa e la Repubblica (ad aprile, ceo diventa Laura Cioli, ex Rcs). Proprio lei, la Monda, che pure veniva dai numeri (laurea in Scienze statistiche ed economiche) ma che dei giornali aveva fatto presto a innamorarsi. “Ha la malattia”, ci dissero, nel senso della malattia dei giornali, ed era stata pro prio lei l’ artefice della fusione tra Repubblica e Stampa. Missione compiuta, quindi. La Monda secondo chi la conosce è “dura”, “molto diretta”, non stacca mai, “mangia una fetta di prosciutto o un cracker alla scrivania, non esce dall’ ufficio per pranzo”. “Però quello che ti deve dire lo dice in faccia, i tagli li annuncia lei, non si fa scudo dietro il capo del personale, sta a negoziare fino alle quattro di mattina coi sindacati”. Fuma tanto (come Marchionne: a proposito, il suo nome saltò fuori nei mesi scorsi per la successione a Torino, ma lei smentì: “L’ amministratore delegato Monica Mondardini è molto soddisfatta per l’ operazione che ha portato inizialmente Fca e poi Exor a diventare azioniste del gruppo Gedi, ma ogni ipotesi su un suo futuro professionale in Fca è destituita di fondamento”, disse una rara nota). Politicamente è moderata di area liberale cattolica. Non ha la patente, quindi ha un’ Audi con l’ autista (che a Milano è parcheggiata accanto alla Smart scalcagnata del presidente Cir Rodolfo De Benedetti, noto pauperista automobilistico), le piacciono molto le scarpe, le aziende (ha una mentalità più da imprenditrice che da manager, si appassiona ai prodotti, specialmente al design e alla moda italiana) e appena può torna a Madrid o Parigi dove ha lavorato e mietuto allori. Odia segretamente le info grafiche. Sotto la corazza manageriale, è capace di inaspettata ironia. Meno nota, ma molto considerata all’ estero e soprattutto in Silicon Valley è Paola Bonomo, “business angel” cioè finanziatrice di startup. Dal 2009 Paola è socia di Italian Angels for Growth, all’ in terno del quale investe in startup tecnologiche e segue le opportunità di investimento in ambito digitale. E’ stata capa di Facebook e di eBay per l’ Europa del Sud, siede nei consigli di amministrazione di Axa Assicurazioni e di Piquadro. Soprattutto è presidente dello Stanford Club Italia, è insomma una specie di ambasciatrice della università principale della Silicon Valley in Italia. Un altro italiano “di peso” nella Silicon Valley ma poco noto in Italia è Paolo Bergamo, senior vice president globale di Salesforce, la più grande azienda al mondo di software per il commercio (10 miliardi di fatturato annuo). E poi c’ è il siliconvallico-bresciano Davide Dattoli. Se fossimo in Silicon Valley sarebbe nato in un garage, ma siccome siamo pur sempre in Italia è venuto su in un ristorante. A Brescia, poi, invece che Palo Alto. Ventotto anni, Dattoli è il fondatore o meglio founder di Talent Garden, la più vasta rete di coworking europea, dove per coworking si intendono quelle moderne botteghe rinascimentali dove c’ è l’ equiva lente dell’ artigiano, del fabbro, dello scalpellino, tutto però naturalmente digitale e virtuale, e ci si incuba e ci si contamina tra startup e professionisti, sognando di “scalare” e diventare il nuovo Facebook. Dattoli, figlio di un ristoratore bresciano, mixa la narrativa da start-up con quella di Master chef – il locale della famiglia vede tra i soci anche Iginio Massari, pasticcere nazionale televisivo. Gli spazi di Talent Garden aprono in continuazione, tra gli ultimi Copenhagen e Vienna. “Le stime prevedono che i coworking costituiranno nei prossimi anni il 30 per cento degli spazi lavorativi nel mondo”, ha detto al Foglio. “Il tema vero però è che ognuno comincerà a specializzarsi. Il mondo del coworking diventerà come quello degli hotel, cioè puoi avere il cinque stelle ma anche la pensione della signora Maria. Noi non puntiamo ad avere tantissimi spazi, ma alla selezione, con un focus sul digitale”. Negli spazi di Talent Garden hanno aperto realtà come Deliveroo, MyTaxy, Uber. A San Francisco, dove Dattoli va spesso, imperversa Wework, colosso da 200 centri e 20 miliardi di valore, ormai con tentacoli in ogni angolo d’ America. E’ chiaramente il suo modello da seguire. A San Francisco Dattoli è in prima fila per aprire insieme a Cassa depositi e prestiti un centro di innovazione che faccia da “garage” alle startup italiane insieme al Consolato e all’ Ice. Dattoli sa infatti dialogare bene con pubblico e privato (viene dalla città dei Martinazzoli e dei Montini, in fondo, e la sua rete di contatti va da Di Maio a John Elkann a Peter Thiel. Ma non disdegna poteri più old come quello delle Fondazioni bancarie). Ha la passione della montagna. Uno dei settori più importanti dell’ industria italiana è com’ è ovvio la moda. E anche qui, rispetto a una ventina d’ anni fa, i protagonisti sono cambiati. Alcuni hanno venduto (come Fendi o Gucci), altri pur rimanendo nella aristocrazia del made in Italy hanno lasciato spazio e rilevanza a una nuova catena alimentare alla cui piramide c’ è lei, Miuccia Prada. Ha appena compiuto settant’ anni, ed è la signora di Milano su cui torreggia con le sue torri: se la regina di Milano degli anni Sessanta era Anna Bonomi Bolchini coi suoi cinquemila appartamenti e la proprietà del Pirellone, “la Miuccia” ha disseminato Milano sud delle torri della sua Fondazione. Aspira alla verticalità, col torrione dell’ ex fabbrica di liquori trasformata in museo, tutta laccata in foglia oro come un alambicco o una torre segnaletica per chi arriva in città e sogna di fare i soldi: sembra il deposito di zio Paperone. Accanto, è appena stata completata l’ altra torre, quella dell’ architetto di corte Rem Koolhaas, che ha messo su un parallelepipedo che sembra un po’ una pastamatic, e in coppa c’ è un ristorante dove si mangia la cotoletta più panoramica di Milano (e le prese Usb accanto ai tavoli, perché la Miuccia è milanese dunque pratica). La storia di Miuccia Prada è iniziata nel 1913, ben prima della sua nascita, quando suo nonno Mario aprì un negozio in galleria Vittorio Emanuele II a Milano: non di pelletteria come si vorrebbe ma piuttosto di sfizi coloniali, di bauli e nécessaire dannunziani – di pelle di elefante, tricheco, serpente e alligatore. E lei lì lei ha voluto aprire oggi una succursalina della sua Fondazione, “Osservatorio”, nel punto più alto della galleria, tanto per ricordare che insomma lei vive e regna non solo nella periferia postindustriale ma anche nel salotto come si dice della città. Il 2018 è un anno pieno di anniversari per la gran sciura dei dané (come chiamavano Anna Bonomi): nel 1978 subentrò alla madre alla guida dell’ azienda; l’ anno prima aveva incontrato Patrizio Bertelli, suo compagno, futuro marito, padre dei figli Giulio e Lorenzo. Fu lui a spingerla a disegnare la sua prima collezione, nel 1988, l’ an no dopo il loro matrimonio. Come Anna Bonomi che amava circondarsi solo di prodotti “di casa”, possedendo la Mira Lanza (saponi), la Durban’ s (dentifrici), il marchio Rimmel (trucchi) e il Lyso Form (detersivi), anche la Miuccia compra talvolta trophy asset da tinello, tipo la pasticceria Mar.

La Spa in vetta in una serie A senza… difesa

Il Giornale
di; Tony Damascelli
link

di Tony Damascelli Domenica di gol e di memoria. Minuto quarantatré, lo stadio Luigi Ferraris spegne le voci, sul maxischermo appaiono i nomi delle vittime del Morandi, il ponte della morte ritrova il ricordo nel numero di chi non c’ è più ma lascia una traccia forte tra la gente di Genova, quarantatré nomi, quarantatré secondi di applausi prima di riprendere la partita, i giochi, la contesa nella quale il Genoa ha imposto la sua freschezza sui toscani dell’ Empoli. Serata precoce di gol, belli e fulminei, in avvio a Milano, a Cagliari, a Udine, a Firenze, voglia di calcio, voglia di tornare a vivere il football che quel maledetto mondiale ci ha tolto in un’ estate malinconica. È stato buffo vedere, sabato, sulle tribune dell’ Allianz di Torino, il citti missing, al secolo Ventura Giampiero, scomparso dai radar del calcio ma non di Zanzibar. È stato un altro colpo al cuore (o forse una gag voluta) per chi ama il calcio e la nazionale. Tornando al turno domenicale, folli notizie dall’ Inter a ribadire le stranezze con il Sassuolo; viva per tre quarti d’ ora, smarrita per il resto, esattamente l’ opposto del Torino che nel primo tempo, più che un Toro è sembrato una podolica al pascolo. Belotti, uno vero da corrida, ha svegliato la comitiva granata, con la partecipazione di Handanovic Vispa Teresa al volo sorpresa, come nel pareggio su autogol di Vrsaljko. La squadra nerazzurra ha denunciato solite e gravi incertezze difensive, il dato riguarda anche le altre di questo turno: disattenzione e errori di lettura, è presto per giudicare ma sono segnali che ribadiscono come la nostra serie A abbia smarrito grandi difensori, di scuola e di personalità. Non può e non deve essere trascurata la vittoria della Spal sul Parma, significa primo posto per i ferraresi in compagnia di Juventus e Napoli, non direi poco, anzi è tanto, anche se trattasi dei primi fuochi di campionato. Torneo che si trascina con l’ equivoco buffo, ma non troppo, di Dazn, storia tipica del sistema Italia, dove prima si incassa e poi si pensa alla fornitura garantita del servizio. La Lega calcio sta zitta, tanto ha intascato il dovuto, non fiatano i presidenti, gli utenti sono furibondi, i centralini di Sky e Mediaset (entrambe innocenti, al massimo si potrebbe ipotizzare un concorso di colpa) sono intasati di proteste pesanti e insulti violenti, Dazn se ne infischia, infatti non risulta avere telefono. Soltanto in questo è più avanti di tutti.

CAOS DAZN SCATTANO I RICORSI

Il Mattino
Angelo Rossi
link

Aidacon Consumatori è l’ associazione diventata in queste settimane paladino della battaglia contro i disservizi televisivi. Anche ieri, domenica, centralino tempestato di lamentele da parte di tifosi napoletani delusi per la scarsa qualità offerta da Dazn, ma soprattutto richieste di Sos. «Due flop su due è troppo per chi è costretto a pagare il doppio abbonamento. Peccato perché i tifosi napoletani hanno goduto da casa lo spettacolo delle prime due vittorie della squadra soltanto in parte»: l’ incipit dell’ avvocato Carlo Claps, presidente di Aidacon, introduce la questione della pay-tv, ulteriore e sgradevole palla al piede della tormentata estate azzurra. CONDIZIONI EQUE Se era stato concesso un minimo di tolleranza al debutto di Dazn, perché ci sta che alla prima partita qualcosa possa non filare in maniera ottimale, la pazienza sabato sera ha rotto gli argini. Tantissimi utenti ieri si sono aggiunti a quanti la settimana scorsa avevano lamentato i disservizi della neonata televisione, ecco perché stamattina si è passati alle carte bollate. «Attraverso il reclamo inoltrato in queste ore alla Lega Serie A e all’ Antitrust ha spiegato Claps chiediamo un immediato intervento al fine di creare condizioni più eque per tutti i consumatori. Ci sono centinaia di segnalazioni che arrivano da Milano, significa che tra la scorso week-end e questo anche i tifosi di Inter e Milan hanno patito gli stessi disagi. Il problema principale è costituito dal fatto che se oggi l’ abbonato decidesse di risolvere il contratto a causa del cattivo funzionamento della piattaforma televisiva, resterebbe senza alternativa per le partite della propria squadra del cuore. Infatti l’ attuale sistema di assegnazione portato avanti dalla Lega è assolutamente illegittimo in quanto non tutela i consumatori che si sentono doppiamente beffati». SKY DOMINANTE Il presidente di Aidacon spiega perché pure Sky sarà oggetto di valutazione da parte dell’ Antitrust: «Agli utenti non è stata data facoltà di scegliere un operatore in base al costo o alla qualità del servizio, che sono principi essenziali in un mercato che rispetti la libera concorrenza: il cliente è stato obbligato a sottoscrivere due abbonamenti a condizioni economiche svantaggiose. La posizione dominante di Sky è anomala in quanto costringe i tifosi a pagare il pacchetto della serie A allo stesso prezzo della scorsa stagione, fornendo ai propri clienti la visione di un numero inferiore di partite, senza specificare quali gare il tifoso potrà vedere. Per non parlare poi degli utenti fedelissimi da una vita: pagano tuttora un prezzo ben superiore rispetto a quelli che sottoscrivono soltanto adesso il nuovo abbonamento. I nostri legali hanno raccolto i vari aspetti di questo malcontento generale verso Dazn e Sky e abbiamo inoltrato gli esposti: Lega e Antitrust dovranno risponderci presto e in modo esaustivo». Come si difende la neonata emittente? Preso atto di indubbi malfunzionamenti durante il primo tempo di Napoli-Milan, su tutti il ritardo del segnale tra i 4 e i 5 minuti (il secondo tempo ha fatto registrare meno disservizi), Dazn replicherà soltanto oggi quando si sarà conclusa la seconda giornata per gli approfondimenti e le valutazioni tecniche. Nessun commento nemmeno a proposito della sparizione sulla pagina Facebook dei tanti messaggi di protesta arrivati sabato sera da Napoli: ne erano ottomila, improvvisamente ridotti a 800. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Il Comune prepara la rappresaglia

Il Roma
GIOVANNI SCOTTO
link

Chi pensa che lo scontro tra il Napoli e il Co mine di Napoli sia finito, o comunque stia volgendo al termine si sbaglia. Il sindaco dovrebbe rientrare oggi dalle vacanze, e si attende la risposta del sindaco, che sicuramente vorrà replicare al duro comunicato di critica nei suoi confronti che il Napoli ha diffuso nella serata di venerdì, e poi ha fatto pubblicare su tutti i giornali ieri, con ben due pagine dove il testo era riportato in modo integrale. Tensione, quindi, per capire che cosa succederà. Di certo non si vedono, ad oggi, margini per ricucire il rapporto, anzi. La rottura sembra, oltre che definitiva, insanabile. LA “BATTAGLIA” tra il Napoli e il Comune non si è sviluppata soltanto attraverso dichiarazioni e comunicati. Lo scontro è proseguito col comunicato del club, diffuso anche l’ acquisto di pagine su quotidiani nazionali perché non ha gradito come siano stati aizzati i tifosi dal Sindaco, ed il Comune ora resta in attesa perché il Calcio Napoli senza convenzione dovrà versare il 10% degli incassi, a cominciare da quello di ieri, passando per quelli ricchi di Champions. Lo stesso assessore Borriello lo ricordò: «Per Napoli -Real incassò 4mln, senza convenzione avrebbe dovuto darci 400mila euro». Ormai è una gara senza esclusione di colpi col Napoli che reclama dal Co mune ben 2,5mln di euro che risalgono ai tornelli, con il Comune che giura “vendetta” a settembre: senza il 10% degli incassi potrebbe non dare il via libera all’ utilizzo del San Paolo dando così tutte le responsabilità a De Laurentiis. Carmine Sgambati, presidente della commissione sport del Comune di Napoli, ha mantenuto la promessa fatta nei giorni scorsi, assistendo al match tra Napoli e Milan in Curva A: «Potete già vedere i lavori effettuati nel San Paolo, sono stati completati come promesso a De Laurentiis, non c’ è stato alcun problema per la prima giornata. Pensasse alla squadra, a farci vincere, che al San Paolo pensiamo noi che ne siamo i proprietari insieme alla città e ai suoi cittadini. Forza Napoli!». SABATO IL SAN PAOLO è apparso tutt’ altro che in forma. La pista d’ atletica, coperta di cemento, è apparsa di un poco gradevole colore nero. Work in progress, senza dubbio, ma di certo lo stadio di Fuorigrotta si presenta in modo pessimo. Le balaustre di sicurezza servivano e faranno il loro lavoro, anche se molti tifosi si sono lamentati perché hanno perso dei posti a dei quali erano abituati. Resta lo sconforto di vedere i sediolini di quel rosa sbiadito. La speranza è che almeno in quel senso qualcosa di possa davvero fare. Quantomeno per dare allo stadio di Fuori grotta un colpo d’ occhio un po’ più di degno di una squadra importante.

Diritti del consumatore

Il Sole 24 Ore

link

Fisco Agevolazioni sulla casa A cura di Marco Zandonà [1913][384286] Annotazione in fatturaper correggere il beneficiarioIl coniuge convivente – non proprietario dell’ immobile su cui sono stati eseguiti lavori di riqualificazione energetica – può detrarre la spesa (che ha effettivamente sostenuto), se ha eseguito i relativi bonifici “parlanti”, ma le fatture sono intestate all’ altro coniuge (proprietario), a nome del quale è stata fatta anche la dichiarazione all’ Enea?M.C.LAURIA La risposta è affermativa, a condizione che le fatture vengano integrate con l’ indicazione del nominativo del coniuge non proprietario (titolare del conto corrente da cui sono stati emessi a suo nome i bonifici di pagamento). Come precisato da ultimo nella circolare 7/E del 2018, la detrazione del 50% (articolo 16-bis del Tuir, Dpr 917/1986, e articolo 1, comma 3, lettera b, n. 1-4 della legge 27 dicembre 2017, n. 205, di Bilancio per il 2018; si veda anche la guida al 50% su www.agenziaentrate.it) può andare al familiare convivente del possessore o detentore dell’ immobile oggetto dell’ intervento. Per familiari si intendono – a norma dell’ articolo 5, comma 5, del Tuir – il coniuge, i parenti entro il terzo grado e gli affini entro il secondo grado. Per fruire della detrazione non è necessario che i familiari abbiano sottoscritto un contratto di comodato, essendo sufficiente che attestino, mediante una dichiarazione sostitutiva di atto notorio, di essere familiari conviventi. Lo status di convivenza deve sussistere già al momento in cui si attiva la procedura, cioè alla data di inizio dei lavori. La detrazione spetta al familiare per i costi sostenuti per gli interventi su una qualsiasi delle abitazioni in cui si esplica la convivenza, purché tale immobile risulti a disposizione. Non è invece richiesto che l’ immobile oggetto dell’ intervento sia adibito ad abitazione principale del proprietario o del familiare convivente. Lo stato di convivenza è dimostrato, in sostanza, da un certificato di stato di famiglia o da un’ autodichiarazione.Come precisato nella circolare 7/E/2018, nel caso in cui il soggetto che sostiene le spese sia diverso da quello intestatario delle fatture (a prescindere dal soggetto che emette il bonifico), è necessaria l’ annotazione in fattura, anche successivamente all’ emissione, per indicare il soggetto che, sostenendo effettivamente la spesa, ha diritto alla detrazione. [1914][384263] Ok al 50% se c’ è la ritenutasul bonifico eseguitoNon ritengo corretta la risposta data al quesito n. 1561 del 9 luglio 2018. La procedura prevista dalla circolare 43/E/2016 (dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà rilasciata dall’ impresa beneficiaria) è applicabile sia alle spese di ristrutturazione pagate con bonifico ordinario, anziché “parlante”; e sia alle spese per l’ acquisto del box pertinenziale, pagate in assenza di bonifico bancario, ma attestate dall’ atto notarile. In sostanza, la circolare distingue tra le spese di ristrutturazione – in cui dev’ esserci, comunque, un bonifico (ordinario, con attestazione dell’ impresa, o “parlante”) – e le spese per l’ acquisto del box pertinenziale, in cui il bonifico può essere anche assente, in quanto il pagamento è attestato dal notaio (con necessità, ai fini della detrazione, anche in questo caso, della dichiarazione sostitutiva dell’ impresa).C.C.NOVARA Sul punto le pronunce delle Entrate sono poche chiare. Con la cicolare 43/E del 18 novembre 2016, infatti, l’ Agenzia aveva precisato che non si decade dai benefici se il pagamento avviene mediante assegno, ovvero bonifico incompleto. In sostanza, se il bonifico risulta incompleto o mancante, il beneficio è comunque riconosciuto a condizione che l’ impresa esecutrice dei lavori rilasci al contribuente una dichiarazione sostitutiva di atto notorio dalla quale risulti che «i corrispettivi accreditati a suo favore sono stati inclusi nella contabilità dell’ impresa ai fini della loro concorrenza alla corretta determinazione del reddito». Tale soluzione sembrava interpretabile come sempre possibile, e non solo per l’ acquisto del box (fattispecie, quest’ ultima, ripresa nella circolare 7/E del 27 aprile 2018). In particolare, la circolare 7/E/2018 fornisce un’ interpretazione innovativa e favorevole ai contraenti (impresa venditrice e acquirente del box), precisando che, solo in tale ipotesi, è possibile fruire della detrazione del 50% anche quando il pagamento è effettuato con mezzi diversi dal bonifico, purché tale pagamento avvenga in presenza del notaio.Tuttavia, non è chiaro se negli altri casi, invece, occorra comunque un bonifico parlante e, soprattutto, la presenza della ritenuta dell’ 8% all’ atto dell’ accredito nel conto del ricevente (impresa esecutrice dei lavori o venditore dei materiali), che l’ agenzia delle Entrate ha sempre ritenuto indispensabile per l’ accesso alla detrazione. In conclusione, sembra che, salva l’ ipotesi dell’ acquisto del box in presenza di notaio, in via generale, la detrazione possa essere riconosciuta ugualmente nell’ ipotesi in cui il bonifico bancario/postale, effettuato per il pagamento delle spese sostenute, abbia consentito la ritenuta fiscale dell’ 8% (articolo 25 del Dl 78/2010, convertito, con modificazioni, nella legge 122/2010; circolare 7/E del 2018). Sul punto, in ogni caso, sarebbe opportuna un’ ulteriore pronuncia, che superi le contraddizioni risultanti dalle circolari fin qui emesse. [1915][384242] Il diritto al bonus mobilinon si può trasferireQuest’ anno ho acquistato un appartamento ristrutturato nel 2017, e il venditore ha specificato nel rogito che avrebbe mantenuto la titolarità delle relative detrazioni fiscali. Ora devo arredare la casa e vorrei sapere se posso fruire del bonus mobili, nonostante non risulti che io abbia effettuato ristrutturazioni.G.S.BERGAMO La risposta è negativa. Il soggetto che fruisce del bonus mobili dev’ essere lo stesso che fruisce della detrazione per ristrutturazioni: quantomeno in parte, cioè deve aver pagato almeno una quota delle spese di ristrutturazione (circolare 7/E del 2018, articolo 16-bis del Tuir, Dpr 917/1986, e articolo 1, comma 3, lettera b, n. 1-4, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, di Bilancio per il 2018; si veda anche la guida al 50% e al bonus mobili su www.agenziaentrate.it). Infatti, ci dev’ essere coincidenza tra colui che sostiene le spese di ristrutturazione e colui che paga per l’ acquisto dell’ arredo agevolato (circolare 29/E del 2013). In caso di trasferimento dell’ immobile ristrutturato, il diritto al bonus mobili non si trasferisce mai: né se il bonus edilizio rimane in capo al venditore (con opzione nel contratto di vendita), né se il diritto alla detrazione per le quote residue si trasferisce all’ acquirente. A maggior ragione, il bonus mobili non compete mai all’ acquirente dell’ immobile ristrutturato che non ha sostenuto direttamente le spese. [1916][384240] Documenti da integrarequando il conto è cointestatoVorrei sapere se una cucina, le cui fatture sono intestate a Tizio, possano essere portate in detrazione da Caio, previa annotazione sui documenti. Si specifica che l’ ordinante del bonifico è Tizio, e che il conto corrente è cointestato a Tizio e Caio.R.M.FIRENZE Il soggetto che fruisce del bonus mobili dev’ essere lo stesso che fruisce della detrazione per ristrutturazioni: quantomeno in parte, cioè deve aver pagato almeno una quota delle spese di ristrutturazione (circolare 7/E del 2018, articolo 16-bis del Tuir, Dpr 917/1986, e articolo 1, comma 3, lettera b, n. 1-4 , della legge 27 dicembre 2017, n. 205, di Bilancio per il 2018; si veda anche la guida al 50% e al bonus mobili su www.agenziaentrate.it).È quindi necessario che colui che sostiene le spese di ristrutturazione e colui che paga quelle per l’ acquisto dell’ arredo agevolato siano la stessa persona (circolare 29/E del 2013).Pertanto, nel caso di specie, se le spese per l’ acquisto dell’ arredo e per l’ intervento di ristrutturazione sono intestate a un soggetto, entrambi i benefici fiscali (detrazione per ristrutturazioni e bonus mobili) possono essere attribuiti a un soggetto diverso, qualora la documentazione di spesa sia integrata con i dati di chi ha diritto alle due detrazioni. In particolare, se i bonifici provengono da un conto corrente cointestato, sarà sufficiente integrare le fatture indicando il nome del soggetto intestatario e la relativa percentuale (ad esempio, 100 per cento). [1917][384184] Compravendite, detrae chiha opzionato l’ agevolazioneNel caso le spese per lavori edili su parti comuni condominiali siano sostenute nell’ anno di cessione dell’ immobile, ma prima del rogito notarile di trasferimento dello stesso, se nel contratto viene pattuita la conservazione della detrazione in capo al venditore, e l’ amministratore condominiale riporta, nel prospetto di riparto della spesa, il nominativo del venditore (nonché sostenitore effettivo della spesa), il beneficio dovrebbe spettare a quest’ ultimo. È corretto?R.D.TREVISO La risposta è affermativa. Come precisato nelle circolari 19/2012 e 95/2000 (confermate nella circolare 7/E del 2017), per determinare chi possa fruire della quota di detrazione relativa ad un anno, occorre individuare il soggetto che possedeva l’ immobile al 31 dicembre di quell’ anno, anche nell’ ipotesi di opzione di mantenimento della detrazione in capo al cedente (articolo 16-bis del Tuir, Dpr 917/1986, e articolo 1, comma 3, lettera b, n. 1-4, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, di Bilancio per il 2018; si veda anche la guida al 50% su www.agenziaentrate.it).Ciò significa che se, per esempio, al 31 dicembre del 2017, Tizio ha trasferito l’ immobile optando per la conservazione del diritto alla detrazione, anche per le spese condominiali, spetta a lui l’ agevolazione in sede di dichiarazione dei redditi 2018. Se, invece, al 31 dicembre 2017 il rogito non è avvenuto, ma viene stipulato, ad esempio, nel febbraio 2018, con trasferimento del diritto in capo all’ acquirente, in ogni caso in sede di dichiarazione dei redditi 2018, per l’ anno 2017, la detrazione compete al venditore proprietario ancora al 31 dicembre 2017. Naturalmente, se l’ immobile è stato venduto prima del 31 dicembre, ma si è optato per il mantenimento del diritto in capo al venditore, questi conserva il diritto alla detrazione per le spese condominiali, anche se al 31 dicembre non è più proprietario. Dichiarazione dei redditi delle persone fisiche A cura di Alfredo Calvano [1918][384467] Le ritenute da retrocedereall’ ex studio associatoIl socio di uno studio professionale ne esce il 1° gennaio 2018; e ha ritenute maturate nel 2017, retrocedibili all’ associazione da cui è uscito (rigo RN33, colonna 3, Redditi Pf). Vorrei sapere se la qualifica di socio, ai fini della retrocessione delle ritenute, debba sussistere nell’ anno 2017, ancorché la dichiarazione dei redditi viene fatta nel 2018; o se tale qualifica di socio debba sussistere anche nel 2018, indipendentemente dalla formalizzazione della cessione delle ritenute mediante Pec. Ritengo che, anche sulla base della ratio della circolare 56/E del 2009, non vi sia l’ obbligo di essere soci anche nell’ anno della dichiarazione (2018), ma solo nell’ anno in cui maturano le ritenute (2017), in quanto vi sarebbe un’ iniqua disparità di trattamento tra i soci in essere nel 2017. Ciò andrebbe a ledere anche la libertà di “stabilimento” del socio. La circolare non esclude tale casistica, né stabilisce tra gli elementi fondamentali la qualifica di socio nell’ anno della dichiarazione.D.P.MILANO Si ritiene del tutto incontestabile la possibilità di retrocedere all’ ente associativo le ritenute eccedenti maturate in uno specifico periodo d’ imposta, da parte del contribuente che ha rivestito la soggettività di socio o associato nel medesimo periodo d’ imposta, sebbene questi – nell’ anno successivo (in particolare, all’ atto di formalizzare, mediante gli adempimenti dichiarativi nel modello Redditi, l’ avvenuta retrocessione) – non rivesta più tale qualifica. Riferimenti in tal senso sono rinvenibili nelle istruzioni operative e soprattutto nei principi di carattere generale, che regolano la ripartizione dei redditi e delle correlate ritenute degli enti di cui all’ articolo 5 del Tuir, Dpr 917/86, tassati per trasparenza. [1919][384451] La pensione di reversibilità èreddito da lavoro dipendenteMio figlio orfano percepisce una quota di pensione del padre defunto (precisamente 343 euro mensili). Credevo che tale quota fosse considerata come gli alimenti che percepivo dal mio ex marito, quando era in vita, e quindi esenti da dichiarazione. Invece, il patronato sostiene che mio figlio, non solo deve dichiarare tale pensione (perché possiede una Certificazione unica dell’ Inps), ma non è fiscalmente a mio carico finché riceve tali quote. Di conseguenza, non ho potuto detrarre né le tasse universitarie, né le spese mediche molto consistenti (in quanto da circa sette anni soffre di varie patologie, tra cui spondilite anchilosante, gravissima acne e altro). Né tantomeno ha potuto scaricarle lui, perché – essendo pensione di reversibilità – il patronato sostiene che non possa scaricare niente. È vero tutto ciò?V.T.CATANIA La conclusione del Caf è condivisibile, non ricorrendo alcuna delle specifiche ipotesi di esenzione reddituale, elencate dall’ articolo 34 Dpr 601/1973, in relazione alla pensione di reversibilità riconosciuta a favore del figlio superstite. Pensione che concorrerà, quindi, alla formazione del suo reddito complessivo, quale reddito di lavoro dipendente (articolo 49 del Tuir, Dpr 917/86), identificato con il codice 7 della colonna 1 (Tipologia di reddito), rigo RC1 del quadro RC del modello Redditi. Inevitabilmente, questo reddito rileverà quindi ai fini del limite di 2.840,41 euro (limite elevato a 4.000 euro a decorrere dal 2019, riguardo ai figli di età non superiore a 24 anni), previsto dall’ articolo 12 del Tuir, entro cui si può essere considerati familiari fiscalmente a carico. [1920][384450] Ritenute previdenziali Enpam:la gestione per l’ autonomoCome gestire le ritenute Enpam a carico dei medici nelle certificazioni di lavoro autonomo? Un mio cliente ha svolto l’ attività di guardia medica presso la Asl, che ha rilasciato una certificazione come lavoratore autonomo, in cui, nella sezione dei dati previdenziali, ha evidenziato la quota dei contributi Enpam a carico del datore e quella a carico del medico. Posso dedurre nel quadro RP la quota dei contributi a carico del medico?A.G.LECCE Il contribuente lavoratore autonomo deve provvedere ai propri adempimenti impositivi dichiarando il compenso ricevuto dall’ Asl, al lordo della quota parte di contributi previdenziali a suo carico, versata in via sostitutiva dall’ azienda sanitaria, per scomputarla poi in deduzione dal reddito complessivo (quadro RP del modello Redditi). [1921][384436] Prima casa: «finita locazione»per poter detrarre il mutuoHo acquistato un immobile in cui è presente un inquilino con regolare contratto di affitto (4+4), già rinnovato dopo i primi quattro anni. Risiedo nello stesso Comune, a circa 200 metri dall’ immobile, ma in un’ altra via, in un appartamento in affitto da oltre quattro anni, in cui rimarrò fino alla scadenza naturale del contratto di affitto. Per l’ acquisto dell’ abitazione, che è la mia prima casa, ho fruito delle relative agevolazioni, anche sulla concessione del mutuo da parte della banca. Mi è stato però detto che, poiché la casa è locata, non posso “scaricare” gli interessi passivi sul mutuo e gli oneri di notaio e di intermediazione immobiliare. Solo quando sposterò la mia residenza nell’ immobile acquistato, potrò scaricare gli interessi passivi fino a 4mila euro (se ancora in vigore la legge). È corretto?F.M.MILANO Nell’ ipotesi di acquisto di immobile locato, la detrazione degli interessi passivi derivanti dal mutuo ipotecario è conseguibile fin dalla prima rata (insieme alle spese notarili per la stipula del mutuo stesso), a condizione che entro tre mesi dall’ acquisto l’ acquirente notifichi al locatario l’ intimazione di sfratto per finita locazione e che l’ immobile venga adibito ad abitazione principale entro un anno dal suo rilascio. La residenza anagrafica non costituisce un presupposto indispensabile, né in questa particolare circostanza, né in quella ordinaria, essendo necessario e sufficiente il concreto utilizzo dell’ unità immobiliare come dimora abituale. Analogamente, potrà essere detratta la spesa di intermediazione (nel limite del 19% di mille euro), sostenuta per l’ acquisto dell’ abitazione, nel rispetto delle medesime condizioni appena esposte (circolare 19/E/2012, punto 5,2). Redditi dei terreni e fabbricati A cura di Luigi Lovecchio [1922][383347] Affitto, reddito da imputarea entrambi i comproprietariUn’ unità abitativa, posseduta da due comproprietari, viene locata con contratto stipulato da uno solo di loro, che percepisce effettivamente il canone. Il reddito derivante dalla locazione va imputato pro-quota a ciascun comproprietario, secondo l’ articolo 26 del Tuir? Oppure, in base alla sentenza della Cassazione 3085/2016, che circoscrive l’ applicazione dell’ articolo 26 del Tuir esclusivamente ai redditi fondiari (e quindi alla sola rendita catastale), dev’ essere imputato soltanto a colui che effettivamente lo percepisce?E.M.PISTOIA L’ agenzia delle Entrate ha ribadito, nella circolare 24/E del 12 ottobre 2017, in materia di locazioni brevi, che, al di fuori di tale fattispecie, il reddito da locazione deve sempre essere imputato ai proprietari del fabbricato, a prescindere dalla avvenuta percezione dello stesso. L’ orientamento di Cassazione non è stato dunque recepito dalla prassi amministrativa, anche perchè non è chiaro se possa ritenersi orientamento consolidato. Prudenzialmente, quindi, converrà attenersi ai documenti di prassi, anche in considerazione della copertura offerta dall’ articolo 10 delle legge 212/2000, in termini di disapplicazione di sanzioni e interessi nei confronti dei contribuenti che si sono attenuti alle indicazioni dell’ amministrazione finanziaria. [1923][383059] Immobili sfitti nel Comune:i requisiti per lo sconto IrpefUna contribuente è proprietaria di tre immobili a uso abitativo, ubicati nello stesso Comune, ma risiede, sempre nello stesso Comune, in un’ abitazione di proprietà del marito. Nella compilazione della dichiarazione dei redditi, deve tassare ai fini Irpef il 50% della rendita dei tre immobili? Oppure il fatto che non risieda in alcuna delle tre case fa venir meno il presupposto?V.P.BERGAMO Affinché trovi applicazione la tassazione al 50% ai fini Irpef delle unità abitative sfitte, possedute nel medesimo Comune in cui è ubicata l’ abitazione principale, occorre che il contribuente sia anche proprietario o comproprietario dell’ abitazione principale. In assenza di tale condizione, questo tipo di tassazione non opera. Ne consegue che, nel caso descritto nel quesito, non vi sarà la tassazione della rendita catastale al 50%, poiché la proprietaria non possiede l’ abitazione principale. [1924][383043] La casa in uso al familiareva dichiarata dal proprietarioHo stipulato una scrittura privata (non autenticata) con la quale è stato costituito, a titolo gratuito, il diritto di abitazione a favore di un familiare. Tale atto è stato poi registrato presso l’ agenzia delle Entrate. Chi deve dichiarare l’ immobile in questione nella dichiarazione dei redditi? Il sottoscritto, utilizzando il codice 10 («abitazione data in uso gratuito ad un familiare») oppure il familiare utilizzando il codice 1 («abitazione principale»).M.S.VICENZA La costituzione, a titolo gratuito, di diritti reali di godimento su immobili concretizza una donazione, che richiede però necessariamente la forma dell’ atto pubblico notarile. In assenza di tale forma, la donazione è inesistente. Ne consegue che l’ appartamento in questione deve essere dichiarato ai fini Irpef dal proprietario, come abitazione data in uso al famiiliare, a condizione peraltro che tale uso gratuito sia poi nei fatti comprovabile (ad esempio, con la residenza anagrafica del familiare). [1925][382864] Il diritto di abitazione si perdesolo con una rinuncia formaleSono proprietario al 100% di un immobile gravato da un diritto di abitazione a favore di mia mamma che è seguita da un amministratore di sostegno e che è stata ricoverata in una casa di riposo in via definitiva, tanto che ha preso la residenza presso la struttura. È infatti escluso, per ragioni mediche, che mia mamma possa tornare a vivere nell’ immobile, all’ epoca la sua casa coniugale. Vista la situazione, posso affittare l’ immobile – che attualmente è disabitato – e godere del relativo reddito anche se l’ immobile è gravato dal diritto di abitazione? È necessaria, a questo scopo, l’ autorizzazione dell’ amministratore di sostegno? E ai fini Imu, come mi devo comportare?F.D.TREVISO Il diritto di abitazione, di cui all’ articolo 540 del Codice civile, non si perde per il solo fatto del mancato utilizzo dell’ immobile. Affinché il diritto sia estinto, occorre un atto di disposizione del titolare (ad esempio: una rinuncia formale). Ne consegue che, nel caso descritto nel quesito, la madre del lettore continua a essere titolare del diritto di abitazione sull’ immobile, anche se non risiede più in tale unità. Affinché il figlio, proprietario del bene, possa procedere ad affittare l’ immobile, egli dovrà munirsi del consenso della mamma, espresso nei modi di legge. Sarà, pertanto, necessario contattare l’ amministratore di sostegno. Ai fini Imu, l’ immobile sarà assoggettato a imposta sempre in capo alla mamma, in quanto per l’ appunto titolare del diritto di abitazione. Trattandosi di abitazione locata, non potrà applicarsi alcuna fattispecie di esenzione. Contribuenti minori, minimi e regimi contabili A cura di Paolo Meneghetti [1926][384139] Semplificata, senza l’ opzioneè opportuno il ravvedimentoUn contribuente in contabilità semplificata per l’ anno 2017 utilizza – ai fini reddituali – il criterio delle registrazioni Iva, ma non barra la relativa opzione nel quadro VO della dichiarazione annuale.Si accorge dell’ omissione solo in sede di compilazione della dichiarazione dei redditi, nella parte relativa allo studio di settore. Riscontrata la mancanza, barra il rigo F41 dello studio di settore (opzione per il criterio delle registrazioni) e compila le richieste successive dello studio. Il comportamento concludente e l’ opzione nello studio di settore mettono il contribuente al riparo da ogni eventuale controversia e sanzione o è opportuno che egli presenti la dichiarazione annuale Iva integrativa?L.S.AREZZO La scelta del metodo della registrazione Iva, quale adempimento contabile nel regime semplificato, avviene tramite il comportamento concludente, come ha affermato la circolare 11/E/2017, al paragrafo 6.5. Pertanto, l’ eventuale omessa indicazione di tale scelta nell’ apposito quadro della dichiarazione Iva non fa venir meno l’ opzione. Tuttavia, per evitare la sanzione di cui all’ articolo, 5 comma 6, del Dpr 471/1997 (posto che l’ indicazione della scelta eseguita nel modello Iva è obbligatoria ancorché non decisiva in merito agli effetti dell’ opzione stessa) è opportuno eseguire un ravvedimento del modello Iva, presentando la dichiarazione annuale Iva e aggiungendo l’ opzione nel quadro VO. A cura di Giovanni Petruzzellis [1927][384420] Il compenso della formazioneè fuori dai limiti del forfaitSono un medico che ha aperto la partita Iva in regime forfettario nel 2017, anno in cui ho svolto solo attività lavorativa in libera professione rimanendo sotto la soglia dei 30mila euro. Da gennaio 2018, però, sono entrato nel corso di formazione in medicina generale della mia regione, corso per cui ricevo un compenso direttamente dalla Asl in forma di reddito assimilato a lavoro dipendente. Continuo ad esercitare la libera professione (guardie mediche e sostituzioni) nei limiti imposti dal corso. Al raggiungimento del tetto dei 30 mila euro, contribuisce solo il reddito percepito per lavoro in forma autonoma o anche il reddito percepito come lavoro assimilato a lavoro dipendente?F.N.GORIZIA Il compenso corrisposto al medico in formazione costituisce un reddito assimilato a quello da lavoro dipendente e non osta alla possibilità di applicare il regime forfettario. Tale regime è, infatti, compatibile con lo svolgimento di attività di lavoro dipendente. In generale, i soggetti che intendono applicare il regime forfettario non devono aver percepito nell’ anno precedente un reddito di lavoro dipendente o assimilato superiore a 30mila euro (articolo 1, comma 57, lettera d-bis, legge 190/2014). A sua volta, l’ articolo 50, comma 1, lettera c, del Tuir (Dpr 917/1986) comprende fra i redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente anche «le somme da chiunque corrisposte a titolo di borsa di studio o di assegno, premio o sussidio per fini di studio o di addestramento professionale». Il limite di 30mila euro riguardante lo svolgimento di attività di lavoro dipendente o assimilato opera su un piano distinto rispetto all’ ulteriore condizione prevista dalla legge 190/2014 che, relativamente alle attività professionali, impone il mancato superamento dalla soglia di 30mila euro di compensi percepiti nell’ anno precedente. [1928][384265] No ai componenti irrilevantiall’ interno dei registri IvaIn caso di adozione della contabilità semplificata per le imprese minori, di cui all’ articolo 18 del Dpr 600/73, avvalendosi della modalità ordinaria di rilevazione dei ricavi e delle spese nel registri degli incassi e dei pagamenti, è possibile rilevare i componenti positivi e negativi di reddito non rilevanti sul fronte Iva solo sui registri degli incassi e dei pagamenti (ad esempio: per le polizze assicurative, gli interessi sui finanziamenti, le imposte pagate, i canoni di locazione, eccetera) oppure è necessario registrare il documento attestante la spesa anche sui registri Iva per poi riportarlo nel registro pagamenti?M.T.TERNI L’ annotazione sui registri Iva dei componenti positivi e negativi di reddito che non assumono rilevanza ai fini di tale imposta è prevista esclusivamente nel caso in cui il contribuente decida di non istituire i registri degli incassi e dei pagamenti, avvalendosi delle semplificazioni previste dai commi 4 e 5 dell’ articolo 18 del Dpr 600/73. Il comma 4 del citato articolo 18, infatti, consente l’ esonero dalla tenuta dei registri degli incassi e pagamenti purché sui registri Iva siano iscritte separate annotazioni delle operazioni non soggette a registrazione ai fini dell’ imposta sul valore aggiunto. L’ obbligo di separata annotazione delle operazioni non soggette a registrazione ai fini Iva è previsto anche in caso di esercizio dell’ opzione per il cosiddetto «criterio delle registrazioni» (articolo 18, comma 5), in base al quale si presume che la data di registrazione dei documenti coincida con quella in cui è intervenuto il relativo incasso o pagamento. Nel caso esposto dal lettore, la tenuta dei registri degli incassi e pagamenti consente, pertanto, di non dover annotare sui registri Iva i componenti positivi e negativi di reddito non rilevanti ai fini del tributo . [1929][384143] A 36 anni transizione naturaledai minimi al forfettarioSono un agronomo iscritto al regime dei minimi (aliquota al 5%) dal 2013. Oggi ho 34 anni, nel 2017 ho “compiuto” cinque anni nel regime dei minimi. Posso rimanere in tale regime solo fino al compimento dei 35 anni? Se sì, come posso passare al forfettario? Quali opzioni dovrei effettuare sulla dichiarazione dei redditi?D.S.MATERA Il regime dei minimi continua ad essere applicabile, fino alla scadenza naturale, soltanto da coloro che vi abbiano aderito entro il 2015, essendo stato abrogato dal 1° gennaio 2016.In particolare, l’ articolo 27, comma 1, del Dl 98/2011 ne sancisce l’ applicabilità per il periodo d’ imposta di inizio dell’ attività e per i quattro successivi. La stessa norma dispone, per coloro che allo scadere del quinquennio non avessero ancora compiuto 35 anni, la possibilità di prolungare l’ applicazione del regime fino al periodo d’ imposta di compimento del trentacinquesimo anno di età. Nel caso prospettato dal lettore, pertanto, l’ applicazione del regime dei minimi continua ad essere possibile fino al 2019 (compreso), ossia fino al periodo d’ imposta in cui si verificherà il compimento del 35° anno di età. Dal 1° gennaio 2020, riscontrata la sussistenza dei requisiti di applicazione, il lettore transiterà automaticamente nel regime forfettario. Trattandosi di un regime naturale per il contribuente, non sarà necessario manifestare una specifica opzione, rilevando esclusivamente il comportamento concludente. Iva A cura di Giorgio Confente [1930][384400] E-fattura, se non c’ è obbligoserve l’ ok del clienteLa fatturazione elettronica delle prestazioni rese da subappaltatori e subcontraenti è obbligatoria dal 1° luglio 2018 (se si è provveduto alle comunicazioni prescritte dal Dlgs 50/2016, Codice degli appalti pubblici). Siamo fornitori di clienti che hanno rapporti con la Pa (quindi abbiamo clienti potenziali appaltatori), i quali, alla domanda se dobbiamo presentare loro la fatturazione elettronica, non sempre sono in grado di dare una risposta certa e precisa. Questo rallenta tutto e ci mette non poco in difficoltà. Se decidessi, in presenza di Cig (Codice identificativo di gara) e Cup (Codice unico di progetto), di effettuare sempre la fatturazione elettronica, andrei contro qualche normativa? Continuerei la fatturazione analogica in tutti gli altri casi, ma semplificherei l’ operatività e standardizzerei un ciclo aziendale così dinamico, come quello della fatturazione.S.Z.MILANO La soluzione proposta dal lettore è praticabile, considerato che non è sempre immediata l’ individuazione dei casi in cui sussiste l’ obbligo di fatturazione elettronica, alla luce delle indicazioni fornite dall’ agenzia delle Entrate nella circolare 13/E/2018. Infatti, nel periodo transitorio (dal 1° luglio al 31 dicembre 2018), si possono trasmettere fatture elettroniche tramite il sistema di interscambio, su base volontaria. D’ altra parte, si deve ricordare che, nelle ipotesi in cui non sussiste uno specifico obbligo normativo, la fatturazione elettronica è subordinata all’ accettazione del cliente, in base all’ articolo 21 del Dpr 633/1972. Quindi, nel caso esposto, la soluzione di semplificazione proposta dal fornitore potrebbe trovare la resistenza di qualche cliente. [1931][384297] Carburanti, sì all’ agevolazionecon unico pagamento mensileLa scheda carburante mantiene la sua validità fino al 31 dicembre 2018 ed è il documento che consente la deducibilità del costo e la detraibilità dell’ Iva, se il pagamento viene effettuato con mezzi tracciabili. Una Srl ha la consuetudine di fare il rifornimento di carburante delle proprie autovetture presso lo stesso esercente, pagando a fine mese con assegno o bonifico. È una prassi che si può continuare ad adottare, o è necessario fare un singolo pagamento per ogni singolo rifornimento nella stessa data dell’ erogazione del servizio?E.B.GENOVA È possibile effettuare un unico pagamento mensile. L’ articolo 1, commi 922 e 923, della legge 205/2017 (legge di Bilancio 2018), con decorrenza dal 1° luglio 2018, impone la tracciabilità dei pagamenti per la deducibilità del costo e la detraibilità dell’ Iva, ma non richiede che sia effettuato un apposito pagamento per ciascun rifornimento. A cura di Giampaolo Giuliani [1932][384605] I cancelli di recinzioni esternesono sempre beni significativiUna ditta che costruisce cancelli (relativi alle recinzioni esterne) vorrebbe sapere se, anche alla luce della nuova circolare sui beni significativi, possa continuare a considerare questi beni come “beni significativi”, con applicazione dell’ Iva al 10% solo sul doppio della manodopera e aliquota Iva ordinaria sul residuo.S.B.RAVENNA L’ agenzia delle Entrate, con la circolare 15/E del 12 luglio 2018, ha trattato la disciplina dei beni significativi alla luce della norma di interpretazione autentica dell’ articolo 7, comma 1, lettera b, della legge 488/1999, introdotta dall’ articolo 1, comma 19, della legge 205/2017 (legge di Bilancio 2018).Sulla base di quanto espresso nella circolare, «il valore dei beni è costituito dal relativo costo di produzione, comprensivo degli oneri che concorrono alla realizzazione del medesimo bene (il costo di produzione non può, in particolare, essere inferiore al costo delle materie prime utilizzate ed al costo della manodopera impiegata)». Si tratta di una precisazione che non modifica le precedenti posizioni dell’ Agenzia, per cui i cancelli relativi alle recinzioni esterne continuano a essere considerati beni di valore significativo e la determinazione dell’ aliquota dev’ essere calcolata secondo i termini sopradetti. A cura di Gian Paolo Tosoni e Marcello Valenti [1933][383843] Produttore agricolo: esoneroanche senza operazioniUn pensionato, titolare anche di partita Iva agricola, nel 2017 non ha effettuato operazioni agricole. Può essere considerato “produttore agricolo” in regime di esonero? Il dubbio riguarda il requisito della prevalenza per due terzi delle operazioni agricole. In caso di risposta affermativa, ne deriva anche l’ esonero dall’ obbligo di presentazione della dichiarazione Iva?S.B.ASTI L’ articolo 36, comma 6, del Dpr 633/1972 prevede un regime di esonero generalizzato dagli obblighi documentali e contabili, nonché dagli obblighi in materia di dichiarazione Iva, per i produttori agricoli che, nell’ esercizio precedente, hanno realizzato un volume d’ affari inferiore a 7mila euro, di cui almeno due terzi derivanti dalla cessione di prodotti agricoli. Nel caso di un soggetto che non ha effettuato operazioni, il volume d’ affari è pari a zero e dunque inferiore alla soglia di 7mila euro, ma al contempo non può essere verificato il rispetto della condizione relativa ai due terzi di operazioni agricole. A tale proposito, il ministero delle Finanze si è espresso con la risoluzione 441248 del 1992, chiarendo che, in caso di assenza di operazioni, il contribuente debba essere considerato in regime di esonero.Di conseguenza, nel caso esposto, il pensionato titolare di partita Iva, che non ha effettuato operazioni, può essere considerato in regime di esonero e dunque non è tenuto a presentare la dichiarazione Iva. Accertamento/Contenzioso A cura di Salvina Morina e Tonino Morina [1934][384636] Atto da annullare se l’ ufficionon ascolta il contribuenteIn seguito a una verifica della Guardia di Finanza, ho presentato all’ ufficio, entro 60 giorni dalla consegna del Pvc (processo verbale di constatazione), le memorie illustrative, secondo l’ articolo 12, comma 7, dello Statuto dei diritti del contribuente, legge 212/2000. L’ ufficio non ne ha tenuto conto, e ha emesso l’ accertamento “copiando” i rilievi della GdF. Forse perché ha “smarrito” le osservazioni presentate, l’ ufficio non ha fornito alcuna risposta, costringendomi ad aprire il contenzioso: l’ accertamento, infatti, non riporta alcun riferimento alle mie memorie. Questa “dimenticanza” può comportare l’ annullamento dell’ accertamento?S.A.enna L’ accertamento emesso dall’ ufficio è nullo, se è stato emesso senza avere preso in considerazione le memorie presentate dal contribuente. Infatti, la Cassazione, con l’ ordinanza 17210/2018, ha affermato che la colpevole dimenticanza dell’ ufficio comporta l’ annullamento dell’ atto. Per la Suprema corte, quindi, va annullato l’ accertamento dell’ ufficio che non ha visionato (o almeno valutato) le memorie difensive al processo verbale di constatazione. In tema di imposte sui redditi e Iva, ex articolo 12, comma 7, della legge 212/2000 (sui diritti del contribuente), la nullità dell’ accertamento consegue alle irregolarità per le quali sia espressamente prevista dalla legge, oppure da cui derivi una lesione di specifici diritti o garanzie, tali da impedire la produzione di ogni effetto; nonché al mancato obbligo di (almeno) valutare le osservazioni del contribuente, pur senza esplicitare detta valutazione nell’ atto impositivo. Secondo la Cassazione, «il problema non è dunque quello della mancata motivazione su atti che avrebbero comunque dovuto costituire oggetto di valutazione, ma è piuttosto quello di aver omesso un preciso adempimento fissato per legge, ossia di prendere visione delle memorie». L’ articolo 12, comma 7, della legge 212/2000, impone all’ ufficio di valutare le “osservazioni e richieste” del contribuente, anche nel rispetto dell’ articolo 97 della Costituzione, cioè del principio di cooperazione tra amministrazione e contribuente. Ne consegue che potrà riscontrarsi una (oggettiva) valutazione, come imposto dalla legge, esclusivamente in presenza di oggettiva motivazione da riportare nell’ avviso di accertamento, pena il vizio di motivazione dell’ atto impositivo, ex articolo 42, secondo comma, del Dpr 600/1973. Perciò, nel momento in cui il contribuente sostiene di avere ragione, contestando i rilievi fatti, l’ ufficio accertatore, per dimostrare di avere valutato (oggettivamente) le memorie ed osservazioni presentate, dovrà “demolire” punto per punto le doglianze del contribuente; e se quest’ ultimo ha indicato formule matematiche, dovrà essere l’ ufficio a dimostrare matematicamente l’ errore. [1935][384629] Il lieve ritardo nel pagamentonon pregiudica la rateazioneHo ricevuto un avviso bonario, con richiesta di pagamento per oltre 30mila euro. Ho presentato una richiesta di rateazione che è stata accolta, pagando regolarmente la prima rata entro la scadenza. Ho versato tutte le altre rate, delle 20 previste, entro i termini di scadenza; tranne la seconda rata, pagata con due giorni di ritardo. Di conseguenza, il sistema automatizzato delle Entrate mi ha cancellato la rateazione, ha elaborato gli importi dovuti, per imposte e sanzioni nella misura piena del 30%, e ha comunicato gli importi dovuti all’ agente della riscossione, che mi ha notificato la cartella di pagamento. Mi è stato detto che, in questi casi, la rateazione può essere salva nel rispetto del lieve inadempimento. È davvero così? Che significa?F.E.matera La risposta è affermativa. Il ritardo di due giorni nel pagamento di una rata non pregiudica il piano di rateazione. Si applica, infatti, il principio del cosiddetto “lieve inadempimento”, che vale anche per le violazioni commesse in passato. Si veda, in questo senso, quanto deciso dalla Commissione tributaria regionale di Sicilia, sezione staccata di Catania, che ha escluso l’ applicazione della sanzione del 30% e “salvato” il piano di rateazione (sentenza 2773/5/2018 depositata il 4 luglio 2018). Per i giudici, «il ritardo di due soli giorni nel pagamento di una sola rata non può che evidenziare l’ accidentalità dell’ evento (Cassazione n. 6905/11) e non quindi l’ intenzionalità di sottrarsi a un pagamento di imposte dovute e legittimamente richieste; manca, quindi, nel caso in esame quell’ intenzionalità sanzionabile a termini di legge. Inoltre, la misura eccessiva della sanzione per due soli giorni di ritardo non appare in linea con i precetti costituzionali della logica coerenza, oltre che della commisurazione alla capacità contributiva dei soggetti delle imposte anche sotto il profilo sanzionatorio». L’ illogicità delle sanzioni è riconosciuta dallo stesso legislatore che, con il comma 31 dell’ articolo 23 del Dl 98/2011, ha esteso a tutti i tributi l’ ulteriore riduzione a un importo pari a un quindicesimo per ciascun giorno di ritardo, per i versamenti fatti con un ritardo non superiore a 15 giorni. A norma dell’ articolo 13 del Dlgs 472/1997, in caso di ravvedimento, è dovuta una mini-sanzione dello 0,1% giornaliero, per ogni giorno di ritardo, fino a un massimo dell’ 1,4% per 14 giorni di ritardo.Secondo i giudici dell Ctr Sicilia è quindi applicabile l’ articolo 15-ter, comma 3, del Dpr 602/1973, che esclude la decadenza della rateazione in caso di lieve inadempimento dovuto a: insufficiente versamento della rata, per una frazione non superiore al 3% e, in ogni caso, a 10mila euro; tardivo versamento della prima rata, non superiore a sette giorni. Le stesse regole per lieve inadempimento si applicano anche al versamento in unica soluzione o della prima rata delle somme dovute a seguito di definizione dell’ accertamento con adesione, o al versamento in unica soluzione delle somme dovute a seguito di controlli automatizzati delle dichiarazioni (articolo 2, comma 2, Dlgs 462/1997) o a seguito di controlli formali delle dichiarazioni presentate (articolo 3, comma 1, Dlgs 462/1997). Per le violazioni commesse, vale il principio del “favor rei”, secondo cui: «Salvo diversa previsione di legge, nessuno può essere assoggettato a sanzioni per un fatto che, secondo una legge posteriore, non costituisce violazione punibile. Se la sanzione è già stata irrogata con provvedimento definitivo il debito residuo si estingue, ma non è ammessa ripetizione di quanto pagato» (articolo 3, comma 2, Dlgs 472/1997). [1936][384628] Le Entrate devono provareche i conti dei soci sono fittiziDopo una verifica a una Srl, l’ ufficio ha esteso l’ indagine bancaria anche sui conti correnti dei soci, accertando maggiori imponibili, con conseguente richiesta di imposte, sanzioni e interessi di rilevante importo. Faccio presente che alcuni dei soci sono titolari di attività commerciali o professionali a titolo personale. È giusto tale comportamento, per cui è stato letteralmente “copiato” il verbale della Guardia di Finanza, senza fornire alcuna prova che i versamenti dei soci siano riferibili alla società?C.T.ROMA Il comportamento dell’ ufficio è sbagliato. Se non “prova” che le risultanze dei conti dei terzi sono riconducibili al soggetto indagato, l’ accertamento dev’ essere annullato. È questo l’ orientamento, univoco e dominante, dei giudici di legittimità. In particolare, con l’ ordinanza 9212/2018, la Cassazione ha annullato un accertamento dell’ ufficio, relativo all’ anno 2002, che non aveva “provato” che i versamenti rilevati sui conti personali del socio e della figlia fossero effettivamente riferibili alla società. Al fine di contestare la fittizietà dei conti bancari a terzi – afferma la Corte – è sempre «necessario che l’ Agenzia provi che i conti, se pure a costoro intestati nella realtà, siano comunque utilizzati, anche in parte, per operazioni riferibili alla contribuente anche tramite presunzioni, sia pure senza necessità di provare altresì che tutte le movimentazioni di tali rapporti rispecchino operazioni aziendali (in termini, tra varie, Cassazione 21 aprile 2016, n. 8112, 13 giugno 2014, n. 13473)».L’ onere di provare che le risultanze dei conti dei terzi sono riconducibili al soggetto indagato incombe sull’ amministrazione finanziaria. L’ ufficio, nel caso della pronuncia in esame, «non ha dedotto elementi atti a consentire di affermare che i movimenti rilevati sui conti personali dell’ amministratore e della figlia, della quale non è chiarita la qualità in seno alla società, fossero effettivamente riferibili a questa». Ravvedimento operoso A cura di Rosanna Acierno [1937][384407] Proroga comunicata tardi:sanzioni sull’ intera durataNel caso di un contratto di locazione 3+2 e di proroga successiva alla prima, con pagamento con ravvedimento dopo sei mesi, la sanzione e gli interessi per il pagamento ritardato si calcolano solo per il primo anno oppure per l’ intera proroga (due anni)? In entrambi i casi, quanti righi del Modello F24 Elide si devono compilare?G.M.VARESE Per i contratti senza cedolare secca, entro 30 giorni dal verificarsi della cessione, risoluzione o proroga del contratto di locazione, il contribuente deve: autoliquidare l’ imposta di registro e versarla con F24 Elide o mediante addebito automatico sul conto corrente e comunicare all’ agenzia delle Entrate l’ evento mediante modello RLI. Ciò premesso, per quanto riguarda la misura dell’ imposta dovuta in caso di proroga, trovano applicazione le aliquote ordinarie e la base imponibile è costituita dal canone di locazione dovuto relativamente al periodo per cui opera la proroga ovvero sulle singole annualità in caso di pagamento annuale. Pertanto, qualora nel caso esposto dal lettore non si fosse optato per il pagamento annuale, ai fini del ravvedimento per la tardiva comunicazione della proroga, l’ imposta la sanzione e gli interessi andranno calcolati con riferimento ai due anni di proroga, indicando nel modello F24 Elide il codice tributo 1504 per il pagamento dell’ imposta di registro e degli interessi e il codice 1511 per il pagamento della sanzione dovuta. [1938][384142] Multa per l’ integrativa solose è presentata oltre i terminiUna dichiarazione dei redditi relativa all’ anno d’ imposta 2016 che riportava un credito Irpef è stata corretta. Con l’ integrativa, tuttavia, la dichiarazione chiude a debito. Dobbiamo quindi riversare il credito risultante dalla prima dichiarazione? Quali sono le sanzioni eventualmente ravvedibili?G.L.BRESCIA La dichiarazione presentata a correzione di una precedente entro i termini di trasmissione ordinaria non è considerata integrativa, ma, così come precisato dall’ Agenzia delle Entrate con la risoluzione 325/E/2002 di dichiarazione «correttiva nei termini», per la quale non è dovuta alcuna sanzione. Premesso questo, se nel caso di specie la dichiarazione a correzione della precedente è stata presentata oltre il termine ordinario di trasmissione, ossia oltre il 30 settembre 2017, trattandosi di dichiarazione integrativa a sfavore, occorrerà versare la maggiore imposta a debito da essa risultante, oltre agli interessi legali e alla sanzione da infedele dichiarazione, ex articolo 1 del Dlgs 471/97, pari al 90% della maggiore imposta, in misura ridotta a seconda di quando avverrà il versamento in base alla disciplina del ravvedimento operoso di cui all’ articolo 13 del Dlgs 472/97. [1939][384092] Così si ripara nel casodi dichiarazione omessaLa dichiarazione per l’ anno d’ imposta 2016 non è stata inviata nei tempi: risultava a debito Irpef di 9 euro, con un acconto dovuto a titolo di addizionali comunali per l’ anno 2017 pari a 22 euro. Si tratta di omessa dichiarazione? Oppure è sufficiente ravvedere l’ acconto con F24 e presentare la dichiarazione per l’ anno 2017 indicandolo come pagato?S.G.CUNEO Nel caso prospettato, poiché la dichiarazione relativa al periodo d’ imposta 2016 non è stata trasmessa entro il 30 settembre 2017 né entro i 90 giorni successivi, si considera omessa. Tuttavia, nonostante, nel caso di omessa dichiarazione, il ravvedimento operoso non sia ammesso, è comunque opportuno presentare la dichiarazione omessa entro il 30 settembre 2018, corrispondere le imposte che ne derivano, versare gli interessi legali e le sanzioni da tardivo versamento pari al 30% in misura ridotta ad 1/7. In tal caso, infatti, l’ agenzia delle Entrate notificherà un atto di irrogazione sanzione fissa da 150 euro a 500 euro (trattandosi di dichiarazione dei redditi), che potrà essere definita mediante il pagamento entro 60 giorni con riduzione ad 1/3. [1940][383871] La cartella per la rata scadutapagata senza ravvedimentoHo pagato una rata di un avviso bonario entro il termine della scadenza di quella successiva, senza però calcolare il ravvedimento. Come posso sanare la mancanza? Quali sono le conseguenze? E come posso regolarizzare il tutto?R.Z.UDINE Così come stabilito dall’ articolo 15-ter del Dpr 602/73, in assenza di ravvedimento operoso, pur rimanendo validi la dilazione e i pagamenti finora effettuati, le Entrate procederanno automaticamente con l’ iscrizione a ruolo della sanzione di cui all’ articolo 13 del DLgs 471/97 del 30% commisurata all’ importo pagato in ritardo, e dei relativi interessi. La relativa cartella di pagamento dovrà essere notificata, a pena di decadenza, entro il 31 dicembre del terzo anno successivo a quello di scadenza dell’ ultima rata del piano di dilazione, così come stabilito dall’ articolo 25 del Dpr 602/73. Enti non profite onlus A cura di Salvina Morina e Tonino Morina [1941][384638] Nessuna sanzione se la normaviolata in passato è decadutaUn’ associazione sportiva dilettantistica, che applica il regime agevolato di cui alla legge 398/1991, a seguito di un controllo fiscale, nel 2010, è stata dichiarata decaduta dalle agevolazioni fiscali per avere violato la norma sulla tracciabilità dei versamenti, con conseguente contenzioso. Ho presentato ricorso che è stato respinto in primo grado. Ho quindi presentato l’ appello alla commissione tributaria regionale e sono in attesa della fissazione dell’ udienza. Ho saputo che non esiste più la violazione della decadenza dai benefici fiscali spettanti, ma è applicabile solo una sanzione variabile da 250 a 2mila euro. È così?V.P.napoli La risposta è affermativa. Dal 1° gennaio 2016, la violazione dell’ obbligo di tracciabilità dei pagamenti e dei versamenti, se di importo pari o superiore a mille euro, non comporta più la decadenza dal regime agevolativo, come avveniva in passato, ma soltanto l’ applicazione della sanzione variabile da un minimo di 250 euro a un massimo di 2mila euro (circolare 18/E/2018). Questa norma è valida anche per le violazioni commesse nel passato. Vale cioè il principio del “favor rei” secondo il quale «salvo diversa previsione di legge, nessuno può essere assoggettato a sanzioni per un fatto che, secondo una legge posteriore, non costituisce violazione punibile. Se la sanzione è già stata irrogata con provvedimento definitivo il debito residuo si estingue, ma non è ammessa ripetizione di quanto pagato» (articolo 3, comma 2, Dlgs 472/1997). Il comma 2 ha introdotto nel sistema sanzionatorio tributario il cosiddetto principio del “favor rei”: questo principio trova applicazione sia nei casi in cui la legge posteriore si limita ad abolire la sola sanzione, lasciando in vita l’ obbligatorietà del comportamento prima sanzionabile, sia nell’ ipotesi in cui viene eliminato l’ obbligo strumentale e, quindi, indirettamente, la previsione sanzionatoria.In proposito, la circolare 180/E/1998, nel commentare il comma 2 dell’ articolo 3 del Dlgs 472/97, avverte che «se diviene lecito un comportamento posto in essere nella vigenza di una norma che in precedenza lo sanzionava, può accadere che, al momento dell’ abolizione:a) la sanzione non è stata ancora irrogata;b) la sanzione è stata irrogata, ma l’ obbligato non ha ancora pagato alcuna somma;c) l’ obbligato ha pagato in tutto o in parte la sanzione in dipendenza di un provvedimento non ancora definitivo;d) l’ obbligato ha pagato in tutto o in parte la sanzione a seguito di provvedimento definitivo.Nel primo caso (a) nessuna sanzione può essere irrogata; nel secondo (b) nessuna somma può essere pretesa; nel terzo (c) la somma versata va restituita; nel quarto (d) la somma versata non può essere restituita». Si può affermare che la legge che sopprime un adempimento superfluo esclude che la passata inosservanza della formalità bocciata possa essere: rilevata; sanzionata per vicende tramontate; posta in riscossione. Al riguardo, è importante quanto affermato nella relazione governativa al Dlgs 472/97, nella parte in cui, illustrando il principio del favor rei, precisa che «nel caso di violazione non più sanzionata, il provvedimento, ancorché definitivo, non costituisce titolo per la riscossione delle somme non ancora pagate». [1942][384637] Comportamento concludente:salvi i benefici della legge 398Le associazioni e le società sportive dilettantistiche senza scopo di lucro che, nel corso del periodo d’ imposta precedente, hanno conseguito proventi da attività commerciale per un importo non superiore a 400mila euro, possono optare per il regime fiscale agevolato ex legge 398/1991. Ma cosa succede se ci si dimentica di esercitare l’ opzione per il regime agevolato?C.P.TERNI Nei casi di omessa comunicazione dell’ opzione per il regime agevolato, di cui alla legge 398/1991, è applicabile una sanzione variabile da 250 a 2mila euro. Tuttavia, secondo l’ agenzia delle Entrate (circolare 18/E/2018), il comportamento concludente “salva” le agevolazioni fiscali, se le associazioni o le società sportive si sono “dimenticate” di comunicare l’ opzione per il regime speciale.Questo regime prevede modalità di determinazione forfettaria del reddito imponibile e dell’ Iva, nonché norme di favore in materia di adempimenti contabili, di certificazione dei corrispettivi e dichiarativi. E possono optarvi le associazioni e le società sportive dilettantistiche senza scopo di lucro che, nel corso del periodo d’ imposta precedente, hanno conseguito proventi derivanti da attività commerciale per un importo non superiore a 400mila euro. Per i soggetti di nuova costituzione, l’ opzione può essere esercitata se questi ritengono di conseguire nello stesso periodo d’ imposta proventi commerciali non superiori a 400mila euro. Per i soggetti di nuova costituzione, con periodo d’ imposta coincidente con l’ anno solare, nel caso in cui il primo periodo di gestione dell’ ente sia inferiore all’ anno solare, il limite si determina rapportandolo al periodo d’ imposta computato a giorni.Secondo l’ agenzia delle Entrate, considerata la particolarità della disciplina, per l’ individuazione dei proventi conseguiti nell’ esercizio di attività commerciali si deve avere riguardo al momento in cui è percepito il corrispettivo. Si fa presente, tuttavia, che, se prima di percepire il corrispettivo viene emessa fattura, dovranno essere considerati gli importi fatturati anche se non riscossi. In caso di superamento del limite dei proventi commerciali di 400mila euro, si decade dal regime agevolato dal mese successivo a quello in cui sono cessati i requisiti per la fruibilità; mentre resta fermo che il regime agevolato si applica dall’ inizio del periodo d’ imposta fino al mese in cui è avvenuto il superamento. Nel caso particolare in cui il limite sia superato nell’ ultimo mese del periodo d’ imposta, il regime agevolato si applica per tutto il periodo d’ imposta in cui è avvenuto il superamento del limite dei proventi commerciali di 400mila euro.Le associazioni e le società sportive dilettantistiche senza scopo di lucro devono comunicare la scelta del regime prima dell’ inizio dell’ anno solare per il quale si intende fruirne, con effetto dall’ inizio dell’ anno, alla società italiana degli autori ed editori (Siae), competente in relazione al domicilio fiscale, e all’ agenzia delle Entrate. L’ opzione ha effetto fino a quando non è revocata con le stesse modalità ed è vincolante per un quinquennio. È stabilito che: «l’ opzione e la revoca di regimi di determinazione dell’ imposta o di regimi contabili si desumono da comportamenti concludenti del contribuente o dalle modalità di tenuta delle scritture contabili» e che «la validità dell’ opzione e della relativa revoca è subordinata unicamente alla sua concreta attuazione sin dall’ inizio dell’ anno o dell’ attività» (articolo 1, Dpr 442/1997).Pertanto, in presenza di comportamento concludente delle associazioni o delle società sportive, la mancata presentazione della comunicazione alla Siae non comporta la decadenza dal regime agevolativo, poiché tale comunicazione non ha natura costitutiva ai fini della fruibilità del regime speciale. A cura di Romano Mosconi [1943][384499] Attribuzione del codice «Lei»obbligatoria anche per l’ ApsSono consulente di un’ associazione di promozione sociale (Aps) che non ha personalità giuridica, non compie alcuna operazione commerciale, non è iscritta alla camera di commercio. Il patrimonio dell’ associazione è investito in obbligazioni, soprattutto titoli di Stato. La banca che gestisce il conto corrente e il conto titoli pretende che l’ associazione acquisisca il codice Lei (legal entity identifier), mentre io penso che non vi sia l’ obbligo. Ho ragione?I.S.CREMA Dal gennaio 2018, per operare sui mercati finanziari da parte di soggetti diversi dalle persone fisiche, è richiesta l’ attribuzione del codice Lei. Si tratta di un codice universale costituito da 20 caratteri alfanumerici e composto in base allo standard internazionale ISO 17442:2012. In Italia, fra i soggetti obbligati all’ attribuzione del codice Lei, rientrano tutti gli iscritti a pubblici registri quali l’ anagrafe tributaria o i registri regionali delle Aps previsti dalla legge 383/2000. Al codice Lei sono collegate una serie di informazioni che consentono di individuare il soggetto operante sul mercato finanziario. Conseguentemente, anche per una Aps riconosciuta e senza personalità giuridica sarà obbligatoria l’ attribuzione del codice Lei. Controversielegali A cura di Daniele Ciuti [1944][384401] Ingiurie in sede di mediazionepunibili con pena pecuniariaSono stata coinvolta in una mediazione per una diatriba con l’ amministratore del condominio. Nel corso del primo incontro, quando è stata data la parola all’ amministratore, egli mi ha offeso definendomi «un’ arpia». Dopo essere stato ripreso da uno dei due mediatori presenti, ha continuato a offendermi, chiamandomi «grande maleducata». Di nuovo, gli è stato fatto presente di non usare certi termini nei mie confronti. Alla scena, oltre ai due mediatori e alle due parti – io e l’ amministratore -, erano presenti gli avvocati di entrambi, per un totale di sette persone. So che l’ ingiuria non è più un reato penale, ma nemmeno nel caso avvenga durante una mediazione presso la Camera di commercio? Cosa posso fare?I.D.UDINE L’ articolo 594 del Codice penale, che prevedeva il reato di ingiuria, è stato abrogato dal Dlgs 7/2016. In base all’ articolo 4 del citato decreto, l’ offesa all’ onore e al decoro di una persona presente è stata derubricata a illecito civile, sottoposta a sanzione pecuniaria. Tale sanzione viene applicata al termine del giudizio dal giudice civile competente a conoscere della domanda di risarcimento del danno, se accoglie l’ azione risarcitoria. [1945][384296] No al cambio di serraturadeciso da un comproprietarioIn una comunione ereditaria con due componenti ciascuno dei quali detiene il 50%, uno dei comproprietari prende iniziative personali senza dare comunicazione all’ altro proprietario. Per esempio, entra negli immobili di proprietà, cambia le serrature di accesso, chiude le utenze e altre cose del genere. È corretto questo comportamento? Cosa prevede la normativa in materia?M.B.BOLOGNA L’ articolo 1102 del Codice civile regola l’ uso del bene in comunione, che ciascun comproprietario può utilizzare anche in via esclusiva, purché non ne modifichi la destinazione, o ne impedisca eguale uso agli altri partecipanti alla comunione.Pertanto, mentre sono lecite le modifiche fatte a proprie spese per il migliore utilizzo del bene, devono invece considerarsi vietati tutti quegli atti – ad esempio, appunto, la disdetta di utenze o il cambio della serratura di accesso senza fornire le chiavi all’ altro comproprietario – che di fatto escludono quest’ ultimo dalla possibilità di utilizzare l’ immobile. Peraltro, tali comportamenti potrebbero preludere a una successiva rivendicazione da parte del comproprietario-agente all’ acquisto in via esclusiva del bene per usucapione. Nella situazione descritta, è opportuno pertanto che l’ altro comproprietario diffidi il primo a desistere da simili comportamenti e tracci, se necessario anche con uno specifico atto di citazione, la propria volontà di non tollerare un utilizzo esclusivo del bene da parte del coerede. [1946][384244] Nulla la vendita di una casanon conforme al catastoNella casa in cui abito viene venduto un appartamento non conforme a visualizzazione catastale, in quanto sono stati fatti lavori che hanno comportato lo spostamento di pareti e il cambiamento del numero dei vani. Venditore e acquirente sono d’ accordo di fare la compravendita comunque. Vorrei sapere se un terzo, che abita nella stessa casa, possa impugnare la vendita.G.G.TRENTO Il Dl 31 78/2010, convertito nella legge 122/2010, ha imposto dal 1° luglio 2010 la verifica della regolarità catastale dei fabbricati prima del rogito di compravendita o di trasferimento e/o costituzione di diritti reali. Con il Dl 50/2017, è stata introdotta la possibilità di confermare gli atti privi dell’ attestazione di conformità catastale con una successiva dichiarazione da parte degli intestatari, purché la mancanza non sia dipesa dall’ inesistenza della planimetria o dalla difformità dello stato di fatto. Il notaio deve verificare se l’ immobile è regolarmente censito in catasto a nome del proprietario o del titolare di diritto reale. Inoltre, raccoglie la dichiarazione del venditore in merito alla conformità e corrispondenza dei dati catastali e della planimetria depositata in catasto allo stato di fatto del bene. Se la planimetria catastale non riproduce fedelmente la situazione attuale, l’ intestatario deve presentare, con l’ intervento di un tecnico abilitato, una domanda di variazione alla planimetria attuale. La difformità catastale impedisce la stipula del negozio di trasferimento.Se il notaio rogante non può all’ evidenza accertarsi personalmente della veridicità di quanto affermato dal venditore, a volte propone all’ acquirente un servizio ausiliario di verifica tramite un proprio tecnico di fiducia. La dichiarazione falsa o mendace può comportare conseguenze penali a carico del venditore e la nullità dell’ atto.La nullità è la forma più grave di invalidità di un negozio giuridico, determinata da un vizio che rende il negozio non idoneo a produrre i suoi effetti. Le cause di nullità sono tipiche e specificamente previste dall’ articolo 1418 del Codice civile e dalle leggi speciali. Può essere rilevata da chiunque vi abbia interesse e di ufficio dal giudice (articolo 1421). Pertanto nell’ azione di nullità l’ attore deve dimostrare il proprio interesse, ovvero la lesione di un diritto o un apprezzabile pregiudizio che gli derivi dal negozio nullo. A cura di Alessandro Sartirana [1947][383947] L’ Ape non può essere redattodallo staff del costruttoreA breve dovrei acquistare da un’ azienda territoriale per l’ edilizia residenziale un appartamento che la stessa azienda ha costruito nel 1980 tramite conferimento di relativo appalto. Siccome, all’ atto di compravendita, deve necessariamente essere allegato l’ attestato di prestazione energetica (Ape) redatto da un esperto qualificato e indipendente (dal venditore), a pena di nullità dell’ atto, gradirei sapere se il requisito di indipendenza sia posseduto anche da un esperto qualificato che sia un dipendente dell’ azienda costruttrice/venditrice e, quindi, se una tale attestazione Ape possa essere validamente allegata al rogito.M.S.ROMA La risposta è negativa. L’ articolo 2 del Dpr 75/2013, pubblicato in Gazzetta ufficiale il 27 giugno 2013,nel ribadire che il tecnico certificatore debba assicurare indipendenza e imparzialità di giudizio, richiede che lo stesso, all’ atto di sottoscrizione dell’ attestato di prestazione energetica, debba dichiarare, nel caso di certificazione di edifici già esistenti, l’ assenza di conflitto di interessi, da intendersi come non coinvolgimento diretto o indiretto con i produttori dei materiali e dei componenti in esso incorporati nonché, in senso lato, con il costruttore e/o venditore dell’ immobile.Il notaio, al rogito, dovrà quindi verificare che l’ attestato di prestazione energetica possieda i requisiti minimi richiesti dalla legge, tra cui la suddetta sottoscrizione. Quindi la redazione e sottoscrizione dell’ attestato non deve essere effettuata da un dipendente della ditta costruttrice. Tutela delconsumatore A cura di Maurizio Di Rocco [1948][384272] L’ aumento della pay tve il diritto di recessoSono abbonato alla pay tv Sky. In sede di rinnovo con pagamento annuale della fattura, mi è stato applicato un’ aumento dell’ 8% che, secondo le spiegazioni avute dal call center, si riferisce «alla fattura mensile a 28 giorni». Tale aumento, escogitato dalle pay tv e dalle società telefoniche, era stato bocciato dall’ Agcom, poiché ritenuto illegittimo. Perché, dunque, è stato applicato nei miei confronti? Inoltre, la mia fattura è annuale, non mensile.P.S.GENOVA Intorno alla questione della fatturazione a 28 giorni si è assistito a una vera e propria prova di forza tra gli operatori telefonici e delle pay tv, da un lato, e l’ Agcom e le associazioni di consumatori dall’ altro. Per quanto riguarda la pay tv Sky, la stessa società, a gennaio di quest’ anno, nell’ ufficializzare il proprio ritorno alla fatturazione mensile, ha comunque sottolineato che il costo dell’ abbonamento sarebbe rimasto comunque invariato rispetto all’ aumento già effettuato nell’ ottobre 2017, quando venne introdotta la fatturazione a 28 giorni. In sostanza la società si è, quindi, limitata a dividere l’ importo annuale dell’ abbonamento, già comprensivo del precedente aumento, per 12 mensilità, senza fornire alcun diritto di recesso ai propri utenti. Tale comportamento, tuttavia, è stato stigmatizzato dal consiglio dell’ Agcom che, oltre ad avviare nuovi procedimenti sanzionatori, ha espressamente diffidato questa e altre società di telefonia, per il mancato rispetto delle prescrizioni in materia di chiarezza, trasparenza e completezza delle informative rese agli utenti. L’ Agcom, in particolare, ha sottolineato l’ esigenza che gli operatori chiariscano che le eventuali modifiche dei costi di abbonamento sono conseguenza esclusiva delle loro scelte e non del ripristino della fatturazione su base mensile, evidenziando, altresì, come l’ aumento dei costi debba comportare, in ogni caso, il riconoscimento del diritto di recesso a favore degli utenti, senza penali né costi di disattivazione, anche con riferimento ai canoni previsti per modem o decoder forniti dall’ operatore, nonché di ulteriori oneri relativi a costi di attivazione. [1949][384191] I termini per la sostituzionedel prodotto difettosoDurante un viaggio ho acquistato un faro Led presso un supermercato di una catena. Giunto a casa, lo stesso giorno dell’ acquisto, mi sono accorto di un difetto del prodotto. Il giorno successivo, quindi, ho contattato il servizio clienti della catena, esponendo il caso. Mi hanno detto di restituire il prodotto nel supermercato in cui l’ avevo acquistato, ma, trovandosi in una località a quasi 500km di distanza da quella dove abito, mi hanno detto di andare nel punto vendita più vicino. Mi sono recato immediatamente al negozio, dove hanno verificato di avere un prodotto identico, ma mi hanno detto che il cambio sarebbe stato possibile solo dopo la ricezione di una mail di autorizzazione da parte del servizio clienti. Dopo quattro telefonate e due ore e mezza in negozio, mi è stata data risposta negativa: il prodotto non poteva essere sostituito immediatamente, ma il negozio avrebbe dovuto «aprire un ticket di garanzia» e ritirare il prodotto, per poi farmi sapere in seguito.Ho già inviato una mail di protesta e di sollecito alla sede dell’ azienda. In termini di tutela del consumatore, è corretto questo comportamento per un prodotto (peraltro difettoso) riconsegnato il giorno dopo l’ acquisto in un negozio della stessa società? L.A.GENOVA Nel caso descritto dal lettore assumono rilievo due diversi articoli del Codice del consumo (Dlgs 206/2005), ovvero l’ articolo 130 e l’ articolo 132. Quest’ ultimo stabilisce che i difetti di conformità che si manifestano entro sei mesi dalla consegna si presume esistessero già a tale data, sicché il consumatore è esentato dall’ onere di provarne la sussistenza. L’ altro articolo, invece, stabilisce che le riparazioni o le sostituzioni dei beni difettosi devono essere effettuate entro un congruo termine dalla richiesta e non devono arrecare notevoli inconvenienti al consumatore, tenendo conto della natura del bene e dello scopo per il quale il consumatore ha acquistato il bene. Alla luce di tali disposizioni, il comportamento tenuto dal venditore appare piuttosto inadeguato, almeno sotto il profilo del customer care, sebbene non possa essere definito scorretto. Resterà comunque da vedere quale decisione verrà assunta in ordine alla richiesta di restituzione formulata dal cliente. [1950][383999] L’ uso abusivo della fognaturaè indebito arricchimentoIl Comune in cui risiedo mi ha inviato una diffida per l’ allaccio alla fognatura pubblica. Io ho risposto affermando che fruisco già della fogna pubblica. La domanda di allaccio, infatti, era stata fatta solo dal proprietario dell’ immobile al piano superiore (vivo in una villetta con piano terra e primo piano appartenenti a proprietari diversi, ma con canale di scarico fognario unico, consortile). L’ Acquedotto pugliese, previo sopralluogo, mi ha però addebitato tutti i canoni fognatura da 10 anni ad oggi, inviandomi una fattura da 1.900 euro, applicando la prescrizione decennale. Io ho contestato la fattura, invocando invece la prescrizione a cinque anni. L’ Acquedotto, però, ha insistito sulla prescrizione decennale, eccependo l’ indebito arricchimento. Dipende dal fatto che io non ho mai chiesto formalmente l’ allaccio (cosa che invece il mio vicino ha fatto)? Personalmente, non ho mai avuto nessun intento “doloso” e mi sono accorto solo in seguito a questa vicenda di non aver pagato la fognatura. L’ ente può invocare l’ arricchimento? Ed è davvero escluso, in tal caso, l’ articolo 2948, n.4, del Codice civile?G.D.BRINDISI Quanto contestato al lettore da parte dell’ ente di gestione dell’ acquedotto pare fondato. In assenza di qualsivoglia contratto sottoscritto tra le parti, l’ utilizzo “abusivo” del sistema fognario ha rappresentato una forma di indebito arricchimento per il lettore e la relativa azione, disciplinata dagli articoli 2041 e 2042 del Codice civile, si prescrive in 10 anni. Naturalmente, va ricordato che l’ azione di arricchimento ha carattere sussidiario, e dunque non può essere fatta valere quando il soggetto danneggiato può esercitare un’ altra azione per farsi indennizzare dal pregiudizio subito. Quanto alla prescrizione quinquennale invocata dal lettore, questa sarebbe effettivamente applicabile solo nel diverso caso in cui tra le parti fosse stato sottoscritto un contratto, rimasto poi inadempiuto. A cura di Alessandro Sartirana [1951][384193] Diffida al tour operatorper i disagi durante il viaggioMia sorella ha acquistato un pacchetto viaggio di un tour operator tramite un’ agenzia di viaggi. Un tour in Norvegia con 39 partecipanti “complessivi”. Giunta all’ aeroporto, tuttavia, ha scoperto che il volo di linea Milano-Oslo era stato cancellato. Da lì è iniziata un’ odissea, condita solo da notizie frammentarie, finché una parte del gruppo (circa 30 persone) è stata condotta in autobus da Milano a Pisa per prendere un volo alternativo, mentre il resto dei viaggiatori (tra cui mia sorella) è stato trasferito in albergo. A quel punto, mia sorella ha contattato il tour operator per recedere dal contratto e tornare a casa, ma le è stato detto che avrebbe perso quanto pagato. La mattina successiva è stata prelevata dall’ hotel e portata in aeroporto dove, tuttavia, è riuscita a partire in serata, arrivando a destinazione solo a notte inoltrata. I trenta membri del gruppo partiti da Pisa il giorno precedente, nel frattempo, avevano già cominciato il tour e mia sorella e gli altri viaggiatori si sono ricongiunti a loro solo la sera successiva, perdendo, di fatto, quasi tre giorni sui sette previsti nel pacchetto. Cosa può fare per far valere i suoi diritti? C.S.PARMA Al rientro dal viaggio, entro il più breve tempo possibile e comunque in via tempestiva, sarà necessario diffidare formalmente il tour operator, mediante comunicazione scritta con prova di ricevimento, al fine di denunciare l’ inadempimento, la mancata fruizione dei servizi previsti e la divergenza tra quanto indicato nel contratto e quanto effettivamente goduto. Si potrà richiedere il rimborso del prezzo nella misura di cui al mancato godimento e il ristoro dei danni ulteriori eventualmente subiti ed adeguatamente documentati. In caso di responsabilità concorrente o esclusiva dei vettori aerei, sarà altresì possibile agire nei loro confronti per ottenere gli indennizzi previsti dalla carta dei diritti del passeggero. Condominio A cura di Pierantonio Lisi [1952][384007] Teleriscaldamento, la spesanon è divisibile in parti ugualiL’ amministratore, nonostante un articolo del regolamento di condominio reciti che qualsiasi spesa ordinaria/straordinaria va ripartita in relazione ai millesimi di proprietà, ripartisce la spesa riguardante il sistema di teleriscaldamento – deliberata dall’ assemblea – in parti uguali. Per completezza aggiungo che la spesa è stata deliberata e approvata dall’ assemblea a maggioranza dei presenti e nel verbale nulla si dice in merito alla sua ripartizione. È possibile che sia ripartita in questo modo?G.C.ROMA In assenza di una delibera sulla ripartizione di una specifica spesa, qualora l’ amministratore provveda a suddividere tale spesa tra i condòmini applicando un criterio diverso da quello al quale avrebbe dovuto attenersi, il condomino che si ritiene leso può non versare quanto richiesto. In tal caso, però, farebbe bene a versare quanto da lui ritenuto dovuto, inviando contestualmente una raccomandata o una Pec all’ amministratore in cui spiegare chiaramente le ragioni della sua condotta. L’ amministratore, a questo punto, potrebbe convocare un’ assemblea per l’ approvazione di una delibera di ripartizione. Potrebbe anche, però, chiedere e ottenere un decreto ingiuntivo per la differenza, che gli sarebbe concesso – con tutta probabilità – non provvisoriamente esecutivo. Il condomino ingiunto, in questa ipotesi, dovrà opporsi nei termini di legge e, se il criterio di ripartizione utilizzato dall’ amministratore non risulterà corretto, sarà totalmente vittorioso nel giudizio. Nel caso esposto dal lettore non c’ è dubbio che la spesa non possa ripartirsi in parti uguali, criterio mai menzionato dalla legge o dal regolamento di condominio. [1953][383937] Multiproprietà, in assembleaun delegato da nominareChi partecipa all’ assemblea condominiale tra i diversi proprietari di un singolo immobile in multiproprietà?M.S.TOLENTINO Nel diritto italiano i multiproprietari di un’ unità immobiliare, nella gran parte dei casi, sono assimilati ai comproprietari. In mancanza di una specifica disciplina, quindi, una sola persona potrà partecipare all’ assemblea tra i multiproprietari di una stessa unità immobiliare. Per la nomina occorre convocare tutti i comproprietari (ovvero i multiproprietari di una determinata unità immobiliare) e designare uno di essi – o un estraneo quale delegato – alla partecipazione a una determinata assemblea di condominio o, anche, all’ amministrazione in genere della cosa comune (articoli 1106 del Codice civile e 67, comma 2, delle disposizioni di attuazione). Il singolo multiproprietario, quindi, deve preventivamente informarsi sull’ eventuale nomina di un delegato, che potrebbe essere stata effettuata ben prima del suo acquisto. [1954][383926] Segnalazioni, non è assicuratol’ anonimato del mittenteNei mesi estivi, nel mio condominio, si verificano una serie di problemi tra cui quello di alcuni condòmini che non rispettano l’ orario del silenzio nel giardino condominiale. Ho segnalato il problema all’ amministratore che mi ha risposto di poter solo fare una lettera di richiamo ai condòmini, indicando la lamentela sollevata da me. Ai fini della privacy non ho autorizzato a scrivere nella circolare i miei dati personali, ma l’ amministratore in assenza di tale autorizzazione non vuole procedere con la lettera di richiamo. È corretta questa procedura? Egli non dovrebbe intervenire con maggiore prontezza e in modo più incisivo?C.T.PADOVA L’ amministratore può inviare una lettera di invito al corretto utilizzo delle parti comuni a uno o alcuni condòmini sulla base di una segnalazione di uno o più condòmini, indicando o non indicando i nomi di questi ultimi. In ogni caso conserverà le segnalazioni ricevute in modo da poter giustificare in ogni momento il suo operato. A parere di chi scrive, però, non si può pretendere che l’ amministratore si attivi senza indicare i nomi dei condòmini segnalanti. Occorre ricordare, infatti, che l’ amministratore rappresenta tutti i condomini e ogni comunicazione, invito o diffida inviata all’ amministratore è come se fosse inviata a tutti. Per altro verso, a qualunque condomino deve essere consentito l’ accesso a ogni tipo di documentazione condominiale, ivi compresa la corrispondenza condominiale. Ai destinatari dell’ invito formulato dall’ amministratore, cioè, l’ amministratore non potrebbe negare la possibilità di prendere visione delle lettere di segnalazione dei comportamenti non corretti. Non è possibile, dunque, assicurare l’ anonimato ai condòmini che richiedono l’ intervento dell’ amministratore. A cura di Matteo Rezzonico [1955][383910] Le opportunità per sbloccarel’ assenza del quorumSono proprietario di un appartamento che si trova in un condominio con circa 20 proprietari. L’ attuale amministratore, pur convocando regolarmente l’ assemblea, non riesce a svolgere la riunione condominiale per mancanza del quorum di maggioranza. Si può chiedere la nomina di un amministratore giudiziario, considerato che la maggior parte dei condòmini (morosi) non si presenta alla riunione condominiale?D.C.SALERNO Ferme le doverose azioni di recupero crediti, l’ articolo 1129, comma 1, del Codice civile dispone che «quando i condomini sono più di otto, se l’ assemblea non vi provvede, la nomina di un amministratore è fatta dall’ autorità giudiziaria su ricorso di uno o più condomini o dell’ amministratore dimissionario». E, dunque, nel caso del lettore, in cui l’ amministratore è già nominato (salvo sue dimissioni), non pare necessaria la nomina giudiziale (ex articolo 1129 del Codice civile). Ove non si prendano i provvedimenti necessari all’ amministrazione della cosa comune, per mancanza delle maggioranze necessarie (e dopo aver convocato l’ assemblea), si può presentare ricorso a norma dell’ articolo 1105, ultimo comma, del Codice civile, per il quale, «se non si prendono i provvedimenti necessari per l’ amministrazione della cosa comune o non si forma una maggioranza, ovvero se la deliberazione adottata non viene eseguita, ciascun partecipante può ricorrere alla autorità giudiziaria. Questa provvede in camera di consiglio e può anche nominare un amministratore». Si veda, in questo senso, la sentenza 5889/2001 della Cassazione secondo cui l’ articolo 1105, comma 4, del Codice civile presuppone il ricorso alla autorità giudiziaria «in ipotesi tutte riconducibili a una situazione di assoluta inerzia in ordine alla concreta ed effettiva amministrazione della cosa comune (per mancata assunzione dei provvedimenti a tal fine necessari, o per assenza di una maggioranza ovvero per difetto di esecuzione della delibera adottata)». A cura di Cesarina Vittoria Vegni [1956][383933] Fornitura d’ acqua comune:scatta il supercondominioTre condomìni sono serviti da una sola presa d’ acqua. Uno degli amministratori riceve le bollette e provvede all’ addebito in capo ai singoli condomìni, in base alle letture che vengono dichiarate dai singoli amministratori. Tale sistema è regolare oppure occorre costituire un supercondominio?Alcune letture dei singoli utenti sono palesemente incongruenti. Come si può agire (anche giudizialmente) per controllare che i singoli contatori siano mantenuti efficienti?F.F.TORINO Così come il condominio, il supercondominio è una situazione di fatto. Si verifica quando vi è uno o più impianti o parti in comune fra più condomini. In questo caso, si applica la disciplina di cui agli articoli 1117 del Codice civile e seguenti. In particolare, si può disciplinare il servizio in comunione con un regolamento ex articolo 1138 del Codice civile, con maggioranza ex articolo 1136, comma 2, del Codice, e la nomina di un amministratore per il supercondominio. Se i comproprietari sono più di 60, bisognerà (ex articolo 67 delle .

CONCESSIONI TANTO PUBBLICO POCO PRIVATO E LO STATO NON GUADAGNA

L’Economia del Corriere della Sera

link

Alessandra Puato – Nazionalizzare? Ma cosa, visto che è già quasi tutto pubblico? Dopo il crollo del Ponte Morandi a Genova, con i tanti morti, il governo ha annunciato la revisione di tutte le concessioni, oltre all’ avvio dell’ iter per la revoca di quella ad Autostrade per l’ Italia, gruppo Atlantia, Benetton, che il ponte aveva in gestione. Ma a guardare la lista delle concessioni in Italia ci si accorge che la gran parte sono di società partecipate dallo Stato, quando non da Comuni e regioni. Il punto è che dare in concessione a terzi un bene o un servizio dei cittadini è un atto di fiducia, come dare le chiavi di casa. Deve restituire sicurezza, benessere e, se previsto, ricavi congrui. Non sempre avviene. Dalle 24.833 concessioni di Tesoro e Demanio attive nel 2015 – rilevazione parziale del 2017 su impianti ricreativi di mari, laghi e fiumi; idrocarburi e risorse geotermiche; acque minerali e termali; frequenze radio-tv-telefoniche e aeroporti – sono stati incassati solo 657 milioni. Briciole, se si pensa che una media banca come Bper fa 300 milioni di utile in un semestre. È un sistema opaco senza regole generali né mappe, dove si parla inutilmente di riordino da anni, un patrimonio di cui nemmeno lo Stato conosce il valore. Ci voleva un disastro come Genova per accorgersene. Dice Edoardo Reviglio, docente di Economia alla Luiss, co-autore di ricerche sul tema per Astrid con Franco Bassanini e capo economista in Cdp: «Il rapporto fra chi dà e chi riceve la concessione va reso equo. Poi se la concessionaria dà un servizio di qualità, remunera il giusto gli azionisti e fa gli investimenti nell’ interesse anche dei cittadini, non importa che il gestore sia pubblico o privato». Partiamo dai privati. A loro vanno le concessioni per le autostrade, innanzitutto: Atlantia, i gruppi Gavio e Toto gestiscono con altri la maggioranza della rete. Quindi ci sono le lotterie e giochi, dall’ ippica al bingo: qui i protagonisti sono la Snai di Investindustrial (Andrea Bonomi) e Palladio (Giorgio Drago) e la Lottomatica di De Agostini. Altro affidamento, le frequenze, di telefonia mobile e radio-tv: a Telecom da un lato, a Mediaset e al gruppo Cairo (La 7) dall’ altro, più la miriade di emittenti locali. Ai privati (per l’ 87,6%, dicono i dati Mef 2015 appena elaborati) va anche la ghiotta torta delle acque minerali: gruppi come Nestlé e San Benedetto, Ferrarelle e Norda, Lete e persino Coca Cola (Fonti del Vulture). E poi ci sono le spiagge, con decine di migliaia di concessionari che, denuncia uno studio di Astrid firmato fra gli altri da Bassanini e Reviglio (settembre 2013), in un caso su due non pagano: «I meccanismi di riscossione sono generalmente inefficienti e l’ evasione è stimata pari al 50%». E chi paga, paga poco. Settore di rilievo per il turismo, e c’ è chi fa bene. Ma la legge di riordino in cantiere dal 2017 è ancora bloccata. Il resto delle concessioni è in capo a società a partecipazione pubblica, che al Tesoro garantiscono fra l’ altro lauti dividendo. È l’ Enel che gestisce molte reti di distribuzione locale dell’ energia e diverse centrali idroelettriche ed è l’ Eni che estrae gli idrocarburi (dopo gara, però). È Terna che trasmette e dispaccia l’ elettricità, Italgas che distribuisce il gas e Snam che lo immagazzina. È il fondo F2i, socia Cdp, a gestire i grandi aeroporti (Malpensa e Linate, Napoli e Bologna, Torino e Alghero), a parte Fiumicino che è di Atlantia (e dopo gli investimenti ha vinto in marzo il premio Skytrax: «Migliore rilancio al mondo»). È l’ Anas che ha in affidamento la metà delle strade e l’ Open Fiber di Cdp ed Enel che deve costruire e gestire la rete in fibra ottica per il web veloce nelle aree non a mercato. E poi, certo, c’ è la Rai, concessionaria «per il servizio pubblico radiotelevisivo e multimediale». Ci sono le utility come A2A e Iren, Hera e Acea per l’ energia, l’ acqua, i rifiuti. E gli acquedotti, in testa il Pugliese: fallaci e bisognosi d’ investimenti che i comuni non possono permettersi. Servono 5 miliardi l’ anno, non si arriva alla metà. Che cosa manca? Già, le Ferrovie. Un ginepraio. È la loro Rfi che ha le concessioni. Possiede i binari e ha ricavi annui per circa 2 miliardi: uno da pedaggio e un altro circa dal contratto con lo Stato «parte servizi», prevalentemente di manutenzione ordinaria. In più ha il contratto «parte investimenti» (17 miliardi stanziati negli ultimi due anni), in attesa di rinnovo per il 2017-2021: se non si approva, gli investimenti frenano. E per ammodernare e gestire la rete Rfi ha speso 22 miliardi in 5 anni, oltre 4 all’ anno. A lato ci sono poi i contratti di servizio di Trenitalia con lo Stato (per i treni a lunga percorrenza, anche non redditizi) e con le Regioni (per i locali). Altro caso, le Poste, che più che una concessione hanno anche loro un contratto per portare lettere anche dove non conviene: ricevono 262 milioni l’ anno, a fronte di una perdita operativa 2017 del settore Corrispondenza di 517 milioni. Ma hanno superato gli obiettivi sui tempi di consegna, dice l’ AgCom. In questo minestrone non ci sono lavori tutti uguali. Le concessioni autostradali, per esempio, godono (oltre che dello slittamento delle gare) di un clamoroso vantaggio: il pagamento in anticipo. L’ automobilista al casello versa subito i contanti, poi la società farà gli investimenti che, se riconosciuti, le verranno remunerati con gli aumenti tariffari (al galoppo da anni). Senza contare che «stesse società di uno stesso gruppo applicano modelli tariffari diversi», ha detto già nel 2015 l’ Autorità dei Trasporti che per riequilibrare un po’ le cose ha appena introdotto (ma solo per i pochi nuovi contratti) nuovi parametri di calcolo per la concessione, come il tempo di percorrenza medio e lo stato della pavimentazione. Le partecipate dallo Stato come Terna e Snam, invece, seguono lunghe procedure che coinvolgono cittadini, Comuni e Regioni, e più ministeri. Devono ottenere prima le approvazioni territoriali e ambientali, poi la certificazione sui lavori svolti, l’ ok con decreto, solo alla fine incassano. E l’ Arera, l’ Autorità di regolazione, deve assicurarsi che i benefici per la collettività siano sempre superiori al costo sostenuto, con premi e penalità. L’ energia, primo settore liberalizzato in Italia, è vista perciò come il punto virtuoso del sistema concessionario italiano. Terna (quotata in Borsa, come Snam e Italgas) ha investito 11 miliardi sulla rete elettrica negli ultimi anni e ne ha previsti 12 nell’ ultimo piano decennale. Per Snam la concessione è solo sullo stoccaggio di gas, che copre un quinto dei ricavi ma deve garantire l’ equilibro e la sicurezza del sistema energetico nazionale. I giacimenti esauriti di metano, che riutilizza, non vanno alterati. Quanto a Italgas, ottiene l’ affidamento partecipando alle gare ed è remunerata per il capitale effettivamente investito. Esegue, sostiene, «circa il doppio dei controlli previsti dall’ Autorità» (sempre l’ Arera). Anche il modello delle utility quotate sembra funzionare. Al contrario degli acquedotti, sui quali non a caso vorrebbe intervenire il nuovo vertice di Cdp. Per non parlare delle acque minerali: nessuna gara per scegliere i concessionari (una su 295, nel 2015) e introiti risibili in rapporto al fatturato del settore: lo 0,68% nel 2015. Lo dice il rapporto del Tesoro appena pubblicato. L’ unico sulle concessioni, finora.

Mister dazn miliardi, arte, gol e un buco nella rete (web)

L’Economia del Corriere della Sera
di Isidoro Trovato e Maria Elena Zanini
link

Pur non essendo laziale, Leonard Blavatnik sabato sera era probabilmente uno dei più furiosi per l’ esito di Lazio-Napoli. Quella infatti era la gara di esordio di Dazn sul territorio italiano e Blavatnik è il maggiore azionista di Perform, proprietaria di Dazn. Al ricco magnate ucraino non saranno di sicuro piaciuti i buffering e gli inciampi che hanno fatto steccare la prima italiana della «Netflix dello sport». Eppure il rischio era evidente: l’ Italia possiede una tra le reti meno veloci (e più a macchia di leopardo) del continente, ma anche il pubblico calcistico più accanito. Malgrado tutto, al quartier generale londinese devono aver sottovalutato il problema se è vero che solo adesso sono in corso le trattative con Tim per rafforzare la capillarità del servizio. Per carità, piccoli inciampi ancora rimediabili ma di sicuro fastidiosi come un granello di sabbia in un ingranaggio perfetto. Blavatnik infatti è abituato a fare le cose in grande e nel suo universo Dazn è solo l’ ultima galassia. Si perché l’ oligarca ucraino nel suo palmarès può vantare proprietà come la Warner Music, acquisita nel 2011 per circa 3,3 miliardi di dollari aggiudicandosi un colosso che produce Madonna, Ed Sheeran, i Coldplay e i Pink Floyd, giusto per citarne alcuni. La «corsa all’ oro» di Blavatnik inizia nel 1978 quando il giovane Leo arriva a Brooklyn insieme alla sua famiglia in cerca di fortuna. Il destino, dopo una laurea alla Columbia e un Mba ad Harvard, cambia radicalmente (in meglio) quando Boris Eltsin dà il via al piano di privatizzazioni che crea una pattuglia di neo miliardari destinati a stravolgere il mercato dell’ energia, tra cui Blavatnik. La sua ascesa infatti inizia con l’ alluminio che lo porta a diventare uno dei maggiori player del mercato russo nel settore, per poi passare al carbone accumulando una fortuna grazie a una miniera in Kazakistan. Per approdare infine a Tnk, colosso petrolifero russo, dalla cui vendita a Rosneft, nel 2013, Blavatnik ha ricavato 7 miliardi di dollari. Negli anni successivi però Leo decide di diversificare radicalmente il business. Arrivano allora gli investimenti in moda (con marchi come Tory Burch), Real Estate (a Manhattan ha comprato un intero isolato) e media (con la creazione di Perform). Però l’ uomo con un incredibile fiuto per gli affari, quello sempre al posto giusto nel momento giusto, decide che vuole essere ricordato per qualcosa in più. E da diverso tempo Blavatnik si distingue per la sua inclinazione alle donazioni e alle iniziative benefiche. Con la Blavatnik Family Foundation infatti da oltre 25 anni supporta istituzioni culturali come la National Gallery, il Metropolitan Museum, la Royal Academy of Arts. L’ Università di Tel Aviv ha ricevuto una donazione di 20 milioni. Spiccioli rispetto ai 117 milioni donati dal magnate ucraino alla Oxford University per la creazione della Bsg, la Blavatnik School of Government, suscitando anche qualche perplessità da parte dei detrattori del personaggio. Con un patrimonio stimato in oltre 15 miliardi di sterline (16,7 miliardi di euro) Leonard Blavatnik è il terzo uomo più ricco del Regno Unito, il cinquantesimo al mondo. La sua cassaforte è Access Industries (fondata nel 1986) che a oggi conta quattro principali rami: risorse naturali e petrolchimico; tecnologia (con Snapchat, Yelp, Zalando, Spotify, Deezer…); Real Estate (con un portfolio di hotel e residenze di lusso in Usa, Europa, Sud America e Caraibi). E media e telecomunicazioni, area che comprende iniziative su vasta scala. Per esempio, in Israele il gruppo possiede un terzo di Rge, cui fanno capo Channel 10, Noga Communication e Sport Channel. In Russia controlla la maggioranza di Amedia società che possiede i diritti esclusivi per Hbo (che ha prodotto la serie cult Games of Thrones). In Inghilterra dal 2014 controlla Perform, il media group completamente dedicato allo sport che nel 2016 ha lanciato Dazn, catapultando gli sportivi nella visione live streaming dei match. È qui che parte la sfida più recente di Blavatnik. Ed è qui che cominciano anche i guai. Quando Dazn arrivò in Canada due anni fa, la reazione degli spettatori canadesi fu la stessa di quelli italiani. Rabbia, per lo più. Si verificarono molti problemi tecnici e nonostante le scuse, le partite dell’ Nfl (National Footbal League) della domenica, tornarono per qualche tempo in televisione. I problemi in Canada non sono ancora del tutto risolti: basta fare un giro su Twitter sull’ account DaznSucks (la traduzione è superflua) per rendersi conto della lunga strada che la piattaforma deve ancora percorrere. Ai tifosi italiani non basteranno le dichiarazioni dell’ amministratore delegato, James Rushton, che ha minimizzato gli inconvenienti del debutto affermando che «l’ effetto buffering ha riguardato solo il 10% degli utenti per una ventina di minuti». E non basterà a Blavatnik scegliere Cristiano Ronaldo come «Global ambassador» di Dazn. Bisognerà fornire servizi adeguati agli standard qualitativi europei. Anche perché, a conti fatti, l’ avvento di Dazn ha comportato un aumento dei costi per chi vuole vedere l’ intera serie A. Non a caso sono in tanti (Codacons e Usigrai in testa) a sospettare un «cartello» tra Dazn e Sky per fare lievitare i prezzi e abbattere i costi con la libera circolazione di risorse e volti (Diletta Leotta è il caso più eclatante). Ecco perché nelle prossime settimane ci si attende un colpo d’ ala da parte della piattaforma inglese che adesso dovrà tappare le falle del sistema, investendo in tecnologia e non solo in marketing. I colloqui con Tim vanno in questa direzione se è vero che (come ha detto Rushton) la colpa dei disguidi è tutta da attribuire a un Cdn (la rete di server che veicola i contenuti video) che non ha funzionato a dovere. Se invece la «terribile rotellina» dovesse ripresentarsi, trasformando le partite in lunghi fermo-immagine, non basteranno Ronaldo, Maldini e Shevchenko a placare l’ ira dei tifosi. Anche perché per ora ogni inconveniente pesa meno visto che nessuno sta pagando (il primo mese di abbonamento a Dazn è gratis) ma tra poco la scelta varrà molto di più e per tenere i 400 mila device finora collegati servirà una connessione stabile. In fondo, l’ unica cosa che i tifosi chiedono è di non intuire il gol dal grido del vicino di casa che ascolta la radio.

Diritti d’ autore, la stretta sui pirati si farà

L’Economia del Corriere della Sera

link

La riforma del diritto d’ autore europeo si è rivelata uno dei nodi più controversi del progetto di mercato unico digitale a causa dei molti interessi in gioco, delle diverse grandi industrie coinvolte e dell’ assuefazione alle norme rimaste praticamente invariate per anni. Non ha aiutato poi il fatto che il processo decisionale dell’ Ue non sia sempre chiaro. Per questo provo prima a riassumerlo: la Commissione europea redige e presenta una proposta legislativa, poi il Parlamento e il Consiglio Ue (che rappresenta i governi di tutti gli Stati membri) devono ognuno prendere posizione sulla proposta della Commissione e da qui iniziano i negoziati inter-istituzionali in vista di un accordo a tre su un testo definitivo. La Commissione ha presentato la proposta di riforma del diritto d’ autore a settembre 2016. Su questa proposta i governi dell’ Ue hanno trovato un accordo a maggio. Il Parlamento ha invece rinviato la sua presa di posizione a settembre. Intanto la pressione esercitata dai gruppi di interesse di tutti gli schieramenti è stata straordinaria. Ciascuno sostiene che i rispettivi concorrenti soffocheranno la creatività, o l’ innovazione, o Internet… o le tre cose contemporaneamente. Questo non è un sano dibattito ma solo slogan ed esagerazioni. La proposta della Commissione mette a disposizione gli strumenti necessari per: 1) aumentare la quantità di contenuti culturali disponibili a livello transfrontaliero tra gli Stati membri; 2) migliorare il compenso di creatori e artisti ed espandere le loro opportunità di mercato; 3) sostenere la creatività e l’ innovazione digitale, 4) ampliare l’ acceso alla cultura online per gli utenti del web; 5) proteggere la libertà di espressione nell’ era digitale. Due punti in particolare hanno alimentato il disaccordo. Il primo riguarda il nuovo diritto per gli editori di giornali di negoziare con le piattaforme digitali le condizioni di utilizzo delle loro pubblicazioni (diritto di cui i produttori discografici, cinematografici e le emittenti godono già) senza però limitare la libertà degli utenti di creare i meme o i link ipertestuali agli articoli sul web, elemento fondamentale del libero dibattito online. L’ altro punto riguarda la protezione degli artisti: nella nostra proposta, le principali piattaforme digitali (che permettono agli utenti di caricare grandi quantità di video, foto e altri contenuti) dovrebbero, insieme ai titolari dei diritti d’ autore, individuare il materiale protetto per garantire il giusto compenso agli artisti. Per certi versi è simile a quello che fanno le stazioni radiofoniche quando contano le canzoni trasmesse. La Commissione non ha proposto modifiche sulla responsabilità delle piattaforme online, ma il Parlamento europeo e i governi dell’ Ue hanno voluto un adeguamento. È una loro prerogativa ma allora è necessario evitare il rischio di creare norme che portino all’ applicazione di filtri su larga scala, tutelare la libertà di espressione e garantire strumenti contro la rimozione ingiustificata di contenuti leciti e contro qualsiasi monitoraggio generalizzato del web. La riforma del diritto d’ autore tocca anche molti altri aspetti: 1) agevola la realizzazione, da parte dei musei, di copie digitali di importanti opere non più protette dal diritto d’ autore per preservarle e abbassa i loro costi per acquisire i diritti necessari a preservare una singola opera audiovisiva; 2) permette agli insegnanti di utilizzare più facilmente il materiale protetto durante i loro corsi; 3) semplifica l’ estrazione di testo e di dati da parte dei ricercatori per analizzare grandi insiemi di documenti; 4) rende disponibili molte più opere audiovisive tra Stati membri dell’ UE. Non proseguire con la riforma del diritto d’ autore significherebbe rinunciare a tutti questi aspetti positivi e questo non sarebbe nell’ interesse di nessuno. Oggi il dibattito sembra essersi polarizzato tra proteggere gli artisti o proteggere Internet. Personalmente, non sono d’ accordo. Dovremmo proteggerli entrambi: assicurare un equo compenso per gli artisti e, al tempo stesso, proteggere la libertà di espressione e la creatività sul web. Su questi elementi è stata elaborata la proposta della Commissione. Le reazioni alla relazione del Parlamento, sia all’ interno che all’ esterno, mi fanno pensare che essa non sia un compromesso accettabile. Spero che il Parlamento si avvicini alla nostra proposta originale per il voto di settembre, perché senza falsa modestia la ritengo davvero solida e in grado di bilanciare gli interessi di tutti. Spero che potremo avviare i negoziati a tre in autunno. E anche se so che raggiungere un compromesso ragionevole sarà tutt’ altro che facile, sono convinto che sia possibile, a patto che ci siano la volontà politica e la flessibilità necessarie per traghettare il diritto d’ autore verso l’ era digitale. *Vice presidente Commissione Ue Single Digital Market.

L'articolo Rassegna Stampa del 27/08/2018 proviene da Editoria.tv.

Rassegna Stampa del 28/08/2018

$
0
0

Indice Articoli

Berlusconi si attende un segnale sulla Rai per ricucire con Matteo

PERCHÉ DAZN È UN INCUBO IN ITALIA

Pisani: «Esposto contro il cartello tv»

Facebook, una funzione per litigare meno Copyright: editori e giornalisti contro la Ue

Disservizi di Dazn, appello ad Antitrust e Agcom

L’ Opa lanciata da F2i e Mediaset inizia senza scossoni in Borsa

Un po’ di nostalgia per i tempi d’ oro di Ameri e Ciotti

Chessidice in viale dell’ Editoria

Ei Towers, partita l’ opa sulle torri

Cinema, Del Brocco (Rai) in testa

“Tuteliamo il diritto d’ autore per non fare morire il giornalismo”

Berlusconi si attende un segnale sulla Rai per ricucire con Matteo

Corriere della Sera
TOMMASO LABATE
link

ROMA«Cose da non credere. Toninelli è là dentro che parla dei mali degli esecutivi precedenti, dei danni che secondo lui avrebbe combinato il governo Berlusconi E loro, che forse si sono scordati che in maggioranza c’ era anche la Lega, se ne stanno là, sorridono, annuiscono come se nulla fosse». C’ è un’ istantanea che più di altre racconta i sentimenti di gran parte del gruppo dirigente di Forza Italia nei confronti del partito di Matteo Salvini. E quell’ istantanea ritrae ieri, in un corridoio di Montecitorio, proprio durante l’ audizione di Danilo Toninelli sul crollo del Ponte Morandi, il portavoce azzurro Giorgio Mulè mentre agita il telefonino e racconta i dettagli di quanto sta succedendo dentro, «coi leghisti che sorridono, annuiscono mentre viene messa in croce la nostra storia al governo». A centinaia di chilometri di distanza, un Silvio Berlusconi che i suoi raccontano come «sempre più disilluso» rispetto all’ ipotesi di rinsaldare l’ alleanza con Matteo Salvini fissa la sua linea del Piave. La scelta di intervenire a piedi uniti nello scontro che si è aperto tra la Procura di Agrigento e il ministro dell’ Interno, più che il classico riflesso condizionato da garantista, era stata attentamente ponderata in modo da non sembrare né troppo «salviniana» né troppo «anti-salviniana». «Non possiamo stare zitti, qualcosa dobbiamo dirla», si era sentito ripetere l’ ex premier da Antonio Tajani e dagli altri della cerchia ristretta. Ma già dai prossimi giorni, le cose potrebbero cambiare. Ad Arcore, per esempio, si aspettano che sulla scelta del presidente della Rai – rimandata a settembre proprio per la mancanza dei voti necessari a eleggere Marcello Foa – Salvini «faccia un passaggio» con Forza Italia. Questo passaggio potrebbe aprire una partita nella partita tra i falchi berlusconiani, convinti che la scelta debba essere totalmente condivisa con l’ opposizione (a cominciare, per esempio, da una rosa di nomi), e l’ ala filoleghista, a cui basterebbe quel rispetto istituzionale che all’ epoca dell’ indicazione di Foa è mancato. Poi c’ è il delicatissimo dossier che riguarda la scelta del candidato governatore dell’ Abruzzo, che la Lega locale aveva già avocato a sé ventilando una corsa solitaria. Su questo versante, qualche passaggio diplomatico tra i due fronti è stato già fatto, e la candidatura unitaria è tornata a essere una possibilità concreta. E infine c’ è la storia della Basilicata, l’ altra Regione che va al voto a stretto giro, un’ altra elezione che – col centrodestra diviso – potrebbe premiare l’ ambizione dei 5 Stelle di conquistare il primo governatore della loro storia. Rai, Abruzzo, Basilicata. «Se Salvini ci volta le spalle su questi fronti, allora è il segnale che alle Amministrative del 2019 non sarà alleato con Forza Italia», è la linea berlusconiana. Subordinate, al momento, non ce ne sono. Resta il dilemma sulla strada che gli azzurri prenderebbero qualora il divorzio con la Lega venisse ufficializzato. «Non pretendo di dare lezioni all’ opposizione ma se tu dici che un pezzo del governo fa schifo e l’ altro va bene, allora la gente fa la media e conclude che il governo non è male. E nessuno ti vota più», è l’ autocritica messa a verbale dall’ ex ministro Gianfranco Rotondi, poco convinto della linea di chi – dentro FI – prova a dividere la Lega dai M5S. La speranza degli azzurri è che, tra migranti e legge di Stabilità, l’ asse gialloverde entri in crisi. E non è un caso che Tajani, intervenendo all’ Aria che tira su La7, abbia citato proprio uno dei temi di disaccordo tra Salvini e Di Maio: l’ incontro con Orbán. «Speriamo che Salvini lo convinca a modificare l’ accordo di Dublino».

PERCHÉ DAZN È UN INCUBO IN ITALIA

Il Mattino
Bruno Majorano
link

Quello che si chiedono tutti dopo le prime due giornate di serie A nell’ era del duopolio Sky-Dazn è: «Quanti abbonamenti saranno confermati dopo il primo mese in omaggio?». Domanda legittima, perché nella politica di Dazn il primo mese di abbonamento è gratuito e i famosi 9,99 euro saranno pagati solo a partire dal 32esimo giorno dalla sottoscrizione. I DATI E allora non stupisce il fatto che all84′ di Sassuolo-Inter fossero 440mila i dispositivi collegati contemporaneamente, vero e proprio boom (in attesa dei dati dell’ ultimo weekend, che saranno resi noti solo oggi) per una piattaforma che per forza di cose non era pronta ad un’ adesione così massiccia. Colpa anche dei tempi tecnici, perché Dazn si è accollata sulle spalle una missione portata a termine in un paio di mesi, quando altre realtà ci avrebbero impiegato quanto meno il doppio. Da qui i fisiologici rallentamenti registrati nella trasmissione delle prime sei gare del campionato (Dazn detiene il 30% delle partite di ogni giornata di serie A). LE NOVITÀ La sensazione, comunque, è che rispetto alle prime gare, quelle trasmesse nell’ ultimo fine settimana abbiano subito un miglioramento. Al netto dei problemi di connettività dei singoli utenti, il problema è quello legato alle CDN (Content deliver netword), ovvero le reti di server speciali che rendono più capillare la distribuzione, quelle che materialmente portano il segnale di Dazn sui dispositivi (fissi o mobili). Rispetto all’ estero – dove Dazn è già presente da qualche anno, in Germania da tre stagioni trasmettono la Champions – in Italia è utilizzato lo stesso sistema di distribuzione e a cambiare è l’ infrastruttura, cioè il sistema di trasmissione del segnale che Dazn si è già prodigato per potenziare dopo il primo weekend di serie A. Proprio in Germania il primo anno di Dazn non è stato tutte rose e fiori e la trasmissione è stata perfezionata solo con un po’ di rodaggio. LE CONFERME Ecco perché ad oggi cresce la curiosità di scoprire quanti dei tantissimi abbonamenti (Dazn è ancora la app più scaricata del momento) confermeranno il proprio abbonamento anche allo scadere del primo mese di prova. Se i problemi riscontrati in queste prime due giornate saranno superati, lo si potrà scoprire solo aspettando quello che succederà sabato sera quando sulle frequenze di Dazn andrà in scena CR7. «Abbiamo lavorato duramente per ottimizzare la nostra infrastruttura di distribuzione, aggiungendo capacità extra con i nostri partner CDN, e con i principali Internet Service Provider nazionali», erano state le dichiarazioni prima delle ultime gare di serie A, e qualche miglioramento c’ è stato, anche se in molti – sopratutto durante la trasmissione di Napoli-Milan – hanno riscontrato rallentamenti e disservizi (almeno fino all’ inizio della ripresa). In attesa si scoprire quelli che sono i numeri definitivi dell’ ultimo weekend di serie A, è necessario tenere un punto interrogativo grande così sul futuro di Dazn e del suo impatto sul calcio italiano. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Pisani: «Esposto contro il cartello tv»

Il Mattino

link

Le polemiche da parte degli utenti Dazn sono arrivate anche al presidente di noiconsumatori.it, l’ avvocato Angelo Pisani che annuncia una vera e propria battaglia legale contro quello che lui stesso ha definito come un «cartello Pay tv» che danneggia i consumatori. «Raccogliamo milioni sottoscrizioni tramite richiesta di adesione e testimonianze con dati anagrafici, contatti e numero contratto pay tv da inviare all’ indirizzo email ufficiopisani@gmail.com per partecipare al maxi esposto di denuncia contro disservizi e imposizioni targate Lega – Sky -Dazn», e poi l’ attacco. «Non solo per problemi di ricezione segnale (visto che furbamente hanno concesso un mese gratuito indicando sul contratto che possono esserci inizialmente problemi di ricezione), ma per il fatto palese che esiste un cartello ai danni degli utenti e malcapitati tifosi in totale violazione di legge». Prosegue nel comunicato l’ avvocato napoletano Angelo Pisani che poi aggiunge. «E ora di fare squadra e pretendere il rispetto dei diritti dei tifosi utenti contro le speculazioni e il business sul calcio». © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Facebook, una funzione per litigare meno Copyright: editori e giornalisti contro la Ue

Il Messaggero

link

SOCIAL ROMA Facebookvuole che i suoi utenti stringano nuove amicizie. Da qualche giorno infatti, il social network sta testando una nuova funzione: «Cose in comune». Il progetto prevede che una sorta di etichetta segnali i punti di contatto con altre persone che non fanno parte della nostra cerchia di amici. In pratica, nel caso in cui ci si imbatta nel commento di un utente che non figura tra le amicizie, una piccola scritta mostrerà se si è frequentata la stessa scuola o se si lavora nella stessa azienda ad esempio, oppure se si vive nella medesima città o se si è iscritti allo stesso gruppo sul social. SPERIMENTAZIONE La nuova funzione – per il momento disponibile solo per un piccolo gruppo di tester statunitensi – è uno degli sforzi che Facebook sta facendo per migliorare la qualità delle discussioni pubbliche. Oltre a infittire la rete di collegamenti tra gli utenti già acquisti infatti, il social vuole rendere più piacevoli quelle conversazioni – spesso un po’ troppo accese – che si creano sotto ai post di pagine con molti mi piace, nelle quali la partecipazione è numerosa. L’ idea degli sviluppatori: trovare degli elementi in comune potrebbe in ricondurre a un livello più civile alcuni commenti. «Sapere quali passioni si condividono aiuta gli utenti a collegarsi tra loro – ha dichiarato alla stampa americana il portavoce del social di Menlo Park – Stiamo sperimentando l’ etichetta cose in comune che verrà visualizzata sopra i commenti delle persone di cui non si è amici, con le quali però potrebbero esserci delle affinità». In pratica Mark Zuckerberg vuole spingere i suoi utenti a fare amicizia tra loro, senza limitarsi alla cerchia di conoscenti. Qualcosa di lievemente differente dalla funzione persone che potresti conoscere già attiva sul social da tempo. In quel caso infatti, non sono gli interessi o le esperienze condivise a far comparire un suggerimento di amicizia, ma il numero di amici che sono collegati allo stesso utente. Quella intrapresa da Facebook è un’ operazione particolarmente scivolosa dal punto di vista della privacy, vero tallone d’ Achille di Zuckerberg che infatti ha prontamente precisato come nelle etichette «verranno mostrate solo le informazioni che le persone ha reso pubbliche sui loro profili». Mentre Facebook cerca di tamponare l’ emorragia di utenti e introiti, il Parlamento dell’ Unione Europea sta discutendo del futuro delle notizie online che, sempre più spesso, sono legate a doppio filo ai social. Ieri infatti, numerose associazioni di editori e giornalisti (Enpa, Emma, Epc, Nme, Ifj e Efj) hanno chiesto all’ Europarlamento di non modificare il testo dell’ articolo 11 della riforma Ue del copyright che tutela il diritto d’ autore del materiale giornalistico online, ma approvarlo così com’ è stato formulato a inizio luglio dalla commissione affari giuridici di Bruxelles. TASSA SUI LINK L’ appello arriva a poche settimane dal ritorno del dossier al voto in plenaria – 12 settembre – dopo il rinvio deciso a luglio per la spaccatura provocata dalle polemiche sulle nuove norme. Secondo editori e giornalisti il discusso articolo 11, noto come tassa sui link, non sarebbe affatto deleterio per i «lettori che condividono gli articoli», dato che «si applica solo agli usi fatti dai fornitori di servizi della società dell’ informazione». Di conseguenza, hanno precisato le associazioni del settore, «qualsiasi limitazione o emendamento dell’ articolo 11 avrebbe solo l’ effetto di diluire il diritto e renderlo inutilizzabile con l’ esito infelice che sia editori che giornalisti ci rimetterebbero». Al contrario «andrebbe a beneficio esclusivamente di quegli attori che hanno approfittato dell’ attuale mancanza di chiarezza legale e dei contenuti giornalistici nell’ ultimo decennio». I social network, per l’ appunto. Francesco Malfetano © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Disservizi di Dazn, appello ad Antitrust e Agcom

Il Sole 24 Ore
Andrea Biondi
link

Il dossier Dazn finisce all’ attenzione di Antitrust e Agcom. Oltre a Codacons, che ha inoltrato reclamo la scorsa settimana, anche Altroconsumo «ha inviato un reclamo alle società coinvolte (Perform Group/Dazn e Sky) e una segnalazione a Antitrust e Agcom». Altroconsumo inserisce anche Sky nei cahiers de doléances in merito al fatto che «anche il 4k di Sky ha lasciato gli spettatori insoddisfatti». Va detto che la tv di Murdoch – come forse prevedibile alla vigilia trattandosi di argomento “sensibile” come il calcio e visto il cambio di prospettiva con le esclusive per prodotto e il conseguente “doppio abbonamento” per vedere tutta la Serie A – sembra essere tirata in ballo a seguito di un “effetto strascico”, laddove il vero nodo è l’ insoddisfazione per il servizio Dazn di cui le associazioni dei consumatori si fanno portavoce nei loro esposti. «I consumatori stanno pagando e non devono fare da tester per le nuove piattaforme», scrivono da Altroconsumo. Dopo la débâcle di Lazio-Napoli della scorsa settimana, per Dazn – da cui ieri nessun commento, pur trapelando che i numeri sono giudicati positivi – è andata meglio, ma non si può dire che sia andata bene. Questo almeno a quanto si legge sui social. Una scorsa dei tweet con hashtag #Dazn su Twitter dà risultati impietosi. Puntualizzazione necessaria: le segnalazioni di disservizi inevitabilmente sono più rumorose dei commenti positivi che comunque ci sono stati. Di certo un rodaggio così l’ Italia del “Dio Pallone” non appare pronta ad affrontarlo e dopo il banco di prova di Napoli-Milan ora ne arriva un altro non da poco: Parma-Juventus. La scorsa settimana, come anticipato dal Sole 24 Ore, fra Dazn e Tim ci sono stati incontri per trovare la quadra attorno a possibili soluzioni utili a evitare i disguidi della prima giornata di campionato. Perchè in Italia esiste un problema di rete a banda ultralarga non ancora adeguata, ma sul banco degli imputati sta finendo in questo caso il tema della distribuzione e dei colli di bottiglia. Gli incontri si sarebbero risolti con un’ ottimizzazione di servizi per gestire i picchi e un aiuto per avere una distribuzione dei dati più efficace. Ma il servizio comprensivo di Cdn – i Content delivery network, per garantire capacità aggiuntiva – Dazn non lo ha acquistato pur avendo Tim evidenziato, dalla sua, la capillarità della rete di cache sul territorio. Fattore, questo, che per ora non ha spostato le scelte dalla piattaforma di Perform che nell’ ultima asta per i diritti tv della Serie A si è assicurata 3 partite su 10 ogni settimana. Le altre 7 sono su Sky. E proprio la trasmissione via satellite di Sky permette la visione di Dazn nei locali pubblici. Per i privati il modello è invece in streaming, via Internet. I clienti Sky con “ticket” Dazn potrebbero avere uno switch? Per ora la “Netflix dello Sport” chiude a questa ipotesi. Emerge un chiaro messaggio di fondo: al momento il confronto con il broadcasting non tiene. E comunque la pazienza del tifoso-abbonato pagante, soprattutto se si parla di calcio, non è tanto da mettere alla prova.

L’ Opa lanciata da F2i e Mediaset inizia senza scossoni in Borsa

Il Sole 24 Ore
R.Fi.
link

È iniziato senza scossoni il periodo di adesione all’ Opa su Ei Towers lanciata da F2i, che la deterrà alla fine dell’ operazione, e Mediaset, l’ attuale azionista di riferimento che otterrà una notevole plusvalenza. L’ obiettivo, come specificato sabato da Renato Ravanelli, amministratore delegato di F2i intervistato da questo giornale, è il delisting, cioè il ritiro della quotazione in Borsa, con attenzione a possibili acquisizioni o fusioni, facendo tornare d’ attualità il dossier Rai Way e scaldando il titolo di Inwit, la società delle torri Tlc di Tim. In Piazza Affari il gruppo specializzato nella trasmissione del segnale televisivo ha chiuso stabile a 56,7 euro, poco sotto i 57 euro dell’ offerta, che aggiudicava un 15% di premio. Il mercato per ora non vede problemi nella chiusura positiva dell’ operazione, con gli analisti di Banca Akros che per esempio suggeriscono chiaramente agli azionisti di aderire, ritenendo il prezzo equo portando il prezzo obiettivo proprio a quota 57 euro. Equita intanto vede dopo l’ Opa una strategia molto più aggressiva, non solo limitata a Rai Way e all’ Italia, con maggiore competizione per portafogli di torri di Tlc, dove prima Ei Towers era un offerente meno credibile. La speculazione potrebbe quindi avvantaggiare Inwit, in quanto possibile obiettivo, che infatti nella prima seduta di Borsa della settimana è stato il titolo del comparto più caldo con una crescita dell’ 1,3% a 6,8 euro, non lontanissimo dal suo massimo storico fatto segnare non a caso pochi giorni dopo il lancio dell’ Opa su Ei Towers, che si concluderà il 5 ottobre. Ovviamente gli operatori guardano anche a Rai Way, ma per un matrimonio, già bloccato negli anni scorsi dalla politica, servirà il via libera del nuovo Governo. Per questa partita i tempi sono inevitabilmente lunghi e infatti il titolo della controllata del Tesoro resta stabile attorno a quota 4,6 euro (+0,43 per cento ieri a Piazza Affari).

Un po’ di nostalgia per i tempi d’ oro di Ameri e Ciotti

Il Tempo
MAURIZIO COSTANZO
link

Il Campionato di Calcio è cominciato da poco e c’ è un certo movimento intorno ai programmi sportivi della televisione. Per esempio “La domenica sportiva” è condotta da Giorgia Cardinaletti mentre Diletta Leotta parla di sport in un altro canale sportivo. Segnalo inoltre Simona Rolandi che a mio parere è brava e meriterebbe maggiore visibilità. Forse per questioni anagrafiche, ma sono tra quelli che rimpiangono “Tutto il calcio minuto per minuto” condotta da Paolo Valenti con alcune straordinarie presenze giornalistiche come Enrico Ameri e Sandro Ciotti. Ma questo è il passato. Guardiamo avanti e segnaliamo che durante le vicende relative al ponte crollato a Genova sono stati bravi su La 7 David Parenzo e Luca Telese con il programma “In onda”. A proposito dei molti servizi relativi al ponte Morandi di Genova, vorrei dire ai responsabili delle varie testate che forse, un paio di repliche della stessa intervista, vanno bene ma di più certamente no. Nelle fiction televisive che vengono proposte, si può notare come sia cresciuta la qualità degli attori italiani. Uno per tutti: Marco Giallini che è stato bravo nel film diretto da Genovese “Perfetti sconosciuti” ma che è altrettanto bravo in televisione nel ruolo del Vice Questore Rocco Schiavone. Auguri a Gerardo Greco, nuovo direttore del TG4 che, dopo aver lavorato a lungo in Rai, si sperimenta in Mediaset in questo ruolo. Lo ricordiamo ottimo conduttore di “Agorà” su Rai Tre.

Chessidice in viale dell’ Editoria

Italia Oggi

link

Rai al 75esimo Festival di Venezia, RaiMovie tv ufficiale. Una Venezia addormentata, dove improvvisamente i fogli di una sceneggiatura invadono piazza San Marco per un volo magico fino al Palazzo del Cinema, al Lido. Sono le immagini dello spot ideato e realizzato dalla Direzione Creativa Rai per la 75esima Mostra internazionale d’ Arte Cinematografica di Venezia. Lo spot, già in onda sulle reti generaliste, darà il via alla cerimonia di apertura della Mostra domani, in diretta web sul sito www.raimovie.it e sarà proiettato nuovamente l’ 8 settembre, giorno della chiusura, sempre in diretta dalle 18.45 su Rai Movie. Mondadori acquista azioni proprie. Arnoldo Mondadori Editore ha acquistato ancora azioni proprie sul Mercato telematico azionario, nel periodo tra il 20 e il 24 agosto 2018. In totale i titoli sono 15 mila (pari allo 0,006% del capitale sociale) per un controvalore complessivo di 20.351,35 euro. A seguito delle operazioni finora effettuate, Mondadori detiene 1.100.000 azioni proprie pari allo 0,421% del capitale sociale. Tonno Spiaggiato in prima visione su Timvision. La commedia italiana opera prima di Matteo Martinez, una produzione Wildside e Newco Management con Vision Distribution e interpretata fra gli altri da Frank Matano, sbarca in prima visione su Timvision da domani. Vetrya: nuovo servizio di video streaming per il canale Boing. Vetrya ha rilasciato un nuovo servizio di video streaming distribution per il canale televisivo Boing di Turner, società del gruppo Time Warner che trasmette canali di intrattenimento per il target Kids. Attraverso l’ impiego della piattaforma di distribuzione video live e on demand di Vetrya e tramite le applicazioni dedicate (Boing app) è ora possibile fruire in mobilità sia del canale live sia dell’ offerta video on demand per il target kids di Turner e di un set di mobile games. Su Cartoon Network Teen Titans Go! A settembre arrivano in esclusiva prima tv su Cartoon Network (canale 607 di Sky) i nuovi episodi dei Teen Titans Go!. La serie si ispira allo show action di Warner Bros. Teen Titans, ma gli eroici protagonisti vivono qui avventure nuove all’ insegna della comedy. Max Giusti e il nuovo game show su Nove. Dopo il successo di Boom!, Max Giusti torna su Nove con un game show sulle identità misteriose: Chi ti conosce?. Un format originale, completamente made in Italy e firmato da NonPanic per Discovery Italia, che ha debuttato ieri sul Nove e andrà in onda dal lunedì al venerdì alle ore 20,20. In studio una coppia di concorrenti avrà davanti a sé un protagonista di puntata e 7 personaggi sconosciuti. Per aggiudicarsi il montepremi in palio di 100 mila euro, la coppia dovrà indovinare le relazioni che intercorrono tra il protagonista e ognuno dei conoscenti, interrogandoli e sottoponendoli a brevi test. Il 4° Festival Internazionale del Documentario Visioni dal Mondo, Immagini dalla Realtà. L’ appuntamento con il cinema del reale è in programma a Milano dal 13 al 16 settembre, organizzato dalla società di produzione Frankieshowbiz, con la direzione artistica di Fabrizio Grosoli. Madrina della quarta edizione del Festival sarà l’ attrice e regista Lorenza Indovina. La quarta edizione del festival, aperta al pubblico con ingresso gratuito, si terrà presso la Triennale di Milano, sede principale della rassegna, il centro culturale Fondazione Giangiacomo Feltrinelli e il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci. L’ edizione 2018 è uno dei principali eventi del programma Milano MovieWeek, la settimana dedicata alla settima arte, il cinema e l’ audiovisivo. L’ arte arriva al cinema, il film evento Michelangelo-Infinito. Dopo Caravaggio-l’ Anima e il sangue, un’ altra grande produzione dedicata al mondo dell’ arte. Dal 27 settembre al 3 ottobre arriva al cinema il film-evento Michelangelo – Infinito, distribuito da Lucky Red, sulla vita e le opere immortali che hanno reso celebre il genio di Michelangelo Buonarroti. Una produzione originale Sky con Magnitudo Film. All’ interno di un limbo ambientato nelle Cave di Marmo di Carrara, Michelangelo, interpretato da Enrico Lo Verso, rievoca gli snodi principali della sua vita e dei suoi tormenti più intimi. A raccontarne la dimensione storica e artistica, come un narratore appassionato, c’ è Giorgio Vasari, l’ attore Ivano Marescotti. Rai, L’ Allieva più vista nel prime time di domenica. In prima serata su Rai1 domenica, la replica di un episodio della fiction L’ Allieva ha conquistato la prima serata con 3 milioni 55 mila spettatori e il 17,3% di share.

Ei Towers, partita l’ opa sulle torri

Italia Oggi
MARCO LIVI
link

Ha preso il via ieri l’ opa totalitaria di F2i con Mediaset su Ei Towers, la controllata del Biscione che detiene le torri di trasmissione televisiva e una parte di torri tlc. L’ offerta andrà avanti fino al 5 ottobre, salvo proroghe, e il corrispettivo è di 57 euro per azione, un prezzo che al momento del lancio incorporava un premio del 15,6% rispetto alla quotazione in borsa per una valutazione totale di 1,6 miliardi. Da allora, però, il corso del titolo si è praticamente allineato con quello dell’ offerta e ieri si è ovviamente mantenuto stabile a 56,70 euro. La strategia alla base dell’ operazione è di far crescere Ei Towers dando il via a un periodo di consolidamento soprattutto nelle torri tv. La soglia perché l’ opa sia valida è del 90% del capitale, ma F2i potrebbe decidere di accontentarsi anche di una quota inferiore. Le azioni andranno al veicolo 2i Towers in cui, almeno all’ inizio, il fondo guidato da Renato Ravanelli avrà il 60% e Mediaset manterrà un 40% pari alla quota che oggi ha in Ei Towers. Ravanelli ha però spiegato in un’ intervista che il gruppo di Cologno Monzese dovrebbe diluirsi successivamente, magari in occasione di aumenti di capitale relativi a fusioni o acquisizioni. L’ effetto immediato dell’ opa sarà il delisting della società, un modo per prepararla alle operazioni successive, in Italia e all’ estero. In particolare nella Penisola la parte più consistente del business riguarda le torri televisive ed è ormai diverso tempo che si ripete che passare a un’ unica società delle torri televisive sarebbe una mossa razionale mentre non è efficiente mantenere due reti, l’ una il duplicato dell’ altra. Per questo il primo obiettivo dovrebbe essere Raiway, che già Mediaset aveva messo nel mirino nel 2015, tirandosi poi indietro perché il governo Renzi aveva fatto valere il decreto varato in occasione della quotazione secondo il quale la società doveva restare per il 51% in mano pubblica. Con il progressivo disimpegno di Mediaset, che si concentrerà sul proprio core business e nel frattempo metterà in cascina una plusvalenza da 400/500 milioni, e con l’ impegno di F2i, quindi della Cassa depositi e prestiti, il quadro dovrebbe ricomporsi a favore dell’ integrazione fra Ei Towers e Raiway. Questo anche in vista del grande impegno che interesserà nei prossimi anni i broadcaster italiani, ovvero il passaggio della banda 700 alle tlc che dovrebbe concludersi nel 2022 e che comporterà una riorganizzazione della banda restante in mano alle tv oltre che il passaggio al digitale terrestre di nuova generazione. Rifare il tutto per due, come ora, sarebbe alquanto inefficiente. Tanto più che il reale asset in mano alle tv sono le frequenze, non le torri di trasmissione. Ma F2i pensa a un futuro anche nelle tlc per Ei Towers, al contrario di quanto era sembrato all’ inizio, quando si pensava che la società avrebbe valorizzando le sue mille torri tlc vendendole. L’ a.d. di F2i ha fatto intendere che anche su questo fronte 2i Towers giocherà la propria partita magari mettendo nel mirino le torri di Inwit di Telecom. Per questo gli analisti puntano i fari sulle altre società delle torri. «Questi spunti ci fanno ritenere che Ei Towers avrà una strategia molto più acquisitiva che in passato», hanno scritto gli analisti di Equita Sim, «non solo limitata a Rai Way (-0,33% a 4,59 euro al momento in borsa, ndr) e all’ Italia. Vediamo salire la competizione per i portafogli delle torri telecom, dove in precedenza Ei Towers era un bidder meno credibile, in particolare in Italia, ma anche all’ estero. Speculativamente, lo scenario potrebbe, quindi, avvantaggiare Inwit, in quanto possibile target, e svantaggiare Cellnex (la società delle torri tlc spagnola controllata al 39,9% da Edizione Holding dei Benetton, ndr)». © Riproduzione riservata.

Cinema, Del Brocco (Rai) in testa

Italia Oggi
IRENE GREGUOLI VENINI
link

Rai Cinema si conferma centrale per lo sviluppo dell’ industria cinematografica italiana, ma crescono di importanza anche Sky e la nuova Vision Distribution, società di distribuzione che nell’ anno d’ esordio è andata bene anche grazie a Come un gatto in tangenziale, il principale incasso della stagione. Nel mondo della produzione spiccano Indigo e Wildside, mentre per la distribuzione Warner e Universal. A fotografare la situazione del settore è l’ ultima edizione della Power List del cinema italiano, la classifica dei personaggi più influenti del grande schermo, realizzata ogni anno dalla rivista Box Office di Duesse Communication in collaborazione con Ciak. Al primo posto della sezione Professionals c’ è Paolo Del Brocco, amministratore delegato di Rai Cinema, che rimane il perno centrale dell’ industria cinematografica della Penisola: sono stati 18 i film italiani distribuiti dalla divisione 01 guidata da Luigi Lonigro da agosto a fine luglio e 33,2 i milioni di euro incassati. «Oltre a ribadirsi la centralità di Rai Cinema per lo sviluppo e il mantenimento di gran parte del cinema italiano, c’ è comunque il buon esordio di Vision Distribution, con un buon risultato per il primo anno e la riconferma degli acquisti Sky per il cinema», osserva Vito Sinopoli, amministratore unico di Duesse Communication. Alla seconda posizione della stessa sezione si trovano infatti Andrea Scrosati (executive vice president programming di Sky Italia e presidente di Vision Distribution) e Nicola Maccanico (ceo di Vision Distribution). In un anno di vita la società di distribuzione fondata da Sky assieme a Cattleya, IIF, Indiana, Palomar e Wildside, ha totalizzato 12 film distribuiti con 19 milioni di euro di incasso (1,5 milioni di media), ed è stata distributore di Come un gatto in tangenziale, il principale incasso italiano della stagione (9,6 milioni). Terzo è invece Giampaolo Letta, vicepresidente e amministratore delegato di Medusa Film. È poi interessante che Pietro Valsecchi (presidente di Taodue), «pur non essendo uscito con nulla, è al quarto posto, perché il nuovo film di Checco Zalone è veramente decisivo per gli incassi del cinema italiano», continua Sinopoli. «Nel mondo dei produttori i più forti sono Indigo e Wildside» Mario Gianani e Lorenzo Mieli, soci di Wildside (che ha prodotto con Vision Distribution Come un gatto in tangenziale), sono infatti al settimo posto, cui seguono Francesca Cima e Nicola Giuliano, titolari di Indigo Film, che dall’ operazione Loro 1 e 2 di Paolo Sorrentino ha portato a casa 6,7 milioni di euro. Non per nulla anche i primi due posti della sezione Talents (l’ altra categoria della classifica, dedicata a registi e attori) sono legati a questi film: sul podio ci sono l’ attrice Paola Cortellesi e il regista Riccardo Milani in prima posizione, cui segue Paolo Sorrentino, mentre al terzo posto c’ è Luca Guadagnino (regista di Chiamami col tuo nome). Per quanto riguarda la distribuzione c’ è Warner Bros. Entertainment Italia (Barbara Salabè, president & managing director, è quinta tra i Professionals), che continua a investire con continuità nel grande schermo (si parla 17,9 milioni di euro incassati con 7 film, 2,5 milioni in media) e si segnala una crescita di attenzione di Universal (Richard Borg, direttore generale e a.d. per l’ Italia è all’ 11esima posizione). «E poi dopo tanto tempo rientra in classifica Disney, grazie a Il vegetale», osserva Sinopoli. «Il cinema italiano è in una fase di transizione: si stanno sperimentando nuovi linguaggi e nuovi tipi di sceneggiatura per trovare nuove strade perché il cinema italiano, che negli anni passati si è basato su pochi film di grande incasso, possa avere più film con un incasso medio». © Riproduzione riservata.

“Tuteliamo il diritto d’ autore per non fare morire il giornalismo”

La Stampa
MARCO SODANO
link

Tutelare il diritto d’ autore è l’ unico modo per continuare a garantire una copertura giornalistica indipendente dei grandi fatti in tutto il mondo. È il senso della lettera-appello inviata ai parlamentari europei dal responsabile dell’ ufficio di Baghdad dell’ agenzia France Presse , Sammy Ketz. La lettera, sottoscritta 103 giornalisti di tutta Europa (con una nutrita rappresentanza del gruppo Gedi, che edita anche La Stampa ) è scritta in vista del nuovo voto sulla riforma del Copyright europeo, in agenda all’ Europarlamento nelle prossime settimane. A luglio l’ assemblea di Strasburgo ha votato contro l’ avvio dei negoziati fra Parlamento, Consiglio e Commissione Ue sulla proposta di direttiva. Contro quello stop si è scagliata l’ associazione degli editori europei (Enpa). Il suo presidente Carlo Perrone (azionista di Gedi) ha stigmatizzato «l’ intesa attività di lobby» svolta dai big della rete. Nel mirino degli avversari della direttiva sono finiti due articoli: l’ 11, che prevede che chiunque monetizzi la diffusione di contenuti di informazione debba pagare un compenso all’ editore (che a sua volta dovrà poi pagare gli autori). Il diritto di autore si estenderebbe anche alle anteprime (titolo e foto) degli articoli generate quando li si posta su un social network. Secondo punto contestato: l’ articolo 13, che imporrebbe alle piattaforme digitali un filtro automatico (lo usa già Youtube) che verifichi se un contenuto sia o meno coperto dal diritto d’ autore. Chi si oppone alla direttiva avverte: se passa questo testo, Internet non sarà più il luogo in cui ci si possono scambiare contenuti liberamente. Le critiche sono tutt’ altro che infondate: è chiaro che ci sono ampi spazi per migliorare il testo della direttiva. È però anche vero che nella giungla di oggi tutti copiano senza remore e diffondono gratuitamente i contenuti raccolti dalle grandi testate: quelle che pagano inviati e corrispondenti per poter raccontare i fatti dove accadono, spesso all’ altro capo del pianeta. Più copie gratuite (e pirata) circolano di quel materiale, meno sarà facile trovare editori disposti a investire nella produzione di notizie: e alla lunga, quando non ci saranno più fonti primarie che stanno sul posto, morirà anche chi si accontenta di copiare. Questo processo, sostiene Ketz nella sua lettera, è già visibile nelle zone di guerra, dove le spese crescono a dismisura e i giornalisti in servizio sono sempre meno. «Non possiamo più mandare giù la menzogna diffusa da Google e Facebook – scrive Ketz – secondo cui la direttiva minaccerebbe la possibilità di accedere a Internet gratuitamente. I giganti di Internet, che oggi usano contenuti editoriali gratis, possono permettersi di rimborsare i media senza chiedere ai consumatori di pagare. La posta in gioco è la libertà di stampa: quando finiranno i giornalisti quella libertà se ne andrà». I big di Internet quei contenuti li monetizzano. Si tratta solo di condividere una parte del margine con chi fa la parte difficile del lavoro. E di fare attenzione a lasciare la libertà di condividere quando non c’ è scopo di lucro. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.

L'articolo Rassegna Stampa del 28/08/2018 proviene da Editoria.tv.

Rassegna Stampa del 29/08/2018

$
0
0

Indice Articoli

Faro Antitrust su Sky e Dazn «Noi sereni,collaboriamo»

Affidabilità Dazn e offerte Sky: l’ Antitrust apre indagine

Asia scaricata da tutti L'(ex) amica McGowan: «Sei come Weinstein»

Dazn o Sky, il calcio in tv adesso rilancia la radio

L’ Antitrust contro Skye Dazn: offerte ingannevoli ai consumatori

Per l’ età digitale servono strategie aperte e inclusive

Tv, sul preserale si gioca la battaglia dell’ audience

Calcio in tv, l’ Antitrust apre un’ istruttoria su Dazn e Sky

Istruttoria Antitrust su Dazn e Sky

Mediaset, lo scudo digitale per le frequenze tv

Chessidice in viale dell’ Editoria

Faro Antitrust su Sky e Dazn

BuzzFeed chiederà donazioni agli utenti e intanto punta sull’ e-commerce

Gli inviati di guerra: Google & co. paghino

Disservizi sul calcio L’ Antitrust si muove contro Sky e Dazn

Faro Antitrust su Sky e Dazn «Noi sereni,collaboriamo»

Corriere della Sera
Marco Sabella
link

Ieri l’ Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) ha avviato – su segnalazione di singoli consumatori e di alcune associazioni di consumatori – due procedimenti istruttori per presunte pratiche commerciali scorrette e possibili violazioni dei diritti dei consumatori nei confronti di Sky Italia e del gruppo Perform (con nome commerciale Dazn) in relazione alla vendita dei pacchetti delle partite di calcio per la stagione 2018/2019. Secondo l’ Antitrust nel pubblicizzare l’ offerta del pacchetto calcio Sky avrebbe adottato modalità che, «potrebbero avere indotto i nuovi clienti ad assumere una decisione commerciale non consapevole». Inoltre per quel che riguarda i clienti già abbonati, la condotta di Sky potrebbe presentare profili di aggressività in quanto – a fronte di un significativo ridimensionamento del pacchetto in relazione al numero delle partite trasmesse e in assenza dell’ informativa sulla possibilità di recedere dal contratto senza penali, costi di disattivazione e senza la restituzione degli sconti fruiti – la società «avrebbe indotto tali soggetti a rinnovare l’ abbonamento nell’ erroneo convincimento che l’ offerta non fosse mutata». Quanto alle società del gruppo Perform (anche Dazn), sono oggetto di attenzione l’ enfasi data al claim «quando vuoi, dove vuoi», che farebbe intendere al consumatore di poter utilizzare il servizio ovunque si trovi, omettendo le limitazioni tecniche che potrebbero impedirne o renderne difficoltosa la fruizione. Inoltre i messaggi «indicherebbero la possibilità di poter fruire di un “mese gratuito” di offerta del servizio “senza contratto”, mentre in realtà il consumatore stipula un contratto per il quale è previsto il rinnovo automatico, con conseguente esigenza di esercitare l’ eventuale recesso per non rinnovarlo. Inoltre, l’ iscrizione per la fruizione gratuita del primo mese comporta l’ automatico addebito dell’ importo per i mesi successivi, in quanto il consumatore, creando l’ account, darebbe inconsapevolmente il proprio consenso all’ abbonamento, dovendosi attivare per esercitare il recesso e quindi evitare gli addebiti automatici. Da fonti vicine a Sky trapela «serenità e massima collaborazione» mentre Dazn «prende atto della comunicazione ricevuta dall’ Agcm ed è disponibile a collaborare per fornire chiarimenti».

Affidabilità Dazn e offerte Sky: l’ Antitrust apre indagine

Il Fatto Quotidiano

link

L’ Antitrust ha avviato due istruttorie per presunte pratiche commerciali scorrette e possibili violazioni dei diritti dei consumatori contro Sky Italia e Perform Investment Limited e Perform Media Services, ovvero le società della nuova piattaforma Dazn, sulla commercializzazione dei pacchetti delle partite di calcio per la stagione di Serie A 2018/2019. Lo annuncia una nota dell’ Autorità, che contesta a Sky la possibile carenza di informazioni e a Dazn l’ omissione di “limitazioni tecniche” alla fruizione. Secondo l’ Autorità, la società Sky avrebbe adottato modalità di pubblicizzazione dell’ offerta del pacchetto calcio per la stagione 2018-2019 che, in assenza di adeguate informazioni sui limiti dell’ offerta relativi alle fasce orarie, potrebbero avere indotto i nuovi clienti ad assumere una decisione commerciale non consapevole. Per quel che riguarda i clienti già abbonati al pacchetto calcio, la condotta di Sky potrebbe presentare profili di “aggressività”.

Asia scaricata da tutti L'(ex) amica McGowan: «Sei come Weinstein»

Il Giornale
Andrea Cuomo
link

Andrea Cuomo Più sola della particella di sodio dell’ acqua minerale nella pubblicità, chi salverà ora la soldatessa Asia Argento? Chi salverà la dark lady del cinema italiano, passata dalla maledizione da red carpet alla brutta sceneggiatura di un B-movie da festival cinematografico gay? Pare proprio che lei non la salverà nessuno, mentre qualcuno sta tentando disperatamente di fare la manovra di Heimlich per far sopravvivere il movimento del #metoo le cui istanze, al netto di qualche ideologismo di troppo, non meritavano di finire schizzate dal fango di questa squallida vicenda di sesso, bugie e sms. Ci sta provando, ad esempio, Rose McGowan, l’ amica e sodale della Argento, attrice un po’ maledetta anche lei, un curriculum con titoli tarantiniani e la serie Streghe, nonché intestataria del #metoo, che l’ ha scaricata ieri con un lungo comunicato il cui passaggio fatidico si può riassumere così: «Fai la cosa giusta, sii onesta. Lascia che la giustizia faccia il suo corso e diventa la persona che avresti voluto fosse Harvey Weinstein». Un parallelismo contorto e pesante ma chiaro: non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te. McGowan è piuttosto dura e il suo comunicato vale come un definitivo sfratto dell’ attrice romana dal movimento di rivendicazione femminile nel mondo dello spettacolo. «Asia, eri mia amica – è il testamento a mezzo stampa -. Ti ho amata. Hai rischiato molto per sostenere il movimento #metoo. Spero davvero che tu possa trovare la via, in questa vicenda, per migliorare e per riabilitarti». La McGowan, che ha quasi 45 anni ed è nata a Certaldo, in Toscana (lo stesso paese di Luciano Spalletti), è attualmente fidanzata con l’ attrice e modella Rain Dove, un personaggio decisamente bizzarro anche lei. O lui, visto che la Dove, che di anni ne ha 27, si considera «gender fluid», ovvero sente di non appartenere né al genere femminile né a quello maschile (anche se all’ anagrafe è una donna). È stata proprio la McGowan a far conoscere Asia e Rain, che sono diventate ben presto molto intime. Al punto che è stata proprio la Dove «l’ amico» a cui la Argento ha confidato di aver fatto l’ amore con Jimmy Bennett nel 2013, quando l’ attore era ancora minorenne (e quindi far sesso con lui era reato) in quella raffica di messaggi che poi la Dove ha «girato» alla polizia americana «perché la giustizia è la cosa più importante»; e che una «manina» ha inoltrato al sito di gossip Tmz come pistola fumante. Quindi la McGowan ha avuto una poltronissima nello spettacolo di arte varia della discesa agli inferi della Argento. Anche se, a dirla tutta, anche lei – la bambolina dallo sguardo languido trasformatasi oggi in una virago dai capelli a spazzola – da questa faccenda non esce benissimo, se non altro perché in fatto di lealtà lei e la fidanzata/o dovrebbero fare un corso di recupero. Noi, per dire, ci guarderemmo bene da fare qualsiasi confidenza alla coppia. Infine secondo il settimanale Variety sarebbe ormai certo che la Argento sarà fuori dal cast di X Factor Italia che partità su Sky uno il prossimo 6 settembre. Come previsto, il pubblico potrà vederla solo nelle prime puntate, quelle sulle audizioni registrate prima dello scandalo Bennett, che la produzione ha deciso di non cestinare per l’ impossibilità di rimettere in piedi la gigantesca macchina del casting. Impazza il totonomi sul sostituto della Argento ma secondo Hollywood Report il nome sarà rivelato solo il 5 settembre nel corso della conferenza stampa di presentazione della dodicesima edizione della versione italiana del talent show.

Dazn o Sky, il calcio in tv adesso rilancia la radio

Il Giornale
Tony Damascelli
link

Tony Damascelli Dazn ha un merito: ha rilanciato la radio. Anzi le radio. Davanti a immagini criptate, tremolanti, a connessioni incerte, a messaggi ambigui, gli utenti della new entry nel mondo della comunicazione audio-video calcistica hanno capito che è meglio lasciar perdere, non si può vivere continuando a insultare il cielo e i suoi inquilini, non è logico fornirsi di tablet, cellulari, accrocchi di ogni tipo per vedere tutto quello che fino a qualche mese fa potevi raggiungere con una semplice antenna o una parabola. Ecco, dunque, il ritorno all’ antico, alla voce, alla radio, al racconto, all’ immaginazione di una azione, di un gol, di una parata però raccontata come da sempre. Sono molti i club, e tutti importanti, Juventus e Inter per dire, che si sono affidati a una radio privata per la cronaca delle partite di Champions league, sono molte le radio che seguono le partite di campionato e di coppa e trovano ascolti mai pensati e preventivati prima dell’ arrivo di Dazn, c’ è sempre Radio Rai che è costretta a rivedere e correggere il proprio palinsesto trasformando Tutto il calcio minuto per minuto in Tutto il calcio giorno per giorno ma lo fa con la pacatezza di sempre, a volte ordinaria, anche se le voci storiche e la competenza appartengono al passato, a parte alcune eccezioni, rare in verità. La radio, dunque, come accade in Spagna e in Inghilterra, ritrova spazio e credibilità, in controtendenza con un mondo social che vive e lavora su internet e che rappresenta, sicuramente, il futuro della comunicazione. Ma la televisione prevede contratti e questi sono accordi bilaterali, là dove, se il servizio non venga garantito, il contratto succitato può essere rescisso. Dazn si è tutelato offrendo il primo mese gratuito ma così facendo ha realizzato un autogol colossale e buffo, incapace di ovviare ai problemi tecnici e cavandosela con una robusta campagna pubblicitaria e di propaganda mediatica, per il resto nebbia nel vero senso. Non ha colpe, esclusive e totali, Dazn, è il sistema Italia a non essere ancora pronto per questo servizio, la velocità di connessione è improbabile, dovuta a mille fattori e imprevisti che intossicano la trasmissione di immagini e di audio. Anche Sky, contro il vento, neve e grandine si deve arrendere e, tra l’ altro, ha scelto, per contrastare Dazn, la formula delle tivvù locali, commenti e cronaca in studio, senza immagini, pura blasfemia ma si deve fare cassa con sponsor e affini e dinanzi a questi anche l’ osteria ha il suo valore. La radio non ha colpi di tosse, al massimo interferenze di Radio Maria che, probabilmente, ha il segnale in diretta dal Paradiso ma la radio prosegue la sua affascinante avventura dalla galena al transistor, dalle onde lunghe a quelle medie, all’ analogico, al digitale, sempre uguale e diversa da se stessa, in principio era l’ Eiar con Giuseppe Sabelli Fioretti, il primo di tutti nel ’28 per Italia-Ungheria, quindi Nicolò Carosio e a scendere l’ hall of fame, Ciotti, Ameri, Martellini fino ai tempi nostri là dove, però, l’ onda delle nuove emittenti ha permesso ai più di essere i meno, tracimando nel linguaggio e nell’ enfasi, oltre a una esibita competenza, però da wikipedia. Al riguardo cito l’ aforisma di un amico e collega scomparso Se la radio fosse stata inventata dopo la televisione troveremmo geniale un apparecchio che ci evita di vedere come giocano certi calciatori (Franco Rossi).

L’ Antitrust contro Skye Dazn: offerte ingannevoli ai consumatori

Il Manifesto

link

SHENDI VELI II A sole due giornate dall’ inizio del campionato i due principali titolari dei diritti tv serie A sono finiti nel mirino dell’ Antitrust. Con un comunicato stampa l’ Autorità garante della concorrenza e del mercato ha dichiarato l’ avvio di due procedimenti istruttori per Sky Italia e per Dazn, gestita dal gruppo britannico Perform, in seguito a numerose segnalazioni di cittadini e associazioni. L’ intento è quello appurare l’ esistenza di condotte commerciali scorrette ed eventuali violazioni dei diritti dei consumatori. Per quanto riguarda Sky i comportamenti sotto istruttoria riguardano la commercializzazione dei diritti tv della nuova stagione calcistica. Il pacchetto 2018-2019 infatti è stata pubblicizzato senza fare menzione dei limiti di fascia oraria nella trasmissione delle partite. Il rischio è che il consumatore potrebbe essere incentivato ad abbonarsi senza essere adeguatamente informato sui iter mini del contratto. Anche per chi è già abbonato l’ emittente satellitare potrebbe nascondere delle insidie. L’ azienda viene accusata di aver unilateralmente ridotto l’ offerta delle partite di Serie A, da 10 a 7 match trasmessi, senza però diminuire il costo del pacchetto. E senza informare adeguatamente i clienti del cambiamento. Gli abbonati sarebbero indotti a rinnovare l’ abbonamento ignari del ridi mensionamento dell’ offerta. Sotto accusa anche Dazn, il cui slogan pubblicitario «quando vuoi, dove vuoi» potrebbe essere considerato condotta commerciale aggressiva. L’ eccessiva enfasi sulle potenzialità della piattaforma, infatti, ometterebbe le notevoli limitazioni tecniche a cui il pieno funzionamento del servizio di streaming è sottoposto, in primis quello di una connessione internet a banda larga. L’ altra scorrettezza di cui Dazn sareb be accusata è di non aver adeguatamente chiarito le condizioni del mese di prova gratuito. Infatti la pubblicità del mese di prova l’ utente stipula automaticamente un contratto di rinnovo con l’ azienda. In caso di volontà di rescissione l’ utente deve adoperarsi per dismettere il contratto avviato con il me sedi prova. L’ offerta di un mese di prova «senza contratto» sarebbe quindi una dicitura ingannevole da parte dell’ azienda. Dazn, già presente in diver si paesi, è sbarcata in Italia nel luglio scorso, e si è aggiudicata subito i diritti allo streaming della Serie B e di tre incontri di Serie A a ogni turno. La stagione calcistica è ancora all’ inzio, e l’ ingresso di nuovi attori nel mercato dei diritti sta gia portando scompiglio tra aziende e consumatori. L’ istruttoria dell’ Autorità garante infatti se dovesse avere seguito creeebbe i presupposti per un class action ai danni delle aziende.

Per l’ età digitale servono strategie aperte e inclusive

Il Manifesto

link

Ètornata alla ribalta la questione delle concessioni per la radiodiffusione e le telecomunicazioni, che in verità hanno da tempo un altro nome: diritti d’ uso delle frequenze nel campo radiotelevisivo (dal 2012) in capo agli operatori di rete distinti ormai dai fornitori di contenuti; nonché autorizzazioni generali nelle telecomunicazioni già dal la fine degli anni Novanta. Il tema delle frequenze ha cambiato pelle, oltre che regime giuridico. La parte che attiene alle Tlc è largamente surdeterminata da Bruxelles. Quella radiodiffusiva ha alle spalle una storia terribile: inchieste della magistratura, rimpalli di responsabilità, stabile benevolenza verso Mediaset. Basti pensare all’ anomalia di Retequattro, che avrebbe dovuto lasciare l’ etere terrestre per usare altre piattaforme tecniche (satellite, cavo) ma storpiature normative e decreti ad hoc tutelarono lo status quo – tre reti a testa a Rai e Fininvest- sancito dalla leg ge n. 223 del 1990 (l.Mammì, appena graffiata dalla l.249 del 1997 e santificata nel digitale dal testo del 2004 dell’ ex ministro Gasparri). Per converso, va ricordato il caso di Europa7, cui pure furono affidati due canali privi -però- di frequenze di riferimento. Il passaggio alla stagione digitale poteva essere l’ occasione per un ripensamento complessivo. Al contrario, ancorché si moltiplicassero da quattro a otto volte le capacità trasmissive, la transizione fu quasi di uno auno, di fatto regalando ai principali soggetti un patrimonio enorme, con ritorni economici assai ridotti. Anzi. Nei meandri delle norme de gli ultimi anni il costo dell’ uso delle frequenze è stato persino ribassato. Ecco, il vicepremier Di Maio, il ministro Toninelli e il sottosegretario Giorgetti dovrebbero chiarire cosa intendono per l’ evocata revisione delle concessioni, residuo dell’ era analogica. È urgente di contro riaggiornare i canoni di pagamento, elevandoli in proporzioni al valore del bene, ivi compreso l’ afflusso di risorse pubblicitarie, e alla effettiva copertura del territorio. Così come sarebbe opportuno che il governo si esprimesse sull’ iniziativa di Ei Towers del gruppo Fininvest, volta a conquistare il campo delle torri di trasmissione. La prossima puntata è la gara per le frequenze della nuova generazione della ban da larga – 5G – che permetterà connessioni mobili definitivamente competitive con la rete fissa. Per attribuire tali risorse le emittenti abbandoneranno la banda 700 Mhz entro il 30 giugno del 2022, diminuendo nettamente in quantità. Un bel pezzo verrà tolto anche alle tv nazionali che stanno silenziosamente resistendo. Il ministero dello sviluppo ha varato la road map della gara, i cui criteri furono stabiliti dall’ Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Già sette società hanno superato la pre -qualificazione ed entro la fine di settembre si espleterà -sembra- la competizione. Quanto entrerà nelle casse pubbliche, per essere magari reinvestito verso i soggetti deboli, non profit dell’ informazione? L’ etere è un bene comune, trattato invece come proprietà privata. La via maestra è una sola: riprendere in mano le fila di una vera riforma (Rai compresa), partendo proprio dai principi fondativi della democrazia dei media: pluralismo, autonomia, indipendenza. L’ età digitale ha bisogno di una strategia aperta e inclusiva, proprio l’ opposto di quanto è avvenuto. P.S. Voci di dentro ipotizzano per la Rai che il «caso» Foa sarà risolto attribuendogli la direzione dell’ importante testata regionale della Rai. Salvini così farebbe la faccia della vittima, ma darebbe una festa.

Tv, sul preserale si gioca la battaglia dell’ audience

Il Messaggero
TIZIANA LUPI
link

IL FENOMENO C’ era una volta Carosello, croce e delizia di bambini e genitori che, da un lato, permetteva ai primi di stare svegli ancora un po’ e, dall’ altro, aiutava i secondi a spedirli a dormire appena finito il programma perché il giorno dopo c’ era scuola. Quella geniale sequenza di spot pubblicitari andava in onda in quella che, molti anni più tardi, sarebbe diventata una delle fasce orarie più appetibili dal punto di vista commerciale: l’ access prime time, o preserale. TRE QUARTI D’ ORA Al di là del nome utilizzato dagli addetti ai lavori, si tratta del tempo che va dalla fine del tg della sera all’ inizio del programma di prima serata, dalle 20,30 alle 21,15. Solo tre quarti d’ ora che per le reti vale una buona fetta della raccolta pubblicitaria. Tanto che mai come nella stagione televisiva ormai alle porte abbiamo assistito all’ imponente schieramento di forze che sta per scendere in campo. Non c’ è rete generalista, o quasi, che non abbia piazzato a quell’ ora uno dei suoi pezzi forti. Per rendersene conto basta guardare i palinsesti. L’ ESPERIENZA L’ ammiraglia di Viale Mazzini, archiviato Techetechetè, schiererà ancora i Soliti ignoti di Amadeus, almeno nella prima parte dell’ anno. In primavera, infatti, potrebbe tornare Affari tuoi, a riposo dal marzo 2017 dopo che, stagione dopo stagione (e conduttore dopo conduttore), era passato dagli oltre nove milioni di spettatori della prima edizione ai metà circa dell’ ultima. In caso di riapertura, per la conduzione ci sarebbe Gabriele Corsi che quest’ estate con Reazione a catena ha portato a casa ottimi risultati di ascolto. Mia Ceran, Luca Bizzarri, Paolo Kessisoglu e Ubaldo Pantani sono i volti scelti, invece, da Rai2 dopo il tg che finisce alle 21, mentre Rai3, dove l’ access inizia prima (alle 20.00) e di conseguenza dura più a lungo, punterà su prodotti ormai consolidati come Blob e Un posto al sole e su novità come Non ho l’ età e Alla lavagna!, viaggio rispettivamente nel mondo degli anziani e in quello dei giovanissimi. MEDIASET Da Rai a Mediaset, la strategia non cambia. E se Canale 5 avrà, come sempre, in Striscia la Notizia il suo piatto forte, la novità arriva da Rete4 che, complice la rivoluzione messa in atto dal direttore Sebastiano Lombardi, si affiderà a Barbara Palombelli con Stasera Italia, programma dedicato all’ approfondimento dei fatti della giornata appena conclusa. A darle battaglia su La7 sarà Lilli Gruber, saldamente alla guida di quell’ Otto e mezzo, già condotto proprio dalla Palombelli nella stagione 2003-2004 insieme a Giuliano Ferrara. GIOCHI A PREMI Dalla politica all’ intrattenimento, infine, sia Tv8 che il Nove puntano su giochi a premi, entrambi. Sul canale di Sky il quiz ha il volto di Enrico Papi, che proporrà nuovamente Guess my age, il gioco in cui una coppia di concorrenti deve indovinare l’ età di sette sconosciuti basandosi su pochi e semplici indizi. Il canale del gruppo Discovery, invece, scommette ancora una volta su Max Giusti che, dopo due annate straordinarie (e oltre quattrocento puntate) di Boom!, proporrà Chi ti conosce?. Il meccanismo del gioco è semplice e consente di giocare anche chi è a casa purché dotato di intuito e spirito di osservazione. Tiziana Lupi © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Calcio in tv, l’ Antitrust apre un’ istruttoria su Dazn e Sky

Il Messaggero

link

IL CASO ROMA I diritti tv tornano al centro della bufera. «Ci sentiamo defraudati dal nuovo assetto» urlano i consumatori che si sono rivolti al Codacons. Sulla questione è intervenuta l’ Antitrust che ha avviato due procedimenti istruttori per presunte pratiche commerciali scorrette e possibili violazioni dei diritti dei consumatori nei confronti di Sky e di Perform Investment Limited e Perform Media Services (ovvero Gruppo Perform con nome commerciale DAZN) con riferimento alla commercializzazione dei pacchetti delle partite di calcio per la stagione 2018/2019. Le prime due giornate di campionato hanno evidenziato una serie di criticità enormi che non rispecchiano affatto la promessa di un’ evoluzione tecnologica e di una maggiore concorrenza. PESSIMO SEGNALE Segnale in ritardo, interruzioni e immagini sgranate l’ esordio di Dazn ha scatenato l’ ira dei tifosi tanto che il nuovo canale è finito per diventare trend topic su tutti i social. Oggetto di attenzione l’ enfasi data dal claim «quando vuoi, dove vuoi», che mal si sposa con le limitazioni tecniche che potrebbero impedirne o renderne difficoltosa la fruizione. Dito puntato anche sullo sbandierato «mese gratuito senza contratto». In realtà si stipula un contratto per il quale è previsto il rinnovo automatico, con l’ obbligo di esercitare l’ eventuale recesso per non rinnovarlo. Inoltre, l’ iscrizione per la fruizione gratuita del primo mese comporta l’ automatico addebito dell’ importo per i mesi successivi, in quanto creando l’ account, si dà inconsapevolmente il proprio consenso all’ abbonamento al servizio. «Siamo disponibili a collaborare per fornire chiarimenti al riguardo» fa sapere Dazn. DOPPIO ABBONAMENTO La condotta di Sky e Dazn sarebbe «scorretta ai sensi del Codice del Consumo», in particolare ai sensi dell’ articolo 24 in quanto «esercita un indebito condizionamento sul tifoso ad aderire a ben due abbonamenti con un esborso maggiore in termini di denaro e ad usufruire comunque di un servizio di pessima qualità». Inoltre Sky risulterebbe doppiamente scorretta in quanto «costringe gli utenti a pagare l’ abbonamento per la Serie A allo stesso prezzo della scorsa stagione calcistica, non garantendo la trasmissione di tutto il campionato e non dichiarando sin da subito quali sono le partite che non verranno trasmesse» (Diritti venduti per fasce orarie e non per piattaforma). La pay-tv avrebbe indotto i clienti a rinnovare l’ abbonamento «nell’ erroneo convincimento che l’ offerta non fosse mutata». Il Garante lamenta anche che i clienti storici non sono stati informati «sulla possibilità di recedere il contratto senza penali, costi di disattivazione e senza la restituzione degli sconti fruiti». E ora qualcuno già rimpiange il no a Mediapro e all’ idea del canale della Lega. Emiliano Bernardini © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Istruttoria Antitrust su Dazn e Sky

Il Sole 24 Ore
Andrea Biondi
link

L’ Antitrust ha avviato due procedimenti istruttori contro Sky e Dazn. Nel primo caso la conclusione è attesa entro 180 giorni. Nel secondo, avviato formalmente contro Perform, entro 210. L’ Autorità ha avviato queste istruttorie «su segnalazione di singoli consumatori e di alcune Associazioni dei consumatori» imputando a Sky «una modalità di pubblicizzazione del pacchetto calcio per la stagione 2018-2019» che potrebbe aver «indotto i clienti a una decisione commerciale non consapevole». In sostanza rinnovi «nell’ erronea convinzione che l’ offerta non fosse mutata». pur a fronte di un «ridimensionamento del pacchetto». Per Dazn oggetto d’ attenzione sono «l’ enfasi dato al claim “quando vuoi, dove vuoi”» omettendo le «limitazioni tecniche», ma anche i messaggi sul «mese gratuito» detto come «senza contratto, mentre in realtà il consumatore stipula un contratto» e inoltre «l’ iscrizione per la fruizione gratuita del primo mese comporta l’ automatico addebito dell’ importo per i mesi successivi, in quanto il consumatore, creando l’ account, darebbe inconsapevolmente il proprio consenso all’ abbonamento al servizio, dovendosi attivare per esercitare il recesso e quindi evitare gli addebiti automatici». © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Mediaset, lo scudo digitale per le frequenze tv

Il Sole 24 Ore
A. Bio.
link

Giorni di grande lavoro per Mediaset, alle prese con un terreno che la politica ha reso quanto mai sdrucciolevole. Dall’ intervista del sottosegretario leghista Giancarlo Giorgetti – che la scorsa settimana ha parlato della necessità di rivedere complessivamente l’ ambito delle “concessioni”, indicando nel novero anche tv e telefonini – Mediaset ha finito per essere tirata in ballo nella querelle sulle concessioni, scoppiata dopo la tragedia di Genova. Ieri il Gruppo di Cologno ha chiuso in calo dello 0,45%, dopo una settimana – la scorsa – conclusa con il titolo in perdita dello 0,34 per cento. Nulla di particolare quindi. Del resto, se il dato politico di alcune dichiarazioni può apparire chiaro, il quadro normativo sembra chiudere la porta a possibili interventi unilaterali tranchant nell’ ambito televisivo (leggi “revoca di concessione o simili”). Lo sforzo di chiarezza nei contatti con i fondi e con il mercato va in questa direzione. Innanzitutto per chiarire un equivoco anche lessicale. Al netto del Servizio pubblico televisivo (qui si opera in base a una Convenzione con Contratto di servizio per la Rai) per le tv come per le tlc il regime concessorio è infatti in generale stato cancellato. Dal 2008 nelle tv si opera in base a licenze e autorizzazione generale in base all’ articolo 25 del Codice di comunicazione elettronica. Concentrandosi proprio in ambito televisivo, il cambiamento forte c’ è stato con il passaggio dall’ analogico al digitale. La disciplina della televisione analogica imponeva un modello di integrazione verticale in cui esisteva la concessione, sia per l’ attività editoriale sia per la gestione delle frequenze e degli impianti di trasmissione. Con la televisione digitale il modello va a individuare tre distinte figure – l’ operatore di rete, il fornitore di servizi media audiovisivi e il fornitore di servizi interattivi associati e di servizi ad accesso condizionato – titolari di altrettanti, distinti, titoli abilitativi. L’ autorizzazione generale – accessibile a chiunque e cedibile – è regime molto più semplificato rispetto alla concessione. In quest’ ultima si dispone dell’ utilizzo esclusivo di un bene unico, contrattualmente regolato con disposizione negoziali più o meno favorevoli per l’ una o l’ altra parte. Nell’ autorizzazione generale possono essere previste condizioni, ma non esistono aspetti negoziali e la sua disciplina, compresa la revoca, è stabilita sulla base di principi stabiliti dalla legislazione europea. Per una revoca servono insomma violazioni gravi o reiterate come l’ uso inefficiente o il mancato utilizzo della frequenza oppure la violazione alla normativa generale. Le procedure sono comunque molto garantiste e quindi il tema della revoca o della sospensione rimane forse politico, ma non pare applicabile. Accanto – e qui si potrà forse davvero valutare il pressing politico – c’ è il tema dei contributi annuali che vengono pagati per i diritti d’ uso delle frequenze dagli operatori di rete. Per dare un’ idea dell’ ordine di grandezza, Elettronica Industriale, la controllata di Mediaset che gestisce 5 multiplex, nel 2017, a quanto si legge nel bilancio, ha corrisposto per questi diritti 10,3 milioni di euro. I multiplex in Italia sono 20 con diritti d’ uso assegnati a Rai (5); Elettronica Industriale, controllata di Mediaset(5); Persidera (5); Cairo Communication (1); Prima TV (1); 3lettronica (1); Premiata Ditta Borghini Stocchetti della Tbs proprietaria di Retecapri; Europa Way (1). La disponibilità è fino al 2032 (fino al 2034 per Cairo). Anche qui però c’ è una disciplina normativa, con il decreto del ministero dello Sviluppo economico del 4 agosto 2016 e, per gli anni 2017-2019, dal successivo dm 13 aprile 2017. Dopo il 2019 i contributi potrebbero salire, ma salirebbero ovviamente per tutti i player. Intervenire non è poi così scontato.

Chessidice in viale dell’ Editoria

Italia Oggi

link

Netflix, alla comunicazione arriva Rachel Whetstone. È Rachel Whetstone il nuovo chief communications officer di Netflix. Prende il posto di Jonathan Friedland, licenziato due mesi fa per aver fatto sul lavoro commenti razzisti. La manager di origine inglese, che arriva da Facebook dove ricopriva il ruolo di vice president communication, in precedenza è stata anche head of communications and public policy di Uber e di Google. Torna Editoria & Giardini, Salone del Libro sul Giardino. Dall’ 1 al 9 settembre si svolgerà a Verbania Pallanza, a Villa Giulia, la 14ª edizione di «Editoria & Giardini, Salone del Libro sul Giardino», la manifestazione biennale organizzata dalla Città di Verbania. Il Salone del Libro è dedicato alle pubblicazioni su storia, arte e architettura del giardino, paesaggio, giardinaggio, botanica e letteratura. La kermesse comprenderà, oltre alla consueta mostra-mercato dei libri di settore allestita nelle sale di Villa Giulia a Pallanza, un programma di eventi collaterali: dalla presentazione del giardino galleggiante di ispirazione barocca, a cura dell’ Ente Giardini Botanici di Villa Taranto, ai laboratori e alle passeggiate dedicati ai più piccoli; dalle mostre fotografiche ai mercatini; dalle lezioni e dimostrazioni di esperti di pratica del giardinaggio fino alla dimostrazione fatta sull’ energia delle radici delle piante del progetto RisVolta a cura dell’ Università degli Studi di Pavia. Il Premio Gargano di Giornalismo. La sesta edizione del Premio Gargano di Giornalismo – Vincenzo Afferrante, a Vico del Gargano, vedrà protagonisti lo scrittore e giornalista Giampiero Mughini, il giornalista e sceneggiatore Diego De Silva e il conduttore e autore televisivo Paolo Bonolis, al quale sarà conferito un premio speciale. La serata, che si terrà il 29 agosto in Piazza San Domenico, a partire dalle ore 21, sarà condotta dal giornalista, scrittore e conduttore televisivo Michele Cucuzza. Rai Storia: «L’ Italia della Repubblica», gli anni di piombo. Il 12 dicembre 1969 una bomba scoppia alla sede della Banca Nazionale dell’ Agricoltura di Piazza Fontana, a Milano. È la «perdita dell’ innocenza» dell’ Italia repubblicana, che da quel momento in avanti vivrà più di un decennio di violenza terroristica. Pagine di storia al centro di «Gli anni di piombo» in onda mercoledì 29 agosto alle 22.10 su Rai Storia, per la serie «L’ Italia della Repubblica». Ospite in studio, intervistato da Michele Astori, il giornalista Ezio Mauro, cronista nella Torino degli anni ’70, collega e amico del vicedirettore de La Stampa, Carlo Casalegno, ucciso dalle Brigate Rosse nel 1977. Il racconto dà voce anche ai protagonisti dell’ epoca, con interviste tratte dalle Teche Rai, filmati originali dei funerali delle vittime delle stragi di Milano e Brescia, e analisi di testimoni e osservatori come Indro Montanelli e Umberto Terracini.

Faro Antitrust su Sky e Dazn

Italia Oggi
MARCO LIVI
link

L’ Antitrust accende un faro su Sky e Dazn per l’ offerta calcio della stagione 2018-2019. L’ autorità garante della concorrenza e del mercato ha avviato infatti, su segnalazione di singoli consumatori e di alcune associazioni, due procedimenti istruttori per presunte pratiche commerciali scorrette e possibili violazioni dei diritti dei consumatori nei confronti di Sky Italia e di Perform Investment Limited e Perform Media Services (ovvero il gruppo Perform, proprietario di Dazn) con riferimento alla commercializzazione dei pacchetti delle partite di calcio per la stagione in corso. Secondo l’ Autorità Sky avrebbe adottato modalità di pubblicizzazione che, in assenza di adeguate informazioni sui limiti dell’ offerta relativi alle fasce orarie, potrebbero avere indotto i nuovi clienti ad assumere una decisione commerciale non consapevole. Per quel che riguarda i clienti già abbonati al pacchetto calcio, la condotta della media company guidata da Andrea Zappia potrebbe presentare profili di aggressività in quanto, a fronte di un significativo ridimensionamento del pacchetto in relazione al numero delle partite trasmesse e in assenza dell’ informativa sulla possibilità di recedere dal contratto senza penali, costi di disattivazione e senza la restituzione degli sconti fruiti, avrebbe indotto questi soggetti a rinnovare l’ abbonamento nell’ erroneo convincimento che l’ offerta non fosse mutata. Sky potrebbe avere anche violato l’ articolo 65 del codice del consumo non avendo acquisito il consenso del consumatore rispetto alla nuova opzione del pacchetto calcio 2018/2019. Quanto al gruppo Perform (e quindi Dazn), sono oggetto di attenzione, da un lato, l’ enfasi data al claim «quando vuoi, dove vuoi», che farebbe intendere al consumatore di poter utilizzare il servizio ovunque si trovi, omettendo le limitazioni tecniche che potrebbero impedirne o renderne difficoltosa la fruizione; dall’ altro, i messaggi che indicherebbero la possibilità di poter fruire di un «mese gratuito» di offerta del servizio «senza contratto», mentre in realtà il consumatore stipula un contratto per il quale è previsto il rinnovo automatico, con conseguente esigenza di esercitare l’ eventuale recesso per non rinnovarlo. Inoltre, l’ iscrizione per la fruizione gratuita del primo mese comporta l’ automatico addebito dell’ importo per i mesi successivi, in quanto il sottoscrittore, creando l’ account, darebbe inconsapevolmente il proprio consenso all’ abbonamento al servizio, dovendosi attivare per esercitare il recesso e quindi evitare gli addebiti automatici. Questi comportamenti potrebbero integrare distinte pratiche commerciali scorrette in violazione del codice del consumo, presentando sia profili di ingannevolezza rispetto alle informazioni comunicate dalla piattaforma di tv in streaming in merito alle caratteristiche tecniche di fruibilità del pacchetto e alle modalità di adesione all’ offerta, che profili di aggressività, in quanto Perform potrebbe aver esercitato un indebito condizionamento nei confronti dei consumatori che, accettando l’ offerta per fruire gratuitamente del primo mese del servizio, potrebbero subire un addebito automatico quale conseguenza della sottoscrizione inconsapevole di un contratto. «Ottima notizia! Un primo passo per la tutela dei consumatori», ha commentato Massimiliano Dona, presidente dell’ Unione Nazionale Consumatori. «È assurdo che i tifosi paghino e poi debbano incrociare le dita sperando che la propria squadra giochi nel giorno e nell’ orario giusto. Una situazione paradossale e inaccettabile. Anche se il peccato originale non è di Sky e dipende dall’ avidità della Lega di serie A, che per incassare più milioni, ben 973, ha avuto la bella pensata di dividere in tre pacchetti le partite di calcio, impedendo ad un unico operatore di poterli acquistare tutti e tre. Si tratta comunque di un pasticcio che va risolto al più presto». © Riproduzione riservata.

BuzzFeed chiederà donazioni agli utenti e intanto punta sull’ e-commerce

Italia Oggi

link

BuzzFeed News potrebbe presto chiedere ai suoi utenti di contribuire a finanziare il sito con piccole donazioni, alla stregua di quanto già fa l’ inglese Guardian, garantendo ai sostenitori una via d’ accesso in anteprima alle grandi inchieste e alla parte video che nascerà a breve. Il sito di Jonah Peretti resterà gratuito, ma vuole comunque giocare la carta di far contribuire i lettori più fedeli e per questo sta lavorando su questo programma di membership come parte della Google News Initiative: il motore ha aiutato BuzzFeed nella ricerca tecnologica e di mercato ma non è chiaro se l’ iniziativa di Google si espanderà a tutti gli editori che vogliono pianificare donazioni di lettori o programmi di adesione. Un portavoce di Google ha confermato che la società sta lavorando con BuzzFeed per aiutarlo a esplorare diversi approcci aziendali e a capire come i suoi lettori reagirebbero a questo tipo di modello. Questa nuova iniziativa rientra tra una serie di strategie che Peretti sta progettando per diversificare i ricavi del sito dopo i risultati deludenti dello scorso anno. Il ceo ha dichiarato di aspettarsi che un terzo del fatturato di BuzzFeed quest’ anno provenga da fonti non pubblicitarie come la tv e la produzione cinematografica, oltre al merchandising, al licensing e all’ e-commercio. Altra iniziativa che BuzzFeed sta lanciando è un nuovo sito di recensioni di prodotti dedicato ai consumatori con link che puntano ai siti di e-commerce dai quali l’ azienda di Peretti riceverebbe una percentuale sulle vendite. Il sito si chiama BuzzFeed Reviews e ancora non è stato annunciato formalmente. Pubblica recensioni di più prodotti della stessa categoria in vari livelli di prezzo per offrire ai consumatori una varietà di scelta. I prodotti recensiti sul sito spaziano dagli altoparlanti intelligenti agli spazzolini elettrici e agli asciugamani da bagno. BuzzFeed dice che raccoglierà le entrate attraverso il cosiddetto modello di affiliazione, con il quale fornisce link per acquistare prodotti da vari rivenditori, e prende una quota della transazione. Molti editori stanno cercando di diversificare le proprie fonti di entrate e diventare meno dipendenti dalla pubblicità online e l’ e-commerce è una delle aree più battute. Il New York Times, per esempio, possiede il sito di consigli sui prodotti Wirecutter mentre Hearst ha recentemente acquistato una partecipazione nella società Gear Patrol per potenziare la sua attività di e-commerce.

Gli inviati di guerra: Google & co. paghino

Italia Oggi

link

Il giornalismo di guerra rischia di morire nell’ era digitale. Per questo motivo inviati di guerra provenienti da 27 paesi europei hanno firmato un appello volto alla riforma del diritto d’ autore, dopo che il Parlamento europeo ha respinto una formulazione della riforma che avrebbe dovuto creare «diritti connessi» alla produzione editoriale. Primo firmatario dell’ appello è il capo dell’ ufficio dell’ agenzia di stampa France Presse a Baghdad, Sammy Ketz, che a corredo dell’ appello stesso ha scritto una sua testimonianza pubblicata ieri dal quotidiano Le Monde. «Siamo concreti. In più di 40 anni di carriera, ho visto il numero di giornalisti sul terreno diminuire in maniera costante, mentre i pericoli non smettevano di crescere», ha spiegato Ketz. «Chi paga queste spese? I media, e costa». Eppure gli editori hanno «a lungo subito senza reagire», concentrandosi più sulle conseguenze che sulle cause. Hanno «licenziato giornalisti», fino ad arrivare «alla caricatura: un giornale senza giornalisti, o quasi». Per questo motivo, è necessario che i giornalisti facciano «valere i diritti per poter continuare a informare», chiedendo che gli incassi commerciali siano condivisi con chi produce i contenuti, che si tratti di media o artisti. In questo consiste la richiesta dei diritti connessi. Ketz è duro nel puntare il dito contro gli over-the-top, principalmente Google e Facebook, i quali si sono opposti alla riforma europea del diritto d’ autore, sostenendo che va a minacciare la gratuità di internet. Ketz dice che questa è una «menzogna». La gratuità «esisterà su internet quando i giganti del net, che captano attualmente i contenuti editoriali gratuitamente e raccolgono gli introiti pubblicitari, retribuiranno i media senza far pagare i consumatori».

Disservizi sul calcio L’ Antitrust si muove contro Sky e Dazn

La Repubblica

link

MILANO L’ Antitrust ha avviato due istruttorie per presunte pratiche commerciali scorrette e possibili violazioni dei diritti dei consumatori contro Sky Italia e Perform Investment, la società della nuova piattaforma Dazn, sulla commercializzazione dei pacchetti delle partite di calcio per la stagione di Serie A 2018/2019. L’ Autorità contesta a Sky la carenza di informazioni e a Dazn l’ omissione di “limitazioni tecniche” alla fruizione. Secondo l’ Autorità, Sky avrebbe adottato modalità di pubblicizzazione dell’ offerta del pacchetto calcio per la stagione 2018-2019 che, in assenza di adeguate informazioni sui limiti dell’ offerta relativi alle fasce orarie, potrebbero avere indotto i nuovi clienti a una decisione commerciale non consapevole. Dazn si dichiarata «disponibile a collaborare per fornire chiarimenti al riguardo»

L'articolo Rassegna Stampa del 29/08/2018 proviene da Editoria.tv.

Rassegna Stampa del 30/08/2018

$
0
0

Indice Articoli

Stallo sul cda Rai, torna l’ ipotesi di Foa presidente

Calcio, il bluff di Dazn tra trucchi e risparmi

«QUANTI RISCHI PER DAZN E SKY»

Quasi duemila euro all’ anno per vedere bene tutte le partite

La Formula 1 che trasforma Milano, una grande festa di sport e pubblico

brevi

Nielsen rileva nella Penisola le audience pubblicitarie di YouTube sul mobile

Watch, la tv di Facebook in Italia

Tv, c’ è uno spot apposta per te

Niente pubblicità pro-Arabia Saudita nelle tv britanniche

Da Buzzati a Lansdale, scrittori a fumetti

Stallo sul cda Rai, torna l’ ipotesi di Foa presidente

Il Fatto Quotidiano

link

Stefano Feltri – Sorpresa: il prossimo presidente della Rai, dopo la bocciatura di Marcello Foa in commissione parlamentare di Vigilanza, potrebbe essere Marcello Foa. L’ ultima dichiarazione politica sul punto è quella di Luigi Di Maio, vicepremier M5S , l’ 8 agosto: “Nessuno può obbligare un membro del cda a dimettersi, Foa è una persona di indiscussa capacità professionale”. Riassunto delle puntate precedenti: il governo indica i due membri del consiglio di amministrazione della Rai che gli spettano. L’ amministratore delegato Fabrizio Salini, suggerito dal Movimento 5 Stelle, e il presidente Marcello Foa, prescelto dalla Lega. Mentre Salini diventa subito operativo, per il presidente serve il voto favorevole dei due terzi della commissione di Vigilanza. Il primo agosto Foa ottiene la maggioranza, 22 voti, ma cinque in meno del quorum richiesto di 27. Bocciato come presidente, resta però in cda, in quanto consigliere più anziano ha anche diritto a esercitare pro tempore le funzioni di presidente. Circola per qualche tempo l’ idea di trovargli un altro incarico, magari come direttore di rete, in modo da spingerlo a dimettersi (ha lasciato il suo precedente lavoro da ad nel gruppo Corriere del Ticino) e permettere al governo di indicare un nuovo consigliere capace di raccogliere più consenso come presidente. Secondo quanto riferiscono al Fatto fonti molto vicine al dossier, questa idea è ormai stata abbandonata. Foa è stato bocciato per la rottura tra Lega e Forza Italia che ha votato contro anche se il giornalista ha passato quasi tutta la carriera al Giornale di Silvio Berlusconi. Non era una contrarietà di merito, ma di metodo perché Berlusconi non era stato consultato sul nome con adeguato anticipo. Il Cavaliere pare si fosse convinto, ma un pezzo del partito guidato da Antonio Tajani ha comunque scelto la rottura. Consumata la prova di forza che ha ricordato ai leghisti l’ esistenza di un altro partner in quella che era la coalizione di centrodestra, si può andare avanti. Solo sbloccando Foa si può procedere con le altre nomine, quelle dei direttori di rete e dei telegiornali, una trattativa tutta in mano ai partiti nella quale Forza Italia può reclamare qualche casella in cambio del voto in commissione di Vigilanza. Nel frattempo, l’ ad Fabrizio Salini lavora su tutti i dossier che non sono paralizzati dalla politica, a cominciare da quel rilancio del sito di news che si era arenato nella fase finale della gestione precedente. I palinsesti sono già definiti fino alla primavera ma, una volta superato lo stallo, si capirà se i Cinque Stelle manterranno i loro bellicosi propositi che hanno come primo bersaglio Fabio Fazio con il suo show su Rai1.

Calcio, il bluff di Dazn tra trucchi e risparmi

Il Fatto Quotidiano
Carlo Tecce
link

Un bluff per i tifosi. Ieri, come si pronuncia Dazn. Oggi, come si maledice Dazn. È un attimo. Il telespettatore pagante ha sperimentato già l’ ampia gamma di disservizi del gruppo inglese che, attraverso Internet, trasmette in esclusiva tre gare su dieci di Serie A: immagini sgranate, partite interrotte, ritardi anche oltre i 15 minuti, altro che diretta dai campi di gioco. Quello che il telespettatore pagante ignora, però, è che i dirigenti di Dazn sono consapevoli degli scarsi mezzi tecnici di cui dispongono. Per un semplice motivo: non hanno investito abbastanza per accogliere milioni di tifosi. Per adesso sono 700.000 gli italiani che hanno attivato il mese gratis per due visioni in simultanea a contratto. Più fonti del settore spiegano al Fatto che Perform – la multinazionale che controlla Dazn – ha un rapporto ordinario (si legga, al risparmio) con Telecom, l’ operatore nazionale di rete, e una filiera di “cdn” Akamai – i server per la consegna dei dati al cliente – insufficiente per mantenere le promesse al pubblico: la Serie A in alta definizione su televisori, computer, cellulari, cioè qualsiasi dispositivo connesso. “Non c’ è differenza tra le gare su Dazn e un video live su Facebook di un utente”, chiosa una fonte che ha trattato con gli ingegneri di Dazn. Per placare le proteste dei tifosi, dopo lo sciagurato esordio nel mercato italiano con Lazio-Napoli, James Rushton di Perform ha assicurato il telespettatore pagante e ormai furibondo: lavoriamo con Telecom per perfezionare la piattaforma Dazn. Il lavoro non è concluso, perché non è davvero mai cominciato. Perform e Telecom hanno trascorso assieme parecchie mattine in parecchie riunioni: invano, zero acquisti, zero novità. Così la scorsa settimana, per l’ anticipo del sabato Napoli-Milan, Dazn ha provato con il “nero”: schermo bloccato per guadagnare minuti preziosi e “bufferizzare” – caricare la partita in differita sulla memoria temporanea – il dispositivo e ridurre le pause. Non ha funzionato. E i tifosi di Parma-Juve, l’ evento di Dazn per la prossima giornata di campionato, non saranno più fortunati. Va cerchiata in rosso la data del 26 dicembre: l’ intera Serie A in un’ unica fascia oraria, un festivo fra i festivi, e Dazn ha Inter-Napoli. Con le attuali condizioni il sistema può collassare. Allora Dazn è masochista? No, persegue una strategia. Finché non capisce quanti italiani restano incagliati al contratto – che può essere disdetto, ripetiamo, dopo un mese – non fa spese a lungo termine. È accaduto già in Giappone, Germania, Canada: lì Internet va veloce e arriva ovunque. Al momento, Dazn ha 700.000 clienti in Italia: forse hanno aspettative troppo basse. Anche perché recuperare il denaro speso in Italia con 700.000 telespettatori paganti a 109,89 euro ciascuno all’ anno – reclutati pure con i patti commerciali con Sky Italia, Mediaset e la stessa Tim – è logicamente azzardato. Perform ha conquistato all’ asta un pezzo di Serie A per un triennio a 579 milioni di euro, più altri 66 per la Serie B. I ricavi nel mondo di Dazn, nel 2017, erano di 100 milioni: la metà dei soldi garantiti alla Lega Calcio per una stagione (193). Complicato reperire risorse in Italia. Il miracoloso avvento di Dazn ha soddisfatto un paio di esigenze. Quella dei padroni del pallone di incassare più quattrini per non affondare. Quella di Sky di svolgere il ruolo di monopolista con un concorrente assai debole. Nessuno s’ è chiesto cos’ è Dazn, un modesto satellite di un gruppo che fa affari con le scommesse: offre una multitudine di informazioni agli allibratori per calibrare le quote. In cima a Perform c’ è il russo Leonard Blavatnik, tra gli uomini più ricchi del Regno Unito con un patrimonio di 21 miliardi di dollari, passaporto americano, capo di Warner Music. L’ Antitrust ha aperto un’ istruttoria su Dazn e Sky. I colleghi dell’ Autorità per le Comunicazioni pare siano ancora in vacanza, ma il commissario Antonio Nicita ha annunciato su Twitter che indagheranno. Con notevole ritardo. Come le partite su Dazn.

«QUANTI RISCHI PER DAZN E SKY»

Il Mattino
Bruno Majorano
link

Non solo parole ma anche fatti. Ecco perché adesso quanto trapelato nei giorni scorsi circa un procedimento da parte dell’ Antitrust nei confronti di Sky e Dazn – le due emittenti che trasmettono le gare del campionato di serie A – potrebbero davvero essere fondate. «L’ Antitrust è molto pignola e, se decide di procedere, è perché ha davvero qualcosa in mano». Ne è sicuro Marco Lo Bue, avvocato palermitano esperto di Antitrust e proprietà intellettuale. «Tuttavia, nelle prossime settimane le parti potranno impegnarsi a modificare la propria condotta e ad evitare le sanzioni». LE ACCUSE Ma andiamo con ordine. L’ Agcm (Autorità garante della concorrenza del mercato) ha preso in analisi le condotte di Sky e Dazn circa la pubblicità e la vendita dei pacchetti delle gare del campionato in corso. «Avendo lavorato in Agcm credo che ci siano sufficienti elementi per andare avanti – spiega l’ avvocato Lo Bue – ed è difficile che non si assuma una decisione, si tratti di una multa o di un impegno a cambiare le condizioni per i consumatori». IL PRECEDENTE Secondo l’ avvocato Lo Bue, infatti, c’ è già un contenzioso aperto tra Agcm e Sky, cosa che potrebbe rendere ulteriormente accesa la vicenda. «Sono in guerra con Sky e hanno già procedimenti aperti. Nel 2016 il gruppo televisivo è stato sanzionato per svariati milioni per un’ intesa con Mediaset. Procedimento ancora pendente perché il Tar ha annullato il provvedimento». Ma nel caso attuale la sanzione potrebbe essere comunque limitata. «Essendo un procedimento promosso dall’ Agcm a tutela dei consumatori, infatti, la sanzione può essere al massimo di 5 milioni. I consumatori potrebbero poi fare un’ azione dinnanzi al tribunale e ricevere ulteriori risarcimenti». DAZN E poi c’ è la vicenda legata a Dazn, che nel caso di specie ha una duplice problematica: da una parte quella legata allo slogan pubblicitario «Quando vuoi e dove vuoi» e l’ altra connessa alla sottoscrizione di un contratto gratuito per il primo mese. «Ci sono effettivamente delle limitazioni al servizio che non può essere consumato ovunque. Innanzitutto per limitazioni tecniche e poi l’ esperienza delle prime due giornate che ne ha evidenziato le criticità. Non puoi dire quando vuoi e dove vuoi e poi non fai arrivare il servizio», spiega l’ avvocato Lo Bue. E poi la vicenda legata al contratto. «Bisogna specificare che seppure il primo mese sia gratuito, il contratto c’ è. E una volta che hai firmato se non fai nulla sei legato a loro». Alla luce di questi elementi, però, sorge spontaneo capire se le tematiche siano risolvibili. LA DIFESA «Le parti potranno argomentare le proprie tesi e presentare degli impegni che limiteranno la portata delle condotte potenzialmente illecite. Se fossi l’ avvocato delle parti presenterei immediatamente degli impegni precisi. Per Dazn, invece, il problema rischia di essere più grave perché se ci sono delle problematiche tecniche bisognerebbe prima risolvere quelle. Per la pubblicità, invece, basterebbe interromperne la diffusione. A questo punto se gli impegni vengono accolti non partiranno neanche le sanzioni perché cambia la condotta delle parti e il risultato viene raggiunto dall’ Autorità». © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Quasi duemila euro all’ anno per vedere bene tutte le partite

Il Tempo
SIMONE PIERETTI
link

Le categorie di consumatori protestano e presentano esposti per il doppio abbonamento necessario per vedere il campionato di Serie A, l’ Antitrust indaga. La nuova rivoluzione tecnologica che ha investito il mondo del calcio va a colpire direttamente le tasche degli italiani, e non sono certo i sessanta euro che chiede Dazn per dare accesso alla visione delle partite ad allarmare i potenziali spettatori. Se la gabella fosse soltanto questa, alla fine un appassionato potrebbe anche cedere alla tentazione. Ma al di là della visione più o meno fluida delle partite, c’ è molto di più da sapere. E soprattutto, molto di più da spendere. E necessario un passo indietro per tornare al punto di partenza; nella passata stagione l’ intero campionato si vedeva con un abbonamento a Sky Calcio. Più la corrente elettrica necessaria per far funzionare tv e decoder. Oggi, non basta più neanche la tv, perché se non è una Smart Tv di nuova generazione, non può avere accesso all’ applicazione di Dazn sullo schermo. Il costo medio di una tv pronta per l’ uso (a seconda del modello, delle funzioni, e della grandezza dello schermo) si aggira intorno ai 500 euro. La Smart Tv, a questo punto nuova di zecca, serve per avere l’ accesso a internet. Ma per far funzionare la rete, è necessaria la banda larga, serve una connessione veloce per la trasmissione dati. In media, visitando le offerte proposte dalle varie compagnie telefoniche, un abbonamento costa 25 euro al mese (centesimo più, centesimo meno). Il conto sale a 800 euro. Ma siamo ancora all’ inizio. Perché una volta acquistata la tv con l’ imprescindibile abbonamento a banda larga, è necessario sottoscrivere i due abbonamenti. Se un appassionato è arrivato a comprare un nuovo televisore per collegarlo a internet, a questo punto – tra un vecchio decoder di Sky, e il nuovo Sky Q – opterà per la scelta migliore, ovvero la seconda. Il costo annuale per abbonarsi a Sky Q, con l’ accesso a Sky Sport e a Sky Calcio costa 880 euro per 12 mesi. A questo punto, per vedere anche le tre partite prodotte da Dazn, basteranno i famosi 60 euro annuali del ticket. Il totale è di 1740 euro. Il discorso è ovviamente differente qualora l’ appassionato abbia già una Smart Tv (ammesso sia recente) con l’ abbonamento a banda larga. A quel punto sarebbero necessari soltanto i due munque la stessa. Intanto non si placano le polemiche da parte delle Associazioni dei consumatori che continuano a soffiare sul fuoco; ieri Assoconsumo è tornato sulle criticità che hanno caratterizzato le prime due giornate di campionato. «Nelle prime due giornate i consumatori hanno fatto da tester e non hanno potuto vedere le partite – ha dichiarato il portavoce Ivo Tarantino – Dazn deve quindi garantire un mese gratis extra per tutti gli abbonati».

La Formula 1 che trasforma Milano, una grande festa di sport e pubblico

Italia Oggi

link

Due Ferrari (e due Sauber) non fanno un Gran Premio ma a bordo transenna, al Milan festival organizzato ieri dal circuito di Formula 1 (Liberty Media) e dal Comune di Milano sulla Darsena dei Navigli gli spettatori, turisti e milanesi, inclusi tanti bambini entusiasti, ci credono davvero: «Vedrete che lo faranno un percorso cittadino, come a Monte Carlo», dice un signore tra il pubblico che da anni segue le corse e andrà al prossimo Gran Premio di Monza (si terrà domenica). Che si voglia credere o meno al sogno, intanto sui Navigli e per le strade cittadine è grande festa e durerà altri tre giorni. La tappa milanese ha colto molti di sorpresa e, soprattutto entusiasmato. Più che «una macchina da soldi e gas di scarico» come ieri un comunicato del M5s ha avuto l’ ardire di definire, l’ evento ha mostrato ciò che la Formula 1 è capace di calamitare evidenziando anche il lato quasi ingenuo del fronte dei commercianti. L’ unico rivenditore di merchandising ufficiale in Darsena accoglieva con «do you speak english?» e non ha aperto che alle 15, risultando quindi irraggiungibile ai più. Né sono state prese misure d’ assalto per il pubblico: niente ambulanti con cappellini o generi di prima necessità. Sarebbero serviti: ieri qualsiasi bar con un piccolo chiosco esterno con l’ acqua e una cassa avrebbe fatto l’ incasso del mese, anche perché i capannelli sono cominciati alle 12, mentre dal team Ferrari ci si prestava alle foto di rito con i bambini. La festa che ha trasformato la curva di via D’ Annunzio in una Portier meneghina, e ha portato i meccanici della Ferrari e della Sauber davanti all’ elettrauto Colella di via Gian Galeazzo, ha avvicinato spettatori e auto senza strafare. Né i locali su strada, né il tessutaio Raponi, un’ istituzione della zona, hanno pensato ad esempio ad appendere stoffa a scacchi e coccarde rosse. Insieme all’ asfalto nuovo che il quartiere eredita c’ erano gli sponsor a bordo pista (Pirelli, Sky, Ferrari, fra gli altri) e le presenze dei brand in Darsena (inclusa una matitona di Ikea). Ma ieri era tutto troppo bello per essere notato e l’ entusiasmo ha coperto i mugugni dei residenti e la botta presa dal Ferrarista Sebastian Vettel. Il rosso della Formula Uno (e della Ferrari) che colora Porta Ticinese e la Darsena ha evidenziato la passione per lo sport e per i motori. © Riproduzione riservata.

brevi

Italia Oggi

link

Nonno Nanni di nuovo on air. Nonno Nanni torna in comunicazione a fianco di Saatchi & Saatchi con una nuova campagna pubblicitaria che ha per protagonista lo Stracchino. Dopo gli spot da 20″ e 15″ andanti in onda a partire dal 5 agosto, dal 2 all’ 8 settembre ripartirà un nuovo film da 15″ pianificato sulle principali emittenti del digitale terrestre e satellitari: 39 reti tra Rai, Mediaset, Cairo e Sky, con l’ obiettivo di raggiungere 585 milioni di contatti. La strategia di comunicazione ha visto inoltre interessate le più rilevanti piattaforme video, tra cui Mediamond e Raiplay, diversi portali femminili, di cucina e dedicati al mondo dell’ informazione. La direzione creativa dello spot è di Alessandro Orlandi e Manuel Musilli, la casa di produzione Think Cattleya con la regia di Michael Sewandono. 3 rinnova l’ app per il servizio clienti. 3 ha rinnovato la propria applicazione mobile di self-care Area Clienti 3, che ora si chiama My3. Nuova interfaccia grafica e funzionalità innovative, grazie anche all’ introduzione dell’ assistente digitale ‘Trelpy’. In particolare, l’ app My3 permette di accedere ai servizi di assistenza direttamente dal dispositivo mobile, in totale semplicità e autonomia. È possibile, ad esempio, visualizzare l’ offerta attiva, monitorare i consumi, consultare le fatture, ricaricare e gestire le proprie sim. Euronics al Restart. Dal 30 agosto al 12 settembre sarà attiva Restart, la nuova campagna di Euronics che prevede tagli di prezzi su un’ ampia selezione di prodotti e un’ iniziativa per rottamare il vecchio Portatile e portarsi a casa una nuova console playstation Sony. L’ attività promozionale dell’ insegna dell’ elettronica di consumo è curata dall’ agenzia di entertainment marketing Wepromo. Grindr, in collaborazione con Bucksense, lancia un prodotto pubblicitario self-service. Grindr, il social network rivolto a un target maschile gay, bisessuale e transessuale, e la piattaforma programmatica Bucksense hanno annunciato ieri il lancio di Grindrads.com, il nuovo servizio self service che, grazie a Directopub (la nuova piattaforma di Bucksense) consentirà agli investitori pubblicitari di qualsiasi dimensione e budget di entrare in contatto con la comunità LGBTQ.

Nielsen rileva nella Penisola le audience pubblicitarie di YouTube sul mobile

Italia Oggi

link

Nielsen ha introdotto in Italia e Australia la rilevazione delle audience degli annunci pubblicitari (video e banner) nell’ applicazione mobile di YouTube, tramite Nielsen Digital Ad Ratings (Dar). Il servizio amplia la misurazione delle inserzioni, finora attiva nel nostro paese solo su browser (sia desktop che mobile), fornendo agli investitori una panoramica indipendente e completa delle performance pubblicitarie su YouTube. Grazie a questa nuova funzionalità di Nielsen Dar, il mercato avrà a disposizione un’ analisi totale del pubblico esposto agli annunci pubblicitari su YouTube: gli investitori della Penisola potranno conoscere le caratteristiche demografiche (età e sesso) degli utenti che visualizzano le pubblicità su browser e sull’ app mobile, oltre a ottenere le consuete metriche di copertura, frequenza e Grp. La misurazione degli annunci su YouTube segue una metodologia coerente con quella utilizzata per la misurazione di tutti gli altri contenuti pubblicitari rilevati tramite Dar, consentendo agli investitori di valutare e ottimizzare la propria pianificazione pubblicitaria indipendentemente dalle piattaforme utilizzate, avvalendosi di una misurazione basata su individui de-duplicati cross-piattaforma. Con Nielsen Dar, inserzionisti, editori e agenzie potranno conoscere più a fondo il proprio pubblico pubblicitario su YouTube utilizzando metriche comparabili a quelle già utilizzate sui mezzi tradizionali, tv inclusa. «Le audience dei contenuti video su piattaforme e dispositivi digitali sono in grande espansione», commenta Luca Bordin, general manager media sales & solutions di Nielsen. «È quindi fondamentale per il mercato pubblicitario avere a disposizione una misurazione completa della piattaforma YouTube: Digital Ad Ratings è oggi in grado di fornire anche in Italia un quadro completo e indipendente per la post-valutazione e l’ ottimizzazione delle campagne su questa piattaforma, che rappresenta una grossa quota della pubblicità video mobile. Considerando la complessità e la frammentazione delle audience digitali e dei contesti di fruizione siamo particolarmente orgogliosi di questo nuovo lancio, che offre un ulteriore contributo di trasparenza e consapevolezza agli investitori italiani». Le rilevazioni Dar dell’ applicazione mobile di YouTube sono già disponibili negli Stati Uniti da giugno 2017, in Canada e Giappone da ottobre 2017 e in Regno Unito, Francia e Germania da gennaio di quest’ anno.

Watch, la tv di Facebook in Italia

Italia Oggi
MARCO LIVI
link

La tv di Facebook arriva anche in Italia. A un anno dal lancio negli Stati Uniti, il social di Mark Zuckerberg sta portando la sua piattaforma di video Watch negli altri paesi. La società ha annunciato con un post ieri sul blog che la Watch sarà disponibile a livello globale, e nelle prossime settimane si avrà l’ aggiornamento dell’ app che ne permetterà la visione. Facebook Watch sarà disponibile su dispositivi iOS e Android nell’ app Facebook, oltre che su Apple TV, Samsung Smart Tv, Amazon Fire TV, Android Tv, Xbox One e Oculus TV. «Abbiamo lanciato Watch negli Stati Uniti un anno fa per offrire alle persone un posto su Facebook in cui trovare i loro programmi e creator di video più amati e per avviare conversazioni in merito con amici, altri fan e persino i creator stessi», si legge nel post. «Nell’ ultimo anno, abbiamo reso l’ esperienza più social, ad esempio consentendo di vedere con più facilità i video che gli amici hanno condiviso o a cui hanno messo «Mi piace», creando programmi incentrati sulla partecipazione del pubblico e aprendo Watch ai video delle Pagine. Questi aggiornamenti hanno aiutato le persone a scoprire e interagire in modo maggiore con i video che amano, da Red Table Talk con Jada Pinkett Smith, al programma dietro le quinte del magnate del settore della cosmesi Huda Kattan, Huda Boss, fino alle partite in diretta della MLB (la Lega maggiore di baseball americano, ndr)». Per altro è lo sport uno degli ambiti in cui ci si aspetta più presenza della tv di Facebook nei prossimi anni. Facebook spiega inoltre che l’ espansione di Watch a livello globale comporta anche nuove opportunità per i creatori di contenuti video e per gli editori. La società sta ampliando il programma di ad break, gli inserti pubblicitari, in modo che un numero maggiore di partner possa guadagnare dai propri video, oltre a offrire nuovi dati statistici, strumenti e best practice per realizzare i contenuti. © Riproduzione riservata.

Tv, c’ è uno spot apposta per te

Italia Oggi
ANDREA SECCHI
link

Una pubblicità per Maria e un’ altra per Franca, che pure stanno guardando lo stesso programma tv e nello stesso momento. Solo che a Maria appare lo spot della catena di supermercati locali, mentre a Franca, che abita a 1.000 chilometri di distanza e non è così votata all’ economia domestica, compare quella di un cosmetico strepitoso. Miracoli dell’ addressable tv, la tv indirizzabile, in cui la pubblicità è personalizzata sul telespettatore staccandosi dal flusso televisivo tradizionale. Un po’ quello che accade su Internet, insomma, e infatti il presupposto perché ci possa essere l’ addressable tv è il collegamento del televisore o del set top anche alla rete. Ancora il fenomeno è marginale e non ci sono dati completi: qualche mese fa eMarketer aveva stimato che negli Usa l’ addressable tv avrebbe raggiunto quest’ anno i 2,25 miliardi di dollari di raccolta ovvero il 3% dell’ investimento totale in tv, in crescita del 79% sul 2017. L’ anno prossimo dovrebbe raggiungere i 3 miliardi di dollari, il 4% del totale. In ogni caso la certezza è che l’ addressable tv sarà parte naturale del mezzo in futuro, quando i dispositivi sul mercato saranno tutti ibridi e non ci si accorgerà nemmeno che si sta guardando un video broadcast o dalla rete. Certo detto oggi con i problemi di Dazn suona strano, ma accadrà. L’ Italia è piuttosto in ritardo su questo fronte. Il motivo è che nel paese la tecnologia che abilita l’ addressable tv è stata adottata soltanto lo scorso anno, quindi solo i nuovi apparecchi la incorporano. Si tratta della HbbTv, Hybrid Broadcast Broadband TV, che permette a un televisore o a un set top box di essere ibrido, unendo le trasmissioni lineari (digitale terrestre, sat o altro) con Internet. Secondo le stime degli operatori sono 4 milioni attualmente i televisori HbbTv installati nella penisola, mentre a livello europeo sarebbero 44 milioni. Già Mediaset ha realizzato campagne di addressable tv a partire dall’ anno scorso, mentre Sky a livello europeo e poi in Italia ha lanciato AdSmart potendo utilizzare i propri decoder MySky anche per salvare gli spot personalizzati da mostrare al momento opportuno. Si stanno muovendo poi anche gli altri operatori come Discovery e Viacom che nelle scorse settimane hanno lanciato campagne per alcuni grandi marchi di diversi settori, in collaborazione con smartclip, una società che opera nell’ addressable tv controllata dal gruppo media tedesco Rtl e presente in Italia dal 2011. «Questa per noi è una fase preliminare», racconta Luca Di Cesare, che guida smartclip in Italia. «La sostituzione degli spot video con quelli personalizzati presenta ancora qualche complicazione: con connessioni e televisori ancora lenti c’ è il rischio che compaia il nero al posto dello spot, e se sulla rete si aspetta normalmente di caricare i video, in tv questo non è accettabile. Perciò oggi ci si sta concentrando su un tipo nuovo di pubblicità display per la tv: banner a forma di L, una sorta di cornice che restringe il contenuto per qualche secondo. Non sono all’ interno dei break tradizionali e non vanno in sovraimpressione. Inoltre sono interattivi perché basta premere un tasto sul telecomando per avere contenuti e informazioni ulteriori. Ovviamente hanno tutte le caratteristiche dell’ addressability e compaiono in tempi e con contenuti diversi da spettatore a spettatore». Smartclip è insieme una concessionaria di pubblicità e piattaforma tecnologica che collabora con altre concessionarie. In Europa ha accordi con una settantina di canali tv e una decina in Italia: brand di Discovery e Viacom, già citati, e Hse24 fra gli altri. Per i broadcaster si tratta di spazio pubblicitario supplementare perché non rientra nei break tradizionali e quindi non viene conteggiato nell’ affollamento televisivo. Questo perché le norme attuali ovviamente non contemplano tale forma di pubblicità e sarà da vedere quello che accadrà in futuro. Per contro un broadcaster sa esattamente quante persone hanno visto una determinata pubblicità. Altro capitolo è poi quello dell’ invasività dei banner: sul web gli stessi operatori si stanno autoregolamentando per evitare di infastidire l’ utente con pubblicità eccessive e invasive che porterebbero a un calo dell’ audience. Probabilmente i grandi operatori televisivi, che investono nei loro palinsesti, staranno attenti già da subito a non allontanare telespettatori con i banner dell’ addressable tv. Infine ci sarà ovviamente la questione privacy da affrontare, alla stregua di quello che già accade con la pubblicità online. «Nei prossimi tre-cinque anni tutta la pubblicità televisiva userà questa tecnologia», conclude Di Cesare. «Ma per il consumatore cambierà poco, perché oggi c’ è il flusso della tv tradizionale, domani quello internet con sostituzione degli spot uguali per tutti a favore di quelli personalizzati. Questo potrebbe essere un vantaggio per il telespettatore: vedrebbe inserzioni sulla base dei propri interessi e non sarebbe sovraesposto allo stesso messaggio troppe volte».

Niente pubblicità pro-Arabia Saudita nelle tv britanniche

La Repubblica

link

Donne al volante, cinema nuovi di zecca, atlete in pista? No, grazie. Almeno se arrivano dall’ Arabia Saudita. Ofcom, l’ autorità garante per le telecomunicazioni del Regno Unito ha proibito la messa in onda di spot che pubblicizzino Vision2030, il piano di riforme con cui il principe ereditario Mohammed Bin Salman vuole cambiare volto a uno dei Paesi più conservatori del mondo. Gli spot erano andati in onda in occasione delle visita di Mbs nel Regno Unito: solo Sky 1, riporta il Guardian, li aveva trasmessi 56 volte in tre giorni. Ma per Ofcom la pubblicità ha uno scopo politico: e per questo va bocciato. L’ ultimo colpo in una relazione che è molto fiorente dal punto di vista politico – anche grazie ai milioni di dollari di armi che Londra vende a Riad – ma che l’ opinione pubblica britannica non vede affatto di buon occhio. – Francesca Caferri.

Da Buzzati a Lansdale, scrittori a fumetti

La Stampa
STEFANO PRIARONE
link

Colleghi e amici, quando per caso vengono a sapere che io leggo volentieri le storie di Paperino, ridono di me, quasi fossi rimbambito. Ridano pure. Personalmente sono convinto che si tratta di una delle più grandi invenzioni narrative dei tempi moderni. Così comincia l’ introduzione di Dino Buzzati per il primo Oscar Mondadori dedicato al fumetto, Vita e dollari di Paperon de’ Paperoni , uscito nell’ agosto del 1968, 50 anni fa, che ristampava alcune celebri storie del ricco papero disneyano a opera del suo creatore Carl Barks. Per l’ epoca, vista la bassa considerazione della quale godeva il medium fumetto è una sorta di «coming out» da parte dell’ autore del Deserto dei Tartari , che paragona Paperino e Paperone ai «personaggi di Molière, o di Goldoni, o di Balzac, o di Dickens». Lo stesso Buzzati l’ anno successivo pubblica Il poema a fumetti , una delle prime graphic novel italiane e senz’ altro il primo romanzo a fumetti scritto e disegnato da un romanziere. Nel mondo anglosassone, dove comunque i fumetti, come in Italia, non erano molto ben visti, già allora era più facile per uno scrittore passare da un medium all’ altro. L’ americano Harlan Ellison, noto autore di fantascienza (scomparso lo scorso 28 giugno a 84 anni) nel 1971 sugli albi della Marvel aveva creato Jarella, l’ affascinante principessa di un mondo subatomico, che si innamorava dell’ Incredibile Hulk. Dieci lustri dopo, qualcosa è cambiato. In primavera uscirà (per la Bao), la graphic novel scritta da Roberto Saviano, sempre per la Bao nel 2016 era uscito, a fumetti, il seguito del romanzo Fight Club , scritto sempre da Chuck Palahniuk e disegnato da Cameron Stewart. Se per l’ occasione Palahniuk aveva fatto un breve corso di sceneggiatura, sono sempre di più gli sceneggiatori di fumetti che scrivono romanzi, come il torinese Pasquale Ruju: adesso sono contemporaneamente usciti una sua storia di Dylan Dog, un albo di Tex e un thriller ( Stagione di cenere ). Ma si tratta comunque di forme di scrittura diverse. Personalmente, non riesco a fare le due cose insieme, nel senso che sono due mestieri simili ma anche differenti – dice Ruju – . Nel mio caso, la sceneggiatura è un lavoro quotidiano, scandito in giornate e ore, disciplinato. Il libro invece è più “avvolgente”, richiede una immedesimazione completa. Mi capita di lavorarci anche a tarda notte, o in treno, o in aereo. Mi prendo cinque o sei settimane in estate per la prima stesura, che poi completo e rivedo nei mesi successivi. Non alterno mai nella stessa giornata o settimana sceneggiatura e scrittura. Dal romanzo al fumetto Non è soltanto il cinema a saccheggiare il romanzo in cerca di storie. Fra le ultime serie della Bonelli di Tex ci sono adattamenti da romanzi e racconti: Il Commissario Ricciardi è tratto dai romanzi di Maurizio De Giovanni, ambientati nella Napoli degli Anni 30. La miniserie western Dedwood Dick , invece, adatta due racconti e un romanzo western dello scrittore texano Joe Lansdale. Un West comunque più crudo e ironico rispetto a quello di Tex, con protagonista un avventuriero afroamericano. Nat Love, alias Deadwood Dick è un personaggio realmente esistito, ma nei miei racconti ho fatto un mix di vari personaggi di colore – dice Lansdale – . Nel mio romanzo Paradise Sky con Nat Love ho voluto rendere omaggio al contributo dei neri all’ epopea western. Lansdale, classe 1951, è cresciuto con i fumetti, ha alcuni albi di Tex, ne apprezza i disegni e si rammarica di non saper leggere l’ italiano. Ho imparato a leggere con i fumetti, sin da piccolo adoravo i disegni, i colori, le storie. In lui, che ha anche sceneggiato storie a fumetti, si respira lo stesso amore per i comics di Buzzati. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.

L'articolo Rassegna Stampa del 30/08/2018 proviene da Editoria.tv.


Rassegna Stampa del 31/08/2018

$
0
0

Indice Articoli

La tv di Facebook Watch arriva (anche) in Italia Sfida a YouTube e Netflix

Calcio, le trame di Sky nascoste dal flop Dazn

Intoppi nella gara, Maratona a rischio

Non solo i 70 anni di Tex: l’ Estate di Tota e le oscurità di Nina Bunjevac

Dietro lo slogan abbiamo aumentato l’ offerta, si cela la più grande fregatura di Sky.

Sky, Dazn e il fascino delle radiocronache

Pubblicità, il mercato ora fa i conti con Amazon

Chessidice in viale dell’ editoria

Sky tratta il rinnovo con Eurosport

Hearst Italia mantiene l’ utile

La tv di Facebook Watch arriva (anche) in Italia Sfida a YouTube e Netflix

Corriere della Sera
Martina Pennisi
link

Era il giugno del 2016. La vice presidente di Facebook per Europa, Medio Oriente e Africa Nicole Medelsohn dichiarò che nel giro di cinque anni sul social network ci sarebbero stati solo video. La profezia, che Mendelsohn bollò in seguito come iperbole, due anni dopo appare realistica: mercoledì, il colosso da 2,2 miliardi di utenti ha lanciato in tutto il mondo la sua «televisione», Facebook Watch. Si tratta, in sostanza, di una sezione ad hoc del News Feed – il flusso in cui scorre quanto pubblicato da amici o pagine – dedicata solo ai video. L’ obiettivo di Menlo Park è sfidare i vari YouTube, Netflix, Amazon Video e Apple, ma anche tv ed editori tradizionali, con una fruizione collettiva del formato gradito ai giovanissimi. Quindi: emoticon e commenti in tempo reale che si sovrappongono agli episodi delle serie, ai tiggì o ai filmati dei creator (gli youtuber se non sei YouTube). Sulle co-produzioni originali, con cui Menlo Park vuole provare a smarcarsi da fake news e contenuti di qualità scarsa, è già stato investito un miliardo di dollari. Dentro Watch ci sono anche le dirette sportive, sulla quale efficacia online gli italiani sono particolarmente attenti, visto il recente difficile debutto di Dazn con la Serie A. Facebook, a differenza del discusso rivale britannico, le propone gratuitamente. In Italia, per ora, dobbiamo appassionarci alla Major League di Baseball, essendo i diritti del calcio limitati ad altri Paesi. Stesso discorso per l’ informazione o l’ intrattenimento: dai nostri confini ci si deve accontentare dei prodotti destinati al mercato americano, mentre si fa scorrere sguardo e polpastrello sui video pubblicati dalle pagine cui si è concesso il pollice alto. Qualcosa potrebbe cambiare in autunno, quando arriverà anche nel nostro Paese il programma Ad Breaks, che prevede la condivisione degli introiti pubblicitari con i creatori ed editori di video (55 per cento delle entrate ai creatori e 45 per cento a Facebook).

Calcio, le trame di Sky nascoste dal flop Dazn

Il Fatto Quotidiano
Carlo Tecce
link

All’ improvviso l’ inglese Dazn precipita nel mercato del pallone italiano, sborsa 193 milioni di euro a stagione per tre gare su dieci di Serie A, più altri 22 per l’ intera Serie B, promette la visione su Internet in alta definizione, si mostra al telespettatore pagante con mezzi tecnici scadenti, si trasforma troppo presto da suggestiva novità a fastidiosa delusione, se non peggio. Qualcosa stona. Qualcosa manca. Il ruolo di Sky Italia, che in silenzio – seppur indagata dall’ Antitrust – assapora l’ ebbrezza di sentirsi monopolista: con l’ esclusiva del settanta per cento del campionato e dei tornei europei per una spesa complessiva di 1,115 miliardi di euro all’ anno. Il calcio in Italia ha l’ indirizzo di Sky, eppure soltanto pochi mesi fa lo scenario era capovolto. Febbraio 2018. Dopo un paio di aste naufragate per le offerte capziose del gruppo di Murdoch e di Mediaset, la Lega Calcio affida la Serie A all’ intermediario spagnolo Mediapro per 1,05 miliardi di euro. Il prezzo è giusto. I padroni del pallone celebrano già l’ aumento degli affari e – danzando su regole sottili e però precise – preparano per il futuro il canale della Lega Calcio. Vuol dire che a Sky & C. è assegnato il compito di trasmettere la Serie A, diffusa su piattaforme diverse – Internet, satellite, digitale – ma senza alcuna esclusiva. Come prescrive la legge. Una disgrazia per Sky: più concorrenza, altro che monopolio. Un blocco di Lega, sobillato dal gruppo Murdoch e coperto dal Coni di Giovanni Malagò, fa ostruzionismo a Mediapro. Per chiudere uno sbocco naturale agli spagnoli, Sky fa un accordo con Premium di Mediaset. È la fine. Mediapro s’ incaglia a cavilli, garanzie, denaro e viene “espulsa”. Ormai è giugno. Tardi. I padroni del pallone devono allestire le squadre, comprare cartellini, firmare contratti. Allora la Lega Calcio, in un attimo, muta filosofia di vita: niente canale, niente asta, trattative private e poi accetta l’ esclusiva sul prodotto. Cioè la Serie A viene sgretolata col pezzo più grosso che va a Sky e il pezzo più piccino che va a Perform, la multinazionale che controlla Dazn. E crepi l’ avarizia. Perché la Lega s’ accontenta di 973 milioni di euro a stagione – 780 da Sky e 193 da Dazn – contro 1,05 miliardi di Mediapro. Addirittura la Lega rinuncia a oltre venti milioni rispetto all’ ultimo bando. Con una differenza: ieri Mediaset offriva le otto squadre con più tifosi di A e Sky il campionato completo, oggi il tifoso è fregato perché deve pagare due volte. Con un poderoso accordo, Sky inghiotte Dazn e propina agli abbonati le tre partite mancanti per 7,99 al mese anziché 9,99. Perform acconsente perché ha l’ esigenza di raggiungere un pubblico numeroso; Sky ricambia il favore acquistando una consistente quantità di utenze Dazn che poi dovrà rivendere ai suoi clienti. Un imprecisato giro di soldi che aiuta il gruppo di Murdoch a comportarsi da monopolista in un paese in cui è vietato essere monopolisti. Mediaset rottama gradualmente Premium con un patto commerciale con la stessa Dazn, pare una sorta di scambio merce con la pubblicità sulle reti del Biscione. Tutti felici e contenti. E il telespettatore pagante si adegui.

Intoppi nella gara, Maratona a rischio

Il Fatto Quotidiano
Vin. Bis.
link

La nuova Maratona di Roma progettata dalla Giunta Raggi è sul punto di slittare al 2020, in favore di un evento “in tono minore” organizzato dalla Fidal. E potrebbe addirittura saltare un giro, qualora l’ Avvocatura capitolina o l’ Anac dovessero rilevare conflitti d’ interessi relativi al contratto esclusivo di advisory che la stessa Federazione atletica leggera ha stipulato in luglio con la Infront Italy Spa, una delle aziende in corsa per organizzare la Maratona nei prossimi 4 anni, nota per essere anche advisor economico della Lega Calcio Serie A. La gara pubblica voluta dal Campidoglio, già complessa di suo – sono previste tre aperture di buste – ha subìto una serie di intoppi, l’ ultimo per un imprevisto valzer a capo della commissione giudicatrice: nei giorni scorsi la presidente Daniela De Angelis si è dimessa poiché i tempi per l’ espletamento della procedura non avrebbero collimato con il suo pensionamento. Questo al termine di un agosto in cui il comitato non si è mai riunito. “Non ce l’ aspettavamo – conferma il presidente della Commissione capitolina Sport, Angelo Diario -. E al momento la presidente non è stata ancora sostituita, speriamo ciò avvenga nel più breve tempo possibile”. E di tempo ce n’ è pochissimo. La Maratona è fissata per il 7 aprile 2019. Dal 20 maggio scorso, data di scadenza del bando, c’ è stata solo l’ apertura delle buste per la parte documentale: ne dovranno seguire altre due per i punteggi economici e quelli tecnici. Al momento, l’ unica Associazione di imprese (Ati) ammessa al “secondo turno” è quella che vede capofila la Atleticom Asd (che in città già organizza Miglio di Roma e We Run Rome), mentre Infront, Rcs Sport (che nello stesso giorno allestisce anche la Maratona di Milano) e Purosangue Athletics stanno procedendo alle integrazioni documentali. “Temo non vi sia più tempo – ammette Diario -, bene che vada potremmo essere pronti entro metà ottobre, ma non si può organizzare una cosa del genere in sei mesi”. Anche perché la “nuova Maratona di Roma” prevede anche una serie di eventi di preparazione con le scuole e le associazioni in vari punti della città. Conoscendo i tempi della burocrazia, il Campidoglio aveva comunque previsto nel bando un “piano B”. Una clausola che, in caso di ritardi, assegna l’ onere dell’ edizione 2019 alla Fidal, la quale avrà il compito di far svolgere la gara e rispettare il calendario internazionale. Qui, però, potrebbe subentrare un nuovo intoppo. La Federazione, infatti, per la sponsorizzazione dei suoi eventi si affida a un advisor esterno, che dal 2019 sarà proprio la Infront Italy; ma la stessa società è in piena corsa per aggiudicarsi le prossime edizioni della Maratona. Fra l’ altro, Infront (che collabora con la Dao srl, già consulente Coni) è a capo di una Ati comprendente Italia Marathon Club e Atielle, due società collegate al precedente organizzatore, Enrico Castrucci: quest’ ultimo attende il responso sul suo ricorso al Tar presentato proprio contro il bando della Maratona. “A occhio non credo vi siano problemi – spiega al Fatto Diario – ma di certo sarà utile fare un passaggio con l’ Avvocatura capitolina e, se serve, anche con l’ Anac, per valutare la correttezza di ogni passaggio”. Al Fatto, il presidente Fidal, Alfio Giomi, spiega: “Se l’ iter in Comune andrà per le lunghe, per aggirare il problema proveremo a chiedere la collaborazione del vincitore del bando”. Sarà sufficiente?

Non solo i 70 anni di Tex: l’ Estate di Tota e le oscurità di Nina Bunjevac

Il Fatto Quotidiano
Stefano Feltri
link

Ecosì è arrivato anche a compiere 70 anni: la lettura obbligata dell’ autunno sarà il numero 695 di Tex , L’ ultima vendetta, a colori come tutti quelli di anniversario. La copertina – sempre di Claudio Villa – evoca un lontanissimo Tex 200 e la storia, di Mauro Boselli e Giovanni Ticci, segue uno schema della tradizione: Tex che rivela aneddoti di un passato che continua a stratificarsi (qui si parla di un rodeo). L’ albo, in edicola il 7 settembre, segna l’ inizio delle celebrazioni, come sempre sobrie, della Sergio Bonelli editore per il compleanno del suo eroe più longevo. Sempre della Bonelli vale la pena monitorare Deadwood Dick di Michele Masiero e Corrado Mastantuono , il primo titolo della collana Audace (antico nome della casa editrice) che vuole proporre fumetti più liberi dalle usuali gabbie politically correct: il primo volume era solo un Tex con più parolacce, ma può migliorare. In questi giorni di fine estate è lettura appropriata, appunto, Estate di Alessandro Tota , appena uscito per Oblomov, il racconto di estati baresi un po’ decadenti, con tragedie, droghe e ravvedimenti. Tota è uno di quegli autori italiani che non delude mai. Viste le polemiche recenti su Asia Argento e #MeToo, il titolo del momento è Bezimena – Anatomia di uno stupro, della bosniaca-canadese Nina Bunjevac , sfuggita a tre tentativi di violenza, in uscita per Rizzoli. Pagine nerissime in cui galleggiano poche parole di testo a fronte di tavole mute, disturbanti nella loro fissità dettagliata che rende ancora più morbosi incubi sessuali raccontati.

Dietro lo slogan abbiamo aumentato l’ offerta, si cela la più grande fregatura di Sky.

Il Mattino

link

Dietro lo slogan abbiamo aumentato l’ offerta, si cela la più grande fregatura di Sky. Oggi per assicurarsi lo squallido spezzatino dal sabato al lunedì, bisogna districarsi tra abbonamenti a Sky e Dazn, streaming, smart tv e pc. Il calcio solo per chi può permetterselo è calcio negato. L’ Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai, ha auspicato un intervento della politica, dunque zero speranze. Roberto Dilillo Email.

Sky, Dazn e il fascino delle radiocronache

Il Mattino

link

Quest’ anno doppio abbonamento per vedere tutte le partite. Ho deciso di prendere le distanze. Non è una contestazione alle emittenti che pagano le società di calcio per assicurarsi la trasmissione in esclusiva delle partite e quindi hanno necessità di recuperare i soldi investiti. È un modo, il mio, per non essere costretto a divertirmi per obbligo. Il calcio mi piace ma se diventa un obbligo perde fascino, diventa schiavitù. Ci sono quelli che, pur condividendo l’ utilità dei vaccini, contestano l’ obbligo delle vaccinazioni. Se permettete, io contesto l’ obbligo di vedere le partite! Giuseppe Gallo Napoli.

Pubblicità, il mercato ora fa i conti con Amazon

Il Sole 24 Ore
Andrea Biondi
link

A metà agosto a mettere i puntini sulle “i” ci ha pensato Michael Olson, analista di Piper Jaffray. Che in una comunicazione agli investitori non ha usato mezzi termini: il business nell’ advertising di Amazon spingerà (molto) in alto affari e, di conseguenza, le quotazioni del titolo. «Essere il motore di ricerca di prodotti più grande al mondo ha i suoi vantaggi e Amazon sta iniziando a sfruttarli», ha scritto. Numeri in crescita Da analista Olson mette in fila numeri e previsioni. E lo fa a seguito dei conti del secondo trimestre del 2018, periodo chiuso con utili record a 2,5 miliardi di dollari e ricavi in rialzo del 39% annuo a 52,9 miliardi, sopra le stime degli analisti. Piper Jaffray si aspetta che i ricavi da pubblicità arrivino a 8 miliardi di dollari nel 2018 contribuendo a sostenere gli utili operativi per oltre 3 miliardi. Tra aprile e giugno il bilancio di Amazon mostrava sotto la voce “Altro” – che include principalmente la pubblicità – vendite per 2,2 miliardi (+132% annuo). Qui poi arrivano le due indicazioni che più di tutte devono far riflettere: «Entro il 2020, ci aspettiamo vendite pubblicitarie di Amazon pari a 16 miliardi di dollari ed entro il 2021 crediamo che sia altamente probabile che i profitti generati dall’ advertising superino quelli di ASW», vale a dire la Amazon Web Services (Aws) in cui rientra il cloud computing, la punta di diamante in cui Amazon gode di un primato mondiale. Per stare all’ oggi, il titolo (si veda altro articolo a pagina 9) è salito oltre i 2mila dollari. Attenzione però. Se ci si sofferta sull’ adv è chiaro che per collocare tutto nella maniera opportuna occorre far presente che i rivali nella pubblicità digitale si chiamano Google e Facebook che hanno registrato entrate pubblicitarie nel 2017 per circa 94 miliardi di dollari (Google) e poco meno di 40 miliardi di dollari (Facebook). Non solo vendite «in casa» Detto questo, la previsione di 16 miliardi di dollari è di tutto rispetto, specialmente se si considerano la potenzialità di un gigante che ha dalla sua il vantaggio della vendita al consumatore finale. Cosa può meglio garantire adv a colpo sicuro? «Parliamo senz’ altro – spiega Andrea Lamberti, direttore dell’ Osservatorio Internet Media del Politecnico di Milano – del completamento di un’ offerta. Amazon offre possibilità di vendere, ma anche visibilità. E in quest’ ultimo caso, peraltro, sia dentro sia fuori dalla piattaforma. Questo ha rappresentato un cambio importantissimo». Per Lamberti tutto ciò ha prodotto anche una sorta di “competizione” che giocoforza viene a crearsi fra chi vende e chi, dall’ altra parte, non commercializza attraverso il gigante americano dell’ e-commerce. «Io brand che vendo su Amazon ma magari scelgo di non ricorrere a soluzioni e strumenti per la visibilità – aggiunge Lamberti – posso trovarmi a fianco di brand che pur non vendendo sulla piattaforma possono avere ritorni migliori solo per il fatto di investire in adv». La sfida ai big Chiaro che comunque si tratta di un player che, mettendosi a fare sul serio, farà inevitabilmente sentire il fiato sul collo ai big della pubblicità digitale, Google e Facebook. Ne è convinto Antonio Montesano, direttore digital Omd: «In questo momento Amazon è il player che sta crescendo di più in termini percentuali. Non hanno volumi ancora molto alti perché finora non hanno sfruttato per come avrebbero potuto i loro spazi adv». Per quanto riguarda l’ Italia «si sono rafforzati tantissimo nell’ ultimo anno anche come struttura, facendo recruitment all’ interno del mondo della comunicazione». L’ attività delle centrali media con Amazon è di conseguenza «molto aumentata nell’ ultimo anno». Come? «Per quanto ci riguarda – aggiunge Montesano – aiutiamo innanzitutto i nostri clienti a fare campagne search acquistando keywords. Un po’ come si fa con Google, ma qui lo si fa nei luoghi dove si completa l’ acquisto». Per questo gli investimenti, che in questo specifico ambito sono unitariamente contenuti «presentano risultati importanti, con “Roas” (il ritorno sulla spesa pubblicitaria, ndr.) fra il 200 e il 500 per cento». Altra modalità sta nell’ avvio di campagne programmatic «utilizzando i dati Amazon per raggiungere utenti interessati, all’ interno ma anche al di fuori di Amazon». Il gigante dell’ e-commerce, spiega ancora Montesano, «ha fatto accordi con editori per far comparire banner pubblicitari sui loro siti» e raggiungere così quegli utenti che possono avere lasciato tracce di interesse per determinate categorie merceologiche. Le scelte strategiche. In un quadro come questo, al momento, alcuni settori sembrano essere maggiormente interessati di altri dal fenomeno Amazon. Elettronica, beauty ed entertainment sono i settori più “presenti”. Ottimi margini di miglioramento ha il food che però ancora rimane indietro. «Amazon è, alla base, un marketplace», spiega Alessio Angiolillo, managing director di Performics Italia, l’ agenzia di performance marketing appartenente al gruppo Publicis Media. E importante, aggiunge, è anche considerare «la crescente attitudine del consumatore a utilizzare il canale online per fare acquisti». In questo quadro, «ci sono studi che stimano che in Italia il 55% delle ricerche per fare acquisti avvenga su Amazon. Quelle più informative si fanno su Google, ma quelle per acquisto, invece, di più su Amazon». Risultato? Prevedere pianificazioni con il colosso guidato da Jeff Bezos è sempre più da tenere in conto. Ma a fare il primo passo è Amazon o sono i centri media? «Da entrambe le parti» risponde il managing director di Performics Italia che un punto di debolezza in tutta questa costruzione lo vede «nella dispinibilità in tempo reale dei risultati. Qui il sistema lo trovo un po’ non ancora evoluto come i competitor». La «disruption» nel settore. È evidente che per un player come Amazon i margini di crescita siano imponenti, con un giro d’ affari che è previsto in grande aumento nei prossimi anni e soprattutto nell’ adv. A pagarne lo scotto, secondo gli esperti, sarà la raccolta sui mezzi tradizionali e non tanto quella dei big Google e Facebook. Accanto a questo resta il problema di ciò che l’ avanzata di player come Amazon, Google o Facebook può rappresentare anche per il mondo degli intermediari della comunicazione come le centrali media. «Con l’ arrivo delle nuove tecnologie – replica Angiolillo – il rischio di disintermediazione è solo legato a una naturale evoluzione. Non si vive solo però di pianificazione. Noi abbiamo la fortuna di trovarci su una collina e vedere quel che accade di sotto. E di questo ci sarà sempre bisogno». Concorde sul punto il direttore digital di Omd, Antonio Montesano: «Noi serviremo sempre in un mondo in cui la comunicazione è un’ ecosistema. Quando si parla di Amazon è meglio concentrarsi su altri aspetti della discussione. Come per esempio il fatto che ci troviamo dinanzi a un player che dà fattivamente la possibilità di chiudere il processo dalla comunicazione alla vendita. E questo in futuro peserà». © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Chessidice in viale dell’ editoria

Italia Oggi

link

Raisport, 3 giorni di dirette per il Gran Premio d’ Italia di F1. Tre giorni di dirette a cura di Rai Sport per il Gran Premio d’ Italia di Formula 1 dall’ autodromo di Monza: dalle libere di oggi alla gara della domenica con un lungo pre gara e un post gara per l’ analisi della corsa. In cabina di commento Gianfranco Mazzoni con Emanuele Pirro (ex pilota F1 e 5 volte vincitore di Le Mans) e l’ ingegnere Marco Fainello (veicolista della scuderia Ferrari negli anni d’ oro Schumacher). Nel Paddock Marco Franzelli avrà al suo fianco l’ ex pilota Ferrari Felipe Massa e l’ opinionista storico della Gazzetta Pino Allievi per i commenti. Il segnale internazionale sarà personalizzato con le interviste da parte degli inviati Ettore Giovannelli e Stella Bruno con 4 telecamere. Sandro Iacobini si occuperà del coordinamento giornalistico. Si comincia oggi con Pit Lane in onda su Raisport dalle 10.45 alle 12.45 e si prosegue il pomeriggio con le prove libere dalle 14.45 alle 16.45. Nella mattina di domani ancora appuntamento con Pit Lane per le 3 prove libere dalle 11.45 alle 13.10 su Rai Sport. Nel pomeriggio, su Rai2 dalle 14.15 alle 16.20, la diretta delle prove di qualificazione. Gran Finale su Rai1 domenica con Pole Position dedicato alla gara dalle 14 alle 16.45 e poi il post gara Victory Lane dalle 16.45 alle 17.15. Rai Ragazzi, L’ ora di tuffarsi. Si terrà lunedì 3 settembre a Roma, presso la sede Rai di via Teulada, l’ iniziativa «L’ ora di tuffarsi», ideata da Rai Ragazzi e rivolta ai giovani autori di animazione. Dopo aver risposto al bando diffuso online nel giugno scorso ed essere stati selezionati, gli 11 giovani partecipanti avranno la possibilità di presentare i loro 10 progetti inediti (uno è a doppia firma) davanti alla struttura Cartoni animati di Rai Ragazzi e ad altri esperti del settore, tra cui una delegazione di produttori indipendenti. I selezionati hanno un’ età media di 25 anni: le più giovani sono due ragazze di 22 anni, una di Milano, l’ altra di Messina. Ogni partecipante avrà a disposizione 30 minuti per presentare il proprio progetto e rispondere alle domande.

Sky tratta il rinnovo con Eurosport

Italia Oggi
CLAUDIO PLAZZOTTA
link

Gli abbonati a Sky appassionati di tennis vivono giorni di ansia. Oggi infatti scade il contratto che lega Eurosport, e gli altri canali televisivi di Discovery Italia, alla piattaforma a pagamento di Sky. E, da un punto di vista formale, da domani, in caso di mancato rinnovo, il segnale di Eurosport, che in questi giorni sta trasmettendo in esclusiva gli Us Open di tennis da New York, verrà spento su Sky, restando disponibile solo su Eurosport Player, su TimVision, e per i vecchi abbonati a Premium Calcio di Mediaset. I vertici dei due gruppi televisivi stanno trattando in queste ore in maniera serrata. E, ovviamente, è tutta una questione di soldi. I canali di Eurosport hanno ottimi ascolti su Sky, e Alessandro Araimo, numero uno di Discovery in Italia, e la sua squadra provano a strappare il contratto più ricco possibile facendo forza su una notevole serie di esclusive, che vanno dal tennis al golf, al basket o al ciclismo passando per gli sport invernali, l’ atletica leggera, il nuoto, lo snooker ecc. Ci si confronta, tuttavia, con un team di Sky che dall’ amministratore delegato Andrea Zappia ha ricevuto un mandato preciso: contenere i costi per i prossimi esercizi, riducendo al massimo ogni possibile fronzolo non così indispensabile. Sky Italia, infatti, a seguito delle ultime aste per i diritti tv della Serie A di calcio, della Champions league e della Europa league, si troverà a spendere almeno 600 milioni di euro in più all’ anno per i prossimi tre anni. Necessario tirare la cinghia dove si può. E, in questo senso, ne ha già fatto le spese Fox Sports, canale in esclusiva su Sky che a fine giugno ha chiuso i battenti dopo il mancato rinnovo del contratto da parte di Zappia e co. C’ è già un recentissimo precedente che non depone a favore delle capacità di accordarsi da parte dei due gruppi: in gennaio Sky e Discovery-Eurosport discussero a lungo per la trasmissione delle Olimpiadi invernali a Pyeongchang, in Corea del Sud. L’ evento olimpico era in esclusiva su Eurosport, che tuttavia chiedeva sia a Sky, sia a Premium una fee aggiuntiva rispetto al normale compenso, poiché riteneva i Giochi un contenuto speciale. Premium concesse la fee, Sky tenne il punto, e le Olimpiadi di Pyeongchang, tra il 9 e il 25 febbraio, si videro solo su Premium, mentre Sky rinunciò all’ evento. Insomma, tenuto conto dei vari dossier in campo, in questa trattativa di fine agosto Sky sembra avere il coltello dalla parte del manico: tira sul prezzo e sa bene che Discovery non ha altre piattaforme così efficienti cui rivolgersi per la distribuzione dei suoi canali. Peraltro, cosa che a Sky piace sempre di meno, i canali di Eurosport non sono una esclusiva per il gruppo guidato da Zappia, poiché sono visibili pure su TimVision, su Premium (fino alla estate 2019) e sull’ ott Eurosport Player, che inoltre fornisce molti altri contenuti aggiuntivi. Una piattaforma di live streaming, quella di Eurosport Player, che nel corso del tempo ha comunque dimostrato di essere efficiente, fornendo un segnale buono ai clienti. Non esattamente quello che sta facendo Dazn in questi primi esperimenti di live streaming della Serie A di calcio, dove i problemi di ricezione del segnale sono stati diffusi in tutta Italia. © Riproduzione riservata.

Hearst Italia mantiene l’ utile

Italia Oggi
ANDREA SECCHI
link

Il 2017 per Hearst Magazine Italia non è stato un anno brillante se si guardano le variazioni sulle diffusioni e sulla raccolta pubblicitaria. Ma è andato comunque bene se si fa il confronto con l’ andamento del mercato di riferimento e si guarda l’ ultima riga di bilancio che riporta ancora un segno positivo. Il gruppo guidato da Giacomo Moletto lo scorso anno ha messo in atto azioni di razionalizzazione i cui risultati si vedranno in bilancio quest’ anno, senza contare che le riduzioni dei costi sono proseguite anche nella prima metà del 2018. Ma la novità imminente per Hearst è di tipo editoriale: lunedì ci sarà un importante annuncio su cui la società in queste ore sta mantenendo riserbo, ma che secondo quanto risulta a ItaliOggi riguarderà la direzione di Elle, rimasta sguarnita dopo che a febbraio Danda Santini è passata a Io Donna di Rcs. Nuovo direttore dovrebbe essere Maria Elena Viola che attualmente sta facendo un buon lavoro con Gioia ed è probabile che da settembre regga entrambi i magazine. Moletto potrebbe non fermarsi a questo e secondo rumors l’ annuncio riguarderebbe anche altre decisioni dell’ a.d sulle testate. Tornando ai conti 2017, come detto, i ricavi sono stati in flessione: 68 milioni di euro in totale, -3,6% rispetto ai 70,5 milioni di un anno prima. A soffrire maggiormente sono state le diffusioni: 18 milioni di euro, in calo del 7% con le vendite di collaterali praticamente azzerate. Dalla pubblicità, poi, arriva la fetta maggiore dei ricavi come al solito: 35,4 milioni la raccolta su carta, in calo del 2,7%, e oltre 5 milioni da quella digitale, in crescita questa volta dell’ 1%. In ogni caso i numeri mostrano come il gruppo ha retto in fatto di raccolta, soprattutto perché opera in un settore difficile come quello dei periodici (-6% il dato di mercato). A fronte di una flessione dei ricavi c’ è stato però anche un calo dei costi. Fra gli altri il costo del personale è diminuito del 6,9% dopo la cassa integrazione a inizio 2017 e le varie uscite, dai prepensionamenti agli esodi volontari, che hanno interessato 32 dipendenti (e all’ inizio di quest’ anno si è proseguito con un altra tranche di esodi). Alla fine, con varie altre azioni su accantonamenti e svalutazioni, il risultato operativo del 2017 è risultato in miglioramento rispetto a quello del 2016 (-162 mila euro contro -1,1 milioni) e l’ utile ante imposte pari a 285 mila euro contro i 450 mila precedenti. L’ utile netto è stato di 232 mila euro, in sostanziosa diminuzione rispetto agli 1,9 milioni di un anno prima, ma quel risultato era stato beneficiato parecchio dai proventi riguardanti la tassazione consolidata di gruppo. La società italiana ha comunque distribuito un bel dividendo alla controllante, la International Publications Holding Bv con sede in Olanda: non solo la maggior parte dei 232 mila euro del 2017 ma anche 1,78 milioni dalla riserva utili portati a nuovo. © Riproduzione riservata.

L'articolo Rassegna Stampa del 31/08/2018 proviene da Editoria.tv.

Rassegna Stampa del 01/09/2018

$
0
0

Indice Articoli

Nella nuova Rete4 tante novità ma anche conferme

Format, in cerca dei nuovi X Factor

Chessidice in viale dell’ Editoria

Rai, in estate crescono gli ascolti

Le grandi ambizioni della nuova Retequattro

Nella nuova Rete4 tante novità ma anche conferme

Il Tempo

link

Ècertamente interessante la “nuova” Retequattro che ha visto arrivato dalla Rai Roberto Giacobbo e che vede impegnati da Piero Chiambretti a Barbara Palombelli, a Nicola Porro e a Gerardo Greco .Rimane, della Retequattro di sempre, “Quarto Grado”, con Gianluigi Nuzzi. Si intuisce che il tentativo è quello di fare un canale come La7, per un pubblico più adulto .Vedremo, ma intanto, parlando di palinsesti, non c’ è dubbio che tutti i canali, dopo anni, devono cercare nuovi approcci con la platea. Abbiamo parlato di novità, ma non possiamo non considerare che ci sono programmi che, nel tempo, han no costruito una solida fidelizzazione .Parlo dell’ estivo “Linea Blu”, condotto da Donatella Bianchi e da “Sereno Variabile”, condotto da Osvaldo Bevilacqua .Dobbiamo ringraziare ambedue le trasmissioni per averci fatto conoscere luoghi del nostro Paese che non conoscevamo o che avevamo dimenticato. Segnalo che un programma condotto da Silvia Salemi e trasmesso da Raiuno il 20 agosto, un po’ tardi nella notte, può rappresentare una piccola novità. Si chiama “L’ altro sabato … di domenica”, ispirato allo storico contenitore creato da Renzo Arbore nel 1976. Si capisce il desiderio di cercare un linguaggio attuale, ma forse non basta. Se facciamo riferimento a “L’ altra domenica”, dobbiamo ricordarci l’ irriverenza e l’ ironia .Comunque, una prova interessante.

Format, in cerca dei nuovi X Factor

Italia Oggi
ANDREA SECCHI
link

Fra non molto potremmo vedere anche in Italia personaggi famosi cantare mascherati da coniglio, unicorno o chissà cos’ altro, in attesa di essere riconosciuti da propri colleghi che siedono nella giuria. Si tratta del format di The Masked Singer (Il cantante mascherato), uno show-sorpresa nato in Corea del Sud che sta destando molta attenzione fra gli addetti ai lavori. Anche perché è stato già acquisito dall’ americana Fox e se negli Stati Uniti le cose vanno bene, come è accaduto a Got Talent, il successo è assicurato in tutto il mondo. Probabilmente, però, Il cantante mascherato non sarà il nuovo X Factor o il nuovo MasterChef. Nel mercato dei format dell’ intrattenimento televisivo, infatti, si cerca proprio questo: il nuovo grande show capace di fare ascolti, di attrarre pure sulle tv generaliste. Anche perché se i grandi format funzionano ancora, è normale che dopo un certo numero di edizioni mostrino stanchezza. Come è successo al Grande Fratello, oggi di nuovo in spolvero grazie alla novità dei vip. Il mestiere di chi crea o cerca format è perciò quello di monitorare continuamente quello che viene fatto nel mondo e magari scovare novità come The Masked Singer prima che lo facciano altri. «Sono anni che tutti cercano il nuovo grande format, i nuovi X Factor, The Voice, MasterChef, eppure non arriva», racconta Stefano Orsucci, a capo dei creativi di Magnolia del gruppo Banijay con la carica di chief creative officer. «Questi fa sì che si stia andando in due direzioni: si vanno a riscoprire formati del passato e li si reinventano attualizzandoli. La scorsa stagione abbiamo rilanciato la Corrida ed è andata così bene che la Rai vuole rifarla. E a ottobre rifaremo Portobello». Lo storico programma che fu di Enzo Tortora e che sarà condotto da Antonella Clerici è stato il primo esempio di emotainment, intrattenimento che racconta emozioni, quello che successivamente ha fatto per esempio C’ è posta per te: ritrovare una persona scomparsa, trovare un amore, far pace con la famiglia. «Altro filone», prosegue Orsucci, «è portare in prima serata programmi per così dire più piccoli. Come Quattro Ristoranti di Dry Media (sempre Banijay ora su Sky-Tv8, ndr), un format semplice ma che funziona, lanciato tre anni fa da Magnolia. Oppure Gogglebox (Italia 1, ndr) che non è nostro ma di Stand By Me, in cui alcune famiglie guardano e commentano la tv. C’ è poi Little big Italy, una sorta di Quattro ristoranti all’ estero (su Nove, ndr). Programmi che un tempo sarebbero andati in seconda serata e adesso tranquillamente in prima. Queste sono tendenze sia del prossimo anno che del futuro». Oltre che coltivare talenti per realizzare nuovi format in casa, le società di produzione monitorano quello che viene prodotto nel mondo grazie a database professionali online in grado di mostrare gli show e di indicarne le audience nel caso siano già trasmessi. L’ appuntamento al Mip, il mercato dell’ audiovisivo di Cannes, resta ancora, due volte l’ anno, ma ormai è più un momento di networking. «Il mercato dei format oggi è in mano a grandi gruppi internazionali che hanno acquisito nel tempo molte case di produzione», spiega Algerino Marroncelli, un passato a Magnolia e ora responsabile della ricerca e sviluppo di FremantleMedia España (gruppo Rtl). «Perciò il mio è un lavoro di scouting anche su quello che viene fatto da tutte le società del gruppo. Novità interessanti, comunque, arrivano pure da piccoli produttori indipendenti o da paesi che non ti aspetti». I generi che hanno mercato sono sempre stessi: talent, gameshow, dating show. Poi ci sono le varianti in nudo, naked, un trend che però sta già passando. I principali paesi esportatori, invece, sono il Regno Unito, grazie alla grande attività di Channel 4, l’ Olanda, Israele e ovviamente gli Stati Uniti. Poi ci sono i mercati emergenti come la Corea di cui si è parlato. «Io lavoro in Spagna e anche questo paese negli ultimi anni ha dato format che hanno viaggiato parecchio all’ estero. Your Face Sounds Familiar, Tale e quale show in italiano (Endemol, ndr), è stato venduto in tutto il mondo. Uno dei nostri format, My Mom Cooks Better Than Yours, è fra i più adattati nel mondo». L’ Italia crea format, ma non è un grande esportatore. Uno dei successi all’ estero è Undressed di Magnolia (trasmesso su Nove), in cui due persone nude su un letto cercano di capire in mezz’ ora se sono compatibili. Si parla molto anche di Ora o mai più di Bibi Ballandi e di recente una casa di produzione israeliana ha comprato Il Supplente di Rai-Palomar. «In Italia c’ è molta produzione originale», continua Marroncelli, «ma da cui non nascono format o perché si tratta di programmi pensati solo per il mercato italiano, difficili da riprodurre». I format, peraltro, riguardano di solito programmi di intrattenimento ma, ovviamente, esistono anche format di serie tv, che stanno diventando un mercato interessante. Per esempio, The Good Doctor è l’ adattamento di una serie coreana. E l’ avvento di Netflix & co.? «Non si può non lavorare con queste piattaforme», conclude Marroncelli. «Ma Netflix richiede diritti globali e le case di produzione come Endemol, Fremantle e le altre vivono anche degli adattamenti locali, dei format fee e della produzione nei vari paesi. Se vendo un format a Netflix che ne fa una versione unica, e in più tutti i diritti sono suoi, viene meno parte del business. Perciò probabilmente si tratta di vendere loro un tipo diverso di prodotti rispetto alla tv tradizionale». © Riproduzione riservata.

Chessidice in viale dell’ Editoria

Italia Oggi

link

Ex produttore: Nbc cercò di fermare il reportage contro Weinstein. La Nbc avrebbe cercato di fermare le indagini del giornalista Ronan Farrow sugli abusi sessuali del produttore cinematografico Harvey Weinstein. A dirlo al New York Times è stato un ex produttore del canale televisivo, Rich McHugh, secondo cui l’ ordine di fermare Farrow, con cui aveva lavorato a stretto contatto, sarebbe partito «dai più alti livelli della Nbc». Farrow ha lavorato per mesi sull’ argomento per Nbc News, che ha poi deciso di non mandare in onda nulla. Il giornalista, figlio di Woody Allen e Mia Farrow, ha poi venduto il suo lavoro al New Yorker: con i suoi articoli ha vinto un premio Pulitzer e ha portato all’ arresto di Weinstein. Noah Oppenheim, presidente di Nbc News, ha respinto le accuse, affermando che «non gli è mai stato detto di fermarsi»; il lavoro di Farrow non sarebbe stato accettato perché all’ epoca non aveva «almeno una vittima credibile o un testimone da mandare in onda». McHugh, però, sostiene che «tre giorni prima che andassimo a Los Angeles per intervistare una donna con un’ accusa di stupro credibile contro Weinstein, mi fu ordinato di fermarmi e di non intervistare quella donna. Inoltre mi fu detto di lasciar stare tutta la storia». Oppenheim, invece, ha raccontato che, prima del viaggio a Los Angeles, Farrow gli disse che voleva far uscire il suo reportage in quel momento e che gli chiese il permesso di pubblicarlo altrove, «e noi gli concedemmo il permesso per farlo». Quando però Farrow chiese un’ equipe della Nbc per l’ intervista, Oppenheim gliela negò: «Gli dicemmo “hai chiesto il permesso di farla per altri, non puoi usare un’ equipe della Nbc per un altro media. Puoi fare quello che vuoi, ma non lavori per noi”». Forbes, Michael Jackson guadagna di più dopo la sua morte. Michael Jackson guadagna più dopo la sua morte che quando era in vita. A fare le pulci alla cassa del re del pop, deceduto a causa di un’ intossicazione dal medicinale Propofol nel giugno del 2009, è stata la rivista Forbes, che ha messo Jackson per il quinto anno consecutivo, settimo negli ultimi otto, al primo posto delle celebrità non più in vita che hanno fatturato di più. Jackson ha guadagnato 75 milioni di dollari (circa 64,5 mln di euro) in un anno, grazie anche ai diritti d’ autore che ammontano a 2,5 milioni di dollari (2,1 mln di euro). L’ ala del merchandising della sua azienda ha fatturato poi ben 18,8 milioni di dollari (16,2 mln di euro). Tra gli altri introiti anche quelli arrivati da uno speciale tv di un’ ora del canale Cbs dal titolo Michael Jackson’ s Halloween. Wind Tre parteciperà alla data finale di Radio Bruno Estate. Wind Tre sarà presente a Bologna per l’ ultimo appuntamento del Radio Bruno Estate, il tour musicale live ad ingresso gratuito organizzato da Radio Bruno, il network radiofonico più ascoltato in Emilia Romagna. Dopo le tappe di Cesenatico, Mantova, Carpi e Cremona, la manifestazione arriverà domenica 2 settembre a Bologna per il finale. Numerosi artisti italiani e internazionali si esibiranno per l’ occasione in Piazza Maggiore. Wind Tre sarà presente all’ appuntamento con un proprio spazio commerciale, dove i visitatori potranno conoscere le offerte speciali per «Radio Bruno Estate» e le novità dei brand Wind e 3. Su Rai3 al via il ciclo Illuminate. Il docu-film Margherita Hack dà il via, domani alle 20.30 su Rai3, a Illuminate, ciclo di 4 docu-film da 60′ prodotto da Anele in collaborazione con Rai Cinema che racconta le vite di quattro donne italiane straordinarie: l’ astrofisica Margherita Hack, la critica d’ arte Palma Bucarelli, il premio Nobel per la medicina Rita Levi Montalcini e la stilista e imprenditrice Krizia. A guidare il racconto del primo docu-film, diretto da Emanuele Imbucci, è l’ attrice Francesca Inaudi che, attraverso un escamotage narrativo e facendosi interprete del punto di vista di una ragazza giovane come lei, si immerge in una ricerca attenta e curiosa sulle tracce della personalità di Margherita Hack, scoprendone non solo i vari successi in ambito scientifico, ma anche gli aspetti più umani e privati. Gli altri tre docu-film sono realizzati con la regia di Elisa Amoruso, Giacomo Faenza e Gianfranco Giagni e raccontati da Valentina Bellè (per Palma Bucarelli), Caterina Guzzanti (per Rita Levi Montalcini) e Carolina Crescentini (per Krizia). HbbTV Awards 2018, aperte le candidature. L’ Associazione HbbTV, una iniziativa globale dedicata alla definizione di standard per la distribuzione di servizi interattivi, sia via broadcast che via broadband, attraverso televisori e set-top box connessi alla rete, ha aperto le candidature per gli HbbTV Award 2018 che dovranno essere presentate entro il 5 ottobre. I finalisti saranno resi noti il 23 ottobre, mentre la cerimonia di premiazione si terrà il 14 novembre a Berlino. Le categorie dei premi riguardano il miglior utilizzo di HbbTV per la pubblicità e la promozione, per il broadcast enhancement, per la ricerca di contenuti (VOD e guide), per il miglior servizio multiscreen, per la migliore promozione o commercializzazione di un servizio HbbTV, per la migliore innovazione tecnologica in un prodotto o servizio HbbTV, per il miglior contributo individuale all’ Associazione HbbTV.

Rai, in estate crescono gli ascolti

Italia Oggi

link

Ascolti positivi per la Rai in estate. Dall’ intrattenimento alla fiction, dai film all’ informazione, dagli approfondimenti allo sport, le reti televisive del servizio pubblico chiudono i mesi di giugno, luglio e agosto confermandosi in testa sia nelle 24 ore con il 34,7% di share sia in prima serata con il 35,1%, un risultato, commentano dall’ azienda, ancor più lusinghiero considerando la presenza sui canali concorrenti dei mondiali di calcio in Russia. In particolare, nel periodo post Mondiali le reti Rai sono cresciute dell’ 1,1% nell’ intera giornata e dello 0,5% nel prime time rispetto all’ analogo periodo del 2017. A guidare i risultati del gruppo Rai, la rete ammiraglia: nel periodo successivo alla fine della kermesse calcistica Rai1 ha infatti guadagnato un +1,7% in prima serata e circa l’ 1% nelle 24 ore registrando ad agosto gli ascolti più alti degli ultimi 7 anni. I risultati di The Good Doctor e gli ascolti del programma di Piero Angela Superquark sono stati il traino principale delle prime serate estive di Rai1 che con i suoi nuovi volti ha anche visto incrementare i numeri di tutte le sue fasce giornaliere. Con Gabriele Corsi, dal 4 giugno alla guida del programma, Reazione a Catena segna una media di 3 milioni 111 mila spettatori (share 24%), sfiorando con il 30% di share nella puntata di lunedì 27 agosto. In un mese cruciale per l’ informazione, con i fatti di Genova in primo piano, la Vita in Diretta Estate – Ingrid Muccitelli e Gianluca Semprini in conduzione – aumenta di due punti. Bene anche l’ estate di Rai2 che, una volta terminati i Mondiali, si è confermata terza rete in prime time con oltre il 70% delle serate caratterizzate da prodotti inediti tra le grandi serialità americane, i tradizionali appuntamenti con il giallo del weekend, produzioni di successo come Il supplente e la serata evento con Cesare Cremonini. Grande interesse ha suscitato l’ esordio degli European Championships di Berlino e Glasgow con oltre 60 ore di programmazione con uno share medio dell’ 8% e picchi superiori al 13%. Segno più anche per Rai3 che cresce complessivamente nell’ intero periodo stagionale di mezzo punto di share rispetto alla stagione precedente confermandosi, con una media annua del 6,6% di share, terza rete generalista nelle 24 ore. Nel daytime è in crescita di oltre 2 punti l’ appuntamento informativo di Agorà Estate che sfiora la media dell’ 8% di share con punte del 9,5%, e bene anche gli altri marchi del mattino, in particolare Tutta Salute e Quante Storie. Dopo la fine dei Mondiali di calcio, anche i risultati di prima serata, con una programmazione ricca di film in prima visione, hanno sostanzialmente confermato il trend della rete. © Riproduzione riservata.

Le grandi ambizioni della nuova Retequattro

Libero

link

È certamente interessante la «nuova» Retequattro che ha visto arrivato dalla Rai Roberto Giacobbo e che vede impegnati da Piero Chiambretti a Barbara Palombelli, a Nicola Porro e a Gerardo Greco. Rimane, della Retequattro di sempre, Quarto Grado, con Gianluigi Nuzzi. Si intuisce che il tentativo è quello di fare un canale come La7, per un pubblico più adulto. Vedremo, ma intanto, parlando di palinsesti, non c’ è dubbio che tutti i canali, dopo anni, devono cercare nuovi approcci con la platea. Abbiamo parlato di novità, ma non possiamo non considerare che ci sono programmi che, nel tempo, hanno costruito una solida fidelizzazione. Parlo dell’ estivo Linea Blu, condotto da Donatella Bianchi e da Sereno Variabile, condotto da Osvaldo Bevilacqua. Dobbiamo ringraziare ambedue le trasmissioni per averci fatto conoscere luoghi del nostro Paese che non conoscevamo o che avevamo dimenticato. Segnalo che un programma condotto da Silvia Salemi e trasmesso da Raiuno il 20 agosto, decisamente un po’ tardi nella notte, può rappresentare una piccola novità. Si chiama L’ altro sabato… di domenica, ispirato allo storico contenitore creato da Renzo Arbore nel 1976. Si capisce il desiderio di cercare un linguaggio attuale, ma forse non basta. Se facciamo riferimento a L’ altra domenica, dobbiamo ricordarci l’ irriverenza e l’ ironia. Comunque, una prova interessante. riproduzione riservata.

L'articolo Rassegna Stampa del 01/09/2018 proviene da Editoria.tv.

Rassegna Stampa del 02/09/2018

$
0
0

Indice Articoli

La memoria da salvare

Selezionati i finalisti del concorso fra corti «solidali»

Cambia il Garante: Conte teme lo stallo (e le pressioni di B.)

L’ autunno caldo dell’ editoria italiana

I piccoli(ssimi) editori pensano in grande

Latella e Giannino protagonisti del Mattino di Radio 24

L’ anno del «big bang» per la televisione del futuro

Torna «Presa diretta» per indagare sui mali dell’ Italia

La memoria da salvare

Corriere della Sera
PAOLO DI STEFANO
link

Così come i manoscritti antichi e gli incunaboli, anche le fotografie storiche richiedono una cura attenta. La carta si deteriora, a maggior ragione la carta fotosensibile stampata da decenni. Per non parlare dei negativi, sottoposti agli effetti deleteri della luce sulla cellulosa. Anche quello fotografico è un patrimonio di memoria collettiva che va salvato dal dissolvimento nel nulla. E oggi, si sa, la memoria materiale ha una stampella irrinunciabile nel supporto digitale. Anche per questo è ammirevole l’ iniziativa di raccogliere via crowdfunding i 500 mila euro utili per trasferire in forma digitale le 320 mila immagini di Cameraphoto, l’ agenzia veneziana di fotogiornalismo fondata nel 1946. Reportage di attualità e di cronaca capaci di raccontare in diretta su quotidiani e rotocalchi la società italiana del dopoguerra e del boom economico ma anche il mondo dello spettacolo fino al 1987. Istantanee spesso capaci di farsi arte della cronaca per rimanere a futura memoria. Corrispondenti anche per le riviste Life e Time quando la Laguna proponeva eventi di respiro internazionale (specialmente la Mostra del Cinema e la Biennale d’ Arte), i suoi fotografi sono arrivati per primi al Vajont la notte del 9 ottobre 1963, testimoniata da ben tremila scatti. «La fotografia – ha scritto il semiologo Roland Barthes – ha avuto luogo solo una volta: essa ripete meccanicamente ciò che nell’ esistenza non potrà mai ripetersi». Non può ripetersi la risata euforica di Anna Magnani che abbraccia Orson Welles (pantaloni bianchi e petto nudo) in una trattoria veneziana; né può ripetersi il momento in cui sulla spiaggia del Lido Kirk Douglas inginocchiato davanti a una sua fan in bikini, penna tra le dita, le incide l’ autografo sulla coscia; non può ripetersi la posa fatale del giovane barbuto Paul Newman seduto sul motoscafo; né il bacio di Federico Fellini stretto tra Valentina Cortese e Giulietta Masina; né lo sguardo sornione di Marcello Mastroianni nascosto, al crepuscolo, dagli occhiali da sole. E poi: il vecchio Carlo Carrà che ci guarda sollevando una cornice, Picasso che sfoglia la corrispondenza su un tavolo d’ osteria Se l’ operazione, promossa da Stefano Bortolucci di Doc Servizi, dovesse andare a buon fine rendendo disponibile in rete l’ archivio di Cameraphoto, bisognerà ringraziare due volte il miracolo della tecnologia. Ma sarà una corsa contro il tempo: con il passare delle settimane la luce non cessa di agire sulle pellicole. Chissà quanti altri fondi fotografici si trovano in condizioni analoghe. Speriamo che sia solo l’ inizio.

Selezionati i finalisti del concorso fra corti «solidali»

Corriere della Sera

link

Sono 10 i finalisti del contest «Digitali e solidali» promosso dalla Fondazione Ente dello Spettacolo con l’ inserto del Corriere Buone Notizie e Fastweb: i nomi sono stati annunciati ieri a Venezia durante la Mostra del Cinema. Le opere, selezionate fra le 69 pervenute, passano ora al vaglio della giuria di qualità presieduta da regista Salvatore Mereu (foto). I tre vincitori verranno proclamati il 7 ottobre prossimo a Castiglione del Lago (Perugia), durante l’ evento per festeggiare i novant’ anni della rivista Il cinematografo. Questi corti verranno poi trasmessi da Rai Movie e pubblicati sui canali di Corriere e Fastweb. Obiettivo duplice per questa competizione riservata ai giovani: raccontare storie positive e mostrare gli aspetti positivi della rete e le opportunità offerte dal digitale.

Cambia il Garante: Conte teme lo stallo (e le pressioni di B.)

Il Fatto Quotidiano
Carlo Tecce
link

APalazzo Chigi temono la tempesta perfetta di settembre. Non quella che in giornalese riguarda le finanze italiane, né quella che i meteorologi evocano per stimolare isterismi, ma la nomina del presidente dell’ Antitrust. Con un paio di mesi di anticipo, l’ avvocato Giovanni Pitruzzella lascia l’ incarico il primo ottobre per la Corte di Giustizia europea. Il premier Giuseppe Conte è inquieto non perché consideri insostituibile Pitruzzella, ma per le modalità previste dalla legge che coinvolgono soltanto i presidenti di Camera e Senato. Decidono in due. Cioè Roberto Fico, che rappresenta la minoranza sempre più pura e sempre meno silenziosa dei Cinquestelle e Maria Elisabetta Alberti Casellati, che non risponde a Forza Italia, l’ astratto partito di appartenenza, ma a Silvio Berlusconi, il padrone di Mediaset, interessato a un vertice Antitrust, se non servile, almeno non ostile per diverse ragioni. Appare assurdo scorgere adesso un punto di sintesi fra le istanze di Fico e Casellati, che devono fondersi per scegliere assieme il capo di un’ Autorità che tutela la concorrenza nel mercato italiano per sette anni, uno spazio temporale che in politica pesa il doppio, il triplo. Quando Pitruzzella fu promosso all’ Antitrust, nell’ autunno del 2011, al governo c’ erano i tecnici di Mario Monti, in Parlamento c’ erano Renato Schifani (Senato) e Gianfranco Fini (Camera). A Palazzo Chigi sperano che la convenienza politica risparmi una poltrona così longeva e così rilevante. Qualche settimana fa, è circolata l’ ipotesi di pubblicare un bando sui siti di Camera e Senato per raccogliere le candidature di chi ha un profilo adatto a guidare l’ Antitrust: un metodo trasparente e semplice per creare un gruppo di partenza da sottoporre ai pareri vincolanti di Fico e Casellati. Non è accaduto e dunque le valutazioni dei presidenti del Parlamento restano discrezionali. Questa vicenda può diventare ancora più complessa se rientra in uno scambio fra gli alleati saltuari leghisti e forzisti, peraltro durante le ultime trattative sul Cda Rai – al momento paralizzato – che incidono sulle direzioni di Viale Mazzini e soprattutto su Marcello Foa, il presidente designato dal governo gialloverde e bocciato in commissione di Vigilanza dall’ asse Pd-FI. I dossier Antitrust – assieme a quelli dell’ Autorità di garanzia per le comunicazioni – che toccano (o possono toccare) gli affari di Berlusconi sono innumerevoli. C’ è un elenco già ampio e aperto. Per esempio: 1) L’ accordo commerciale – al limite del confine industriale – fra Sky Italia e Premium che comprime l’ offerta della televisione a pagamento. 2) Le compravendite a ripetizione di Mediaset delle emittenti radiofoniche, col gruppo del Biscione che s’ impone tra i privati. 3) Il rispetto dei limiti della concentrazione pubblicitaria. 4) Il rapporto anomalo con il nemico francese Vivendi, che detiene il 29 per cento (di cui il 19 congelato) del capitale di Mediaset e il 23,9 di Telecom. 5) Il progetto di una azienda unica e statale delle torri tv. Il 27 agosto è iniziata l’ operazione di acquisto congiunta e totalitaria di “2i Tower”, il veicolo societario di F2I al 60 per cento e di Mediaset al 40 per il controllo di Ei Towers, già partecipata al 40 per cento da Elettronica Industriale del Biscione. Il fondo strategico F2I ha la pubblica Cassa Depositi e Prestiti fra gli azionisti maggiori con il 14 per cento. Questa mossa vale 1,6 miliardi di euro e genera una monetizzazione di 200 milioni per Mediaset. È l’ avvio di un piano che potrebbe terminare con una fusione con Rai Way e una liquidazione miliardaria dal settore di Berlusconi. Oltre a Mediaset c’ è di più, ovvio, e lavorare senza il presidente può rallentare pratiche già lunghe. Con i tagli di Monti, l’ Autorità è passata da cinque a tre membri. Oggi ci sono l’ uscente Pitruzzella, il magistrato Gabriella Muscolo (scade nel 2021), il giurista Michele Ainis (2023). Quando non c’ è unanimità, il voto del presidente è determinante. In assenza del presidente, secondo il regolamento comanda il consigliere anziano per mandato. Addossare a Muscolo e Ainis la gestione totale dell’ Antitrust, mentre le istituzioni litigano, non sarà uno spettacolo del cambiamento.

L’ autunno caldo dell’ editoria italiana

Il Giornale
Stefania Vitulli
link

Settembre è il mese più atteso per l’ editoria, insieme al Natale e all’ ombrellone, ma anche il più rischioso: si rientra da un’ estate di letture e i titoli in libreria devono essere davvero bombe eccezionali per spingerci all’ acquisto. Molti editori si sono giocati le carte migliori addirittura il 30 agosto, perché a far da vetrina per le prime uscite ci sono i Festival: Sarzana, Mantova, Pordenone e decine di altri. Ma per quando cominceranno a cader le foglie ci vuole una guida ragionata. Ecco dunque le selezioni più attraenti da qui a fine anno, almeno sulla carta, divise per temi, focus, tendenze. A giudicare dalle uscite a catalogo, sarà un autunno quantomeno interessante, in cui sicuramente vincono le traduzioni sugli esordienti italiani, indietreggiano fino quasi a sparire saghe e trilogie mentre saggistica di qualità, biografie e memoir conquistano un definitivo posto d’ elezione e (…) (…) infine «grandi vecchi», italiani e stranieri, e repechage letterari rimangono sempre le scelte migliori quando bisogna mettere mano al portafogli. QUANTI RICORDI Il memoir, per non dire dell’ autobiografia, è ormai un sicuro genere da classifica, da qualsiasi fonte provengano i ricordi. Il titolo dell’ autunno se lo è aggiudicato Garzanti: Becoming. La mia storia, di Michelle Obama, in uscita il 13 novembre in contemporanea mondiale, parte dall’ infanzia a Chicago fino alla Casa Bianca, stressando gli aspetti ispirazionali di una self made woman. La nave di Teseo invece ne porta alle stampe uno spaziale, quello di Samantha Cristoforetti, che arriva in libreria a inizio ottobre con Diario di un’ apprendista astronauta. Tra i pop vip, si confessa Tina Turner con My Love Story (Harper Collins, fine ottobre), mentre il 25 ottobre torna anche la guru del memoir, Joan Didion, per Il Saggiatore con Da dove vengo, la sua autobiografia definitiva, che prende le mosse addirittura dalla nascita della bis bis bis bis bisnonna in Virginia nel 1766. ESORDI A SORPRESA Non hanno resistito alla tentazione dell’ esordio narrativo, pur facendo ben altro mestiere. Parte Elio, con Uaired (a ottobre per La nave di Teseo), «commedia digitale» scritta a quattro mani con Franco Losi, esperto di start up e intelligenza artificiale, in cui Giac e Toni, due ragazzi della provincia pavese, grazie a un misterioso vicino di casa entrano in contatto con gli alieni, gli Uaired, che comunicano telepaticamente. Segue Pif, con E Dio perdona tutti (Feltrinelli, 15 novembre), in cui l’ agente immobiliare 35enne Arturo è un mediocre precisino finché non incontra Lei, irresistibile pasticciera devota alla parola di Papa Francesco. I SOLITI ITALIANI Grandi ritorni nostrani attesissimi se li è assicurati Mondadori. La prima è Benedetta Cibrario che a inizio ottobre torna in libreria dopo anni di assenza con il romanzo Il rumore del mondo. Per definirlo è stato evocato persino Il Gattopardo: la storia è ambientata tra Piemonte e Inghilterra nella prima metà dell’ Ottocento. Un ufficiale piemontese di stanza a Londra sposa la figlia di un ricco mercante di seta inglese e la coppia, ma soprattutto la protagonista, vive il momento di sfida risorgimentale in un Paese che va facendosi. Bompiani punta alle prime posizioni in classifica con il nuovo romanzo di Antonio Scurati, M. il figlio del secolo, in uscita il 12 settembre. Oltre 800 pagine di sudati studi e documenti trasformati in romanzo su Mussolini, in una riscrittura del ventennio fascista in cui, si garantisce, «nulla è inventato». Torna Tiziano Scarpa per Minimum Fax con la raccolta di storie brevi in versi Una libellula di città, il 27 settembre torna Antonio Moresco con un nuovo editore, Sem, e Il grido, un pamphlet di denuncia dell’ indifferenza umana verso la natura, in cui per dare ragione della nostra possibile estinzione si dialoga con Hawking, Einstein, Marx e pure la Dickinson. SAGGISTICA DI QUALITÀ Scardinare certezze e darci una mano nel quotidiano sono gli obiettivi dei saggi autunnali. In cima alla lista c’ è Rischiare grosso di Nassim Taleb, l’ autore del Cigno nero, in libreria per Il Saggiatore l’ 8 novembre, analisi impietosa dell’ oggi, dalla crisi alla Brexit. Segue Adelphi, che punta il 18 settembre su Essere una macchina di Mark O’ Connell: transumanisti, biohacker, esperimenti criogenici e altre contemporanee fantarealtà sono indagate in un saggio documentato che ha dell’ inverosimile. Chiude Marsilio, con un illuminante saggio di Edith Sheffer in uscita il 27 settembre, I bambini di Asperger. La scoperta dell’ autismo nella Vienna nazista, che ricostruisce le ricerche di Hans Asperger all’ ombra del Terzo Reich. STRANIERI IMPERDIBILI Ottobre sarà il mese di Murakami Haruki, che esce per Einaudi con il primo dei due tomi di un romanzo focalizzato sul senso dell’ arte, L’ assassinio del commendatore. Idee che affiorano: un pittore si separa dalla moglie e nella casa in cui si stabilisce trova un misterioso dipinto. Sempre a ottobre Dave Eggers racconta la storia vera di un giovane immigrato yemenita negli Usa in Il guru del caffè (Mondadori), mentre il 15 novembre Jonathan Coe riporta la famiglia Trotter al centro di un divertente riassunto degli ultimi dieci anni britannici con Middle England (Feltrinelli). Quattro chicche per intenditori: il 13 settembre per Guanda John Banville con Isabel; il 18 settembre per Adelphi esce Gli undici di Pierre Michon, romanzo sul Terrore nella Rivoluzione francese; ancora a metà settembre, per Sem, Gert Nygardshaug con L’ amuleto, primo romanzo edito in Italia di un autore di culto in Norvegia, amatissimo da Fred Vargas; infine Figli di sangue e di ossa (Rizzoli, 16 ottobre) di Tomi Adeyemi, fantasy afropolitan che attinge alla mitologia yoruba, in testa alle classifiche del NYT da oltre 15 settimane, che diverrà un film per Fox 2000. CLASSICI E NUOVI CLASSICI Basta intendersi sul significato di «classici»: di certo fa notizia una nuova traduzione del Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien a cura di Ottavio Fatica per Bompiani (primo volume in uscita il 24 ottobre), così come Le nebbie di Avalon di Marion Zimmer Bradley (da tempo fuori catalogo), per la prima volta in edizione integrale in Italia (Harper Collins) e Piccole donne di Louisa May Alcott a fumetti (per i 150 anni dell’ opera) per Il Castoro. Ma sono già classici Philip Roth, di cui Einaudi traduce Perché scrivere? Saggi 1960-2013 (metà ottobre), Allen Ginsberg, di cui Il Saggiatore pubblica Le migliori menti della mia generazione (6 dicembre) e Antonio Tabucchi, cui va a metà ottobre il tributo di un «Meridiano» che contiene anche un romanzo inedito scritto negli anni ’70: Lettere a capitano Nemo. Per i bambini c’ è Astrid Lindgren, che Iperborea riporta in libreria a ottobre con la nuova raccolta di otto avventure Peter e Petra e per i lettori raffinati William T. Vollmann, che a novembre arriva con I fucili per Minimum Fax.

I piccoli(ssimi) editori pensano in grande

Il Giornale
SVit
link

Felicemente agguerriti nella scelta di titoli di culto o di nicchia, curati e accattivanti: sono i piccoli e piccolissimi editori indipendenti, che danno una scossa brillante alla rentrée 2018. Tra i più interessanti segnaliamo l’ originale e global Carbonio che – dopo aver portato in libreria alla fine di agosto Masha Gessen con Perfect rigor. Storia di un genio e della più grande conquista matematica del secolo, ricostruzione della tragica vita del geniale matematico russo Grigorij Perel’ man – promette un ottimo novembre: vedremo in libreria il provocatorio pamphlet Meglio non essere mai nati. Il dolore di venire al mondo del filosofo sudafricano David Benatar, campione del nichilismo contemporaneo, per il quale la vita è così tragica che l’ ottimismo evoluzionista non è un’ opzione, e Il talento del crimine di Jill Dawson, che potrebbe segnare la nascita di un nuovo genere, il thriller biografico. Al centro del plot, infatti, la vita di Patricia Highsmith e gli abissi della sua mente letteraria, ossessionata dalle visite di una misteriosa giornalista. Altro marchio da tenere d’ occhio è il raffinato ItaloSvevo, che per la sua collana «Piccola Biblioteca di Letteratura Inutile» il 6 settembre porta in libreria Silvio Perrella, a ottobre Giovanni Nucci e ad autunno inoltrato propone due vere chicche: Quante Venezie dell’ editore e autore da poco scomparso Cesare De Michelis, che esplora i volti della laguna in quattro storie tra passato e cambiamento e, per le strenne, un asso, il dramma di Orson Welles Moby Dick Rehearsed (qui tradotto da Marco Rossari), messo in scena per la prima volta nel 1955 al Duke of York’ s Theatre a Londra, teatro nel teatro ispirato al capolavoro di Melville. La US-oriented Black Coffee lancia invece un titolo che farà discutere. L’ 11 ottobre arriva infatti Boy Erased di Garrard Conley – da cui è stato tratto un film che in Italia uscirà a novembre, con Russell Crowe e Nicole Kidman – memoir del figlio gay di un pastore protestante in un paesino dell’ Arkansas che viene mandato a un campo di «conversion therapy» affinché «guarisca» dall’ omosessualità. La storia va oltre il coming out per affrontare temi come l’ identità, la fede e la famiglia, come cita il sottotitolo, e identifica, senza additarli, codici sociali e stereotipi cruciali per la comprensione di che cosa ancora intendiamo per devianza sessuale. Dalla narrativa americana alla saggistica autorevole con Codice, che per il 13 settembre ha in serbo Nessun dorma, raccolta di scoperte e testimonianze dal turbolento mondo del sonno, a firma del divulgatore scientifico, ma soprattutto narcolettico, Henry Nicholls, e Houdini di Massimo Polidoro, l’ opinionista amato da Piero Angela. Sontuose strenne di Codice, in uscita rispettivamente il 25 ottobre e l’ 8 novembre, saranno Quadri della natura di Alexander Von Humboldt, un classico della letteratura scientifica con decine di illustrazioni, e Mirabilia. La botanica nascosta nell’ arte di Renato Bruni, in cui le opere di Hopper, Warhol, Banksy, Hokusai svelano il mondo delle piante, le dinamiche ecologiche e le nuove frontiere della ricerca scientifica proprio come in una mostra d’ arte. Per chi privilegia la prospettiva critica sull’ inarrestabile diffusione e accelerazione mediatica e digitale, l’ editore Franco Cesati propone due titoli da riflessione in un giorno di pioggia, entrambi in uscita a ottobre: Ecce Video. TV e letteratura dagli anni Ottanta ad oggi, firmato dalla coppia Venturini-Melani, esplora la (spesso inquietante) presenza della tv nelle opere letterarie, da Antonio Scurati a Walter Siti, e People watching in rete di Silvia Avallone che si occupa di etnografia digitale – o netnografia, come la definisce l’ americano Robert Kozinets – ovvero costumi, rituali e linguaggi delle aggregazioni online, così spesso «spiati» dai maghi del marketing. SVit.

Latella e Giannino protagonisti del Mattino di Radio 24

Il Sole 24 Ore

link

Da domani parte il nuovo palinsesto di Radio24, che ha raggiunto quota 2,2 milioni di asoltatori. Tra le novità la conduzione di 24Mattino, che è una delle trasmissioni di punta, è affidata a Maria Latella. Il viaggio quotidiano nell’ informazione inizia alle 6.30 con le notizie del giorno, gli approfondimenti, la rassegna stampa, i commenti e le interviste più interessanti. Dalle 8.15 la conduzione raddoppia: con Maria Latella c’ è anche Oscar Giannino (rispettivamente nelle foto), e si confrontano sui temi principali della giornata coinvolgendo protagonisti della politica, dell’ economia e dell’ attualità. Latella e Giannino svilupperanno il programma indossando i panni di due personaggi della mitologia, Morgana e Merlino, e guideranno gli ascoltatori nella lettura degli scenari di attualità. Microfoni aperti agli ascoltatori e ai loro commenti. Giannino – con Carlo Alberto Carnevale Maffè, Renato Cifarelli e Mario Seminerio – continuerà a condurre la trasmissione «I Conti della Belva». Forte l’ offerta informativa con 18 Gr quotidiani curati dalla redazione e due approfondimenti, alle 13 in Effetto Giorno di Simone Spetia e alle 21 con Effetto Notte di Roberta Giordano.

L’ anno del «big bang» per la televisione del futuro

Il Sole 24 Ore
Andrea Biondi
link

Go big or go home. I player del mercato televisivo e dei contenuti negli Usa di questo concetto hanno fatto quasi un dogma. È di giugno l’ ok definitivo alla fusione da 85 miliardi di dollari fra AT&T e Time Warner. A fine luglio il secondo, fragoroso, urlo del mercato con l’ ok degli azionisti di entrambe le società al deal fra Disney e 21st Century Fox (ora restano altri passaggi regolamentari con la previsione di completare la fusione nella prima metà del 2019). Ma dagli Stati Uniti l’ onda sta caricando verso l’ Europa, sull’ asse Comcast-Sky e non solo. Un big bang, per la tv del futuro. In cui nulla è da dare per scontato, neanche nella metà campo dei “nuovi ricchi”: i giganti del videostreaming che capeggiati da Netflix hanno picchiato sulle fondamenta del mercato audiovisivo tradizionale. Netflix, fra passato e futuro Volendo parlare di Netflix, la presentazione degli ultimi conti ha avuto l’ effetto di un bagno di realtà. I numeri del secondo trimestre, pur puntando verso l’ alto, non sono piaciuti e gli analisti hanno iniziato a vedere nuvole sempre più minacciose all’ orizzonte, a partire da quei “total liabilities”, il totale delle passività, a 18 miliardi di dollari, di cui 6 a breve termine. Anche perché l’ asticella dei costi per i contenuti continua ad alzarsi: 8 miliardi di dollari nel 2018 con alcuni che si sono spinti fino a prevederne 12. In questo quadro non giova essere diventata il primo bersaglio della “contraerea”: l’ annuncio di Disney – un anno fa – di togliere dal catalogo Netflix i propri film e le serie tv nel 2019 (pensando a un proprio servizio che analisti e commentatori hanno battezzato “Disneyflix”) ha segnato un punto di rottura. La spinta dei competitor Nel video on demand starebbe per scendere in campo, e con decisione, Walmart. In realtà il colosso Usa dei supermercati già possiede dal 2010 Vudu, una piattaforma secondo il modello Tvod: paghi per quello che richiedi. Per ora un’ esperienza residuale. Nella nuova avventura di Walmart c’ è invece lo Svod, il videostreaming in abbonamento, in diretta competizione con Netflix e con una Amazon intenzionata a fare sempre più sul serio con la sua Prime Video. Secondo l’ agenzia Bloomberg, starebbe trattando con gli studios Sony e Paramount per cofinanziare la produzione di film in cambio di alcuni diritti relativi alla distribuzione in streaming. Forti investimenti in contenuti (5 miliardi di dollari quest’ anno secondo Bloomberg) e l’ attenzione allo sport, ma anche l’ integrazione fra video ed e-commerce, come da offerta Prime, fanno di Amazon un player molto temuto. All’ elenco si uniscono Youtube Tv (per ora in Usa) e Facebook Watch, la cui espansione su scala globale (con sbarco in Italia solo su dispositivi mobile per ora) è stata annunciata in settimana. Insomma, tutti colossi in grado di darsi spallate non da poco. Fare massa critica è diventata così un’ esigenza non procrastinabile. La concentrazione «difensiva» Negli Usa a marzo si è completata la fusione fra Discovery e Scripps: un rafforzamento sul fronte domestico ma anche in Europa per la posizione che Scripps ha in Uk e Polonia. A metà luglio Comcast, nel ritirarsi dalla battaglia per Fox, ha invece spianato la strada alla conquista dell’ impero di Rupert Murdoch da parte di Disney per 71,3 miliardi di dollari. A passare di mano saranno la casa di produzione cinematografica 20th Century Fox, gli studios tv, reti e canali, il controllo del gigante Star in India e il 30% del servizio di streaming Hulu. Un’ incognita riguarda Sky: sull’ intento di Murdoch di rilevare il 61% che non possiede pesano infatti proprio le avances dell’ avversaria Comcast. Del resto, per quest’ ultima che è un colosso delle tlc ma anche uno dei leader della tv via cavo in Usa e proprietaria di Nbc Universal e Dreamworks, conquistare Sky significherebbe diventare il principale operatore di pay tv nel mondo – escluso il mercato domestico cinese – con oltre 45 milioni di abbonati, entrando da protagonista in mercati come Italia, Uk, Germania, Irlanda e Austria. La corsa del Vod Di fondo c’ è che occorre fare i conti con l’ avanzata prepotente del video on demand. «Nei prossimi anni i servizi Svod, focalizzandosi su contenuti premium e andando a concorrere per i diritti sportivi e contenuti lineari, mireranno a fornire una programmazione che punterà a far diventare il Vod un sostituto piuttosto che un complemento della tv tradizionale», spiega Augusto Preta di It Media Consulting che nel suo report “Video on demand in Europe 2018-2021”, fra i vari risultati ha evidenziato che i ricavi totali del Vod in Europa dovrebbero salire dai 6,26 miliardi del 2018 agli 8,8 miliardi del 2021. Una crescita che «sta guidando un significativo calo degli abbonamenti alla pay tv». Non a caso in Uk l’ Ofcom, l’ Authority per le comunicazioni, ha sancito nel primo trimestre il sorpasso degli abbonamenti allo streaming (15,5 milioni) su quelli alla pay tv (15,1). C’ è a ogni modo un aspetto da sottolineare secondo Emilio Pucci, direttore e-Media Institute: «La tv sta mantenendo la sua centralità all’ interno del sistema audiovisivo che cresce». Certo, i deal al di là dell’ Atlantico dicono di un salto che i gruppi storici stanno compiendo per avere dimensioni da contrapporre ai vari Amazon, Netflix, Facebook, Google, Apple. «Il passaggio successivo – aggiunge Pucci – sarà il lancio di piattaforme globali, come ad esempio la ipotetica globalizzazione di Hulu che per ora resta solo statunitense». La partita europea Con le mire di Comcast su Sky la fase di effervescenza negli Usa approda nel Vecchio continente. Prima conseguenza: la spinta a una sempre maggiore convergenza fra tlc e media. Seconda: i broadcaster tradizionali iniziano a muoversi. Si pensi alla collaborazione fra Rai, France Télévisions e la tedesca Zdf per la coproduzione di fiction. Sempre alla logica del rafforzamento rispondono i ragionamenti in casa Mediaset, dove l’ ad Pier Silvio Berlusconi ha segnalato come il gruppo – che ha Mediaset España e che alla veste internazionale aveva evidentemente mirato con il matrimonio, finito male prima ancora di iniziare, con i francesi di Vivendi – stia pensando a uno sviluppo internazionale. Si parla di Tf1 e Prosiebensat, con la pista tedesca che sembra la più calda. I proventi dell’ operazione EiTowers, con una plusvalenza superiore ai 510 milioni, potrebbero essere la chiave per un progetto che ha avuto quantomeno un prodromo nell’ alleanza “Ebx” sugli spot (Mediaset, Prosiebensat, Tf1 e Channel 4). Le possibili intese tra i broadcaster vanno ora a intrecciarsi con il futuro in arrivo per Sky che, peraltro, ha avuto un anno di grande dinamismo, dall’ accordo commerciale con Mediaset in Italia all’ intesa paneuropea con Netflix che si svilupperà fra 2019 e 2020. Lo spettacolo è appena iniziato.

Torna «Presa diretta» per indagare sui mali dell’ Italia

Il Tempo
M.C.
link

Riccardo Iacona torna su Rai 3 con sette nuove puntate di Presa Diretta. L’ appuntamento è in prima serata a partire da domani. Il conduttore anticipa che si tratta di inchieste e reportage su problematiche di stretta attualità, molte delle quali inserite nell’ agenda del governo per i prossimi mesi. L’ esordio avviene con una puntata dedicata al bene prezioso dell’ acqua. “Faremo un viaggio per capire come viene gestita la fruizione dell’ acqua e cercheremo di capire quanta ne resta ancora a disposizione” anticipa Riccardo Ia cona. “Il prezioso liquido è a rischio perché ancora oggi se ne spreca troppo. Noi vogliamo indagare proprio su questi sprechi e fornire ai telespettatori un quadro, il più esauriente e completo possibile, degli accorgimenti messi in atto, per bloccare la penuria di un elemento che, purtroppo, nel mondo, sembra destinato a finire. Ad esempio ci sono molte perdite nascoste nel sottosuolo di cui non ci si accorge fino a quando non accade un evento che le mette in evidenza”. “Ci soffermeremo su tre Regioni in particolare: la Calabria, la Lombardia e la Puglia e ne analizzere mo la situazione dal punto di vista idrico mettendone in evidenza la maggiore o minore competenza nella gestione dell’ acqua stessa”, anticipa Iacona. E spiega che, mentre la Calabria presenta ancora delle precarietà, la Lombardia è un modello di efficienza. In Puglia, invece, l’ acquedotto locale in collaborazione con il Cnr sta portando avanti delle innovazioni notevolissime. La puntata tenterà di rispondere ad una domanda inquietante: quanta acqua il pianeta Terra ha ancora a disposizione? La seconda puntata è dedicata ad un viaggio nell’ Artico realizzato da Alessandro Macina, uno degli storici invia ti di Presa Diretta. Verrà fatto il punto sui cambiamenti climatici cercando di capire, nel luogo più fragile del mondo già oggi a rischio, come le mutazioni incidono anche alle nostre latitudini. La puntata fornirà anche dei dati esclusivi. Iacona sottolinea l’ impegno della Rai nell’ investire economicamente su progetti di grande interesse pubblico. Tra gli altri argomenti di cui si occupa Presa Diretta, nel corso delle settimane, anche la burocrazia. E’ colpa del mancato funzionamento della macchina dell’ amministrazione pubblica se l’ Italia è un paese poco competitivo? Ma non tutto è negativo: esisto no anche esempi positivi che andranno evidenziati. Presa Diretta punta l’ attenzione su quei cittadini che si sentono abbandonati dallo Stato. Infine viene proposta una inchiesta sul funzionamento del nostro cervello: quanto influisce sul suo funzionamento lo stato di connessione perenne con il web e la rete Internet?

L'articolo Rassegna Stampa del 02/09/2018 proviene da Editoria.tv.

Rassegna Stampa del 03/09/2018

$
0
0

Indice Articoli

E il Daily Mail cambia bandiera “L’ uscita sia il più soft possibile”

AFFARI IN PIAZZA

Nomine, “sulla Rai la solita spartizione”

Bestemmia in tv, la multa dopo 4 anni

Bonus pubblicità, invio doppio

Rileva l’ iscrizione a Roc o tribunali

DAZN AL BAR LA SOLUZIONE

E io le partite ve le farò vedere su Facebook

Off shore

CHI È Simone Morandi è avvocato dello spettacolo. Tra i clienti, Dario Argento. Ha studiato astrologia nella «Astrology School di Londra». PER C

E il Daily Mail cambia bandiera “L’ uscita sia il più soft possibile”

Affari & Finanza

link

NUOVO DIRETTORE PER IL TABLOID CHE CON LA SUA PROPAGANDA AVEVA CONTRIBUITO ALLA VITTORIA DEL “LEAVE” E NUOVA LINEA POLITICA: MA PER UN ALTRO REFERENDUM FORSE È TARDI Londra S arà un giornalista a fermare la Brexit? Bè, a fermarla forse no, ma come minimo Geordie Greig potrebbe frenarla, contribuendo a far passare la versione “soft” (in cui la Gran Bretagna mantiene un piede in Europa) anziché quella “hard” desiderata dai brexitiani duri e puri. In settembre Greig assumerà l’ incarico a cui è stato nominato questa estate come nuovo direttore del Daily Mail, che con 1 milione e 200 mila copie di tiratura è il secondo quotidiano più diffuso del Regno Unito (dopo il Sun di Rupert Murdoch a quota 1 milione e 400 mila) ed è nell’ opinione dominante quello che meglio rappresenta la cosiddetta “Middle England”, l’ uomo della strada. Venendo dalla direzione del Mail on Sunday, l’ edizione domenicale del quotidiano (che in questo paese tende ad avere una redazione separata), teoricamente il suo arrivo non sarebbe traumatico. Ma in realtà è una rivoluzione: perché prende il posto di Paul Dacre, per un quarto di secolo direttore del Mail, uno dei giornalisti più influenti (e più temuti – dicono i suoi critici) di Fleet Street, la strada di Londra in cui è nato il giornalismo moderno. Anche se i giornali oggi si sono tutti trasferiti altrove, con il nome di questa piccola via nel cuore della capitale si continua a evocare la stampa e il suo potere. Ne aveva moltissimo, di potere, Dacre: al punto da dare al Daily Mail una linea furiosamente pro-Brexit, nonostante il suo proprietario, lord Rothermere, sia anti-brexitiano. L’ editore ha sopportato Dacre per venticinque anni, anche perché grazie a lui la versione online è diventata la più letta del mondo (fra i media di lingua inglese ad accesso completamente gratuito). Ma ora lo ha estromesso, proprio mentre il negoziato sulla Brexit è entrato nella decisiva fase finale, e a sostituirlo ha chiamato Greig, che dalle colonne del Mail on Sunday non risparmiava invece critiche alla Brexit. Cosa succederà adesso? Dacre non è scomparso: è stato formalmente promosso a un incarico manageriale di supervisione dell’ intero settore giornali del gruppo. Una poltrona da cui avverte: «Cambiare linea al Mail sulla Brexit sarebbe un suicidio dal punto di vista del marketing, perché andrebbe contro quello che pensano i nostri lettori». Tuttavia i lettori erano già abituati a leggere, dopo sei giorni di tifo sfegatato per la Brexit, un giornale più moderato sul tema, se non addirittura critico, la domenica, e non sembra che protestassero. Per il momento Greig non parla. Dice chi lo conosce bene: «Geordie non pensa che la Brexit debba essere fermata. Ma non pensa nemmeno che debba accadere a spese dell’ unità nazionale o impoverendo gli elettori». Tradotto in parole concrete: dopo essersi apertamente battuto nella campagna referendaria di due anni fa per la permanenza della Gran Bretagna nell’ Unione Europea, il nuovo direttore del Mail vuole evitare che la Brexit provochi la secessione di Irlanda del Nord o Scozia e un grave danno all’ economia britannica. C’ è un solo modo per centrare un obiettivo simile: mantenere il Regno Unito nel mercato comune (il “modello Norvegia”) o almeno nell’ unione doganale (il “modello Turchia”). Se poi il dibattito politico portasse a un secondo referendum sulla Brexit o a nuove elezioni (in cui la Brexit giocherebbe un ruolo chiave), il suo Mail potrebbe essere l’ ago della bilancia per una Brexit più soft possibile, se non per evitarla del tutto. Come che sia ci sono grandi aspettative sul nuovo direttore del Daily Mail. Non a caso, rivela il Financial Times, uno dei primi a invitarlo a cena, dopo la nomina, è stato l’ ex-primo ministro conservatore John Major, anche lui risolutamente schierato contro la Brexit e favorevole a un secondo referendum per cancellarla. Dall’ incontro non trapelano commenti. Ma l’ ex- premier, secondo uno dei commensali presenti a tavola, avrebbe affermato che Greig «ha il potere e il potenziale per modificare il corso politico del nostro paese». (e.f.) © RIPRODUZIONE RISERVATA 1 2 Geordie Greig (1), il nuovo direttore del Daily Mail, di decisa tendenza europeista: proprio il giornale era stato invece il più accanito sostenitore del “leave” ma ora cambia di 360° orientamento; John Major (2): l’ ex premier è il politico più dichiaratamente esposto per il rientro in Europa ed è non a caso il “consigliori” per la nuova strategia del Mail.

AFFARI IN PIAZZA

Affari & Finanza
ANDREA GIACOBINO
link

L’ isola dei famosi torna in nero: per la produttrice Magnolia c’ è una leggera frenata sui ricavi ma l’ utile ritrovato. La società televisiva è specializzata nella creazione, produzione e adattamento di format di intrattenimento. È controllata dal francese Banijay Group e guidata dal ceo Paolo Bassetti (il fratello Marco Bassetti è invece ceo della controllante Banijay). Il bilancio 2017 si è chiuso con un profitto di 2 milioni rispetto alla perdita di 1,5 milioni del 2016 mentre i ricavi anno su anno sono calati da 64,4 a 61,5 milioni. Nel 2017 la società ha costituito L’ Officina assieme a Fabio Fazio e ha liquidato invece TheBlogTV. Lo scorso anno Magnolia per la Rai oltre ai successi di L’ eredità e Pechino Express ha prodotto tra l’ altro la seconda stagione de Il collegio e la docufiction Mafia capitale. Per Sky ha realizzato la seconda serie di Guess my age, per Canale 5 la 12esima edizione de L’ isola dei famosi (il suo maggior successo dell’ anno), per La7 la settima stagione di Piazza pulita. © RIPRODUZIONE RISERVATA Paolo Bassetti, ceo di Magnolia.

Nomine, “sulla Rai la solita spartizione”

Il Fatto Quotidiano

link

Un confronto sullo stato dell’ informazione, ieri sul palco della Festa del Fatto tra il direttore del Tg La7 Enrico Mentana e Milena Gabanelli, fondatrice di Report e ora firma del Corriere della Sera. Nel dibattito coordinato da Paola Zanca, è Gabanelli la più dura: “Perché giornali e tv riprendono l’ ultima dichiarazione dell’ ultimo eletto? Un tempo le chiacchiere da bar dei politici restavano tali”. È successo, dicono, anche sulla tragedia del ponte di Genova: “Mi si rizzano i capelli quando un premier dice che non si possono aspettare i tempi della giustizia: una fake news di Stato”, sostiene Mentana. Anche per Gabanelli, l’ annuncio della revoca della concessione a tragedia appena accaduta è “una sparata e mi indigna come i giornali l’ abbiano ripresa. Chi costruisce poi? – si chiede la giornalista – Le responsabilità non si decidono lanciando un cappio al collo. I concessionari devono pagare caro e tutto, ma a fatti accertati”. Mentana allarga il discorso al Pd: “Non ci si concentra più sull’ elaborazione politica, ma sugli slogan. Per Zingaretti il Pd deve diventare primo sul web: ma che vuol dire?”. Però le responsabilità, ammettono Mentana e Gabanelli, sono anche dei mezzi di informazione. Per vari motivi. “I giornalisti che hanno amici che contano sono più accorti” punge la giornalista. Che però precisa: “Continuo a difendere l’ informazione pubblica, è garanzia di imparzialità. A Report mi hanno fatto mandare in onda tutto. Dove altro avrei potuto farlo?”. Però viale Mazzini era e resta terra di conquista. “Questo governo sta facendo come gli altri, spartendosi le poltrone” osserva Gabanelli. E il futuro? “La carta è destinata a finire – sostiene Mentana – Tra 4 giorni parte la società che gestirà il mio sito, fatto dai giovani per i giovani. Per me è il momento di restituire qualcosa”. Ma non solo: da stasera ogni lunedì Gabanelli in coda al Tg de La7 racconterà le inchieste di cui scrive sul Corsera nella rubrica Dataroom.

Bestemmia in tv, la multa dopo 4 anni

Il Giornale
Enza Cusmai
link

Enza Cusmai Per quella bestemmia sfuggita a Tiberio Timperi il 18 ottobre del 2014 durante Uno mattina in famiglia la Rai dovrà sborsare ben 25mila euro. Non ci sono più ricorsi che tengano. Il Tar Lazio (sentenza n.09009/2018) ha detto l’ ultima parola sulla brutta pagina della Tv di stato e ha stabilito due cose. Primo: l’ espressione sfuggita dalla bocca di Timperi «è senza dubbio una bestemmia/imprecazione, di contenuto lesivo dello sviluppo dei minori». Secondo: la Rai è responsabile di negligenza perché «trattandosi di contenuto preregistrato, poteva essere effettuato un preventivo controllo prima della sua messa in onda» ed è responsabile di imperizia, «essendo stato trasmesso per ben due volte». La vicenda dunque finisce con un sonora sconfitta della tv pubblica e con una vittoria del Codacons che, dopo la trasmissione, aveva chiesto alla Rai di assumere provvedimenti nel confronti del conduttore. Che non sono arrivati. Timperi, da parte sua, si era scusato in diretta il giorno dopo dagli schermi di Rai Uno, ma la Rai si era quasi spinta a giustificare il conduttore attribuendo il fatto a una «concatenazione di eventi, frutto di una serie di imprevisti non intenzionali e di disguidi tecnici successivi». Troppo poco per una bestemmia lanciata durante una trasmissione «per la famiglia». Così il Codacons ha presentato una formale denuncia all’ Autorità per le Comunicazioni, chiedendo di elevare una sanzione nei confronti della Rai. Istanza pienamente accolta dall’ Agcom, che ha deliberato una multa da 25mila euro verso l’ azienda per violazione dell’ art. 34 nella parte in cui stabilisce che «le trasmissioni non contengono programmi che possono nuocere allo sviluppo fisico, mentale o morale dei minori e film vietati ai minori di anni 14, a meno che la scelta dell’ ora (…) o qualsiasi altro accorgimento tecnico escludano che i minori che (…) vedano o ascoltino normalmente tali programmi». «Giustizia è fatta – dichiara il Codacons in un comunicato -. La responsabilità dell’ emittente era sotto gli occhi di tutti ed è stata riconosciuta anche dai giudici amministrativi. Avrebbe fatto meglio la Rai ad adoperarsi per evitare un episodio inaccettabile come questo, piuttosto che cercare giustificazioni a errore avvenuto». L’ associazione dei consumatori peraltro lamenta di aver «pagato a caro prezzo la sua ricerca di legalità perché non è stata più invitata nelle trasmissioni dirette da Timperi come anche in altre trasmissioni frequentate da altre associazioni dei consumatori».

Bonus pubblicità, invio doppio

Italia Oggi Sette
PAGINA A CURA DI ROBERTO LENZI
link

Dal 22 settembre 2018 potranno essere presentate le istanze di accesso al bonus pubblicità, sia per il 2017 che per il 2018, l’ ordine cronologico di presentazione delle domande non sarà rilevante. Lo scorso 31 luglio 2018 è stato adottato il provvedimento del capo dipartimento per la fruizione del credito di imposta sugli investimenti pubblicitari incrementali che, come previsto dall’ art. 5, comma 1, del dpcm 16 maggio 2018, n. 90, ha approvato il modello di comunicazione telematica e ha definito le modalità per la presentazione della comunicazione sull’ apposita piattaforma dell’ Agenzia delle entrate, ai fini della fruizione del credito di imposta per gli investimenti pubblicitari incrementali su quotidiani, periodici e sulle emittenti televisive e radiofoniche locali, di cui all’ articolo 57-bis del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50. Il modello può essere utilizzato in modo duale, quindi sia per la comunicazione per l’ accesso al credito d’ imposta per il 2018, sia per la dichiarazione sostitutiva relativa agli investimenti effettuati nel 2017. Le imprese che intendono agevolare sia le spese 2017 che le spese 2018 dovranno inviare due moduli. La comunicazione per l’ accesso al credito d’ imposta dovrà essere presentata dal 22 settembre al 22 ottobre 2018, per gli investimenti effettuati o da effettuare nell’ anno 2018, mentre per gli investimenti 2017, nella stessa finestra temporale, dovrà essere inviata la dichiarazione sostitutiva relativa agli investimenti effettuati. Pertanto, per l’ anno 2017 dovrà essere presentata solo la dichiarazione sostitutiva relativa agli investimenti effettuati, la quale, pervenendo a consuntivo, assumerà anche la valenza di comunicazione di accesso. Il credito sarà utilizzabile esclusivamente in compensazione, mediante il modello F24, dopo la realizzazione dell’ investimento incrementale nella misura indicata. Istanza telematica. La comunicazione e la dichiarazione sostitutiva devono essere presentate, esclusivamente in via telematica, al dipartimento per l’ informazione e l’ editoria della presidenza del consiglio dei ministri utilizzando i servizi telematici messi a disposizione dell’ agenzia delle entrate nell’ area riservata del sito alla quale è possibile accedere mediante identità spid o carta nazionale dei servizi, direttamente dai soggetti abilitati dell’ Agenzia, tramite una società del gruppo (società controllante e società controllate), nonché tramite intermediari abilitati quali professionisti, associazioni di categoria, Caf e altri soggetti. Nel riquadro dei «dati degli investimenti e del credito richiesto» vanno indicati i dati relativi agli investimenti pubblicitari effettuati o da effettuare su ciascun mezzo di informazione nell’ anno di riferimento nonché i dati relativi agli investimenti effettuati sui medesimi mezzi nell’ anno precedente. Operativamente, nella «comunicazione per l’ accesso al credito d’ imposta» è necessario inserire l’ anno di riferimento degli investimenti agevolabili, indicare l’ ammontare gli investimenti effettuati o da effettuare sulla stampa quotidiana e periodica, anche on-line e l’ ammontare degli investimenti effettuati nell’ anno precedente sulla stessa stampa, compilare i dati sugli investimenti sulle emittenti televisive e radiofoniche locali, analogiche o digitali. Normativa antimafia. Qualora l’ ammontare del credito d’ imposta indicato nella comunicazione o nella dichiarazione fosse superiore a 150 mila euro, il richiedente è tenuto a rilasciare una dichiarazione sostitutiva di iscrizione negli elenchi dei fornitori, prestatori di servizi ed esecutori di lavori non soggetti a tentativo di infiltrazione mafiosa (per le categorie di operatori economici ivi previste) oppure indicare nel riquadro «elenco dei soggetti sottoposti alla verifica antimafia» i codici fiscali di tutti i soggetti da sottoporre alla verifica antimafia. Esito entro la fine di novembre 2018. L’ elenco dei soggetti richiedenti il credito di imposta per gli investimenti relativi all’ anno 2018 sarà formato dal dipartimento per l’ informazione e l’ editoria della presidenza del consiglio dei ministri, e pubblicato sul sito istituzionale del dipartimento entro il 21 novembre 2018 con l’ indicazione dell’ eventuale percentuale provvisoria di riparto in caso di insufficienza di risorse e l’ importo teoricamente fruibile da ciascun soggetto dopo la realizzazione dell’ investimento incrementale. L’ eliminazione della modalità di presentazione della domanda a sportello eviterà pertanto la formazione di una graduatoria ma, come conseguenza, finanziando chiunque presenti domanda e ne abbia i requisiti, l’ ammontare del credito effettivamente fruibile sarà probabilmente inferiore a quanto richiesto. Conferma degli investimenti a gennaio 2019. La «dichiarazione sostitutiva relativa agli investimenti effettuati» per l’ accesso al beneficio per l’ anno 2018 dovrà essere presentata dal 1° al 31 gennaio dell’ anno 2019. Pertanto, le imprese che presentano domanda per l’ esercizio 2018 non esauriranno i loro adempimenti comunicativi, ma dovranno confermare o meno gli investimenti dichiarati con un’ ulteriore comunicazione a consuntivo. © Riproduzione riservata.

Rileva l’ iscrizione a Roc o tribunali

Italia Oggi Sette

link

Le imprese e i lavoratori autonomi, indipendentemente dalla natura giuridica assunta, dalle dimensioni aziendali e dal regime contabile adottato, nonché gli enti non commerciali, sono i beneficiari dell’ agevolazione. Potranno agevolare gli investimenti in campagne pubblicitarie sulla stampa quotidiana e periodica, anche online, e sulle emittenti televisive e radiofoniche locali analogiche o digitali. Gli investimenti incrementali ammessi al credito d’ imposta sono quelli riferiti all’ acquisto di spazi pubblicitari e inserzioni commerciali, effettuati esclusivamente su giornali quotidiani e periodici, pubblicati in edizione cartacea o editi in formato digitale, ovvero nell’ ambito della programmazione di emittenti televisive e radiofoniche locali, analogiche o digitali. Fondamentale l’ iscrizione al Roc o al tribunale. Sono ammissibili gli investimenti effettuati a partire dal 1° gennaio 2018, il cui valore superi di almeno l’ 1% gli analoghi investimenti effettuati sugli stessi mezzi di informazione nell’ anno precedente; l’ incremento percentuale è riferito al complesso degli investimenti effettuati, rispetto all’ anno precedente, sui mezzi di informazione di cui al periodo precedente. Gli investimenti pubblicitari ammissibili al credito d’ imposta sono effettuati su emittenti radiofoniche e televisive locali iscritte presso il registro degli operatori di comunicazione, e su giornali iscritti presso il competente tribunale, ovvero presso il menzionato registro degli operatori di comunicazione e dotati in ogni caso della figura del direttore responsabile. Le spese escluse. Sono escluse dal credito d’ imposta le spese sostenute per l’ acquisto di spazi nell’ ambito della programmazione o dei palinsesti editoriali per pubblicizzare o promuovere televendite di beni e servizi di qualunque tipologia, nonché quelle per la trasmissione o per l’ acquisto di spot radio e televisivi di inserzioni spazi promozionali relativi a servizi di pronostici, giochi o scommesse con vincite di denaro, di messaggeria vocale o chat-line con servizi a sovrapprezzo. Ai soli fini dell’ attribuzione del credito di imposta, le spese per l’ acquisto di pubblicità sono ammissibili al netto delle spese accessorie, dei costi di intermediazione e di ogni altra spesa diversa dall’ acquisto dello spazio pubblicitario, anche se a esso funzionale o connessa. Credito d’ imposta ordinario al 75%. Il credito d’ imposta è pari al 75% del valore incrementale degli investimenti effettuati. È invece ancora in attesa di autorizzazione comunitaria la maggiorazione al 90%, nel caso di microimprese, piccole e medie imprese e startup innovative. L’ agevolazione è concessa a ciascun soggetto, nel rispetto del limite delle risorse di bilancio pari a 62,5 milioni di euro, che costituisce il tetto di spesa da ripartire. Nel caso di insufficienza delle risorse disponibili rispetto alle richieste ammesse, sarà effettuata una ripartizione delle stesse tra i beneficiari in misura proporzionale al credito di imposta strettamente spettante calcolato.

DAZN AL BAR LA SOLUZIONE

La Repubblica

link

I n qualche modo, c’ è sempre più gente che sta facendo pace con Dazn. Non che tutto fili liscio ovunque, proprio no, ma la tensione sta calando e soprattutto in molti hanno deciso che il problema sta nella connessione e hanno cercato un rimedio. Su Twitter comunque ci si diverte sempre assai con chi protesta. E soprattutto con chi annuncia che, ovviamente alla fine del mese gratuito, darà disdetta ( tremenda disdetta). Da cui il facile e immediato: Disdetta Leotta. *** Il check più attendibile è però quello dei bar, soprattutto le migliaia di locali – per lo più gestiti da cinesi – che avevano l’ abbonamento a Premium. Per i bar, le gare di Dazn entrano in un abbonamento speciale, e costosetto, oltre i duecento euro al mese per tutta la A, e si vedono in digitale, senza internet. Da una prima impressione i bar sono pieni il doppio rispetto all’ anno scorso e gli spritz vanno che è una bellezza. *** Ovunque si vedono volti smarriti, le attività si fermano, i bambini non giocano, il nervosismo è palpabile. Ovvero, qualcuno faccia segnare un gol a CR7, con una class action, un’ opera di carità, qualcosa. Sennò non si vive più. Ieri a instillare qualche vaga speranza sono arrivati i 4 gol del piccolo Cristiano jr negli Under 9 della Juve. Il Tg sportivo di Mediaset ha fatto un servizio sull’ impresa del pupo, immagini sgranate dei gol riprese da un telefonino. Colonna sonora: Father and Son di Cat Stevens. Una commozione insostenibile. *** Seriamente, riecco Mediaset davvero. È ripartito ieri sera Pressing, stasera c’ è Tiki Taka, ma soprattutto ritorna il grande calcio in chiaro. Giovedì sera, per la Nations League, c’ è Germania-Francia su Canale 5, sapori mondiali. E si vedrà anche sul satellite, come ai bei tempi, in quanto i canali Mediaset a brevissimo torneranno visibili via decoder di Sky. *** E ieri, una tantum, anche un grande ritorno Rai. Ovvero quello alla Formula 1 ( solo per Monza). C’ è stato anche un discreto pre-gara. Il clou: una lunga intervista di Donatella Scarnati a padre Georg Gänswein, stretto collaboratore di Papi, nel senso dei Pontefici, grande appassionato di F1. *** Non che facesse ascolti oceanici, ma alla Rai in stagione manca anche e soprattutto lo spazio del sabato sera dopo il posticipo, su Raidue. Si faceva il punto, si faceva presenza nel calcio che conta già dal sabato, i non-abbonati potevano guardare tutto quello che era successo fino a quel momento. Peccato. *** ” A questo punto della partita c’ è bisogno di gambe fresche” (Francesco Guidolin, Dazn)

E io le partite ve le farò vedere su Facebook

L’Economia del Corriere della Sera

link

Prima che Dazn e il tema dello sport in live streaming arrivasse nel campionato di serie A, un italiano emigrato a Londra aveva cominciato la propria scalata in questo mercato. Lui è Andrea Radrizzani (segnalato nelle ultime settimane come possibile acquirente «del Bari»), patron del Leeds United (squadra di calcio dello Yorkshire) cofondatore e vice presidente di MP & Silva agenzia internazionale sportiva che si occupa di diritti media e servizi di sponsorship. Ed è proprio dalla vendita del 65% di MP & Silva allo Shanghai Jin Xin investment fund che Radrizzani ha trovato i soldi necessari per la sua ultima creatura, Eleven Sport, piattaforma nata tre anni fa con l’ obiettivo di segnare la discontinuità nel panorama sportivo inglese, grazie alla trasmissione in streaming delle partite. La solidità economica ancora non c’ è, come ha sottolineato il Financial Times, ma Radrizzani ha suggerito che la società valesse 200 milioni, estrapolando la cifra da un recente accordo per vendere il 50% delle sue attività polacche a Polsat, per 38 milioni. La strategia del manager è quella di investire cifre importanti per acquisire diritti: si parla di 300 milioni spesi negli ultimi anni con un portfolio di due milioni di clienti in tutto il mondo per il suo servizio Internet che possono salire a 17 milioni grazie agli accordi con le reti televisive in alcuni paesi. I mercati in cui è presente sono undici: trasmette in Belgio, Polonia, Portogallo, Singapore, Taiwan, Regno Unito e Irlanda (dove quest’ anno si è aggiudicato i diritti per la trasmissione della serie A italiana) e Stati Uniti. In Italia, in particolare, ha acquisito i diritti della Serie C. Mentre in Portogallo quest’ anno ha fatto uno shopping ancora più aggressivo, acquisendo i diritti per la Uefa Champions League. Ma è sui social che Radrizzani sta puntando. Nelle ultime settimane ha firmato un accordo con Facebook grazie al quale potrà trasmettere alcuni match del campionato italiano (ma anche della Liga spagnola) sulla sua pagina Facebook. Le licenze valgono solo per il Regno Unito per il momento, ma il deal è un primo passo verso un settore che già negli Stati Uniti ha preso piede. Twitter, Amazon e la stessa Facebook si stanno contendendo oltreoceano diritti per la trasmissione in streaming dei principali eventi sportivi, Nfl compresa. E per il momento sembra che il gioco valga la candela. Come ha spesso dichiarato il manager, Eleven Sport «non è nemico dei tradizionali broadcaster». Radrizzani ha più volte tentato siglare un accordo con Sky, BT e Virgin Media nel Regno Unito per aggiungere anche il suo canale sportivo al pacchetto offerto agli abbonati della pay Tv. Tentativo per ora fallito. Maria Elena Zanini.

Off shore

L’Economia del Corriere della Sera

link

Mercoledì 5 settembre scade il termine previsto dall’ Europarlamento per la presentazione degli emendamenti al testo della nuova e contrastatissima direttiva per la tutela del diritto d’ autore su Internet. Il voto nell’ aula di Strasburgo, presieduta da Antonio Tajani (nella foto), sulle modifiche proposte è già calendarizzato per il 12 settembre prossimo. E’ così ripartita l’ attività di lobbyng con intensità praticamente senza precedenti a livello Ue, attuata principalmente da multinazionali Usa della rete come Google e Facebook per convincere gli eurodeputati a lasciare le cose come stanno e a evitare regole più «costose» a tutela del copyright. Sul fronte opposto soprattutto gli editori dei giornali tradizionali puntano a far introdurre una adeguata remunerazione per l’ utilizzazione dei loro articoli su Internet. Nel luglio scorso le multinazionali Usa hanno ottenuto di far bocciare il testo della direttiva a Strasburgo e di far rinviare a settembre per consentire emendamenti. In pratica sono riuscite a spaccare i principali europartiti al loro interno, facendo saltare la tradizionale maggioranza composta dai popolari e dai socialisti (spesso con l’ appoggio dei liberali). Ma, sorprendentemente, hanno anche convinto editori di media informatici, come organismi favorevoli alla libertà dell’ informazione e dell’ utilizzazione del web, a schierarsi dalla loro parte: ventilando il dubbio che alcune parti ambigue del testo possano essere interpretate in senso penalizzante perfino a svantaggio di quanti utilizzano la rete senza interessi economici o obiettivi di guadagno. Lo scontro a Strasburgo si gioca sugli emendamenti perché possono arrivare a cambiare completamente quanto emerso dalla procedura comunitaria. Il testo iniziale proposto dalla Commissione appare comunque già superato dalle riserve del Consiglio dei 28 governi e dalle divergenze emerse nell’ Europarlamento. Dopo il voto degli eurodeputati del 12 settembre dovrebbe iniziare la procedura di negoziazione tra le tre istituzioni comunitarie (Commissione, Consiglio ed Europarlamento) per arrivare a un testo di compromesso finale. I tempi appaiono stretti per un dossier così contrastato. Anche perché la legislatura scade con l’ arrivo delle elezioni europee del maggio 2019. Non a caso l’ attività di lobbying a sostegno degli interessi di alcune multinazionali del digitale sembra orientata a tentare di far slittare tutto a dopo l’ insediamento della nuova Camera Ue, che in genere tende a ripartire in base alle nuove maggioranze politiche o almeno a rivedere sostanzialmente quando fatto dai predecessori.

CHI È Simone Morandi è avvocato dello spettacolo. Tra i clienti, Dario Argento. Ha studiato astrologia nella «Astrology School di Londra». PER C

Libero

link

CHI È Simone Morandi è avvocato dello spettacolo. Tra i clienti, Dario Argento. Ha studiato astrologia nella «Astrology School di Londra». PER CHI SCRIVE Corriere: sito e inserto «Liberi tutti». Glamour, Vanity. IN TV E IN RADIO Sarà a «Vieni da me» con Caterina Balivo su Rai1. Presente su Rai Movie e Movie Mag, oltre a Radio Rock. Apparizioni su Radio Deejay a «Pinocchio». FACEBOOK Su Facebook la sua pagina conta 240 mila like.

L'articolo Rassegna Stampa del 03/09/2018 proviene da Editoria.tv.

Cybercrimine, in Egitto via libera alla stretta sui social

$
0
0

Il presidente egiziano ha ratificato una legge per monitorare i social media, imponendo regole per contenere il fenomeno delle fake news. La legge pubblicata sabato sulla Gazzetta ufficiale del paese, si concentra in particolare sui profili con più di 5mila follower, spesso appartenenti a personaggi famosi ma anche a testate giornalistiche. Sono soggetti alla supervisione dell’autorità nazionale sui media che può bloccarli se si scopre diffondono notizie false. Ad agosto, il presidente ha ratificato un’altra legge in chiave internet, ma contro il cybercrimine che autorizza le autorità a ordinare il blocco dei siti che pubblicano contenuti considerati una minaccia per la sicurezza nazionale. Amnesty International ha criticato entrambi provvedimenti sottolineando che “danno il controllo quasi totale dello stato sulla stampa e sui media anche online”. L’Egitto ha regolarmente incarcerato i giornalisti, soprattutto dopo il giro di vite sul dissenso seguito al rovesciamento militare del 2013.

L'articolo Cybercrimine, in Egitto via libera alla stretta sui social proviene da Editoria.tv.

Viewing all 7918 articles
Browse latest View live