Indice Articoli
I favori a Mediaset: asta per le frequenze e soldi per nuove tv
La stangata della web tax rischia di mettere in crisi tutte le imprese editoriali
«I tagli all’ editoria sono una vergogna In questa manovra mortificato il Sud»
Contributi cancellati Sostegno alle edicole
Comunicazione Web tax al 3 per cento e tagli all’ editoria
Tagli all’ editoria Più risorse per Rai e Sky
Auto, giochi, web e no profit La carica delle nuove tasse
I tagli ai quotidiani ammazzano libertà e posti di lavoro
I favori a Mediaset: asta per le frequenze e soldi per nuove tv
Il Fatto Quotidiano
link
Confermatoil regalo ai big delle frequenze televisive (da Mediaset a Tim e Cairo, ma anche Rai) e aumentato il fondo destinato al cambio dei televisori: sono le misure della manovra che erano state già raccontate dal Fatto Quotidiano e ripresentate nel maxi-emendamento di ieri. Per lo spettro di frequenze da assegnare, anziché organizzare un’ asta al rialzo e prevedere condizioni paritarie per monopolisti e debuttanti, viene prevista una “procedura onerosa senza rilanci competitivi”: insomma una gara in cui vince chi – a scatola chiusa – offre di più rispetto a un prezzo di partenza. Inoltre i criteri per assegnare le frequenze premiano anche chi opera già nel mercato: “Garantire continuità del servizio”, “valorizzare le esperienze maturate”, “tenere conto dei contenuti diffusi”. Quindi Rai, Tim, Cairo e, ovviamente, Mediaset. Sale invece a 151 milioni il contributo alle famiglie che, a partire dal prossimo anno e fino al 2022, cambieranno tv o decoder per adeguarsi al nuovo standard DVB-T2 in vista dello switch off del digitale terrestre attualmente in uso, dovuto al trasferimento delle frequenze per il servizio di telefonia mobile 5G . Incentivo simile a quello del passaggio al digitale nel 2012.
Nel bilancio gialloverde la scure sui pensionati senza aiutare i giovani Cancellati cinque miliardi di nuovi investimenti
Il Giornale
Antonio Signorini
link
Manovra «meno espansiva». Corretta nelle previsioni sul Pil dopo il passaggio a Bruxelles, ma non orientata alla crescita economica. Il parere dell’ Upb, l’ ufficio parlamentare di Bilancio, è puramente tecnico, ma la sostanza del giudizio diventa politica quando spiega che la nuova versione della legge di Bilancio avrà «effetti più contenuti in termini di peggioramento del disavanzo», ma cambierà segno per quanto riguarda gli investimenti. «Da un aumento di circa 1,4 miliardi inizialmente previsto si passa a una riduzione di circa un miliardo», afferma l’ Upb. Tendenza confermata dal maxiemendamento nella versione bollinata dalla ragioneria, approdato ieri al Senato che entra nello specifico. Si passa dai 9 miliardi per investimenti in tre anni inizialmente previsti a 3,6 miliardi. Per il 2019 il fondo istituito è pari a 740 milioni di euro (contro i 2.750 precedenti), anche se fonti di Palazzo Chigi smentiscono i tagli, spiegando che «le risorse saranno pienamente compensate con i fondi strutturali». È il risultato dell’ accordo raggiunto con la Commissione europea e, soprattutto, della trattativa tra i due partiti di maggioranza, il M5S e la Lega. Ecco le principali misure del maxiemendamento che riscrive la manovra. Aumenti Iva per 51 miliardi. Sconti per il pane «alternativo» Confermate le clausole di salvaguardia rafforzate nel 2020 e nel 2021. Il maxiemendamento garantisce la sterilizzazione degli aumenti dell’ imposta sul valore aggiunto per il prossimo anno. Ma per il 2020 prevede un incremento dello 0,3 nel 2020 e dell’ 1,5% nel 2021. Aumenti che valgono rispettivamente 23 e 28,8 milioni di euro. Se il prossimo anno non saranno disinnescate le clausole, l’ Iva agevolata salirà dal 10 al 13% dal 2020 mentre quella ordinaria dal 22% al 25,2% nel 2020 e al 26,5% nel 2021. Tra le curiosità, il maxi prevede che rientrino nell’ aliquota minima al 4% (che non aumenterà) oltre al pane, anche i pani fatti con prodotti integrali, semi oleosi, erbe aromatiche e spezie. Le pensioni d’ oro diventano di platino, tagli da 100 mila in su Nella spiegazione che accompagna la penultima versione del maxiemendamento gli assegni che saranno tagliati cambiano metallo, ma la sostanza è la stessa. La riduzione varrà per cinque anni, dal 2019 al 2023, sarà del 15 per cento per i redditi compresi tra 100.000 e 130.000 euro lordi e arriverà al 40 per cento per quelle superiori ai 500.000 euro. Le altre aliquote sono il 25 per cento per gli assegni compresi tra 130.001 e 200.000 euro, del 30 per cento per quelli compresi tra 200.001 e 350.000 euro e del 35 per cento tra i 350.001 e i 500.000 euro. La misura garantirà pochissimo: 239 milioni nel triennio 2019-2021. L’ emendamento prevede che gli organi costituizionali e di rilevanza costituzionale si adeguino al taglio delle pensioni d’ oro, anche se «nell’ ambito della loro autonomia». Pensioni, stretta sull’ inflazione Meno 2,26 miliardi in tre anni Il maxiemendamento introduce ufficialmente nella manovra il taglio al recupero dell’ inflazione. Fino a tre volte il trattamento minimo, quindi 1.522 euro, non ci saranno limitazioni, quindi il recupero dell’ inflazione calcolata dall’ Istat sarà pieno (per il 2019 sarà dell’ 1,1). Confermate le sei fasce: indicizzazione riconosciuta al 97 per cento per quelle tra tre e quattro volte il minimo; al 77% per quelle tra quattro e cinque volte il minimo; al 52% per quelle tra cinque e sei volte il minimo; al 47% per quelle tra sei e otto volte il minimo; al 45% tra otto e nove volte il minimo, e, infine, al 40% sopra nove volte il minimo. Entrate previste: 2,26 miliardi nel triennio. Quota 100 andrà a regime (con costi maggiorati) dal 2020 I fondi per la riforma delle pensioni cara alla Lega (che vedrà la luce con un decreto) sono ridotti nel 2019 a 3,968 miliardi di euro contro i prevedenti 6,7 miliardi. Nel 2020 raddoppiano a 8,336 miliardi, 8,8684 nel 2021. L’ emendamento prevede che nel 2024 il costo si riduca a 7 miliardi. In sostanza la riforma delle pensioni costerà in prospettiva più del previsto e che il costo non diminuisca subito dopo la prima ondata di uscite di lavoratori 62enni con 38 di contributi. Il reddito di cittadinanza sarà meno costoso Il fondo per il reddito di cittadinanza sarà ridotto di 1,9 miliardi nel 2019 scendendo a 7,1 miliardi. A differenza delle pensioni, sarà ridotto anche negli anni successivi: meno 945 milioni nel 2020 e 683 milioni nel 2021. Sud come il Portogallo flat tax per i pensionati Confermata la tassa piatta al 7% per i pensionati residenti all’ estero da almeno 5 anni che scelgono il Sud. Si applicherà per cinque periodi d’ imposta ed è rivolta a coloro che scelgano di trasferire la loro residenza, in Italia, nei comuni con popolazione non superiore ai 20.000 abitanti delle Regioni del Sud: Sicilia, Calabria, Sardegna, Campania, Basilicata, Abruzzo, Molise, Puglia. La misura serve anche a fare rientrare i tanti pensionati italiani che si sono trasferiti all’ estero, nei paesi dove la rendita da pensione è esentasse. La deducibilità Imu sui capannoni torna al 40% Un emendamento del M5s aveva elevato il bonus fiscale al 50%, ma è stato giudicato inammissibile. Il Maxiemendamento prevede che la deducibilità Imu sui capannoni resti al 40%. Attualmente è possibile dedurre il 20% dell’ Imposta. Saldo e stralcio per le cartelle tra il 2000 e il 2017 Misura che vale solo per chi è in difficoltà economica. I debiti potranno essere estinti pagando il 16% con Isee non superiore a 8.500 euro, il 20% con Isee da 8.500 fino a 12.500 euro e 35% con Isee oltre i 12.500 euro e fino a un massimo di 20.000 euro. La misura riguarda anche i debiti per i contributi dovuti alle casse previdenziali professionali. La Norma sugli Ncc c’ è, ma poi il governo la fa saltare La stretta sui noleggi con conducente contenuta nella proposta di modifica è stata fatta saltare ieri durante l’ esame della commissione Bilancio. Il sottosegretario al ministero dell’ Economia, Massimo Garavaglia, ha spiegato che ci sono problemi di copertura. La norma ha provocato accese proteste dei proprietari di Ncc. Proroga confermata ai balneari Niente bando nel 2020 È una delel novità spuntata già nelle prime bozze del maxiemendamento. Anche la versioen bollinata dalla Ragioneria dello Stato prevede la proroga per i prossimi 15 anni delle concessioni demaniali marittime in vigore e anche quelle che sarebbero scadute alla fine del 2020. Niente bando per le concessioni nel 2020 per gli stabilimenti come previsto dalla direttiva Bolkestein. Niente agevolazioni, Ires raddoppiata per il No profit Confermata la norma che ha fatto infuriare la Conferenza episcopale italiana e anche il mondo del no profit. Il maxiemendamento prevede anche l’ abrogazione delle agevolazioni Ires per gli enti non commerciali. Rinviate le assunzioni nella Pa e nelle università Le assunzioni a tempo indeterminato della Pubblica amministrazione slittano al 15 novembre. Una stretta che riguarda la Presidenza del Consiglio dei Ministri, i Ministeri, gli Enti pubblici non economici, le Agenzie fiscali e le Università. Stretta simile per le università: le assunzioni a tempo indeterminato sono rinviate al primo dicembre del 2019. Per la Rai modernizzata 80 milioni in due anni La manovra stanzia 40 milioni per il 2019 e altrettanti nel 2020 per la Rai. Obiettivo, il rilancio del servizio pubblico e l’ adempimento degli obblighi del contratto di servizio. Soldati e 75 milioni per le buche di Roma Confermato l’ utilizzo dell’ sercito per fronteggiare l’ emergenza buche nelle strade di Roma. Stanziati 75 milioni di euro nel triennio. La misura era già stata inserita in un emendamento dichiarato inammissibile, ma è rispuntata nel maxiemendamento portato al Senato dal governo. Seggiolini antiabbandono scontati per due anni Saranno estesi anche al 2020 gli sconti per l’ acquisto dei seggiolini dotati di dispositivo antiabbandono. Lo stanziamento previsto è di un milione di euro per il 2019 e un milione per il 2020. Ecotassa in versione ridotta, salve le auto utilitarie La tassa voluta dal M5S si pagherà solo sulle auto di grossa cilindrata. Sarà di 1.100 euro per l’ acquisto di una nuova auto con emissione comprese tra 161 e 175 grammi di anidride carbonica al chilometro. Sale da 45.000 a 50.000 euro il limite al di sotto del quale scatteranno gli eco-incentivi per l’ acquisto di automobili poco inquinanti, ibride o elettriche. Niente più soldi per l’ editoria a partire dal 2022 Confermato il cavallo di battaglia dei 5 stelle contro la carta stampata. La norma prevede una riduzione progressiva dei contributi diretti all’ editoria nel 2019 fino all’ azzeramento dei finanziamenti nel 2022. Stangata sui giochi, meno conveniente vincere Sale all’ 1,40 per cento (dall’ 1,25) il prelievo erariale unico, sugli apparecchi per il gioco. La percentuale destinata alle vincite (pay-out) passa dal 69 al 68 per cento e dall’ 84,5 all’ 84 per cento. Confermato l’ aumento dell’ imposta unica dovuta sui giochi a distanza (che dal 20 passa al 25%).
La stangata della web tax rischia di mettere in crisi tutte le imprese editoriali
Il Mattino
Michele Di Branco
link
IL CASO ROMA Dal cappello del maxi-emendamento spunta il coniglio della web-tax. La manovra resuscita l’ imposta, già introdotta con la legge di Bilancio dello scorso anno ma mai concretizzata, tagliando corto rispetto all’ ipotesi di attendere una formulazione europea prima di procedere. Dunque l’ Italia si mette in proprio applicando un’ aliquota del 3% sui ricavi ovunque realizzati dalle aziende. Il prelievo, si legge nell’ emendamento, interessa «i soggetti esercenti attività d’ impresa che singolarmente o a livello di gruppo, nel corso di un anno solare realizzano uno dei seguenti risultati»: un ammontare complessivo di ricavi ovunque realizzati non inferiore a 750 milioni o un ammontare di ricavi derivanti da servizi digitali realizzati nel territorio dello Stato non inferiore a 5,5 milioni. La web tax consentirà di incassare 150 milioni il prossimo anno, a cui si aggiungono 600 milioni nel 2020 e altri 200 milioni nel 2021. Un gettito di quasi un miliardo nell’ arco di un triennio, in pratica. Una tassa, sottolinea Andrea Riffeser Monti, presidente della Fieg, che suscita «sconcerto e stupore. Una imposta che colpisce i ricavi anche delle aziende italiane del settore già soggette al prelievo ordinario, con una nuova tassa che rischia di deprimere ulteriormente i bilanci delle imprese». La web tax – argomenta il presidente della Federazione degli editori – dovrebbe essere uno strumento per il riequilibrio della concorrenza dei diversi operatori nel mercato digitale e per far pagare le tasse a chi oggi non le paga in Italia, ma non può costituire un alibi per una forma generalizzata di nuova tassazione sulle imprese italiane del settore con il rischio di riduzione degli investimenti e della occupazione». L’ imposta, concepita per colpire giganti del web come Amazon o Google, penalizza le imprese su vastissima scala. Tra le pieghe della norma, infatti, si legge che saranno sottoposti a prelievo coloro che «mettono a disposizione un’ interfaccia digitale multilaterale che consenta agli utenti di essere in contatto e di interagire tra loro, anche al fine di facilitare la fornitura diretta di beni o servizi». Una formulazione piuttosto ampia, tanto che l’ Agenzia delle Entrate non potrà interpretare lo spirito ma applicherà la norma e questo avrà un impatto, al momento non ancora valutato. Di fatto finiscono nel mirino il commercio, i servizi, la pubblicità e l’ editoria. INCERTEZZA La situazione di incertezza mette in ansia gli operatori. E preoccupazione è stata espressa anche Anitec-Assinform. L’ associazione di Confindustria che rappresenta le aziende dell’ Ict ha osservato che «sebbene la web tax si applichi soltanto a grandi imprese globali, rischia di ripercuotersi anche sulle piccole e medie imprese italiane che utilizzano i servizi digitali per promuoversi o vendere i propri prodotti». Secondo Francesco Boccia, deputato Pd e candidato alla segreteria del Partito, «era di gran lunga meglio la formulazione del 2013 perché colpiva tutte le multinazionali, prevedeva l’ obbligo di residenza e imponeva l’ utilizzo di partiva Iva: quindi non avrebbe toccato le imprese italiane».
«I tagli all’ editoria sono una vergogna In questa manovra mortificato il Sud»
Il Roma
link
ROMA. Confermati nel maxiemendamento del governo alla manovra i tagli all’ editoria. A pagina 196 del testo si legge: “Nelle more di una revisione organica della normativa di settore, che tenga conto anche delle nuove modalità di fruizione dell’ informazione da parte dei cittadini, i contributi diretti alle imprese editrici di quotidiani e periodici sono progressivamente ridotti fino alla loro abolizione”. Il contributo diretto erogato a ciascuna impresa editrice viene ridotto nel 2019 del 20% della differenza tra l’ importo spettante e 500mila euro; nel 2020 del 50% della differenza tra l’ importo spettante e 500mila euro; nel 2021 del 75% della differenza tra l’ importo spettante e 500 mila euro. “Al fine di perseguire obiettivi di valorizzazione e diffusione della cultura e del pluralismo dell’ informazione, dell’ innovazione tecnologica e digitale e della libertà di stampa, con uno o più decreti della Presidenza del Consiglio dei ministri sono individuate le modalità per il sostegno e la valorizzazione di progetti, da parte di soggetti sia pubblici che privati, finalizzati a diffondere la cultura della libera informazione plurale, della comunicazione partecipata e dal basso, dell’ innovazione digitale e sociale, dell’ uso dei media, nonché progetti volti a sostenere il settore della distribuzione editoriale anche avviando processi di innovazione digitale, a valere sul fondo per il pluralismo”. LE VOCI CONTRO. «Nel maxi -emendamento confermata la mattanza su testate e informazione, il colpo mortale a RadioRadicale, le zampe di Palazzo Chigi su #editoria a sua immagine e somiglianza. Daremo battaglia a Montecitorio su questo attacco senza precedenti a pluralismo e giornalisti» scrive su Twitter Filippo Sensi del Pd. A stretto giro anche il collega di partito Marco Di Maio: «Il Governo con il #maxiemendamento uccide il pluralismo dell’ informazione. Si porta verso la chiusura Radio Radicale e con il taglio al fondo per l’ Editoria porta in due anni verso la chiusura centinaia di testate, prevalentemente locali. Un altro colpo alla democrazia». Dello stesso avviso Stefano Pe dica, sempre del Pd: «Il governo -mani di forbici taglia i fondi per l’ editoria. Se l’ obiettivo è quello di far leggere agli italiani solo i post grillini su Facebook e Twitter, perlomeno inseriscano nella manovra anche dei corsi di alfabetizzazione per chi li scrive. Questa è una manovra che sembra scritta da un Erdogan piuttosto che da un governo responsabile. Sull’ informazione vorrei solo far presente che abolire i finanziamenti pubblici all’ editoria non fa altro che uccidere la libera informazione, che è uno dei pilastri della democrazia. Se proprio vuole abolire qualcosa, il governo cominci dalle sue fake news». DE LUCA: UNA VERGOGNA. «Il taglio dei fondi ai giornali è una delle tante vergogne che contiene questa bozza di legge finanziaria, che ancora nessuno ha visto». Il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, a margine dell’ inaugurazione della nuova stazione della metropolitana a Scampia, critica duramente l’ emendamento presentato al Senato dal 5 Stelle Stefano Patuanelli con il quale si incanala il progressivo taglio dei finanziamenti pubblici a quelle testate cosiddetti minori che per buona parte sopravvivono proprio grazie ai contributi. De Luca aggiunge: «Esprimo la mia solidarietà perché considero una vergogna comprimere spazi di autonomia per la stampa e di libertà per l’ opinione pubblica». Il governatore assicura «di continuare la battaglia» a favore della categoria, «e tenteremo di prendere qualche decisione per quello che ci sarà possibile come Regione Campania». Ma per il presidente della giunta regionale l’ occasione è troppo ghiotta per non fare un cenno, duramente critico, alla manovra di bilancio del governo giallo -verde. «Da quello che leggiamo sui giornali – attacca De Luca – ci sono tagli non solo all’ editoria ma anche tagli come quelli alle imprese del terzo settore, al volontariato». Oltre a ciò, «ci sono tagli di 800 milioni di euro ai fondi di coesione per il Sud e per il Meridione sarà perciò lacrime e sangue. Ci sono poi il blocco delle rivalutazioni delle pensioni sopra i 1.500 euro, la sovratassa automobilistica per medie dimensioni». Al contrario, insiste l’ ex sindaco di Salerno, «non c’ è un’ ombra di investimento. La Regione Campania investe il doppio di quanto investe lo Stato italiano rispetto a questa legge di stabilità».
Contributi cancellati Sostegno alle edicole
Il Sole 24 Ore
link
Cancellate dal 1° gennaio 2020 tutte le riduzioni tariffarie (spese telefoniche, trasporto delle rese etc.) per le società editrici e radiotelevisive con un risparmio di 28,5 milioni di euro. Aboliti i contributi alle radio private che svolgono attività di informazione di interesse generale: Radio radicale rinuncerà a 4 milioni di euro (prorogata per sei mesi la sola convenzione da 5 milioni per la trasmissione dei lavori parlamentari). Progressiva scomparsa dei contributi diretti a quotidiani e periodici (34 milioni nel 2017). Credito d’ imposta fino a 1.500 euro per le edicole.
Comunicazione Web tax al 3 per cento e tagli all’ editoria
La Repubblica
link
Introdotta per la prima volta una “web tax” al 3% per le imprese che si occupano di commercio ma anche quelle che vendono dati e fanno pubblicita online. Confermata la norma proposta dai 5 Stelle per una riduzione progressiva dei contributi diretti all’ editoria dal prossimo anno fino all’ azzeramento dei finanziamenti nel 2022. Saranno colpite le cooperative dei giornalisti e quelle testate legate al mondo no profit.
Tagli all’ editoria Più risorse per Rai e Sky
La Stampa
link
Azzeramento dei fondi a quotidiani e periodici, più soldi alle televisioni. Un emendamento voluto dai Cinque Stelle e scritto dal sottosegretario Rocco Crimi prevede di ridurre progressivamente i fondi a partire dal 2019 e per i tre anni successivi, fino alla loro abolizione. In compenso la norma promette «uno o più decreti della presidenza del Consiglio che individuano modalità per il sostegno e la valorizzazione di progetti finalizzati a diffondere la cultura della libera informazione». Il taglio non riguarda i giornali più grandi, che non ricevono aiuti, ma quelli più piccoli e locali. Un secondo emendamento – anche questo caldeggiato dai Cinque Stelle – concede 40 milioni di euro aggiuntivi alla Rai nel 2019 e nel 2020. Un terzo emendamento alza a 151 milioni il contributo alle famiglie che dal 2019 al 2022 cambieranno televisione o decoder per adeguarsi al nuovo standard digitale. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.
Auto, giochi, web e no profit La carica delle nuove tasse
La Stampa
PAOLO BARONI
link
È vero che per il 2019 il governo ha sterilizzato aumenti dell’ Iva per 12,5 miliardi, ma come sappiamo ne ha caricato altrettanti (anzi di più) sui bilancio 2020-2021 facendo salire il totale a 53 miliardi, a 81 se si calcola anche il 2022. C’ è il raddoppio (dal 20 al 40%) della detraibilità dell’ Imu sui capannoni, ma di contro su imprese e famiglie, dall’ anno prossimo la legge di bilancio scaraventa una vera gragnola di nuove tasse. Nell’ ordine: ecotassa sulle auto, webtax, tassa sui giochi, raddoppio dell’ Ires sugli enti no profit, cancellazione delle detrazioni a favore di imprese, banche e assicurazioni e lo sblocco di tutte le imposte e le addizionali locali. Da sola questa misura, secondo la Cgia di Mestre, potrebbe comportare un aggravio pari ad un miliard o a carico dei contribuenti. Irap, Imu, addizionali Con la legge di Stabilità 2016 il governo Renzi ha congelato tutti i tributi locali: tra Irap, Imu e Tasi ed addizionali Irpef Regioni ed enti locali oggi raccolgono circa 60 miliardi di euro, ovvero circa il 12 % di tutte le entrate tributarie. Secondo le stime su 8mila comuni circa l’ 80% delle amministrazioni ha i margini per aumentare sia l’ Imu sulle seconde e terze case sia l’ addizionale Irpef. Ecotassa Su circa 70-80 mila autovetture le cui emissioni di CO2 superano i 160 grammi per chilometro, con la scusa di introdurre un ecobonus (che può arrivare anche a 4/6mila euro) per finanziare l’ acquisto di vetture elettriche ibride, a partire dal primo marzo si pagherà una sovrattassa: 1.100 euro su una nuova auto con emissioni comprese tra 161 e 175 CO2 g/Km, 1.600 euro per la fascia 176-200, a 2.000 euro tra 201 e 250 e 2.500 euro oltre 250 grammi/km. Saranno colpiti prevalentemente suv ed auto di lusso ma anche diverse vetture medie, come le Fiat Doblò e Tipo, verranno penalizzate. Accise e giochi Sempre restando in tema, nonostante le ripetute assicurazioni date sia da Lega che dai 5 Stelle, che a più riprese avevano detto di volerle abolire, dal 2020 tornano a salire di 400 milioni le accise sui carburanti. Già dal prossimo anno invece aumenta all’ 1,4% il Prelievo erariale unico sui giochi. Web tax La legge di Bilancio introduce un prelievo del 3% sui servizi digitali per le imprese che vendono online, forniscono pubblicità e trasmissione di dati. Il prelievo si applica alle aziende con ricavi «ovunque realizzati» non inferiori a 750 milioni euro e ricavi derivanti da servizi digitali, realizzati nel territorio dello Stato, non inferiori a 5,5 milioni. Nel mirino dovrebbero finire innanzitutto le cosiddette società Gafa (Google, Amazon, Facebook, Apple), ma secondo la Federazione degli editori e Confindustria digitale rischia di colpire anche le imprese italiane, per altro già sottoposte a tassazione ordinaria. No profit Ha fatto molto discutere, è insorta la Cei e tutto il mondo del no profit, ma anche nella versione finale del maxiemendamento è rimasto il raddoppio dell’ Ires (dal 12 al 24%) a carico degli enti non commerciali. Si tratta di un salasso che nel 2019 porterà nelle casse dello Stato 118 milioni in più. Grandi imprese Una parte molto considerevole delle nuove entrate l’ anno prossimo arriverà da grandi imprese e mondo della finanza. Verrà deferita sia la deducibilità delle quote di ammortamento relative all’ avviamento, sia la deducibilità delle riduzioni dei valori dei crediti delle altre attività finanziarie: le imprese verseranno 4,5 miliardi in più, 1,8 banche e assicurazioni. Totale: 6,3 miliardi. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.
I tagli ai quotidiani ammazzano libertà e posti di lavoro
Libero
link
GIORGIA MELONI Caro direttore, come giustamente sottolinea da giorni Libero, questa manovra economica sconclusionata, tutta tasse e dilettantismo, contiene una vera e propria follia nella follia. Mi riferisco al taglio del contributo pubblico all’ editoria. Una sostanziale riduzione nell’ immediato, per arrivare all’ eliminazione completa nel 2022. Fratelli d’ Italia si oppone e si opporrà duramente a questo provvedimento scellerato, per una serie di motivi che dovrebbero essere ovvi in una democrazia normale, ma che evidentemente non lo sono per il governo gialloverde. Giova allora ricordarne qualcuno. Anzitutto, segnalo che forme di sostegno pubblico al comparto dell’ informazione sono presenti in quasi tutta Europa e in quasi tutto il mondo avanzato, Stati Uniti compresi. Inoltre, noto che questa autentica legge tagliola contraddice platealmente la retorica più volte sbandierata sia dal Movimento Cinque Stelle che dalla Lega sui cosiddetti “giornaloni” che monopolizzano il dibattito. Il paradosso supremo è che si tratta di un inedito e insperato regalo proprio ai grandi gruppi editoriali, che non beneficiano di alcun contributo diretto da parte dello Stato, ma invece di sgravi parecchio consistenti che non vengono minimamente intaccati dal “governo del cambiamento” (ipotetico). Il quale si appresta invece ad azzerare la concorrenza di giornali locali, testate no profit, cooperative senza scopo di lucro, perfino giornali delle diocesi e in generale tutti quegli organi di informazione distanti e distinti dalla grancassa del pensiero unico. Le cui testate di riferimento si vedono così recapitato un cospicuo pacco dono natalizio, sotto forma di copie e pubblicità. La vera vittima del taglio selvaggio è quindi il pluralismo, è la varietà dell’ offerta e dei punti di vista, e con esso anche quel patrimonio di identità e di culture locali a cui per esempio la Lega dovrebbe guardare storicamente con favore. Purtroppo, non è l’ unico tema, dalla flat tax alla pace fiscale, su cui abbiamo visto prevalere nettamente il furore ideologico del Movimento Cinque Stelle. Anche nei panni di un ministro teoricamente dello Sviluppo Economico come Luigi Di Maio, in ogni caso, si tratta di uno spettacolare harakiri: la filiera occupazionale che viene messa così seriamente a rischio consta infatti di diecimila posti di lavoro. Non solo: ad oggi il finanziamento elargito viene calcolato sulla base delle retribuzioni pagate, delle copie vendute e dei contributi versati. Quelle che ne beneficiano sono quindi aziende virtuose, che pagano secondo contratto molti giornalisti a tempo indeterminato, proprio quella forma di rapporto che Di Maio sostiene di voler incentivare. La cancellazione del contributo avrebbe l’ effetto immediato di precarizzare altre migliaia di lavoratori. Insomma, la stretta all’ editoria è sbagliata in punta di principio e controproducente in termini economici. Non credo serva altro, per schierarsi convintamente contro. riproduzione riservata.
L'articolo Rassegna Stampa del 23/12/2018 proviene da Editoria.tv.