Indice Articoli
Alla Corte Costituzionale il vaglio sulla legittimità dei tagli all’editoria
Successo all’ estero per i titoli italiani: cresce la vendita di diritti
Buon Natale Scampia: in regalo la biblioteca
Il libro italiano cresce nel mondo
A Google e Facebook un quarto dell’ advertising mondiale
Tv, più ricavi pay che pubblicità
Chessidice in viale dell’ Editoria
Telco, ott e la democrazia della rete
LA CULTURA FA BENE ALLA TV MA ANCHE IL DIAVOLO
Tanta America su Rai Cultura con Molinari editorialista
Alla Corte Costituzionale il vaglio sulla legittimità dei tagli all’editoria
www.editoria.tv
(Enzo Ghionni)
link
I contributi all’editoria negli ultimi anni si erano trasformati in una sorta di eventualità: quasi un’elargizione del Governo; avallando le teorie di chi, come i cinque stelle, si sono sempre dichiarati contrari al sostegno pubblico all’editoria in quanto limita l’autonomia dei giornali rispetto alla politica. Dimenticandosi che i contributi all’editoria sono previsti esplicitamente dalla Costituzione e che vengono erogati sulla base di una legge dello Stato. Il problema, rilevato dal Giudice della prima sezione civile di Catania nella sentenza, è che il diritto ai contributi ha tale rilevanza pubblica da non poter subordinato a decisioni, spesso postume, dell’esecutivo. E la decisione del giudice civile va nella stessa direzione tracciata, come motivazione di principio dal Tar della Sicilia che con la precedente sentenza n. 2447 del 22 ottobre 2015, dichiarando al contempo la propria incompetenza giurisdizionale, che poteva sollevarsi in questione di legittimità costituzionale rispetto all’intero sistema prefigurato dal comma 62 dell’articolo 2 della legge 191/2009, quella che ha eliminato il diritto soggettivo, laddove sottopone il sostegno all’editoria ad un atto politico presupposto e, pertanto, irragionevole. Come detto, proprio in questa direzione il Giudice civile nella sentenza ritiene che il Governo non poteva, in relazione ai contributi relativi al 2013, decidere, tra l’altro per due volte, sullo stanziamento, nonostante la valutazione politica fosse stata allo stesso delegata da una legge. E, allora, il profilo rilevato dal Giudice è quello della legittimità costituzionale della norma che rimandando all’esecutivo le determinazioni relative al quantum del contributo, anche con decisioni postume rispetto ai tempi di maturazione del diritto ai contributi, lede, da un lato, il legittimo affidamento delle imprese e, dall’altro, il principio di autonomia dell’informazione rispetto all’esecutivo, premessa del sostegno pubblico. Si tratta di una sentenza che rimanda, chiaramente, al Giudice costituzionale un approfondimento circa l’effettiva legittimità della norma, ma che apre da subito lo spunto ad una seria riflessione circa la sciatteria con cui la politica ha tratto un tema, quello del rapporto tra informazione e Stato, che meritava ben altro respiro.
Successo all’ estero per i titoli italiani: cresce la vendita di diritti
Corriere della Sera
link
I diritti sui libri italiani si vendono di più all’ estero, per la precisione la crescita è del 13,6 per cento sul 2016: è il dato che e-merge dall’ Indagine import export dei diritti 2017 , realizzata dall’ Ufficio studi dell’ Aie (Associazione italiana editori) con Ice (Agenzia per la promozione all’ estero delle imprese italiane) e presentata ieri, a Roma, alla fiera della piccola e media editoria Più libri più liberi. La rassegna continua oggi e domani con moltissimi eventi alla Nuvola Roma Convention Center: tra gli autori oggi in fiera, il disegnatore Zerocalcare (alle 12, sala La Nuvola) , i giallisti Marco Malvaldi, Antonio Manzini, Gaetano Savatteri e Fabio Stassi in sala Luna (alle 12) e l’ incontro sul Giallo made in Italy con Angelo Mascolo in dialogo con Maurizio de Giovanni, Francesco Pinto, Aldo Putignano e Serena Venditto (14.30, sala Giove). Tra gli stranieri, oggi anche il vincitore del Man Booker Prize 2016, Paul Beatty, con Nicola Lagioia (alle 16, sala Sirio), Ágnes Heller (17.30, Aldus Room), Fernando Aramburu (17.45, La Nuvola) e Michael Zadoorian (19, sala Luna). Domani la chiusura con, tra gli altri, Roberto Saviano, Antoine Volodine, Alessandro Baricco, Francesca Comencini e Andrea Camilleri. (b. co.)
Buon Natale Scampia: in regalo la biblioteca
Il Mattino (ed. Napoli)
Ugo Cundari
link
La sedicesima edizione della fiera nazionale della piccola e media editoria, «Più libri più liberi», continua sino a domani a Roma, alla Nuvola di Fuksas tra numeri che parlano di un netto successo, di presenze, ma anche perché il numero degli appuntamenti e degli editori presenti è rispettivamente di 550 e di 500, mai arrivati a tanto. Soddisfatto Diego Guida, l’ editore napoletano presidente del gruppo piccoli editori delll’ associazione italiana editori, Aie: «Vince l’ idea di dare spazio e visibilità alle case editrici piccole con un calendario fitto non solo di presentazioni di libri, ma anche di dibattiti, incontri scientifici e convegni destinati agli operatori del settore», spiega Guida, soddisfatto anche della presenza degli editori campani, anche qui con numeri crescenti, «segno di una grandissima vitalità nostrana». Tra di loro, insieme alla Guida editori, Rogiosi e Polidoro, e non è un caso che i tre editori napoletani siano i promotori del comitato che ha programmato il Salone del libro a Napoli per maggio. «Un impegno che stiamo portando avanti già organizzando ogni mese eventi collaterali». Ma un’ altra novità della fiera romana è la presenza di uno stand dell’ associazione italiana dei librai in cui si potranno acquistare libri sul tema della legalità: «Ho tenuto particolarmente a questa presenza perché editori e librai devono fare squadra, non sentirsi gli uni in competizione con gli altri». È la filosofia del gruppo, dei piccoli che si uniscono agli altri operatori del settore non solo per resistere a un mercato dove i grandi gruppi crescono sempre di più, ma anche per rilanciare con un progetto culturale sempre diverso e innovativo. E in questa ottica anche le biblioteche sono considerate naturali alleate degli editori, tant’ è che Guida ha già annunciato un prossimo evento napoletano dal significato non solo simbolico: l’ inaugurazione della biblioteca di Scampia il 22 dicembre, resa possibile proprio grazie all’ unione di forze e di intenti tra vari operatori del settore editoriale, come l’ Aie e la Siae. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Il libro italiano cresce nel mondo
Il Sole 24 Ore
Andrea Biondi
link
Si sta facendo valere. I numeri hanno ancora margini di miglioramento, ma che l’ editoria libraria si stia facendo apprezzare sempre di più all’ estero è un risultato da tenersi ben stretto. E in fondo gli ultimi numeri in arrivo da “Più libri, più liberi”, la Fiera della piccola e media editoria in programma a Roma fino a domani e promossa da Aie (Associazione italiana editori), danno più sostanza alle indicazioni positive emerse in questi giorni sullo stato di salute del mercato del libro (nei primi dieci mesi dell’ anno nei canali trade – librerie, online con l’ esclusione di Amazon e grande distribuzione – la crescita del fatturato si è attestata sul +1,5%, passando a 913,6milioni). La fotografia scattata dall’ Indagine realizzata da Aie in collaborazione con l’ Ice ritrae un mercato editoriale italiano che nel 2017 ha venduto oltreconfine 7.455 titoli (+13,6%) acquistandone 9.227 (-2,9%). Insomma, all’ estero va ben più di un libro italiano su dieci fra novità e nuove edizioni (erano il 3,2% nel 2001). In questo quadro, l’ aumento di vendite di diritti non è solo affare di grandi editori visto che nel 2016 (ultimo dato disponibile) i titoli venduti all’ estero dai piccoli editori rappresentavano il 12,5% dei titoli commercializzati oltreconfine (+31,9%). Cosa vendono di più gli editori italiani? Soprattutto libri per bambini e ragazzi, convalidando la quota di mercato con il 49% delle vendite (+7,7% sul 2016). Dove vanno invece i flussi geo-editoriali? In generale, le vendite per il 63,1% sono ancora in Europa anche se, rispetto alle rilevazioni del 2007 quando assorbiva tre quarti delle vendite, il Vecchio Continente ha perso peso. La palma della crescita va invece al Medio Oriente (+73,5% e 7,4% di quota). Anche l’ export cresce, con un valore salito a 315,3 milioni. «I dati – spiega Ricardo Franco Levi, presidente di Aie – confermano il ruolo importante dell’ editoria italiana, non a caso prima industria culturale del Paese, e della partecipazione alle fiere internazionali. Cresciamo in quelle aree in cui negli anni l’ Aie e gli editori italiani hanno partecipato a collettive o a missioni esplorative». © RIPRODUZIONE RISERVATA.
A Google e Facebook un quarto dell’ advertising mondiale
Italia Oggi
CLAUDIO PLAZZOTTA
link
Nel 2017 verranno investiti nel mondo circa 535 miliardi di dollari (453,7 mld di euro) in pubblicità. E, in base alle stime della società di ricerche Warc, il 18% andrà a Google e il 7% a Facebook. Perciò, ogni volta che una azienda, in qualunque angolo del pianeta, mette sul piatto quattro dollari in advertising, almeno un dollaro finisce nelle casse dei due colossi americani, per un totale di quasi 134 miliardi di dollari (113,6 mld di euro). Le cifre fanno impressione sia a livello complessivo, analizzando tutti i mezzi di comunicazione (Google e Facebook pesavano il 9% del totale nel 2012, sono saliti al 20% nel 2016 e al 25% nel 2017, in una cavalcata che pare inarrestabile), sia a livello digitale. Perché anche in questo comparto i due big stanno assorbendo la gran parte delle risorse, bloccando lo sviluppo di altri soggetti: nel 2012 Google e Facebook intercettavano infatti il 47% degli investimenti pubblicitari digitali; ma nel 2016 la percentuale era salita al 58%, e nel 2017 al 61%, con Google a spartirsi il 44% e Facebook a incassare il 18%. Twitter e Snapchat, per dire, devono combattere per portarsi a casa le briciole. Per questo, quindi, sarebbe necessario che a livello internazionale ci fosse una sensibilità verso lo strapotere di Google e Facebook non solo da parte dei media tradizionali, come le tv, i quotidiani o i periodici, ma pure da parte di altri soggetti del nuovo mondo digitale, la cui sopravvivenza è ora fortemente messa a rischio. Non bastasse lo stradominio sulla torta pubblicitaria, per Google e Facebook sta cominciando pure una stagione favorevole sul fronte fiscale: nel 2018, infatti, partirà il nuovo sistema di tassazione voluto da Donald Trump, presidente degli Stati Uniti. Un sistema che, in base alle prime stime, consentirà nel 2018 di risparmiare 2,28 miliardi di dollari (1,9 mld di euro) a Google, e 1,56 mld di dollari (1,3 mld di euro) a Facebook. Insomma, piove sempre sul bagnato. © Riproduzione riservata.
Tv, più ricavi pay che pubblicità
Italia Oggi
ANDREA SECCHI
link
Quest’ anno non sarà da incorniciare per il mercato televisivo italiano. Di qui ai prossimi due anni, però, il nuovo rapporto di ITMedia Consulting disegna un settore in fermento, con cambiamenti nella fruizione dei telespettatori e nella suddivisione delle risorse e con un lento ritorno dei ricavi ai livelli pre crisi del 2010. Buone notizie in generale ma anche una sveglia per i broadcaster legati ai modelli di business tradizionali, perché i nuovi operatori stanno cominciando a far sentire la propria presenza. Intanto la chiusura del 2017: -1,1% a 8,1 miliardi di euro, con una perdita di 89 milioni rispetto allo scorso anno. Un ripiegamento, dopo la ripresa del biennio passato e il +5,4% del 2016, anche se il dato merita un’ analisi approfondita. Le due risorse principali del mercato si sono mosse tutto sommato in terreno positivo: +0,7% la pubblicità e +2,6% i ricavi dalla tv a pagamento, insieme +1,6%. A essere calato rispetto allo scorso anno è stato il canone a causa della diminuzione da 100 a 90 euro dell’ importo in bolletta e della quota dell’ extra gettito a favore dell’ emittente pubblica. Questi movimenti hanno portato a una importante differenza rispetto al passato: i ricavi da pay tv sono arrivati al 40% del totale e hanno sorpassato la pubblicità, mentre negli anni precedenti al più le due voci erano state appaiate. Il rapporto attuale si consoliderà nel prossimo futuro: secondo la società di ricerca guidata da Augusto Preta di qui al 2019 la pubblicità crescerà a un tasso medio annuale del 2,7% mentre la pay andrà avanti con un +4,6% medio generando il 41% delle risorse complessive mentre la raccolta garantirà il 39%. In totale entro il 2019 il settore arriverà a valere 8,4 miliardi di euro, grazie al +3% medio all’ anno, avvicinandosi ai livelli pre crisi del 2010. «Questo è un anno di assestamento che però porterà il settore a crescere ancora», ha commentato Preta. «Sarà comunque una crescita selettiva, non riguarderà tutti indistintamente». Per capire il quadro che prospetta ITMedia bisogna vedere cosa sta accadendo nelle case degli italiani. Ovviamente è il digitale terrestre la piattaforma principe delle 24,6 milioni di abitazioni tv e lo resterà ancora, sebbene la quota diminuirà. Oggi è al 61%, nel 2019 sarà al 55% mentre parallelamente crescerà la percentuale della broadband tv dal 9% attuale al 14%. Il satellite (Sky e Tivùsat) sarà pressoché stabile, con un piccolo incremento dal 30 al 31%. Si parla degli utenti che guardano la tv in maniera prioritaria con una o l’ altra piattaforma. Se poi, al di là della modalità di ricezione, ci si chiede quante famiglie paghino per la tv, ebbene la quota pay (Dtt, sat e internet tv) crescerà dall’ attuale 37% al 42% e parallelamente quella free passerà secondo le previsioni dal 63% al 58%. A questo proposito il rapporto arriva anche a sezionare il segmento della tv a pagamento fra le diverse piattaforme. Di qui si nota come già oggi la tv broadband (Netflix, Tim Vision e gli altri) pareggi la pay sul digitale (Mediaset Premium) in termini di utenti (25% ciascuno) mentre il satellite (Sky) è primo con il 50%. Ma nel 2019 la tv via Internet avrà superato di molto la pay terrestre con il 34% degli utenti contro il 20% del Dtt. Anche la tv a pagamento satellitare ridurrà la propria quota, fino al 46%. Dopo anni in cui si è registrata una finta partenza, sembra quindi arrivato il momento anche dell’ affermazione della tv via Internet nelle sue diverse forme. Ma cosa accadrà ai maggiori operatori? Sky Italia, secondo il rapporto, si affermerà definitivamente come primo gruppo nel mercato. La sua quota oggi intorno al 32% dovrebbe aumentare entro due anni di circa due punti percentuali mentre Rai e Mediaset dovrebbero seguire alla pari con una market share intorno al 28%. Dalla sua Sky avrà la riconquista della Champions e con tutta probabilità il mantenimento della Serie A, oltre a una crescita anche nella tv gratuita. © Riproduzione riservata.
Chessidice in viale dell’ Editoria
Italia Oggi
link
Spotify, accordo con la cinese Tencent. La piattaforma di streaming musicale più grande del mondo, la svedese Spotify, ha annunciato un accordo con la cinese Tencent. L’ intesa prevede lo scambio incrociato di quote di minoranza. Con l’ intesa entrambe le società «esploreranno opportunità di collaborazione», si legge in una dichiarazione congiunta. Tencent Music Entertainment (Tme), controllata di Tencent, e Spotify pagheranno in contanti per le partecipazioni, di cui non comunicano l’ entità, l’ una nell’ altra, mentre la controllante Tencent investirà in Spotify acquistando azioni della società svedese. Tencent, che gestisce piattaforme di social media in Cina, è anche la più grande compagnia di servizi musicali online del Paese, con diversi milioni di utenti. YouTube presenterà un servizio musicale in streaming. Anche YouTube prova a entrare nel settore della musica in streaming. A marzo dovrebbe lanciare il proprio servizio entrando in diretta competizione con Spotify e Apple Music. Ne ha parlato il sito MarketWatch che ha sottolineato come il servizio darà spazio anche ai video. YouTube, di proprietà di Alphabet, avrebbe firmato un contratto con Warner e starebbe trattando con Universal Music Group e Sony Music Entertainment, per i diritti. Non è la prima volta che YouTube cerca di creare un servizio a pagamento: un esempio è YouTube Red, che è tuttavia fallito dopo poco tempo. Libri, +13,6% i diritti italiani venduti all’ estero. Nel 2017 sono stati venduti all’ estero i diritti di 7.455 titoli (+13,6% rispetto al 2016) mentre ne sono stati acquistati 9.227 (-2,9% sul 2016). È quanto emerge dall’ Indagine import export dei diritti 2017, realizzata dall’ Ufficio studi dell’ Associazione italiana editori (Aie) in collaborazione con Ice, Agenzia per la promozione all’ estero e l’ internazionalizzazione delle imprese italiane, presentata ieri a «Più libri più liberi», la Fiera della piccola e media editoria in programma fino a domani alla Nuvola Roma Convention Center. Fra i generi più venduti, Bambini e ragazzi, con il 49% delle vendite (+7,7% sul 2016), Narrativa di autori italiani (23,8%) e Saggistica (16,5%). Quanto ai generi più acquistati, gli editori italiani concentrano la loro attenzione sulla Narrativa di autori stranieri che rappresenta il 35,5% (-3% sul 2016) degli acquisti di diritti. Gli altri generi mantengono sostanzialmente le quote del 2016: Bambini e ragazzi coprono il 26,4% e la Saggistica il 18,4%. È l’ Europa a confermarsi come il principale mercato di sbocco delle vendite con il 63,1% delle opere vendute (+8% rispetto al 2016) mentre il Medio oriente – soprattutto per via degli editori turchi – con il 7,4% delle vendite vive la crescita più sostenuta: +75,3% rispetto al 2016. La maggior parte degli acquisti si concentra in Europa, tanto da coprire il 54,4% nel 2017 (in calo rispetto al 60,2% nel 2016). Aumenta la sua capacità di acquisto l’ Asia con il 13,2% dei titoli. Aci, Sticchi Damiani nominato vicepresidente sport della Fia. L’ Assemblea generale della Fia, riunita ieri a Parigi, ha nominato il presidente dell’ Automobile Club d’ Italia, Angelo Sticchi Damiani, vice presidente mondiale sport della Fia, Federazione internazionale dell’ automobile, per i prossimi 4 anni. «L’ Italia», ha dichiarato Sticchi Damiani, «esce ancora una volta rafforzata, in quanto oggi dispone di una vicepresidenza, di un posto nel senato Fia – Maria Angela Zappia – ed è presente in due nuove commissioni particolarmente prestigiose. Una rappresentanza che consentirà al nostro Paese di esercitare un ruolo sempre più significativo nella definizione di politiche fondamentali per tutti i cittadini: una mobilità sempre più sicura, efficiente, pulita e uno sport automobilistico sempre più spettacolare ed emozionante, ma anche laboratorio di ricerca e tecnologie, modello di importanti valori culturali e sociali». Grazie alla rappresentanza Aci, l’ Italia consolida il proprio peso anche nel consiglio mondiale mobilità automobile e turismo, l’ organo di governo dell’ altro grande settore di attività della Fia. Oliviero Toscani fotografa l’ Istituto superiore di sanità (Iss). Quello del noto creatore di immagini è un viaggio nei laboratori, nelle sale, negli uffici di uno dei più grandi istituti di sanità pubblica europei. L’ obiettivo del fotografo ha fissato i volti per raccontare l’ entusiasmo, la passione e l’ atmosfera che animano più di 2 mila persone che lavorano all’ Istituto con la missione principale di tutelare la salute dei cittadini. Il volume contiene più di 100 scatti di Toscani che ha ritratto tutti i lavoratori. Le fotografie, alla presenza dello stesso Toscani e del presidente dell’ Iss Walter Ricciardi, sono state presentate all’ Auditorium Parco della Musica di Roma, nel corso di una serata condotta da Tiberio Timperi con il contributo di personaggi dello spettacolo quali Ennio Fantaschini, Mimmo Locasciulli ed Elena Sofia Ricci. Rai, per la Scala 2,1 mln di spettatori (11%). L’ Andrea Chénier di Umberto Giordano diretto dal maestro Riccardo Chailly, che ha inaugurato giovedì la stagione del Teatro alla Scala e che Rai Cultura ha proposto su Rai 1, è stato visto (dalle 17,59 alle 20,57) da 2,077 milioni di spettatori con uno share dell’ 11,1%. Sky, 4,6% di share per la semifinale di X Factor. Sono stati 1 milione 141 mila gli spettatori medi con il 4,6% di share e picchi del 6% giovedì sera per la semifinale di X Factor 2017 su Sky Uno/+1 HD. Numeri che fanno di Sky Uno il quinto canale tra il pubblico 15-54 anni con il 7,7% di share, e il più visto di Sky.
Telco, ott e la democrazia della rete
Italia Oggi
* DELEGATO ITALIANO ALLA PROPRIETÀ INTELLETTUALE
link
Sono debitore di alcune risposte a lettori de «Il Punto»; in particolare il dr Matteo Silvestri da Roma mi chiede se le cosiddette «over the top» (Google, Amazon, Apple, Facebook, Microsoft) non violino le legislazioni Antitrust. La risposta la stanno cercando un po’ in tutto il mondo ad iniziare proprio dagli Stati Uniti, la nazione che per prima, nel secolo XIX introdusse le leggi Antitrust e che le ha applicate prima per le ferrovie, poi nel corso degli anni alla Standard Oil, all’ Ibm, alla Xerox, alla At&t e, negli anni 90, alla stessa Microsoft. Tuttavia il mondo di Internet ha delle sue peculiarità e, ad esempio, spaccare Google in 4 o 5 «Googlettes» non è affatto detto che garantirebbe la concorrenza e contribuirebbe a migliorare i servizi agli utenti/consumatori. Quello che è certo è che chi è in grado di raccogliere e utilizzare mega-flussi di dati («big data» come si usa dire) deve essere obbligato ora e subito alla massima trasparenza perché svolge «oggettivamente» un servizio pubblico e ciò sia che sia una struttura privata (come le over the top) sia che sia una istituzione pubblica. La sig.na Maria Vittoria Capece, ricercatrice alla Cattolica di Milano e che ha passato molto tempo negli Stati Uniti, ritiene che io sia in errore nell’ apprezzare (come avrei fatto nello scorso numero di questa rubrica) la «riforma» Trump sulla cosiddetta «net neutrality» della rete. Grazie dell’ attenzione, però io ho semplicemente sostenuto che la riforma annunciata dal presidente trumpiano della Federal communications commission (Fcc) Ajit Pai non è e non può essere «la fine della democrazia sulla rete». La Fcc voterà il prossimo 14 dicembre un regolamento per cui i gestori di rete (le grandi aziende di telecomunicazione, le telco) potranno applicare prezzi diversi a chi accede a internet attraverso i loro servizi (attualmente sono obbligati a riservare a tutti le stesse tariffe). Il mercato dell’ accesso alla rete (non il diritto di accesso alla rete che deve essere per tutti e questo non è in discussione) ne risulterà più libero portando forse a un incremento dei prezzi e a un peggioramento dei servizi ma forse, al contrario, a una riduzione complessiva dei prezzi (come spesso accade quando aumenta la concorrenza) e a vantaggi per i consumatori. Io ho semplicemente sottolineato che è difficile dire ex ante quale sarà il risultato delle nuove disposizioni che, comunque, con la democrazia e la libertà c’ entrano poco. Che si possa accedere al pagamento a «internet veloce» poco cambia con la responsabilità di «cosa» transita sulla rete che è poi la vera lettura del concetto di «net neutrality» che accomuna telco e over the top nel senso che si dichiarano estranei e irresponsabili rispetto a qualunque cosa possa passare nelle loro piattaforme. È democrazia questa? Lascio la risposta ai nostri lettori. © Riproduzione riservata.
LA CULTURA FA BENE ALLA TV MA ANCHE IL DIAVOLO
La Repubblica
Antonio Dipollina
link
Niente male come preserale televisivo, una prima della Scala. Poco più di due milioni di spettatori, l’ 11 per cento di share per l’ Andrea Chénier di Chailly e Martone. In questi casi, si sa, tremano vene e polsi dei big della Rai – nella storia dell’ azienda c’ è una clamorosa débâcle in prima serata, anni fa, al 5 per cento e quindi ogni volta si sta tutti in apprensione. Invece alla fine l’ opera interpretata da Anna Netrebko e Yusif Eyvazov si è incastonata bene nella serata: lunghezza accettabile, musica difficile ma scene molto spettacolari per la tv. E quindi il dato Auditel è corroborante, la soglia dei due milioni superata permette di vantarsi e a quel punto, arrivare alla celebrazione dell’ apoteosi della cultura trasmessa dal servizio pubblico, è un attimo. Il direttore generale Mario Orfeo ha toni giustamente soddisfatti e si augura che anche il prossimo anno si possa vedere la grande opera su Rai 1. Frase un po’ criptica: la prima scaligera prevede l’ Attila di Verdi, opera minore ma comunque è sempre Verdi. Così come lo scorso anno toccò a Puccini e alla Butterfly e gli ascolti furono superiori – due milioni e mezzo – rispetto al fascinoso, efficace, bello ma non popolarissimo Andrea Chénier. Magari il dg ha in mente possibili sviluppi futuri che prevedano qualcos’ altro oltre al tradizionale e ormai obbligato appuntamento di Sant’ Ambrogio, ma poi chissà: quello che è certo è che come sempre in questi casi la retorica sulla cultura che invece funzionerebbe assai in tv e una volta l’ anno ne abbiamo anche le prove, diventa immancabile. Pazienza, i canali minori della Rai mandano cultura a ogni ora del giorno e nessuno impedisce di guardarli, ma si sa che le cose funzionano in altro modo. Curioso anche notare come da più parti si viva il successo della Scala in tv come una sorta di redenzione nazionale contro la cattiva televisione: nello specifico, vista la vicinanza degli eventi, si è anche fatto riferimento alla ventata lugubre-pop portata sere fa da Canale 5 con l’ ospitata dell’ inquietante (una volta, forse) Marilyn Manson nel programma musicale di Bonolis. Più che l’ esorcista, poté la cultura – fermo restando che Manson numericamente ha fatto più ascolti, in pochi sono fuggiti dal televisore segnandosi e quindi anche il Diavolo in persona, o quel che ne rimane, ha fatto la sua figura. Dipendesse da Bonolis, se la caverebbe citando la scena finale di Chénier e facendo notare che la ghigliottina prima del tg1 va in onda in realtà tutte le sere, e difenderebbe il suo pop a oltranza. Ma prima che diventi disputa ideologica su cosa mandare in tv, meglio fermarsi finché si è in tempo. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Tanta America su Rai Cultura con Molinari editorialista
La Stampa
link
Dalla dichiarazione di guerra di Italia e Germania agli Stati Uniti alla morte di George Washington. Dalla decisione della Suprema Corte sulle elezioni presidenziali Usa del 2000 alla protesta nel porto di Boston che diede il via alla guerra di Indipendenza americana: c’ è molta Storia degli Stati Uniti tra le ricorrenze commentate dal direttore de La Stampa Maurizio Molinari, editorialista della settimana a Il giorno e la Storia , il programma di Rai Cultura in onda tutti i giorni a mezzanotte e in replica alle 5.30, 08.30, 11.30, 14.00 e alle 20.10 su Rai Storia. La settimana si apre martedì nel ricordo dello stesso giorno del 1941 quando, a pochi giorni dall’ attacco giapponese su Pearl Harbor, anche Italia e Germania dichiarano guerra agli Stati Uniti. E si chiuderà la domenica con l’ attentato del 1973 a Fiumicino quando un commando di terroristi arabi si impadronì di un velivolo della Lufthansa. In mezzo, troveranno spazio le contestatissime elezioni presidenziali di George W. Bush del 2000; il ricordo di quando in Polonia, nel 1981, il generale Jaruzelski introdusse la legge marziale; la morte, nel 1799, di George Washington, primo presidente Usa e comandante in capo nella guerra d’ Indipendenza; la condanna a morte per crimini contro il popolo ebraico e contro l’ umanità pronunciata nel 1961 a Gerusalemme nei confronti del gerarca nazista Adolf Eichmann; il Boston Tea Party del 1773, scintilla della guerra d’ Indipendenza. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.