Quantcast
Channel: Editoria.tv
Viewing all articles
Browse latest Browse all 7987

Rassegna Stampa del 27/01/2019

$
0
0

Indice Articoli

La dura lezione del web: le notizie non sono gratis

Corriere della Sera



link

La scommessa di molti editori digitali di poter fornire contenuti giornalisti gratis grazie alle entrate della pubblicità è fallita. In un editoriale The Times ci ricorda la crisi di Buzzfeed , di Verizon Media , di Vice Media , di Vox e altri. «Le notizie affidabili – conclude The Times – sono costose da produrre e il lettore deve pagare per averle. È questo il modello cui guardare».

SE IL SERVIZIO PUBBLICO RIFILA BUFALE IN TV

La Repubblica

SERGIO RIZZO

link

La svolta della seconda rete della tivù pubblica diretta da Carlo Freccero è stata marcata indelebilmente dalla puntata andata in onda venerdì sera di “Povera Patria”, titolo copiato da una bella canzone di Franco Battiato. Tema: il signoraggio bancario, ossia la presunta speculazione sul costo di emissione della moneta orchestrata dalle banche centrali, a cui si dovrebbe attribuire la responsabilità del nostro enorme debito pubblico. Non sarebbe nemmeno il caso di sprecarci una parola, tanto quelle teorie sono strampalate, se non fosse che la seconda rete della Rai è pagata dai contribuenti con il canone: certo non per un capriccio del legislatore, ma perché svolga un servizio pubblico. E come si possa definire servizio pubblico una trasmissione che senza basi scientifiche propaganda tesi in linea con quelle filosofie complottiste ingredienti fondamentali del brodo di coltura nel quale si è formata una bella fetta del nostro attuale sistema politico, lo dice l’ indignazione degli economisti riversatasi prontamente sui social media. A questo punto non ci potremmo stupire se le prossime puntate fossero dedicate alle cospirazioni pluto-giudaico-massoniche già evocate da un parlamentare: non il solo a pensarla così, né purtroppo isolato dal suo partito dopo il fattaccio. Oppure alle macchinazioni delle lobby di Bilderberg. O anche, perché no, alle scie chimiche. Per non parlare della controversa missione lunare dell’ Apollo 11 che secondo un sottosegretario del governo in carica non sarebbe mai avvenuta: gli ascolti andrebbero in orbita. Nella sua lunga storia la Rai ha vissuto purtroppo momenti non proprio scintillanti. Momenti in cui le pagine più belle del servizio pubblico venivano mortificate dal servilismo (spesso anche volontario) verso i potenti di turno che muovevano le pedine dell’ azienda a loro piacimento: dai direttori di rete a quelli di testata. E sinceramente pensavamo di aver visto di tutto, ma non una metamorfosi simile da parte di chi sbraitava contro la lottizzazione e l’ occupazione partitica delle reti: salvo poi comportarsi come tutti gli altri. Non c’ è mattino, pomeriggio o serata che trascorra senza che uno dei leader, meglio se entrambi, o in alternativa un ministro, oppure un peone dei due partiti al governo occupi gli schermi della Rai (e non solo). Proprio come accadeva quando al governo c’ erano gli altri. Nulla di nuovo sotto il sole, quindi. Con la differenza che mai la tivù pubblica si era tanto impegnata a sdoganare cialtronerie. Povera Patria, davvero.

La libertà di stampa non diventi offesa e calunnia gratuita

La Repubblica (ed. Napoli)

LORENZO MARONE

link

Mi chiedo fin dove possa spingersi quella meravigliosa e sacra norma che è la libertà di stampa di fronte al misero gossip travestito da giornalismo, alla calunnia gratuita, all’ offesa, alla volgarità, al cosiddetto ” stupro della notizia” pur di acchiappare lettori. Mi riferisco all’ ultimo esecrabile titolo di Libero, che noi scherzosamente non facciamo rientrare nella categoria dei giornali ogniqualvolta ci troviamo costretti a commentare un’ altra delle sue memorabili perle. È un giornale, invece e purtroppo, nel senso che si trova in edicola, le sue prime pagine sono sui media, lo leggi on line, insomma, ogni giorno sono diffuse, fra cartaceo e digitale, circa ottantamila copie di questa bruttura. Ed è uno dei tre quotidiani che negli ultimi anni ha ricevuto più contributi statali! Ciò vuol dire che siamo anche noi a pagare affinché Libero continui a propagandare ogni giorno le sue idee razziste, omofobe, conservatrici ( un eufemismo), gli insulti e le becere parole contro il diverso, contro ogni forma diversa di razza e religione. Tutto il contrario di ciò che mira a preservare la nostra Costituzione, che garantisce a tutti i cittadini pari dignità sociale, tutti sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È meglio ribadirlo di questi tempi. Garantiamo anche la libertà di espressione, grazie all’ articolo 21, affinché non vi siano altre dittature e tutti possano sempre esternare apertamente il proprio pensiero. Ma che pensiero è quello di Libero? Si può ancora parlare di libera espressione? In settimana ha addirittura messo a confronto il calo del Pil con l’ aumento dei gay, un connubio non solo assurdo, ma che non ha neanche una seppur minima perversa logica. Mi sembrano parole sparate a casaccio, alla viva il parroco. Ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere. Cioè, praticamente, secondo i nostri cari amici di Libero ci sarebbe una correlazione tra la crisi economica e l’ aumento degli omosessuali, almeno nel senso che sono due spade di Damocle con le quali ci troviamo, ahinoi, a dover convivere. L’ orientamento sessuale può diventare quindi un fattore negativo al pari di una catastrofe economica, della mancanza di lavoro, della scarsa produttività del nostro Paese. Non sono nuovi a queste provocazioni e so che parlandone faccio il loro gioco, eppure a un certo punto bisogna reagire. Ammetto che la situazione sia controversa: cosa possiamo noi di fronte a tale mancanza di buon senso, di deontologia, di misura e dignità? Come contrastare questo becero populismo? E anche il becero populismo, non ha diritto a esistere? Loro avranno pure diritto di esistere, io ho il diritto di scrivere che mi vergogno che esistano. Per quel che mi riguarda, non ce la faccio più a leggere simili porcherie, non ce la faccio a restare inerme. Non ci troviamo di fronte a un semplice quotidiano di destra che fa il suo dovere, ma a una congrega di persone che crede di poter dire tutto e si sente in diritto di poter esternare qualunque rozza idea gli passi per la testa, di potere offendere tutti e calpestare tutti. E cito solo alcuni degli ultimi titoli: ” Bastardi islamici”, successivo alla strage di Parigi, oppure: ” Dopo la miseria portano le malattie”. Ancora: ” Comandano i terroni”. Passando dalla politica alla goliardia: ” Più patate, meno mimose”. Forse non dovrei parlarne, forse l’ indifferenza resta l’ arma migliore, ingoiare la rabbia e riderci su. Il fatto è che una barzelletta alla terza volta che l’ ascolti non ti fa più divertire. Con Libero è così, mi sono stufato di ascoltare sempre le stesse storielle, perciò se insisti, a un certo punto ti mando a quel paese. Cosa che dovremmo fare tutti. Se proseguiamo a contrapporre l’ indifferenza al razzismo e all’ ignoranza, un’ alzata di spalle nei confronti di chi fomenta l’ odio con azioni mirate, ci ritroveremo sempre più dentro la melma. Libero è libero di fare i suoi titoli, io sono libero di incazzarmi. © RIPRODUZIONE RISERVATA Scrittore napoletano, Lorenzo Marone ha esordito con “La tentazione di essere felici”: sedici edizioni, tradotto in quindici Paesi.

L'articolo Rassegna Stampa del 27/01/2019 proviene da Editoria.tv.


Viewing all articles
Browse latest Browse all 7987

Trending Articles