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Rassegna Stampa del 01/11/2017

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Indice Articoli

Orfeo fa scappare Gabanelli (dopo averla emarginata)

“Una sconfitta tripla, che ci costerà pubblico”

Scontro su RaiNews, Gabanelli se ne va

Rai, Gabanelli si dimette: «Mi hanno umiliata, ferma da un anno»

Gabanelli lascia la Rai: «Non ci sono condizioni»

Dal 2020 il nuovo digitale terrestre 100 milioni per rottamare i televisori

Immagini più nitide e acquisti in diretta ma la «rivoluzione» sarà a caro prezzo

Fake news, il decalogo di Boldrini e la prossima campagna elettorale

Fedeli e Boldrini sceriffi anti -fake news al Liceo Visconti (comicità)

L’ e-commerce crescerà coi servizi

Fieg, editori sostengono Basta bufale

Tv, la nuova transizione

Il Tg1 arranca senza il traino dell’ Eredità e il Tg5 sorpassa

Chessidice

Diletta Leotta entra nella squadra di Radio 105

Stampa, raccolta a -8,4%

L’ ultima fregatura europea: le tv nuove sono già da buttare

Multicanalità: anche chi non acquista su Internet è influenzato dall’ online

Multicanalità, così il web influenza chi non lo usa

Primo step entro il 31 marzo Frequenze all’ asta a settembre

Le gare su Eurosport Un canale 24 ore su 24 anche sui tablet

La pubblicità sulla stampa in calo dell’ 8,4% a settembre. I dati Fcp: quotidiani -9,7%, settimanali -4,2%, mensili -7,9% (TABELLA)

Premio di giornalismo per il compleanno del Circolo Posillipo

Orfeo fa scappare Gabanelli (dopo averla emarginata)

Il Fatto Quotidiano
Gianluca Roselli
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Che potesse finire così lo si era capito di fronte all’ ultima proposta della Rai: andare avanti col progetto web in forma ridotta e in più, come contentino, tornare a Report. Una controfferta, specie nella seconda parte, dal sapore beffardo. E così, dopo un ultimo colloquio con Mario Orfeo lunedì pomeriggio, Milena Gabanelli ha deciso di lasciare la Rai. Ieri, alla scadenza del periodo di aspettativa che lei stessa si era presa, la giornalista ha rassegnato le dimissioni dalla tv di Stato dove era stata assunta nove mesi dall’ allora direttore generale Antonio Campo Dall’ Orto. Presa per dirigere una nuova testata: un grande portale web da oltre 80 giornalisti che avrebbe dovuto risollevare le sorti di mamma Rai su internet. Poi, però, dopo la bocciatura del piano informazione di Campo Dall’ Orto e le sue dimissioni da dg, le cose per Milena, che si era già messa al lavoro, si sono complicate. Con Mario Orfeo è iniziato una lunga trattativa, conclusa con un nulla di fatto. A niente è valsa anche l’ ultima proposta della giornalista: un ritorno in video in una striscia di 4 minuti dopo il Tg1 della 20 con l’ esame di un fatto del giorno raccontato per numeri (data journalism). “I palinsesti sono già chiusi e quella è una fascia blindatissima: è l’ ora di maggiore ascolto e gli spot sono già venduti da mesi, impossibile spostare qualcosa”, la risposta di Viale Mazzini. Che le ha avanzato la controproposta di tornare in co-conduzione a Report, la sua creatura ventennale che lei stessa aveva affidato nelle mani di Sigfrido Ranucci un anno fa. “Ho comunicato all’ azienda le mie dimissioni perché le condizioni proposte non permettono di produrre risultati accettabili”, ha spiegato Gabanelli. “La condirezione di Rainews non ne modifica il limite, invece la nascita del portale unico di news on line su cui ho lavorato in questi mesi è subordinata a tempi non definiti e certi”, ha aggiunto. Subordinata al futuro nuovo piano informazione che avrebbe consentito la nascita di una nuova testata web. Ma, con le elezioni alle porte e i vertici Rai in scadenza il prossimo luglio, non si sa quando e se il nuovo piano news vedrà la luce. Gabanelli ha poi spiegato che l’ idea di una striscia quotidiana è venuta “proprio per non disperdere il lavoro fatto in questi mesi, ma anche questa strada per il dg non è percorribile”. Infine, riguardo a Report, “oltre a precisare che è stata la sottoscritta a decidere che era venuto il momento di considerarla un’ esperienza conclusa”, la giornalista ha fatto sapere di considerare la proposta di un suo ritorno “mortificante per il collega e l’ intera squadra, che sta portando avanti il programma in modo eccellente”. La sensazione è che Viale Mazzini abbia fatto di tutto per farsi dire di no. “Sono dispiaciuto e stupito. L’ incarico di condirettore di Rainews24 con la delega allo sviluppo di un portale web con 45 giornalisti, una nuova grafica e il contributo di tutte le testate era prestigioso e di tutto rispetto”, ha detto Mario Orfeo. “Unito a un suo ritorno a Report, si trattava di una doppia offerta che doveva rappresentare il momento di passaggio verso la nascita di una testata web autonoma”, ha aggiunto il Dg. Insomma, secondo Orfeo è stato fatto tutto il possibile. Per Gabanelli, invece, neanche il minimo sindacale. Il risultato è che Viale Mazzini perde una delle migliori giornaliste d’ inchiesta a livello internazionale, un pezzo da novanta che ora si metterà sul mercato (verso Sky?). Mentre Orfeo rischia di essere ricordato come il dg Rai che ha firmato un mega contratto a Fabio Fazio e si è lasciato scappare Gabanelli.

“Una sconfitta tripla, che ci costerà pubblico”

Il Fatto Quotidiano
Ferruccio Sansa
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Sono avvilito e amareggiato. Questa per me è una grande sconfitta. Ho fatto di tutto perché Milena Gabanelli restasse alla Rai. Carlo Freccero, queste dimissioni sembrano piuttosto una grande sconfitta per la Rai Sì, una tripla sconfitta. Primo perché Gabanelli è un punto di forza per il servizio pubblico. Secondo, perché lavora proprio nel genere di informazione principe di cui abbiamo molto bisogno e che qualifica la Rai. Ma non basta: Gabanelli è nell’ olimpo delle grandi personalità dell’ informazione, ci mette un attimo a ricevere altre offerte Rai cornuta e mazziata? Non solo perderemmo pubblico in un momento in cui ne abbiamo grande bisogno. Ma quel pubblico finirebbe alla nostra concorrenza. Gabanelli si è dimessa, perché usa il condizionale? Spero che ci siano margini. Io avevo un’ idea che credo potesse essere valida per tutti. Come creare condizioni serie per far restare la creatrice di Report? Sabato ho mandato un messaggio a Mario Orfeo. Gli ho scritto di ‘tenere calda la Gabanelli fino a giovedì che c’ erano delle proposte molto interessanti da farle’. Quali? Offrire a Gabanelli una striscia serale su Rai3: cinque minuti o quanto tempo desidera lei alle 21, ora di massima audience. Da lunedì a venerdì. Sarebbe in sintonia con lo spirito della rete. E farebbe da traino a programmi come Report o Carta Bianca. Ma Orfeo ha fatto la proposta a Gabanelli? Mi è arrivato ora un messaggio del direttore generale. Cosa dice? Che era pronto a fare la proposta nei prossimi giorni, ma le dimissioni sono arrivate prima. Lei ci crede? La proposta di far tornare Gabanelli a Report a molti sembrava un invito ad andarsene Posso dire come si è comportato Orfeo con me. È sempre stato molto disponibile. Possibile che la Rai non riesca a fare un’ offerta adeguata a Gabanelli? Gabanelli aveva accettato la proposta di restare ‘parcheggiata’ in attesa di diventare direttrice di una nuova rete. L’ offerta veniva dal direttore generale precedente, ma c’ era il divieto di creare nuove testate. Così la Rai ha perso uno dei giornalisti più amati Io spero ancora Perché la Rai non alza il telefono e le fa subito la proposta? Spero che lo facciano. Mi pare un’ offerta adeguata. Ma se Gabanelli se ne andasse lei resterebbe in questa Rai? Lo sa quanto prendo io per il mio lavoro nella televisione pubblica? Zero. Lavoro gratis. Quindi non lo faccio per denaro. Ma non credo di potermene andare. Il prossimo anno si vota, bisogna presidiare la posizione, cercare di garantire un’ informazione corretta in un momento decisivo per il Paese.

Scontro su RaiNews, Gabanelli se ne va

La Repubblica

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ROMA. Milena Gabanelli lascia la Rai. Siamo alle dimissioni irrevocabili. La storica conduttrice di Report strappa il contratto da vice direttrice che le aveva assegnato l’ ormai ex dg Campo Dall’ Orto. Nei piani di Campo, Gabanelli doveva prendere il timone di una corazzata dell’ informazione online. La sua testata – Rai 24 – a regime avrebbe schierato 120 giornalisti, oltre a 40 tecnici. Ma poi il Cda di Viale Mazzini aveva bocciato il progetto, anche perché la nuova Convenzione tra lo Stato e la Rai condizionava il varo di una nuova testata all’ accorpamento di due altre già esistenti. Caduto Campo Dall’ Orto, il dg Mario Orfeo ha offerto alla Gabanelli la condirezione di Rai News 24, guidata da Antonio Di Bella, che le avrebbe permesso di guidare il sito attuale della tv di Stato, sia pure con forze limitate a 40 cronisti. Ma Gabanelli ha rifiutato e a settembre si è messa in aspettativa non retribuita per un mese, sfiduciata e in polemica. Intanto il Contratto di Servizio, che elenca gli impegni della Rai verso gli italiani, ha dato tempo a Orfeo fino a giugno 2018 per varare una riforma complessiva delle news. La giornalista ha fatto allora un’ ultima proposta: una striscia quotidiana dopo il Tg1 delle 20, in perfetto stile Enzo Biagi. Ma eravamo ormai al dialogo tra sordi, tanto che Orfeo le ha offerto il ritorno al timone di Report insieme al nuovo conduttore Sigfrido Ranucci. Offerta rifiutata perché considerata un passo indietro. Il dg Orfeo si dice «sorpreso e dispiaciuto» dalla decisione della Gabanelli, ma i 5Stelle si chiedono adesso perché la Rai abbia steso un tappeto rosso a Vespa, per poi perdere una cronista così autonoma. ( a. fon.) ©RIPRODUZIONE RISERVATA.

Rai, Gabanelli si dimette: «Mi hanno umiliata, ferma da un anno»

Il Mattino
Stefania Piras
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Roma. A metà settembre era andata in aspettativa non retribuita un po’ per protesta, un po’ perché non era più sicura di raggiungere l’ obiettivo: la striscia di cinque minuti dopo il Tg1. Poi ieri con una mail ha rassegnato le dimissioni. Milena Gabanelli, 63 anni, in Rai dal 1982, tutte le volte che aveva incontrato il nuovo direttore generale della Rai Mario Orfeo, e prima di settembre si sono visti tutte le settimane, ha cercato di convincerlo della sua idea: un format velocissimo di pochissimi minuti appunto che introducesse il data journalism nel salotto degli italiani appena dopo il tiggì. Sì, era il posto di Enzo Biagi, la finestra nobile dell’ informazione che guarda negli occhi i telespettatori e, perché no, lancia sassi nello stagno, interroga e apre scenari poco visibili. La lady delle inchieste di Rai tre era sempre stata una esterna in Rai, aveva uno di quei contratti da autrice conduttrice. La promozione arriva il 3 gennaio con Carlo Verdelli che l’ aveva scelta come suo vice alla Direzione Editoriale per l’ Offerta Informativa con l’ incarico di responsabile per lo sviluppo digitale dell’ informazione Rai. Tradotto: Verdelli immaginava un portale web nuovo di zecca. Ad aprile però l’ atto di concessione tra Stato e Rai, quindi il ministero dell’ Economia, manda un messaggio preciso e parla di riorganizzazione e razionalizzazione delle testate. Non è tempo di nuovi portali, insomma. La determina che assume Gabanelli era stata presentata lo stesso giorno in cui si riuniva il cda che ha bocciato il piano news di Carlo Verdelli, altro cavallo di razza che dopo il niet del cda si era dimesso subito in serata. Lì inizia lo stand by della Gabanelli che nonostante le dimissioni di Verdelli resta in Rai con lo stesso contratto, ancora possibile perché non era ancora obbligatorio il job posting che ha dato tanti grattacapi all’ azienda (l’ Anac ha acceso un faro su diverse nomine che non lo hanno utilizzato). L’ azienda aveva provato comunque ad affidarle la condirezione di Rainews insieme ad Antonio Di Bella, anche su proposta di Carlo Freccero sempre molto sensibile alle mediazioni. E in quel momento la giornalista ha visto sfumare tutta la carica di innovazione che l’ aveva coinvolta. «Le condizioni proposte non permettono di produrre risultati apprezzabili» ha spiegato Gabanelli che ha rifiutato dunque «condirezione di Rainews con delega al relativo sito e l’ implementazione del numero dei giornalisti». Questo, sottolineano da viale Mazzini, implicava il coinvolgimento di 45 giornalisti, una nuova grafica e il contributo di tutte le testate. Le era stato proposto di tornare a Report ma lo ha considerato «mortificante per il collega (Sigfrido Ranucci, nuovo volto della trasmissione) e l’ intera squadra» e del resto l’ esperienza di quel programma nato nel 1997, dopo vent’ anni era per lei conclusa. La Rai da parte sua dichiara ufficialmente una grande «amarezza», mentre il direttore generale Mario Orfeo, si dice «dispiaciuto e stupito», perchè in questi 5 mesi dal suo insediamento «ha ricercato ogni soluzione» per convincerla a restare. E ora? Succederà quel che si è visto con altri big Rai. La7 con il suo direttore di rete Andrea Salerno la aspetta a braccia aperte «per fare servizio pubblico», ma c’ è anche la possibilità di andare a Sky dove si lavora ad una nuova generazione dell’ informazione. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Gabanelli lascia la Rai: «Non ci sono condizioni»

Il Sole 24 Ore

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Milena Gabanelli lascia la Rai. La notizia delle dimissioni è stata data dalla stessa ideatrice e conduttrice di «Report» che ha illustrato le ragioni dell’ addio. «Le condizioni proposte non permettono di produrre risultati apprezzabili» ha spiegato la Gabanelli. Viale Mazzini ha espresso subito «amarezza» e il direttore generale Mario Orfeo si dice «molto dispiaciuto ma anche molto stupito». Per la Gabanelli «la condirezione di Rainews con delega al relativo sito e l’ implementazione del numero dei giornalisti non ne modifica il limite. Poiché non attrae le forze dei 1.600 giornalisti Rai (indispensabili per farlo decollare), in quanto percepito come il sito di una testata concorrente». Gabanelli dice no anche alla proposta di tornare a Report con una condirezione con Sigfrido Ranucci: «Mortificante per il collega e l’ intera squadra». Orfeo, da parte sua, fa sapere che le richieste della giornalista – stralcio del web dal Piano News per costituire testata autonoma e varo di una striscia quotidiana in coda al Tg1 delle 20.00 – sono «impossibili». © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Dal 2020 il nuovo digitale terrestre 100 milioni per rottamare i televisori

La Repubblica

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ROMA. Inserita nella legge di Bilancio la norma che “rottama” i vecchi televisori degli italiani. Tra il 2020 e il 2022, infatti, i canali tv passeranno al digitale terrestre di nuova generazione (Dvb-T2), e smetteranno di funzionare sugli apparecchi che non avranno gli ultimi aggiornamenti tecnologici. Il passaggio avverrà gradualmente e seguirà tempi diversi a seconda dell’ emittente e della regione di residenza. Il governo prevede 100 milioni di incentivi per coprire, almeno in parte, l’ acquisto dei nuovi decoder. La decisione, in linea con altri Paesi europei, permetterà il debutto delle reti mobili a banda ultralarga; sarà inoltre possibile trasmettere su frequenze minori con una qualità maggiore. In certi casi, tuttavia, per il funzionamento del nuovo sistema sarà necessario fare dei lavori sull’ antenna condominiale. ©RIPRODUZIONE RISERVATA.

Immagini più nitide e acquisti in diretta ma la «rivoluzione» sarà a caro prezzo

Il Mattino
Francesco Pacifico
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Il governo spera di guadagnarci almeno 2,5 miliardi di euro con l’ asta per le frequenze destinate ai telefonini. I broadcaster temono di doverci rimettere almeno un miliardo in nuove tecnologie con il prossimo switch off. Ma ancora più salato potrebbe essere il conto per i telespettatori: a loro, cambiare gli attuali Tv o decoder, potrebbe costare quasi tre miliardi di euro. Va detto che la decisione la Ue l’ ha presa ben tre anni fa, ma soltanto ieri l’ Italia e con un emendamento alla Finanziaria che stanzia, visti i numeri generali, appena 100 milioni si è accorta che ben presto dovrà cambiare i decoder per il digitale terrestre. Quelli attuali, dal 2022, non saranno più in grado di trasmettere film, telefilm, partite o show del sabato sera su Rai, Mediaset, La7 o Discovery. Nel 2014 la Ue ha infatti deciso che i canali televisivi di tutta Europa dovranno lasciare le frequenze sulla banda dei 700Mhz (che in futuro servirà solo per il passaggio dei dati 4G e 5G per smartphone e tablet) per traslocare sui 500 Mhz. Una banda che ha meno spazio per i canali e per questo costringerà gli editori, da un lato, a condividere i multiplex attuali e, dall’ altro, li costringerà a utilizzare una nuova modalità di trasmissione: la T2 con codec HEVC. Secondo gli esperti di telecomunicazioni, almeno dieci milioni di televisori sono obsoleti: o perché senza decoder interno o perché dotati di uno strumento che utilizza l’ attuale standard DvBT. Di conseguenza bisognerà presto cambiarli, ma stando attenti a non prendere prodotti superati. Infatti la legge impone dal 2016 ai produttori di televisori di mettere in vendita solo device con tecnologia T2, ma la stessa normativa permette ai rivenditori di commercializzare i vecchi apparecchi se abbinati a un decoder DVB-T2. Da mettere in conto anche i soldi per gli antennisti. Sempre gli esperti ricordano che è difficile pensare a incentivi per la rottamazione, visto che nel 2011 la Ue costrinse l’ Italia a restituire il contributo da 150 euro concesso nel 2004. Per la cronaca il T2 HEVC è una tecnologia molto avanzata: le immagini, in MPEG4 e non in MPEG2, saranno più nitide e gli utenti potranno avere una serie di servizi a valore aggiunto come la possibilità di fare scommesse mentre guardano un evento sportivo, di rispondere a un sondaggio o di comprare un prodotto mentre passa la pubblicità. Ma tutto questo costa, costa tantissimo, tanto che le Tv italiane hanno fatto di tutto finora per boicottare il nuovo switch off. Anche perché la legge non permette in fase transitoria di poter trasmettere contemporaneamente sui 700Mhz e sui 500Mhz, il cosiddetto simulcast. Già è facile ipotizzare che fioccheranno i ricorsi dei broadcaster e delle associazioni dei consumatori. Per esempio l’ emendamento in Finanziaria dispone anche che l’ informazione locale venga convogliata su un solo multiplex in banda UHF, con il 20 per cento della capacità trasmissiva destinata a Rai3, lasciando il restante 80 al resto delle emittenti locali che si impegneranno a realizzare canali di informazione e servizio pubblico. Spiega un manager del settore: «Nessuno pensava che sarebbe stata messa in pratica questa follia. Lo dimostra il fatto che soltanto in questi giorni sta prendendo forma al ministero dello Sviluppo la task force per curare lo switch off. In Europa soltanto Francia e Germania sono vicini Questo passaggio è una iattura per tutti. È una iattura per gli editori che con la nuova tecnologia devono cambiare le macchine, i software e persino riposizionare i ripetitori. Le stime più prudenziali sfiorano il miliardo. È una iattura per i telespettatori che dovranno cambiare la tv o i decoder e perdere giornate intere a risintonizzare i canali. È una iattura per la politica, perché gli italiani quando vanno a votare ricordano chi gli ha tolto la tv. Non a caso il governo Berlusconi impose che la transizione durasse sei anni». Aggiunge Augusto Preta, economista esperto di Media e consulente dell’ Agcom: «I broadcaster s’ interrogano se vale la pena investire tanti soldi in questa nuova tecnologia, quando nessuno può dire quanti anni durerà ancora la televisione digitale vista la concorrenza del Over The Top come Netflix o Amazon, la migliore qualità del satellite e lo sbarco della fibra che incentiverà l’ offerta on demand». Eppure qualcuno ci guadagna. Intanto lo Stato, che spera di incassare almeno 2,5 miliardi di euro dalle aziende di telefonia, mettendo all’ asta le frequenze che si liberano. La Francia, l’ unica che finora ha presentato un bando che va in questa direzione, vuole incassare 2,8 miliardi di euro. Ma gli esperti spiegano che Oltrealpe si sono mantenuti cauti sul prezzo finale, perché hanno chiesto alle aziende di Tlc di garantire al sistema alti e costosissimi standard tecnologici. Avranno non pochi benefici i produttori di tv e decoder, che oggi si lamentano che i margini sono molto bassi, visto che per invogliare chi la televisione la vede dal computer hanno deciso di abbassare i prezzi, aumentando le strumentazioni tecnologiche e le app disponibili. Eppoi potrebbero fare bingo le tante piccole Tv oggi in crisi, che nel passaggio dai 700Mhz ai 500Mhz perderanno le frequenze: per loro è previsto un lauto risarcimento. Si parla di una cifra tra i 50 e i 60 milioni di euro, non male per chi oggi fatica a trasmettere tutta la giornata e rischia di portare i libri in tribunale. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Fake news, il decalogo di Boldrini e la prossima campagna elettorale

Il Sole 24 Ore
Barbara Fiammeri
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un risultato Laura Boldrini lo ha già raggiunto: ha insinuato il dubbio. Da quando ha deciso di ribellarsi al florilegio di false notizie, dopo che era stata tirata in ballo persino la sorella morta da anni a cui veniva attribuita la gestione di una cooperativa per l’ accoglienza dei migranti, la presidente della Camera è passata al contrattacco. Non per difendere se stessa. L’ obiettivo è assai più ambizioso: costruire i presupposti perché ciascuno possa essere in grado di riconoscere le “fake news”. Iniziativa lodevole a cui sta dando il suo contributo anche la ministra dell’ Istruzione Valeria Fedeli. Assieme hanno presentato ieri agli studenti un decalogo per difendersi dalle bufale, anzi per farli diventare “cacciatori di false notizie”. La disinformazione del resto è sempre stata utilizzata come una vera e propria arma. Ma con l’ avvento di internet la sua potenzialità è diventata devastante per la velocità e l’ estensione con cui si propaga. Devastante perché gli effetti della bufala quasi sempre non sono sanati dal ripristino della verità. Vale anche per la politica. Basti pensare al Russia-gate, ossia alla presunta diffusione di false notizie da parte dei russi durante la campagna elettorale americana per favorire Donald Trump e al presidente americano che a sua volta accusa la stampa di diffondere fake news per danneggiare la sua immagine. In entrambi i casi il danno si è già prodotto. Voci di bufale in rete si erano diffuse anche prima delle presidenziali francesi. A quattro mesi dalle elezioni politiche, non è certo da escludere che anche l’ Italia possa diventare a sua volta protagonista. Anche perché la bravura nel far girare una falsa notizia sta nel condirla con un po’ di verità. E di spunti in politica se ne possono trovare parecchi. Ma c’ è un altro e altrettanto preoccupante effetto provocato dalle fake news: la mancanza di credibilità non coinvolge solo siti o personaggi colti in fallo, ma si estende anche ai media più qualificati. Anche perché in alcuni casi quegli stessi media sono stati vittime e propagatori di fake news. Non vale sono per l’ informazione in senso stretto, si pensi ai danni provocati dalle false recensioni su prodotti o servizi come hotel e ristoranti. “Spacciare bufale” è diventato un vero e proprio business. Lo hanno capito anche i giganti della rete che dopo aver minimizzato per anni il problema adesso sono usciti allo scoperto per contrastare l’ inquinamento da fake news (all’ iniziativa di ieri hanno partecipato anche Facebook e Google, oltre a Confindustria e Fieg, la federazione degli editori italiani). È una guerra appena cominciata. Per vincerla però non basteranno solo gli algoritmi finalizzati a scoprire le bufale. Servirà anche offrire ai singoli gli strumenti per verificare l’ attendibilità di una notizia o, meglio, di una falsa notizia. E cominciare dai più giovani come hanno fatto Boldrini e Fedeli aiuta. Quanto meno a sperare. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Fedeli e Boldrini sceriffi anti -fake news al Liceo Visconti (comicità)

Il Foglio

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Roma. Il giorno è come si suol dire il giorno giusto per parlare di pericoli e insidie sul web, ché c’ è Angelo Parisi, assessore designato da Giancarlo Cancelleri, candidato a Cinque stelle per il governo della Sicilia, che prende di mira online il dem Ettore Rosato, minacciando su Face book di “bruciarlo vivo” in caso di bocciatura costituzionale del Rosatellum. Poi si scusa, Parisi, ma il web degli orrori, oltre che delle meraviglie, non smette d’ essere tale. E dunque non c’ è giorno migliore per il lancio di #bastabufale, campagna di alfabetizzazione digitale e di contrasto alle fake news, a partire dalla scuole ma non solo. “Non fatevi in -Retire”, dice dunque il ministro dell’ Istruzione Valeria Fedeli agli studenti del liceo classico Ennio Quirino Visconti di Roma, dopo aver scherzato sulla regola contestatissima che ha per oggetto l’ obbligo per i genitori di andare a prendere a scuola i figli quattordicenni anche alle medie, regola di cui il ministro annuncia la rimozione via emendamento. Si parla di web, al Visconti, alla presenza di Fedeli e di Laura Boldrini, presidente della Camera che non fa sconti agli “hater” da quando, quest’ estate, ha deciso di denunciare quelli che inondavano i suoi account di insulti contro di lei e contro la sua famiglia (“i leoni da tastiera sono diventati improvvisamente conigli in fuga”). C’ è poi il giornalista “acchiappabufale” Paolo Attivissimo (il nome non è una bufala, dice agli studenti. Tanto più che tra gli studenti c’ è già chi, prima dell’ inizio del dibattito, racconta storie di incredibile credulità via web in cui non ricadere mai più). Urge decalogo, e il decalogo è pronto, a partire dal comandamento “prima di condividere pensaci un attimo” – che in altre parole suona come “se non hai verificato una cosa, non condividerla”, e giù giù fino all’ ultimo punto che ancora non c’ è (gli studenti del Visconti lanciano un concorso per il comandamento anti -bufala numero dieci). E anche gli studenti del liceo Manzoni di Milano, in visita, illustrano un progetto di alternanza scuola -lavoro (contestata in piazza pure quella, nella settimana nera del ministro Fedeli) che ha per oggetto la comunicazione responsabile – e pare che nell’ Aula magna del Liceo Visconti si possa nominare la legge anche detta “Buona Scuola” senza essere sommersi da insulti sui social e dal vivo (il ministro la nomina, nessuno fischia, e nomina anche gli investimenti fatti per l’ agenda digitale, e cita Umberto Eco: bisogna certificare il vero per combattere il falso). E il problema, adesso, non è soltanto di alfabetizzazione ed “educazione civica” digitale delle giovani generazioni: Boldrini, non senza gravitas, parla infatti di un presente fosco anche dal punto di vista “dell’ alterazione della democrazia” (le fake news in politica, a monte e a valle del Russiagate e delle campagne antivaccini e degli odiatori a cinque stelle). Siamo tutti potenziali vittime, ma pure potenziali complici, è il sottotesto: e il ministro e il presidente della Camera non si stancano infatti di sottolineare che chiunque può fare qualcosa, dalle aziende (no pubblicità inconsapevole) ai media (l’ ac chiappabufale di nome Attivissimo si racconta: i colleghi appena lo vedono fuggono, temendo il suo fact -checking ossessivo) al singolo che deve cercare di essere “soggetto non passivo” del digitale. “Percorso strutturale”, promette la ministra ex sindacalista Fedeli, ché non è “che stiamo facendo tutto questo perché tutti parlano di fake news”, ma perché si deve arrivare all’ alba di una “nuova alfabetizzazione” in cui vengano dati “ai ragazzi gli strumenti”. (Altra storia è riportare alla ragione coloro che, non ragazzi, mettono like istintivi a qualsiasi titolo cubitale e con puntini di sospensione – proprio le bestie nere da cui rifuggire sul web, avverte Boldrini nei panni dello sceriffo digitale che per le vie del “far web” è passata in prima persona, mentre Fedeli, da sindacalista, chiede “corresponsabilità” ai genitori che non possono farsi “sindacalisti dei figli”). Marianna Rizzini.

L’ e-commerce crescerà coi servizi

Italia Oggi
MARCO A. CAPISANI
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Crescerà del 17% l’ e-commerce in Italia fino a sfiorare la soglia dei 24 miliardi di euro ma le aziende che fanno commercio elettronico sono ancora pochissime: circa 40 mila, ha avvertito Roberto Liscia, presidente Netcomm (consorzio del commercio elettronico italiano). E poi c’ è un ulteriore problema ed è quello che col passare del tempo, mentre le vendite online aumentano in tutto il mondo, con paesi emergenti al rialzo del 25% e la Cina che sorpassa gli Usa, per chi rimane indietro «l’ e-commerce diventa più difficile perché alcune opportunità vengono coperte dai concorrenti», ha rilanciato Timothy O’ Connell, H-Farm partner & accelerator director dell’ incubatore di start-up H-Farm. Come fare allora? Alla terza edizione dell’ E-commerce Summit, intitolato Dall’ e-commerce all’ e-shopping e organizzato ieri a Milano da Class Editori, O’ Connell vede l’ ultima frontiera del comparto nei «servizi business-to-business» (b-to-b, ndr), da aziende verso altre aziende, «sempre ricordando che l’ e-commerce ha successo se risolve problemi». Non ci si può adagiare su «tecnologie che sono ormai commodities. Occorre sempre stare sul mercato avendo dalla propria un differenziale», ha confermato Stefano Mainetti, a.d. di PoliHub Innovation district & startup accelerator. E dal punto di vista di un terzo incubatore d’ imprese, Roberto Fumarola, e-commerce specialist di Nanabianca, tra i servizi b-to-b c’ è solo l’ imbarazzo della scelta dai trasporti al marketing, dall’ aggregazione di piattaforme alle esperienze multicanale dei consumatori. Comunque, giusto per citare un problema di molti ossia trovare il tempo per fare la spesa, la soluzione di Supermercato24 guidata dall’ a.d. Federico Sargenti è farla fare a un personal shopper nell’ insegna di fiducia, coordinandosi via app. Supermercato24 è stata ribattezzata l’ Uber dei supermercati. Infine, risolvere problemi va bene ma, ha aggiunto Alberto Fioravanti, fondatore e presidente esecutivo di Digital Magics, «servirebbero deduzioni fiscali per incentivare chi investe in start-up». Invece, lo spunto sugli acquisti multichannel è utile anche per le aziende già sul mercato, a giudizio di Alessandro Zanotti, managing director digital customer & channels lead di Accenture, immaginando come i servizi b-to-b di professionisti specializzati in dati e algoritmi possano creare formule predittive che riorganizzino tra l’ altro la logistica di un marchio. Comunque evolverà il comparto, ora la parola magica per individuare i servizi più richiesti dai consumatori e dalle imprese business-to-business è competenza. Ne è convinto Danilo Iervolino, presidente dell’ Università Pegaso, che si è domandato «quando, oltre al concetto di industria 4.0, si parlerà di lavoro 4.0. Servono professionisti 4.0». In campo editoriale per esempio manca una figura intermedia che fornisca consigli per gli acquisiti ai consumatori online visto che, secondo un’ indagine presentata da Alberto Stracuzzi, customer intelligence director di Blog Meter, i suggerimenti più seguiti sono quelli dei marketplace, ossia delle stesse piattaforme alla Amazon che vendono prodotti ai consumatori online. Al momento le nuove figure professionali che sono emerse comprendono, per esempio, quella del chief experience officer un po’ esperto tecnologico un po’ esperto commerciale e retail. Retail inteso in senso fisico, tradizionale perché non solo la crescita dell’ e-commerce non sostituirà l’ offline, a giudizio della gran parte dei relatori del terzo E-commerce Summit, ma per Eataly resterà la «vera esperienza sensoriale», ha sottolineato Andrea Casalini, a.d. di Eataly Net, «con cui conoscere i prodotti, affezionarsi e dopo acquistarli velocemente via web». Oppure, come nel caso del supermercato del futuro targato Coop, il super rimarrà un punto di vendita fisico ma sarà talmente integrato, secondo Marco Di Falco (coo di Digitail) e Alberto Pozzi (managing director retail industry di Accenture), da poter anticipare e soddisfare le esigenze del cliente, intrattenerlo mentre fa la spesa e capace di fornire tanto facilmente le informazioni sugli ingredienti dei prodotti da abituare gli italiani a leggere le etichette e chiedere ulteriori informazioni. Sempre online, ovviamente. E tanto per unire utile e dilettevole, Domino’ s Pizza imposta il menu digitale delle differenti pizze come i profili dell’ app di incontri Tinder: in entrambi i casi «si naviga da un profilo all’ altro», ha chiosato con ironia la marketing manager Alessandra Provasi. © Riproduzione riservata.

Fieg, editori sostengono Basta bufale

Italia Oggi

link

«L’ informazione di qualità, basata sull’ attività professionale dei giornalisti e degli editori, costituisce il primo argine contro le fake news. La raccolta, la verifica, la contestualizzazione e la diffusione delle notizie secondo le regole del giornalismo, con standard qualitativi elevati e certificati, rappresentano armi formidabili»: è stato il commento di Maurizio Costa, presidente Federazione editori giornali, che partecipa alla campagna «Basta bufale» lanciata dal presidente della camera Laura Boldrini e dalla ministra dell’ istruzione Valeria Fedeli. «L’ utilizzo critico e consapevole del web da parte dei giovani», ha concluso Costa, «è un importante contributo alla creazione di un contesto di idee libere che può essere favorito dalla autorevolezza dell’ informazione professionale».

Tv, la nuova transizione

Italia Oggi
ANDREA SECCHI
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Le date non sono una novità: entro il 2022 secondo quanto stabilito in sede europea, la tv digitale terrestre dovrà aver ceduto la banda 700 alle tlc per il 5G ed essersi sistemata nella porzione restante delle frequenze finora assegnate. Ora, però, un articolo della legge di Bilancio depositata in senato, l’ 89, dettaglia quanto dovranno fare il ministero per lo sviluppo economico, l’ authority delle comunicazioni e gli operatori per raggiungere questo risultato. E per la prima volta si stabilisce nero su bianco che per affrontare il taglio delle frequenze mantenendo gli attuali canali (cosa che comunque non sarà completamente possibile) si passerà al digitale terrestre di seconda generazione, il Dvb-t2. Questa tecnologia infatti (insieme a un software che codifica il segnale non specificato nel disegno di legge) permette di risparmiare banda trasmissiva e usare in maniera più efficiente lo spettro. La conseguenza è che oltre agli adeguamenti a cui andranno incontro gli operatori, anche i consumatori dovranno cambiare i propri televisori oppure affiancare un decoder adeguato visto che attualmente solo un ristretto numero di apparecchi è adatto alla ricezione. Dei 747 milioni di euro previsti dal ddl per quello che si sta configurando come un nuovo switch off, 100 milioni sono destinati come contributi per l’ acquisto dei decoder, 25 milioni all’ anno fino al 2022. Una cifra che potrebbe bastare per appena 3 milioni di famiglie, a meno che il contributo non sia riservato a chi già oggi è esentato dal canone come emerso da alcune indiscrezioni di stampa, nel qual caso la platea di aventi diritto sarebbe ancora inferiore. Entro il 31 maggio del prossimo anno l’ Agcom dovrà adottare il piano nazionale delle frequenze della televisione digitale terrestre e di lì in poi comincerà il percorso che si concluderà entro il giugno del 2022. Agli operatori nazionali saranno convertiti i diritti d’ uso delle frequenze che detengono in diritti d’ uso di capacità trasmissiva in multiplex nazionali di nuova generazione in modo da garantire gli spazi attuali per poi procedere a una nuova assegnazione delle frequenze. Difficile capire quale sarà la configurazione finale e se ci dovrà essere una condivisione di multiplex fra gli attuali operatori. Per l’ adeguamento degli impianti sono destinati agli operatori nazionali 276,8 milioni di euro. Diverso il discorso per le emittenti locali alle quali sono destinati indennizzi pari a 304,2 milioni per la rottamazione delle frequenze. Le locali dovrebbero essere raggruppate in un unico multiplex nel quale avrà spazio anche il terzo canale della Rai (quindi l’ operatore dovrà essere Raiway). Sarà questo il multiplex dal quale partirà la transizione ed è quello che attualmente ospita Rai1, Rai2 e Rai3. In un primo momento continuerà a ospitare i canali Rai insieme con le locali, successivamente darà la maggior parte dello spazio a queste ultime. Nell’ articolo si fa anche cenno alla riforma della Lcn, la numerazione dei canali che ha avuto vita travagliata dal 2010 a oggi. Resta da capire cosa accadrà praticamente nei televisori degli italiani. La transizione al Dvb-t2 avverrà per zone del paese, ma non è certo se ci sarà un passaggio dal giorno alla notte alla nuova tecnologia con il rischio di avere un periodo di buio per molti telespettatori oppure se le emittenti troveranno con il governo una soluzione per trasmettere in simultanea per poco tempo con la vecchia e la nuova tecnologia. In ogni caso si tratta della prima stesura dell’ articolo che presumibilmente andrà incontro ad aggiustamenti nel suo iter in parlamento. © Riproduzione riservata.

Il Tg1 arranca senza il traino dell’ Eredità e il Tg5 sorpassa

Italia Oggi
GIORGIO PONZIANO
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Clemente Mimun fa il colpaccio. Senza il traino dell’ Eredità, nel periodo di sospensione per l’ infortunio a Fabrizio Frizzi, il Tg1 ha arrancato. Don Matteo 9 messo in palinsesto a tamponare la falla si è fermato a 2,1 milioni (12,4%) mentre Caduta Libera (Gerry Scotti, Canale5) è volata a 4,4 milioni (23,7%). Conclusione: il Tg della rete ammiraglia diretto da Andrea Montanari dopo avere ricevuto il testimone da Don Matteo ha risalito la china ma è arrivato a 4,4 milioni (19,09%) mentre il Tg di Canale5 diretto da Mimun ha approfittato del vantaggio e ha collezionato 4,5 milioni (19,46%). Era da tempo che non succedeva il sorpasso e la vicenda conferma l’ importanza dei programmi che precedono i telegiornali. Angelo Teodoli, direttore Rai1, mette sul tavolo l’ asso che dovrebbe risollevare le sorti di Fabio Fazio, clamorosamente al di sotto della media di rete, la puntata del 30 ottobre ha registrato appena il 9,6% sprofondando al 6,9% negli ultimi sette minuti. In prima serata, quindi come traino a Che fuori tempo che fa, metterà in palinsesto, dal 20 novembre, Scomparsa, fiction di punta di Rai1 con Vanessa Incontrada e Giuseppe Zeno. Una ciambella di salvataggio di non poco conto per Fazio & Co. La vicenda narra il terremoto nella vita di due famiglie poiché un sabato sera due ragazze che partecipano alla festa del liceo non tornano a casa e scompaiono senza lasciare traccia. Quindi una sorta di thriller che dovrebbe salvare il lunedì sera della rete ammiraglia. Federica De Sanctis lascia la redazione di Sky. Il bello è che era stata chiamata poche settimane fa a sostituire Paola Saluzzi, anche lei in partenza. De Sanctis in particolare conduceva Dentro i Fatti, il quotidiano di analisi degli avvenimenti del giorno. Se la Saluzzi è tornata a Tv2000, la televisione dei vescovi dove aveva incominciato la carriera, la De Sanctis ha scelto di andare a lavorare nel team della comunicazione di Poste Italiane. Alla base della decisione ci sarebbe la volontà di rimanere a Roma mentre Sky ha trasferito la redazione a Milano. Prima delle due conduttrici aveva salutato Sky Gianluca Semprini per approdare a Rai3 dove però la conduzione di Politics gli ha procurato dolori: trasmissione cancellata per i bassi ascolti e lui trasferito alla redazione di Rainews24 (direttore Antonio Di Bella) dove gli ascolti rimangono sotto il livello di guardia e piovono critiche per l’ incompleta rassegna stampa propinata ogni notte. Marco Mazzoli da Radio 105 a Radio Montecarlo. Contratto non ancora firmato ma lui dice: «Ho avuto un’ offerta di lavoro da Radio Montecarlo per fare lo Zoo lì. Mi hanno detto: «Se vuoi vieni, puoi dire le parolacce però le dici in francese». Lo Zoo è la trasmissione che lui conduceva su Radio 105. Ha dato le dimissioni dopo le polemiche per una bestemmia andata inavvertitamente in onda. Dopo 20 anni c’ era anche un po’ di stanchezza. E l’ offerta di Radio Montecarlo gli ha fatto rompere gli indugi. Claudio Bisio e Frank Matano su Tv8 in prima serata dal 15 novembre. Si tratta di dieci episodi in onda in 5 serate che narrano il dietro le quinte di uno spettacolo comico che la coppia dovrebbe mettere in scena. Si intravvederanno, tra una gag e l’ altra, personaggi famosi: dal giornalista Fabio Caressa allo chef Carlo Cracco, da Diletta Leotta (conduce Goal Deejay su SkySport1) a Guido Meda (conduce Top Gear Italia su SkyUno), da Alessandro Cattelan (E poi c’ è Cattelan, SkiUno) all’ ex calciatore Bobo Vieri. La regia è di Luca Lucini. Gianni Morandi con l’ ultima puntata di L’ isola di Pietro (Canale5) soffre ma tiene testa (4,8 milioni, 20,5%) al Gran premio automobilistico del Messico (5,8 milioni, 22,6%) che per la seconda domenica allontana dal teleschermo Fabio Fazio (il quale non vedeva l’ ora di questa boccata d’ ossigeno). Ancora un flop per Cristina e Benedetta Parodi che vanno addirittura sotto il 10% con la loro Domenica In, una débâcle per Rai1 più che doppiata da Domenica Live (Canale5) di Barbara D’ Urso che raggiunge il picco del 21,2%. In seconda serata Corrado Formigli (Piazza Pulita, La7) con 1 milione di telespettatori (5,7%), batte Enrico Lucci e Valentina Petrini che con Nemo (Rai2) arrivano a 900 mila (4,0%). Giovanni Minoli incomincia claudicante il suo ritorno con Faccia a Faccia Speciale (La7) forse a causa dell’ agguerrita concorrenza della domenica. Con 674 mila telespettatori (2,5%) è superato pure da Marcello Vinonuovo che con Dalla vostra parte anche di domenica (Rete4) ottiene 827 mila telespettatori (3,1%). Bruno Vespa, oltre che conduttore di Porta a Porta (Rai1) è anche editorialista dei quotidiani del gruppo Riffeser (Resto del Carlino, Nazione, Giorno). Nell’ ultimo scritto definisce Matteo Renzi il nuovo Cinghialone, ricordando l’ appellativo con cui fu chiamato Bettino Craxi durante l’ assalto prima politico e poi giudiziario che lo coinvolse: «A Renzi, per fortuna, il secondo sarà risparmiato per evidente differenza ambientale. Ma la violenza del primo rinfresca brutte memorie». Ancora: «Da giorni i cacciatori hanno la guida autorevole del presidente del Senato, Pietro Grasso che sarà probabilmente la bandiera del partito di Massimo D’ Alema e Pierluigi Bersani. Ottima scelta. La caccia è cominciata. Ma anche il Cinghialone affila le zanne». Anna Safroncik alla guerra contro Le Sirene. La protagonista della quarta stagione de Le tre rose di Eva (Canale5) si ritroverà infatti (dopo l’ esordio del 5 novembre) in diretta concorrenza con Luca Argentero e Maria Pia Calzone, tra i principali interpreti di Le Sirene, la fiction-fantasy che per ora ha dominato la serata del giovedì, destinata a diventare di battaglia tra le due produzioni di punta di Rai1 e Canale5. Lo scorso giovedì la fiction ha calamitato 4,8 milioni di telespettatori (20,5%) vincendo largamente su Chi ha incastrato Peter Pan (Paolo Bonolis, Canale5) fermo a 3,5 milioni (16,3%). Alessandro Cattelan alla guida della nuova edizione di X Factor (SkyUno) incomincia con una salutare invettiva contro i femminicidi, non male questo impegno sociale in un medley: «La musica», dice, «è il modo migliore per gridare un’ urgenza e noi, qui, grideremo ogni volta che servirà». Milly Carlucci torna a ballare. Per ora con Ballando on the road cioè la ricerca dei concorrenti, selezioni che lei ha fatto diventare una show itinerante. Si parte il 4 novembre da Monza per termonare a dicembre dopo una serie di tappe in giro per la Penisola, prevalentemente all’ interno di centri commerciali: un modo per monetizzare il successo della trasmissione. Il «vero» Ballando con le stelle (Rai1) sarà in palinsesto all’ inizio del nuovo anno. Michele Mirabella, affiancato da Pier Luigi Spada, è impegnato nella maratona per la raccolta fondi a favore dell’ Airc, associazione italiana per la ricerca sul cancro. La conclusione avverrà domenica (ore 21,30) su Rai3 con una puntata speciale di Tutta Salute. Accanto ai medici e ai ricercatori saranno presenti i testimonial della campagna: Leosini, Bianca Berlinguer, Flavio Insinna, Serena Bortone, Alberto Angela, Salvo Sottile, Massimo Gramellini, Massimo Bernardini. Tutti insieme appassionatamente per cercare di promuovere passi avanti nella cura dei tumori. La trasmissione sperimenterà anche una diretta web condotta da Federico Ruffo per tentare di coinvolgere pure i social. Linus, vero nome Pasquale Di Molfetta, direttore artistico e animatore di Radio Deejay, ha compiuto 60 anni il 30 ottobre. Un’ occasione per riflettere: «Un po’ mi sono stufato a star dietro ai giovani talenti. Per fortuna il pubblico della radio è cresciuto, anni fa il nostro ascoltatore medio aveva 18 anni e ora ne ha 20 di più. Per me è tutto più facile, visto che me ne sento venti di meno. Il mio sogno? Resta quello di aprire una piccola radio tutta mia». Twitter: @gponziano © Riproduzione riservata.

Chessidice

Italia Oggi

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La Gabanelli lascia la Rai. Milena Gabanelli, assunta a gennaio scorso come vice direttore dall’ allora d.g. Antonio Campo Dall’ Orto per occuparsi del progetto web del sistema news della Rai, ha deciso di rassegnare le dimissioni che saranno esecutive dal prossimo 15 novembre. Si interrompe così il contratto siglato dalla giornalista dopo il passaggio di testimone di Report e il rifiuto della proposta del d.g. Mario Orfeo di assumere la condirezione di Rainews e di ritornare al timone della trasmissione di Rai 3, oltre alla delega allo sviluppo del portale web. Ne ha dato notizia la Rai esprimendo «amarezza» per la decisione presa dalla Gabanelli. A Milano il primo evento sull’ App economy. Si terrà a Milano dal 4 al 6 dicembre la prima edizione dell’ AppShow, il primo e unico evento in Europa interamente dedicato all’ App economy. L’ evento attirerà in Italia l’ elite digitale europea: BlaBlaCar, Deliveroo, Moovit, The Fork, Just Eat, Helpling, Tricount, DriveNow, Mytaxi e Meetic sono infatti solo alcune delle aziende e startup che porteranno i propri ceo, founder e country manager sui palchi della manifestazione. Il Tirreno, in regalo 5 poster per il Lucca Comics & Games 2017. Il Tirreno regalerà le riproduzioni di cinque poster, a partire dal giornale oggi in edicola fino a domenica, in occasione del Lucca Comics & Games 2017. Risale infatti al 1966 il primo manifesto oggi ripubblicato a pagina intera sull’ edizione cittadina del quotidiano toscano, quando proprio a Lucca si tenne quello che all’ epoca si chiamava il salone internazionale del comics.

Diletta Leotta entra nella squadra di Radio 105

Italia Oggi

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Da ieri Diletta Leotta è entrata nella squadra di Radio 105. La giornalista e conduttrice televisiva di Sky ed esperta di calcio, sarà infatti in onda dal lunedì al venerdì dalle 12 alle 14 nel programma 105 Take Away al fianco di Daniele Battaglia e Alan Caligiuri. Leotta aveva già partecipato come ospite a diverse puntate della trasmissione cantando Felicità di Albano e Romina Power, Figli delle stelle di Alan Sorrenti, Non succederà più di Claudia Mori, ha chiacchierato con gli ascoltatori, ha giocato e scommesso con i conduttori. Da lì la decisione dell’ emittente del gruppo RadioMediaset di proporle la nuova avventura davanti al microfono.

Stampa, raccolta a -8,4%

Italia Oggi
MARCO LIVI
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Seppure ancora in terreno negativo, migliora l’ andamento degli investimenti in comunicazione sulla carta stampata. Secondo i dati dell’ Osservatorio Stampa Fcp relativi al periodo gennaio-settembre 2017 la raccolta pubblicitaria del mezzo stampa in generale ha registrato infatti un calo dell’ 8,4% rispetto allo stesso periodo dell’ anno precedente raggiungendo i 665,8 milioni di euro. Una flessione meno marcata se confrontata con il periodo gennaio-agosto, chiuso con un fatturato pubblicitario giù del 9,2%. In particolare, nei primi 9 mesi dell’ anno i quotidiani nel loro complesso hanno evidenziato una flessione, con il fatturato sceso del 9,7% (a quota 411 milioni di euro) e lo spazio del 4,0%. Per quanto riguarda le singole tipologie, la commerciale nazionale ha segnato un -12,4% a fatturato e un -8,8% a spazio, la pubblicità commerciale locale un -5,6% a fatturato e un -2,2% a spazio, la legale un -12,7% a fatturato e un -12,6% a spazio. La tipologia finanziaria ha visto una diminuzione del 15,6% a fatturato e del 12,8% a spazio, mentre la classified ha ottenuto un -5,0% a fatturato e un -3,3% a spazio. In calo anche i periodici, che hanno visto arretrare il fatturato del 6,2% (pari a 244,8 milioni di euro) e lo spazio del 3,7%. I settimanali hanno segnato decremento a fatturato del 4,2% (raggiungendo quota 131 milioni di euro) e a spazio del 3,3%, i mensili hanno registrato invece un calo del 7,9% a fatturato (pari a 104,6 milioni di euro) e del 4,3% a spazio. Le altre periodicità hanno chiuso il periodo con un -12,8% a fatturato (a 9,1 milioni di euro) e un -4,0% a spazio. © Riproduzione riservata.

L’ ultima fregatura europea: le tv nuove sono già da buttare

Libero

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NINO SUNSERI Entro il 30 giugno 2022 dovremo rottamare il televisore di casa. Anche quello comprato lo scorso anno. Si salveranno solo gli acquisti più recenti. Il resto sarà tutto da buttare. A meno di non adottare un decoder: certamente meno costoso (non più di 30-40 euro) ma sicuramente poco pratico. Soprattutto per le persone anziane costrette a maneggiare diversi telecomandi. A imporre il salto di parametro è un articolo della legge finanziaria dalla incomprensibile definizione: “Uso efficiente dello spettro e transizione alla tecnologia 5G”. Facile immaginare che la rivoluzione risulterà poco gradita a tanti italiani. Non solo agli anziani. Innanzitutto perchè il precedente salto tecnologico è stato completato nel 2012 e quindi gli apparecchi sono già stati cambiati. In secondo luogo il fatto che invecchieranno di colpo anche i televisori acquistati nel 2016. A ordinare il passaggio è stata l’ Unione europea. Ha stabilito che la banda 700 dovrà essere dedicata interamente ai telefoni di ultimissima generazione. Tutte le altre trasmissioni dovranno migrare. L’ Italia si è dovuta allineare. Il processo inizierà il 1 gennaio 2020 e terminerà il 30 giugno 2022. Appena due anni e mezzo contro sei che furono concessi per migrare dall’ analogico al digitale terrestre. Il passaggio non sarà uniforme su tutto il territorio. Il calendario sarà fissato il 31 maggio. Ma non sarà il solo cambiamento. Non meno impegnativa sarà la battaglia sul telecomando. L’ assegnazione dei canali fra Rai, Mediaset e gli altri emittenti potrebbe tornare in discussione aprendo uno scenario fatto di battaglie legali tra le aziende e di confusione tra gli spettatori. Ma la strettoia maggiore verso il 2022 è l’ impossibilità per qualsiasi emittente di fare simulcast, ovverosia trasmissioni contemporanee nel vecchio e nel nuovo formato: in pratica, dall’ oggi al domani, le vecchie frequenza andranno liberate. La “coabitazione” del medesimo canale nei due sistemi, permetterebbe, come fu tra il 2004 e il 2012, di far metabolizzare agli utenti il passaggio. Questa volta sarà tutto molto più immediato. I primi canali che lasceranno le vecchie frequenze per passare alla nuova spariranno in un gran numero di case. Innanzitutto da quelle degli utenti che non avranno ancora cambiato tv o acquistato il decoder. Negli impianti centralizzati sarà necessario riconfigurare le antenne con il risultato che probabilmente, per un pò di tempo alcuni canali saranno oscurati. Esattamente come accaduto con il cambio di frequenza de La7 lo scorso anno Quindi è facile immaginare grandi disagi anche per coloro che avranno adeguato il proprio tv. Serviranno interventi probabilmente ripetuti da parte degli antennisti. Ammesso che questi, chiamati contemporanmeamente da così tanti clienti, riescano a rispondere in maniera tempestiva. Per rendere un po’ meno disagevole il passaggio è previsto un contributo pubblico per l’ acquisto delle nuove apparecchiature. Le risorse arriveranno dalla vendita alle compagnie telefoniche delle frequenze lasciate libere dalle tv. Si calcola un incasso di almeno 2,5 miliardi. Lo Stato tratterrà 1,75 miliardi. Restano 750 milioni da distribuire alle emittenti per l’ adeguamento tecnologico (600 milioni). Agli utenti finali arriveranno, presumibilmente 100 milioni divisi in quattro tranche da 25, già a partire dal 2019. Facendo un rapido calcolo si arriva a circa 25 euro per famiglia. Una mancia. riproduzione riservata.

Multicanalità: anche chi non acquista su Internet è influenzato dall’ online

Italia Oggi
ANDREA SECCHI
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«In Italia ci sono 11 milioni di persone che non fanno acquisti online eppure nelle loro scelte sono fortemente influenzate dall’ online. Un esempio? La scelta del ristorante al sabato sera, con i consigli degli amici certo, ma sempre più dopo aver letto online le recensioni. Non c’ è e-commerce, ma multicanalità». Giuliano Noci, ordinario di strategy & marketing e prorettore delegato del polo territoriale cinese del Politecnico di Milano, ha insistito ieri durante il terzo E-commerce Summit di Class Editori su quanto siano superate ormai le categorie dell’ online-offline quando si parla di acquisti, in un mondo in cui è lo smartphone il «mouse della nostra vita». Per questo mentre in passato il momento dello shopping era controllabile nel luogo e nel tempo oggi è molto più fluido: «la scorsa settimana ho comprato un laptop da 3.500 euro mentre ero in aeroporto in attesa di un taxi», ha raccontato Noci. Il marketing deve portare sempre più l’ attenzione al momento in cui si manifesta il bisogno. Perché non sappiamo come si svolgerà il percorso verso l’ acquisto». E i punti vendita fisici? Ancora importanti, secondo Noci, ma non certo con gli attuali formati: spazi di interazione, per toccare con mano i prodotti, ma non necessariamente per vendere. Allo stesso modo la marca non sarà solo simbolo ma sempre più relazione e il consumatore la sceglierà anche senza badare al prezzo. «Il mondo è cambiato: negli Usa i primi marchi del beauty nati con l’ online e il digital hanno preso il posto di quelli tradizionali», ha detto Gianluca Toniolo, travel retail director worldwide di Lvmh. «E i department store non servono più a costruire la marca come in passato, anzi sono in crisi. I brand del beauty devono essere pronti ad andare ai nativi digitali e a farlo con il loro linguaggio». Anche alcune specificità di un settore possono spingere verso la multicanalità. Per esempio in quello librario: 434 mila titoli movimentati in un anno dei quali la metà vende meno di 100 copie. Internet funziona in quest’ ambito proprio per trovare il titolo che manca sotto casa. Mondadori Retail, guidata da Pierluigi Bernasconi, affianca alle 600 librerie una serie di servizi con MyStore che vanno dalla verifica della presenza di un titolo in libreria ai consigli personalizzati grazie a una profilazione del cliente molto avanzata. Dal mobile, invece, arriva oggi il 50% dei ricavi di Dalani, lo shopping club dedicato all’ arredamento e ai complementi che oggi fattura 250 milioni di euro fra Italia ed estero. Dalani, ha spiegato il co-ceo Karim El Saket, sta ora per fare due passi importanti: lancerà uno shop, avrà quindi catalogo e magazzino, non solo le vendite flash come sinora. Inoltre a breve lancerà una linea di prodotti a marchio proprio. Per le aziende che vogliano seguire questa strada ci sono diversi strumenti a disposizione. A partire dal marketplace di Amazon, ovvero la possibilità di vendere attraverso il sito del gigante dell’ e-commerce sfruttando di fatto l’ innovazione che costruita nel tempo, ha spiegato Giulio Lampugnani, senior manager – head of Seller Services di Amazon. Sul fronte dei pagamenti c’ è poi un istituto come Banca Sella, che dal 1998, ha raccontato Alessandro Bocca responsabile e-commerce di Easy Nolo-Banca Sella, si occupa di tutto il processo dei pagamenti (end to end). Infine Niccolò Romani di Sia ha ricordato alcuni dei progressi sul fronte pagamenti che faciliteranno l’ e-commerce. Fra tutti i pagamenti digitali della p.a. (la Tari a Milano, per esempio) che avvicineranno sempre più consumatori allo strumento digitale una volta sperimentato che il più grande ostacolo al pagamento online è solo la diffidenza.

Multicanalità, così il web influenza chi non lo usa

MF
ANDREA SECCHI
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«In Italia ci sono 11 milioni di persone che non fanno acquisti online eppure nelle loro scelte sono fortemente influenzate dall’ online. Un esempio? La scelta del ristorante al sabato sera, con i consigli degli amici certo, ma sempre più dopo aver letto online le recensioni. Non c’ è e-commerce, ma multicanalità». Giuliano Noci, ordinario di strategy & marketing e prorettore delegato del polo territoriale cinese del Politecnico di Milano, ha insistito ieri durante il terzo E-commerce Summit di Class Editori su quanto siano superate ormai le categorie dell’ online-offline quando si parla di acquisti, in un mondo in cui è lo smartphone il «mouse della nostra vita». Per questo mentre in passato il momento dello shopping era controllabile nel luogo e nel tempo oggi è molto più fluido: «La scorsa settimana ho comprato un laptop da 3.500 euro mentre ero in aeroporto in attesa di un taxi», ha raccontato Noci. Il marketing deve portare sempre più l’ attenzione al momento in cui si manifesta il bisogno. Perché non sappiamo come si svolgerà il percorso verso l’ acquisto». E i punti vendita fisici? Ancora importanti, secondo Noci, ma non certo con gli attuali formati: spazi di interazione, per toccare con mano i prodotti, ma non necessariamente per vendere. Allo stesso modo la marca non sarà solo simbolo ma sempre più relazione e il consumatore la sceglierà anche senza badare al prezzo. «Il mondo è cambiato: negli Usa i primi marchi del beauty nati con l’ online e il digital hanno preso il posto di quelli tradizionali», ha detto Gianluca Toniolo, travel retail director worldwide di Lvmh. «E i department store non servono più a costruire la marca come in passato, anzi sono in crisi. I brand del beauty devono essere pronti ad andare ai nativi digitali e a farlo con il loro linguaggio». Anche alcune specificità di un settore possono spingere verso la multicanalità. Per esempio in quello librario: 434 mila titoli movimentati in un anno dei quali la metà vende meno di 100 copie. Internet funziona in quest’ ambito proprio per trovare il titolo che manca sotto casa. Mondadori Retail, guidata da Pierluigi Bernasconi, affianca alle 600 librerie una serie di servizi con MyStore che vanno dalla verifica della presenza di un titolo in libreria ai consigli personalizzati grazie a una profilazione del cliente molto avanzata. Dal mobile, invece, arriva oggi il 50% dei ricavi di Dalani, lo shopping club dedicato all’ arredamento e ai complementi che oggi fattura 250 milioni di euro fra Italia ed estero. Dalani, ha spiegato il co-ceo Karim El Saket, sta ora per fare due passi importanti: lancerà uno shop. Avrà quindi catalogo e magazzino, non solo le vendite flash come sinora. Inoltre, a breve lancerà una linea di prodotti a marchio proprio. Per le aziende che vogliano seguire questa strada ci sono diversi strumenti a disposizione. A partire dal marketplace di Amazon, ovvero la possibilità di vendere attraverso il sito del gigante dell’ e-commerce sfruttando di fatto l’ innovazione che costruita nel tempo, ha spiegato Giulio Lampugnani, senior manager – head of Seller Services di Amazon. Sul fronte dei pagamenti c’ è poi un istituto come Banca Sella, che dal 1998, ha raccontato Alessandro Bocca responsabile e-commerce di Easy Nolo-Banca Sella, si occupa di tutto il processo dei pagamenti (end to end). Infine, Niccolò Romani di Sia ha ricordato alcuni dei progressi sul fronte pagamenti che faciliteranno l’ e-commerce. Fra tutti, i pagamenti digitali della p.a. (la Tari a Milano, per esempio) che avvicineranno sempre più consumatori allo strumento digitale una volta sperimentato che il più grande ostacolo al pagamento online è solo la diffidenza. (riproduzione riservata)

Primo step entro il 31 marzo Frequenze all’ asta a settembre

Il Resto del Carlino

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ROMA IL PRIMO step verso la nuova fase del digitale è affidato all’ Autorità per le garanzie nelle comunicazioni che entro il 31 marzo 2018, quindi in tempi strettissimi, dovrà definire «le procedure per l’ assegnazione dei diritti d’ uso di frequenze radioelettriche», con lo scopo di rendere i televisori strumenti di multipla fruizione tecnologica, con una copertura il più ampia possibile del territorio nazionale, ma con una particolare attenzione all’ annoso problema delle interferenze con i Paesi confinanti, dove spesso le frequenze si sovrappongono. Il passaggio successivo sarà entro il 30 settembre del 2018, quando il Ministero dello sviluppo economico provvederà all’ assegnazione dei diritti d’ uso della delle frequenze in banda con disponibilità dal 1 luglio 2022.

Le gare su Eurosport Un canale 24 ore su 24 anche sui tablet

Corriere della Sera

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I Giochi di Pyeongchang 2018 saranno trasmessi per la prima volta da Eurosport. Due canali, uno acceso 24 ore su 24 sugli atleti italiani e le gare più importanti, grazie a una regia personalizzata, con le interviste e i collegamenti dai campi di gara e dallo studio in Corea del Sud. Lo studio live da Milano sarà punto di riferimento per il racconto della giornata e gli approfondimenti. La novità è la copertura live e on-demand: su Eurosport Player sarà possibile vedere ogni momento dei Giochi online, su mobile, tablet e tv connesse e personalizzare la propria esperienza. Più di 4.000 ore di copertura, oltre 100 eventi con 900 ore live. Fiore all’ occhiello sarà Eurosport Cube, uno studio in cui sarà protagonista la realtà aumentata. In Italia, poi, i clienti Tim avranno accesso, tramite l’ app di Eurosport, a contenuti esclusivi. Eurosport è visibile dagli abbonati Sky e Mediaset Premium. Presto si dovrebbe trovare un accordo con la Rai per i secondi diritti.

La pubblicità sulla stampa in calo dell’ 8,4% a settembre. I dati Fcp: quotidiani -9,7%, settimanali -4,2%, mensili -7,9% (TABELLA)

Prima Comunicazione

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I dati dell’ Osservatorio Stampa Fcp relativi al periodo gennaio-settembre 2017 raffrontati con i corrispettivi 2016. Il fatturato pubblicitario del mezzo stampa in generale registra un calo del -8,4% . Lo dicono i dati dell’ Osservatorio Stampa Fcp (xls) . In particolare i quotidiani nel loro complesso registrano un andamento negativo sia a fatturato -9,7% che a spazio -4,0%. Le singole tipologie segnano rispettivamente: La tipologia Commerciale nazionale ha evidenziato -12,4% a fatturato e -8,8% a spazio. La pubblicità Commerciale locale -5,6% a fatturato e -2,2% a spazio. La tipologia Legale ha segnato -12,7% a fatturato e -12,6% a spazio. La tipologia Finanziaria ha segnato -15,6% a fatturato e -12,8% a spazio La tipologia Classified ha segnato -5,0% a fatturato e -3,3% a spazio. I periodici segnano un calo sia a fatturato del -6,2% che a spazio del -3,7%. I settimanali registrano un andamento negativo sia a fatturato del -4,2% che a spazio del -3,3%. I mensili segnano un calo a fatturato -7,9% e a spazio -4,3%. Le altre periodicità registrano -12,8% a fatturato e -4,0% a spazio. – Leggi o scarica i dati dell’ Osservatorio Stampa Fcp di settembre 2017 (xls)

Premio di giornalismo per il compleanno del Circolo Posillipo

Il Roma

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Il Circolo Nautico Posillipo, in occasione del suo 92esimo anniversario, promuove il Premio di Giornalismo ” Posillipo, cultura del mare ” con il patrocinio della Regione Campania, del Comune di Napoli e dell’ Ordine Nazionale dei Giornalisti, allo scopo di sensibilizzare sempre più gli Enti e la Società napoletana e campana alla valorizzazione della risorsa mare nei molteplici aspetti che presenta, segnatamente per Napoli, la Campania e tutto il Tirreno meridionale. . Il Comitato organizzatore del Premio 8 composto da Vincenzo Semeraro, presidente, Filippo Parisio, Filippo Smaldone, Enrico Deuringer, Massimo Falco e Massimo Lo Iacono. La Giuria del Premio 8 composta da Silvana Lautieri, presidente, Mirella Armiero, Ermanno Corsi, Ernesto Mazzetti, Massimo Milone e Armi da Parisi. Il Premio si articola nelle seguenti sezioni: quotidiani e periodici cartacei; testate radiofoniche e televisive; testate on-line (regolarmente registrate). Per informazioni e contatti: 337843227. La premiazione avrà luogo nel mese di giugno 2018 al Circolo Nautico Posillipo.


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