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Rassegna Stampa del 12/08/2017

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L’abusivismo edilizio di Joe non trova pace. Realizza ecomostri e si aspetta promozioni

L’ informazione liquida regno delle bufale

Mediaset rimescola le sue carte

Corriere di Torino, Cairo ancora in cerca del direttore

Elkann, secondo azionista di Gedi

Murdoch, rosso da 429 milioni per colpa dei giornali inglesi

In rosso Saipem, Rcs e Tenaris Frenano Unipol, Eni e Generali

La rete non filtra l’ informazione liquida, dove nuotano le fake news

L’abusivismo edilizio di Joe non trova pace. Realizza ecomostri e si aspetta promozioni

Il Foglio

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iornali. Lo Stato soccombe a Licata, il comune caccia Angelo Cambiano, il sindaco anti-abusivi, ma anche gli editori delle più autorevoli testate devono capitolare e accettare le superfetazioni insanabili edificate dalle prime firme. Non solo a Licata, abusivismo anche nei giornali. E’ così che Urbano Cairo, proprietario del Corriere della Sera e, ahilui, anche di 7, il settimanale diretto da Servegnini pur alla guida di una rombante ruspa, si vede costretto a far buon viso alla veranda abusiva che Joe, si piazza sulla frezza bianca e la frangetta bianca da suora laica. Non solo a Licata, abusivismo anche nei giornali. Joe, si sa, è di sfrenata fantasia e si dà alla muratoria. Una ne fa, cento ne pensa. Costringe Antonio D’Orrico cala – brese, e dunque pratico di abusi edilizi a seguirlo con una betoniera. Realizza ecomostri e pretende che la pubblicità dei grandi marchi, quella faticosamente raccolta da Cairo, sia esposta sulla sua crinuta balconata dove non solo abusa di cemento armato, ma eccede anche in gel ed extension rischiando un effetto Rod Stewart (vero, Irene?) ma in versione villa Arzilla. Cairo comunque dà gas alla ruspa e freme. Non solo a Licata, abusivismo anche nei giornali. Pur assediato dagli inserzionisti infuriati che non vogliono saperne dello sfondo horror sale e pepe, Servegnini s’im – punta per esibire la réclame anche sulle spalline del suo proverbiale impermeabile, come fosse Valentino Rossi sul podio, con la tuta tutta marchiata. E Cairo, schiumando non poco, da gas alla ruspa e freme. Non solo a Licata, abusivismo anche nei giornali. Joe si mette il manifesto di Chanel n. 5 sul bavero destro del soprabito, quindi si stampiglia lo slogan di Svelto sul bavero sinistro, mentre sulla cintura proverbial – mente annodata, va da sé, con noncuranza appende tutte le promozioni di Sky e i cataloghi dei collezionisti di soldatini, e anche quelli dei velieri, e poi ancora quattro o cinque Calippo al sapore di zucchina hawaiana. Cairo, facendo ruggire la ruspa, si commuove pensando a Sandro Mayer. Non solo a Licata, abusivismo anche nei giornali. Per carità di Patria non si dice cosa va a mettere Joe sulla tavernetta ricavata dal proprio mascellone semovente, con uso di cucina. Gli inserzionisti nel frattempo hanno stracciato tutti i contratti nessuno può avallare un’illegalità edilizia ma da provetto uomo-sandwich qual è, Servegnini, va oltre. Cairo, proprio fuori di sé, va a cercarsi una seconda ruspa. Non solo a Licata, abusivismo anche nei giornali. Joe, indomito, si fa tatuare sul torace prontamente denudato nell’uno/due coll’impermeabile il logo di Banca Etruria; sul gluteo destro, le antiche insegne del Palio di Siena, così da far contento il ministro dello Sport Luca Lotti, sul gluteo sinistro, invece, mostra la Effe a tutti nota. Più che la ruspa, a questo punto, la glicerina (in supposta). Non solo a Licata, abusivismo anche nei giornali. L’abusivismo edilizio di Joe non trova pace. Nottetempo entra nelle stanze della redazione e, con la busta da muratore in testa, trascinando una carriola carica di profilati, impone ai suoi redattori (vero, Irene?) di ristrutturare l’area desk in un open space intervallato da postazioni a forma di Effe, ovvero, la sigla editoriale che pubblica il libro di LUI. Non solo a Licata, abusivismo anche nei giornali. Non pago degli stravolgimenti interni, Joe manco fosse Il Grande Architetto dell’Universo, mani inguantate e cappuccio nero in testa sempre nottetempo, si aggira per via Solferino armato di maglio e cazzuola. Cairo, per non sbagliare, da gas alla ruspa e freme. Non solo a Licata, abusivismo anche nei giornali. Sapiente di squadra e compasso, Joe prende possesso di Largo Treves e lì, Alla Gloria Del Grande Architetto dell’Universo, non senza avere prima scavato le prigioni di abisso al vizio, edifica il monumento alla Virtù e così smentire una volta per tutte Ferruccio de Bortoli e tutti i suoi odori di chissà che. Cairo comunque da gas alla ruspa e freme. Non solo a Licata, abusivismo anche nei giornali. Servegnini si dà alla muratoria, solo che con la luce del giorno il monumento è un altro. Non è l’attesa effigie di Licio Gelli, quella del granito scolpito, bensì Pietro Pacciani. Cairo avanza con la ruspa e De Bortoli, novello Franti, sciagurato qual è, sorride.

L’ informazione liquida regno delle bufale

Italia Oggi
* DELEGATO ITALIANO ALLA PROPRIETÀ INTELLETTUALE
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Torno sul tema delle «fake news» perché due lettori da Roma, sfidando il caldo africano di questi giorni nella capitale, mi chiedono di meglio precisare il concetto di «informazione liquida» che ho usato nella rubrica della scorsa settimana. L’ informazione «liquida» è quella dei social sulla rete: spontanea e non certificata che scardina totalmente la gerarchia tradizionale dei mezzi e dove la condivisione finisce per essere il sostituto della verifica delle notizie. In questo senso l’ informazione è «liquida» perché contrapposta a quella «solida» dove è possibile in maniera chiara e trasparente la verifica almeno delle fonti delle notizie. L’ informazione liquida si autoalimenta (è self-fulfilling, come si dice in rete) e cresce a ondate, a cerchi concentrici sempre più vasti proprio come accade quando un solido colpisce un liquido. L’ informazione liquida è poi soprattutto il regno delle fake news, termine che da noi si può tradurre con il prosaico «bufale». Fake news che, peraltro, non vanno assolutamente sottovalutate perché dall’ elezione di Trump in avanti sembrano dominare tutte le contese elettorali in ogni parte del mondo. Per esempio, le elezioni presidenziali in Kenya di questa settimana sono state caratterizzate, oltre che, purtroppo, dalle consuete violenze, da un numero incredibile di fake news provenienti dall’ uno e dall’ altro campo (si dice che il presidente uscente e rieletto Kenyatta abbia assunto Cambridge Analytica, la società di Big-data che ha lavorato per la campagna di Trump. *** Va segnalata con particolare interesse la sentenza della Corte di cassazione numero 18633 depositata il 27 luglio perché fissa un punto definitivo, almeno nel nostro ordinamento, su una vexata (e travagliata) quaestio: quando un format televisivo è protetto dal diritto d’ autore? La Corte, esaminando un caso che faceva riferimento a una serie televisiva di buon successo (Amore criminale, trasmesso dalla Rai), ha stabilito che perché la protezione del diritto d’ autore sia possibile per un programma tv è necessario che questi sia qualificabile come «opera dell’ ingegno» e quindi presenti una struttura ben definita, e ripetibile, costituita da un titolo, un canovaccio, un apparato scenico e personaggi fissi. La Corte in questo fa esplicitamente riferimento alle indicazioni fornite dalla Siae nel bollettino ufficiale 66/1994 che parla di «una struttura programmatica dotata di un grado minimo di elaborazione creativa e struttura ben definita».

Mediaset rimescola le sue carte

Italia Oggi
CLAUDIO PLAZZOTTA
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Ci sono due pilastri dei palinsesti Mediaset attorno ai quali, nelle ultime settimane, si è venuto a creare un certo nervosismo: Barbara D’ Urso e Maurizio Belpietro. Per la regina dei pomeriggi del Biscione bisogna fare un passo indietro e tornare al dicembre 2016. La D’ Urso, da anni, è grande amica di Luna Berlusconi, figlia di Paolo (il fratello di Silvio Berlusconi) e attiva nella produzione di programmi tv attraverso la sua Due B srl. Nel mondo dello spettacolo, da tempo, corre quella che la stessa Luna Berlusconi liquida come una leggenda metropolitana, ovvero che la D’ Urso sia sua socia: «No, Barbara è solo una grande amica che mi dà anche consigli visto che è un pilastro della televisione italiana e ha tanta esperienza». La Due B, peraltro, per un paio di anni, tra il 2014 e il 2015, produce una serie di non memorabili programmi per le tv di Mediaset. Poi, però, nel 2016, realizza il format Riccanza (una sorta di docu-fiction su giovani italiani ricchi, o presunti tali, e annoiati) che, a fine novembre, va in onda su Mtv, canale esclusivo della piattaforma Sky. Ovvero, i grandi nemici di Cologno Monzese. In virtù della grande amicizia che lega Luna Berlusconi e Barbara D’ Urso, è probabile che a qualcuno, dalle parti degli studi Mediaset, siano scappate le cose di mano: nei programmi del pomeriggio di Canale 5 e a Domenica Live la D’ Urso parla spesso di Riccanza e ospita i suoi protagonisti. Ai piani alti del Biscione la cosa non sta bene: non si può tirare la volata a un brand di Sky, anche se lo produce Luna Berlusconi. E in dicembre scatta un cazziatone generale, con minaccia di azzerare tutta la squadra che lavora con la D’ Urso. Poi il nervosismo rientra. Ma qualcosa, nei rapporti tra il management di Mediaset e il team della D’ Urso, si incrina. Non accade più nulla di ufficiale. Però si possono mettere in fila una serie di segnali successivi: per esempio Marco Durante, numero uno della agenzia La Presse che cura, tra le altre cose, anche l’ immagine di Barbara D’ Urso, si dimette lo scorso aprile da consigliere di amministrazione della Due B srl di Luna Berlusconi (al suo posto è stato nominato come nuovo consigliere Andrea Favari). In maggio, al compleanno per i 60 anni di Barbara D’ Urso, non si presenta Silvio Berlusconi. Il quale, invece, partecipa, in giugno, alla festa a casa di Federica Panicucci organizzata per la fine della stagione di Mattino 5. E gli osservatori del mondo Mediaset danno importanza a questi piccoli dettagli. Seguono pure indiscrezioni circa l’ arrivo dell’ Arena di Massimo Giletti alla domenica su Canale 5, con un format che potrebbe togliere spazio alla D’ Urso. Poi l’ Arena va su La7, ma ecco girare nuovi spifferi sul fatto che nella stagione 2018-2019 (ovvero, tra un anno), la domenica pomeriggio di Canale 5 potrebbe non essere più una riserva di caccia esclusiva di Barbara D’ Urso, ma da condividere con la premiata ditta Maurizio Costanzo-Maria De Filippi. Insomma, il regno della D’ Urso è messo in discussione. E lei, si scrive da più parti, potrebbe avere ambizioni di produttrice di fiction insieme con Marco Durante de La Presse (che però smentisce formalmente a ItaliaOggi). Intanto Luna Berlusconi chiude un esercizio 2016 di Due B srl con un valore della produzione per 1,8 milioni di euro (2,3 mln nel 2015), debiti per 2,5 milioni (1,1 mln nel 2015), perdite per 330 mila euro (rosso di 55 mila euro nel 2015) e un patrimonio netto in negativo (-142 mila euro) da ricostituire attraverso l’ utilizzo di 200 mila euro già versati in precedenza dalla stessa Luna Berlusconi come finanziamento infruttifero alla società di cui è socia unica, amministratore delegato e presidente. L’ altro pilastro di Mediaset, come anticipato, è Maurizio Belpietro. Il giornalista, direttore del quotidiano La Verità, ha trasformato il programma Dalla vostra parte, su Rete 4, in un format molto connotato. Nonostante i buoni ascolti, però, la trasmissione è stata chiusa prima del tempo e dal 12 giugno il taglio è cambiato, con Dalla vostra parte-Le storie condotto dal giornalista Marcello Vinonuovo. Nei corridoi di Cologno Monzese continua a girare insistentemente la voce che anche in autunno Belpietro non sarà in onda, poiché (senza tirare in ballo Matteo Renzi e i suoi presunti diktat contro Giletti e Belpietro) la linea editoriale impostata dai vertici Mediaset spinge verso un programma dai toni meno aspri in generale, e più morbidi in particolare verso gli immigrati. Belpietro, tuttavia, contattato da ItaliaOggi, fa sapere che «a me il 28 luglio hanno comunicato che devo ricominciare il 28 agosto». © Riproduzione riservata.

Corriere di Torino, Cairo ancora in cerca del direttore

Italia Oggi
MARCO A. CAPISANI
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Chi va piano va sano e lontano: proverbio che nel caso di Urbano Cairo significa arrivare fino in Piemonte e riuscire a lanciare il Corriere di Torino, nuovo dorso locale del Corriere della Sera, assieme a contenuti creati ad hoc per la Gazzetta dello Sport. Per questo l’ editore originario di Alessandria ha vagliato a lungo il progetto che dovrebbe partire in autunno (forse già da ottobre), anche se adesso lo riprenderà in mano a fine agosto. Al momento, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, c’ è solo il numero zero del Corriere di Torino. Non è stato scelto il responsabile dell’ edizione ma molti nomi sono stati fatti, da Umberto La Rocca (ex direttore del Secolo XIX) a Ettore Boffano (vicedirettore del Fatto Quotidiano), dal capocronaca a Torino della Stampa Luca Ferrua a Paolo Griseri. Da capire c’ è soprattutto se le previsioni di ricavi e costi sono attendibili e prudenti, per questo Cairo procede con attenzione. Per esempio, per quanto riguarda il fatturato, bisogna stimare la possibile raccolta pubblicitaria e i ricavi da vendite, considerando la concorrenza per il Corsera della Stampa, del più popolare CronacaQui e per la Gazzetta di TuttoSport. Non è escluso poi il coinvolgimento di partner e c’ è da costituire la redazione, magari attingendo ad altre edizioni locali del Corriere della Sera.

Elkann, secondo azionista di Gedi

Italia Oggi
MARCO A. CAPISANI
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Exor guidata da John Elkann è diventata il secondo azionista di Gedi, il nuovo gruppo editoriale che riunisce Repubblica, Stampa, Secolo XIX e giornali locali Finegil. La cassaforte della famiglia Agnelli è salita di recente fino al 5,6% mentre Cir della famiglia De Benedetti è saldamente al 43,4%, Carlo Perrone sotto il 5% e Jacaranda Caracciolo Falck al 5,1%. Exor sta continuando a comprare quote ed è successo anche ieri: è partita dal 4,26% di azioni dopo che Fca ha girato pro quota ai suoi soci (Exor compresa) il 14,63% in portafoglio post fusione col gruppo L’ Espresso. Quindi, sondando gli altri azionisti Fca, per l’ a.d. e presidente di Exor c’ è ancora la possibilità di comprare e crescere. Elkann, che è anche presidente dell’ ex gruppo Fiat, aveva già dichiarato ad aprile (nella lettera agli azionisti di Exor, inviata come d’ abitudine prima dell’ assemblea della holding per l’ approvazione del bilancio, vedere ItaliaOggi del 6/4/2017) che la holding sarebbe diventata il «secondo più grande azionista» di Gedi. Adesso ha mantenuto la promessa ma resta da capire se si accontenterà di esserlo con una quota vicina all’ attuale o meno. A distanziarlo infatti dalla figlia adottiva di Carlo Caracciolo, fondatore del gruppo L’ Espresso, non c’ è un margine significativo e in aggiunta anche Perrone, storico editore del Secolo XIX, è dato in salita. La questione non sembra essere quella di una scalata a Gedi né tantomeno di una competizione tra i soci minori, però Elkann potrebbe preferire giocare il suo ruolo di secondo azionista nel Gruppo Editoriale (da cui Gedi) con alle spalle una quota più importante, giusto per «sostenere e rafforzare la società nel lungo termine», come ha sottolineato egli stesso. Nel cda guidato dall’ a.d. Monica Mondardini e presieduto da Marco De Benedetti (figlio dell’ ingegnere Carlo De Benedetti), peraltro, ci è già entrato in veste di consigliere a inizio giugno scorso, insieme a Perrone. Indiscrezioni di stampa hanno ipotizzato in passato che Elkann possa raggiungersi e fermarsi sulla soglia del 10%. Ieri il titolo Gedi ha chiuso la giornata in Borsa a -2,43% a 0,722 euro.

Murdoch, rosso da 429 milioni per colpa dei giornali inglesi

La Stampa
R.E.
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I giornali inglesi e australiani portano giù in conti di Rupert Murdoch. News Corp, il gruppo del magnate, ha infatti chiuso il quarto trimestre fiscale (terminato a fine giugno) con una perdita di 429 milioni di dollari (74 centesimi ad azione) contro un utile netto di 89 milioni (15 centesimi) registrato nello stesso periodo del 2016. Al netto di voci non ricorrenti, il gruppo di Rupert Murdoch, che pubblica tra l’ altro il Wall Street Journal, ha riportato un utile per azione di 11 centesimi, leggermente superiore alla stima media di 10 cent avanzata dagli analisti. I ricavi sono calati del 7% a 2,08 miliardi di dollari, sotto la stima media di 2,11 miliardi. A pesare sui conti, oltre al calo di abbonati e delle entrate pubblicitarie, hanno influito le oscillazioni valutarie e alcune svalutazioni su attività in Australia e Gran Bretagna, soprattutto, come detto, quelli della carta stampata. Utile netto migliore delle aspettative, invece, per l’ altro gigante di Murdoch, 21st Century Fox: utili netti attribuibili ai soci del gruppo per 476 milioni di dollari, in calo del 16% circa dai 567 milioni dello stesso periodo dell’ anno precedente. L’ azienda ha inoltre spiegato che resta ancora aperta la partita per prendere il controllo della britannica Sky. Ricordando di avere ricevuto i via libera delle autorità competenti di vari Paesi tra cui quello italiano, 21st Century Fox ha sottolineato come ancora manchi il semaforo verde del Regno Unito. In una nota a commento dei conti, Rupert Murdoch e i figlio Lachlan nelle vesti di presidenti esecutivi di 21st Century Fox hanno spiegato che l’ anno fiscale 2017 è stato «forte».

In rosso Saipem, Rcs e Tenaris Frenano Unipol, Eni e Generali

La Stampa

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Piazza Affari chiude la seduta in calo con l’ indice Ftse Mib che cede l’ 1,5% a 21.354 punti, in linea con il resto dei listini del Vecchio Continente. Anche la Borsa di Milano risente dello scontro tra Usa e Corea del Nord. Lo spread tra Btp e Bund ha chiuso a 164 punti base. In fondo al listino Saipem che cede il 3,5%. Scivolano anche Ferrari, Exor ed Ubi (-2,9%), Stm e Tenaris (-2,7%). Giù anche i titoli finanziari con Mediobanca che perde il 2,2%, Unipolsai (-2,3%), Unipol (-2,2%), Generali e Banco Bpm (-1,8%). Ad appesantire Piazza Affari anche i titoli legati al petrolio con Italgas che cede il 2,1%, Eni (-1,4%), Snam (-1,2%). Male anche Mediaset (-2%), Leonardo (-1,5%) e Telecom (-1,4%). Deboli perdite per Moncler (-0,1%), Luxottica e Poste (-0,6%). Nell’ editoria Rcs cede il 3% e Cairo il 2,21%.

La rete non filtra l’ informazione liquida, dove nuotano le fake news

Milano Finanza

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Torno sul tema delle fake news perché due lettori da Roma, sfidando il caldo africano di questi giorni nella capitale, mi chiedono di precisare meglio il concetto di «informazione liquida» che ho usato nella «Rubrica» della scorsa settimana. L’ informazione «liquida» è quella dei social sulla Rete: spontanea e non certificata che scardina totalmente la gerarchia tradizionale dei mezzi e dove la condivisione finisce per essere il sostituto della verifica delle notizie. In questo senso l’ informazione è «liquida» perché contrapposta a quella «solida» dove è possibile in maniera chiara e trasparente la verifica almeno delle fonti delle notizie. L’ informazione liquida si autoalimenta (è self – fulfilling come si dice in Rete) e cresce a ondate, a cerchi concentrici sempre più vasti proprio come accade quando un solido colpisce un liquido. L’ informazione liquida è poi soprattutto il regno delle fake news, termine che da noi si può tradurre con il prosaico bufale. Fake news che, peraltro, non vanno assolutamente sottovalutate perché dall’ elezione di Trump in avanti sembrano dominare tutte le contese elettorali in ogni parte del Mondo. Ad esempio, le elezioni Presidenziali in Kenia di questa settimana sono state caratterizzate, oltre che – purtroppo – dalle consuete violenze, da un numero incredibile di fake news provenienti dall’ uno e dall’ altro campo (si dice che il presidente uscente e rieletto Kenyatta abbia assunto Cambridge Analytica la società di Big-data che ha lavorato per la campagna di Trump). Va segnalata con particolare interesse la sentenza della Corte di cassazione numero 18633 depositata il 27 luglio perché fissa un punto definitivo, almeno nel nostro ordinamento, su una vexata (e travagliata) quaestio: quando un format televisivo è protetto dal diritto d’ autore? La Corte, esaminando un caso che faceva riferimento a una serie televisiva di buon successo (Amore criminale, trasmesso dalla Rai), ha stabilito che perché la protezione del diritto d’ autore sia possibile per un programma tv è necessario che questi sia qualificabile come «opera dell’ ingegno» e quindi presenti una struttura ben definita – e ripetibile – costituita da un titolo, un canovaccio, un apparato scenico e personaggi fissi. La Corte in questo fa esplicitamente riferimento alle indicazioni fornite da Siae nel bollettino ufficiale 66/1994 che parla di «una struttura programmatica dotata di un grado minimo di elaborazione creativa e struttura ben definita».


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