Indice Articoli
Chessidice in viale dell’ Editoria
Libri, il 76% dei lettori li compra in negozio
La rete dice che ci vuole unire in realtà riesce a imbozzolarci
Nella corsa alla nuova tv Sky vuole allearsi con Open Fiber
Denunci la censura? Facebook ti censura
Denunci la censura? Facebook ti censura
A far scuola, nelle redazioni, non è il racconto del vecchio giornalismo pre-Tangentopoli, ma quello fantasy della Seconda e Terza repubblica
Italia Oggi
DIEGO GABUTTI
link
Eugenio Scalfari, con una mossa a sorpresa, ha riabilitato Silvio Berlusconi. Perché? È presto detto: perché ci sono, in politica, bestie ben più pericolose del Caimano, a cominciare (ça va sans dire) da Beppe Grillo, Gigetto Di Maio, Casaleggio jr. e Associati. Romano Prodi, passato qualche giorno, ha sottoscritto l’ editto scalfariano: il leader di plastica, per quanto sia stato (e rimanga) il nemico pubblico numero uno delle forze del progresso, e volendo anche un po’ della Vera religione, è comunque molto meglio delle mezze pippe, che stanno alla democrazia come l’ Anticristo alla Dc. Sembrava fatta. Fuori l’ ex Comico, dentro l’ ex Cavaliere. Gli Associati no pasarán, arriba, arriba. E invece niente. Si sono messi di traverso, oltre al Fatto quotidiano e agli altri antigiuristi campioni di diritto sommario, anche l’ editore di Repubblica Carlo De Benedetti e le grandi (be’, medie, anche un po’ sotto la media) firme del giornalone, da Michele Serra a Massimo Giannini. Va bene il Fatto, giornale nostalgico, dove si tifa notoriamente per tutte le Bestie e le Bestialità dell’ Apocalisse (Travagliokan e i suoi Tigrotti della Malora detestano le serate eleganti berlusconiane ma non si perdono, in compenso, un solo sabba pentastellare). Si capisce anche De Benedetti, che ha dato a Scalfari (minimizzando) del «vanitoso»: vedi mai che, una volta tornato in sella, il Caimano non pretenda che gli siano restituiti i dané dell’ affare Mondadori (800 milioni di euro o giù di lì intascati dall’ editore di Repubblica per decisione d’ un tribunale secondo alcuni un po’ troppo generoso). Si capiscono anche i neonati Liberi e Uguali, che sperano in un’ alleanza (a qualsiasi condizione, anche la più umiliante) col partito azienda, dove si coltiva, come a sinistra del partito democratico, un antiberlusconismo dalle tinte deliranti (tipo teoria del complotto, o funghi magici). Ma è mai possibile che tutta la sinistra gazzettiera, Repubblica in primis, preferisca davvero associarsi agli Associati (come al Corriere, dove persino Ernesto Galli Della Loggia scrive di non capire che cosa ci sia d’ eversivo nell’ antipolitica, nel delirium tremens giustizialista e nella «democrazia digitale») piuttosto che arrendersi all’ evidenza? Al fatto, cioè, che l’ Amico degli animali, con tutti i suoi difetti, al confronto dei Dibba e Gigetti Di Maio è un affare? Non è che si rischia, abbracciando la linea populista, d’ affondare con le mezze pippe, che non vinceranno le elezioni e che se anche le vincessero (oppure s’ adattassero a combinare un’ alleanza con forze non meno eversive, tipo la Ditta rifondata e la Lega post lombarda) dovrebbero affrontare le ire dell’ Unione europea, come a suo tempo i populisti greci, e non resterebbero a lungo al governo della nazione? Vero che la sinistra giornalistica non può decidere da sola che strada imboccare. A imporre la linea populista e antiberlusconiana a Repubblica è De Benedetti; e giusto Scalfari, che è Scalfari, può ignorare la voce del padrone. Ma De Benedetti non è Napoleone, e come stratega non vale granché, specie quando si schiera, da solo, contro una sorta di fronte unico non popolare ma antipopulista che comprende (come si diceva una volta) l’ intero arco democratico, da Berlusconi a Prodi, escluse soltanto le ali estreme: lumbard, nostalgici dell’ Msi e post comunisti. Invece di baciare l’ anello della proprietà, i giornalisti del gruppo Repubblica-L’ Espresso (quelli più svegli, e non ne mancano) dovrebbero almeno tentare di smarcarsi, ma (ahiloro) neppure ci pensano. Non finirà male solo perché è già finita male. Già da un pezzo calano, o meglio tracollano, le tirature dei giornali, in particolare quelle dei giornaloni, che diffondono ormai meno copie di quanto ne diffondessero, fino a una decina d’ anni fa, le testate meno nobili, e persino quelle ignobili. Se i lettori spariscono è perché la stampa non registra più gli eventi ma finge di non vederli. Perchè li disapprova e li contesta, e perché a volte addirittura si sforza (per lo più invano, ma purtroppo non sempre) di provocare eventi di segno opposto. A fare scuola, nelle redazioni, non è il racconto più o meno sobrio del vecchio giornalismo pre-Tangentopoli ma quello fantasy della Seconda e Terza repubblica. (E non è neppure un racconto. È jihad). © Riproduzione riservata.
Chessidice in viale dell’ Editoria
Italia Oggi
link
Tim: su Persidera in corso la due diligence dei potenziali acquirenti. Il processo di cessione di Persidera è stato avviato a ottobre, con il supporto di Barclays e Lazard, rispettivamente advisor di Tim e Gedi. L’ attività sta procedendo in linea con le tempistiche tipiche di questo tipo di operazioni: è attualmente in corso la due diligence da parte dei potenziali acquirenti che hanno presentato offerte preliminari non vincolanti e sono stati ammessi alla fase successiva dell’ iter. È quanto ha reso noto Tim in un comunicato diffuso su richiesta della Consob sulla possibile cessione della partecipazione di Tim nell’ operatore di rete del digitale terrestre. Mediaset, Confalonieri: accordo con Vivendi entro 19 dicembre? Speriamo. È possibile che si raggiunga un accordo tra Vivendi e Mediaset entro il 19 dicembre, giorno in cui è prevista un’ udienza al Tribunale di Milano per il contenzioso tra le due società? «Speriamo», ha detto ieri il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri durante una pausa della Prima della Scala. Rcs/Cairo, Imi alza il target price. Banca Imi ha alzato il prezzo obiettivo su Cairo Communication da 4,6 a 4,8 euro (ieri -0,10% a 3,926 euro) e su Rcs da 1,01 a 1,55 euro (ieri +1,18% a 1,20 euro). Su entrambi i titoli la raccomandazione è buy, comprare. In un report dal titolo Lavori in corso gli esperti evidenziano come «finora Rcs stia mantenendo le promesse», con la «ristrutturazione sulla giusta strada in Italia». Per Rcs le stime 2017-2019 vengono migliorate in media del 6% per l’ ebitda e del 41% per l’ eps. Per Cairo, invece, le previsioni scendono rispettivamente del 27% e del 54% per tener conto di una «performance più debole della divisione publishing e di ritardi nel lancio di nuovi magazine e canali tv». Tribunale Ue dà ragione a Coca-Cola: Master non può richiamarne il suo marchio. La Coca-Cola può opporsi alla registrazione del marchio Master (per la Master cola), che utilizza il suo steso segno grafico per la commercializzazione di bevande e prodotti alimentari. Lo ha stabilito il Tribunale Ue indicando che nonostante il segno Master di Modern Industrial & Trading Investment (Mitico) sia utilizzato con una forma analoga a quella della Coca-Cola soltanto in Siria e in Medio Oriente, la Coca-Cola può provare il rischio di «parassitismo economico mediante deduzione logica», nella misura in cui è probabile che Master sia in futuro utilizzato allo stesso modo nell’ Unione europea. Il meglio di X Factor 2017 in prima serata su Tv8 e la finale in contemporanea con Sky Uno. Sono quattro gli appuntamenti con X Factor 2017 in onda su TV8 (tasto 8 del telecomando) in prima serata. Gli spettatori del canale free di Sky potranno vedere il meglio della gara in due serate speciali in programma oggi e domani alle 21,15. La visione della semifinale andata in onda ieri su Sky Uno è prevista, in versione integrale, martedì 12 dicembre sempre alle 21,15 e infine la finale giovedì 14 dicembre in diretta dal Mediolanum Forum di Assago e in simulcast su Sky Uno HD. Suspiria su Rai 4K, la paura in Ultra HD. Martedì 12 dicembre, in seconda serata, su Rai 4K, il canale satellitare di Viale Mazzini diffuso al tasto 210 della piattaforma gratuita Tivùsat, il primo film Ultra HD della storia televisiva italiana grazie alla collaborazione di Eutelsat, Rai e Tivùsat. Si tratta di Suspiria, il capolavoro di Dario Argento del 1977 recentemente restaurato da Videa per l’ uscita nelle sale avvenuta lo scorso mese di febbraio. Salone del libro, priorità mettere in sicurezza l’ edizione 2018. «La nostra priorità è mettere in sicurezza l’ edizione 2018 del Salone del libro di Torino». Ad affermarlo, l’ assessore alla Cultura della Regione Piemonte, Antonella Parigi, intervenendo ieri in commissione consiliare. «A tal fine», ha aggiunto, la prossima settimana verrà siglata una convenzione con il Circolo dei Lettori e la Fondazione per la Cultura per suddividere attività e dipendenti della Fondazione per il Libro: il Circolo si occuperà delle attività interne del programma del Salone e dell’ International Book Forum, mentre la Fondazione per la Cultura curerà le attività del Salone Off, quelle più prettamente musicali e la ricerca di sponsor». 20th Century Fox estende la partnership di distribuzione con Imax. Imax Corp e 20th Century Fox, la divisione film di 21st Century Fox, si sono accordate per estendere a tutto il 2019 la loro partnership per la distribuzione. Come parte dell’ ìntesa, alcuni fra i più popolari film firmati 20th Century Fox saranno riadattati per gli schermi giganti premium di Imax. I biglietti per i cinema Imax hanno costi maggiori rispetto a quelli standard. L’ accordo fra Fox e Imax giunge mentre la società controllante è in trattative per la vendita di questa divisione e di altri asset legati all’ entertainment a Walt Disney. Su Rai Movie gli European Film Awards 2017. Tornano in diretta streaming su Rai Movie gli European Film Awards: domani su www.raimovie.it sarà possibile seguire in live streaming dalle ore 19.00 la 30esima cerimonia di assegnazione degli Efa, i premi attribuiti dalla European Film Academy che dal 1988 promuove la cultura e l’ industria cinematografica europea. La premiazione sarà trasmessa in sintesi il 12 dicembre in terza serata su Rai Movie.
Libri, il 76% dei lettori li compra in negozio
Italia Oggi
MARCO LIVI
link
La sbornia da e-commerce è ancora alta in Italia e, complice Amazon, riguarda un po’ tutti: da una nuova moda di fare la spesa di casa all’ acquisto di libri. Ma proprio per l’ editoria libraria non è così vero che il commercio elettronico stia spopolando. Anzi, resiste e bene la libreria. Infatti, il 76% di chi ha letto almeno un libro negli ultimi 12 mesi l’ ha comprato in un negozio fisico, almeno stando all’ indagine dell’ Osservatorio sui consumi culturali realizzato in collaborazione con Pepe Research e presentata ieri alla fiera «Più libri più liberi» dell’ Aie (Associazione italiana editori, presieduta da Ricardo Franco Levi). L’ e-commerce riveste una quota importante del settore (29% delle indicazioni) e da esso non si può prescindere, ma non rappresenta al momento il canale principale attraverso cui il lettore compra i libri. Semmai, è utilizzato per l’ acquisto di libri cartacei da chi compera anche e-book. Addirittura viene superato dalla categoria di libri in «regalo e prestito» (43%). E gli italiani che vanno in libreria non rappresentano per forza una nicchia di lettori, a loro volta facenti parte della nicchia di chi legge nella Penisola: in libreria si compra un po’ di tutto dai romanzi ai gialli, dai saggi fino alle guide di viaggio e manuali. Va da sé poi, sempre secondo Aie, che nelle grandi città gli acquisti si concentrino nelle librerie di catena (57%) o dentro i centri commerciali (21%) ma resistono stabili, per l’ appunto, le insegne indipendenti o specializzate nell’ usato (rispettivamente 16% e 17%). C’ è poi da constatare che i libri si comprano anche in occasioni di mercatini e fiere tematiche. In particolare, è il 4% di lettori che dichiara di aver comprato libri durante saloni del libro o festival letterari. Percentuale che, in proiezione, può arrivare a rappresentare circa 900 mila italiani. A conferma della tesi, ribadisce Gianni Peresson, responsabile ufficio studi Aie, c’ è il fatto che «il lettore italiano è un cliente con una spiccata multicanalità nell’ acquisto dei libri di carta. Quindi, gli store online non escludono la libreria e le fiere e i festival non escludono il banco libri della grande distribuzione. Questo ci dice che dobbiamo ragionare sempre più in logiche complessive di sistema distributivo, di ricerca di politiche e di una efficienza complessiva». Tradotto: un po’ come cercano di fare da tempo i quotidiani e i magazine, ogni occasione è buona per essere comprati e di conseguenza l’ obiettivo è moltiplicare le occasioni in cui essere presenti a tu per tu col potenziale cliente.
La rete dice che ci vuole unire in realtà riesce a imbozzolarci
Italia Oggi
SERGIO LUCIANO
link
«Pronto, qui è la televisione!», disse la malcapitata segretaria Rai quando sentì, dall’ altro capo del filo, la voce del commendator Eduardo De Filippo, che rispondeva alla chiamata. E il grande commediografo napoletano, di rimando, le rispose: «Aspettate, vi passo il frigorifero!». Che avrebbe mai detto oggi, Eduardo, di fronte al dilagare parossistico di comunicazioni dirette e automatiche tra elettrodomestici, il cosiddetto “internet delle cose”, per cui ad esempio la caldaia del riscaldamento comunica con un sms sul nostro smartphone l’ avvenuto raggiungimento della temperatura voluta, o magari l’ approssimarsi dell’ esaurimento del combustibile nel serbatoio? Tutte cose utili, certo. Ma c’ è un ma, che Eduardo avrebbe subito evidenziato. Un esempio. Recentemente chi scrive ha compiuto gli anni ed è stato subissato (sia via mail che su Facebook) da una raffica di messaggi di auguri e, peggio ancora, di pseudo-regali promozionali, da parte di una serie di soggetti impersonali, cioè aziende, anonimi, ignari e remoti che però, per precedenti avvenute transazioni digitali, sono in possesso dei dati del sottoscritto, tra cui il giorno, il mese e l’ anno di nascita. E dunque eFarma, Runtastic, Cartoline.net , eBay, Boggi, Genialloyd, Ticket One e naturalmente Facebook mi hanno fatto gli auguri. Ebbene: che non si attendano ringraziamenti, ne avrei fatto serenamente a meno. È un caso apparentemente minimo, ma in realtà eloquente, di questa strana bolla di comunicazione ipercinetica ed ipertrofica che s’ intreccia attorno a noi lasciandoci, in realtà, assolutamente soli. Il Fratello Algoritmo (con la sua cosiddetta intelligenza artificiale, o aumentata che dir si voglia) usa i nostri dati, mattoncini di vita vera, per inviarci comunicazioni finte. Cioè non-naturali. Come la televisione che vuole parlare con il frigorifero Tante triste, e stupide, imitazioni della realtà. Molto diverse da un sorriso naturale e un “tanti auguri” sganciato dal garagista di buona memoria che si segna la data sbirciata una volta sulla patente, o dal barista che lo sa perché sapendo tutto di tutti, sa anche quand’ è il tuo compleanno. Ma quanto ci stanno disumanizzando il digitale e la Rete? Che tristezza. Ben lo ha descritto “Alone together”, il saggio di Sherry Turkle sui social media che – a dire della sociologa americana – fingono di riunirci una in realtà ci isolano in un mondo virtuale che ci separa dal prossimo. Ma è per l’ appunto solo una finzione: la nostra società è catalizzata dai nuovi strumenti elettronici, fagocitanti, soprattutto dai devices mobili come il cellulare e il tablet. Portatili, discreti, belli. Da sposare, se fossero di carne e ossa. © Riproduzione riservata.
Nella corsa alla nuova tv Sky vuole allearsi con Open Fiber
La Repubblica
link
Milano In principio fu Sky e la parobola, poi venne la fibra con i servizi on demand. E così anche la tv di Rupert Murdoch, che finora aveva un contratto in esclusiva con Telecom per veicolare i suoi contenuti sul cavo tlc, starebbe già pianificando nuovi accordi. Se come pare l’ asse Vivendi- Telecom- Mediaset si andrà rinforzando non solo a livello di incroci azionari, ma anche di pacchetti di servizi e contenuti ( « Un accordo con i francesi entro il 19 dicembre? Speriamo » , ha detto ieri il presidente di Mediaset Confalonieri), Sky dovrà attrezzarsi per tempo, in modo da arrivare alla gara per i diritti della Serie A, dopo aver vinto quella della Champions League, adeguatamente preparata. E in proposito pare che il gruppo guidato da Andrea Zappia stia lavorando su Telecom, per spuntare il massimo dal vecchio contratto firmato all’ epoca di Marco Patuano ( che tra le altre cose prevedeva dei minimi garantiti di abbonamenti che non si sono mai verificati), ma anche trattando su altri tavoli. In particolare su quello di Open Fiber, che in futuro potrebbe essere il nuovo partner tecnologico di Sky per arrivare nelle case degli italiani, senza passare dalle parabole. Siglare un contratto con Open Fiber significa, via Metroweb, entrare nelle case di Milano, con Acea in quelle di Roma, e poi in altre ricche aree come Genova e Bologna. Ma anche nelle 271 future città che il gruppo si è impegnato a cablare con la fibra fino casa. A quel punto gli italiani potranno comprare, come già fanno, i pacchetti di Sky abbinati ad altre offerte della Vodafone tv, di Timvision o di Fastweb, ma anche disgiuntamente direttamente con Sky, senza avere un contratto telefonico, via fibra invece che via etere. Del resto Murdoch aveva trattato oltre dieci anni fa con la Telecom di Marco Tronchetti Provera con l’ idea di abbandonare la parabola per la fibra: una tecnologia meno costosa, che dà maggiore possibilità di offerta e che non presenta il rischio di cattivo servizio per colpa delle condizioni meteo. Non a caso Netflix è stato fin da subito un successo: negli Usa dove la fibra c’ è da tempo, ma anche in Europa e in Italia. Certo la migrazione di Sky non sarà né banale né repentina, perché la fibra per ora è arrivata solo in poche città italiane, e spesso si è fermata all’ armadietto stradale senza salire dentro casa. Ma dato che nei prossimi anni il divario digitale dovrà essere colmato, a quel punto la parabola passerà in soffitta come il tubo catodico al tempo del plasma. Per Sky la mossa ha poi un’ altra valenza: scegliendo Open Fiber, punta su un gruppo controllato dalla Cdp e da Enel, che è il fornitore ufficiale dell’ infrastruttura di tutti i concorrenti di Telecom sul fisso. Il fatto che il gruppo anglosassone si schieri con Open Fiber e i suoi clienti telefonici, non significa comunque per forza posizionarsi contro la Telecom dell’ era Vivendi- Berlusconi, che resterà suo potenziale cliente. – s.b. EPA/ YUI MOK/ PA Tycoon Rupert Murdoch, 86 anni, nella foto con la moglie Jerry Hall, guida un impero dei media che comprende anche Sky.
Denunci la censura? Facebook ti censura
Il Tempo
MARCELLO VENEZIANI
link
La censura ideologica ha fatto un altro passo avanti. Non bastava la manipolazione e la falsificazione mediatica in grande stile di tg e giornali, l’ omertà e il silenzio su fatti del passato e del presente, le leggi liberticide approvate o in via d’ approvazione nel parlamento, l’ identificazione tra opinioni e reati, la via giudiziaria al coformismo. Ora, ci si mette anche facebook e il meraviglioso mondo dei social. Sentivo (…) segue a pagina 7.
Denunci la censura? Facebook ti censura
Il Tempo
link
(…) parlare di censure, ma oggi posso dire di averne subita una. Qualche giorno fa è uscito su Il Tempo un mio editoriale, Il pericolo farsista, che criticava l’ aria di intolleranza, di censure e di sdegno a senso unico che si respira ormai da qualche tempo in Italia. L’ articolo è stato poi ripreso dalla pagina face book da me autorizzata. Beh, mi riferisce il curatore, l’ articolo è stato censurato da face book e cassato dalla pagina perché «Non adatto». Se ne avete voglia, vi invito a leggere il testo qui accanto o sul sito a me dedicato, per verificare i suoi contenuti e il suo stile. Tra l’ altro si paragonava lo sdegno unanime di istituzioni e media per l’ episodio naziskin di Como, alle tante volte in cui è stato impedito di parlare – a me ed altri- in luoghi pubblici, sottolineando come queste ultime irruzioni siano passate inosservate e non stigmatizzate. Ma la censura, che si nasconde dietro l’ impermeabile degli algoritmi, colpisce un articolo di opinioni, di idee, di civilissima polemica. È una piega bruttissima, potremmo chiamarla la boldrinizzazione dell’ informazione, la confusione di social con soviet, la dittatura del politically correct. È davvero pericoloso che la censura si accanisca indistintamente su chi offende, insulta, falsifica la realtà e chi esprime idee e opinioni difformi dal conformismo imperante. È un precedente pericoloso, anzi un ennesimo segnale di quella riduzione di libertà che prende spunto dalle fake news per fare carne da porco di tutto ciò che risulta sgradito e difforme al Potere. Non abituiamoci, e tantomeno rassegnamoci, a questo andazzo, alzando le spalle e dicendo: fatti tuoi. A uno auno, come sempre succede nei sistemi di Polizia Culturale (vera traduzione del politically correct), si procederà per mutilazioni, intimidazioni, eliminazioni successive. Fino a che si proverà, orwellianamente, a espiantare ogni seme di dissenso e di pensiero critico. In questa luce mi sembra che la carta stampata, nei rari casi come Il Tempo che non è allineata, diventa l’ ultima sponda di libertà. Sui social sta cominciando il trattamento Orwell, magari ottenuto dal potere anche tramite minacce fiscali: attenti, cari social, allineatevi al catechismo dell’ establishment, altrimenti poi veniamo a vedere se pagate le tasse o variamo leggi restrittive della vostra sfera. Censureranno pu re il mio ultimo libro Imperdonabili, perché quel titolo fa scattare l’ algoritmo della censura? Aggiungo un’ osservazione: se nessun presidente, nessun leader esprimerà sconcerto e solidarietà per questo attacco alla libertà, potrà essere considerato secondo i gradi di coinvolgimento complice, mandante o ispiratore di quest’ aria fetente di censura che si respira in giro e che alimenta, anzi caldeggia, reazioni estreme delle menti più deboli per poter così allargare la criminalizzazione a tutti i pensieri difformi. E non distinguere tra fake news e idee difformi, tra opinioni e insulti, grida scomposte e simboli «proibiti» con argomentazioni e polemiche civili. Vietato pensare; chi pensa avvelena anche te, digli di smettere. Marcello Veneziani Pubblichiamo l’ editoriale di Marcello Veneziani uscito su Il Tempo il 3 dicembre scorso. L’ articolo è stato rimosso da Facebook sulla pagina dell’ autore. Fermi tutti. In pieno autunno del 2017, un benemerito compagno ha scoperto una cosa tremenda: il 20 maggio del 1924, la città di Crema conferì su proposta della giunta locale la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini. L’ orrenda scoperta ha subito compattato il valoroso popolo de sinistra enti, associazioni, partiti e sindaca, oltre l’ ineffabile Anpi – che ha intimato di provvedere subito a ritirare l’ atto osceno in luogo pubblico. Togliendo la cittadinanza onoraria di Crema a Mussolini avremo finalmente un Duce scremato. Tempestivo, non c’ è che dire, se ne sentiva l’ urgenza, 93 anni dopo. Ma come dice un proverbio politicamente corretto, Chi va piano va Fiano e va lontano. È tutta una gara in Italia per scoprire e revocare la cittadinanza onoraria al Duce in un sacco di comuni. Pensavo a questo eroico atto di ribellione al fascismo da parte della città cremosa mentre leggevo per il terzo giorno consecutivo commenti, anatemi e mobilitazioni contro il pericolo fascista dopo la sconcertante «azione squadrista» compiuta a pochi chilometri da Crema, a Como. La Repubblica, per esempio, ha schierato il suo episcopato per condannare il fascismo risorgente e chiamare a raccolta l’ antifascismo eterno. Sui tg c’ è stato un tripudio di demenza militante a reti unificate. Non avevo intenzione di scriverne, mi pareva immeritevole d’ attenzione, ma la paranoia mediatico-politica non accenna a scemare. Ora, per cominciare, quell’ irruzione in un’ assemblea pro -migranti non è di stampo squadrista semmai di stampo sessantottino. Gli squadristi, come i loro dirimpettai rossi, non irrompevano per leggere comunicati e andarsene senza sfiorare nessuno. L’ abitudine di interrompere lezioni, assemblee, lavori è invece tipicamente sessantottina e poi entrò negli usi degli anarco-situazionisti, della sinistra rivoluzionaria, dei centri sociali, ecc. Gli «skin» in questione ne sono la copia tardiva, l’ imitazione grottesca. Secondo, i comunicati. Trovate pure demente e mal recita to, quel comunicato che gli impavidi neofascisti hanno letto interrompendo la riunione filo -migranti. A me fa sorridere, se penso ai comunicati degli anni di piombo. Vi ricordate? Davano notizie o annunci di assassini, accompagnavano attentati ed erano a firma Br, Primalinea e gruppi affini. Quando penso a quei comunicati, deliranti ma corrispondenti ad azioni deliranti e sanguinose, trovo farsesco il remake a viso aperto di quattro fasci e l’ allarme mediati c o che ne è seguito. Terzo, la violenza di irrompere e interrompere. Succede ancora, nelle università, in luoghi pubblici, verso chi non piace ai movimenti di sinistra radicale, lgbt, centri sociali o affini. È capitato anche a me, girando l’ Italia, di trovare aule universitarie e luoghi pubblici in cui non riesci a parlare o parli sotto scorta, tra interruzioni, proclami e incursioni. Di questo teppismo i giornali e i tg non ne parlano mai. E nessuna di queste anime belle che gridano indignate al pericolo fascista, ha mai espresso una parola di solidarietà e di condanna. Lo dico anche al pinocchietto fiorentino che esorta la comunità nazionale a indignarsi tutta e non solo la sua parte politica, per l’ episodio di Como, anzi per la strage virtuale: lui non ha mai speso una parola per stigmatizzare episodi di segno opposto, assai più numerosi e più violenti e pretende che l’ Italia insorga compatta per una robetta del genere? Diamine, ci sono ogni giorno storie di violenza e di morti, aggressioni in casa, e la comunità nazionale intera deve mobilitarsi unita di fronte a un episodio verbale così irrilevante? In realtà, voi informazione pubblica, voi governativi, voi giornaloni e associati, siete i primi spacciatori di bufale o fake news. Perché prendete una minchiata qualsiasi e la fate diventare La Notizia della Settimana, ci imbastite teoremi, prediche, rieducazioni ideologiche, campagne e mobilitazioni antifasciste. Se il pericolo che corrono le nostre istituzioni ha tratti così farseschi, allora il primo pericolo è la ridicolizzazione della storia e della democrazia da voi operata quando sostenete che sono messe a repentaglio da episodi così fatui e marginali. Non sapete distinguere tra una bomba e una pernacchia. E finirete spernacchia.