Indice Articoli
Giornalisti, la solidarietà dell’ Ordine nazionale
Indagini sul web e si cercano i video
A capo di Rai Pubblicità va Gaia con cui Tiziano parlava d’ affari
Referendum, così i fake diventarono news
Edicola digitale sull’ alta velocità di Trenitalia
Trenitalia, con il nuovo orarioc’ è l’ edicola digitale sulle Frecce
Giornalisti, la solidarietà dell’ Ordine nazionale
La Repubblica (ed. Napoli)
CARLO VERNA
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Il presidente Verna e i consiglieri Sansoni e Sasso in redazione “Domani a Roma in difesa del giornale” Il vertice dell’ Ordine nazionale dei giornalisti ha fatto visita ieri mattina alla redazione napoletana di Repubblica, portando la solidarietà per la campagna dei neofascisti di Forza Nuova contro il giornale. In redazione il presidente nazionale Carlo Verna con i consiglieri Antonio Sasso e Alessandro Sansoni. A riceverli il responsabile di Repubblica a Napoli Ottavio Ragone, il presidente regionale dell’ Ordine Ottavio Lucarelli e l’ intera redazione. Una visita che segue l’ esposizione di uno striscione nella notte tra giovedì e venerdì di fronte alla sede della redazione, alla Riviera di Chiaia, con la scritta “Boicotta l’ informazione di regime” e il blitz con maschere e fumogeni nei giorni scorsi davanti alla redazione romana del quotidiano. Carlo Verna ha ricordato che lunedì si terrà a Roma una manifestazione davanti alla sede centrale di Repubblica in segno di solidarietà da parte di Ordine, sindacato e associazioni. E ha informato che si è insediato il 6 dicembre al Viminale il Centro di coordinamento delle attività di monitoraggio, analisi e scambio permanente di informazioni sul fenomeno degli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti. Al tavolo, presieduto dal ministro dell’ Interno Marco Minniti, il capo della Polizia, Franco Gabrielli, Ordine dei giornalisti e sindacato. Verna si è soffermato a lungo anche sulla piaga delle fake news: « Senza impedire la libera espressione del pensiero, garantita dall’ articolo 21 della Costituzione, bisogna aiutare la pubblica opinione a distinguere il giornalismo professionale dal giornalismo occasionale avvertendo le persone su come maneggiare le informazioni che circolano». © RIPRODUZIONE RISERVATA Carlo Verna.
Indagini sul web e si cercano i video
La Repubblica (ed. Napoli)
irene de arcangelis ottavio lucarelli
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Si passano al setaccio i profili filofascisti Solidarietà al giornale da Migliore, Cgil e Fondazione Valenzi Striscione contro Repubblica alla Riviera di Chiaia firmato Forza Nuova: le indagini partono da ” El diablo boy”. Altri non è che l’ autore del post sulla pagina Facebook di Repubblica Napoli: “Salve, guardate cosa hanno fatto quei porci di Forza Nuova fuori la vostra redazione!!!”. Una frase, con tanto di foto dello striscione attaccato sulla recinzione del cantiere della linea 6 metropolitana, di fronte all’ ingresso del palazzo dove ha sede la redazione, che aveva fatto scattare l’ allarme nella notte tra il 7 e l’ 8 dicembre. Proprio le telecamere del cantiere potrebbero offrire immagini utili alla Digos. Il messaggio: “Boicotta l’ informazione di regime”. Ma intanto lo striscione era scomparso, tolto dalla vigilanza del cantiere come ha poi spiegato lo stesso leader di Forza Nuova Salvatore Pacella. Questione di minuti che ha subito insospettito i poliziotti della Digos. Preparano gli atti da trasmettere in Procura, ma intanto vogliono andare fino in fondo al caso visto anche l’ annuncio, da parte di Fn, di prossime nuove iniziative contro il gruppo editoriale, e partono dall’ esatta ricostruzione cronologica dei fatti. Il post di ” El diablo boy”, soprannome scelto sul profilo Facebook, è delle ore 2,57 del mattino dell’ 8 dicembre. Lo striscione è già stato tolto, lui aveva la fotografia. In breve la Digos ricostruisce i suoi interessi palesati sul profilo. Ci sono foto del duce, frasi come “Prima gli italiani: non è razzismo. È buon senso”. “No Ius soli”. Gli investigatori approfondiscono, trovano i legami. Dunque il tono della frase sui “porci di Forza Nuova” era solo ironica. Si parte da qui, mentre gli 007 terranno d’ occhio eventuali episodi relativi alle iniziative annunciate e intanto naturalmente continuano a indagare su quanto accaduto. Nel mentre fioccano i messaggi di solidarietà e sostegno alla redazione. In tanti ieri hanno comprato il giornale postando la foto su Facebook con il quotidiano tra le mani. Messaggi che si aggiungono a quelli inviati venerdì e che arrivano dal deputato del Pd Massimiliano Manfredi, dal sottosegretario alla giustizia Gennaro Migliore («sono vicino alla redazione»), dal professore Eugenio Mazzarella, dal presidente dell’ azienda regionale trasporti Eav Umberto De Gregorio, dal segretario generale della Cgil- Napoli, Walter Schiavella, che sottolinea: «Libertà di stampa e di pensiero sono valori fondamentali della democrazia. Pronti a innalzare la vigilanza contro il pericolo neofascista». Una lettera l’ ha inviata Antonio Frattasi, segretario regionale del Partito comunista: «Solidarietà alla redazione napoletana di Repubblica, oggetto di una scellerata intimidazione da parte di Forza Nuova, becero movimento xenofobo e razzista che si richiama al fascismo». Solidarietà dalla Fondazione Valenzi che esprime « sdegno per gli attacchi di questi giorni con le scritte seguite al blitz di Roma». Messaggi anche da Alessandra Cusani, da Antonio Mattone della Comunità di Sant’ Egidio, da Guido Donatone, presidente regionale di Italia Nostra: « Viva solidarietà a Repubblica contro rigurgiti neofascisti e nazisti». © RIPRODUZIONE RISERVATA Lo striscione Le scritte comparse tra giovedì e venerdì sulla recinzione del cantiere di fronte alla sede di “Repubblica” Napoli.
A capo di Rai Pubblicità va Gaia con cui Tiziano parlava d’ affari
Il Fatto Quotidiano
Antonio Massari e Carlo Tecce
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Il suo nome è Mauro Gaia ed è l’ uomo che da gennaio potrebbe guidare Rai Pubblicità, da amministratore delegato del gruppo, controllato al cento per cento da Rai. Gaia è considerato il favorito per la guida della ex Sipra, e così la gestione delle casse della pubblicità di viale Mazzini è pronta a finire nelle mani di un renziano doc: è stato infatti molto vicino al padre del segretario dem, Tiziano Renzi, con il quale, quando Gaia era a capo del marketing di Pagine Gialle, ha più volte discusso di affari. E gli avrebbe affidato lavori su Torino e Milano. A rivelarlo, una fonte molto vicina a Tiziano Renzi, che chiede di mantenere l’ anonimato, e ricostruisce una serie di passaggi avvenuti nel 2013. L’ argomento in questione è la distribuzione di Pagine Gialle, della quale le aziende di Tiziano Renzi, dalla Chil Post alla Eventi 6, si sono più volte occupate, prendendola in sub appalto dalla Tnt Post nel 2010. A un certo punto, però, alla Tnt viene tolta la distribuzione. E Tiziano Renzi prova a non perdere la commessa che, fino ad allora, secondo la nostra fonte, gli aveva fruttato fra i 3,5 e i 4 milioni annui. Tiziano Renzi racconta al suo conoscente “che a quel punto va dal nuovo amministratore di Postel Pierangelo Scappini e gli chiede di potersi candidare alla distribuzione. Scappini vede che l’ azienda è a posto e gli dà una serie di lavori, ma piccoli, solo dei controlli, cose così. Le fa volentieri perché punta a Pagine Gialle. Postel – controllata al 100% da Poste italiane, ndr – gliel’ avrebbe data volentieri, ma c’ era Seat che doveva dare l’ ok”. Ma c’ è un passaggio in più. E di passaggio in passaggio – come vedremo – Tiziano Renzi racconta a chi gli è vicino d’ essere arrivato proprio a Gaia. Ma andiamo con ordine. Tiziano Renzi racconta a chi lo conosce bene che “tramite i sindacati, non tramite la politica, e questo non l’ avrebbe saputo neanche suo figlio Matteo, riesce a parlare con il dottor Santelia, in via Veneto a Roma”. Vincenzo Santelia, in quel momento, è l’ amministratore delegato di Seat Pagine Gialle. Ed ecco la versione che Tiziano Renzi ha riportato alla nostra fonte: “Lui – Santelia, ndr – rimane colpito e lo fa parlare con il suo responsabile Marketing, il suo vice Mauro Gaia, che dice: ‘Guardi Renzi, a me piace, sono stufo di Postel’. Renzi sr. risponde: ‘Non faccio la guerra a Postel. Troviamo la soluzione. Convinciamo Poste ad approvare noi alle stesse condizioni di prima e io sono disposto a investire, perché li distribuisco tutti’. A quel punto però l’ ad di Postel Scappini si tira indietro per una serie di problemi pregressi”. Ma Tiziano Renzi riesce comunque a organizzare un appuntamento. Tra chi? “Riesce a combinare un incontro tra Scappini e Santini, il 31 agosto del 2013 in viale Europa a Roma”. Nel frattempo però “sull’ edizione genovese della Repubblicaviene fuori che l’ azienda di Tiziano Renzi è stata condannata a risarcire un lavoratore con 70mila euro perché lavorava in nero” e – guarda caso – nella ricostruzione che Renzi fa agli amici a quel punto salta l’ affare. Ma al suo conoscente ha dichiarato che comunque “Postel si è avvalso delle mie collaborazioni”. E riferisce che “a Torino e Milano ha preso lui la distribuzione, convincendo, o cercando di convincere Mauro Gaia, che non era il caso di dargliela direttamente, ma che era giusto passare da Poste. Perché non voleva si facesse un ragionamento contro Poste”. Insomma, secondo questa ricostruzione, il probabile futuro ad di Rai Pubblicità fu convinto da Tiziano Renzi ad affidargli la distribuzione di Pagine Gialle, ma non direttamente, bensì passando da Poste. In quei mesi, tra dicembre e febbraio 2014, suo figlio Matteo prima scala il Pd, del quale viene proclamato segretario, poi Palazzo Chigi, con l’ incarico da presidente del Consiglio. Conflitti d’ interesse per chi ha il compito di nominare l’ ad di Poste. Tiziano Renzi, con chi lo conosce, s’ è difeso così: “Diceva non vi fosse nessun conflitto d’ interessi, perché era già fornitore di Postel, e spiegava di essere stato ‘cassato’ per tutta una serie di anni, fino a quando Seat non ha detto: ‘o ci porti il lavoro o lo dai a un fornitore che piace a me'”. E a Gaia, per quanto Tiziano Renzi riferiva alla nostra fonte, piaceva come lavorava la sua azienda. Ora invece Gaia sembra piacere alla Rai. E anche parecchio. Per il ruolo di ad, in Rai Pubblicità – che sarà ratificato a gennaio – in questo momento è lui il favorito. L’ indicazione spetta al Cda di Viale Mazzini, quello presieduto da Monica Maggioni con Mario Orfeo direttore generale, mentre la “ratifica” spetta invece al cda di Rai Pubblicità. Poiché, per l’ anno in corso, l’ ultimo cda di Rai Pubblicità è fissato al 20 dicembre, pare improbabile che in quella sede si possa già discutere dell’ arrivo di Gaia. Più plausibile che la scelta slitti agli inizi di gennaio, anche perché Orfeo deve cambiare, oltre l’ attuale ad Fabrizio Piscopo, anche il direttore generale Luciano Flussi. Un mese fa Piscopo, nominato da Luigi Gubitosi e proveniente da Sky Italia, ha raggiunto il quinto anno alla guida di Rai Pubblicità: la raccolta di Viale Mazzini è in discesa da tempo e sembra inesorabile per l’ invecchiamento del pubblico e l’ offerta televisiva poco appetibile per gli inserzionisti. Per esempio, la Sipra – così si chiamava Rai Pubblicità – dieci anni fa incassava oltre un miliardo di euro, quest’ anno si fermerà a circa 670 milioni, più o meno in linea con le previsioni di giugno. E nell’ elenco dei successori di Piscopo, assieme a ex manager di Rcs e Sole24Ore, c’ è l’ ex reponsabile marketing di Seat Pagine Gialle, diventato poi ad di Italia Online e oggi ad della società di produzione audiovisiva Videa. Con il tetto fissato a 240mila euro per i manager, in Viale Mazzini si maligna sui “nuovi”: siccome in molti sono andati via per guadagnare di più altrove, chi accetta l’ incarico o è a fine carriera, o è un novizio, o non vale così tanto. A parte il legame col renzismo, chissà a quale categoria appartiene Mauro Gaia.
Referendum, così i fake diventarono news
Il Mattino
Valentino Di Giacomo
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Se ci siano i russi dietro le innumerevoli bufale che girano sul web e che puntano a destabilizzare il dibattito politico in Italia non esistono ancora evidenze certe. Eppure, riavvolgendo il nastro della campagna elettorale del referendum costituzionale dello scorso anno, di fake news ne sono state propagate a migliaia e in alcuni casi sono state cavalcate anche dai leader politici che così hanno dato grado di dignità a notizie false. Basta ricordare le denunce di brogli nei collegi per gli italiani all’ estero, il mistero delle schede ritrovate già segnate con la crocetta sul «Sì» o le tessere elettorali abbandonate in fantomatici hangar della periferia romana. Le accuse di Joe Biden sulla possibilità di influenze russe che mirano a condizionare il voto del referendum appaiono piuttosto vaghe, ma chissà che gli apparati americani non siano in possesso di prove che possano confermare tutto. Del resto l’ attività dei siti fake ha avuto il proprio picco alla vigilia della campagna per il referendum costituzionale dello scorso anno. Come per il caso dell’ informatico di Afragola che aveva creato decine di siti, non è però possibile decifrare se questa diffusione di notizie false sia opera di personaggi che puntano al clic facile per guadagnare denaro oppure se dietro questi network della bufala ci siano delle mani invisibili. Lo scorso anno, a ridosso del referendum, una serie di siti web con sede legale in Bulgaria producevano fake news a ritmi indiavolati. Una produzione di bufale in quantità industriale: le più riconoscibili quelle di Fidel Castro che avrebbe votato «No» al quesito referendario e Agnese Renzi che confessava al marito il proprio voto contrario. Poi ci sono stati i casi in cui le bufale sono diventate tema di dibattito politico. «Stanno succedendo troppe cose strane dichiarò a Radio Padania il 18 novembre dello scorso anno Matteo Salvini in collegamento da Mosca – ci sono segnalazioni che mi arrivano da tutto il mondo di schede che appaiono e scompaiono». Stessi argomenti utilizzati dal Movimento 5 Stelle che dal blog di Grillo, con un intervento del senatore pentastellato Vito Crimi, titolava con toni allarmistici: «Occhio al voto degli italiani all’ estero!». Secondo Crimi era concreto «il rischio che le schede non vengano consegnate agli aventi diritto e che le stesse siano intercettate da qualcuno e usate per esprimere il voto all’ insaputa del votante». Un pericolo che, reale o presunto, era alimentato anche dai siti produttori di bufale. Una delle fake news che circolarono maggiormente fu quella degli immaginari 35 arresti dopo il ritrovamento di milioni di schede già votate. Tutto falso, ma sui social in molti ci cascavano e in quel clima di scontro tra notizie vere, presunte e inventate fu costretto ad intervenire in un question time alla Camera anche l’ allora titolare della Farnesina, Paolo Gentiloni, assicurando che «la nostra rete diplomatica e consolare applica la legge in modo corretto e imparziale». Un clima di sospetti irrorato da siti che avevano accuratamente creato pagine molto simili alle testate online dei veri quotidiani. È il caso di «Liberogiornale» o dell’ ormai celeberrimo «Fattoquotidiano» che ancora oggi riporta in homepage una fantomatica dichiarazione di Trump sull’ Italia governata da incapaci. Sul referendum girava ogni genere di invenzione. «Attenzione all’ articolo segreto del referendum: l’ Italia dovrà eseguire gli ordini di Bruxelles», era ad esempio uno dei titoli più cliccati che sosteneva che nel quesito referendario ci fosse una norma per abolire la sovranità nazionale. Una bufala circolata massicciamente anche tra le catene di Sant’ Antonio su Whatsapp. Fino ad arrivare al must di ogni elezione: l’ immancabile matita del seggio che consentirebbe di cancellare la preferenza. E, in quel caso, più che gli hacker russi, furono personaggi dello spettacolo a veicolare la bufala. Piero Pelù denunciò che la matita con cui aveva votato al referendum era cancellabile. Non fu il solo, nel 2013 a lanciare lo stesso sospetto fu il candidato grillino in Emilia Romagna, Matteo Dall’ Osso, che fornì pure un illuminante manuale di voto: «Bagnatevi la mano con la saliva scrisse su Facebook – umettate la matita e poi votate, solo così il vostro voto sarà indelebile. La matita copiativa in dotazione alle urne elettorali è completamente cancellabile». La notizia fake che circolò più diffusamente fu però quella delle 500mila schede, già segnate con il «Sì», ritrovate nell’ immaginaria località di Rignano sul Membro. Un luogo che probabilmente chiarisce definitivamente come vengano scritte certe notizie. In vista delle prossime elezioni politiche, al di là se dietro queste attività esistano influenze estere, resta ancora tanto lavoro da fare per assicurare un voto realmente libero da bufale. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Edicola digitale sull’ alta velocità di Trenitalia
La Stampa
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I clienti delle Frecce Alta Velocità di Trenitalia potranno leggere il loro giornale preferito a bordo treno su pc, tablet o smartphone: da oggi sarà attiva l’ edicola digitale, un nuovo servizio fruibile dal Portale Frecce in tutte le classi e livelli di servizio, senza limiti di utilizzo e senza necessità di connessione internet una volta effettuato il login. Tra le testate disponibili – l’ elenco crescerà – i quotidiani la Repubblica, Corriere della Sera, La Gazzetta dello Sport, La Stampa e Milano Finanza, con le riviste settimanali e mensili Capital, Ciak, Class, Gente, Grandecucina, Marie Claire Maison, PC professionale. L’ edicola digitale di Trenitalia si aggiunge all’ offerta di intrattenimento del portale di bordo che prevede già cinema, musica e notizie Ansa. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.
Trenitalia, con il nuovo orarioc’ è l’ edicola digitale sulle Frecce
Corriere della Sera
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C’ è una novità in arrivo con il nuovo orario invernale di Trenitalia, che entra in vigore oggi. I clienti delle Frecce Alta Velocità potranno leggere il loro giornale preferito a bordo del treno su personal computer, tablet o smartphone. Proprio a partire con l’ odierna entrata in vigore del nuovo orario, infatti, sarà attiva l’ edicola digitale, un nuovo servizio utilizzabile dal Portale Frecce in tutte le classi e livelli di servizio, senza limiti di utilizzo e senza necessità di connessione a internet una volta effettuato il login iniziale. La nuova edicola digitale sarà disponibile su tutti i treni Frecciarossa e Frecciargento. Consentirà di consultare gratuitamente i principali quotidiani italiani, a partire dal Corriere della Sera , e anche una selezione di riviste, settimanali e mensili. L’ elenco delle testate disponibili è comunque destinato a crescere nel tempo.