Indice Articoli
Legge editoria scatta il pressing «Più attenzione ai lavoratori»
Legge sull’ editoria, confronto in commissione
Ora Timvision pregusta il grande calcio
Tim «prenota» a Mediaset contenuti per 400 milioni
Fox, vicina vendita di asset a Disney
La rivincita di La7
Chessidice in viale dell’ Editoria
Mainetti, una strana idea della libertà di stampa
Il costosissimo albero di Sky e i licenziati
Tim stringe sui diritti con Mediaset È bufera su Canal Plus
Tim, sì all’ intesa con Mediaset Avanti sulla rete
L’ ultimo affondo di Disney più vicino l’ acquisto di Fox
Tim accelera sull’ accordo con Mediaset In Cda le linee di piano e il dossier sulla rete
Il magistrati spengono la tv: «Gomorra fiction pericolosa»
LIBRI, IL LAVORO DALLE IDEE
La Nave di Teseo a caccia di 20 mln
Legge editoria scatta il pressing «Più attenzione ai lavoratori»
Il Mattino
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In commissione Affari generali del consiglio regionale la legge di sistema dell’ editoria locale. Il testo disciplina gli uffici stampa della giunta e del consiglio regionale attraverso l’ applicazione della legge 150 e di sostenere le televisioni e la carta stampata (più le prime che la seconda) ma tiene del tutto fuori il mondo dell’ informazione on line. Mancano anche precisi riferimenti che favoriscano l’ occupazione di giornalisti e la stabilizzazione dei precari. Ieri in commissione c’ è stata l’ audizione dell’ Ordine e del Sindacato dei giornalisti. «È un giorno importante perché si avvia a conclusione l’ iter per l’ approvazione di una legge regionale, che stiamo attendendo da ben 17 anni, per l’ attuazione della legge 150», ha detto il presidente dell’ Ordine Ottavio Lucarelli. Più critico il sindacato: «Positiva la legge sull’ editoria, tuttavia è necessario integrare il testo con alcune modifiche perché la legge possa incidere davvero sui giornalisti che lavorano presso gli uffici stampa regionali, prevedendo l’ applicazione del contratto nazionale e di meccanismi di controllo. Per quanto riguarda i fondi, il testo individua come beneficiari esclusivamente le tv private. È necessario l’ accesso ai fondi anche alla carta stampata, alle testate online e ai lavoratori autonomi», ha spiegato il segretario del Sugc Claudio Silvestri. La commissione è stata convocata per domani. «L’ obiettivo è approvare in tempi rapidi la legge», ha chiarito il presidente Alfonso Piscitelli. Critici Forza Italia e grillini, più cauti Verdi e Pd. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Legge sull’ editoria, confronto in commissione
Il Roma
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NAPOLI. Si è tenuta in Commissione Affari istituzionali del Consiglio regionale della Campania l’ audizione dei rappresentanti di Ordine dei Giornalisti, Corecom e Sindacato unitario giornalisti della Campania sul tema del disegno di legge “Norme in materia di informazione e comunicazione istituzionale e di sostegno all’ editoria locale”. Il presidente della commissione Alfonso Piscitelli, al termine dell’ audizione, ha spiegato di essere «ancora più convinto dell’ importanza del disegno di legge a iniziativa del presidente De Luca in materia di informazione e comunicazione istituzionale e di sostegno all’ editoria locale e della necessità di approvarlo al più presto». Il ddl, ha aggiunto Piscicelli, «è molto atteso dal mondo giornalistico e delle imprese operanti nel settore dell’ informazione locale e rappresenta, come definito da alcuni addetti ai lavori, una vera “rivoluzione” colma un grave gap regionale in quanto, dopo 17 anni, dà attuazione in Regione Campania all’ importan te legge 150/2000». Dal canto proprio, il presidente dell’ Ordine dei giornalisti, Ottavio Lucarelli, ha spiegato che «si avvia a conclusione l’ iter per l’ approvazione di una legge regionale, che stiamo attendendo da ben 17 anni, per l’ attuazione in Campania della legge 150/2000, che disciplina le attività di informazione e comunicazione nelle Pubbliche amministrazioni, e dalla quale ci aspettiamo un positivo effetto a cascata, e che prevede un fondo regionale destinato a sostenere le imprese operanti nel mondo dell’ informazione locale e, quindi, la professione giornalistica, un settore che è alle prese con una grave crisi della quale sono i giornalisti a pagare il prezzo più alto in termini di precarietà e di mancata applicazione del contratto nazionale di lavoro giornalistico». Dal canto proprio, il segretario del Sugc, Claudio Silvestri, è stato chiaro: «Accogliamo positivamente l’ intenzione di approvare una legge sulla comunicazione istituzionale della Regione Campania e sull’ editoria, tuttavia è necessario integrare il testo con alcune modifiche perché la legge possa incidere davvero sui giornalisti che lavorano presso gli Uffici Stampa regionali». E il presidente del Corecom, Mimmo Falco, ha sottolineato che «questo disegno di legge è una vera e propria svolta per il mondo dell’ informazione locale che consente alla Campania di recuperare ben 17 anni di ritardo rispetto alle altre Regioni nella attuazione della legge 150 del 2000».
Ora Timvision pregusta il grande calcio
Il Sole 24 Ore
Andrea Biondi
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Una prima breccia per lo sport “premium” su Timvision. In fondo quel che dovrebbe accadere con l’ accordo Tim-Mediaset sui contenuti – per il quale il Cda Telecom ha autorizzato il management alla stretta finale – è per la piattaforma Ott di casa Tim la creazione di un’ offerta dedicata al contenuto pregiato per definizione: lo sport e quindi, secondo le italiche abitudini, il calcio: Champions league, Serie A e «altri eventi calcistici internazionali offerti da Premium». Cosa non da poco in un momento come quello attuale in cui si sta ridisegnando la geografia dei diritti tv del calcio, peraltro con i colossi del web alle porte. Fra gli addetti ai lavori si dà per acquisita la vittoria di Mediaset per i diritti (free e pay) del Mondiale in Russia. Allo stesso tempo, a quanto risulta al Sole 24 Ore, Sky Italia è in pole per le qualificazioni di Euro 2020: i primi campionati europei “itineranti” con annessa la Uefa Nations League. Sky si è poi già aggiudicata Champions ed Europa League per il prossimo triennio. La Rai per ora avrebbe ipotecato il free delle Olimpiadi invernali già in mano a Discovery-Eurosport. L’ incognita resta il bando per la serie A di cui si discuterà a gennaio (si veda a pagina 19). Come anticipato sul Sole 24 Ore del 28 novembre, i pacchetti saranno cinque: tre per piattaforma (Dtt, satellitare e Ott) e due per prodotto. Quel che di certo sembra discendere da un accordo Tim-Mediaset è l’ inizio di un percorso a suo modo nuovo. Finora su Timvision si poteva vedere Mediaset Premium con i suoi contenuti (la Champions). Ora però quei contenuti, spacchettati, dovrebbero andare sulla piattaforma Tim. Può essere la chiave di volta? Tutto da vedere, anche perché i titolari di contenuti terranno ben stretti (leggi anche valorizzeranno bene) i diritti a disposizione. Dall’ altra parte, sulla partecipazione diretta al bando l’ ad di Tim Amos Genish ha fatto capire che ora il tavolo da gioco è ritenuto inaccessibile quanto a prezzi. La strada si fa quindi stretta . Con Serie A e Champions per questo fine stagione si crea un precedente importante. Vero è che si parla di quello che resta delle due competizioni. Altri diritti avrebbero una visibilità (e una valorizzazione) diversa. Si vedrà. Va comunque detto che all’ attenzione di Tim non c’ è solo lo sport e discussioni sono in corso con Sky (soprattutto, vista la diatriba sui minimi garantiti che ha portato all’ accordo con Mediaset) come con Rai. In quest’ ultimo caso si parla anche di possibile ritrasmissione di canali. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Tim «prenota» a Mediaset contenuti per 400 milioni
Il Sole 24 Ore
Antonella Olivieri
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È durato più di sei ore il consiglio di amministrazione Telecom che, convocato per la disamina delle linee guida del piano strategico e il budget preliminare 2018, si è arricchito poi di tematiche extra in un clima che non è stato dei più distesi. Il management ha ottenuto l’ autorizzazione a proseguire e chiudere il negoziato in corso per l’ acquisto di contenuti da Mediaset. Il consiglio ha riaffermato che la joint Tim-Canal Plus, pur essendo un’ operazione chiaramente con parti correlate (la pay-tv francese è parte integrante di Vivendi), è da considerare di minore rilevanza. Temi spinosi e in qualche modo intrecciati che sono passati, come ormai di consueto, a colpi di maggioranza. Il negoziato con Mediaset (di cui ha dato conto «Il Sole-24Ore» del 22 novembre) riguarda l’ acquisto di contenuti a tutto tondo: canali free (che il Biscione ha tolto a Sky), film e sport che potranno essere trasmessi, in esclusiva per quanto riguarda la banda larga, da Tim vision. Si parla di cifre superiori ai 400 milioni, spalmate in un arco temporale di 5-6 anni. Dato che si tratta probabilmente di importi superiori alle deleghe precedenti, il management ha chiesto l’ autorizzazione del board per chiudere su queste basi. A Cologno prevale però la linea della cautela. Così, non solo vengono smentite decisamente le voci che vedrebbero Mediaset interessata a entrare con una quota nella joint Tim-Canal Plus, ma si frena sulla tempistica. Mediaset non vuole impelagarsi in altre questioni controverse e dunque non può firmare accordi commerciali con la “controllata” telefonica di Vivendi prima di aver chiuso il contenzioso con i “controllori” di Parigi, che non hanno onorato il contratto su Premium. A questo punto l’ accordo Mediaset-Vivendi dovrebbe essere comunque più vicino e la transazione dovrebbe arrivare prima dell’ udienza in Tribunale fissata per il 19 dicembre. Solo dopo, a pace fatta, si firmerà l’ accordo commerciale con Tim. Telecom, da parte sua, punta a rendere operativo l’ accordo con Mediaset «a partire dal 2018 sui canali lineari e on demand», arricchendo l’ offerta sulla piattaforma Tim vision. I clienti Tim, spiega una nota, potranno accedere ai contenuti da decoder, smart tv, web e app mobile. Il consiglio «a maggioranza» ha autorizzato il management a «proseguire le trattative e chiudere un nuovo e completo accordo pluriennale» su questi contenuti, sostituendo il contratto in essere con il Biscione che si basava su minimi garantiti, che non sono stati rispettati. A margine di questo accordo, il consiglio ha autorizzato altresì il management a negoziare «l’ acquisto dei diritti di Premium» relativi alle partite del girone di ritorno del campionato di serie A, le partite di Champions League 2018 e altri eventi calcistici internazionali offerti dalla pay-tv di Mediaset. Il contratto dovrebbe essere firmato da Tim e non dalla joint con Canal Plus, sulla quale pende l’ incognita della posizione dei sindaci e della Consob. Il collegio sindacale ritiene infatti che l’ operazione sia da considerare con parti corrrelate di maggiore rilevanza e che pertanto debba essere rispettata la procedura che prevede il passaggio vincolante al comitato degli indipendenti che devono approvare l’ operazione con il sì di almeno sei consiglieri su dieci (se non passa, non c’ è appello in assemblea). In questo senso i sindaci avevano chiesto e ottenuto l’ integrazione all’ ordine del giorno del cda di ieri, proprio per ridiscutere la «costituzione» della joint. È stata però respinta dal board, sempre «a maggioranza», la posizione dei sindaci che, a questo punto, si riservano di presentare un esposto alla Consob sulla delibera consiliare. La delibera di ieri è stata presa «sulla scorta di una modifica agli accordi raggiunti volta ad accertare la durata degli impegni (che passa da sei a tre anni, ndr), dunque a confermare la qualificazione dell’ iniziativa come operazione con parte correlata di minore rilevanza alla stregua dei parametri stabiliti da Consob», circostanza che – conferma il comunicato – «il collegio sindacale ha contestato». La maggioranza del board ha riconfermato «interesse, convenienza e congruità delle condizioni dell’ iniziativa». La questione sollevata dai sindaci è comunque all’ attenzione degli uffici Consob, che sono stati tenuti continuamente informati, dal momento che oltretutto la procedura di ispezione avviata questa estate è ancora in corso. Quanto alla rete, niente di deciso e nessun mandato è stato conferito, ma «nei prossimi mesi il management continuerà a vagliare le diverse ipotesi per stabilire se la separazione della rete sia necessaria per rispondere agli input delle istituzioni e per creare valore». Di fatto si butta la palla più in là. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Fox, vicina vendita di asset a Disney
Italia Oggi
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Sembra ormai a portata di mano l’ accordo con cui Walt Disney acquisirebbe alcuni asset di 21st Century Fox. Secondo indiscrezioni riportate dall’ emittente televisiva Cnbc, l’ intesa potrebbe essere annunciata già la settimana prossima. Il valore degli asset che la Fox di Rupert Murdoch è pronta a vendere potrebbe essere superiore a 60 miliardi di dollari. Murdoch e la sua famiglia controllano il 39% delle azioni con diritto di voto del gruppo. Al centro delle trattative ci sarebbero asset internazionali, come la partecipazione del 39% di Fox nel gruppo televisivo Sky, di cui fa parte anche Sky Italia, e la quota nell’ indiana Star Tv, ma anche alcune emittenti via cavo americane. Fox News, il network broadcast Fox e quello sportivo Fs1 non sono invece in vendita. Disney si era fatta avanti per la prima volta varie settimane fa, ma le discussioni si erano raffreddate perché le parti non erano riuscite a trovare un punto di incontro sul prezzo. Lo scorso fine settimana erano circolate indiscrezioni su una ripresa delle trattative e, secondo le fonti, ci sarebbe stata un’ accelerata. Per Disney, che si prepara a lanciare una propria offerta in streaming, significherebbe incrementare ulteriormente il catalogo e avere uno sbocco nella distribuzione europea. © Riproduzione riservata.
La rivincita di La7
Italia Oggi
CLAUDIO PLAZZOTTA
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L’ inversione di tendenza e il sorpasso su Rete 4 erano già stati raccontati da ItaliaOggi del 17 novembre scorso. Adesso c’ è la conferma ufficiale a consuntivo dell’ intero mese di novembre: gli ascolti tornano a sorridere per La7, che dall’ 1 al 30 novembre si è attestata al 4,40% di share in prime time (20.30-22.30), sesta rete nazionale, superando Rete 4 ferma al 3,88%. Sul target AA, ovvero quello con maggiori livelli economici, professionali e di dimensione sociale, il canale edito da Urbano Cairo sale addirittura al terzo posto nazionale, con il 7,7% di share in prima serata, dietro solo a Rai 1 e a Canale 5. Adesso, come sempre, si tratterà di convincere i centri media della bontà di questa performance, realizzata su segmenti di pubblico molto abbiente e anziano. In novembre sono andati bene i programmi storici di La7. Ma la spinta decisiva l’ ha data l’ entusiasmo ritrovato dopo la bella novità domenicale di Non è l’ arena di Massimo Giletti, al 7,22% di share medio in novembre, e che ha quadruplicato il dato di ascolto medio del prime time domenicale di La7, portando il canale, in quella serata, al terzo posto nazionale assoluto. diMartedì di Giovanni Floris chiude invece novembre al 6,7% medio (+7% sul novembre 2016), doppiando Cartabianca su Rai 3, ferma al 3,5%. E pure Corrado Formigli e Piazzapulita vanno bene, con un 4,9% medio al giovedì sera. I programmi di prime time di La7, peraltro, devono tutti ringraziare il forte traino che mette sempre a disposizione Lilli Gruber con Otto e mezzo, al 5,9% di share medio in novembre. Quanto alle altre novità, fa il suo Atlantide di Andrea Purgatori, con performance del 3% medio al mercoledì sera, mentre ci si attendeva decisamente di più da Propaganda live di Diego Bianchi «Zoro», strappato a Rai 3, e che invece vivacchia al 3% con una trasmissione troppo lunga e che ha perso brio, ritmo e vivacità. © Riproduzione riservata.
Chessidice in viale dell’ Editoria
Italia Oggi
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Il 26% degli italiani naviga solo da smartphone o tablet. Il mobile ha conquistato una posizione di primo piano in tutto il mondo: conta per oltre la meta dei minuti complessivi spesi online in 13 Paesi, con quote che superano il 75% in Messico, India e Indonesia. In Italia questa percentuale si ferma al 62%, in linea con i dati di Usa e Regno Unito. Tuttavia, una percentuale significativa della popolazione internet italiana è fortemente dipendente dai dispositivi mobili. Le persone che accedono al web esclusivamente da mobile sono il 26% della popolazione italiana, una percentuale molto più alta di paesi come Germania, Regno Unito e Stati Uniti (rispettivamente 4%, 8% e 12%), mercati in cui la maggioranza accede da più piattaforme. Sono alcune delle evidenze provenienti dalla relazione internazionale sull’ uso dei dispositivi mobili per il 2017 di comScore, intitolata Global Mobile Report. L’ Italia risulta anche il mercato più polarizzato in assoluto per quanto riguarda l’ utilizzo di app: oltre l’ 87% del tempo trascorso via mobile è infatti speso all’ interno di un’ app, ma in termini di reach in Italia solo 11 app riescono a raggiungere un livello di audience abbastanza consistente attorno al 20% di penetrazione (contro le 20 degli USA o le 17 del Regno Unito). ProSiebenSat.1 acquisisce una quota di maggioranza in Esome. Il gruppo radio-televisivo tedesco acquisirà una quota di maggioranza in Esome Advertising Technologies. Esome, società con sede ad Amburgo e operante in Austria, Svizzera e Germania, si occupa della gestione, anche a livello tecnico, delle campagne mediatiche sui social network come Facebook. In futuro, secondo ProSiebenSat.1, la stessa tecnologia sarà impiegata per ottimizzare la pubblicità per display, video e per la televisione, con la possibilità di mostrare spot televisivi diversi in case diverse. Più libri più liberi apre oggi. Si inaugura oggi la sedicesima edizione della Fiera nazionale della piccola e media editoria Più libri più liberi, l’ evento editoriale più importante di Roma dedicato esclusivamente all’ editoria indipendente, organizzata dall’ Associazione italiana editori (Aie), nella nuova sede del Roma Convention Center La Nuvola, il centro congressuale progettato da Massimiliano e Doriana Fuksas e gestito da Roma Convention Group. Nei cinque giorni della Fiera, che cresce negli spazi, quasi raddoppiati e nei numeri, con più di 550 appuntamenti e di 500 editori, si moltiplicheranno le occasioni per incontrare gli autori, assistere a convegni o performance musicali. Will Smith e il mistero del pianeta azzurro su National Geographic. Sarà Will Smith il volto della serie evento di National Geographic firmata dal regista Darren Aronofsky. A Will Smith il compito di accompagnare lo spettatore in un viaggio che lo condurrà attraverso il globo, in 45 paesi del mondo per arrivare fino allo spazio cosmico. La serie andrà in onda in primavera sui canali National Geographic di 172 paesi in 43 lingue diverse. La serie è la storia del pianeta Terra, a raccontarla un gruppo di astronauti che mostreranno il mondo da una prospettiva unica, quella della Terra vista dallo spazio. AD, Lapo Elkann racconta Garage Italia Customs. Nella storia di copertina del mensile AD Lapo Elkann racconta il sogno che ha portato alla recente apertura di Garage Italia Customs, la nuova veste della rivoluzionaria e iconica stazione di servizio Agip in piazzale Accursio a Milano progettata nel 1952 da Mario Bacciocchi su mandato di Enrico Mattei. Garage Italia Customs, nelle intenzioni di Elkann, non deve essere solo un’ officina di lusso ma anche un luogo di relax e «dolce vita 4.0» di cui Carlo Cracco firma il ristorante.
Mainetti, una strana idea della libertà di stampa
Il Fatto Quotidiano
G. Me.
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Per essere un editore Valter Mainetti ha una strana idea della libertà di stampa e del lavoro giornalistico. Ma i lettori del Fatto stiano tranquilli: le sue minacce non ci intimidiscono. Dopo l’ articolo del Fatto pubblicato domenica scorsa, e intitolato “Guai Enasarco: Bankitalia pressa per salvare Mainetti”, l’ editore del Foglio ha scatenato un’ offensiva a cui risponde il comunicato dell’ Editoriale Il Fatto pubblicato qui sotto. I nostri lettori stiano tranquilli: le notizie che diamo sono verificate, e Mainetti cerca di screditare Il Fatto non potendo smentire niente. 1) Il gruppo Sorgente, dice, “non ha bisogno di alcun salvataggio, né delle altrettanto inesistenti pressioni di Bankitalia a favore del gruppo stesso”. Può darsi. Ma il direttore generale di Enasarco Carlo Bravi – a proposito dell’ incontro con i vertici della Banca d’ Italia del 14 settembre scorso sull’ esposto dell’ ente previdenziale degli agenti di commercio contro Sorgente che gestisce buona parte dei suoi immobili – scrive: “La Banca d’ Italia, infine, ha evidenziato verbalmente, nell’ interesse del sistema economico-finanziario complessivo, la preferibilità di una rapida soluzione concordata in luogo di un lungo conflitto giudiziario”. 2) Il Fatto, secondo Mainetti, omette “di riferire che il rapporto fra Sorgente ed Enasarco è entrato in crisi non per un’ inesistente insoddisfazione per i risultati gestionali”. La Covip, che vigila sui fondi pensione, nel marzo scorso ha scritto a Enasarco di valutare “i rapporti contrattuali con un gestore che ha operato con modalità problematiche e con risultati reddituali negli anni insoddisfacenti”. 3) Secondo Mainetti è falso che gli immobili del Fondo Megas “abbiano fruttato canoni di locazione per 11 milioni”. Controlli meglio: l’ ha scritto lui nella “Relazione di gestione al 31 dicembre 2016” del fondo Megas. A pagina 85: sono 11.469.333 euro. 4) Dice Mainetti: “In tutto il periodo di gestione del fondo Megas, Sorgente Sgr ha incassato una commissione pari a 32 milioni, comprese le commissioni corrisposte da Fondo Donatello, comparto David (precedente denominazione del Fondo Megas), rispetto ai 55 indicati nell’ articolo”. All’ Enasarco i 55 milioni risultano dalle schede di monitoraggio di MangustaRisk. 5) Falsa anche “l’ immissione di capitale fresco per evitare il fallimento del Foglio”? Anche qui l’ ha scritto lui, nella nota integrativa al bilancio 2016 della Musa, società che controlla Il Foglio, a pagina 8, dove si specifica che, a fronte delle perdite “si è reso necessario adottare i provvedimenti previsti dall’ art. 2482 ter c.c.”. Costo: 1 milione di euro. 6) Poco più avanti, nella stessa pagina 8, si legge che “Tempi è un settimanale diretto da Alessandro Giuli e diffuso a livello nazionale (ogni giovedì in edicola), espressione di una comunità umana e ideale radicata nei valori della vita e della bellezza come manifestazione del sacro”. Poi Mainetti chiude Tempi, Giuli su Twitter gli dà del bugiardo e lo accusa di aver chiuso la manifestazione del sacro “senza aver pagato stipendi e contributi”. E Mainetti scatena la sua offensiva mediatica e giudiziaria contro il Fatto che riporta la notizia. Aiuto!
Il costosissimo albero di Sky e i licenziati
Il Manifesto
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È morto Franco Azara È stato tra i fondatori del collettivo del Manifesto a Rimini, trasferitosi a Mestre, ha seguito le lotte operaie in Veneto e in Friuli, per il Manifesto prima, per il Pdup poi, infine a Roma per il quotidiano, fino ai primi anni ’90. Nei primi anni ’70, Franco è stato – insieme a pochi altri e con i pochi soldi de Il Manifesto – un autentico «funzionario politico», animato da una forte passione e da una speciale intelligenza politica. Impegnato e impegnativo, carismatico, tenace. Franco Azara ha attraversato e condiviso con noi anni irripetibili e tumultuosi, che hanno costruito il nostro modo di stare al mondo, il nostro linguaggio comune. Anni che hanno visto rompersi schemi e steccati politici, sindacali, religiosi. Il Veneto e il Friuli – Porto Marghera, la Zoppas, i tessili, i calzaturieri – sono stati un’ officina formidabile per il lavoro politico a cui Franco ha dedicato impegno e lucida visione. L’ impetuosa industrializzazione aveva generato una catena di crisi aziendali, chiusure, occupazioni di fabbrica. Fallivano – o ristrutturavano – aziende importanti come la San Remo, noto marchio di capi eleganti. Franco era presente nel vivo di queste storie. In certe situazioni forse allora, come oggi, non c’ erano risposte, ma quel dire: «compagni, nelle vertenze si arriva fino alla fine», l’ idea del blocco comune con la classe operaia, il calarsi di persona dentro alle singole vicende non solo trasmetteva un messaggio politico, ma era un segnale di autentica solidarietà nella lotta. E in questo condividere e partecipare davvero Franco non si risparmiava: cuciva incontri, arrivava, sdrammatizzava, aveva la battuta sorniona pronta, riusciva sempre a dare ragioni ulteriori per continuare. Instancabile nell’ azione e nella motivazione. Ancora oggi, dopo le inevitabili trasformazioni e le differenze dei nostri percorsi, il ricordo di quei tempi così intensi, fecondi e appassionati è una traccia sottile ma forte che ci unisce. E ci restituisce il senso di una vita viva. Stefano Adami, Adone Birdignon, Edo Bordignon, Sergio Bordin, Bruno Borghini, Eliana Bouchard, Wanda Buso, Lidia Campagnano, Loris Campetti, Arnaldo Bibo Cecchini, Giuseppe Chicchi, Mario Damini, Diego De Podestà, Viviana De Podestà, Felice Doria, Daniela Dutto, Paolo Fabris, Paola Florian, Diego Fragiacomo, Adolfo Furlanetto, Paola Gaggia, Giancarlo Giorgi, Mannig Gurekian, Daniele Leardini, Siamo un gruppo di dipendenti ed ex dipendenti che Sky Italia ha recentemente licenziato. Nel grande giorno organizzato dall’ azienda di Murdoch in piazza del Duomo a Milano ci siamo posti l’ annosa domanda: ma a Natale non erano tutti più buoni? No, è una grande bufala. Un’ altra palla. Come le 700 palline che l’ azienda ha appeso all’ albero di natale più alto Simonetta Luciani, Marino Marini, Pino Ottaviani, Riccardo Parolin, Eugenio Pasini, Giampiero Piscaglia, Maria Teresa Roda, Marina Scalori, Sergio Simeoni, Maria pupa Zaghini De Luca tra parole e verità Lo scorso 29 novembre Vincenzo De Luca ha organizzato una convention del suo movimento politico Campania Libera presso l’ Hotel Ramada di Napoli, l’ albergo dove prima del referendum costituzionale, incontrando i sindaci campani del Pd, fece la famosa battuta della «frittura di pesce». E ancora una volta non si è smentito dicendo delle cose molto gravi. Innanzitutto ha detto che la sala in cui si trovava è quella dove fece una battuta che rivela come l’ Italia sia un di sempre (30 metri), assieme alle «teste» delle centinaia di lavoratori della sede di Roma: trasferiti col ricatto, in sprezzo di ogni regola, auto -licenziati pur di non spaccare la famiglia, o licenziati in tronco. Chi prima, chi dopo. Il magnifico abete allestito da Sky a Milano, che sfoggia ben 100.000 luci led, è costato un prezzo scandaloso. Sky Italia infatti è in attivo e sem Paese di dementi, poi ha affermato che in Campania lui è la vera espressione della destra europea ed infine che la Regione era narcotizzata e che lui l’ ha risvegliata dal sonno profondo. La verità è che: 1) la battuta della «frittura di pesce» arrivò alla fine di un lungo ragionamento sull’ opportunità che i sindaci attivassero un meccanismo clientelare che portasse a votare si un gran numero di persone; 2) il richiamo alla destra europea è ridicolo perché la vera destra europea (quella della dei fondatori dell’ Europa come Angela Merkel ed Helmut Kohl) si richiama a valori che sono opposti a quelli ai quali si ispira lui (intolleranza, autoritarismo, disprezzo degli avversari politici, familismo, clientelismo, ecc. ecc.); 3) può darsi pure che abbia cambiato alcuni pre più florida, grazie al duro lavoro delle persone che ha buttato in mezzo alla strada. Ma non le basta, perché vuole guadagnare di più, di più, ancora di più. E così: dentro i nuovi schiavi, fuori dipendenti storici, quelli con qualche straccio di diritto, comprese lavoratrici e lavoratori tutelati per gravi disabilità. E dopo aver suscitato l’ ira meccanismi di funzionamento dell’ istituzione regionale ma l’ istituzione non è tutto. Egli avrebbe dovuto spiegare come mai, dopo due anni e mezzo dal suo insediamento, le province della Campania stanno facendo registrare (come dimostra un’ indagine del Sole 24 Ore) un netto calo della qualità della vita. Franco Pelella Pagani (SA) Armi, bombe, militarismo La lettera dell’ on. Tatiana Basilio in risposta a Manlio Dinucci, su questo giornale, mi dà l’ occasione per ricordare ai parlamentari e a quanti cominciano ad aprire gli occhi, alcuni semplici dati che dovrebbero far riflettere e decidersi una buona volta a prendere di petto la questione. Ci sta bene che l’ Italia bruci 70 milioni di euro al giorno per le del Papa che da subito aveva ammonito «chi toglie lavoro commette un peccato gravissimo», Sky ignora perfino le disposizioni del Tribunale, che le impone di azzerare tutto e realizzare il suo piano rispettando la Legge. Questa è la vera Sky. Buon Natale. I lavoratori e i licenziati Sky in lotta spese militari e la nostra appartenenza alla Nato? Perché non ci si pone il problema vero di dire basta a questo scandalo e si impiegano questi denari per i mille problemi che il nostro Paese deve affrontare: sicurezza delle scuole, amianto di cui siamo sommersi, cure sanitarie, pensioni, messa in sicurezza del territorio, e cosi via? Perché non si dice chiaro e tondo che è urgente e indispensabile uscire dalla Nato per disinnescare il pessimo clima internazionale e tappare la voragine che inghiotte oltre 1.600 miliardi di dollari di spese militari nel mondo mentre manca l’ acqua potabile, milioni di persone sono senza lavoro e a migliaia i giovani italiani sono costretti ad abbandonare il nostro Paese? Questi 70 milioni di euro al giorno potrebbero essere usati per riconvertire la produzione bellica (produzione di morte, come dice il papa) a fini civili, allargando così le opportunità di lavoro in vari settori. Per convertire l’ impegno delle tre armi (marina, aviazione, fanteria) a funzioni importanti come il controllo del territorio su vasta scala: prevenzioni degli incendi dei boschi che ogni anno devastano il nostro paese nell’ impotenza più indolente di governo e istituzioni, contrasto alle ecomafie che interrano rifiuti tossici, avvelenano fiumi e laghi e stanno mettendo a repentaglio le stesse falde di approvvigionamento idrico. Nessuna paura, per carità, per gli amici americani, vogliamo uscire dalla Nato, non interrompere i rapporti culturali e commerciali. Tanto più che nessuna difesa è possibile, e in un conflitto atomico saremo cancellati tutti dalla faccia della terra. Onorevoli e capi di Stato compresi. Ci pensino anche i Cinquestelle (per inciso: li ho anche votati e fatti votare). Angelo Gaccione scrittore e direttore di «Odissea»
Tim stringe sui diritti con Mediaset È bufera su Canal Plus
Il Giornale
Maddalena Camera
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Maddalena Camera Consiglio fiume ieri a Roma per Telecom Italia. L’ accordo tra Tim e Canal Plus ha diviso gli organi sociali della società con il collegio sindacale che potrebbe far ricorso alla Consob, dato che il consiglio non ha ridiscusso l’ operazione di «costituzione» della società per la produzione di contenuti che fa capo per il 60% a Tim e per il 40% alla pay-tv di Vivendi. Secondo i sindaci, l’ operazione deve essere qualificata come «operazione con parti correlate» di maggiore rilevanza, mentre la joint è oggi derubricata a «minor rilevanza». E dunque non necessita, come invece sarebbe nel primo caso, dell’ approvazione all’ unanimità da parte dei consiglieri indipendenti, cinque della lista Vivendi, cinque di Assogestioni. L’ accordo con Canal Plus era passato con delibera «a maggioranza», essendo mancati i «sì» di Lucia Calvosa e Francesca Cornelli, in coerenza con le posizioni espresse nel comitato controllo e rischi di cui entrambe (in quota ai fondi) fanno parte e di cui la prima è presidente. Per i sindaci dunque i dubbi restano. Da qui la decisione di valutare l’ intervento Consob visto che i loro rilievi non sono stati presi in considerazione dal cda che ha confermato l’ accordo come operazione «a minor rilevanza». Non stupisce dunque che anche il possibile accordo con Mediaset sui contenuti sia stato approvato ieri ancora «a maggioranza», vedendo contrari, anche questa volta, i consiglieri indipendenti dei fondi. Il cda potrà però continuare le trattative con Mediaset che ha chiuso in Piazza Affari con un progresso del 2,46%. Il «bottino» per il gruppo del Biscione potrebbe infatti essere ricco, così da aiutare anche a smussare i toni della causa intrapresa da Mediaset contro Vivendi (socio di maggioranza di Telecom) per il mancato acquisto della Pay tv Premium, anche perchè tra i contenuti, oltre a quelli della tv generalista ci potrebbero essere le partite di calcio della serie A, Uefa Champion League e altri eventi calcistici. Tim comunque sta trattando anche con altri fornitori di contenuti come Sky (con cui ha aperto anche un contenzioso sui minimi garantiti da un precedente contratto) e Rai. Il cda ha anche discusso del prossimo piano con l’ approvazione del budget preliminare per il 2018 che sarà approvato in anticipo di tre mesi «per, ha detto l’ ad Amos Genish, indicare piani e obbiettivi chiari fin dall’ inizio del 2018». Quanto alla separazione della rete fissa sono stati presentati al cda diversi modelli quello dei diverse soluzioni confrontandole con esperienze di ex-monopolisti di altri paesi. «Nei prossimi mesi – ha spiegato la società – il management continuerà a vagliare le diverse ipotesi per stabilire se la separazione della rete sia necessaria per rispondere agli input del governo e per creare valore».
Tim, sì all’ intesa con Mediaset Avanti sulla rete
Corriere della Sera
di Federico De Rosa
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Tim riprende il filo delle trattative con Mediaset e affida al ceo Amos Genish il mandato per chiudere un accordo pluriennale sui contenuti con il Biscione e accelerare lo sviluppo di TimVision e della joint-venture tra il gruppo telefonico e Canal+, il broadcaster dell’ azionista di controllo Vivendi. Il mandato è stato conferito a maggioranza dal consiglio di Tim, riunito ieri per l’ esame del budget e l’ analisi delle linee guida del piano strategico, che tornerà formalmente sul tavolo del consiglio il prossimo 6 marzo per l’ approvazione. «Approvando un budget preliminare con tre mesi di anticipo indichiamo piani e obbiettivi chiari fin dall’ inizio del 2018 permettendo, dunque, alla società di avviare la propria ambiziosa strategia con l’ obiettivo di raggiungere un modello di business migliorato e sostenibile» ha commentato Genish. Non è stato un consiglio di routine, in particolare per quello che riguarda la costituenda joint venture tra Tim e Canal+. Per blindare l’ operazione la durata dell’ accordo è stata ridotta a tre anni (con la possibilità di rinnovo per altri tre) in modo da qualificarla come operazione con parti correlate di minore rilevanza e farla così passare in consiglio, anche senza il voto dei consiglieri indipendenti, il cui benestare è invece obbligatorio per le operazioni di maggior rilevanza. La delibera, assunta a maggioranza, è stata contestata dai sindaci per i quali l’ accordo con Vivendi si configura come un’ operazione con parte correlata di maggior rilevanza. A maggioranza è passata anche la delibera che ha dato a Genish mandato per trattare con Mediaset un nuovo accordo e chiudere i negoziati con Sky e Rai. La trattativa con il Biscione, che secondo molti osservatori è propedeutica alla «pace» tra Mediaset e Vivendi su cui gli avvocati sono ancora al lavoro, riguarda contenuti free e pay, tra cui i film di Medusa, le serie tv e lo sport, incluso il girone di ritorno della Serie A e le partite di Champions League, a fronte di minimi garantiti piuttosto rilevanti. L’ accordo interessa al momento solo TimVision ma l’ intenzione è di estenderlo alla jv Tim-Canal+. Sul tavolo del board Genish ha portato anche l’ analisi sulla rete in vista di una possibile societarizzazione di cui lo stesso manager ha parlato con il ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda. Genish, ha spiegato una nota di Tim «ha presentato una panoramica dello scenario regolatorio, tenendo conto dei punti di vista del governo e delle autorità di settore. La presentazione ha trattato, tra gli altri temi, i diversi modelli di separazione della rete fissa di accesso». La società non ha ancora conferito un mendato formale ma ci sarebbero già alcune banche d’ affari al lavoro sulla societarizzazione della rete. L’ obiettivo è «stabilire se la separazione della rete sia necessaria per rispondere agli input delle Istituzioni e per creare valore».
L’ ultimo affondo di Disney più vicino l’ acquisto di Fox
La Repubblica
Alberto Flores d’ Arcais,
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NEW YORK La Disney è pronta all’ affondo finale, all’ inizio della settimana prossima l’ acquisto di molti asset della Fox diventeranno (salvo sorprese dell’ ultima ora) realtà. Il prossimo accordo ( preannunciato ieri mattina dalla rete CNbc) è destinato a rivoluzionare l’ industria di media e tv negli Stati Uniti, dove le società ” tradizionali”‘ sono sempre più in difficoltà per la crescente concorrenza di quelle della Silicon Valley e soprattutto di Netflix. Un affare da 60 miliardi di dollari grazie al quale il gigante dell’ industria d’ intrattenimento acquisirebbe il canale via cavo National Geographic, diversi canali sportivi regionali e le partecipazioni di Fox a Sky e Hulu. La Fox, a cui resterebbe il network televisivo, la tv all- news ( assai cara a Trump e ai repubblicani) e i due principali canali sportivi, sarebbe ancora in dubbio se inserire nell’ affare ( a costi ovviamente maggiorati) anche il canale via cavo FX che raggiunge ogni angolo d’ America (ha 94 milioni di abbonati) ed ha lanciato serial di grande successo come ” The Americans” e “Fargo”. Dell’ accordo tra Disney e Fox si parla da tempo, già un mese fa Variety, che è un po’ la bibbia del mondo dello spettacolo, l’ aveva data quasi per certa. La rivista aveva allora ricordato come Fox avesse però continuato a giocare su diversi tavoli, mantenendo aperte trattative sia con Comcast ( il più grande operatore via cavo degli Stati uniti) sia con altri potenziali acquirenti come Verizon e Sony. Se la settimana prossima si girerà il preannunciato finale questo accordo consentirà alla Disney di mettere le mani anche sui supereroi di Marvel. Per la “società di Topolino” l’ acquisizione sarebbe utile anche per delineare la successione all’ amministratore delegato Bob Iger e per rafforzarsi a livello internazionale. Uno dei punti di forza di Fox è infatti la sua esposizione sui mercati stranieri, grazie a cui Disney si troverebbe a poter competere maggiormente con Netflix. L’ altro grande vantaggio sarebbe l’ accesso a ulteriori contenuti per il servizio di streaming ( che Disney punta a lanciare nei prossimi due anni), uno dei capisaldi della nuova strategia del gigante dell’ intrattenimento. Alla società di Murdoch resterebbero le attività che in venti anni l’ hanno resa una potenza tra i media americani: informazione e sport.
Tim accelera sull’ accordo con Mediaset In Cda le linee di piano e il dossier sulla rete
La Stampa
FRANCESCO SPINI
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In quasi sette ore di riunione – tra toni spesso accesi – il consiglio di amministrazione di Tim fa una prima ricognizione sulle linee guida del piano industriale che sarà sottoposto al voto il 6 marzo e approva con tre mesi d’ anticipo il budget preliminare per l’ anno venturo. Come anticipato, l’ ad Amos Genish illustra al consiglio «i diversi modelli di separazione della rete fissa di accesso confrontandoli con altre esperienze internazionali», confermando l’ attenzione sul punto. Ma il piatto forte arriva quando sul tavolo irrompono il tema Mediaset e la joint venture tra Tim e Canal+. Sono argomenti su cui scatta il duello tra l’ ala dura dei consiglieri dei fondi, i sindaci e il resto del consiglio a trazione Vivendi, il gruppo francese che, di fatto, la controlla. Il cda, così, dà solo a maggioranza il semaforo verde al management per «proseguire le trattative e chiudere un nuovo e completo accordo pluriennale con il gruppo Mediaset per mettere a disposizione dei clienti Tim i migliori contenuti lineari, i film e le serie Tv, le notizie sportive» delle tv del Biscione. Verrà trattato pure l’ acquisto dei diritti per il campionato di Serie A 2017/2018, le partite di Champions 2018 e altri eventi calcistici di Premium. Tale intesa potrà così partire nel 2018, con un’ offerta convergente con fisso e mobile. Sarà dunque direttamente Tim a comprare i contenuti, se non altro perché la joint venture con Canal+ non è ancora operativa. La cifra sarebbe considerevole: indiscrezioni riportano di 4-500 milioni di euro per un’ intesa di 6 anni su canali lineari e on demand, ma le cifre sono ancora incerte, la trattativa è in corso. Genish ha sempre assicurato che tale accordo nulla ha a che fare con un possibile risarcimento di Vivendi a Mediaset, dopo che i francesi un anno e mezzo fa hanno mandato a carte quarantotto l’ accordo per rilevare la pay tv Premium. Il comunicato di ieri peraltro richiama il fatto che analoghe trattative sono in corso «con altri player di mercato», ovvero Sky e Rai. Il capitolo televisivo – essendoci di mezzo l’ ingombrante socio Vivendi – è caldissimo anche sul fronte dell’ alleanza tra Tim e Canal+: in un nuovo voto – richiesto per specificarne la durata di 3 anni – il cda, sempre solo a maggioranza, conferma che tale operazione è «con parte correlata di minore rilevanza». Una definizione che semplifica le modalità di approvazione (rispetto alla «maggior rilevanza») ma che scatena l’ ira del collegio sindacale che contesta tale decisione: si sarebbe rivolto alla Consob, che già segue da vicino la questione. Nel frattempo Genish compie un passo in avanti verso il piano incentrato su convergenza e digitalizzazione: «Approvando un budget preliminare con tre mesi di anticipo – dice l’ ad – indichiamo piani e obiettivi chiari fin dall’ inizio del 2018, permettendo alla società di avviare la propria ambiziosa strategia con l’ obiettivo di raggiungere un modello di business migliorato e sostenibile». A Bloomberg Genish conferma l’ obiettivo di arrivare a un rapporto debito/mol di 2,7 volte. Entro il 2018 conta di convincere le agenzie di rating «a riportare il giudizio su di noi al grado di investimento». BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.
Il magistrati spengono la tv: «Gomorra fiction pericolosa»
Il Giornale
ANDREA CUOMO
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Q uindi mettiamoci d’ accordo una volta per tutte. Gomorra il libro di Roberto Saviano uscito nel 2006, sarebbe stato un bene per la lotta alla criminalità organizzata perché, come disse qualche tempo fa il magistrato Federico Cafiero de Raho, che una ventina di anni fa avviò l’ inchiesta Spartacus da cui prende le mosse la saga savianesca, «dopo non è stato più possibile fare finta di niente». Gomorra la serie televisiva di Sky, di cui è in onda in queste settimane la terza stagione, secondo lo stesso Cafiero e altri suoi colleghi sarebbe invece un male per la stessa lotta alla camorra, perché creerebbe un effetto emulazione originato da una sorta di epicizzazione dei personaggi, da Ciro Di Marzio a Genny Savastano. Se il dito indica l’ assassino è colpa del dito, insomma. Ieri sulla questione è arrivato il fondamentale contributo di Giuseppe Borrelli, uno dei coordinatori della Dda di Napoli, che rispondendo a Bologna alle domande degli studenti nel corso di un incontro all’ università, ha definito quella data da Gomorra una «rappresentazione del crimine organizzato folcloristica», che malgrado il successo all’ estero e l’ indubbio valore artistico del prodotto televisivo dà un’ immagine falsa e datata della criminalità organizzata. Gomorra, si chiede Borrelli, «è sufficiente a spiegare il fenomeno o è una rappresentazione tranquillizzante che limita la nostra percezione del fenomeno mafioso?». La risposta è che la serie televisiva diretta tra gli altri da Sergio Sollima rappresenta «azioni di una camorra passata che in realtà si evolve e che non vuole essere vista e nemmeno raccontata». «La camorra – aggiunge il capo dell’ antimafia napoletana – dovrebbe essere rappresentata per quello che è. Non è più solo omicidi, estorsioni e traffici illeciti, ma si rivolge a nuovi attori sociali. Ha fatto un salto profondo rispetto a dieci anni fa, non c’ è più un rapporto di contiguità con la parte politica dell’ amministrazione, oggi esprime propri rappresentanti in regioni, province e comuni. Fornire quel tipo di rappresentazione è pericoloso perché distoglie da questa nuova configurazione della camorra». Della stessa idea il procuratore capo di Milano già specialista in reati finanziari del pool di Mani Pulite Francesco Greco, anche lui al convegno bolognese, secondo cui «esiste una criminalità degli affari che sta impoverendo le nuove generazioni senza che loro se ne rendano conto». Nei giorni scorsi e più volte nel corso degli ultimi anni anche Nicola Gratteri, procuratore della Repubblica di Catanzaro, si era preoccupato dell’ impatto che Gomorra possa avere sul suo pubblico, in particolare sui giovani che vivono nei territori infestati dalla camorra, dalla ‘ndrangheta, dalla mafia. «Il senso dei film, dei docufilm e dei libri – ha detto Gratteri – è quello di educare. Se davanti alle scuole vediamo dei ragazzi che si muovono, si vestono e usano le stesse espressioni degli attori e dei personaggi di questi film che trasmettono violenza su violenza, mi pare che il messaggio non sia positivo». Un anno fa lo stesso magistrato era stato ancora più esplicito: «Certe serie fanno male ai giovani». E il già citato Cafiero de Raho domenica scorsa a Lucia Annunziata aveva detto che «evidenziare i rapporti umani come se la camorra fosse un’ associazione come tante altre non corrisponde a quello che realmente è, la camorra è fatta soprattutto di violenza». Un vero scoop, non c’ è che dire.
LIBRI, IL LAVORO DALLE IDEE
La Repubblica (ed. Napoli)
Diego Guida
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Divenuta oramai un appuntamento fondamentale per i lettori e per gli operatori di tutto il Paese, la fiera ” Più libri più liberi” inaugurata a Roma, per la prima volta presso il convention center La Nuvola, l’ avveniristica struttura di Fuksas all’ Eur, accoglie quest’ anno oltre 435 espositori rappresentativi dei diversi campi di specializzazione della piccola e media editoria e con una provenienza diffusa su tutto il territorio nazionale. Gli editori del sud sono circa un centinaio. Il progetto di una fiera del libro al centro dell’ Italia denominata ” Più libri più liberi” nasce nel dicembre del 2002 da un’ idea del Gruppo Piccoli dell’ Associazione italiana editori. L’ obiettivo è quello di offrire al maggior numero possibile di piccole case editrici uno spazio per portare in primo piano la propria produzione, spesso ” oscurata” da quella delle imprese più grandi, garantendogli la vetrina che meritano. Una vetrina d’ eccezione, al centro di Roma e durante il periodo natalizio. Ma ” Più libri” non è solo questo. È anche un luogo di incontro per gli operatori professionali, dove discutere le problematiche del settore e dove individuare le strategie da sviluppare, arricchito poi da un validissimo programma culturale: incontri con gli autori, reading, dibattiti su temi di attualità, iniziative per la promozione della lettura, musica e performance live che scandiscono le cinque giornate della manifestazione in una successione continua di eventi. Innovazione e internazionalizzazione sono le parole chiave del programma professionale di questa edizione numero 16 di ” Più libri più liberi”, un programma con circa venti eventi per gli operatori che ho fortemente voluto in qualità di presidente nazionale del gruppo piccoli editori dell’ Aie di Confindustria. È partendo dall’ assunto che le piccole e medie case editrici raffigurano uno spazio imprenditoriale di innovazione editoriale e di sperimentazione di formule organizzative alternative rispetto a quelle tradizionali, spesso in anticipo rispetto ai tempi del mercato più generale, che si gioca la sfida a cui tanti imprenditori sono chiamati a rispondere nei prossimi anni, ed è da qui che prende corpo giorno dopo giorno, l’ idea di realizzare anche a Napoli una fiera di contenuti e qualità che ha già trovato spazio nei giorni tra il 24 ed il 27 di maggio 2018. Anche Napoli avrà il suo salone del libro, una quattro- giorni di intense attività culturali che nascono sotto gli auspici anche del Centro del libro e della lettura del ministero dei Beni culturali che da pochi giorni ha voluto contribuire con il suo patrocinio: un primo vero riconoscimento nazionale per il Comitato Liber@ Arte che ho creato con gli amici colleghi Rosario Bianco e Alessandro Polidoro. Le fiere vanno viste come straordinarie opportunità di aggiornamento professionale, di discussione, di incontro: a ” Più libri più liberi” è sempre stato così, lo sarà anche per Napoli Città Libro. Gli incontri professionali spaziano tra i tanti temi che i piccoli devono affrontare per tener testa ad un mercato sempre più concentrato nelle mani di pochi grandi editori, questi i temi che vorrei poi riprendere nella edizione del salone del libro di Napoli: essere piccoli in un mondo sempre più grande; quando le librerie cambiano volto; dalle condizioni commerciali alla ricerca dell’ efficienza distributiva; politiche culturali europee a confronto; vediamo libri e leggiamo film; proporre diritti ai produttori cinematografici o televisivi è un’ altra cosa; questione di genere; come sono cambiati i gusti dei lettori e i cataloghi editoriali; come scelgo dove comprare un libro; il libro, il mercato, la politica europea: una sfida per gli editori italiani; la risorsa piccolo lettore; le librerie che tengono assieme le città; portali di scambio; fiere del libro in America latina; investire sì, ma in biblioteche; dagli ebook agli audiolibri; cosa ci hanno insegnato questi cinque anni di crisi economica; cosa accende le fiere del libro: alla ricerca di format e servizi innovativi per fiere e festival, per poi concludere con una attenzione agli autori: a cosa serve l’ editore. Linee guida per essere autori. Problemi e domande comuni che attraversano tutta l’ editoria indipendente, per guardare con maggiore attenzione a ciò che avviene Oltralpe, ma al di là dell’ Atlantico: una fiera significa non solo vendere libri, ma anche delineare attraverso la geografia un quadro di ciò che avverrà nei prossimi anni allo stesso modo da noi. Significa trarre ispirazione da esperienze più mature: anche da Napoli siamo pronti a fare la nostra parte per rendere il comparto culturale un vero e proprio strumento di crescita per il nostro territorio.
La Nave di Teseo a caccia di 20 mln
MF
ANDREA MONTANARI
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Cresce il mercato editoriale italiano, almeno per quel che attiene ai libri: +1% nel 2016 e +2,3% nel 2017. Il settore è in fermento anche in seguito all’ acquisizione di Rcs Libri da parte di Mondadori, ora leader indiscussa con una quota di mercato del 28,4%. Ma anche altri operatori quali Gems (Gruppo Editoriale Mauri Spagnol, secondo player con una quota del 10,4%), Giunti (8,2% dopo l’ acquisizione di Bompiani) e Feltrinelli (4,8%), che ha comprato il 40% di Marsilio, non stanno a guardare. Anche tra gli editori minori c’ è movimento. O meglio, c’ è chi cerca di posizionarsi per trovare spazio e fare breccia nel cuore dei lettori. Ma non è facile. Come certifica l’ operazione di rafforzamento patrimoniale che la piccola Nave di Teseo, newco promossa da Elisabetta Sgarbi (ex direttore generale di Bompiani) e dallo scomparso Umberto Eco sta portando avanti. La casa editrice è alla ricerca di 20 milioni di euro anche dopo l’ acquisto della Baldini&Castoldi. L’ operazione di rafforzamento patrimoniale è iniziata formalmente nel novembre di due anni fa con la richiesta di 5 milioni agli azionisti. Oggi invece l’ ammontare è salito appunto a 20 milioni e la chiusura della ricapitalizzazione è stata spostata da fine dicembre al 30 giugno 2018. Nel tempo, ad affiancare la Sgarbi (0,56%) e gli eredi Eco (Renate Elli Ramge ha il 4,24%, Carlotta Eco il 6,12% e Stefano Eco l’ 8,38%) sono arrivati l’ editore francese Jean Claude Fasquelle (9,28%), il banchiere Guido Maria Brera (2,82%), i giornalisti Furio Colombo (1,13%) e Natali Aspesi (0,53%), gli scrittori Edoardo Nesi (0,23%),Alessandro Veronesi (0,11%), oltre al notaio ed ex presidente di Rcs Mediagroup, Piergaetano Marchetti (2,82%), e il giurista Natalino Irti (4,24%). Un parterre de roi al quale poi si sono aggiunti altri azionisti più di natura finanziaria e industriale quali Isabella Seragnoli (primo azionista attraverso la holding Mais con l’ 11,3%), a capo del big mondiale del packaging Coesia (1,6 miliardi di ricavi), mister Ferrarelle, ossia Carlo Pontecorvo (ha il 5,65% attraverso Lgr Holding) e Jacaranda Caracciolo Falck (2,65% con Sia Blu) azionista al 5% del gruppo Gedi (Repubblica, Stampa e SecoloXIX). Tutti azionisti che periodicamente iniettano fondi nelle casse della Nave di Teseo, anche perché il business stenta a decollare: nel 2016, primo vero esercizio operativo, i ricavi sono ammontati a 6,18 milioni a fronte di una perdita di 332 mila euro. L’ allungamento dei tempi certifica la volontà di Sgarbi, Marchetti & C di cercare nuovi alleati e imbarcare altri soci. Ma non è facile. Per questo sul mercato sono circolate indiscrezioni circa un possibile interessamento di Feltrinelli, ma il gruppo non è affatto interessato a entrare nel capitale della Nave di Teseo o comprarla. Così come la nuova Rcs di Urbano Cairo, che è stata accostata all’ operazione anche per la vicinanza con alcuni dei promotori della casa editrice, gli stessi Sgarbi e Marchetti, che caldeggiano tale opzione. Ma in via Rizzoli il dossier non è sul tavolo del presidente e ad Cairo, che dal canto suo sta lavorando alla nascita della casa editrice libraria Solferino in seno al gruppo, senza passare per una ulteriore acquisizione. (riproduzione riservata)