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Rassegna Stampa del 03/01/2019

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Studio Universal chiude dopo 20 anni

Televisione, i canali Mediaset rientrano su Sky

Chessidice in viale dell’ Editoria

Diritti tv, armi a Sky e Dazn

Reputazione su Internet, vince Urbano Cairo

Studio Universal chiude dopo 20 anni

Il Sole 24 Ore
A. Bio.
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Dopo 20 anni finisce l’ avventura di Studio Universal in Italia. Con il nuovo anno sono cessate le trasmissioni per il canale attivo sulla piattaforma di Mediaset Premium. Quella che va a chiudersi è la seconda vita di questo canale di cinema sbarcato in Italia nel 1998 su Stream. Poi il passaggio naturale in Sky dopo lo sbarco della pay tv satellitare in Italia nel 2003 e il primo stop nel 2008. Dal 2009 il canale dedicato ai contenuti prodotti dalla Universal (ma non solo) è entrato a far parte dell’ offerta cinema per gli abbonati di Mediaset Premium. Ma questo fino al 31 dicembre. Ora lo stop. Il pubblico degli aficionados del cinema perde così una “arena” storica. Ha sicuramente pesato il ridimensionamento di Premium, con Mediaset che ha deciso di concentrarsi sulla sua tv free. Ma da considerare c’ è anche la recente acquisizione di Sky da parte di Comcast, conglomerata Usa in cui rientra proprio Universal. A ogni modo, dopo il rientro dei canali free Mediaset nella piattaforma Sky (si veda articolo in alto), l’ uscita di scena di Studio Universal non completa l’ elenco dei cambiamenti di inizio d’ anno per la pay tv italiana. Dal bouquet Sky sono infatti usciti Radio Capital Tv e m2o Tv, le stazioni visual radio del gruppo Gedi (ex L’ Espresso). Resta Deejay tv che comunque è ritornata (dopo la vendita qualche anno fa a Discovery del canale 9 del digitale terrestre) anche sul Dtt al 69. Per la tv di Radio Capital (emittente alla cui direzione è arrivato Massimo Giannini) e m2o TV (dove è arrivato Albertino al vertice artistico) al momento non ci sono approdi sul digitale terrestre. Per quanto riguarda il rapporto con Sky, invece, Gedi continua a fornire, attraverso la sua controllata Elemedia, in esclusiva 25 canali audio tematici. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Televisione, i canali Mediaset rientrano su Sky

Il Sole 24 Ore
Andrea Biondi
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milano I canali Mediaset fanno ritorno sulla piattaforma Sky. Da ieri mattina sono tutti visibili agli abbonati direttamente dalla piattaforma satellitare. Le due media company vanno così a sotterrare un’ ascia di guerra brandita in una vicenda che ha portato al criptaggio, da parte di Mediaset, dei propri canali generalisti (Rete 4, Canale 5 e Italia 1) sulla piattaforma da poco passata all’ americana Comcast. Cosa che avvenne tre anni e mezzo fa all’ esito di uno scontro su posizioni inconciliabili: Mediaset chiedeva di essere pagata per la trasmissione dei propri canali mentre la media company allora facente parte della galassia Murdoch opponeva un deciso niet. Finì con l’ oscuramento e con strascichi legali appianati dopo l’ accordo del 30 marzo che ha suggellato la pace fra i due (ex) acerrimi rivali del panorama tv italiano. Con quell’ intesa fra le varie cose è stato previsto lo sbarco di Sky sul digitale terrestre, ospite della piattaforma Mediaset; l’ aumento della library per Sky con i canali di cinema e serie Premium con le esclusive Warner e Universal; l’ opzione vendita (poi esercitata dal Biscione) della “piattaforma” Premium a Sky, ora in attesa di giudizio dell’ Antitrust e, appunto, l’ approdo dei canali free di Cologno nell’ offerta satellitare Sky. Di certo, con questa decisione Mediaset recupera una fetta di potenziali consumatori, considerando la possibilità per gli abbonati Sky di vedere anche i canali in chiaro tramite il decoder senza ricorrere al digitale terrestre. E in più, rispetto al passato, a entrare nella numerazione Sky sono le tre reti generaliste (Rete 4 al 104; Canale 5 al 105 e Italia 1 al 106), ma anche le tematiche (Canale 20, La 5, Mediaset Extra, Italia 2, Top Crime, Iris, Focus, TgCom24). «Per capire il beneficio sugli ascolti – dice Francesco Siliato, partner dello Studio Frasi – basta guardare a Canale 5 che dal 5 settembre 2018 è tornato sulla piattaforma Sky. Rispetto al periodo omologo del 2017, Canale 5 sui non abbonati Sky perde il 5,4% di share nel giorno medio e il 10% in prima serata. In controtendenza il dato degli abbonati Sky: +12,6% nel giorno medio e +4,4% in prima serata. Il che consente a Canale 5 di ridurre le perdite sul totale individui a -3% nel giorno medio e -8% in prime time». Al contrario «c’ è il dato di Rai 4, uscita dal decoder Sky il 13 settembre 2018 con calo d’ ascolto superiore al 50% che ha impattato sul -18,5% del totale ascolto. Senza la flessione degli abbonati Sky Rai 4 sarebbe la terza rete nel giorno medio, al posto di Real Time». Numeri, insomma, che rendono chiaro come sia necessaria la presenza su tutte le piattaforme: cosa che evidentemente chiamerà a qualche riflessione la Rai. L’ azienda guidata da Fabrizio Salini non ha sulla piattaforma Sky canali come Rai 4 o Rai Yoyo solo per fare due esempi. Altri come Rai Gulp o Rai Storia sono relegati dopo il canale 800. Tutti elementi che fanno pensare alla necessità di una rinegoziazione, con Viale Mazzini che, comunque, sembrerebbe aperta a una riapertura del dialogo. Dall’ altra parte Mediaset ora guarda all’ impatto sugli ascolti di quest’ ultimo tassello della pax con Sky, dopo un autunno con il segno meno, «partito lento» stando a un comunicato di Cologno, ma che «proseguito in accelerazione settimana dopo settimana ha generato ascolti annuali (31 dicembre 2017-31 dicembre 2018) in aumento». Il 2019 si apre con l’ attesa del cartoon di Adriano Celentano ma, intanto, nel 2018 il totale ascolto delle reti Mediaset «è cresciuto sia in prima serata sia nelle 24 ore», anche grazie al boom dei Mondiali. Per quanto riguarda i canali tematici, in quest’ area il gruppo ha «il 7,6% di audience nelle 24 ore sul pubblico attivo» con l’«ottimo esordio per i nuovi “20” e “Focus”». E chissà che non arrivino altre possibilità visto che Sony Pictures Entertainment sta valutando la cessione (si veda Il Sole 24 Ore di ieri) dei due canali free Pop (canale per bambini al 45 del digitale terrestre) e Cine Sony (55). Oltre a Mediaset, interessate al dossier sono Viacom (in particolare) e Discovery. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Chessidice in viale dell’ Editoria

Italia Oggi

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Netflix interrompe il pagamento degli abbonamenti tramite iTunes. Netflix non permetterà più agli utenti di pagare per i suoi servizi di streaming attraverso iTunes, secondo quanto riportato dall’ aggiornamento nella sezione delle domande frequenti del sito web dell’ azienda. «Non supportiamo più iTunes come metodo di pagamento per i nuovi iscritti. Gli utenti già iscritti che utilizzano attualmente iTunes per pagare l’ abbonamento potranno continuare a farlo», ha comunicato la società. Come conseguenza di questa decisione, Apple non riceverà più la quota del 15% derivante dalle sottoscrizioni in-app che riscuote al momento ma Netflix reindirizzerà i clienti al proprio sito internet per effettuare i pagamenti. Sul fronte dei contenuti, il servizio di streaming è stato contestato online e accusato di censura per avere cancellato in Arabia Saudita una puntata di uno show satirico, Patriot Act, in cui si criticava il regno per l’ omicidio del giornalista Jamal Khashoggi. La piattaforma streaming ha confermato al Financial Times di aver preso questa decisione dopo i solleciti da parte delle autorità saudite alla rimozione della puntata che a loro giudizio violerebbe la legge contro il crimine informatico del regno. Il Sole 24 Ore, carenze nel controllo, multati ex sindaci. Consob ha contestato a due ex sindaci del gruppo Sole 24 Ore la violazione dei principi di corretta amministrazione e diverse «gravi carenze» del sistema di controllo interno avvenute nel biennio 2015-2016. Secondo le ricostruzioni, il collegio sindacale della società editoriale non avrebbe vigilato correttamente sull’ operato dell’ azienda. L’ authority ha multato i due ex sindaci per 70 mila e 65 mila euro. Pubblicità sanitaria: è legge il divieto di quella commerciale. Con il 2019 sarà vietata la pubblicità commerciale in ambito sanitario. La proposta di legge depositata alla Camera dall’ onorevole Rossana Boldi, vicepresidente della Commissione affari sociali della Camera dei deputati, è diventata norma con l’ approvazione di due commi (525 e 536) contenuti nella legge di Bilancio. La normativa prevede il divieto assoluto di messaggi di natura promozionale o suggestionale nelle informative sanitarie; la legittimazione dell’ attività disciplinare degli ordini nei confronti dei direttori sanitari delle strutture che diffondono pubblicità non deontologicamente orientate e segnalazione all’ Agcom (non più all’ Agcm) per comminare eventuali sanzioni alle società committenti; e infine l’ obbligo dei direttori sanitari a essere iscritti presso l’ ordine territoriale in cui si trova la struttura da loro diretta per permettere un controllo deontologico diretto da parte degli ordini stessi. Nove, l’ ultima puntata de I grandi papi su Giovanni XXIII. «Giovanni XXIII – Roncalli, Il Papa buono» è il titolo dell’ ultima puntata de I Grandi Papi in onda oggi alle 21,25 su Nove. Una collana di quattro documentari trasmessa a partire dallo scorso 13 dicembre con Papa Francesco e poi proseguita con Benedetto XVI e Giovanni Paolo II con l’ obiettivo di raccontare i pontefici in prima serata nell’ ambito di un format basato su immagini di archivio, aneddoti e testimonianze. Tutti gli episodi precedenti sono disponibili online su Dplay, il servizio ott gratuito di Discovery Italia, che ha firmato la produzione assieme a Officina della Comunicazione e Vatican Media sotto l’ egida del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede. Dazn, da oggi al 10 gennaio il calcio internazionale. Nonostante per la Serie A e per la Serie B sia tempo della pausa invernale, Dazn da oggi al 10 gennaio trasmetterà almeno una partita al giorno di grande calcio internazionale, da seguire in diretta o in modalità on demand.

Diritti tv, armi a Sky e Dazn

Italia Oggi
ANDREA SECCHI
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Novità per i diritti audiovisivi dello sport, sia sul lato degli operatori tv che li detengono sia su quello delle squadre di calcio di Serie A che ne ricevono i ricavi. La legge di Bilancio appena approvata ha infatti introdotto la possibilità di difendere in prima persona i diritti delle partite che si sono acquisiti in licenza (sia pure insieme con la Lega) e contemporaneamente ha modificato le norme che riguardavano la suddivisione degli introiti, premiando i club che più fanno uso dei giovani giocatori. Due misure di non poco conto: in Italia sta crescendo il fenomeno delle Iptv pirata soprattutto in relazione al calcio, ovvero la trasmissione dei canali di Sky o delle partite di Dazn in maniera illegale su Internet, spesso in pacchetti a pagamento per pochi euro al mese. Per quanto riguarda i diritti, poi, le fette della torta da oltre 1 miliardo all’ anno della Serie A sono ovviamente ambite dalle squadre e i cambiamenti potrebbero spostare qualche milione a favore dell’ una o dell’ altra. Sulla protezione del copyright, però, con le modifiche appena fatte non si risolverà molto come vedremo e la speranza degli operatori sta piuttosto nella proposta di legge di Alessio Butti di Fratelli d’ Italia già presentata alla Camera ma non ancora discussa. La manovra è intervenuta in entrambi i casi sulla legge Melandri del 2008, che era stata modificata nel 2017 anche dall’ allora ministro dello sport, Luca Lotti sempre sul lato ripartizione ricavi. Per quanto riguarda la tutela dei diritti, finora era riservata soltanto all’ organizzatore della competizione, quindi alla Lega nel caso della Serie A. D’ ora in poi anche Sky e Dazn, che si sono aggiudicati per tre stagioni i diritti televisivi, potranno invece rivolgersi al giudice perché blocchi la trasmissione pirata delle partite e la si impedisca per tutto il campionato. Lo potranno però fare ancora solo con la presenza della Lega, perché è previsto il litisconsorzio necessario. Un cambiamento che non modifica granché in realtà in quanto non risulta efficace soprattutto per le dirette. La proposta di Butti è invece pensata ispirandosi al live blocking order inglese. Il testo prevede che «nei casi di estrema gravità» l’ Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (e non il giudice) possa ordinare ai service provider, su richiesta dei detentori dei diritti, di impedire l’ accesso ai contenuti in diretta con il blocco degli indirizzi Internet, esclusivamente nel periodo del live ma anche più volte nello stesso giorno. Nella presentazione della proposta si parla di «sanzioni salatissime non solo agli utilizzatori finali, gli utenti consumatori, ma anche, e soprattutto, a chi esercita tale attività a fini di profitto economico». Nella ripartizione dei ricavi che derivano dall’ assegnazione dei diritti sportivi si cambiano invece le percentuali, anche se di poco. Finora, infatti, tolto il 10% da destinare alla «mutualità generale» che va alla Figc da ripartire alle altre leghe, la torta prevedeva una metà del totale da dividere fra le squadre di Serie A in parti uguali, mentre del restante 50% il 30% era attribuito sulla base dei risultati sportivi conseguiti nelle passate stagioni e il 20% in base al «radicamento sociale», calcolato tenendo conto del pubblico di riferimento di ciascuna squadra: prima di tutto il numero di spettatori paganti nello stadio di casa e «in subordine» i dati Auditel degli ascolti televisivi. Dalla stagione 2021/2022 si cambierà in questo modo: resta fermo il 10% della mutualità e il 50% da dividere in parti uguali, mentre la quota da ripartire sulla base di risultati scende dal 30 al 28% e quella parametrata al radicamento sociale sale dal 20 al 22%. Per quest’ ultima fetta cambiano però anche i parametri: i biglietti allo stadio restano, ma l’ audience entra a pieno titolo nel computo e non più in maniera subordinata e si aggiunge anche il criterio dei minuti giocati nel campionato di serie A da giocatori fra 15 e 23 anni, formati nei settori giovanili italiani e che siano tesserati da almeno 36 mesi ininterrotti. I dettagli saranno stabiliti con un decreto entro il 30 giugno, anche se quest’ ultimo criterio non dovrà pesare meno del 5% della fetta che riguarda il radicamento sociale. Dalla prossima stagione, infine, le risorse andranno soltanto alle società con i bilanci certificati. © Riproduzione riservata.

Reputazione su Internet, vince Urbano Cairo

Italia Oggi

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L’ editore Urbano Cairo si è confermato al primo posto per la miglior reputazione su Internet, con un punteggio di 77,20 che supera di quasi nove punti il secondo classificato Francesco Starace, amministratore delegato di Enel. Lo ha stabilito la «100 top manager reputation» di novembre, la graduatoria stilata da Reputation Science, joint venture tra Community e Reputation Manager guidata dal presidente Auro Palomba e dal ceo Andrea Barchiesi. Al terzo posto della top 100 Claudio Descalzi, ceo di Eni con un punteggio di 64,3. Per quanto riguarda la sottoclassifica su media e telco, oltre a Cairo (presidente e a.d. di Rcs, presidente di Cairo Communication e patron del network La7) al primo posto, si trovano Luigi Gubitosi, a.d. di Tim al secondo gradino con un punteggio di 48,4; la presidente di Fininvest Marina Berlusconi al terzo posto con 46,3; l’ a.d. di Mondadori Ernesto Mauri al quarto con 44,6; il presidente di Tim Fulvio Conti con 43,8 al quinto; il vicepresidente e a.d. di Mediaset Pier Silvio Berlusconi con 37,8 al sesto e il presidente di Cir Rodolfo De Benedetti al settimo. Per quanto riguarda gli altri settori dell’ economia italiana, nella top 100 c’ è una forte presenza della finanza, con ben 27 manager in classifica. Segue il settore energia con 18 manager e il calcio (10 su 100 manager). Seguendo l’ analisi per settori ai vertici si trovano Giuseppe Bono, ceo di Fincantieri, per le infrastrutture, con un punteggio pari a 52,61; John Elkann, presidente Fca, per l’ industria, con 61.92 punti; Patrizia Grieco, presidente di Enel, la prima tra le poche donne presenti ai vertici della classifica, al 23esimo posto con un punteggio di 49,97; Bob Kunze-Concewitz, ceo di Campari, con 46,78 punti domina il settore alimentare; Carlo Messina (61,34), ceo di Intesa Sanpaolo, nel settore finanza; Remo Ruffini, presidente e ceo di Monder, per la moda, con 56,76; Francesco Starace, per l’ energia, con 68,31 punti. © Riproduzione riservata.

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