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«Riporto la satira di Luttazzi in tv E a Rai2 voglio più informazione»
Salvini annuncia tagli: “Certi conduttori guadagnano troppo”
Più notizie e più islam Alla nuova Raidue non va bene Magalli
Stop fiction straniere e più religione: prove di Rai giallo-verde `
L’ anno nero dei colossi televisivi
Mediaset, piano in due mosse per il maxi-polo europeo delle tv
Paolo e Silvio Berlusconi divisi su Milano 4
Sole 24 ore, Consob chiede chiarimenti sul bilancio 2017
«Riporto la satira di Luttazzi in tv E a Rai2 voglio più informazione»
Corriere della Sera
PAOLO CONTI
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roma Carlo Freccero, direttore di Rai2. La sua rete cambia, a cominciare dalla primissima serata. «Questo incarico sarà la mia ultima sfida, e anche a tempo: per un solo anno. Occorre dare identità a una rete generalista complementare all’ ammiraglia Rai1. Parola chiave: informazione. Da fine gennaio, grazie all’ intesa col direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano, daremo vita a un approfondimento dopo il Tg2 delle 20. Da lunedì 7 il Tg2 già si allungherà di 10 minuti. Un’ esigenza da servizio pubblico, sta nel Dna della Rai, penso a Enzo Biagi È la fascia in cui da anni vince Lilli Gruber su La7. È gravissimo che la Rai l’ abbia abbandonata». Che formula? Quale conduttore? «La risorsa sarà interna. Lavoreremo, Sangiuliano ed io, con l’ amministratore delegato Fabrizio Salini che vuole mettere bene a fuoco modello, linguaggi, veste perché non è una tattica di rete ma una strategia aziendale. Si torna alle nobili origini del Tg2 Studio Aperto. Se, come dicono, Salini è Don Chisciotte, io sono il suo Sancho Panza». Addio a «Quelli che dopo il Tg», dunque. Sembra che la stessa sorte sia in vista in autunno anche per «I fatti vostri». È vero? «Mi dispiace per Luca e Paolo ma la sfida dell’ informazione è centrale. “I fatti vostri”? Un eccellente programma, ottimamente condotto da Giancarlo Magalli: ma è da Rai1, infatti la squadra del suo autore Michele Guardì realizza nei fine settimana “Unomattina in famiglia” per Rai1. In quella fascia progettiamo una trasmissione di approfondimento del Tg2». Conferma il ritorno della satira di Daniele Luttazzi? «Ci siamo incontrati, c’ è in vista un progetto per l’ autunno. La satira libera è un’ altra caratteristica del servizio pubblico ed è finita l’ epoca di Berlusconi e di Renzi. Ci sarà anche una striscia di satira di un’ artista donna in “Povera patria”, come si chiamerà da mercoledì 23 gennaio “Night tabloid” – un titolo assurdo – condotto da Annalisa Bruchi, che parlerà del rapporto tra economia e politica». Lei ama molto anche Renzo Arbore «Sì, un immenso artista. Con lui stiamo progettando un grande omaggio alla produzione televisiva di Gianni Boncompagni. Furono loro a inventare insieme l’ auto-satira della Rai. Geniali» Confermato il ritorno di Simona Ventura con «The voice»? «Ci sono già le date. Per evitare spese insostenibili per Rai2, vedrò il produttore Lorenzo Mieli che mi presenterà un piano che prevede l’ uso, dal 3 marzo, degli studi di via Mecenate a Milano. Si andrà in onda dal 9 aprile». Perché ha messo sullo stesso piano Berlusconi e Renzi? «Perché Renzi è la continuazione di Berlusconi nell’ epoca della finanza. Anzi, Berlusconi era più legato di Renzi al mondo della produzione e per primo parlò il linguaggio del populismo». Dica la verità, le piace il governo M5S-Lega… «Alcuni sì. Apprezzo la sostanziale verginità di Di Battista, la sua adolescenza politica. E poi, in generale, un po’ tutti mostrano di aver capito cosa è successo in Italia prima di tanti intellettualoni». Lei dice di non avere paura della parola «sovranità» perché detesta il pensiero unico. «Basta seguire il web per avere una meteorologia di ciò che sta avvenendo. Trump era prevedibile. E così ciò che è accaduto in Italia». E cosa è successo? Ovvero: perché lei rivoluziona Rai2 in un modo che sembra somigliare a questo governo? «Si è spezzato per sempre qualcosa nel “discorso” del Paese: una certa élite è sottoposta a una critica, inimmaginabile fino a poco tempo fa. Perché la frattura è tra élite e popolo: prima l’ élite trascinava il popolo, anche con la tv pedagogica. Oggi quell’ élite sostiene e rappresenta solo la finanza: e la conseguente frattura col popolo ha fatto emergere la maggioranza di oggi». Diranno: Freccero era l’ ala sinistra della Rai, oggi guarda alla nuova maggioranza. «La sinistra? Ha perso perché è diventata espressione del pensiero finanziario mentre prima interpretava il mondo della produzione. È un fatto. Per il resto, da studioso analizzo i fenomeni». Lei ha detto: il cardinale Bertone non mi volle alla direzione di Rai1, il centrosinistra mi esiliò su Rai4 «Tutto vero. Il Vaticano di quei tempi non mi volle su Ra1 e il centrosinistra mi spedì lontano sul satellite. Ma devo ringraziare quell’ esilio. Se oggi so molte cose sulla tv contemporanea lo devo a Rai4 che anticipò Sky Atlantic».
Salvini annuncia tagli: “Certi conduttori guadagnano troppo”
Il Fatto Quotidiano
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Nel giorno del 65esimo anniversario dall’ inizio delle trasmissioni Rai, ieri il vicepremier Matteo Salvini è tornato a parlare pubblicamente di una spending review interna all’ azienda. A partire dallo stipendio di alcuni presentatori, da sempre al centro delle critiche dei gialloverdi perché retribuiti ben oltre il tetto dei 240mila euro imposto ai giornalisti (ma non agli artisti): “Ridurre sprechi e privilegi – ha ribadito il leader della Lega a Zapping, su Radio Uno – è una priorità. C’ è qualche conduttore televisivo di reti pubbliche, senza fare nomi, che guadagna dieci volte il ministro dell’ Interno”. Il riferimento, seppur non esplicito, è prima di tutto al caso di Fabio Fazio. Del conduttore, impegnato in questa stagione su Rai Uno con Che tempo che fa, aveva parlato poche settimane fa anche l’ altro vicepremier Luigi Di Maio in Commissione Vigilanza Rai: “Certo che c’ è un caso Fazio in Rai. Spero che il prima possibile si possa ricostruire un po’ di buonsenso rispetto alle retribuzioni, ma ovviamente non sta a me affrontare questa questione, riguarda l’ ad Salini ed il direttore di rete”.
Più notizie e più islam Alla nuova Raidue non va bene Magalli
Il Giornale
Paolo Scotti
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Paolo Scotti La rivincita è un piatto che si serve freddo. E ha aspettato sedici lunghi anni, Carlo Freccero, prima di prendersela. Ma coi fiocchi. Così ieri, nuovamente alla guida di Rai2 dopo esserlo stato dal ’96 al 2002 (quando ne fu allontanato), il neo-direttore ha mitragliato una serie di tellurici rinnovamenti che, oltre a terremotare gran parte dei palinsesti di rete, hanno parole sue – il sapore della «rivincita, di fronte alle nefandezze dei poteri che mi allontanarono. Prima Berlusconi, che mi fece fuori per 5 anni; poi il Pd che mi mandò sul satellite, a fare Rai 4. Una vergogna, col curriculum che avevo!». La novità-simbolo della sua riscossa sarà il ritorno di Daniele Luttazzi, il comico di Satyricon allontanato nel 2001 col cosiddetto «editto bulgaro»: «Fortuna che l’ epoca dei Berlusconi e dei Renzi è finita. Perfino Celli, l’ ex direttore con cui litigai, oggi apprezza Luttazzi. E se venisse il cardinal Bertone in persona a dire no, io lo prenderei lo stesso». Riferimento al porporato non casuale, visto che «la politica e una parte del Vaticano, come il cardinal Bertone, ha impedito che diventassi il direttore di Rai 1». E meno male che oggi dichiara d’ andare d’ accordo col presidente della Cei, cardinal Bassetti: «Difatti rinnovo il programma religioso Sulla via di Damasco, passandolo dal vescovo-conduttore D’ Ercole alla giornalista Eva Crosetta». E promette di idearne uno nuovo sull’ Islam, «visto che ce ne sono già sull’ ebraismo e sul protestantesimo». Ma le novità vere sono ben altre. Innanzitutto un nuovo talk di approfondimento sulle notizie del giorno, venti minuti dopo il Tg2, al via al massimo entro gennaio, affidato ad una risorsa interna Rai; «Retequattro o La7 ce l’ hanno e Rai2 no? Una lacuna vergognosa». Anche per questo il Tg2 dovrà lavorare sodo: dal 7 gennaio si allungherà di 10 minuti, le rubriche della fascia 13-14 andranno anche al sabato e alla domenica, e quelle delle 18-18,50 «diverranno un tutt’ uno». Altre polemiche potrebbe sollevare L’ ottavo blog, «rassegna settimanale delle notizie che tutti censurano, mentre sono segno dei tempi. Esempio? Quelle che annunciavano il trionfo di Trump e furono purgate». Ma soprattutto «concentreremo le nostre energie sulla fascia 19-24, fondamentale per una rete complementare a Rai 1, cui però cui urge conferire nuova identità». Il che, in parole povere, significa rischio sparizione di programmi assai popolari come I fatti vostri di Magalli e Detto fatto della Guaccero, «molto carini ma più da Rai 1: non appartengono all’ identità di Rai2». Saranno rivoluzionati, ma tutto sommato sopravvivranno, Nemo, che sparirà per partorire Reality Sciò, sempre con Enrico Lucci («affettuoso e crudele ritratto dell’ Italia dei selfie, il narcisismo dei poveri») e un titolo da definire, con Alessandro Sortino («espressione del cattolicesimo carismatico e popolare di Papa Francesco»); mentre Night Tabloid («titolo demenziale») sul rapporto fra economia e politica, conserverà la conduttrice Annalisa Bruchi ma diventerà Povera patria (dalla canzone di Battiato). Destino incerto perfino per Simona Ventura, il cui The Voice pareva cosa fatta e che invece presenterebbe problemi logistici: «Non c’ è uno studio per lei. A Milano è disponibile solo da metà marzo, e prenderlo esterno costerebbe troppo». Ma non un milione, com’ è stato scritto, ma 400mila euro. Dalla strage dovrebbe salvarsi Pechino Express, anche se è in forse Costantino Della Gherardesca, mentre Freccero eliminerebbe seduta stante i vari telefilm NCIS, «che detesto, perché non appartengono alla nostra identità», ma non può per motivi contrattuali, «e allora li compenserò con repliche di prodotti italiani, ma alti». Fra i nuovi progetti, infine, spiccano tre omaggi: uno questo sabato ad Adriano Celentano, su filmati inediti; uno a Gianni Boncompagni con Renzo Arbore; uno a Bernardo Bertolucci. Quanto ai sospetti di voler fare una tv «sovranista», Freccero replica sdegnato: «Io faccio la tv d’ oggi. E cioè una tv che esalti l’ identità nazionale. Punto e basta».
Stop fiction straniere e più religione: prove di Rai giallo-verde `
Il Messaggero
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IL CASO ROMA Chi sono i più svelti a salire sul cavallo della nuova Rai giallo-verde e i primi a far galoppare il quadrupede nella neo-prateria populista? Sono quelli del 2. E i due più strani, proprio una strana coppia, Freccero&Sangiuliano. L’ uno in quota grillina, l’ altro in quota leghista, anti-conformisti e intellettuali (secondo definizione di Freccero), partono lancia in resta da direttore di Rai2 e da direttore del Tg2 nella costruzione della tivvù sovranista (meno fiction straniere) e però, parola di Carlo, ieri in conferenza stampa, «io non faccio la tivvù dei 5 stelle, faccio la tivvù e basta e sarà sovranista com’ è sovranista per vocazione la tivvù generalista». E ancora: «Quello che mi interessa del governo giallo-verde e che ha scompaginato il pensiero unico». E allora, sul 2, la nuova rubrica religiosa – che esordirà a cura di Eva Crosetta, non una suorina ma una sventolona – avrà il suo doppio sulla fede musulmana. E, per i cultori, riecco in onda anche l’ epurato dell’ editto bulgaro, insomma torna su Rai2 Daniele Luttazzi. Ma se proprio bisogna essere alternativi, chi lo è di più di Enzo Pennetta? Spopola su YouTube questo pensatore anti-capitalista, che grazie a web interviste su Darwin e il neoliberismo e sulla «scuola ti tende mediocre» avrà probabilmente lo spazio tivvù da «nemico del pensiero unico». Altro che Milena Gabanelli la quale, se tornerà in Rai ma ormai è sempre meno probabile anche per motivi economici, lo farà su Rai1 e la sfida di Rai2 made in Freccero sembra quella di rivaleggiare con la rete ammiraglia. Dove al Tg1, come vice, c’ era Gennaro Sangiuliano, e ora eccolo direttore al Tg2 il parte-napoletano e parte-nopeo Genny. A sua volta, scapigliato come il sodale Freccero ma senza capelli, mentre il telegiornalone di Rai1 deve ancora carburare al 2 si sta inventando di tutto. E ha già guadagnato, sovranista nell’ Italia del sovranismo, un punto e mezzo di share nell’ edizione delle 13. E un punto in quella delle 20,30. All’ ora di pranzo, dieci giorni fa, il telegiornale è arrivato al 16,9 per cento e numeri così al 2 non si vedevano da tanto tempo. Ed è cambiato il linguaggio, la narrazione (molta più cura per la fotografia) e la durata dei servizi: mai più lunghi di un minuto e mezzo. Nei prossimi giorni cominceranno le sfilate nella stanza dell’ ad, Fabrizio Salini, perché c’ è da scegliere il conduttore o la conduttrice (si punta su un interno) che il giovedì sera – per la serie: la contro-programmazione di Rai2 su Rai1 – dalla rete più piccola dovrà sfidare in un nuovo talk show (alle 21, una ventina di minuti) la supremazia di Porta a Porta sulla rete maggiore. Un format pensato in vista delle elezioni europee. E in generale c’ è chi legge la competition tra canali in chiave politica: 5 stelle contro la Lega. CONDUTTORI Sull’ 1 si sta lavorando al gran ritorno di Massimo Giletti, molto ben visto da Salini, da Salvini e da Di Maio, e allo spostamento e ridimensionamento di Fabio Fazio su Rai3. Quanto a Fiorello, fioccano per lui le proposte ma, dopo la morte di Bibi Ballandi, lui pare che si senta meno motivato di prima nel lanciarsi in una nuova avventura televisiva. Discorso che non vale, rieccola in Rai, per SuperSimo, insomma la Ventura alla guida del talent Voice of Italy sul 2. Una trasmissione, sull’ 1, ad Annalisa Chirico? E’ una possibilità, anche se la direttrice della reta – Teresa De Santis – per ora è in fase di studio, e il palinsesto nei suoi punti forti – Sanremo ovviamente e dunque Baglioni – sarà quello che è. Arbore su Boncompagni su Rai2, forse il ritorno (aiuto?) di Michele Santoro ma prima – domani sera – una puntata omaggio per Adriano Celentano. E poi, ma senza nome, un duello tra due politici sarà condotto da Alessandro Sortino. Nel complesso, tra 1, 2 e 3, bisognerà vedere se l’ arrembanza giallo-verde, tutta ancora da vedere, riuscirà a inventare e a diventare un nuovo canone nazional-popolare. Mario Ajello Ilaria Ravarino © RIPRODUZIONE RISERVATA.
L’ anno nero dei colossi televisivi
Il Sole 24 Ore
A. Bio.
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Per i broadcaster europei il 2018 è stato un anno senz’ altro difficile. E l’ andamento dei titoli in Borsa rispecchia appieno queste difficoltà. La concorrenza dei colossi del digitale fa paura, con una tv tradizionale che deve combattere per trattenere gli spettatori in quest’ era di “binge watching tv” in cui il web e l’ on demand stanno spingendo verso nuove modalità di consumo lontane dal “lineare”. Basti pensare che in Uk, che per sua natura è mercato molto particolare e sicuramente il più avanzato nel panorama europeo, l’ Autorità Ofcom ha sancito il sorpasso degli abbonamenti a Netflix, Amazon e Now TV (15,4 milioni) rispetto ai tradizionali servizi di “pay TV” come quelli offerti da Sky, Virgin Media , BT e TalkTalk (15,1 milioni). Non che sia tutto rose e fiori dalle parti dei “nuovi ricchi”. Per quanto riguarda Netflix, ad esempio, quei “total liabilities” (il totale delle passività) e i costi di miliardi di dollari per la produzione dei contenuti sono spesso al centro delle preoccupazioni degli analisti. Che però ci sia un cambiamento che sta spostando spettatori e modalità di consumo a scapito della tv tradizionale è un fatto. Su tutto poi c’ è la ciliegina sulla torta del ciclo negativo, sia sul versante politico sia su quello economico. I titoli delle tv europee hanno quindi pagato dazio. Per quanto riguarda Mediaset, il gruppo ha chiuso il 2018 con una flessione inferiore rispetto ai competitor (si veda grafico in alto) con un rally nella parte finale d’ anno che ha fatto guadagnare al titolo il 5% nell’ ultima settimana del 2018. Sul titolo del Biscione hanno comunque impattato anche alcuni report internazionali, come quello di Jp Morgan, che hanno giudicato il valore troppo alto rispetto alla flessione subita da quasi tutti i principali operatori tv europei. Il peggiore in senso relativo è stato l’ andamento del titolo Atresmedia (-50,8%). Per la realtà del Gruppo De Agostini (secondo operatore tv spagnolo con Antena3 e LaSexta) i conti dei nove mesi del 2018 hanno dato come responso una riduzione dell’ utile netto nei primi 9 mesi del 17% a causa della frenata del mercato pubblicitario. L’ annno in Borsa è stato tutt’ altro che da ricordare anche per la tedesca Prosiebensat, secondo gruppo radiotelevisivo europeo (-46,1%) con capitalizzazione scesa a 3,5 miliardi e tonfo superiore al 14% a novembre in scia alla revisione al ribasso della guidance sui ricavi dell’ intero 2018. A ogni modo, il mercato pubblicitario televisivo in Europa è calato. E guardando all’ interno della “filiera”, a ottobre Wpp, colosso britannico della pubblicità, lanciando un allarme sulle vendite, il secondo del 2018, ha finito per bruciare 3 miliardi in un giorno. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Mediaset, piano in due mosse per il maxi-polo europeo delle tv
Il Sole 24 Ore
Andrea Biondi
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Lo sguardo è da rivolgere verso la Spagna. Per capire se (ma forse sarebbe meglio dire quando) il progetto “paneuropeo” di Mediaset diventerà realtà occorrerà guardare oltreconfine, verso quella Spagna che ospita la controllata del gruppo di Cologno. Analisti e osservatori ne sono convinti: solo con l’ unione delle due realtà – quella italiana e la Mediaset España di cui il gruppo di Cologno detiene il 51,63% e che capitalizza poco sotto gli 1,9 miliardi – ci sarà veramente il via al progetto internazionale di cui da tempo si parla per il Biscione che di miliardi in borsa ne capitalizza 3,3. Solo qualora tutto questo avvenisse sarebbe chiaro l’ avvio di un Piano che, necessariamente, sarà in due mosse: prima consolidare la Spagna, dove Mediaset è primo editore tv con otto emittenti gestite tra cui Telecinco e Quatro, e poi rivolgersi altrove. Germania (soprattutto), ma anche Francia gli obiettivi. Sarà dunque questo uno degli sviluppi cui guardare per capire il 2019 di una Mediaset per la quale da tempo gli stessi vertici hanno indicato la necessità di uno sviluppo oltreconfine. Il presidente del gruppo, Fedele Confalonieri, di questo ha parlato proprio in apertura dell’ ultima assemblea per l’ approvazione del bilancio 2017 e rinnovo del Cda: «Dobbiamo guardare con interesse a una prospettiva di crescita internazionale nel nostro alveo naturale che è l’ Europa». Concetto ribadito in quella stessa occasione – ma anche in altre – dal vicepresidente e ad Pier Silvio Berlusconi che vede il gruppo però solo nel ruolo di «locomotiva trainante». Si parla di Tf1 e Prosiebensat, con la pista tedesca che sembra la più calda. I proventi dell’ operazione EiTowers, con una plusvalenza superiore ai 510 milioni, portano senz’ altro acqua al mulino per un progetto che ha avuto quantomeno un prodromo nell’ alleanza “Ebx” sugli spot (Mediaset, Prosiebensat, Tf1 e Channel 4). Del resto “Go big or go home” è un assunto ormai lapalissiano fra i player del mercato televisivo e dei contenuti negli Usa. I grandi merger dell’ ultimo anno come l’ avanzata dell’ on demand, con i suoi alfieri Netflix e Amazon, su tutti fa pensare che di tempo da perdere non ce ne sia granchè. La valutazione stessa del mercato sul settore ne è una cartina di tornasole. Mediaset sconta anche una croce tutta sua: la rottura dell’ accordo con Vivendi e la successiva scalata in Borsa che ha portato il 30% dell’ azienda in mani francesi e fatto praticamente sparire il flottante . Certo, i Berlusconi hanno già preso tutte le decisioni tecniche utili a rafforzare il controllo della società (Fininvest ha recentemente portato al 42,8% dei diritti di voto in assemblea) e in più la presenza di Vivendi è congelata a causa della partecipazione in Telecom. Il tema è però sensibile e resta sul tavolo anche per un 2019 in cui, su un altro fronte, sarà da guardare con attenzione alla vicenda Premium. Manca un solo passaggio per considerare definitivamente la piattaforma nelle mani di Sky: il via libera dell’ Antitrust sarà dirimente visto che solo se incondizionato dovrà essere accettato da Sky. Altrimenti nessun obbligo e la piattaforma rischia di tornare a Mediaset con la spada di Damocle di una chiusura. Va detto che nel primo semestre 2018 Mediaset ha pagato il conto più salato della sua storia poiché Premium ha continuato a sostenere i costi dei diritti di Serie A e Champions League, ma smettendo di guadagnare abbonati, anche visto l’ esito delle aste per i diritti del 2018-21. La situazione si è però ribaltata già nel terzo trimestre (saldo positivo per 23 milioni) visto che dal 30 giugno Mediaset ha chiuso il rubinetto dei costi del calcio in pay mantenendo invece aperto quello dei ricavi da abbonamenti che sono scesi molto meno di quanto si immaginasse. Probabilmente la prossima assemblea sarà del ritorno al dividendo, a conclusione di un anno in cui nel business radio è entrata anche Radio Monte Carlo aggiungendosi a R101, Radio 105, Virgin Radio, Radio Subasio e che sul versante tv ha registrato il successo dei Mondiali di calcio. Un anno che però ha visto anche una partenza forse troppo lenta per l’ autunno con ascolti in calo nell’ ultima parte dell’ anno che hanno un po’ affievolito i buoni dati complessivi di audience 2018 (che in realtà erano molto più positivi a settembre, all’ inizio della stagione). Molte aspettative a Cologno ci sono sul palinsesto dei prossimi sei mesi, a partire dal cartoon di Adriano Celentano. Il tutto con un occhio, attento, oltreconfine. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Paolo e Silvio Berlusconi divisi su Milano 4
Il Sole 24 Ore
Cheo CondinaAndrea Fontana
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Il maxi progetto immobiliare nel verde di Milano 4, per la precisione a Basiglio (noto alle cronache per essere la cittadina italiana con il più alto reddito medio pro capite), divide Silvio e Paolo Berlusconi, che erano coinvolti nel dossier rispettivamente con le holding Fininvest e PBF. In realtà, a inizio dicembre l’ intera iniziativa immobiliare è stata ceduta a Orion Capital Managers ma era stata proprio l’ offerta recapitata dal fondo inglese a fare emergere nel board della Immobiliare Leonardo, il veicolo titolare dei terreni del progetto di Basiglio, una diversità di vedute sul dossier tra i consiglieri rappresentativi dei due rami della famiglia Berlusconi. «Differenti aspettative e orientamenti» – rivela l’ agenzia Radiocor – legati al destino dell’ iniziativa di real estate (vendita dei terreni o sviluppo autonomo) e che alla fine hanno costretto il cda a rimettere ai soci stessi ogni decisione sulla proposta di Orion. Fininvest, come noto, ha avviato da tempo una politica di disimpegno dal mattone: una strategia che si è riflessa anche nella gestione degli asset di Basiglio. L’ azionariato della Immobiliare Leonardo, infatti, vedeva la PBF di Paolo Berlusconi col 52% e Fininvest Real Estate col 48% mentre il suo board, presieduto dal commercialista Ezio Maria Simonelli, era composto anche da Alessia Berlusconi (figlia di Paolo), da Enrico Hoffer (tra gli architetti di Milano 2), dallo storico manager di Fininvest Alfonso Cefaliello e da Antonio Anzani, altro architetto vicino alla famiglia Berlusconi. A sciogliere lo stallo, emerso nel cda dello scorso 28 novembre, ci ha pensato così la controllata totalitaria di Fininvest che, a fronte dell’ imminente scadenza dell’ offerta di Orion (valida fino al 6 dicembre), in 24 ore ha messo sul piatto 26 milioni per liquidare PBF rilevando il suo 52%. Una proposta immediatamente accettata dalla holding di Paolo Berlusconi, che nel dicembre 2015 aveva già venduto il 48% della stessa Immobiliare Leonardo a Fininvest per 14,5 milioni. La cifra incassata da PBF (tra l’ alto editore de “Il Giornale”) è in ogni caso coerente con la valutazione richiesta da Immobiliare Leonardo a Gran Thornton Consulting, che aveva attribuito un valore di 49 milioni al progetto Milano4 nel caso in cui lo sviluppo fosse rimasto in capo alla famiglia Berlusconi. La nuova avventura immobiliare del gruppo ha preso invece una strada diversa: dopo avere sondato il mercato e coinvolto 26 investitori italiani ed esteri per il dossier Milano 4, Fininvest Real Estate ha ricevuto e infine accettato la proposta di Orion, che ha acquistato i terreni per 16 milioni a cui si aggiungono 2 milioni di rimborso dei costi di urbanizzazione. Il contratto prevede poi degli earn out rilevanti, cioè delle clausole riguardanti ulteriori incassi futuri per Immobiliare Leonardo-Fininvest Real Estate grazie ai proventi che il fondo inglese realizzerà vendendo le unità immobiliari da edificare. In questo senso Fininvest conta quantomeno di rientrare dall’ esborso sostenuto verso PBF o di realizzare ulteriori profitti. Un interesse confermato anche dal fatto che Fininvest, peraltro con la stessa collaborazione di Paolo Berlusconi, seguirà da vicino gli sviluppi della fase di commercializzazione degli immobili. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Sole 24 ore, Consob chiede chiarimenti sul bilancio 2017
La Repubblica
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MILANO La Consob, al termine di un procedimento avviato ad agosto, ha accertato la non conformità di alcune voci del bilancio consolidato 2017 del Sole 24 Ore e ha chiesto al gruppo editoriale alcune informazioni aggiuntive. In particolare la Commissione ha chiesto di rappresentare in un’ apposita situazione economico-patrimoniale consolidata pro-forma gli effetti che una contabilizzazione conforme alle regole avrebbe prodotto sulla situazione patrimoniale, sul conto economico e sul patrimonio netto dell’ esercizio per i quali è stata fornita un’ informativa errata. Il Sole 24 Ore non esclude di impugnare il provvedimento ma, si legge nel documento di risposta, provvederà a pubblicare quanto richiesto entro tre settimane, a Borsa chiusa.
L'articolo Rassegna Stampa del 04/01/2019 proviene da Editoria.tv.