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Rassegna Stampa del 11/08/2017

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Indice Articoli

Chessidice in viale dell’ Editoria

Facebook presenta la sua tv: Watch Sfida a YouTube a colpi di format

Fox News, effetto Trump sui conti

Teen Vogue, non solo gossip

Mediaset, 155 milioni sulle radio

Registrato sul mercato un calo maggiore di quanto previsto dagli studi. Il Sole 24 Ore aggiorna il Piano industriale 2017-2020: nel medio periodo a parità di perimetro confermati i risultati

Per l’ authority francese ci sono troppi bianchi in tv

Manifatturiero e terziario trainano l’ Italia

Harper Collins, nuove strategie

«Io, editore gastronomico, narro l’ antifrivolezza del cibo»

Chessidice in viale dell’ Editoria

Italia Oggi

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Charter Communication, i francesi di Altice preparano una proposta di acquisto. La francese Altice vuole crescere sul mercato americano e punta a Charter Communication, numero due del settore via cavo dopo At&t. Secondo indiscrezioni del Financial Times, Altice sta valutando la possibilità di mettere sul piatto di 185 miliardi di dollari (più di 157 miliardi di euro). Comunque, il colosso controllato dal miliardario Patrick Drahi non si è ancora fatto avanti ufficialmente. Se lo farà, sfiderà Sprint della giapponese SoftBank, che ha già espresso interesse per Charter, nella quale il miliardario John Malone detiene una quota del 21%. Charter non ha espresso interesse per una possibile combinazione con la rivale francese. Unici due ostacoli all’ ipotesi di fusione: Altice Usa ha debiti per 22,6 miliardi di dollari e una capitalizzazione di 23 miliardi di dollari (19,2 e 19,6 mld di euro) e Charter debiti per 62,5 miliardi di dollari e una capitalizzazione per 121 miliardi (53,2 e 102,9 mld di euro). I fratelli Coen su Netflix. Anche i fratelli Joel ed Ethan Coen (nella foto) sbarcano su Netflix portando The Ballad of Buster Scruggs, serie western in sei episodi con Tim Blake Nelson nelle vesti del protagonista. Tra le recenti novità annunciate dalla piattaforma tv on demand in streaming ci sono state l’ acquisizione dei fumetti MillarWord e il ritorno sul piccolo schermo di David Letterman, con il suo omonimo Show. DiPiù con le carte da gioco firmate Apulia. L’ estate di DiPiù continua a colpi di gadget: domani in edicola sarà la volta delle carte da gioco sponsorizzate Apulia, risultato della collaborazione tra Cairo Editore e Apulia Food. Le carte da gioco, del tipo «poker» (2 mazzi da 54), sono realizzate in Italia per il settimanale diretto da Sandro Mayer dall’ azienda Modiano di Trieste. Le carte sono disponibili a un prezzo aggiuntivo, ma in edicola ci sarà anche il settimanale da solo al prezzo usuale di 1 euro.

Facebook presenta la sua tv: Watch Sfida a YouTube a colpi di format

Italia Oggi

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Facebook lancia Watch, nuova piattaforma per format tv su Facebook, aperta a tutti i creatori di contenuti e agli editori. Watch sarà presto disponibile su mobile, desktop e laptop e nelle app tv di Facebook (alcune previsioni parlano di fine mese). In particolare, i contenuti, hanno fatto sapere dalla società guidata da Mark Zuckerberg, saranno costituiti da episodi (in diretta o registrati) che seguono un tema o una trama. Per aiutare le persone a tenere il passo con tutte le puntate, Watch disporrà anche di una watchlist che ogni utente potrà personalizzare, ricercando in parallelo format nuovi o quelli consigliati da amici e gruppi online di appartenenza. Per esempio, ci sarà la categoria «I più discussi», che raccoglie i contenuti che generano più interazioni su internet, «Cosa sta facendo ridere le persone», che include gli show per i quali gli utenti hanno usato la reazione «Haha» molte volte, e ancora «Cosa stanno guardando gli amici», per aiutare a connettersi con gli amici che stanno seguendo in particolare alcuni spettacoli. «Per dare ispirazione ai creatori», hanno proseguito da Facebook, «abbiamo anche contribuito a produrre alcuni show, che sono esempi di contenuti dedicati alla community, oltre che alcune serie ad episodi. Per esempio, Returning the Favor è una serie presentata da Mike Rowe in cui trova persone che compiono imprese straordinarie per la loro community, le racconta al mondo e, a sua volta, fa qualcosa di straordinario per loro. I candidati sono nominati direttamente dai fan di Mike su Facebook». Watch sarà a breve disponibile per un gruppo limitato di persone negli Stati Uniti ma l’ intenzione è di rendere presto accessibile questa esperienza al numero maggiore possibile di utenti. Allo stesso modo, inizialmente, la creazione di format sarà consentita a una selezione di ideatori, fase a cui seguirà un secondo momento di dispiegamento vero e proprio. Insomma, Facebook lancia la sfida a YouTube, consapevoli entrambi che i video per gli utenti e gli spot online per i ricavi pubblicitari sono le frontiere da varcare. A differenza di YouTube, però, Watch metterà i vecchi consigli per gli acquisti dopo 20 secondi dall’ avvio del video (il sito di condivisione di Google li posta prima dell’ inizio). Simile invece il modello di business che, in entrambi i casi, gira ai creatori di contenuti il 55% della raccolta. Tra gli editori di Watch ci sono già Condé Nast, National Geographic e Nba (la lega Usa di basket).

Fox News, effetto Trump sui conti

Italia Oggi

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La chiamano già la Trump Tv per il suo endorsement completo al presidente Usa ma proprio cavalcando gli elettori di The Donald Fox News è riuscita a spingere gli ascolti e la raccolta pubblicitaria sua e del gruppo 21st Century Fox (+6%). Grazie alle performance del canale di news e di National Geographic, il gruppo di Rupert Murdoch ha registrato nell’ ultimo trimestre utili in crescita del 16% per 476 mln di dollari (oltre 405 mln di euro). Se l’ utile ha superato le previsioni, sono meno delle stime i ricavi, a +2% per 6,75 mld di dollari (5,7 mld di euro). Murdoch ha annunciato la distribuzione di un dividendo e prevede nel primo semestre 2018 di chiudere l’ acquisto del 61% rimanente di Sky (per 11,7 mld di sterline, quasi 13 mld di euro).

Teen Vogue, non solo gossip

Italia Oggi
MARCO LIVI
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Donald Trump e la sua capacità (o meno) di manipolare l’ opinione pubblica americana, gli anni alla Casa bianca secondo Michelle Obama ma anche una guida al sesso anale, la difesa dei diritti Lgbt (Lesbiche, gay, bisessuali e transgender) sono tutti temi ampiamente trattati da Teen Vogue, l’ edizione della testata Condé Nast Usa scritta da teenager e dedicata ai teenager. Così il caporedattore, Elaine Welteroth, è stata assunta a 29 anni (ed è anche la seconda afro-americana a ricoprire un ruolo di responsabilità nella storia di Condé Nast); il capo del sito web www.teenvogue.com, Philip Picardi, è arrivato in redazione a 24 anni. E i temi in pagina piacciono in media a 1 milioni di ragazzi (abbonamenti compresi), secondo i dati sulle diffusioni a pagamento resi noti dalla stessa editrice americana. Quindi, mentre in Italia Vogue chiude le testate spin-off (come anticipato da ItaliaOggi del 29/7/2017), oltreoceano si è cercato d’ innovare e di svecchiare l’ idea che la stampa per giovani debba occuparsi solamente di cosmesi, diete, vip e amori da spiaggia. Tra i politici che si sono fatti intervistare da Teen Vogue, invece, c’ è persino Hillary Clinton. E spesso, secondo alcuni commentatori americani, sembra che la politica a stelle e strisce sia spiegata meglio dalla rivista per teenager che dalla stampa politica specializzata. «Vogliamo presentare modelli femminili differenti. Vogliamo che gli adolescenti si sentano a loro agio. E questo può succedere sia fornendo consigli di make-up sia soprattutto con una presa di coscienza», ha dichiarato di recente Welteroth, ben sapendo che sul web dibattiti antisessiti o antirazzisti, per esempio, scatenano i commenti degli utenti. Abitudine che per un giornale si traduce in clic. Così facendo Teen Vogue conta su 8 milioni di visitatori unici, in crescita dai precedenti 2,7 milioni nei 18 mesi precedenti. In calendario per dicembre c’ è anche il primo evento dal vivo brandizzato, una convention a Los Angeles. Certo che anche Teen Vogue ha sentito la crisi dell’ editoria ma la contrazione delle vendite ha portato molte testate per ragazzi alla chiusura mentre quella firmata Condé Nast ha dovuto solo ridurre la periodicità a 4 da 9 uscite l’ anno. Lanciato nel 2003, il periodico esce ogni volta con un numero riservato a un tema particolare, spaziando dalla musica all’ amore. A sostegno della crescita del lettorato ci sono infine The Work List, riassunto sull’ attualità del giorno, e The Woke Letter, newsletter a cadenza settimanale.

Mediaset, 155 milioni sulle radio

Italia Oggi
CLAUDIO PLAZZOTTA
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Nel giro di due anni il gruppo Mediaset ha investito oltre 155 milioni di euro per l’ acquisto di R101 (37 milioni di euro), 105 e Virgin Radio (quasi 100 milioni) e, ora, Radio Subasio (25 milioni + 5 di eventuali bonus), diventando in così poco tempo l’ editore radiofonico più importante sul mercato italiano, dove ora controlla direttamente circa 10,5 milioni di ascoltatori nel giorno medio. L’ operazione su Radio Subasio, già annunciata un mese fa dall’ amministratore delegato di Mediaset, Pier Silvio Berlusconi, è stata formalizzata nei giorni scorsi: Radio Subasio srl e Radio Aut srl passano a Radio Mediaset spa per un corrispettivo di 25 milioni di euro, cui aggiungere altri cinque milioni di bonus nel caso vengano raggiunti determinati obiettivi di ascolto tra il 2018 e il 2020. A vendere sono Rita Settimi (presidente di Subasio) e Marco Settimi (vicepresidente), figli di Mario Settimi che nel 1976 ad Assisi aveva fondato Radio Subasio e che era scomparso nel 2010. L’ emittente, con 1,6 milioni di ascoltatori nel giorno medio, è molto forte nelle regioni dell’ Italia centrale. La pubblicità era raccolta dalla concessionaria Mediamond (Mediaset-Mondadori), e quindi la radio umbra rientrava già nell’ orbita del Biscione. Dal punto di vista dei conti i risultati di Radio Subasio srl non sono proprio eccezionali: nel 2015 un valore della produzione pari a 6,6 milioni di euro, con costi della produzione analoghi, e perdite per 615 mila euro dovute essenzialmente al pagamento di imposte relative a esercizi precedenti per 663 mila euro. Anche nel 2014, tuttavia, l’ esercizio aveva chiuso in rosso per 654 mila euro. Il valore di Radio Subasio, a prescindere dai ricavi e dalla scarsa capacità di produrre utili, è tuttavia nelle immobilizzazioni materiali (leggi frequenze e impianti), iscritte nello stato patrimoniale per un importo di 21 milioni di euro. E in effetti, dopo l’ acquisto di Radio Subasio, partirà una ottimizzazione da parte di Radio Mediaset, per evidenziare le frequenze ridondanti e quelle da usare anche per potenziare il segnale di R101, 105 o Virgin radio nell’ Italia centrale. Come detto, con Radio Subasio il polo Radio Mediaset sale a quota 10.449.000 ascoltatori nel giorno medio (dati Radio Monitor Eurisko anno 2016), ai quali, poi, si potrebbero sommare sia gli 1,1 milioni di Radio Monte Carlo (con cui Radio Mediaset ha una partnership commerciale) sia le audience di altre emittenti areali raccolte da Mediamond. Sul mercato radiofonico, quindi, Mediaset si confronta col gruppo Rai (9,2 milioni di ascoltatori), il gruppo Rtl 102,5 (un totale vicino ai 9 milioni di ascoltatori: 7 milioni di Rtl 102,5, cui sommare gli 800 mila di Radio Zeta l’ italiana e il potenziale un milione di Radiofreccia, i cui dati tuttavia non sono ancora disponibili), e il gruppo Gedi-Espresso (circa 8 milioni di ascoltatori nel giorno medio con Deejay, Capital ed m2o, cui eventualmente sommare i 4,4 milioni di Radio Italia, raccolta dalla concessionaria Manzoni del gruppo Gedi-Espresso). Staccato, invece, il polo Rds (5,2 milioni con Rds e Discoradio) che, infatti, come espresso di recente dal patron Eduardo Montefusco, avrebbe voglia di allargarsi magari integrandosi con Radio 24 del Sole-24 Ore.

Registrato sul mercato un calo maggiore di quanto previsto dagli studi. Il Sole 24 Ore aggiorna il Piano industriale 2017-2020: nel medio periodo a parità di perimetro confermati i risultati

Prima Comunicazione

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Approvato dal Cda del ‘Sole 24 Ore’ l’ aggiornamento del Piano Industriale 2017-2020. A comunicarlo una nota diffusa ieri, 9 agosto, nella quale si evidenzia che “la società, esaminando l’ andamento dei mercati di riferimento nel primo semestre 2017, principalmente diffusionale dei quotidiani e di raccolta pubblicitaria, ha riscontrato come tale andamento si sia manifestato con un calo materialmente maggiore di quanto previsto da studi di fonti terze indipendenti e della società su cui si è basata la redazione del Piano Industriale 2017-2020, i cui estratti sono stati comunicati al mercato in data 20 marzo 2017 “. Giorgio Fossa Presidente del Cda del Sole 24 Ore “In particolare i dati ADS sulla diffusione dei quotidiani indicano per il periodo gennaio – giugno 2017 un calo della diffusione della versione cartacea dei principali quotidiani nazionali pari a circa il 14% rispetto allo stesso periodo del 2016. La diffusione delle copie cartacee sommate a quelle digitali mostra un calo pari al 13,5%”, ricorda il gruppo segnalando che “per rendere omogeneo il confronto del dato delle copie digitali con il primo semestre dell’ anno precedente, il calcolo esclude le copie digitali per le quali il nuovo regolamento prevede dal mese di maggio 2017 limiti alla rendicontazione diversi rispetto al passato, tra cui principalmente le copie digitali multiple”. “Il mercato pubblicitario di riferimento per System (la concessionaria di pubblicità del Gruppo) nei primi sei mesi del 2017 ha confermato il trend negativo della stampa (- 9,9%) ed in particolare dei quotidiani, che al netto della raccolta locale registrano un calo del 12,5%. La contrazione per i periodici è del 7,0% e per internet è pari a -1,7%. Risulta invece in crescita del 5% il mercato radio”. “La società ha quindi elaborato un aggiornamento del Piano Industriale 2017-2020, rivedendo in riduzione il volume dei ricavi nell’ intero periodo di piano”, avvalendosi di previsioni di andamento aggiornate del mercato nel medio periodo e di proprie previsioni di evoluzione dei ricavi, “anche in considerazione di azioni commerciali non già previste nella versione precedente del piano”. “A fronte di ciò la società ha introdotto ulteriori iniziative di riduzione costi, sia riscontrando il miglior andamento di tali iniziative nel 2017 rispetto a quanto inizialmente previsto, sia introducendo nuove misure nel periodo di Piano. Questi interventi si focalizzano principalmente sui costi operativi e distributivi”. “Inoltre, in considerazione degli accordi di governance perfezionati con Palamon Capital Partners per la cessione di una quota del 49% dell’ attività di Formazione, che ravvisano una situazione di controllo congiunto, i dati del Piano industriale 2017-2020 vengono aggiornati con il deconsolidamento dell’ area Formazione ed Eventi”. “Il complesso di tale aggiornamenti”, conclude la nota, “consente una sostanziale conferma dei risultati nel medio periodo a parità di perimetro”.

Per l’ authority francese ci sono troppi bianchi in tv

Libero

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Era già tutto chiaro dall’ inizio: «France Télévisions deve essere a immagine e somiglianza del suo pubblico. E onestamente, arrivando qui, la mia prima constatazione è che non è così. Abbiamo una televisione di uomini bianchi di più di cinquant’ anni e ciò va cambiato, affinché ci siano più donne e più giovani di ogni origine». Così si esprimeva Delphine Ernotte, la neodirettrice di France Télévisions, due anni fa, facendo capire fin da subito quale sarebbe stata la direzione intrapresa dalla Rai francese sotto il suo controllo. E la conferma di questa volontà di trasformare la televisione nazionale in un paesaggio multiculturale è arrivata in questi giorni con la pubblicazione dei contenuti di un rapporto del Csa (Conseil supérieur de l’ audiovisuel), l’ authority del settore audiovisivo, che incita i vari canali ad aumentare il numero di «non bianchi» e a mostrarli sotto una luce positiva. Il rapporto, composto da 375 pagine, è stato appena consegnato al Parlamento francese e si intitola «La représentation de la diversité de la société française à la télévision et à la radio». Al suo interno, con grafici e tabelle, gli ideologi del Csa spiegano che la percentuale di persone «percepite come non bianche» che appaiono in televisione sono troppo poche, sia sulle reti pubbliche sia sulle reti private. E che queste persone, quando sono rappresentate, hanno spesso dei ruoli negativi, fatto non tollerabile perché «aumenta la discriminazione» e ovviamente il «razzismo», senza dimenticare la solita «islamofobia». Si badi bene: nel rapporto non si parla mai di arabi o africani, di algerini o di maliani, ma appunto di persone «percepite come non bianche». Un capolavoro, si fa per dire, di neolingua orwelliana, per rispettare dogmaticamente i canoni del politically correct dominante. Il rapporto, la cui esistenza è stata rivelata dal settimanale Minute nel suo ultimo numero, analizza la dose di «diversité» catodica durante l’ anno 2016, elogiando i canali che hanno rispettato gli impegni presi, e bacchettando, invece, quelli che hanno continuato a mandare in onda «troppi bianchi» e si sono dimenticati degli «altri». Il gruppo Tf1, per esempio, si era impegnato affinché almeno il 60% delle fiction francesi diffuse in prima serata e prodotte nel 2016 comportassero almeno un personaggio «percepito come non bianco». Dal rapporto del Csa è emerso che il «96% degli episodi prodotti» ha registrato la presenza di tale personaggio: un risultato eccellente, dunque, per l’ authority. Quest’ ultima ha tenuto inoltre ad «attirare particolarmente l’ attenzione delle reti televisive sulla necessità di prendere in considerazione la qualità del ruolo interpretato dai personaggi rappresentativi della società francese». Che tradotto significa niente personaggi negativi interpretati dai vari Karim, Mouloud, Nafissatou etc. «Sensibilizzare e incitare i direttori di casting affinché i ruoli di eroi e di personaggi principali nelle fiction siano ugualmente incarnati da personaggi percepiti come non bianchi», si legge nel rapporto. Più che una direttiva, un diktat. France2, rete ammiraglia di France Télévisions, sembra aver capito il messaggio già da un po’ di tempo, come scritto da Minute. Con la diffusione della serie televisiva Chérif, dal nome del poliziotto arabo, Kader Chérif, che con metodi poco ortodossi riesce comunque a ottenere risultati eccezionali e a emergere come un eroe della quotidianità dal cuore buono. Ma anche con la mini-serie Aïcha, francese di origini algerine di 25 anni che vive con la sua famiglia in una banlieue difficile a nord di Parigi, ed è «un esempio», va da sé, «per tutto il quartiere». Dall’ includere una quota di «diversité», non devono essere esclusi, secondo il Csa, nemmeno i quiz televisivi, perché anche la scelta dei concorrenti deve iscriversi nella linea politica, e molto ideologica, della «rappresentatività» della società (multiculturale) francese. Insomma, la «grande sostituzione» etnica denunciata dall’ intellettuale Renaud Camus anche sul piccolo schermo.

Manifatturiero e terziario trainano l’ Italia

Il Sole 24 Ore

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Il macro-cosmo delle imprese italiane inizia finalmente a mostrare segnali confortanti di risveglio, soprattutto se si guarda al settore manifatturiero e a quello terziario. È quanto emerge dai risultati del rapporto compilato dall’ ufficio studi di Mediobanca sulla base dei dati cumulativi di bilancio 2016 di 2065 società italiane, ovvero tutte le grandi aziende con più di 500 dipendenti e il 20% di quelle di medie dimensioni, un insieme che lo scorso anno ha generato nel paese un giro d’ affari di 631 miliardi. Se a livello complessivo le imprese in esame nel 2016 hanno perso il 2% del fatturato (la quarta flessione consecutiva dal 2013), al netto del comparto energia che ha risentito del drastico calo del petrolio, il risultato è decisamente diverso: le imprese manifatturiere italiane hanno infatti registrato un aumento del giro d’ affari dell’ 1,9%, terzo incremento consecutivo, mentre le aziende del comparto terziario hanno visto il giro i ricavi salire dell’ 1,4 per cento. All’ interno della sola manifattura, da segnalare il solido andamento delle grandi imprese (+4,4%, quarta crescita consecutiva) e quello regolare delle medie imprese (+1,3%) che hanno cosi allungato a sette anni la loro striscia positiva. Confortanti anche i dati sugli investimenti che sono aumentati del 4,9% per quanto riguarda le imprese private con un +7.3% per il solo comparto manifatturiero, il massimo dal 2010. Resta invece ancorato a una modalità da crisi il settore terziario che ha registrato un nuovo calo (-13,4%) e ancor di più il settore pubblico dove la caduta degli investimenti è stata del 26,9%, una performance spiegabile tuttavia soprattutto con i minori investimenti del settore energetico. A livello di vendite la migliore performance è stata messa a segno dal settore automotive (+9,5%) ma a questo risultato ha contribuito in misura determinante Fca Italy senza il cui effetto traino l’ incremento sarebbe stato nettamente inferiore, pari al 2,2%. In buona crescita lo scorso anno anche i settori dell’ emittenza Tv (+5,8%, grazie al canone in bolletta), le utilities (+3,9%) e poi alcuni comparti della manifattura tra cui il vetrario (+3,4%), il farmaceutico (+3,3%) e l’ abbigliamento (+2,9%). Tra i settori che invece hanno avuto le peggiori performance si segnalano il petrolifero (-19,5%), gli elettrodomestici (-8,1%), l’ energia elettrica e gas (-7,1%), le imprese di costruzione (-5,3%) e la stampa-editoria (-4,8%). Interessante notare come i lunghi anni della crisi hanno indotto le aziende italiane a essere molto più caute nella gestione delle loro finanze e nel rapporto con il sistema bancario. Le imprese hanno infatti approfittato dei tassi ultra-bassi disponibili sul mercato grazie alla politica monetaria ultra-espansiva della Bce per rimborsare tra il 2014 e il 2016 ben 6,5 miliardi di finanziamenti a breve e contrarre al tempo stesso prestiti a medio e lungo termine di pari importo. Dunque un gioco a somma zero che tuttavia potrebbe anche significare la volontà delle imprese di tornare a fare investimenti in presenza di un rafforzamento della ripresa. Gli investimenti sono infatti normalmente spalmati su più anni e dunque anche il debito tende a replicare il medesimo orizzonte temporale. Nello stesso periodo le imprese hanno realizzato aumenti di capitale per 38,3 miliardi di euro. Questo ha permesso di far scendere il rapporto fra debito e capitale dall’ 86,3% del 2014 al 74,7% del 2016. Il quadro dipinto dall’ ufficio studi di Mediobanca appare meno favorevole quando si fa il rapporto con gli anni pre-crisi. In questo caso il fatturato è sotto il livello pre-crisi (2008) del 6,4%, soprattutto nel pubblico (-17,8%). In crescita il terziario (+2,8%) e la manifattura (+0,8%), ancora grazie alle medie imprese (+6,7%). In spolver o i grandi gruppi manifatturieri (+11,4%), ma senza l’ automotive sarebbero sotto il livello pre-crisi del 6,8 per cento.

Harper Collins, nuove strategie

La Stampa

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Dalla pubblicazione alla fine di agosto del primo scrittore italiano, Matteo Ferrario, autore di Dammi tutto il tuo male , a un nuovo approccio generalista al mercato italiano, puntando a coprire uno spazio ben definito nel mercato della narrativa e in quello della varia. La Harper Collins Italia, branca tricolore del gruppo statunitense, che quest’ anno compie 200 anni, lancia il suo guanto di sfida agli editori più blasonati.

«Io, editore gastronomico, narro l’ antifrivolezza del cibo»

Corriere della Sera
Guido Tommasi
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Abbiamo deciso di aprire un dibattito sul foodwriting . Perché ci siamo resi conto che in Italia è considerato ancora giornalismo di serie B, nonostante racconti la vita di tutti noi. Ogni venerdì, dunque, pubblichiamo il contributo di foodwriter italiani e stranieri particolarmente rappresentativi che ci spiegano che cosa significa, per loro, scrivere di cibo. Dopo Michael Pollan, Amanda Hesser, Paolo Marchi, Bee Wilson, Maria Teresa Di Marco e Gigi Padovani, proseguiamo con Guido Tommasi.


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