Indice Articoli
Sit-in dei giornalisti alla palestra di Spada. Ha un nome il guardaspalle
Radio Deejay e gli impianti abusivi nascosti tra le pareti
Rai, anche l’ etere è un flop: meno 6%
Sole 24 Ore, nei primi nove mesi margini in miglioramento al netto degli oneri non ricorrenti
Rcs torna in utile a fine settembre
Rcs, margini raddoppiati Profitti a quota 19,8 milioni
«Partnership con pubblico per digitale»
Pubblicità, il futuro è su misura
Ascolti, in vetta c’ è Rtl 102,5
Chessidice in viale dell’ Editoria
Rcs, l’ utile sale a 20 milioni
Boom di Rtl 102.5, Virgin supera Radio2 Radiogiornale
Rtl, la radio più ascoltata in Italia
Radio, ascolti in crescita Deejay oltre 5 milioni
«Troppe insidie sul web bisogna tutelare i minori»
Sit-in dei giornalisti alla palestra di Spada. Ha un nome il guardaspalle
Il Fatto Quotidiano
Vincenzo Bisbiglia e Andrea Managò
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Stavolta le uniche testate che si sono viste in via Antonio Forni, a Nuova Ostia, sono quelle giornalistiche. Ieri mattina decine di cronisti, filmmaker e fotografi si sono ritrovati di fronte alla palestra dove Roberto Spada, martedì pomeriggio, ha rotto il setto nasale con una testata al giornalista Daniele Piervincenzi della trasmissione Nemo di Rai2, che tentava di chiedergli del suo appoggio a CasaPound alle elezioni per il Municipio X. Un presidio per testimoniare vicinanza al cronista Rai e ribadire che non deve prevalere la paura nel raccontare anche le realtà del Paese dove disagio sociale e malavita si intrecciano. Dal 2013 il Lazio è al primo posto per le minacce ai giornalisti. Il tam tam per organizzare la manifestazione è partito sul Web, sostenuto dalla rete di giornalisti Nobavaglio. “Queste testate qui avvengono quotidianamente, sono la legge che piega le persone e le porta a non denunciare”, racconta Federica Angeli, da anni sotto scorta anche per le inchieste sulla criminalità del litorale. Mercoledì il sindacato Stampa Romana e la Fnsi riceveranno il ministro dell’ Interno Marco Minniti. Ma la gente del circondario continua a difendere Roberto “il pugile”. Intanto proseguono le indagini dei carabinieri sull’ aggressione. In particolare, hanno identificato il presunto “guardaspalle” di Roberto Spada, che dopo la testata sferrata dal fratello del boss si è avventato su Piervincenzi e sull’ operatore colpendoli con calci e pugni. Non solo. Secondo la denuncia dei giornalisti, all’ episodio avrebbero assistito avventori della palestra e residenti della zona, senza che nessuno muovesse un dito per sedare l’ aggressione e, anzi, minacciando e inveendo contro i due malcapitati. I sospetti sono rivolti soprattutto all’ interno della famiglia Spada, o comunque del “sodalizio” (quindi il clan) citato nelle carte giudiziarie. Tutto ciò, in attesa dell’ udienza di convalida del fermo di Roberto Spada oggi a Regina Coeli, alla presenza del gip Anna Maria Fattori. I pm Giovanni Musarò e Ilaria Calò chiedono la convalida del fermo e la custodia in carcere per Spada, indagato per lesioni e violenza privata con l’ aggravante mafiosa. Anche in vista del ballottaggio del 19 novembre, il prefetto di Roma, Paola Basilone, ha convocato proprio a Ostia, martedì 14, il Comitato provinciale per l’ ordine e la sicurezza con la sindaca Virginia Raggi, i vertici delle forze dell’ ordine e il rappresentante della Procura: “Modulare un sistema di controllo” del territorio durante le operazioni elettorali.
Radio Deejay e gli impianti abusivi nascosti tra le pareti
Il Fatto Quotidiano
Tommaso Rodano
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Dietro segnali e frequenze radiofoniche si consumano guerre sconosciute e cruentissime. C’ è una piccola stazione capitolina, Radio Sportiva Roma, che combatte contro un gigante dell’ emittenza nazionale, il gruppo Gedi (l’ editore, tra le altre, di Repubblica, la Stampa e l’ Espresso, proprietario di Radio Capital, m2o e Radio Deejay). La battaglia che ha ingaggiato la piccola emittente è proprio contro Radio Deejay, la seconda più ascoltata del Paese, proprietaria di centinaia di frequenze in tutta Italia. Denunciano presunte pressioni, lecite e illecite, per impossessarsi del loro spazio radiofonico (Radio Deejay nel Lazio trasmette anche sulla frequenza 90.100 Mhz, Radio Sportiva trasmette su 90.0). Il Gruppo Gedi si sente tutelato da una sentenza del Tar, confermata dal Consiglio di Stato nel 2016, che riconosce le interferenze di Radio Sportiva sulle frequenze di Radio Deejay. Secondo Radio sportiva, invece, i potenti dirimpettai si sarebbero serviti di ripetitori abusivi per amplificare il proprio segnale, “simulando” così un’ interferenza altrimenti inesistente. La svolta è di poche settimane fa. Quest’ estate gli ispettori del ministero dello Sviluppo economico hanno rilevato un aumento anomalo nel livello di segnale delle trasmissioni di Radio Deejay provenienti da Monte Cosce, in provincia di Rieti. Il 21 settembre hanno quindi visitato l’ impianto, che trasmette Radio Deejay sulla frequenza 90.100 Mhz. Nel corso dell’ ispezione si sono imbattuti in una scoperta clamorosa. Attraverso una piccola porta su un muro hanno trovato l’ accesso ad uno stanzino ricavato tra le pareti del locale. All’ interno dell’ intercapedine era nascosto un doppio impianto di trasmissione non autorizzato. Entrambi i trasmettitori erano attivi e in funzione, collegati a un sistema di antenne a sua volta irregolare (una delle due antenne, collocata a 21 metri di altezza, era stata oggetto di una precedente ispezione da cui risultava una “difformità di esercizio”). Tutto ben nascosto: il sistema, per usare le parole del ministero, era “rinvenibile solo a un’ ispezione molto accurata e approfondita della postazione”. Radio Deejay aveva dichiarato un solo impianto di trasmissione dalla potenza di 250 watt. Gli altri due trasmettitori nascosti nell’ intercapedine avevano invece una potenza, rispettivamente, di 1.000 e 2.000 watt. Ecco le conclusioni degli ispettori: grazie al doppio impianto non autorizzato l’ emittente era in grado di utilizzare “una potenza ben maggiore di quella legittimamente prevista” e “di guadagnare sul territorio una ricezione di segnale di gran lunga maggiore rispetto a quella propria della configurazione legittima dell’ impianto”. Dopo i controlli Radio Deejay è stata diffidata a rimuovere i sistemi di trasmissione e le antenne non autorizzate. La radio ha provveduto immediatamente, come sottolinea il documento che il ministero ha trasmesso alle procure di Roma e Rieti: “A seguito di questo fortunato rinvenimento, cui è seguita la citata diffida, il segnale della Radio Deejay è repentinamente rientrato nei livelli che da sempre ci si attendeva di dover e poter riscontrare”. Il Gruppo Gedi se la caverà con pochissimo: rischia una sanzione compresa tra i 300 e i 5.800 euro. Ma replica: “Il Consiglio di Stato ha sancito il diritto di Radio Deejay di non essere interferita sul proprio impianto di Monte Cosce dall’ impianto della società Mediaradio (proprietaria di Radio Sportiva, ndr)”. Aggiungono: “L’ impianto di Radio Deejay risulta tuttora interferito da quello di Mediaradio, che opera con caratteristiche tecniche che eludono la sentenza”. I trasmettitori abusivi, secondo Gedi, sarebbero solo degli “apparati di scorta”. Una ricostruzione che non coincide con le osservazioni degli ispettori ministeriali.
Rai, anche l’ etere è un flop: meno 6%
Il Fatto Quotidiano
Gianluca Roselli
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Se Atene piange Sparta non ride. Così si può definire la situazione della Rai tra tv e radio. Perché se Viale Mazzini perde telespettatori sul piccolo schermo, con il calo dei programmi-traino spesso sconfitti dai diretti competitor, non va bene nemmeno la radio del direttore artistico universale Carlo Conti. Lì si registra un pesante calo di ascoltatori. Cinquecentomila in meno – secondo le rilevazioni Ter, Tavolo editori radio – rispetto alla scorsa stagione (oltre il 6 per cento), secondo i dati del primo semestre 2017 pubblicati ieri, che vede Rtl 102.5 (8.483.000 ascoltatori giornalieri) vincere la partita, seguita da Rds, Radio Italia e Radio Deejay. Al quinto posto c’ è Rete 105 e solo al sesto si trova finalmente Radio 1 Rai (3.930.000). All’ ottavo posto, dopo Virgin Radio, ecco Radio 2 (2.699.000), mentre per trovare Radio 3 (1.385.000) bisogna scendere alla quindicesima posizione. Radio 1 rispetto a un anno fa perde il 5,8%, Radio 3 il 3,3%, mentre Radio 2 passa dal settimo all’ ottavo posto. Vero che rispetto alla precedente rilevazione è cambiato il metodo di raccolta – con un diverso sistema di interviste, di istituti di ricerca e di periodo di rilevazione -, ma il dato è che quasi tutte le radio aumentano gli ascolti tranne quelle di mamma Rai. Per la radio, infatti, non esiste l’ auditel, ma si procede con la tecnica dei sondaggi, facendo delle interviste. E il cambio di metodologia nei mesi passati ha provocato diverse polemiche tra le stesse emittenti, con alcune in aperto contrasto verso il nuovo sistema. Nonostante la flessione, la Rai però canta vittoria esprimendo “apprezzamento per i quasi 9 milioni di ascoltatori che ogni giorno si sintonizzano sui nostri canali”. Il risultato, dice il direttore di Radio Rai Roberto Sergio, “si conferma in linea con il pari periodo del 2016, premia l’ offerta di servizio pubblico di qualità dove affidabilità, autorevolezza e linguaggio sono parole chiave di un bouquet di canali unico per completezza e penetrazione”. Un entusiasmo che appare ingiustificato, come fa notare il deputato dem Michele Anzaldi. “I dati sulla radio sono molto preoccupanti per il servizio pubblico. Ed è sorprendente che il direttore di Radio Rai li accolga addirittura con soddisfazione. I tre storici canali radiofonici Rai perdono in un anno oltre mezzo milione di ascoltatori, mentre tutti i principali concorrenti privati aumentano il proprio pubblico”, scrive Anzaldi in un post su Fb. I risultati confermano le voci che si registrano da tempo dall’ interno della tv pubblica secondo cui i vertici di Viale Mazzini hanno relegato la radio in un angolo e poco se ne occupano. E il vorticoso cambio di direttori non aiuta. Solo negli ultimi tre anni a Radio 1 e al giornale radio se ne sono avvicendati tre: Flavio Mucciante, esperto del settore e infatti con lui gli ascolti si stavano risollevando; Andrea Montanari, parcheggiato lì dalla televisione in attesa di prendere il posto di Mario Orfeo alla guida del Tg1; e Gerardo Greco, anch’ egli in prestito dal piccolo schermo. Direttore artistico, invece, dal giugno 2016 è Conti, che però continua a stare in tv come prima. “Quando la questione radiofonica sarà affrontata dal Cda?”, si chiede Anzaldi. In Consiglio, infatti, di radio non si parla quasi mai. E men che meno se ne parla in commissione di Vigilanza. A esultare, invece, sono gli altri. Come Lorenzo Suraci, patron di Rtl 102.5. “Siamo molto felici e vogliamo condividere questa gioia con i milioni di italiani che ci seguono. Rtl 120.5 è la loro e la nostra famiglia radiofonica”, dice l’ imprenditore proprietario anche di Radio Zeta e Radio Freccia. Ma nella partita dell’ etere in campo c’ è pure Mediaset, proprietaria di Radio 101, 105, Virgin e Subasio. “Siamo soddisfatti dei risultati, abbiamo quattro brand molto forti”, dice Paolo Salvaderi, ad di RadioMediaset.
Sole 24 Ore, nei primi nove mesi margini in miglioramento al netto degli oneri non ricorrenti
Il Sole 24 Ore
R.Fi.
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MILANO Il margine operativo lordo del Gruppo 24 ORE nel periodo gennaio-settembre 2017, al netto di oneri non ricorrenti per 23 milioni, migliora di 8,8 milioni portandosi a -11,5 milioni di euro rispetto al valore negativo di 20,3 milioni del pari periodo del 2016 rideterminato. L’ ebitda di gennaio-settembre 2017, si legge in una nota del gruppo, è negativo per 34,5 milioni di euro e si confronta con un risultato negativo di 29,4 milioni di euro del pari periodo del 2016 rideterminato. Il risultato operativo (ebit), al netto di oneri non ricorrenti per 23 milioni, migliora di 13,8 milioni portandosi a -22,1 milioni di euro (-35,9 milioni di euro nel pari periodo del 2016 rideterminato). L’ ebit è negativo per 45,1 milioni di euro e si confronta con un ebit negativo di 51,0 milioni di euro di gennaio – settembre 2016 rideterminato. Il risultato netto al netto degli oneri non ricorrenti è pari – 20,4 milioni di euro (-35,1 milioni di euro nello stesso periodo del 2016 rideterminato). Il risultato netto è negativo per 51,2 milioni di euro e si confronta con un risultato negativo rideterminato di 61,6 milioni di euro del pari periodo del 2016. Nel periodo gennaio-settembre del 2017, il Gruppo 24 ORE ha conseguito ricavi consolidati pari a 168,3 milioni di euro che si confrontano con un valore rideterminato pari a 193,0 milioni di euro dello stesso periodo del 2016 (-24,7 milioni di euro, pari al -12,8%). I margini operativi beneficiano della significativa riduzione dei costi diretti e operativi pari a 27,6 milioni (-19,8% rispetto al pari periodo 2016). Il gruppo va verso la conclusione della manovra patrimoniale e finanziaria. È in itinere il processo dell’ aumento di capitale pari a 50 milioni di euro: Confindustria ha già versato 30 milioni per l’ esercizio dei diritti d’ opzione e i residui 20 milioni sono garantiti da un consorzio di collocamento. Sono già stati versati da Palamon in un escrow account 36,7 milioni come previsto negli accordi per la cessione del 49% dell’ area Formazione. I risultati del terzo trimestre 2017, si legge nella nota del gruppo, sono in linea con le previsioni del Nuovo Piano per l’ esercizio 2017 come da ultimo approvato in data 4 settembre scorso: a fronte di una perdurante debolezza dei ricavi prosegue la riduzione dei costi diretti e operativi. Pertanto la società ritiene di poter escludere la ricorrenza prospettica (nei prossimi dodici mesi) della fattispecie di cui all’ articolo 2446 del Codice Civile. La posizione finanziaria netta è negativa per 65,9 milioni al 30 settembre 2017. Il dato si confronta con un valore al 30 giugno 2017 negativo per 55,2 milioni, in peggioramento di 10,7 milioni. Tale variazione deriva dalla gestione operativa del periodo ed è principalmente dovuta al pagamento del canone trimestrale di affitto della sede di Milano, via Monte Rosa, alla penale per l’ uscita anticipata dall’ immobile di Pero (Milano), agli oneri contributivi relativi alle quattordicesime, al versamento della liquidità nella società Business School24 all’ interno dell’ operazione di conferimento del ramo d’ azienda Formazione, nonché all’ effetto stagionalità delle vendite che si riflette in un calo degli incassi dei mesi estivi. Il costo del personale, pari a 91,3 milioni, è in aumento di 9,1 milioni rispetto al pari periodo 2016. Su tale incremento di costi incidono in particolare oneri di ristrutturazione per 20,6 milioni. Complessivamente, il costo del personale al netto degli oneri di ristrutturazione è in diminuzione di 6,0 milioni di euro (-7,9%) rispetto al pari periodo del 2016, principalmente in relazione alla diminuzione dell’ organico medio. L’ organico medio dei dipendenti, al netto dell’ area Formazione, è pari a 1.088 unità e si confronta con un dato del pari perimetro del 2016 di 1.149 unità. Il calo dei ricavi è dovuto in particolare alla diminuzione dei ricavi editoriali pari a 10,8 milioni di euro (-11,8%), al calo dei ricavi pubblicitari pari a 8,4 milioni di euro (-10,4%). Il comunicato sottolinea come il calo dei ricavi pubblicitari nel terzo trimestre 2017 sia stato pari al 7,6% rispetto al calo registrato nel primo semestre 2017 pari all’ 11,5%. La diffusione cartacea media per il periodo gennaio – settembre 2017 è pari a circa 93 mila copie (-24,1% vs 2016). La diffusione digitale è pari a circa 86 mila copie (+0,5% vs 2016). La diffusione cartacea sommata a quella digitale è complessivamente pari a 179 mila copie medie (-14,0% vs 2016). Relativamente alle copie vendute medie nel periodo gennaio-settembre 2017, le cartacee sono pari a 83 mila copie (-23,1% vs 2016). Le copie vendute cartacee sono inferiori alle copie diffuse cartacee su pari periodo per l’ esclusione delle copie omaggio e di quelle distribuite tramite l’ Osservatorio Giovani Editori. Le copie digitali totali sono pari a 148 mila copie (-7,5% vs 2016), di cui 61 mila copie digitali multiple vendute a grandi clienti non dichiarate ad ADS nei dati diffusionali. Complessivamente le copie carta + digitale medie vendute nel periodo gennaio- settembre 2017 sono pertanto pari a 231 mila copie (-13,8% vs 2016). © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Rcs torna in utile a fine settembre
Il Sole 24 Ore
S.Fi.
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Milano Urbano Cairo sta facendo, in Via Solferino, quello che aveva promesso: risanare i conti del Corriere della Sera, storico quotidiano italiano, a un certo punto arrivato a essere schiacciato da quasi un miliardo di debiti. Si iniziano a veder gli effetti della cura maniacale dell’ imprenditore editorial-televisivo: nei primi nove mesi dell’ anno Rcs, la casa editrice del più prestigioso quotidiano italiano e della Gazzetta dello Sport, è ritornata in utile. Negli ultimi 5 anni, il gruppo editoriale aveva sempre perso soldi (incluso un passivo monstre di 500 milioni nel 2012): oggi sfoggia 19,8 milioni. Ancora l’ anno scorso, al 30 settembre, le perdite erano di 17 milioni. Il risanamento è tutto frutto di tagli dei costi: infatti i ricavi sono in calo a 657 milioni. Rcs ha perso 50 milioni di giro d’ affari in nove mesi: si vendono sempre meno giornali (-9% le vendita editoriali) e la pubblicità continua a calare (-10%). Tutta l’ industria dei giornali è in sofferenza e viene da ormai quasi un decennio di crisi di cui non si intravede un cambio di rotta. Cairo ha messo mano alla macchina operativa portando efficienza in una struttura in passato ridondante e gravata di sprechi: il segreto del risanamento sta in un margine operativo lordo raddoppiato da 40 a 84 milioni. Conti in utile significano anche liquidità (58 milioni di cassa generata), che va ad abbattere i debiti: la posizione finanziaria netta è migliorata a 335 milioni, scendendo di oltre 30 milioni. Peraltro pochi mesi fa Rcs ha rifinanziato oltre 300 milioni di debiti. Il cammino di risanamento ha avuto una battuta d’ arresto in estate: il terzo trimestre è tornato in perdita per 4 milioni. A giustificazione va detto che i tre mesi estivi sono stagionalmente i peggiori per chi stampa quotidiani (la pubblicità scarseggia, ma i giornali si stampano comunque ogni giorno) e che nel 2016 c’ erano stati gli Europei di calci o e le Olimpiadi a sostenere la raccolta pubblicitaria (dunque un confronto svantaggioso). La cosa non preoccupa Cairo che ha confermato l’ obiettivo di una Rcs che nel 2017 chiude il suo primo bilancio in utile dopo tanto tempo. C’ è una sola grossa incognita e si chiama Catalogna: Rcs pubblica vari giornali in Spagna (dal Mundo a Marca) e al momento nessuno è in grado i prevedere i possibili effetti sul mercato pubblicitario iberico della crisi politica scoppiata a Barcellona. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Rcs, margini raddoppiati Profitti a quota 19,8 milioni
Corriere della Sera
Paola Pica
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Rcs torna all’ utile e raddoppia i margini nei primi nove mesi dell’ anno. Al 30 settembre, il risultato netto del gruppo che fa capo ed è guidato da Urbano Cairo è di 19,8 milioni, un dato che si confronta con la perdita netta di 17,4 milioni dello stesso periodo del 2016 e dunque mostra un miglioramento di 37,2 milioni. L’ Ebitda, il margine operativo lordo, è di 84,4 milioni e fa segnare una crescita più che doppia e pari a 44 milioni sui 40,4 milioni dei primi tre trimestri dello scorso anno. Il miglioramento, si legge in una nota, è dovuto ai risultati positivi degli investimenti sui contenuti editoriali e all’ impegno sulla riduzione dei costi. Che ha portato benefici per 47,8 milioni, di cui 30,8 milioni in Italia e 17 milioni in Spagna. L’ indebitamento finanziario è pari a 335,1 milioni, in significativa riduzione sia rispetto al 31 dicembre 2016 (366,1 milioni), sia rispetto al 30 giugno 2017 (363,2 milioni). I ricavi del gruppo si attestano a 657,7 milioni. La contrazione di 51,7 milioni, viene spiegato, sarebbe di 13,8 milioni escludendo dal confronto eventi disomogenei tra i quali principalmente la cessazione di alcuni contratti di raccolta pubblicitaria per conto di editori terzi, il diverso piano editoriale dei collaterali, e la revisione della politica promozionale in Spagna. I ricavi pubblicitari ammontano a 284,4 milioni (318 milioni a fine settembre 2016, il decremento sarebbe di 7 milioni a confronto omogeneo). I ricavi editoriali sono pari a 263,2 milioni, in flessione di 27,6 milioni (13,4 su base omogenea). Sul fronte quotidiani, si confermano le leadership nei rispettivi segmenti di riferimento di Corriere della Sera , La Gazzetta dello Sport , Marca ed Expansión. El Mundo conferma la seconda posizione tra i generalisti spagnoli. Per i settimanali, cresce del 14% la diffusione di Oggi. Sul web, il sito del Corriere migliora del 13,8% sui nove mesi 2016. «Le attività del gruppo si focalizzano sulla valorizzazione dei contenuti editoriali, sullo sviluppo dei brand esistenti e sul lancio di nuovi progetti», ricorda infine Urbano Cairo. Nel terzo trimestre, l’ offerta del Corriere è stata arricchita e potenziata, con l’ obiettivo di dare ai lettori più volte la settimana dei supplementi di altissima qualità. Il 19 settembre è stato lanciato il nuovo settimanale gratuito Buone Notizie – L’ impresa del bene – «testata caratterizzata da un importante contenuto etico ed informativo, dedicato al mondo del non profit». Viene segnalato infine «il successo della quarta edizione de Il Tempo delle Donne, evento tenutosi presso la Triennale di Milano sotto l’ egida del Corriere della Sera».
«Partnership con pubblico per digitale»
Corriere della Sera
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Partnership pubblico-privato, investimenti in innovazione e attenzione al ruolo delle persone al centro della trasformazione digitale dell’ Italia. Ad affermarlo, ieri, è stato il ceo di Wind Tre Jeffrey Hedberg intervenuto a un convegno della Rai: «La trasformazione digitale in Italia richiede una forte strategia costruita su una serie di partnership pubblico-privato tra imprese, governo, sistema universitario e organizzazioni sindacali per definire insieme una roadmap chiara ed efficace. Per realizzare questo processo c’ è bisogno di una grande attenzione agli investimenti tecnologici».
Pubblicità, il futuro è su misura
Italia Oggi
IRENE GREGUOLI VENINI
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In un momento in cui si cominciano a vedere segnali di ripresa economica, la comunicazione può diventare una delle leve del rilancio in Italia, a patto che le imprese riescano ad affrontare in modo vincente le sfide poste dai nuovi trend, come quello del benessere, del bio e di altre nicchie che stanno crescendo, e dall’ evoluzione dei consumatori che si aspettano un approccio sempre più personalizzato. Questo scenario, delineato durante la sesta edizione del Forum organizzato da Wpp e dalla società di consulenza The European House-Ambrosetti, si colloca in un contesto che presenta però ancora luci e ombre. «Il Pil è in crescita, sopra le attese», osserva Marco Costaguta, presidente di Ltp (azienda specializzata in consulenza), «l’ occupazione è aumentata e anche gli investimenti esteri. I consumi sono cresciuti perché sono legati all’ occupazione e alla fiducia ma c’ è ancora un forte divario tra il Nord e il Sud in Italia». A ciò corrisponde un incremento degli investimenti pubblicitari negli ultimi tre anni e anche per il 2018 le stime sono positive. «I nostri analisti ci indicano una crescita tra il 2 e il 3% per il prossimo anno», sottolinea Massimo Costa, country manager di Wpp Italia. «I provvedimenti di legge in via di definizione e il conseguente sgravio fiscale consentiranno alle aziende di prevedere investimenti in comunicazione maggiori e su più mezzi e canali», anche se il tessuto economico italiano continua ad avere una vocazione «imprenditoriale e non manageriale», il che «non aiuta la crescita del settore della comunicazione». Nella visione di Francesco Pugliese, a.d. di Conad, per far ripartire i consumi interni occorre anche «cavalcare i nuovi trend, come il biologico e il benessere, settori in cui le grandi marche hanno investito poco e su cui invece le marche commerciali dei distributori hanno puntato e grazie a cui sono cresciute». Inoltre, secondo Pugliese, «nell’ alimentare ci si orienta a consumare meno e meglio, il che coincide con i prodotti freschi e freschissimi che non vedono facilità di acquisto nell’ online». Un mondo che si sta muovendo verso il digitale è invece quello della cosmetica, in cui il peso dell’ e-commerce sta aumentando parecchio, pur essendo ancora limitato. «L’ Italia è il primo produttore al mondo di make up», spiega Cristina Scocchia, ceo di Kiko. «È un settore che è stato molto impattato dai millennial e che ha visto l’ affermazione di brand di nicchia rispetto a quelli storici che quindi hanno cominciato ad acquisire marchi indipendenti e a sviluppare prodotti vicini a due grandi trend, ovvero l’ etnicità e il biologico. Oltre agli investimenti in ricerca e sviluppo, la cosmetica investe tanto anche in comunicazione a 360 gradi, con strategie più granulari, dando più spazio ai social, agli influencer e allo storytelling». Considerando invece il mercato delle telecomunicazioni, «il settore è guidato dalla crescita dei dati grazie anche alla dinamica dei prezzi», sostiene Aldo Bisio, a.d. di Vodafone Italia. «Sul mobile non c’ è un grosso divario tra Nord e Sud, anzi c’ è un maggior uso al Sud che sta permettendo di recuperare il divario che permane per quanto riguarda la banda larga fissa». In tutto ciò, occorre non dimenticare che in Italia anche le città metropolitane e le regioni (sul cui ruolo si è concentrata parte dell’ evento, con interventi del presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni e del sindaco di Genova, Marco Bucci) possono essere luoghi creatività e competitività, con un ruolo attrattivo nel rilancio del paese. Sul fronte della comunicazione una delle sfide più importanti è costituita dall’ innovazione tecnologica e dai cambiamenti che comporta. «Bisogna misurare quello che il consumatore fa nel passaggio da un device all’ altro e non su un singolo dispositivo», afferma Luca Colombo, country manager di Facebook Italia, considerando che i consumatori «usano sempre di più il mobile e si aspettano una comunicazione sempre più personalizzata». E per proporre messaggi su misura sono fondamentali i dati, nella visione di Andrea Zappia, a.d. di Sky Italia, «in un mondo che si sta segmentando e dove il consumatore chiede semplicità, trasparenza, comodità e flessibilità». © Riproduzione riservata.
Ascolti, in vetta c’ è Rtl 102,5
Italia Oggi
CLAUDIO PLAZZOTTA
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La nuova indagine Ter sugli ascolti delle radio in Italia vede di certo un trionfatore: Lorenzo Suraci e il gruppo Rtl 102,5. La sua emittente, infatti, è prima per distacco nella classifica degli ascolti nel giorno medio, con 8,4 milioni di aficionandos, e riesce a conquistare il primato (che in precedenza, nell’ indagine Radiomonitor di Gfk, apparteneva a 105) pure nella graduatoria degli ascolti nel quarto d’ ora medio, parametro utilizzato dai pianificatori pubblicitari, dove incassa 731 mila ascoltatori rispetto ai 598 mila di 105. Più in generale, l’ esito degli attesi dati Ter è ben riassunto dalla dichiarazione di Eduardo Montefusco, presidente di Rds, radio che si attesta al secondo posto con 5,7 mln di ascoltatori nel giorno medio: «Approfitto per fare i miei complimenti ai colleghi, concorrenti e pionieri della radio, Lorenzo Suraci e Mario Volanti. Le importanti soddisfazioni ottenute dimostrano come l’ esperienza nella produzione radiofonica faccia ancora la differenza». E infatti Radio Italia è al terzo posto con 5,2 mln di ascoltatori, allo stesso livello di Deejay (5,2 mln) e davanti a 105, a quota 4,9 mln. Nella classifica relativa, invece, agli ascolti nel quarto d’ ora medio c’ è qualche cambiamento, con Rtl 102,5 prima a quota 731 mila, a sopravanzare 105 (598 mila), Rds (459 mila), Deejay (438 mila) e Radio Italia (393 mila). Non ha alcun senso fare raffronti tra i dati di Ter e quelli dell’ indagine Radiomonitor: è cambiata la ricerca, ed è diverso il periodo di riferimento, poiché l’ intervallo 4 maggio-9 ottobre 2017 non è confrontabile con nessuna delle rilevazioni Radiomonitor. Dal punto di vista dello scacchiere radiofonico italiano (vedere tabella in pagina), si possono tuttavia valutare i pesi dei cinque principali gruppi, che assorbono la gran parte degli investimenti pubblicitari. Radio Mediaset, probabilmente non soddisfattissima dei risultati di Ter, vede comunque il suo polo pesare oltre 14 milioni di ascoltatori nel giorno medio e quasi 1,3 mln nel quarto d’ ora medio. Così come già accadeva in Radiomonitor di Eurisko, la sua leadership nel giorno medio è messa in discussione da Gedi-Gruppo Espresso, che può vendere agli investitori pubblicitari un bacino di quasi 13,9 milioni di ascoltatori, con 1,1 mln nel quarto d’ ora medio. Cresce la potenza di fuoco del gruppo Rtl 102,5, soprattutto grazie al boom della rete ammiraglia Rtl 102,5. La novità Radiofreccia si ferma invece a quota 667 mila ascoltatori (è il suo debutto nelle rilevazioni) e Radio Zeta l’ Italiana non decolla, e si attesta attorno a quota 700 mila. Con queste performance, comunque, il polo Rtl 102,5, con 9,8 milioni di ascoltatori nel giorno medio e 848 mila nel quarto d’ ora medio, supera il gruppo Rai Radio, che si conferma a quota 9 milioni nel giorno medio e vale 714 mila ascoltatori nel quarto d’ ora medio (nel 2016 le emittenti del servizio pubblico avevano avuto ascolti favorevoli anche grazie ad eventi sportivi come gli Europei di calcio e le Olimpiadi). Il quinto polo, quello di Rds, è vicino a quota 6,7 milioni nel giorno medio e raggiunge i 534 mila ascoltatori nel quarto d’ ora medio. Insomma, la badilata di spot andati in onda sulle reti Mediaset non sembra aver giovato più di tanto alle radio del gruppo (e forse la strategia di mandare in onda troppi personaggi televisivi non è premiante, come aveva già dimostrato l’ esperienza di R101), mentre sembra aver avuto qualche ragione chi sottolineava che la nuova ricerca Ter, conteggiando anche gli ascolti dei canali tv delle radio, avrebbe favorito qualcuno a scapito di altri. «Premesso che il nostro risultato premia l’ offerta di servizio pubblico, di qualità con tanti canali in onda», dice Roberto Sergio, direttore di Rai Radio, «devo però aggiungere che Rai, insieme con altri editori, ha consentito l’ uscita di questa indagine Ter per senso di responsabilità, nonostante i dati fossero relativi a un periodo anomalo, non coerente, non confrontabile con dati del passato. In questa rilevazione Ter ci sono incongruenze note a tutti. Ora mettiamoci insieme al lavoro affinché, entro il 2017, si risolvano in maniera definitiva i problemi che ancora oggi ci sono». Perché i passi successivi potrebbero anche portare a clamorose uscite dall’ indagine. Mario Volanti, editore e presidente di Radio Italia, è invece entusiasta: «Dire che siamo felici è riduttivo. Per la prima volta nella storia di Radio Italia vengono superati abbondantemente i cinque milioni di ascoltatori nel giorno medio e il dato di copertura nei sette giorni è veramente entusiasmante. Evidentemente il lavoro svolto negli ultimi anni, la passione, la tenacia e la coerenza rispetto al progetto editoriale, ci hanno premiati. Ovviamente continueremo su questa strada, coscienti che la competitività è sempre maggiore e che, quindi, dovremo moltiplicare i nostri sforzi». Contento anche Linus, direttore di Radio Deejay che si attesta a quota 5,2 milioni di ascoltatori nel giorno medio: «Mettiamola così, sapevamo già che sarebbe tornato Fiorello e gli abbiamo fatto trovare la casa piena di gente. Scherzi a parte, sono molto felice per questo dato che ci riporta ampiamente sopra quota cinque milioni». Ultima notazione: Radio Sportiva entra nel club delle emittenti sopra il milione di ascoltatori nel giorno medio, sfiorando quota 1,1 mln. Sopra di lei, in classifica, ci sono brand storici come Rai Radio Tre (1,38 mln) e Rmc (1,4 mln). © Riproduzione riservata.
Chessidice in viale dell’ Editoria
Italia Oggi
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Telecom, Genish: non faremo offerte per i diritti del calcio. Telecom Italia non ha intenzione di fare offerte per aggiudicarsi i diritti sul calcio. Lo ha affermato l’ a.d. Amos Genish ieri durante la conference call sui risultati. «Non stiamo pensando di entrare nelle gare per i diritti del calcio», ha detto, «è molto costoso. Lo sport sarà aggiunto ai nostri contenuti solo se ci sarà la giusta occasione ma non è nella nostra agenda di essere direttamente nelle gare per i diritti». Nieri (Mediaset): da Franceschini camicia di forza su film italiani. Le nuove regole per le tv che impongono film italiani in prima serata sono «una camicia di forza per le emittenti televisive». Lo ha detto Gina Nieri, direttore della divisione affari istituzionali di Mediaset, secondo cui «siamo in una condizione in cui facciamo business contro l’ ambiente regolamentare che ci presiede. L’ ultimo regalo è del ministro Franceschini che ci ha cucito una camicia di forza addosso. Nel 2017, dalle 18 alle 23, dobbiamo mettere un film italiano, ma perché? Stiamo facendo implodere il business model dell’ audiovisivo». Hedberg (Wind Tre): per il digitale serve una forte strategia di partnership pubblico-privato. «La trasformazione digitale in Italia richiede una forte strategia costruita su una serie di partnership pubblico/privato tra imprese, governo, sistema universitario e organizzazioni sindacali per definire insieme una roadmap chiara ed efficace». A sostenerlo è stato ieri Jeffrey Hedberg, ceo di Wind Tre. «Per realizzare questo processo c’ è bisogno di una grande attenzione agli investimenti in tecnologia, al ruolo delle persone e delle loro competenze all’ interno di un chiaro e certo quadro regolamentare. Questa responsabilità condivisa, nel rispetto di ciascun ruolo non solo assicurerà la sostenibilità di questi investimenti ma sarà un forte moltiplicatore per il futuro». News Corp torna in utile nel primo trimestre. News Corp ha chiuso il primo trimestre con ricavi in aumento del 5% a 2,06 miliardi di dollari (1,77 miliardi di euro) e con tutti i segmenti della società che hanno messo a segno performance positive grazie alle fluttuazioni valutarie, alle acquisizioni in Australia e Regno Unito e alla continua crescita del business del degli annunci digitali immobiliari. L’ utile netto distribuibile agli azionisti si è attestato a 68 milioni di dollari (58,3 milioni di euro), contro il rosso per 15 milioni di dollari (12,9 milioni di euro) dello stesso periodo dello scorso anno. Il business delle news e dei servizi di informazione, che rappresenta meno dei due terzi dei ricavi, è cresciuto del 2% a 1,24 miliardi di dollari di fatturato (1,06 miliardi di euro). Il risultato è stato trainato dal +3% della distribuzione di pubblicazioni, soprattutto dal +11% di Dow Jones. I ricavi pubblicitari hanno chiuso il trimestre in linea con quelli dello stesso periodo dello scorso anno, dopo trimestri in calo. Il Wall Street Journal ha registrato a fine settembre 1,31 milioni di abbonati al digitale, in aumento di 48 mila da fine giugno. I ricavi pubblicitari di Dow Jones, che edita il giornale, sono calati del 10%. I ricavi pubblicitari di News Uk, che edita Times of London, Sunday Times e Sun, sono scesi del 9% e quelli delle diffusioni del 5%. Walt Disney: lo streaming tv decollerà dal secondo semestre 2019. L’ amministratore delegato della Disney, Robert Iger, ha svelato i piani dell’ azienda sui servizi in streaming, sui quali, a partire dal secondo semestre 2019, dirotterà la programmazione televisiva più importante del gruppo. Iger ha spiegato che le nuove serie e i diritti televisivi più rilevanti, come Star Wars, Monster Inc., High School Musical e Marvel saranno trasmessi in streaming, cioè con abbonamenti tipo quelli di Netflix, a partire dal secondo semestre 2019, quando questa piattaforma decollerà. Star Wars in serie televisiva rappresenta una novità, che si aggiunge all’ annuncio da parte di Disney del lancio di una una nuova trilogia cinematografica della saga Guerre Stellari. Mediaset convoca assemblea il 15/12 per modifica statuto. Il cda di Mediaset ha deliberato all’ unanimità di convocare l’ assemblea straordinaria degli azionisti per il giorno 15 dicembre 2017. All’ ordine del giorno la modifica dell’ articolo 17 relativa alla variazione del numero minimo e massimo dei componenti del cda (che si propone di individuare fra un minimo di sette e un massimo di quindici), alla possibilità per il cda di presentare una propria lista di candidati e alla modalità di nomina del consiglio attraverso la previsione di un sistema cosiddetto «a liste bloccate» al posto dell’ attuale sistema dei quozienti. Più in particolare, la proposta prevede di riservare alle liste di minoranza due amministratori qualora il numero dei componenti del cda e da eleggere sia compreso tra sette e undici, e tre amministratori qualora il numero dei componenti del consiglio da eleggere sia compreso tra dodici e quindici. Pagina99 solo in digitale. Dal prossimo numero il settimanale diretto da Paolo Madron uscirà solo in formato digitale, dando così l’ addio alla distribuzione in edicola. News 3.0, società editrice di Pagina99, ha comunicato la scelta nell’ ambito del nuovo piano editoriale del gruppo in via di definizione, con la «volontà di coniugare il giornalismo di alta qualità con il mondo dell’ informazione. L’ ambizione è di diventare il punto di riferimento per un lettorato di alto profilo che necessita di una informazione libera, di contenuti esclusivi e di modalità di accesso social e digital». Inoltre, il piano prevede la costituzione di un laboratorio per sviluppare, insieme a Tinaba Media e Frejourn, «un modello in grado di coniugare l’ informazione di approfondimento con i nuovi modelli di distribuzione e consumo dei media».
Rai spinge il digital
Italia Oggi
CLAUDIO PLAZZOTTA
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RaiPlay è probabilmente il grande asset che la gestione di Antonio Campo Dall’ Orto ha lasciato in eredità a viale Mazzini. Un over the top per guardare i contenuti di Rai in live streaming, in modalità video on demand nei giorni successivi alla messa in onda, o accedendo al ricco archivio del servizio pubblico. Con una fruibilità e facilità di accesso che tanti altri big della tv italiana ancora si sognano. Gian Paolo Tagliavia, chief digital officer di Rai, ha raccontato l’ altra sera a Milano un po’ di novità che attendono lo sviluppo digital del broadcaster pubblico. Innanzitutto, la pubblicità su RaiPlay è stata ridotta, con limiti all’ affollamento, un solo inserzionista per ciascun break, e spot skippabili dopo 15 secondi. «Questo ha migliorato molto l’ esperienza del consumatore di contenuti su RaiPlay. Nel 2018, inoltre, metteremo mano alla nuova offerta digital per i bambini, a quella Rai cultura, del meteo e della viabilità. L’ 8 dicembre, invece, partirà RaiPlay Radio, poiché già ora il 9% degli ascolti radio vengono dalle app». Quando si è iniziato a pensare a RaiPlay, continua Tagliavia, «abbiamo sin da subito evitato di scimmiottare Netflix. RaiPlay è sviluppato tutto dentro Rai. Che è la più grande industria culturale italiana. E ricordiamo anche che Rai, tolta la Bbc che però ha cinque miliardi di sterline di canone pubblico annuo (ovvero 5,66 mld di euro, mentre Rai è a quota 1,7 mld di euro), è il primo servizio pubblico televisivo continentale. L’ offerta di RaiPlay, quindi, è proposta in lineare, con streaming live, e poi in quasi lineare, con l’ on demand nei giorni successivi. Infine, ha il catalogo che si arricchisce sempre di più attingendo all’ enorme archivio Rai. Il servizio pubblico deve consentire a tutti i cittadini di avere offerte di questo genere, anche a chi non vuole pagare Netflix. Il cui abbonamento, anche quello più basico, peraltro, faccio notare, costa più dei 90 euro del canone Rai. Con l’ introduzione delle nuove Smart tv, schiacciando il tasto blu non ci sarà più differenza tra guardare la tv tradizionale o RaiPlay». Perciò, come spiega Francesco Barbarani, direttore radio e web di Rai pubblicità, «su RaiPlay ci sono contenuti esclusivi, versioni estese, anteprime. Nello spirito di servizio pubblico, non più tutti guardano la stessa cosa in lineare, ma tutti possono formarsi sul non lineare con i contenuti che ciascuno ama. Nelle altre offerte in streaming il tempo medio investito è al di sotto dei 30 minuti al mese; su RaiPlay, invece, è di un’ ora e 21 minuti». La fruizione on demand accresce, poi, gli ascolti cumulati di un certo contenuto: «Le grandi fiction di Rai Uno, quelle da nove-dieci milioni di ascoltatori sul lineare, fanno già un altro 10-15% di ascolti aggiuntivi sul non lineare nei sette giorni successivi. E prima di RaiPlay il video on demand era concentrato al 75% nei primi due-tre giorni dalla messa in onda. Mentre oggi, con RaiPlay, si è esteso sui cinque giorni». © Riproduzione riservata.
Rcs, l’ utile sale a 20 milioni
Italia Oggi
ANDREA SECCHI
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Rcs migliora i suoi margini chiudendo i primi nove mesi dell’ anno con un utile di 19,8 milioni rispetto alla perdita di 17,4 milioni dello stesso periodo dello scorso anno. E nonostante il mercato della carta stampata sia ancora molto incerto, per l’ intero 2017 conferma i target già fissati. Giusto un po’ di cautela per un elemento che potrebbe influire su questa previsione: la situazione creatasi in Catalogna, che potrebbe condizionare il «pieno raggiungimento di questi obiettivi». La casa editrice sottoposta alla cura del nuovo editore Urbano Cairo porta a casa miglioramenti nei principali indicatori. Unica voce in calo è quella dei ricavi, in diminuzione del 7,3% a 657,7 milioni di euro. Rcs spiega che a questa riduzione hanno contribuito anche alcuni fattori straordinari non considerando i quali i ricavi sarebbero calati soltanto di 13,8 milioni anziché di 51,7 milioni come è nei conti. Fra le altre cose Rcs cita la cessazione della raccolta pubblicitaria per conto di editori terzi (principalmente La Stampa), una voce che nei primi nove mesi del 2016 valeva 22,8 milioni mentre quest’ anno vale 1,2 milioni. Dei 657,7 milioni di ricavi totali, 284,4 milioni arrivano dalla pubblicità in calo del 10,6% per quanto detto prima e per la presenza di Europei e Olimpiadi l’ anno scorso, mentre 263,2 milioni arrivano dalle diffusioni, in calo del 9,5%. Una perdita quest’ ultima che si dimezzerebbe facendo un confronto a perimetro di prodotti omogeneo nei due anni. Fra le altre cose che Rcs segnala sui ricavi da diffusioni c’ è l’ incremento del 14% delle copie diffuse in edicola di Oggi, venduto sia singolarmente che in abbinata con altre testate, e la crescita del 12% degli abbonati al digitale del Corriere della Sera, arrivati a 38 mila. Voce in crescita nel fatturato è quella ricavi diversi (+9,4% a 110,1 milioni) nella quale si trovano fra gli altri i risultati dell’ area sport, quella del Giro d’ Italia e dei relativi diritti (+7,8%). Per quanto riguarda i margini, l’ ebitda dei nove mesi è più che raddoppiato, passando dai 40,4 milioni del 2016 agli 84,4 milioni di quest’ anno. La casa editrice spiega che il miglioramento è dovuto da un lato agli investimenti nei contenuti editoriali e dall’ altro alla riduzione dei costi per 47,8 milioni, la maggior parte dei quali, 30,8 milioni, in Italia. Di fatto tutte le aree del gruppo sono tornate in terreno positivo nel risultato operativo (47,1 milioni in totale rispetto ai -800 mila euro precedenti) o lo hanno incrementato (tranne l’ eccezione delle altre attività corporate). Il contributo maggiore è dato dai Quotidiani Italia, che oggi hanno un ebit di 45,4 milioni, rispetto a quello di 33,7 milioni di un anno fa. Infine l’ indebitamento finanziario netto al 30 settembre è sceso a 335,1 milioni contro i 366,1 milioni al 31 dicembre 2016. Nell’ attesa dei conti il titolo Rcs ha chiuso ieri in Borsa in crescita dello 0,24% a 1,26 euro. © Riproduzione riservata.
La sfida in onda media
Milano Finanza
ANDREA MONTANARI
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Se si escludono i fenomeni digitali Google e Facebook, la radio è l’ unico mezzo che negli ultimi anni ha vissuto brillanti performance in termini pubblicitari. Un trend che secondo gli esperti è destinato a proseguire. Ed è per questo che lo scorso anno Mediaset, ossia il primo gruppo televisivo commerciale del mercato, nonché primo destinatario degli investimenti in pubblicità, ha deciso di investire per entrare pesantemente nel settore. E a ottenere con R101, Radio 105, Virgin Radio e Radio Subasio il ruolo di primo operatore del mercato, con una quota di ascolti nel quarto d’ ora medio del 17,5%. Posizionamento che garantisce alla controllata RadioMediaset un fatturato, solo della parte industriale di 70-75 milioni, mentre considerando anche la raccolta per conto terzi (Rmc, Radio Norba e Kiss Kiss) il giro d’ affari complessivo raggiunge 100 milioni, come ha ricordato di recente Davide Mondo, ad della concessionaria Mediamond. L’ ingresso del Biscione nel mondo delle onde medie ha provocato un vero scossone e ha riproposto l’ eterna guerra tra le aziende che fanno capo alla Fininvest di Silvio Berlusconi e le società editoriali controllate dalla Cir della famiglia De Benedetti, ora alleata con gli Agnelli-Elkann. Insomma, dopo la guerra durata più di 20 anni sul Lodo Mondadori, ora i due sfidanti si ritrovano ancora in competizione sul terreno radiofonico. Questo perché prima dell’ arrivo di Mediaset, il Gruppo Gedi (ex Gruppo L’ Espresso) era l’ indiscusso dominatore della scena grazie a Radio Deejay, Capital e M2o, che per contrastare la potenza di fuoco del Biscione ha richiamato ai microfoni un pezzo da novanta come Fiorello. Una posizione conquistata nel tempo e mai attaccata dagli altri operatori privati quali la famiglia Suraci (gruppo Rtl 102.5) ed Edoardo Montefusco (Radio Dimensione Suono). Ovviamente, dalla partita, soprattutto quella commerciale, era e resta esclusa la Rai che è storicamente l’ altro grande polo (come in tv) con i suoi canali radiofonici. Schermaglie, entrate a gamba tesa, screzi e altre modalità di ingaggio, soprattutto in campo pubblicitario, sono all’ ordine del giorno nel settore. Ma il vero rischio è che si torni alla situazione del 2010, l’ anno dello sboom delle onde medie. All’ epoca, infatti, tutto era monitorato e tenuto sotto controllo da Audiradio, la società che rilevava i dati d’ ascolto delle emittenti e che fino a quel momento aveva calcolato dati impressionanti. L’ escalation era costante: gli ascoltatori crescevano di 1 milione all’ anno, fino ad arrivare al picco dei più di 39 milioni a fine 2010. Nell’ euforia generale iniziò la guerra tra i player del mercato, che portò alla fine dell’ avventura di Audiradio, posta in liquidazione nel 2011. Per un po’ fu il buio. Poi ci si sedette attorno a un tavolo e nella metà del 2012 arrivarono le indagini targate Radiomonitor. Un percorso che tra altri e bassi, lamentele e apprezzamenti, incoronava l’ emittente leader in assoluto: Rtl 102.5. Quella stessa radio (oggi affiancata da Radiofreccia e Zeta l’ italiana) che ora viaggia a quasi 8,5 milioni di ascoltatori in una giornata media. Ma anche Montefusco, come Suraci, per affrontare la concorrenza di Mediaset e tenere testa al gruppo Gedi, ha deciso di allargare l’ offerta con altre radio più piccole. Mentre grande attenzione c’ è sul capitale di Radio Italia di Mario Volanti: la società dei De Benedetti-Elkann, partner per la raccolta pubblicitaria, ha rilevato un 10% così come ha fatto lo stesso proprietario di Rds. E non è da escludere che in futuro si possa assistere sul mercato a nuove operazioni di aggregazione tra operatori di medie dimensioni. Così come non è da escludere che entrino in scena nuovi competitor ingolositi dagli investimenti pubblicitari. Il tutto sempre che regga l’ impianto di questa nuova rilevazione (RadioTer) che ufficialmente accontenta tutti, ma che sotto traccia viene già contestata. Anche per il periodo analizzato in questa prima ricerca. Perché se le radio, in particolare la Rai, nel periodo estivo sospendono la messa in onda delle trasmissioni di punta (così come avviene per la tv), le radio commerciali traggono vantaggio dal cambiamento di tipologia di ascolto. E se in estate i telespettatori mediamente calano, la platea di ascoltatori radiofonici resta la stessa. Di conseguenza bisognerà attendere la nuova rilevazione per rivedere i dati e aggiornare le strategie d’ azione. (riproduzione riservata)
«Un patto per il digitale»
Il Tempo
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Jeffrey Hedberg (nella foto) ceo di Wind Tre, intervenuto ieri a un convegno alla Rai, ha rilevato che «la trasformazione digitale in Italia richiede una forte strategia costruita su una serie di partnership pubblico/privato tra imprese, governo, sistema universitario e sindacati per definire insieme una roadmap chiara ed efficace». Per realizzare questo processo – ha aggiunto Hedberg, c’ è bisogno di una grande attenzione agli investimenti in tecnologia, al ruolo delle persone e delle loro competenze all’ interno di un chiaro e certo quadro regolamentare. Questa responsabilità condivisa, nel rispetto di ciascun ruolo, conclude il Ceo, non solo assicurerà la sostenibilità di questi investimenti, ma sarà un forte moltiplicatore per il futuro».
Boom di Rtl 102.5, Virgin supera Radio2 Radiogiornale
Il Giornale
Paolo Giordano
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Eccoli qua, i nuovi dati di ascolto delle radio nel primo semestre 2017 portano qualche sorpresa, alcune delusioni e una certezza: il primato di Rtl 102.5 è ancor più assoluto con 8 milioni 483mila ascoltatori nel giorno medio. Se si aggiungono i risultati degli altri due pianeti della galassia creata da Lorenzo Suraci (la neonata Radiofreccia con 667mila ascolti e Radio Zeta L’ Italiana con 697mila), il bacino sfiora i dieci milioni quotidiani. Un dato in linea con la tendenza degli ultimi anni ma che si conferma comunque come un «boom». Per il resto, occorre comunque fare una precisazione. Questa classifica è stata realizzata per la prima volta dal Tavolo Editori Radio (TER) e quindi non è confrontabile con quelle degli anni precedenti. In ogni caso, dati alla mano, Rds si attesta al secondo posto, Radio Deejay cede il passo a Radio Italia che diventa di poco la terza radio più ascoltata d’ Italia con oltre cinque milioni di ascoltatori. Al quinto posto Radio 105 che precede la prima radio Rai (Radio1, solo sesta) e la sorprendente Virgin Radio di RadioMediaset che supera Radio2 e si attesta a 2 milioni 754mila ascoltatori, ottimo risultato per una radio dedicata per intero al rock, anche a quello più estremo. Nel complesso, sono cifre che delineano chiaramente come l’ ascoltatore medio sia in netta «modernizzazione» rispetto a quanto alcuni possano ancora credere. Alla propria radio si chiede, certo, un flusso continuo di buona musica ma anche di informazioni e di condivisione. In sostanza, nell’ epoca digitale la radio deve essere «contemporanea» e non malinconicamente sganciata dalla realtà.
Rtl, la radio più ascoltata in Italia
Corriere della Sera
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Gli ultimi dati sugli ascolti «confermano che Rtl 102.5 è la prima radio italiana. La nuova rilevazione ha registrato per Rtl 8.483.000 ascoltatori nel giorno medio. Al secondo posto Rds con 5.701.00, terze a pari merito Radio Italia Solomusicaitaliana (5.5257.000) e Radio Deejay (5.232.000)». «Sappiamo di condividere questa gioia con milioni di italiani – ha detto l’ editore Lorenzo Suraci -. Rtl 102.5 è la loro e la nostra famiglia radiofonica».
Radio, ascolti in crescita Deejay oltre 5 milioni
La Repubblica
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L’ INDAGINE/ NUMERI POSITIVI ANCHE PER M20 E CAPITAL ROMA. La radio italiana attraversa un periodo di ottima salute e le emittenti del Gruppo Gedi chiudono un semestre ampiamente positivo. È la fotografia della situazione dei primi sei mesi del 2017 secondo l’ indagine di RadioTer realizzata attraverso 60 mila interviste da TER – Tavolo Editori Radio, in collaborazione con gli istituti di ricerca Gfk e Ipsos, tra il 4 maggio e il 9 ottobre 2017. La notizia più importante riguarda Radio Deejay che fa registrare un 10 per cento in più di ascoltatori rispetto allo stesso periodo del 2016 e torna così sopra i 5 milioni nel giorno medio; m2o raggiunge 1,75 milioni di ascoltatori con un incremento sul 2016 pari all’ 11%, mentre Radio Capital tiene nel giorno medio con 1,64 milioni di ascoltatori. Il totale degli ascoltatori giornalieri della radio italiana nel suo complesso supera i 35,5 milioni, in leggera crescita rispetto al dato annuale 2016 (fonte: Radiomonitor). Radio Deejay si afferma sempre di più come uno dei brand più seguiti in Italia se si considerano anche i valori complessivi sui propri profili nei social network, dove conferma il primato tra le radio con quasi 2,2 milioni di follower su Facebook, 2,4 milioni su Twitter e 385 mila su Instagram. Continua la leadership in Italia del suo sito internet dove con 112 mila utenti unici totali deejay.it si afferma come l’ unico sito di radio a rientrare tra le prime 100 posizioni dei siti italiani (fonte Audiweb settembre 2017). L’ incremento del 10 per cento rende molto soddisfatto il direttore di Deejay, Linus: «Sapevamo già che sarebbe tornato Fiorello e gli abbiamo fatto trovare la casa piena di gente! Scherzi a parte» conclude il direttore di Deejay, «sono molto felice per questo dato che ci riporta ampiamente sopra quota 5 milioni». Anche se rispetto alla precedente rilevazione di Radiomonitor, per l’ indagine RadioTer sono cambiati metodologia di raccolta, istituti di ricerca e periodo rilevato, rendendo impossibile un confronto omogeneo, è comunque notevole il dato che vede passare l’ emittente milanese dai 4 milioni 762 mila ascoltatori nel giorno medio del 2016 ai 5 milioni 232 mila ascoltatori nel primo semestre 2017. Nei prossimi giorni la ricerca sarà integrata dalle rilevazioni delle coperture fino ai 28 giorni condotte per TER su ulteriori 10 mila casi dall’ istituto Doxa. ©RIPRODUZIONE RISERVATA IL DIRETTORE Linus è direttore artistico e conduttore di Radio Deejay.
«Troppe insidie sul web bisogna tutelare i minori»
Il Messaggero
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LA RICERCA Le potenzialità del web sono infinite eppure c’ è il rovescio della medaglia. La rete, attraverso i social, è diventata un moltiplicatore esponenziale di atteggiamenti violenti. Gli adolescenti appaiono più infelici e depressi. Secondo i dati Istat il 20% dei ragazzi tra gli 11 e i 17 anni è vittima di bullismo e l’ età di chi subisce violenza online tende ad abbassarsi sempre di più. Paura, vergogna, solitudine sono i sentimenti con i quali convivono troppi adolescenti. Se ne è parlato ieri alla Camera dei Deputati nel corso del panel su La comunicazione multimediale tra web e social media: innovazione, rischi e nuove professioni. L’ evento, moderato dalla giornalista Myrta Merlino, è stato organizzato dalla Federazione Italiana Comunicatori e Operatori Multimediali con il patrocinio del Ministero della Giustizia, della RAI e di MSN (piattaforma contenuti di Microsoft). Il sottosegretario di Stato del Ministero della Giustizia, Cosimo Maria Ferri, ha parlato della rete come di un mezzo per promuovere la democrazia e la giustizia, una risorsa fondamentale per l’ integrazione multiculturale e la crescita dei giovani. «Il web, recentemente oggetto dell’ attenzione del legislatore, è uno spazio virtuale aperto ha detto Ferri Occorre fare attenzione e tutelare gli utenti, soprattutto minori, dalle numerose insidie». Il Sottosegretario ha poi espresso un plauso verso la nuova applicazione della Polizia di Stato You Pol che consente l’ invio di segnalazioni di bullismo direttamente alle sale operative delle questure. Sensibilizzare l’ opinione pubblica e i ragazzi ai rischi del web è lo scopo del Progetto di tutela digitale dei minori, fortemente voluto dal presidente della Feicom, Davide Antonio Bellalba e dalla coordinatrice dell’ Osservatorio Multimedialità e Minori, Simona Durante. Centrale resta il ruolo della famiglia e la comunicazione tra genitori e figli. Barbara Carbone © RIPRODUZIONE RISERVATA.