Indice Articoli
Il ruolo della scuola nel far nascere la passione per i libri
Corriere, La7, M5s, Urbano Cairo scende in campo?
Chessidice in viale dell’ Editoria
Per la D’ Urso un nuovo programma nel prime time di Canale 5
Settimanali, Sono sbarca in edicola
Onde Fm addio la radio suona digitale
Ancora 11 stipendi arretrati e una guerra legale in corso
Il ruolo della scuola nel far nascere la passione per i libri
Il Sole 24 Ore
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Caro Galimberti, credo che i libri abbiano una doppia utilità, nel senso che ci servono: servono noi e servono a noi. Ma come far capire questo a molti nostri connazionali, che non hanno alcun interesse per la lettura, e in particolare per la lettura dei giornali? Susanna Tamaro, che ha scritto di questo sul Corriere della Sera, è una vox clamantis in deserto. Internet e la televisione sono certo i maggiori responsabili di questo stato di cose e, direi, di questo analfabetismo culturale. Ma forse il nostro giornale offre ancora una risposta, poiché parlare di bilanci significa affondare le mani nelle nostre tasche. Cosa non da poco. Penso che, visti i tempi, sia l’ unica strada da seguire. O sono forse “partigiano” e monocolo? Che cosa ne dice? Piero Campomenosi Gentile Galimberti, diciamo spesso che le lingue si evolvono, ma non è sempre così. Mio nipote, che frequenta la prima media, mi ha chiesto ripetutamente come mai non ci sia un aggettivo che si riferisca ai nonni (quando possiamo trovare – aggiungo io – termini come paterno, materno e filiale). Si è quindi inventato il termine “nonnico”, che potrebbe corrispondere all’ inglese “grandparental”. Si possono fare, secondo Lei, delle considerazioni al riguardo, non strettamente, per così dire, economiche? Lettera firmata Caro Campomenosi, da assiduo lettore – di libri e di quotidiani – non posso che essere d’ accordo con lei. Credo che i libri avranno vita più lunga dei quotidiani, a meno che questi ultimi, come in effetti sta succedendo, non aggiungano grosse componenti digitali alla loro offerta informativa (e formativa). Per i libri è più difficile passare al digitale, anche se aggeggi come Kindle e altri ci stanno provando. Ma, mentre maneggiare un giornale, magari in un autobus affollato, è complicato, leggere un libro si può sempre fare. Per non parlare del fatto che ci sono molti, come me e, credo, lei, che non rinunciano al piacere di leggere sulla carta e voltar le pagine e porre i segnalibri… Tuttavia, non sono d’ accordo sul fatto che «parlare di bilanci» sia la strada da seguire per salvare gli italiani dalla non-lettura. Mi rattristerebbe il fatto che l’ interesse per la lettura possa essere tenuto vivo solo da sordide preoccupaziozni. Leggere è come acquistare altre anime, esplorare nuovi orizzonti, sondare altre profondità del cuore senza muoversi dalla poltrona. E la scuola ha un grosso compito da svolgere nell’ attizzare l’ amore per la lettura. Per quanto riguarda gli aggettivi “familiari”, dica a suo nipote che si è arreso troppo presto di fronte all’ assenza del “nonnico”: nel vocabolario si trova l’ aggettivo nonnesco, pur se non è molto usato (del resto, anche in inglese il grandparental è un aggettivo pesante e non appartiene al lessico familiare). È vero, in inglese hanno un aggettivo anche per lo zio, avuncular (che pur viene dal latino avunculus- zio materno). Ma anche noi, pescando nel vocabolario, possiamo trovare uno ziesco… Laddove ci battono è nell’ aggettivo relativo ai fratelli/sorelle: noi abbiamo solo fraterno, mentre loro hanno sia brotherly che sisterly. Ma noi ribattiamo colpo su colpo, perché loro non hanno la distinzione tra fratello di sangue e fratello uterino: collassano il tutto sotto half-brother… fgalimberti@yahoo.com Come negli anni del Boom Occorre spiegare ai giovani, ora che le famiglie si ritrovano per le feste, qualche passaggio vitale della recente storia italiana. Il periodo che va dal 1946 al 1960 è stato strepitoso per l’ Italia, con gli italiani che, maniche rimboccate, diedero il via alla ricostruzione dopo la devastazione bellica, realizzando un miracolo economico che produsse la rinascita del Paese. Rievocare gli usi, i costumi, le consuetudini semplici di quel tempo, epoca d’ oro del cinema, della musica, dello sport, con il grande calcio del grande Torino di Valentino Mazzola, i duelli epici di Bartali e Coppi, un modo di vivere semplice ed entusiasta, la famiglia unita. Occorre ricordare per aiutarli a migliorare. Giovanni Bertei Verso il voto Il presidente della Repubblica firmerà a breve lo scioglimento delle Camere. E il Consiglio dei ministri probabilmente domani (o al massimo venerdì) varerà il decreto che fissa le nuove elezioni per il 4 marzo. Abbiamo davanti tre mesi. Se fossimo in un Paese che pensa al futuro e al bene dei cittadini, potremmo vivere tre mesi di dibattito, discussioni, prese di coscienza di quali sono i nodi principali che tengono in scacco l’ Italia. Invece, viste le prime avvisaglie, assisteremo a accuse e controaccuse, sterili e becere. Mentre il Paese affonda. E se mandassimo in pensione tutti i politici attuali? Lettera firmata.
Corriere, La7, M5s, Urbano Cairo scende in campo?
Italia Oggi
ANTONIO FANNA
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Nella biografia di Urbano Cairo molti si divertono a cogliere le simmetrie con la vita di Silvio Berlusconi. Non è un gigante nella statura. È un asso della pubblicità. Cominciò a lavorare proprio come assistente personale del numero uno della Fininvest. Opera nel mondo dell’ editoria. Padroneggia giornali e televisioni. Possiede una squadra di calcio, anche se il Torino non vanta il palmares del Milan e quest’ ultimo ormai è uscito dall’ orbita del vecchio Silvio. Si fregia dell’ onorificenza di cavaliere del lavoro. È stato gravato da qualche disavventura giudiziaria. Ha numerosi figli (quattro, cinque il Cav) da più di una moglie (tre contro due). La distanza maggiore tra Berlusconi e Cairo si registra all’ ufficio anagrafe: 81 anni il primo, 60 l’ altro. Un ventennio di differenza. Fosse ancora vivo il grande biografo greco Plutarco, avrebbe materiale in abbondanza per un’ appendice alle sue Vite parallele. Ma l’ ultimo capitolo di questa storia è ancora tutto da scrivere. Perché Urbanetto, come lo chiamano i maligni, cova in segreto di calcare le orme del maestro nell’ avventura suprema, la sfida impossibile, il cimento dei cimenti: la discesa in campo politico. È un po’ che se ne mormora nei corridoi dei palazzi del potere. Forse lo stesso Berlusconi cova nell’ intimo l’ ambizione di lanciare nell’ agone il suo piccolo clone. Perché per uno che ha avuto tutto, la soddisfazione maggiore è quella di perpetuarsi, o almeno illudersi che ciò possa avvenire. E l’ ambizione più alta dell’ allievo è quella di superare il maestro. I segnali che arrivano dalle mosse del tycoon piemontese lasciano intravedere un certo interesse per la politica. Ma una politica lontana dai principali schieramenti che si confrontano oggi. Il Corriere della Sera comprato coraggiosamente da Cairo non ne perdona una a Matteo Renzi, naturalmente con il garbo e il tratto felpato della borghesia milanese. Nonostante vi scrivano alcuni dei giornalisti più vicini al cerchio magico fiorentino, il Corriere cairota tiene le distanze dal Pd renziano anche se occhieggia ogni tanto alla grigia sobrietà di Paolo Gentiloni. La sua tv, La7, cerca il suo spazio lontana dai colossi. La Rai è filogovernativa, cioè in mano a Renzi, mentre Mediaset appartiene a Berlusconi. E così programmi e telegiornali del polo di Cairo guardano con attenzione ai 5 Stelle e alle forze antisistema, un mercato informativo lasciato in gran parte scoperto. Enrico Mentana lancia i servizi con lievi accenni di critica a quel «gran porco» del magistrato che pretendeva bella presenza dalle sue assistenti; Lilli Gruber ospita a Otto e mezzo Travaglio, Padellaro e le altre prime firme del Fatto Quotidiano un giorno sì e l’ altro pure; i reduci della Rai più battagliera come Giletti, Formigli e Floris, abilmente recuperati e riciclati da Cairo, si dilettano a cavalcare il populismo avanzante. Una situazione tripolare come l’ attuale è il massimo per le ambizioni di Cairo. Urbanetto non si presenterà come l’ uomo della provvidenza contro lo spettro della sinistra, come fece il Cav un ventennio fa; ma nel vuoto generale ha un profilo imprenditoriale di successo e mezzi propagandistici da fare valere. Oggi è presto per fare il grande passo. C’ è una nuova legge elettorale di cui verificare il funzionamento, un M5s da mettere alla prova, un partito alla sinistra del Pd che potrebbe modificare ancora gli assetti odierni, una Lega che sogna di rovinare la festa a Berlusconi. La situazione è confusa e potrebbe complicarsi ulteriormente. Meglio aspettare un momento più opportuno, forse soltanto le successive elezioni che potrebbero non essere così lontane, per trarre dal cappello a cilindro il ciuffo di Cairo, l’ imprenditore rampante che non è né Matteo né Silvio. Perché lui è un Silvio 4.0. IlSussidiario.net.
Chessidice in viale dell’ Editoria
Italia Oggi
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Pubblicità sui marciapiedi, c’ è chi vuole regolamentarla. Prende piede non solo in Italia ma in tutta Europa la pubblicità con scritte e immagini dipinte sui marciapiedi (spesso grazie a spray). Per gli addetti ai lavori del marketing è una forma di «guerrilla marketing», ossia di pubblicità d’ assalto, informale, che deve sorprendere il cittadino-consumatore. E invece, proprio perché inizia a diffondersi questa forma promozionale, in Francia hanno deciso di regolamentarla. Per esempio, l’ idea è che non possa occupare più di 2,5 metri quadrati, che debba essere realizzata solamente con pittura biodegradabile e infine, tra di loro, le varie pubblicità non potranno essere più vicine di 80 metri. Cnn chiude il tg su Snapchat. Col nuovo anno finirà The Update, il telegiornale su Snapchat realizzato dalla Cnn. Nato lo scorso agosto e subito salutato come la nuova frontiera dell’ informazione tv e in particolare di uno dei suoi format più datato (il tg), The Update era stato pensato per attirare giovani. Per loro, infatti, condensava almeno 5 storie di attualità in pochi minuti. Al momento, The Update va ancora in onda tutti i giorni alle 6 di sera, ora di New York, sul social media fondato da Evan Spiegel e Bobby Murphy. Prima ancora dello scorso agosto, a luglio, già Nbc era entrata nella piattaforma con due aggiornamenti quotidiani (più uno in onda durante i fine settimana). Star Wars: Gli ultimi Jedi, sempre campione di incassi negli Usa. Per il secondo fine settimana di fila Star Wars: Gli ultimi Jedi (una scena, nella foto) è stato il campione di incassi negli Stati Uniti: ha staccato biglietti per 103 milioni di dollari (86,6 mln di euro) portando il totale a 400 milioni circa (336,2 mln di euro). Il film distribuito da Disney ha generato vendite per oltre 745 milioni di dollari (626,3 mln di euro) da quando è arrivato nelle sale americane il 15 dicembre scorso. Stando ai dati forniti da Box Office Pro, la performance dell’ ottavo film della saga stellare è sulla strada giusta per essere il decimo film più redditizio dell’ anno. L’ andamento ai botteghini a stelle e strisce vede però, per Star Wars: Gli ultimi Jedi, incassi inferiori del 30% a quelli registrati nel 2015 da Star Wars: Il risveglio della Forza, il primo nuovo film della saga. Liberty Global cede attività austriache a gruppo Deutsche Telekom. Proseguono le indiscrezioni di una possibile integrazione tra Liberty Global, che fa capo al miliardario americano John Malone, e il gruppo Vodafone dopo che il polo media e tlc americano ha venduto le sue attività austriache a T-Mobile Austria (controllata da Deutsche Telekom). Il valore della cessione, infatti, è stato letto come parte della ristrutturazione propedeutica all’ avvicinamento tra Liberty Global e Vodafone.
Per la D’ Urso un nuovo programma nel prime time di Canale 5
Italia Oggi
GIORGIO PONZIANO
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Barbara D’ Urso condurrà un nuovo programma nel prime time di Canale 5 con cui cercherà in primavera di ripetere il successo di DomenicaLive, leader incontrastato del pomeriggio festivo. Inoltre interpreterà una nuova serie della Dottoressa Giò, la serie televisiva che venne proposta su Rete4 nel 1997 (13 puntate in 2 stagioni). In attesa dei nuovi impegni si difende dalle critiche per le sue trasmissioni spesso sopra le righe: «La scorsa estate, in cui si è detto di tutto su di me, non ho mai replicato. Pier Silvio Berlusconi che mi avrebbe detestata, Massimo Giletti che doveva prendere il mio posto, le sorelle Parodi che mi avrebbero stracciata… Ma io so che il cielo guarda e sa che io sono lineare e corretta. E, siccome il cielo guarda, il grande successo di quest’ anno arriva proprio per lenire certi torti subiti». Terence Hill torna a gennaio su Rai 1 con Don Matteo, la saga che sembra non finire mai. La prima puntata dell’ undicesima stagione sarà in onda l’ 11 gennaio. In totale 13 puntate con 26 episodi. Per la fiction approdata in tv dieci anni fa una nuova sfida dell’ audience. Canale 5 risponde il giorno seguente, il 12 gennaio, con Immaturi, nuova serie di otto puntate sulla scia del successo dell’ omonimo film (regia di Paolo Genovese) e della successiva trasposizione per la tv. La nuova fiction porta la firma di Rolando Rovello. La vicenda parte dall’ annullamento del diploma (a causa di un disguido del ministero) di un gruppo di quasi 40enni che avevano sostenuto l’ esame di maturità 20 anni prima. Ciò riporterà gli ex compagni di scuola tra i banchi, inducendoli a riconsiderare molte abitudini e legami. Papa Francesco aveva acconsentito con piacere all’ accordo con Canale 5 per la trasmissione del Concerto di Natale in Vaticano. Non sapeva che esso si sarebbe scontrato, nel palinsesto, con la Santa Messa di Natale, su Rai 1. La cerimonia religiosa ha comunque prevalso nell’ audience, seppure di poco: 2,8 milioni (15%) sono stati gli italiani che l’ hanno seguita sulla rete ammiraglia, 2,4 milioni (14.6%) coloro che invece hanno scelto il concerto. A Natale, invece, sfida tra film: Belle & Sebastien (Rai 1) ha vinto (3,8 milioni, 17,5%) sul Peggiore Natale della mia vita (Canale 5, 2,6 milioni, 12,2%). Buono il risultato di Roberto Giacobbo con Voyager (Rai 2, 1,8 milioni, 8,8%). Una curiosità: la vecchissima (datata 1954) pellicola Sette spose per sette fratelli continua a calamitare pubblico: su Rete4 è stata vista da 922 mila telespettatori (4,6%). Bruno Barbieri, Joe Bastianich, Antonino Cannavacciuolo e la new entry Antonia Klugmann partono abbastanza bene con la nuova serie di MasterChef, totalizzando un ascolto superiore al milione di telespettatori (attorno al 3% di share) sommando SkyUno e SkyOnDemand. Smentito chi prevedeva stanchezza a causa dell’ indigestione per le tante cucine in tv. Non mancano già le polemiche. La Klugmann è stata giudicata troppo severa e arcigna, e ha subìto per questo aspre critiche sui social. Dura la sua reazione: «Sapevo che la tv dà accesso diretto al giudizio sulla tua persona, sulla tua estetica… E lo temevo. Ma non mi aspettavo questa violenza mediatica. Un linciaggio che in un paese civile non dovrebbe avvenire. E che invece avviene, soprattutto se sei donna. Anzi, proprio in quanto donna… Mi sono sentita violentata». Federico Ferri, direttore di SkySport24, in vista del ritorno in esclusiva dalla prossima stagione della Champions League rafforza la squadra nominando condirettore vicario Giuseppe De Bellis. Subentra a Matteo Marani, che col ruolo di vicedirettore era, di fatto, il vicario. Marani si occuperà dell’ area Eventi Calcio e continuerà nel ruolo di editorialista. Ferri arriva a SkySport dopo avere seguito le ultime elezioni presidenziali negli Stati Uniti per il Giornale. Giovanni Minoli (Faccia a Faccia, La7) contro Lucia Annunziata (In mezz’ ora, Rai 3): «Non è capace. È una donna molto intelligente ma è una politica frustrata e quindi lei ha il problema di dire che sa. Ogni domanda è un piccolo editoriale. Invece l’ intervista è esattamente il contrario. Devi fare venire fuori l’ altro». Giorgio Panariello festeggia il successo (Rai 1, 4,5 milioni di telespettatori, 23,7%) di Panariello sotto l’ albero (che ha stracciato la fiction di Canale 5, Sacrificio d’ amore, ferma a 2,2 milioni, 10%) e parla (a Vittorio Zincone su Sette) di Massimo D’ Alema: «Uno del suo staff chiamò il mio agente. Venni convocato nella sede dei Ds, immagino a causa delle mie simpatie a sinistra. D’ Alema mi accolse chiedendomi: «Ma come fai a essere così popolare?». In pratica i suoi collaboratori gli avevano consigliato di farsi dire da me come risultare più simpatico alle masse. Mi mostrò una stanza che lui chiamava degli orrori piena di statuine che raffiguravano D’ Alema: di legno, di ferro, colorate, di marzapane… Se avesse fuso il D’ Alema politico con Panariello sarebbe nato molto prima un Matteo Renzi». Lorella Cuccarini affonda il coltello nella piaga di Rai 1, propagandando il successo della sua vecchia conduzione di DomenicaIn, a fronte del disastro di quest’ anno, nonostante l’ impegno di Cristina e Benedetta Parodi. Dice la Cuccarini: «Rai 1 ha una fascia di telespettatori che soprattutto la domenica ha bisogno di altri contenuti». C’ è chi ha interpretato questa dichiarazione come un’ autocandidatura a sostituire le sorelle Parodi. Mario Orfeo, d.g. Rai, ha firmato l’ accordo, anche se qualche malumore dalle parti dell’ Orchestra sinfonica della Rai s’ è fatto sentire: ci lesinate le risorse e vi impegnate su un altro fronte. Questo nuovo fronte è l’ Orchestra giovanile europea. Per colpa della Brexit deve traslocare da Londra e la nuova sede sarà Ferrara. Il ministro dei beni culturali, il ferrarese Dario Franceschini, il Comune di Ferrara e la Rai si sono divisi gli oneri. In particolare la Rai ospiterà la sede legale della Fondazione a cui fa riferimento l’ Orchestra, mentre la residenza artistica sarà presso il teatro comunale di Ferrara. Fabio De Luigi, tra i principali autori di Che tempo che fa (Rai 3) abbandona Fabio Fazio. Almeno per qualche mese starà lontano dal conduttore e dalla trasmissione perché ha sottoscritto alcuni impegni cinematografici. Poi si vedrà. Nausica Della Valle, inviata di Quinta Colonna (il programma di Rete4 condotto da Paolo Del Debbio), fa arrabbiare le associazioni gay, che l’ hanno messa nel mirino dopo che lei ha dichiarato: «Il Signore mi ha liberata all’ istante dall’ omosessualità. Devo dire grazie a Dio, voglio rendere gloria e grazie a Dio per tutto quello che ha fatto nella mia vita Iniziai a leggere che Dio aveva abbandonato a passioni infami uomini con uomini, donne con donne, li aveva abbandonati al loro traviamento. Il termine è forte ma personalmente mi ha toccato leggere che l’ omosessualità era un abominio agli occhi di Dio. Mi toccò molto quella parola dura, forte. Ma io avevo bisogno di quella scossa». Marino Sinibaldi, direttore di Radio3, ripeterà a maggio (dal 25 al 27, a Cesena) la manifestazione Festa di Radio3, coi conduttori dell’ emittente e tanti ospiti che trasmetteranno on the road. Anticipa: «Lavoreremo ancora su quel triangolo di parole chiave che caratterizza la nostra radio: arte, cultura e lavoro». Federica Masolin è stata nominata Telegiornalista dell’ Anno. Al secondo posto Giorgia Rossi. Masolin si occupa di sport, a cominciare dalla Formula Uno, per Sky, anche Giorgia Rossi è un volto sportivo, commenta la Champions League su Mediaset Premium e conduce Domenica premium (la domenica mattina) su Premium Sport. Quindi vince lo sport sulle news. Il sondaggio è stato effettuato dal sito www.telegiornaliste.com. Dice la vincitrice: «È uno dei due lavori che avrei voluto sempre fare: o la ballerina, perché da bambina mi cimentavo nella danza classica, o appunto la giornalista». © Riproduzione riservata.
Settimanali, Sono sbarca in edicola
Italia Oggi
CLAUDIO PLAZZOTTA
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Nel comparto dei settimanali familiari e di gossip le testate di Cairo editore, soprattutto, e di Mondadori hanno una sorta di dominio assoluto, lasciando alla concorrenza solo le briciole. C’ è Gente, immerso nella realtà di Hearst magazine Italia che ha un core business in tutt’ altri settori, Grand Hotel di Universo, e poi esistono piccoli editori un po’ più concentrati nel segmento del pettegolezzo. Probabilmente sono proprio la debolezza dei piccoli e un mercato da pur sempre tre milioni di copie medie settimanali che attirano nuove iniziative editoriali nel settore dei familiari. Ultima è quella che vede la nascita di Sono, un settimanale familiare al prezzo di un euro in edicola da domani. Dietro alla operazione c’ è una vecchia conoscenza dell’ editoria periodica italiana, Guido Veneziani, che di Sono sarà direttore editoriale. Proprio quel Veneziani che nel 2015 ha visto evaporare il suo gruppo Guido Veneziani editore, che è stato coinvolto in vicende giudiziarie per il crac di Roto Alba, ma che al momento è ancora incensurato e, per ora, non è neppure stato rinviato a giudizio. La testata Sono è di proprietà della Di.Co di Anna Disabato (che in passato ha lavorato con Veneziani, e che è anche stata direttrice dei palinsesti del canale televisivo Vero). La Di.co ha poi ceduto la testata in affitto alla IC srl, che risulta quindi essere la effettiva casa editrice. Gli azionisti della IC, società milanese con sede in via Giovacchino Belli, sono Luca Paleari (55%) e Giancarlo Lombardi (45%), i quali, attraverso la IC, si occupano, tra l’ altro, anche della gestione della discoteca Byblos di Milano (da settembre si è trasferita nella nuova location di via Melchiorre Gioia 69) e della prestigiosa Drogheria Parini di via Borgospesso, sempre a Milano. Direttore responsabile di Sono è Alessandro Banchero, pure lui proveniente dalla galassia Veneziani, per il quale è stato anche direttore di Confessioni donna e direttore delle news del canale televisivo Vero. Il settimanale Sono chiederà da subito la certificazione delle proprie diffusioni da parte di Ads, e proverà a raccogliere la pubblicità avvalendosi di una struttura interna alla quale sta lavorando la Disabato: non servirà una rete di agenti molto estesa poiché ormai i soggetti che investono in comunicazione sulla stampa periodica non vanno oltre le 200 aziende, che sono quindi più facilmente raggiungibili rispetto al passato. Con una foliazione attorno alle 150 pagine, Sono avrà una redazione (in via Morimondo, a Milano) di sei persone e una fitta schiera di collaboratori con qualche nome di punta: da Tina Cipollari per la posta del cuore a Diego Dalla Palma per il beauty fino a Cristiano Militello. Gli obiettivi di diffusione sono sulle 80 mila copie settimanali, per un investimento iniziale di circa un milione di euro che comprende pure le fideiussioni agli stampatori e una campagna televisiva di quattro settimane su Canale 5, Rete 4, La5, Top Crime, Tv8, Cielo, Paramount channel, Food network e Radio Italia tv. Perché Sono dovrebbe riuscire dove gli altri editori piccoli stanno avendo non poche difficoltà? Perché, fanno sapere da Sono, ci sono alcune regole che vanno seguite: un buon direttore di carta stampata; un buon art director; risorse per il borderò (ora molti settimanali familiari vanno avanti con borderò tra i 2.500 e i 5.000 euro a settimana); interviste e pezzi originali; tante foto ma pure articoli discretamente lunghi, perché la gente vuole leggere e non solo guardare le immagini; rubriche di salute, beauty, cucina, affari legali, religione, posta del cuore tenute da veri esperti; e una sezione moda realizzata facendo realmente indossare i capi a una modella. © Riproduzione riservata.
Onde Fm addio la radio suona digitale
La Repubblica
VALENTINA AVON,
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ROMA Iprimi ripetitori Fm li hanno spenti in questa fine d’ anno fra le montagne del Tirolo, dove via Dab (Digital audio broadcasting) già si ricevono un centinaio di stazioni. Per ora in Italia non ci sarà alcuno switch-off, e anche quando la copertura Dab sarà completa l’ Fm continuerà a esistere. Ma il cammino della radio dall’ analogico della modulazione di frequenza al digitale terrestre è ormai irreversibile e procede spedito. DabItalia, uno dei tre consorzi di emittenti nazionali, ha raggiunto quest’ anno la copertura del 78 per cento della popolazione, entro il 2018 coprirà l’ intera rete autostradale. EuroDabItalia ha attivato 52 trasmettitori per oltre il 70 per cento della popolazione, in particolare quella che si muove in auto. Il consorzio Rai entro il 2019 balzerà al 70 per cento del territorio, dal 40 attuale. Le radio Dab, domestiche o automobilistiche, cominciano a diffondersi, e sono un piacere, per qualità e per semplicità d’ uso. Ma serve l’ infrastruttura. Le emittenti nazionali sono ascoltabili in tutte le maggiori città, ma per l’ Italia provinciale la faccenda è un po’ diversa. E le radio locali aspettano. Sono finora circa 25 i consorzi Dab costituiti da emittenti provinciali o regionali. Ma se i consorzi nazionali lavorano in regime di sperimentazione, quelli locali devono attendere le autorizzazioni. L’ AgCom ha diviso l’ Italia in 39 bacini d’ utenza. Finora ne ha pianificati 16, e solo per 8 di questi il ministero delle Finanze ha assegnato i diritti di uso per le frequenze, denuncia Aeranti Corallo, associazione che rappresenta oltre 500 emittenti radiofoniche locali. La migrazione da analogico a digitale con la televisione è stata più veloce. «Nella tv girano più soldi» spiega Sergio Natucci, direttore di DabItalia. «Il fatturato del comparto radiofonico è di 500 milioni di euro l’ anno, la televisione li fa girare in una settimana». È poi un mercato frammentato: «In Italia ci sono moltissime radio, molte più che nei paesi esteri dove già stanno allo switch-off, è una bella cosa ma del migliaio di emittenti locali più di un terzo ha una sola frequenza, sono microscopiche». Natucci fa riferimento alla Norvegia, che ha completato il passaggio a novembre, alla Svizzera che l’ annuncerà a breve, alla Gran Bretagna che sarà la prossima ancora. In Italia, l’ Fm continuerà a lungo a esistere accanto al Dab. Con il rischio dell’ aumento dei costi: i ripetitori Fm sono obsoleti, serve manutenzione e consumano più energia. La Rai si sta riprendendo dal torpore. «Esattamente un anno fa abbiamo presentato in Cda un piano triennale, con un forte investimento su RaiWay, per l’ ampliamento della copertura» racconta il direttore di Radio Rai Roberto Sergio. «Iniziamo con la T autostradale che collega Torino, Trieste e Palermo da fare entro il 2019. Poi le direttrici adriatica e tirrenica e le isole. L’ obiettivo è arrivare al 2020 con la completa digitalizzazione del paese. I ritardi? Accadde pure con la tv digitale, poi ci fu un’ accelerazione. Anche perché senza gli investimenti e la voglia della Rai di essere competitiva e servizio pubblico, il sistema digitale non c’ è». Infine: gli ascoltatori. Le vendite di apparecchi che oltre all’ Fm ricevono anche il Dab, in casa o in auto, non decollano. Trovarli sugli scaffali della grande e piccola distribuzione, non è facile: non sono pubblicizzati, e per molti l’ acquisto di una radio Dab, costo da 50 euro in su, è ancora un rischio. Un aiuto verrà dall’ emendamento inserito dal governo nella Legge di bilancio 2018, che obbliga alla vendita di apparecchi abilitati anche al Dab a partire dal 2020. Così gradualmente, e finalmente, gli amanti della radio si abitueranno alle gioie del digitale radiofonico. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Ancora 11 stipendi arretrati e una guerra legale in corso
La Nuova Sardegna (ed. Gallura)
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OLBIAL’ agonia dell’ emittente voce dell’ informazione in Gallura finisce nel 2015 quando tutti i lavoratori vengono mandati a casa. Con 11 mesi di stipendi arretrati e una battaglia giudiziaria che è ancora in corso. Giornalisti e tecnici restano sul posto di lavoro perché credono nella loro azienda. E sentono una responsabilità forte verso gli spettatori che li seguono. I mesi passano ma lo sforzo dei dipendenti non va di pari passo con un piano di rilancio della televisione. L’ imprenditore Gianni Iervolino, oggi editore di Radio Internazionale, galleggia per 11 mesi solo grazie all’ impegno di giornalisti e tecnici. Che continuano a raccontare le notizie di Olbia e la Gallura gratis, ma con la passione di sempre. Cominciano gli scioperi. Anche la politica si mobilita per sensibilizzare Iervolino. Alcuni imprenditori si fanno avanti per comprare la Tv ma le cifre richieste da Iervolino sono da Cnn. I milioni di euro di debiti accumulati dalla televisione la portano verso il baratro. I primi licenziamenti arrivano alla fine del 2014. Cinque giornalisti e due tecnici. A metà del 2015 l’ emittente è ufficialmente chiusa. I dipendenti cominciano una battaglia legale per ottenere gli stipendi arretrati e il pagamento del Tfr. L’ azienda è in concordato. A oggi giornalisti e tecnici hanno ottenuto solo i soldi della liquidazione dagli istituti di previdenza, Inps e Inpgi. Nemmeno un euro da Iervolino per gli stipendi mai pagati e il mancato preavviso di licenziamento.