Indice Articoli
Editori, copyright a rischio in Ue
Chessidice in viale dell’ Editoria
A Class Cnbc la pubblicità rivoluzionaria di Telesia
Blitz fascista a Repubblica I mesi delle intimidazioni
Tutte le battaglie per i diritti
Attacco all’ informazione Minacce da clan e fascisti
Blitz di Forza Nuova contro Repubblica
Blitz di Forza Nuova nella sede di Repubblica
Blitz di Forza Nuova alla sede di Repubblica: «Sarà guerra» Sabato di tensione a Como
Forza Nuova e vecchi metodi: assalto a Repubblica
“Mezze tacche trattate da eroi”, Carminati attacca i giornalisti
Sky accende l’ albero di Natale e i licenziati protestano a Milano
Tutti pazzi per l’ editoria al via Più libri più liberi
Copie e mercato Doppia crescita per i piccoli editori
Libri, in arrivo il fondo da 3 mln
Fermate i Whatsapp dei genitori a scuola
Editori, copyright a rischio in Ue
Italia Oggi
ANDREA SECCHI
link
Ancora nessun accordo in vista sulla riforma del diritto d’ autore europeo per il mercato unico digitale. In particolare le divergenze che più interessano i giornali riguardano l’ articolo 11 della proposta di direttiva che garantisce maggiori tutele ai contenuti online grazie all’ introduzione del diritto connesso al diritto d’ autore in favore degli editori. Da una parte nel Parlamento Europeo sarebbero ancora in corso riunioni ombra per elaborare emendamenti di compromesso che riescano a mettere d’ accordo anche i paesi che si oppongono alla formulazione originaria della Commissione Ue, dall’ altra nel Consiglio la presidenza estone ha adottato un testo della propria posizione che indebolirebbe di molto la proposta originaria. Come già spiegato su queste pagine (si veda ItaliaOggi del 3/10/2017), l’ introduzione in capo agli editori di un diritto connesso al diritto d’ autore sugli articoli garantirebbe loro piena tutela dei propri contenuti online. Il diritto connesso non è una novità nella legislazione europea: è già presente per operatori televisivi e radiofonici, le cui trasmissioni sono sempre protette sebbene essi a volte non siano titolari del diritto d’ autore (nel caso di film o serie tv). I broadcaster così possono agire contro terzi che ritrasmettano online i propri programmi in virtù del diritto connesso e non in virtù del diritto d’ autore che resta in capo a chi ha creato il contenuto. La proposta di direttiva presentata dalla Commissione a settembre dello scorso anno, che modifica l’ attuale copyright europeo per tenere conto delle innovazioni del digitale, riconosce un diritto connesso anche in capo agli editori per l’ utilizzo online delle pubblicazioni di carattere giornalistico, accanto al diritto d’ autore dei giornalisti. Sicuramente il diritto connesso per gli editori sarà esteso anche alla carta, non solo all’ online, grazie a emendamenti presentati sia in Parlamento che in Consiglio. A favore di questa introduzione, ovvero della formulazione originaria dell’ articolo 11 in cui la tutela del diritto connesso comprende anche gli snippet (gli estratti degli articoli come si trovano in Google News), sono Italia, Germania, Francia, Spagna e Portogallo. Fra gli oppositori più decisi ci sono invece Regno Unito, Ungheria, Danimarca, Romania e Bulgaria. C’ è da dire che in Italia gli editori già con le norme attuali sono titolari del diritto d’ autore su giornali e riviste quali opere collettive (in origine si parlava solo della carta, ovviamente), mentre non accade così in altri paesi e per questo servirebbe un’ armonizzazione. Secondo quanto detto dal relatore per il Parlamento della proposta Axel Voss alle associazioni europee degli editori (Enpa per i quotidiani presieduta da Carlo Perrone e Emma per i magazine, nelle quali è presente la Fieg), difficilmente i suoi colleghi eurodeputati arriveranno ad adottare una propria posizione entro gennaio prossimo, proprio perché si sta cercando un compromesso. La situazione non è meno chiara in Consiglio, con l’ aggravante che la presidenza estone ha adottato il testo che propone due alternative di modifica dell’ articolo 11. La prima propone di ridurre la portata del diritto connesso escludendo che possa essere applicato anche agli snippet, mentre la seconda propone di sostituire l’ introduzione del diritto connesso con una presunzione di rappresentanza dei diritti degli autori delle opere. Due opzioni, hanno sottolineato le associazioni degli editori, che indebolirebbero considerevolmente la loro posizione nei confronti di motori di ricerca e aggregatori di notizie. Nella seconda ipotesi, in realtà, l’ indebolimento sarebbe anche più generale perché l’ editore per agire correrebbe il rischio di dover dimostrare di volta in volta la rappresentanza dei propri giornalisti. © Riproduzione riservata.
Chessidice in viale dell’ Editoria
Italia Oggi
link
I rappresentanti dei giornalisti ricevuti da Gentiloni. I vertici di Federazione nazionale della stampa italiana, Ordine dei giornalisti, Inpgi, Casagit e Fondo di previdenza complementare sono stati ricevuti ieri a palazzo Chigi dal presidente del consiglio, Paolo Gentiloni. I rappresentanti dei giornalisti, per la prima volta tutti insieme nella sede del capo del governo, hanno esposto una serie di problemi urgenti e irrisolti per la categoria, a cominciare dal dilagare del lavoro precario. Al presidente Gentiloni è stato fatto presente che il tema del lavoro è rimasto assente nei recenti decreti sull’ editoria. Si è anche parlato della mancata cancellazione del carcere per i cronisti, con il fallimento di tutte le iniziative parlamentari prodotte in questa legislatura, e delle querele bavaglio, diventate una forma di intimidazione ai cronisti sempre più diffusa. Il presidente Gentiloni ha riconosciuto la fondatezza delle questioni e si è impegnato a verificare la possibilità di dare le prime risposte già in quest’ ultimo scorcio della legislatura. Sia sulle querele bavaglio, sia sull’ emergenza lavoro e sulla necessità di combattere il precariato saranno valutate forme di intervento normativo da approvare prima dello scioglimento delle camere, mentre alle aziende editoriali riconducibili alla parte pubblica sarà chiesto di riconoscere il contratto nazionale di lavoro giornalistico anche ai giornalisti impiegati a tempo determinato o con rapporto di collaborazione. ProSiebenSat.1, ristrutturazione in tre aree di business. Il gruppo radio televisivo tedesco avvierà un piano di ristrutturazione per le sue operazioni in tre aeree di business. La società ha affermato che tra il 2019 e il 2020 ha intenzione di raggiungere risparmi sui costi da più di 50 mln di euro attraverso un processo di ristrutturazione che ripartirà il business in tre divisioni. I tre focus saranno sull’ entertainment, sulla produzione di contenuti e le vendite globali, e infine sul commercio. Jan Kemper, cfo di ProSieben, ha affermato che la società continuerà a perseguire proposte di fusioni e acquisizioni per migliorare la crescita dell’ utile, soprattutto nell’ area commerciale. Su Virgin Radio la prevendita dei biglietti di Roger Waters. A tre mesi dai sei concerti già sold out in programma ad aprile 2018 nei palasport di Milano e Bologna, Roger Waters tornerà sui palcoscenici italiani. Lo farà con una produzione imponente e spettacolare finora messa in scena solo a Città del Messico e al Desert Trip Festival lo scorso anno e che ora approderà anche in Europa: dopo Londra, lo spettacolo andrà in scena a Lucca (Mura storiche) l’ 11 luglio e a Roma (Circo Massimo) il 14 luglio. Virgin Radio, radio ufficiale dei due eventi prodotti da D’ Alessandro e Galli, dalle 9.00 di lunedì 11 dicembre fino alla mezzanotte di mercoledì 13 dicembre venderà in anteprima esclusiva i biglietti. L’ app di Amazon Prime Video ora disponibile per Apple TV. Amazon ha annunciato che l’ app di Prime Video è disponibile per Apple TV 4K e per la generazione precedente di Apple TV in più di 100 paesi. Fra i contenuti anche la libreria di Amazon in 4K Ultra High Definition (Uhd) High Dynamic Range (Hdr) per Apple TV 4K. La7 martedì quarta rete in prime time: 5,27%. Martedì 5 dicembre la La7 ha ottenuto il 5,27% di share ed è stata quarta Rete in prime time (20.30-22.30), superando Rai2, Rai3 e Rete4 ferme rispettivamente 5,15%, al 4,69% e al 3,79%. diMartedì con il 4,88% di share e 1.081.906 telespettatori medi supera sempre Cartabianca su Rai3, fermo al 3,84% e 844.033. Il programma di Giovanni Floris ha ottenuto picchi del 6,27% di share con 1.609.077 telespettatori. Il Tg delle 20.00 di Enrico Mentana ha ottenuto il 5,49% di share e 1.309.108 telespettatori medi, e un picco del 6,73%. Otto e Mezzo di Lilli Gruber ha conquistato il 5,74% di share con 1.531.482 telespettatori medi e un picco del 6,58%. Al mattino L’ aria che tira di Myrta Merlino ha realizzato il 5,03% di share con un picco del 5,56%. Il Network La7 (La7 e La7d) ha conquistato il 4,45% di share nella giornata (07.00-02.00) con 11.587.067 telespettatori contattati nelle 24 ore (02.00-02.00).
A Class Cnbc la pubblicità rivoluzionaria di Telesia
Italia Oggi
TWITTER: CLASSCNBCMMM
link
Misurare in tempo reale e con precisione il numero di persone che guarda uno spot sui canali tv è l’ obiettivo che si pongono molti investitori e adesso la soluzione viene offerta da Telesia, società del gruppo Class. Martedì sera a Marketing Media and Money (canale 507 di Sky, in onda martedì alle 21.05 e in replica mercoledì e sabato alle 10.10 e venerdì alle 13.30) Angelo Sajeva, presidente di Class Pubblicità, ha infatti parlato della rivoluzionaria tecnologia We Counter, pensata per il mercato delle Go Tv e pronta a cambiare i metodi di raccolta dell’ Audience. Ma non c’ è stata solo tecnologia in trasmissione, c’ è stato spazio anche per il search marketing con Alessio Angiolillo, managing director di Performics Italia, società che è stata premiata da Forrester Research come leader del settore. Un’ occasione per raccontare una branca del marketing che mantiene una grande importanza nella comunicazione digitalizzata di oggi. In chiusura sono arrivati i giudizi e le classifiche dei promossi e dei rimandati che questa settimana hanno visto vincere due aziende di giochi: Fisher Price per i peggiori e Hot Wheels per i migliori.
Blitz fascista a Repubblica I mesi delle intimidazioni
La Repubblica
Paolo Berizzi,
link
roma « È il primo atto di guerra, non avrete tregua » . La rivendicazione arriva alle 16.22, venti minuti dopo il blitz, con un post delirante e minaccioso su Facebook. « Questo è solo il primo attacco contro chi diffonde il verbo immigrazionista. Da oggi inizia il boicottaggio sistematico contro chi diffonde la sostituzione etnica e l’ invasione. Roma e l’ Italia si difendono con l’ azione, spalla a spalla, se necessario a calci e pugni ». Forza Nuova contro Repubblica e L’ Espresso. Alle quattro di ieri pomeriggio con un’ azione squadrista e intimidatoria dodici militanti del partito neofascista hanno “assaltato” la sede del nostro giornale in via Cristoforo Colombo a Roma: vestiti di nero, due in giaccone mimetico, volti coperti da maschere bianche. Lo striscione con scritto ” Boicotta l’ Espresso la Repubblica” e tre bandiere di Forza Nuova. Dopo essere entrati nel cortile dell’ edificio i camerati hanno acceso cinque fumogeni e, mentre un portavoce leggeva al megafono un comunicato di accuse contro la redazione, gli altri hanno sfidato i giornalisti presenti all’ ingresso e i colleghi affacciati alle finestre. Insulti, provocazioni. Due torce luminose sono state lanciate contro il palazzo. Pochi istanti prima una militante si era staccata dal gruppo avvicinandosi minacciosamente a un giornalista che, mentre rientrava sul posto di lavoro, si era rivolto alla ” squadraccia” sfidandola a tirare giù la maschera. Ad accompagnare la spedizione fascista – condannata da quasi tutto il mondo politico e dai vertici dello Stato, in primis il presidente Sergio Mattarella; sull’ episodio la Procura ha aperto un’ inchiesta, indaga la Digos che ha identificato e denunciato due dei partecipanti e perquisito la sede di Forza Nuova – c’ è anche una ” dichiarazione di guerra”. « Torce accese per illuminare la verità contro le menzogne dei pennivendoli di regime e maschere sul volto. Ci siamo presentati così – ha ribadito FN in un post farneticante – perché oggi rappresentiamo ogni italiano tradito da chi con la penna favorisce Ius soli, invasione e sostituzione etnica. Il Gruppo De Benedetti, agli ordini di Soros, Renzi e Boldrini, è la voce di chi sta attuando il genocidio del popolo italiano». A rincarare la dose, nel pomeriggio, arriva il commento di Roberto Fiore, segretario di FN. «È il primo atto di una guerra politica contro il Gruppo Espresso e contro il Pd. Stanno portando avanti un’ opera di mistificazione e di criminalizzazione che vuole mettere fuori gioco il nostro partito». È da mesi che Repubblica denuncia con servizi e inchieste i rigurgiti neofascisti e neonazisti nel nostro Paese, l’ avanzata della galassia nera, il suo nuovo volto, gli episodi di propaganda razzista e nostalgica: da FN a Casa-Pound alle formazioni neonaziste. Come il Veneto Fronte Skinhead, quelli dell’ irruzione di una settimana fa nella sede di Como Senza Frontiere. È da tempo, del resto, che va avanti l’ escalation dei movimenti neofascisti. Dalla parata dei mille saluti romani al cimitero maggiore di Milano ( 29 aprile) ai casi di questa estate nera. I cortei anti Ius Soli sotto il Senato. La spiaggia fascista di Chioggia. Le ronde anti immigrati di CasaPound a Ostia. Le provocazioni targate Forza Nuova, che è in forte crisi di voti e insegue CasaPound cercando di recuperare consensi: di qui la strategia di alzare il livello dell'” azione”. Ricordiamole. Il caso del manifesto anti- invasori con la donna bianca violentata da un soldato nero. La “marcia su Roma” del 28 ottobre ( vietata dal Viminale). Poi sono arrivati gli adesivi antisemiti con Anna Frank dei tifosi laziali. Fino al blitz del Veneto Fronte Skinhead a Como e la bandiera del Reich nazista esposta nella caserma Baldissera di Firenze. Ieri, subito dopo la spedizione fascista nella sede di Repubblica, è arrivata la solidarietà delle istituzioni e del mondo politico. Dal presidente Mattarella («un fatto grave») al premier Gentiloni, da Laura Boldrini al ministro dell’ Interno, Marco Minniti, in visita nella nostra redazione. «Un atto criminale e inaccettabile – ha detto il titolare del Viminale -. Non ci può essere un gruppo organizzato che dichiara guerra alle idee». Il primo a farsi sentire è stato il segretario del Pd Matteo Renzi su Twitter. Solidarietà anche da Beppe Grillo, dal centrodestra e da Matteo Salvini che dice: «Sono per la libertà di stampa. Alla faziosità dei giornalisti di Repubblica rispondo con idee e proposte, non con fumogeni e minacce». © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Tutte le battaglie per i diritti
La Repubblica
Gianluca di feo
link
Comunicato del comitato di redazione di Repubblica La spedizione mascherata di Forza Nuova sotto la sede di Repubblica conferma, se ce ne fosse bisogno, che il dilagare di intolleranza, odio, xenofobia e fascismo che Repubblica sta puntualmente documentando con grande attenzione da settimane ha raggiunto una soglia di grande preoccupazione. Le maschere sui volti, i fumogeni, gli insulti, il linguaggio utilizzato da Forza Nuova con la sua “dichiarazione di guerra” ai giornalisti di Repubblica e de L’ Espresso minacciando nuovi “attacchi”, “calci e pugni” sono un gravissimo e inaccettabile atto nei confronti della libertà di stampa, diritto costituzionale che insieme agli altri diritti civili per i quali Repubblica si batte da tempo con le sua campagne, tutti i giornalisti del gruppo continueranno a salvaguardare senza lasciarsi minimamente intimorire da chi non ha neanche il coraggio di manifestare il proprio dissenso a volto scoperto. Il Cdr di Repubblica «La paziente fatica di portare alla luce i fatti, di mostrarli nella loro forza incoercibile e nella loro durezza». In queste parole di Giuseppe D’ Avanzo c’ è la sintesi del lavoro che Repubblica porta avanti da quasi quarantadue anni. Che si tratti di campagne o di inchieste, il carattere di questo giornale non è cambiato sin dall’ esordio. Lo testimoniano gli articoli, quelli che hanno spinto Forza Nuova con metodi squadristi a «dichiarare guerra» alle nostre idee. Da mesi abbiamo acceso un faro sulla rinascita del neofascismo, senza trascurare nessuna delle aggressioni che ormai vengono tollerate da settori sempre più larghi della società italiana e cavalcate anche da movimenti politici che non nascondono ambizioni di governo. Come il raid naziskin di Como, con l’ arrogante violenza del manipolo che ha imposto la lettura di un comunicato ai volontari che accolgono i migranti. Come la comunanza tra vecchi criminali e nuovi camerati che si è impadronita di Ostia, denunciata oltre due anni fa da una nostra giornalista che da allora vive sotto scorta. Abbiamo descritto in prima pagina le irruzioni nelle periferie romane delle squadracce, pronte a scatenare l’ odio contro gli immigrati. I protagonisti si spacciano per “patrioti” e gridano “prima gli italiani”. Ma poi – come abbiamo dimostrato utilizzando le intercettazioni dei carabinieri e le analisi finanziarie della magistratura – usano questa militanza politica per arricchirsi, imbastendo affari milionari, aprendo catene di negozi e nascondendo i profitti all’ estero. È il caso di Roberto Fiore, il leader di Forza Nuova, un movimento che proclama la difesa degli “italiani ridotti in miseria” mentre i suoi esponenti fanno soldi con quei compro-oro che sfruttano proprio l’ impoverimento dei ceti più deboli. Queste persone hanno promesso di «non darci tregua» perché sosteniamo la necessità di approvare lo Ius soli. Sì, invochiamo una legge per porre fine all’ ingiustizia che nega la cittadinanza ai figli di immigrati nati nel nostro Paese: bambini e giovani che studiano nelle nostre scuole e continueranno a vivere nelle nostre città. Non vogliamo dimenticare la nostra storia di popolo di emigranti, dei nostri nonni costretti a cercare lavoro in altri continenti e di quanto abbiano faticato per vedere riconosciuti i diritti essenziali. E siamo convinti che senza quella legge intere comunità saranno escluse dalla vita democratica, condizionando il futuro di tutti. Perché solo l’ integrazione dei giovani cresciuti accettando la nostra cultura e i nostri valori ci permetterà di sconfiggere la paura e costruire un nuovo percorso di convivenza. Lo Ius soli è una soltanto delle sei leggi che da maggio chiediamo di varare entro la conclusione della legislatura: leggi – come ha scritto il direttore Mario Calabresi – «che riguardano i diritti dei cittadini, approvarle sarebbe un atto di sensibilità oltre che un segno di civiltà». Quella sul biotestamento sembra ormai in dirittura di arrivo, garantendo così la possibilità di decidere sulle terapie che condizionano la fine della vita. E’ stato votato il nuovo codice antimafia, che aggiorna gli strumenti per combattere le cosche e i loro emissari con il colletto bianco. Si è riusciti finalmente a introdurre il reato di tortura, colmando un vuoto che ha garantito la sostanziale impunità di barbarie gravissime come quelle che si verificarono durante il G8 di Genova. E continuiamo a credere nella legalizzazione nella cannabis, che troncherebbe un business dei clan senza aprire la strada a nuove dipendenze. Negli ultimi sei mesi abbiamo dedicato pagine e pagine a queste “sei leggi da non tradire”, come prima abbiamo fatto per anni a sostegno del pieno riconoscimento delle unioni civili: una conquista di civiltà, che adesso deve essere migliorata. È il nostro impegno per l’ affermazione dei diritti, in Italia e nel mondo. Lo portiamo avanti sul campo, denunciando l’ insostenibile lunghezza delle liste d’ attesa negli ospedali pubblici, ritardi che negano il diritto alla salute soprattutto ai cittadini più poveri, quelli che non possono ricorrere alla sanità privata. O mostrando l’ ostilità delle città verso i disabili, obbligati dalle barriere architettoniche e dalla maleducazione ad affrontare un’ odissea quotidiana: ogni settimana domandiamo risposte concrete alle istituzioni. Ma lo facciamo anche pretendendo la verità sulla morte di Giulio Regeni, indagando sulle responsabilità delle autorità egiziane per la crudele uccisione di questo giovane ricercatore. E insistiamo nelle inchieste sul potere, che abbiamo condotto nella stagione del governo Berlusconi e che realizziamo sugli scandali più recenti, dal caso Consip al crac delle banche. Da quasi quarantadue anni difendiamo ogni giorno questa idea di giornalismo, senza lasciarci intimorire dai terroristi che ferirono un nostro collega né dalle minacce che ci arrivano da gruppi antagonisti e consorterie mafiose. E continueremo a farlo, con una profonda fiducia nella coscienza civile dei nostri lettori e di tutti gli italiani, perché senza una stampa libera non c’ è democrazia. © RIPRODUZIONE RISERVATA LAPRESSE.
Attacco all’ informazione Minacce da clan e fascisti
Avvenire
NELLO SCAVO
link
Volti occultati da maschere, fumogeni, urla. Un gruppo sparuto, ma che ha voluto lanciare una sfida. Il blitz dei neofascisti di Forza Nuova sotto la sede di Repubblica, a Roma, segna un salto di qualità della formazione di estrema destra che invita esplicitamente a boicottare la stampa. A rivendicarlo è il leader del movimento, Roberto Fiore, che annuncia «guerra» contro chi realizza inchieste sull’ estrema destra e in particolare sugli interessi economici dell’ estrama destra. «Atto criminale e inaccettabile», dice il ministro dell’ Interno Marco Minniti. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella esprime «solidarietà» ai giornalisti per «i gravi fatti», mentre il premier Paolo Gentiloni ha contattato il direttore del quotidiano, Mario Calabresi. La spedizione della squadraccia finisce, al momento, con un denunciato per violenza privata e altri reati. «È il primo atto di una guerra politica contro il gruppo Espresso e contro il Pd – dice Fiore – . Stanno portando avanti un’ opera di mistificazione e di criminalizzazione che vuole mettere fuori gioco Forza Nuova». In un post su Facebook il movimento si rivendica «l’ assalto», «contro le menzogne dei pennivendoli di regime e maschere sul volto: ci siamo presentati così perché oggi rappresentiamo ogni italiano tradito da chi con la penna favorisce Ius soli, invasione e sostituzione etnica. Roma e l’ Italia si difendono se necessario a calci e pugni. Questi infami sappiano che non gli daremo tregua». «La comunità civile deve dare un messaggio netto e forte: il Pd continuerà a lavorare contro atti di fascismo », risponde il leader Pd Matteo Renzi. Il presidente del Senato e neo leader di Liberi e Uguali, Pietro Grasso, parla di «gravissimo attacco fascista contro la libertà d’ informazione». «Quando si attacca un giornale si attacca la libertà di stampa», osserva la presidente della Camera Laura Boldrini. Per la Federazione nazionale della stampa (Fnsi) e l’ Ordine professionale é «un nuovo, intollerabile atto di squadrismo» e «servono risposte urgenti». «Risorge il neofascismo», dice la presidente della Comunità ebraica romana, Ruth Dureghello. Condanna oltre che dal Pd da Forza Italia, Ap e M5S, tra gli altri, con Beppe Grillo che ritwitta sul «blitz squadrista». L’ azione contro Repubblica arriva in un periodo difficile per la stampa nei rapporti con estrema destra, mafie e criminalità. Dalla testata al cronista Rai Daniele Piervincenzi a Ostia da parte di Roberto Spada, che aveva appoggiato CasaPound alle elezioni municipali, all’ aggressione alla troupe di ‘Striscia la Notizia’ a San Basilio, a Roma, durante un servizio sulla droga. Ieri mattina si è insediato al Viminale il Centro di Coordinamento delle attività di monitoraggio, analisi e scambio permanente di informazioni sul fenomeno degli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti. A oggi sono 19 i dispositivi di protezione nei confronti di giornalisti e 167 le misure di vigilanza adottate, 90 gli episodi di intimidazione registrati quest’ anno. A preoccupare resta però i clima politico. Il ministro della Difesa Roberta Pinotti, che nei giorni scorsi è stata attaccata e minacciata per aver condannato il gesto del carabiniere che in una caserma di Firenze teneva esposta una bandiera adottata dai neonazisti, ha ribadito che «lo squadrismo da tastiera di chi pensa di derubricare un fatto grave in una presunta gaffe storica o in una fake news non passerà sotto silenzio » e tutti quei commenti che hanno passato il segno di una critica civile «verranno sottoposti all’ autorità giudiziaria». RIPRODUZIONE RISERVATA Lanciati fumogeni contro la redazione del quotidiano. E dopo le intimidazioni mafiose il Viminale attiva coordinamento a protezione dei giornalisti. Mattarella: «Fatti gravi» ROMA Forza Nuova sotto “Repubblica”
Blitz di Forza Nuova contro Repubblica
Il Manifesto
link
Roma II Un’ aggressione compiuta per intimidire un mezzo di informazione. E’ quanto ha fatto ieri pomeriggio una dozzina di militati di Forza Nuova che, mascherati e con in mano dei fumogeni, hanno inscenato un blitz sotto la redazione romana di Repubblica. Il gruppetto, che sventolava una bandiera di Forza Nuova, ha letto un volantino e intimidito giornalisti e dipendenti del quotidiano. Alcuni manifestanti hanno esposto uno striscione con scritto «Boicotta Repubblica e l’ Espresso». Un re dattore del giornale che stava entrando in redazione ha sfidato i fascisti a mostrare la faccia, invito raccolto solo da una ragazza subito richiamata all’ ordine dagli altri. «Oggi è stato solo il primo attacco contro chi diffonde il verbo immigrazionista, serve gli interessi delle Ong, coop e mafie varie. Roma e l’ Italia si difendono con l’ azione spalla a spalla, se necessario a calci e pugni», ha rivendicato più tardi Forza Nuova con un post sul suo sito. Parole confermate anche dal leader della formazione fascista Roberto Fiore, per il quale quello di ieri è «il primo atto di una guerra politica contro il gruppo Espresso e contro il Pd. Stanno portando avanti un’ opera di mistificazione e criminalizzazione che vuole mettere fuori gioco Forza Nuova». In un comunicato i Cdr di Repubblica e dell’ Espresso parlano di «un gravissimo e inaccettabile atto contro la libertà di stampa», mentre attestati di solidarietà al giornale sono arrivati dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dal presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e dal ministro egli Interni Minniti. «Quel passato non tornerà», ha twittato invece il segretario del Pd Matteo Renzi, mentre condanna per quanto avvenuto è stata espressa anche da esponenti di Forza Italia. Solidarietà ai colleghi di Repubblica anche dal manifesto.
Blitz di Forza Nuova nella sede di Repubblica
Corriere della Sera
Fabrizio Caccia
link
ROMA Anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in visita ufficiale in Portogallo, ieri ha voluto esprimere la sua «solidarietà a tutti i giornalisti di Repubblica e dell’ Espresso per il grave fatto» accaduto. Un blitz, un «assalto» – così l’ hanno definito gli stessi autori – compiuto nel pomeriggio, intorno alle 16, quando un gruppetto di neofascisti con delle maschere bianche sul volto, in mano bandiere di Forza Nuova e un cartello con la scritta «Boicotta Repubblica e L’ Espresso», è penetrato nel cortile della sede romana del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari e, dopo aver acceso dei fumogeni, ha letto un proclama di accuse, «una dichiarazione di guerra», contro la redazione. Un paio di candelotti sono stati anche lanciati all’ indirizzo di alcuni dipendenti che dalle finestre dell’ edificio protestavano contro la violenta forma d’ intimidazione. Poi il gruppetto, una dozzina di persone, s’ è dileguato. Qualche minuto dopo, però, è arrivata la rivendicazione su Facebook: «Oggi è stato solo il primo attacco contro chi diffonde il verbo immigrazionista… Sappiano che non gli daremo tregua, li contesteremo ovunque…». Il leader storico del movimento, Roberto Fiore, l’ uomo che il 28 ottobre scorso avrebbe voluto rifare la marcia su Roma, 95 anni dopo Benito Mussolini, lo ha ribadito all’ Ansa : «È il primo atto di una guerra politica contro il gruppo Espresso e contro il Pd». Ed è stato proprio questo cupo riferimento alla «guerra» a spingere il ministro dell’ Interno, Marco Minniti, a far subito visita ai giornalisti di Largo Fochetti, mentre il premier Paolo Gentiloni telefonava al direttore di Repubblica , Mario Calabresi, per manifestargli vicinanza e affetto: «È un atto criminale. Serve una risposta molto netta e chiara – le dure parole di Minniti – Non ci può essere un gruppo organizzato che dichiara guerra alle idee. L’ antifascismo e la libertà di stampa sono i capisaldi di una democrazia». «Il nostro lavoro dà fastidio», il commento a caldo del direttore Calabresi. Da mesi, il suo quotidiano porta avanti un’ opera attenta d’ informazione sul diffondersi di episodi di fascismo e intolleranza nel Paese. Il mese scorso, era stata sempre Repubblica a riportare una denuncia secondo cui in una sede romana di Forza Nuova i nuovi iscritti venivano spinti a raid contro gli immigrati. La Digos, intanto, grazie alle telecamere della zona, ha già identificato, fermato e denunciato per violenza privata uno dei militanti. E la Procura di Roma ha aperto un’ inchiesta. «Non ci faremo intimidire», dichiarano all’ unisono i comitati di redazione di Repubblica e L’ Espresso . Una condanna unanime è arrivata dalle forze politiche, dalla Federazione nazionale della stampa, dall’ Ordine dei giornalisti e dalla comunità ebraica romana. «Il Pd continuerà a lavorare contro atti di fascismo come questo», avverte il segretario dem, Matteo Renzi. Ed ecco, infine, il retweet a sorpresa di Beppe Grillo, il leader del M5S, in passato più che offensivo nei confronti della stampa: «Si può non essere d’ accordo con la linea editoriale di un giornale, ma blitz fascisti e squadristi come quello di Forza Nuova non hanno giustificazioni».
Blitz di Forza Nuova alla sede di Repubblica: «Sarà guerra» Sabato di tensione a Como
Il Sole 24 Ore
i.cimm.
link
Blitz di Forza Nuova nella sede del quotidiano La Repubblica. «È il primo atto di una guerra contro il gruppo Espresso e contro il Partito democratico». La protesta, con fumogeni e uno striscione, è stata rivendicata dal leader di Forza Nuova, Roberto Fiore, il quale ha aggiunto che il quotidiano diretto da Mario Calabresi e Tommaso Cerno «sta portando avanti un’ opera di mistificazione e criminalizzazione che vuole mettere fuori gioco Forza Nuova». Immediata la reazione dei giornalisti, che con una nota del Comitato di redazione hanno detto che «non ci faremo intimidire da queste minacce». Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha espresso «solidarietà» per «i gravi fatti di oggi». La stessa che è stata manifestata dal presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, che ha chiamato il direttore Calabresi. Condanna, oltre che dal Pd , è stata espressa anche da Forza Italia, Ap e M5S. Sabato Fn fa sapere che scenderà in piazza a Como con una manifestazione in contrasto con quella organizzata dal Pd. Una sfida al questore che aveva negato l’ autorizzazione. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Forza Nuova e vecchi metodi: assalto a Repubblica
Libero
link
CRISTIANA LODI Si calano in una dozzina con la maschera sulla faccia, lanciando fumogeni contro la sede del giornale. E addosso ai redattori che capitano loro sotto tiro o reagiscono alla provocazione. Danno del «pennivendolo terrorista infame» a chi ha scritto e indagato sulle formazioni neonaziste. Poi gridano al boicottaggio, minacciano e chiamano tutto questo «politica, militanza». Avvertendo che la loro guerra è soltanto al primo atto. Si arrogano, infine, il diritto di rappresentare gli italiani. Firmato: Forza Nuova. Gruppo neofascista guidato da Roberto Fiore, che preferisce definire lo stesso movimento «nazional popolare». Ieri, comunque il gruppo scelga di etichettarsi, ha mandato in scena una gravissima (seppur sgangherata) intimidazione squadrista sotto la sede di Repubblica e l’ Espresso. Con tanto di cartello e rivendicazione. Un manifestante di 34 anni (se così si può chiamare) è stato fermato dai poliziotti e denunciato per violenza privata e altri reati. Nessun ferito e niente danni, per fortuna. Ma poteva finire davvero male. Lo si è visto infinite volte e si è sempre cominciato col fumogeno e l’ insulto che parte da una faccia mascherata, proprio come ieri. Il blitz è appena scattato e (mentre sta arrivando la polizia) Forza Nuova ha già rivendicato l’ attacco via web. È un post farneticante confezionato dal leader Roberto Fiore: «Questa è una dichiarazione di guerra contro il Gruppo L’ Espresso» sono i tono, «le torce sono state accese per illuminare la verità contro le menzogne dei pennivendoli di regime». Frasi in libertà, frutto dello sbandamento, prima ancora dell’ esasperazione percepita dai cittadini di questo paese: «ci siamo presentati così, perché rappresentiamo ogni italiano tradito da chi con la penna favorisce Ius soli, invasione e sostituzione etnica» si legge. «Il Gruppo De Bedenedetti, agli ordini di Soros, Renzi e Boldrini, è la voce di chi sta attuando il genocidio del popolo italiano». E via minacciando il giornale reo (secondo Fiore e i suoi) di «criminalizzare Fn» con inchieste sulla natura dei suoi fondi: «questo è stato solo il primo attacco… Da oggi inizia il boicottaggio sistematico e militante contro il veleno di questi terroristi mascherati da giornalisti. Questi infami sappiano che non gli daremo tregua, li contesteremo ovunque». «Atto criminale e inaccettabile» bolla il ministro dell’ Interno Marco Minniti, uscendo dalla redazione presa di mira. Il presidente Sergio Mattarella esprime «solidarietà ai giornalisti per i gravissimi fatti». Il premier Paolo Gentiloni chiama il direttore del quotidiano, Mario Calabresi. Per la Federazione nazionale della stampa, il sindacato dei giornalisti e l’ Ordine professionale, è «un intollerabile atto di squadrismo e servono risposte urgenti». Condanna da parte di ogni schieramento. Sabato sit-in del Pd e contro-presidio vietato dal questore. «Ci saremo lo stesso», fa sapere Fn. riproduzione riservata Il blitz dei militanti di Forza Nuova contro la sede di Repubblica.
“Mezze tacche trattate da eroi”, Carminati attacca i giornalisti
La Repubblica
Giuseppe Scarpa,
link
roma Non lo nomina mai. Ma il riferimento al vicedirettore dell’ Espresso Lirio Abbate è chiaro. Si tratta dell’ appello alla sentenza di primo grado per Mafia capitale presentato dal legale di Massimo Carminati, Giosuè Naso. Allusioni, velate minacce, offese punteggiano il ricorso contro la condanna del “Nero” a vent’ anni per associazione a delinquere. Un repertorio del tutto simile, va detto, lo storico avvocato della destra romana lo aveva già esibito (sempre nei confronti del giornalista dell’ Espresso) durante la discussione del maxi-processo. Stavolta, nelle duecento pagine depositate lo scorso primo dicembre, si sofferma su Abbate in questi termini: « Abbiamo assistito alle premonitrici rivelazioni di giornalisti di mezza tacca spacciati per eroici paladini della verità in possesso di ghiotte anticipazioni ( il riferimento, velato ma non troppo, è all’ inchiesta del settimanale intitolata ” I quattro re di Roma”, ndr) su indagini in gestazione presso i vari organi di polizia giudiziaria, pubblicate con cronometrica puntualità » eppure « senza suscitare reazione alcuna in chi quelle indagini stava compiendo ». La teoria di Naso è che l’ indagine sul ” Mondo di mezzo”, ovvero sulla presenza di una cupola a Roma con al vertice Carminati ( come ritenuto dalla procura), sia sostanzialmente un bluff, costruito anche con l’ aiuto dei media: « Chi ha preso parte a questo processo – attacca il legale – potrà affermare di aver assistito alla colossale manipolazione di una realtà storica per trasformarla in realtà processuale » , per finalità « non tutte ostentate, e quindi rimaste sconosciute ». Un’ opera di manipolazione che, sostiene Naso, «nasce da lontano, attraverso un lavorio che coinvolge anche soggetti extraprocessuali, nella consapevolezza della necessità di un supporto mediatico e di opinione che renda legittimo e meritorio l’ intervento dell’ autorità giudiziaria » . Insomma: per l’ avvocato, l’ intera inchiesta giudiziaria ha avuto un «taglio stalinista » . Lo scopo? Non « la ricerca di una realtà obiettiva » , ma «la conferma di una realtà ideologicamente orientata», per confermare un teorema tagliato « su misura dei presunti responsabili». Gli articoli e i servizi televisivi di varie testate, conclude il legale, hanno prodotto un « debito di conoscenza verso la pubblica opinione ». Che è stata «abilmente e strumentalmente orientata grazie all’ opera di disinformazione che ha accompagnato le cronache di questo processo». © RIPRODUZIONE RISERVATA Il personaggio Massimo Carminati Il “guercio”, questo il suo soprannome negli ambienti della malavita, ha 59 anni. Ex esponente dei Nuclei armati rivoluzionari, poi membro della Banda della Magliana, viene arrestato nel 2014 nell’ inchiesta su “Mafia capitale”, della quale è ritenuto il capo: nel luglio 2017 è stato condannato a vent’ anni per associazione a delinquere.
Sky accende l’ albero di Natale e i licenziati protestano a Milano
Il Fatto Quotidiano
link
Ieri alcuni dipendenti licenziati da Sky hanno tenuto una piccola manifestazione in piazza del Duomo a Milano nel giorno in cui l’ azienda di Murdoch accendeva le luci “dell’ albero di Natale più alto di sempre”. Non è mancata nemmeno una letterina di Natale: “Ma a Natale non erano tutti più buoni? No, è un’ altra palla. Come le 700 palline che un’ azienda senza scrupoli ha appeso all’ albero di Natale più alto di sempre (30 metri), assieme alle ‘teste’ delle centinaia di lavoratori della sede di Roma: trasferiti col ricatto, in sprezzo di ogni regola, auto-licenziati pur di non spaccare la famiglia, o licenziati in tronco. Chi prima, chi dopo. Il magnifico abete allestito da Sky a Milano, che sfoggia ben 100.000 luci led, è costato un prezzo scandaloso. Sky Italia infatti è in attivo e sempre più florida, grazie al duro lavoro delle persone che ha buttato in mezzo alla strada. Ma non le basta, perché vuole guadagnare di più, di più, ancora di più”.
Tutti pazzi per l’ editoria al via Più libri più liberi
Il Messaggero
GABRIELE SANTORO
link
LA RASSEGNA Nel giorno del battesimo della sedicesima edizione di Più libri più liberi, la parola d’ ordine è stata internazionalizzazione. Il vice sindaco e assessore alla crescita culturale Luca Bergamo e il Ministro Dario Franceschini considerano il trasferimento nella nuova sede del Roma Convention Center La Nuvola un passo fondamentale per ridare slancio alla Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria, rassegna ormai centrale nella proposta culturale della città e del Paese, proiettandola in una dimensione europea, come auspicato anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «La Nuvola non è rimasta l’ ennesima opera incompiuta e oggi sposa la bella storia di Più libri più liberi ha detto Franceschini . La Fiera ha attraversato come tutto il mondo dell’ editoria anni difficili, ma ora anche se ancora piccoli i segni di una ripartenza sono importanti. Abbiamo fatto degli interventi rilevanti come a sostegno delle librerie, però serve una legge per l’ editoria che aiuti l’ intera filiera». I TRADUTTORI Nei cinque giorni della manifestazione, che ha quasi raddoppiato lo spazio a disposizione, si terranno 550 appuntamenti con la possibilità di conoscere i cataloghi di circa 500 editori. La ricchezza maggiore della fiera è nella bibliodiversità, nell’ opportunità di trovare libri poco visibili in libreria, nonché il contatto diretto con chi lavora nel settore. Uno degli incontri significativi della prima giornata è stato dedicato ai traduttori troppo spesso dimenticati. Qual è la situazione del mercato librario? Ricardo Franco Levi, presidente dell’ Associazione Italiana Editori, ha ricordato come l’ editoria sia per fatturato la più grande industria culturale del paese. Il 39% terzo dei libri venduti in Italia sono pubblicati dai cosiddetti piccoli o medi editori. Secondo i dati di Nielsen per AIE, il 2017 ha segnato per il mercato del libro in Italia l’ uscita dalla crisi: +1,5% il fatturato, in recupero il dato, 1%, con la flessione in calo quello delle copie vendute. INFANZIA E FICTION Circa la metà del venduto appartiene al genere per infanzia e adolescenza, mentre una copia su quattro è di fiction straniera. Esclusa la grande distribuzione organizzata, in cui i piccoli e medi editori sono poco presenti, i dati cambiano molto e migliorano: +2,9% il valore complessivo del mercato del libro di carta e +0,5% il dato delle copie vendute. L’ incontro con Luis Sepúlveda e Giancarlo De Cataldo, che hanno parlato di ribellione, passione politica e civile, ha attirato la maggiore attenzione. Tanti gli appuntamenti dedicati alla questione mafie con l’ intervento del giornalista Francesco La Licata, vicino a Giovanni Falcone. Stamattina alle 12.30 presso la Sala La Nuvola il direttore de Il Messaggero Virman Cusenza aprirà la seconda giornata dialogando con Romano Prodi. Mentre a chiuderla, alle 19 presso la Sala Vega, sarà un omaggio al poeta Valentino Zeichen, scomparso poco più di un anno fa. Durante la serata l’ editore Fazi insieme fra gli altri a Marco Lodoli, Renato Minore e Aurelio Picca lo ricorderà leggendo le sue poesie. Gabriele Santoro © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Copie e mercato Doppia crescita per i piccoli editori
Corriere della Sera
di Laura Martellini
link
Piccoli, ma tenaci. E «resistenti». La fiera Più libri più liberi s’ è aperta ieri a Roma, all’ Eur, con un segno più, atteso e avvolgente come la celebre «Nuvola» entro la quale la manifestazione è per la prima volta ospitata. I piccoli e medi editori continuano a crescere, secondo i dati Nielsen elaborati per l’ Associazione italiana editori. Ancor più del mercato generale. Il calcolo riguarda sia il fatturato nelle librerie tradizionali e online (senza Amazon) ad esclusione della grande distribuzione, sia il numero di copie di carta vendute nei primi dieci mesi dell’ anno. Un cauto ottimismo aleggia sugli oltre cinquecento editori della fiera, mai così numerosi. Il 2017 conferma l’ uscita del mercato editoriale italiano dalla crisi: più 1,5 per cento il fatturato, e meno uno per cento le copie vendute. Molto ci si aspetta dalle prossime festività. Se si estrapola però la grande distribuzione organizzata, in cui i piccoli e medi editori sono poco presenti, i dati cambiano notevolmente: più 2,9 per cento il valore complessivo del mercato del libro di carta, e più 0,5 per cento le copie vendute. A vincere è l’ editoria per ragazzi, insieme alla fiction italiana o proveniente da lontano: circa la metà del venduto. In cifre: una copia venduta su quattro nel 2017 appartiene al genere bambini e ragazzi (23,9 per cento, in crescita), una su quattro alla fiction straniera (23,7 per cento, in leggera diminuzione). A salire sono anche la fiction italiana (16,1 per cento delle copie vendute) e la «non fiction» specialistica (manualistica, 9,8 per cento delle copie vendute). Diminuiscono invece guide, libri di cucina, vademecum (12,9 per cento delle copie vendute) e la saggistica (13,7% delle copie vendute). Settori in cui invece i minori spadroneggiano. Se questo è il disegno generale, i piccoli continuano la buona performance: per il terzo anno consecutivo in crescita. Oggi pesano per il 39 per cento del mercato generale. Al netto della grande distribuzione organizzata, in cui è meno presente, emergono risultati della piccola editoria superiori alla media, anche rispetto ai grandi editori: più 3 per cento per valore, e più 0,6 per cento a copie. I big viaggiano a minor velocità: più 2,7 per valore e più 0,4 per cento le copie. A risalire la china danno una mano la curiosità, l’ amore per la sfida. L’ azzardo, anche. Diego Guida, presidente dei «piccoli» in seno all’ Aie, commenta: «Siamo uno dei settori più innovativi, con una grande volontà di esplorare nuovi generi, nuove letterature internazionali e nuovi autori. Tante le neonate realtà editoriali». Nielsen scorpora ulteriormente: la piccola e media editoria non è un settore omogeneo. Così anche i risultati sono diversi se si considerano i cinquanta al top del segmento (i cosiddetti medi editori, che registrano un più 5,2 per cento a fatturato e un più 3,2 per cento a copie). Dove crescono i piccoli editori nell’ anno agli sgoccioli? Soprattutto nella fiction straniera (più 4,7% a copie e più 9,2% il fatturato) e nel settore bambini e ragazzi (più 8,9 per cento a copie e più 12,8 per cento per fatturato). Variazioni significative (in positivo) si registrano anche per la manualistica: più 3,9% a copie e più 8,1% a fatturato. La linea è indicata: fiabe e filastrocche, manuali di pedagogia, illustrazioni manga. Sempre più fuori dal cono d’ ombra, ma al disegno manca la cornice, sottolinea Ricardo Franco Levi, presidente Aie: «L’ editoria italiana si conferma la prima industria culturale del Paese. Ci auguriamo di fare passi avanti perché si approvi quella legge sul libro e sulla lettura di cui l’ Italia ha da anni bisogno».
Libri, in arrivo il fondo da 3 mln
Italia Oggi
link
«In questa legge di bilancio abbiamo introdotto un nuovo fondo per la lettura di 3 milioni di euro, ancora in fase di approvazione. Può sembrare una cifra non enorme, ma è circa dieci volte in più di quello che avevamo prima. E vogliamo discutere con tutta la filiera del libro su come investire, anche in maniera non tradizionale»: è l’ annuncio che ha fatto ieri il ministro dei beni culturali Dario Franceschini durante l’ inaugurazione di «Più libri più liberi», fiera della piccola e media editori organizzata da Aie (Associazione italiana editori), in calendario fino a domenica prossima al Roma Convention Center La Nuvola. A fine novembre, intanto, era stata la volta degli sgravi fiscali previsti a sostegno delle librerie (soprattutto indipendenti) su Imu, Tasi, Tari ed eventuale spesa per l’ affitto dei locali. E prima ancora era stata varata la riforma dell’ audiovisivo. «Un libro è importante almeno quanto un film? Se è così penso che lo Stato debba fare una legge per l’ editoria che aiuti tutta la filiera, dagli autori ai distributori alle traduzioni», ha concluso Franceschini. «E sono convinto che chiunque vincerà le prossime elezioni sentirà questo dovere morale di portarla avanti». Restando però tra i libri, ha fatto sapere sempre ieri l’ Aie presieduta da Ricardo Franco Levi, piccoli e medi editori si riprendono una rivincita segnando nei primi 10 mesi dell’ anno un +2,9% a valore del libro di carta e un +0,5% a volume, a fronte di un mercato complessivo che, rispettivamente, si ferma a +1,5% e -1%.
Fermate i Whatsapp dei genitori a scuola
Il Foglio
link
Più che una legge anti fake news forse servirebbe una legge contro i genitori su Whatsapp. Se il ministro dell’ Istruzione Valeria Fedeli volesse lasciare un segno tangibile della sua presenza in questo governo, e volesse fare per una volta un buon servizio per l’ educazione dei nostri figli, dovrebbe andare velocemente su Twitter e recuperare un cinguettio di Andrea Scrosati, numero due di Sky Italia, che tre giorni fa ha scolpito in centoquaranta caratteri una verità assoluta sulla quale le istituzioni, e sopra tutto i genitori, dovrebbero riflettere. “I gruppi Whatsapp dei genitori hanno fatto più danni alla scuola italiana di venti riforme fallite”. Il tema lo conoscete tutti: più o meno ogni genitore con un figlio a scuola – asilo, elementari, medie, persino liceo, fa lo stesso – tra le chat del proprio telefonino ha uno spericolato gruppo all’ interno del quale con periodicità asfissiante si confronta con i genitori che hanno figli nella stessa classe del proprio. In un primo momento le chat hanno quasi sempre un tono cordiale, collaborativo, costruttivo, informativo. In un secondo momento, però, quando i genitori iniziano a prendere confidenza, le chat diventano spesso il motore isterico di una forma sofisticata di populismo familiare che porta molte mamme e molti papà a diventare in modo quasi istintivo i sindacalisti del proprio figlio. E che li porta a esprimere un sentimento non troppo diverso dalla teoria dell’ uno vale uno. Un graffio ricevuto dal proprio bimbo diventa la spia di una disciplina fuori controllo. Un pidocchio comparso sulla testa diventa il riflesso di una scuola irresponsabile. Un metodo di insegnamento non gradito o compreso diventa l’ occasione per organizzare moti di protesta contro l’ insegnante di turno. Una critica non gradita al proprio figlio diventa il pretesto per mettere in discussione il principio di autorità degli insegnanti. Una preside severa è immediatamente lo specchio di una inevitabile deriva autoritaria dell’ istituzione. E alla fine il principio è chiaro ed è evidente: i famigerati esperti non sono i depositari di una competenza superiore, e se siamo arrivati in una fase storica come quella in cui viviamo, in cui anche la scienza può essere considerata democratica, dobbiamo ac cettare l’ idea che anche l’ insegnamento possa essere soggetto ai giudizi del tribunale del popolo. Le decisioni dall’ alto non possono essere più accettate. Un genitore vale come un insegnante. Una madre vale un preside. Un padre vale come un medico. Uno vale uno. Negli ultimi mesi, in giro per l’ Italia, diverse scuole italiane hanno lanciato appelli ai genitori per disincentivare la proliferazione delle chat di classe. La preside di una scuola di un piccolo comune toscano, Rosignano Marittimo, ha inviato a maggio una circolare interna in cui ha denunciato il clima da caccia alle streghe generato dalle chat dei genitori e ha invitato con un filo di rassegnazione le mamme e i papà a ricordare un concetto semplice: insegnare ai figli il rispetto delle regole non dovrebbe essere il segno di un mondo autoritario da combattere, ma dovrebbe essere una missione prioritaria di un bravo genitore e non solo di un bravo insegnante. Qualche mese fa, con lo stesso tono sconfortato, due presidi di due istituti milanesi, il Maffucci e il Giovanni Pascoli, hanno lanciato appelli simili ai genitori, denunciando entrambe la pericolosità delle chat delle mamme e dei papà dove “questioni nate dal nulla possono trasformarsi in problemi enormi e dove in tanti scrivono con leggerezza, senza riflettere sulle conseguenze e senza preoccuparsi di trasformare piccole questioni in caccia alle streghe”. Un genitore che si disinteressa della scuola del figlio e dell’ insegnamento è ovviamente un genitore disattento. Un genitore che prova a impostare con le maestre dei propri figli lo stesso tipo di rapporto che tentano di impostare alla Casaleggio Associati con gli eletti grillini (io Tarzan, tu Cita) è un genitore che piuttosto che occuparsi di problemi diventa un problema. E da questo punto di vista gli insegnanti e i presidi che lottano ogni giorno contro quei genitori che tentano di applicare sui banchi di scuola la dottrina dell’ uno vale uno sono i nuovi e formidabili eroi della lotta contro un’ isteria che dovrebbe preoccupare più di una non candidatura di Giuliano Pisapia: il populismo scolastico. Più che una legge anti fake news, caro ministro Fedeli, forse servirebbe una legge contro i genitori su Whatsapp.