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Rassegna Stampa del 17/09/2017

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Non più solo Papa e Chiesa, la tv dei vescovi si apre alla politica

Il governo prepara l’ addio all’ esclusiva della Siae

Le “fughe di notizie” non sono tutte uguali

Non più solo Papa e Chiesa, la tv dei vescovi si apre alla politica

Il Giornale
Serena Sartini
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Roma Tv 2000, la televisione dei vescovi, cambia pelle. Già da qualche anno, l’ emittente che fa capo alla Conferenza episcopale italiana ha subìto una vera e propria rivoluzione: non più chiusa all’ informazione ecclesiale, ma aperta alle questioni sociali, economiche e politiche dei giorni d’ oggi. Un cambiamento di mentalità partito con i due direttori nominati all’ indomani dell’ elezione di Papa Francesco, dopo l’ improvviso licenziamento di Dino Boffo. Paolo Ruffini, direttore di rete, e Lucio Brunelli, direttore dell’ informazione. L’ ultimo caso simbolo di un cambiamento editoriale è l’ intervista realizzata da Tg2000 al ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, sul tema dello ius soli. Una intervista che è stata ripresa dai principali quotidiani italiani, sintomo che la tv dei vescovi «fa notizia». «Il rinvio del Senato sullo ius soli è certamente un atto di paura grave», ha sottolineato il ministro. Non solo Papa e Chiesa, dunque. «Facciamo i giornalisti, stiamo sulla notizia, e sugli argomenti più caldi dell’ agenda del Paese», fanno notare dall’ emittente di via Aurelia. «Nessuna linea politica, nessuna intenzione di orientare il nostro pubblico», riferiscono, sottolineando che la scelta degli ospiti è trasversale. Prova ne è una intervista a Ingrid Betancourt, la politica colombiana, tenuta prigioniera per sei anni dalle Farc. Fondatrice del partito di centrosinistra, ha sostenuto campagne sui preservativi e su temi etici in controtendenza rispetto alla chiesa. Ma ciò non ha impedito alla tv dei vescovi di ospitare la donna a conclusione della visita di Papa Francesco in Colombia. Proprio all’ emittente della Cei ha raccontato la sua conversione e l’ esperienza del perdono. Due giorni fa l’ intervista a Delrio. Certamente il tema dei migranti è un tema di particolare attenzione da parte della televisione dei vescovi, argomento a cui tiene molto anche Papa Francesco. «Considero normale per un tg che si occupa delle notizie del giorno ha detto al Giornale Lucio Brunelli – intervistare anche esponenti politici o cariche istituzionali. Questo ovviamente non significa condividere ogni loro parola o sposare la linea politica dell’ intervistato. Ma aiutare il pubblico a farsi una idea più chiara e motivata delle diverse posizioni su materie importanti. Certo abbiamo il nostro sguardo sulla realtà, e i nostri principi mi sembrano chiari su questioni che riguardano il bene comune. Il tg di Tv2000 si è sempre caratterizzato per un approccio di servizio. Non amiamo i pastoni e la politica di palazzo ha uno spazio ridotto rispetto ad altri telegiornali. Dico spesso sorridendo, ma non è solo una battuta, che abbiamo l’ editore più libero che si possa avere». Tra le ultime interviste anche il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, quello della Difesa, Roberta Pinotti, l’ ex premier Romano Prodi, il deputato del M5s e presidente della Commissione di Vigilanza Rai, Roberto Fico, la sindaca di Roma, Virginia Raggi. Paolo Ruffini, ex direttore di Rai3 e successivamente al comando di La7, nipote del cardinale Ernesto Ruffini (che fu arcivescovo di Palermo), ha studiato all’ Istituto dei gesuiti Massimiliano Massimo a Roma. Da sempre legato alle tematiche religiose. Ancora più addentro ai temi vaticani è Lucio Brunelli, ex vaticanista del Tg2, amico intimo di Papa Bergoglio, già prima della sua elezione. Inizia la sua carriera giornalistica nel mensile cattolico 30 Giorni di Giulio Andreotti, vicino a Comunione e Liberazione. Fu proprio lui a svelare i voti segreti del Conclave del 2005 che vide eletto Joseph Ratzinger e da cui emerse che il contendente del Papa tedesco era il gesuita Bergoglio, eletto poi otto anni dopo.

Il governo prepara l’ addio all’ esclusiva della Siae

Il Sole 24 Ore
Andrea BionFrancesco Prisco
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L’ esclusiva Siae ha i giorni contati. Dall’ 1 gennaio 2018 in Italia potranno nascere nuove agenzie di collecting del diritto d’ autore, purché risultino enti non a scopo di lucro. E in più l’ attività di intermediazione si aprirà agli organismi di gestione collettiva (Ogc) degli altri Stati membri della Ue, mentre le entità di gestione indipendente (Egi) come la Soundreef potranno continuare a operare su suolo nazionale, a patto che stringano precisi accordi con una Ogc o, addirittura, si associno a essa. Una piccola grande rivoluzione è alle porte nel campo del diritto d’ autore. Il ministero dei Beni culturali inserirà in legge di bilancio una proposta di modifica del decreto legislativo 15 marzo 2017 n. 35 che recepisce la direttiva Barnier e, insieme, dell’ articolo 180 della legge 633 del 22 aprile 1941, ossia quello in cui sta scritto che «l’ attività di intermediario è riservata in via esclusiva alla Società italiana degli autori ed editori». Il tema è legato al recepimento della Direttiva 2014/26/Ue sulla liberalizzazione del diritto d’ autore. Un recepimento a lungo atteso e dibattuto in Parlamento e sui giornali, quest’ anno arrivato e subito oggetto di una delicata trattativa tra Roma e Bruxelles, avendo quest’ ultima chiesto modifiche alla prima impostazione che, attraverso il Dlgs 35, aveva inteso dare il ministro Dario Franceschini. L’ Italia – occorre ricordarlo – a marzo aveva recepito la Barnier conservando l’ esclusiva Siae su suolo nazionale ma offrendo agli aventi diritto la possibilità di affidare la gestione a collecting society di altri Stati membri. Uno sforzo non ancora sufficiente, secondo la Direzione generale sul digitale della Commissione europea che già alla vigilia del Dlgs (8 febbraio) scriveva all’ Italia ponendo sul tavolo una serie di osservazioni. Il negoziato con Bruxelles si è sbloccato lo scorso 5 settembre, quando Franceschini al Festival del cinema di Venezia ha incontrato la commissaria europea per l’ economia digitale Mariya Gabriel, sottoponendole una revisione completa della disciplina italiana: «Le società di collecting – recita la nota Mibact diffusa dopo l’ incontro – devono essere senza scopo di lucro e/o controllate dai propri associati autori ed editori; non devono operare alcuna discriminazione nei confronti dei titolari di diritti, sia gestiti direttamente che attraverso accordi di rappresentanza; devono pubblicare bilancio d’ esercizio, relazione di trasparenza, condizioni di adesione e tariffe; devono essere in grado di concedere licenze multiterritoriali, ovvero strumento di one stop shop di offerta legale di contenuti. Gli organismi di gestione collettiva devono quindi fondarsi e operare sulla base di criteri oggettivi, trasparenti e non discriminatori». Detto questo, rientra fra le possibilità, per esempio, anche quella di avere organismi, non a scopo di lucro, espressione di autori ed editori di un determinato genere. Anche Ogc di altri Stati Ue – le più attrezzate sono la francese Sacem e la tedesca Gema – potrebbero teoricamente candidarsi a fare da intermediari in Italia. Le Egi, dal canto loro, per operare su suolo nazionale dovranno stringere accordi con Ogc oppure associarsi a esse. Vale per Soundreef, ma anche per i giganti d’ Oltreoceano come la potentissima Sesac, controllata dal fondo Blackstone. Con l’ Italia del diritto d’ autore che, da monopolio, diventerebbe riserva di caccia.

Le “fughe di notizie” non sono tutte uguali

Il Fatto Quotidiano
Fq
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Quando Marco Lillo ha pubblicato la telefonata di Matteo Renzi con il padre nel suo libro Di Padre in figlio (Paper First), non è passato molto tempo prima che la Procura di Napoli disponesse la perquisizione negli uffici del Fatto e nelle abitazioni del suo vicedirettore. Non è erto l’ unica notizia segreta finita sui giornali nella vicenda Consip. Il Fatto ha pubblicato (e continuerà a pubblicare) notizie coperte da segreto, come fanno tutti i giornali del mondo. Ma pare che esistano rivelazioni di segreti più fastidiose di altre. Non risulta – e meno male – che sia stato aperto un fascicolo dopo che i principali quotidiani (Corriere, Repubblica e Messaggero) hanno pubblicato il contenuto dell’ audizione top secret del procuratore di Modena Lucia Musti davanti alla prima commissione del Csm. La Musti ha raccontato che il maggiore Gianpaolo Scafarto (indagatoper falso e rivelazione di segreto) le aveva annunciato che “scoppierà un casino. Arriviamo a Renzi”. Quell’ audizione è stata trasmessa dal Csm alla Procura di Roma: nei giorni di questo passaggio le parole del pm modenese sono finite sui giornali, come spesso avviene quando gli atti sono in due uffici diversi. È andata differentemente per Marco Lillo che invece – dopo lo scoop del dicembre 2016 sull’ inchiesta in cui era coinvolto anche il ministro Luca Lotti assieme ai vertici dell’ Arma dei carabinieri – è subito finito nel registro degli indagati. A Lillo non era stato notificato alcun atto dalla Procura di Roma quando l’ Ansa alle 11.51 del 18 maggio scorso batté una precisazione, che parve violare il segreto sul registro: “Nessuna iscrizione del giornalista Lillo per violazione del segreto d’ ufficio. Lo si apprende dalla Procura di Roma. Per violazione del segreto d’ ufficio piazzale Clodio procede contro ignoti. Riserbo, invece, degli inquirenti sull’ iscrizione del giornalista per l’ altra ipotesi di reato configurata: pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale”. Altre”fughe di notizie” nell’ indagine Consip hanno interessato poco gli inquirenti. Il verbale del dicembre 2016 di Luigi Marroni, ex ad di Consip, per esempio, è stato pubblicato il pomeriggio del 2 marzo sul sito dell’ Espresso. Il giorno dopo, il 3 marzo, è stata Repubblica a riportare per prima parti dell’ informativa del 9 gennaio, quella consegnata alla Procura di Napoli che poi i pm di Roma scopriranno essere stata manomessa in alcune delle sue parti da Scafarto. Repubblica titolava: “L’ ombra dei servizi nella rete di Romeo”, mentre nella cronaca di Napoli puntava su “Romeo, quell’ incontro con gli 007”, scrivendo appunto della presenza dei Servizi segreti nell’ inchiesta. Solo nei giorni successivi anche Il Fatto – che come gli altri giornali non poteva immaginare i falsi – dava conto dell’ informativa. Anche la notizia del pm di Napoli Henry John Woodcock indagato per rivelazione di segreto d’ ufficio insieme alla conduttrice di Chi l’ ha visto? Federica Sciarelli era stata pubblicata sul corriere.it il 26 giugno scorso. Woodcock è accusato di aver riferito notizie dell’ inchiesta Consip a Lillo, che ha sempre smentito la circostanza. In quel caso l’ ipotesi di rivelazione di segreto era già stata notificata nell’ invito a comparire al magistrato napoletano, quindi non era più segreta. Ma non è accaduto lo stesso per il secondo reato contestato: il falso, che nell’ invito a comparire non c’ era. La seconda accusa è stata contestata dai pm al collega napoletano solo nel corso dell’ interrogatorio. Un atto dovuto, si dice oggi. E non certo pubblico. Che però ieri è finito su alcuni giornali, a due giorni dalle audizioni decisive al Csm sul destino di Woodcock. Notizia fuggita dalla Procura? Dal Csm? Dagli avvocati del pm? Le fonti dei nostri colleghi sono segrete. Come le nostre.


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