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Rassegna Stampa del 02/09/2018

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Indice Articoli

La memoria da salvare

Selezionati i finalisti del concorso fra corti «solidali»

Cambia il Garante: Conte teme lo stallo (e le pressioni di B.)

L’ autunno caldo dell’ editoria italiana

I piccoli(ssimi) editori pensano in grande

Latella e Giannino protagonisti del Mattino di Radio 24

L’ anno del «big bang» per la televisione del futuro

Torna «Presa diretta» per indagare sui mali dell’ Italia

La memoria da salvare

Corriere della Sera
PAOLO DI STEFANO
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Così come i manoscritti antichi e gli incunaboli, anche le fotografie storiche richiedono una cura attenta. La carta si deteriora, a maggior ragione la carta fotosensibile stampata da decenni. Per non parlare dei negativi, sottoposti agli effetti deleteri della luce sulla cellulosa. Anche quello fotografico è un patrimonio di memoria collettiva che va salvato dal dissolvimento nel nulla. E oggi, si sa, la memoria materiale ha una stampella irrinunciabile nel supporto digitale. Anche per questo è ammirevole l’ iniziativa di raccogliere via crowdfunding i 500 mila euro utili per trasferire in forma digitale le 320 mila immagini di Cameraphoto, l’ agenzia veneziana di fotogiornalismo fondata nel 1946. Reportage di attualità e di cronaca capaci di raccontare in diretta su quotidiani e rotocalchi la società italiana del dopoguerra e del boom economico ma anche il mondo dello spettacolo fino al 1987. Istantanee spesso capaci di farsi arte della cronaca per rimanere a futura memoria. Corrispondenti anche per le riviste Life e Time quando la Laguna proponeva eventi di respiro internazionale (specialmente la Mostra del Cinema e la Biennale d’ Arte), i suoi fotografi sono arrivati per primi al Vajont la notte del 9 ottobre 1963, testimoniata da ben tremila scatti. «La fotografia – ha scritto il semiologo Roland Barthes – ha avuto luogo solo una volta: essa ripete meccanicamente ciò che nell’ esistenza non potrà mai ripetersi». Non può ripetersi la risata euforica di Anna Magnani che abbraccia Orson Welles (pantaloni bianchi e petto nudo) in una trattoria veneziana; né può ripetersi il momento in cui sulla spiaggia del Lido Kirk Douglas inginocchiato davanti a una sua fan in bikini, penna tra le dita, le incide l’ autografo sulla coscia; non può ripetersi la posa fatale del giovane barbuto Paul Newman seduto sul motoscafo; né il bacio di Federico Fellini stretto tra Valentina Cortese e Giulietta Masina; né lo sguardo sornione di Marcello Mastroianni nascosto, al crepuscolo, dagli occhiali da sole. E poi: il vecchio Carlo Carrà che ci guarda sollevando una cornice, Picasso che sfoglia la corrispondenza su un tavolo d’ osteria Se l’ operazione, promossa da Stefano Bortolucci di Doc Servizi, dovesse andare a buon fine rendendo disponibile in rete l’ archivio di Cameraphoto, bisognerà ringraziare due volte il miracolo della tecnologia. Ma sarà una corsa contro il tempo: con il passare delle settimane la luce non cessa di agire sulle pellicole. Chissà quanti altri fondi fotografici si trovano in condizioni analoghe. Speriamo che sia solo l’ inizio.

Selezionati i finalisti del concorso fra corti «solidali»

Corriere della Sera

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Sono 10 i finalisti del contest «Digitali e solidali» promosso dalla Fondazione Ente dello Spettacolo con l’ inserto del Corriere Buone Notizie e Fastweb: i nomi sono stati annunciati ieri a Venezia durante la Mostra del Cinema. Le opere, selezionate fra le 69 pervenute, passano ora al vaglio della giuria di qualità presieduta da regista Salvatore Mereu (foto). I tre vincitori verranno proclamati il 7 ottobre prossimo a Castiglione del Lago (Perugia), durante l’ evento per festeggiare i novant’ anni della rivista Il cinematografo. Questi corti verranno poi trasmessi da Rai Movie e pubblicati sui canali di Corriere e Fastweb. Obiettivo duplice per questa competizione riservata ai giovani: raccontare storie positive e mostrare gli aspetti positivi della rete e le opportunità offerte dal digitale.

Cambia il Garante: Conte teme lo stallo (e le pressioni di B.)

Il Fatto Quotidiano
Carlo Tecce
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APalazzo Chigi temono la tempesta perfetta di settembre. Non quella che in giornalese riguarda le finanze italiane, né quella che i meteorologi evocano per stimolare isterismi, ma la nomina del presidente dell’ Antitrust. Con un paio di mesi di anticipo, l’ avvocato Giovanni Pitruzzella lascia l’ incarico il primo ottobre per la Corte di Giustizia europea. Il premier Giuseppe Conte è inquieto non perché consideri insostituibile Pitruzzella, ma per le modalità previste dalla legge che coinvolgono soltanto i presidenti di Camera e Senato. Decidono in due. Cioè Roberto Fico, che rappresenta la minoranza sempre più pura e sempre meno silenziosa dei Cinquestelle e Maria Elisabetta Alberti Casellati, che non risponde a Forza Italia, l’ astratto partito di appartenenza, ma a Silvio Berlusconi, il padrone di Mediaset, interessato a un vertice Antitrust, se non servile, almeno non ostile per diverse ragioni. Appare assurdo scorgere adesso un punto di sintesi fra le istanze di Fico e Casellati, che devono fondersi per scegliere assieme il capo di un’ Autorità che tutela la concorrenza nel mercato italiano per sette anni, uno spazio temporale che in politica pesa il doppio, il triplo. Quando Pitruzzella fu promosso all’ Antitrust, nell’ autunno del 2011, al governo c’ erano i tecnici di Mario Monti, in Parlamento c’ erano Renato Schifani (Senato) e Gianfranco Fini (Camera). A Palazzo Chigi sperano che la convenienza politica risparmi una poltrona così longeva e così rilevante. Qualche settimana fa, è circolata l’ ipotesi di pubblicare un bando sui siti di Camera e Senato per raccogliere le candidature di chi ha un profilo adatto a guidare l’ Antitrust: un metodo trasparente e semplice per creare un gruppo di partenza da sottoporre ai pareri vincolanti di Fico e Casellati. Non è accaduto e dunque le valutazioni dei presidenti del Parlamento restano discrezionali. Questa vicenda può diventare ancora più complessa se rientra in uno scambio fra gli alleati saltuari leghisti e forzisti, peraltro durante le ultime trattative sul Cda Rai – al momento paralizzato – che incidono sulle direzioni di Viale Mazzini e soprattutto su Marcello Foa, il presidente designato dal governo gialloverde e bocciato in commissione di Vigilanza dall’ asse Pd-FI. I dossier Antitrust – assieme a quelli dell’ Autorità di garanzia per le comunicazioni – che toccano (o possono toccare) gli affari di Berlusconi sono innumerevoli. C’ è un elenco già ampio e aperto. Per esempio: 1) L’ accordo commerciale – al limite del confine industriale – fra Sky Italia e Premium che comprime l’ offerta della televisione a pagamento. 2) Le compravendite a ripetizione di Mediaset delle emittenti radiofoniche, col gruppo del Biscione che s’ impone tra i privati. 3) Il rispetto dei limiti della concentrazione pubblicitaria. 4) Il rapporto anomalo con il nemico francese Vivendi, che detiene il 29 per cento (di cui il 19 congelato) del capitale di Mediaset e il 23,9 di Telecom. 5) Il progetto di una azienda unica e statale delle torri tv. Il 27 agosto è iniziata l’ operazione di acquisto congiunta e totalitaria di “2i Tower”, il veicolo societario di F2I al 60 per cento e di Mediaset al 40 per il controllo di Ei Towers, già partecipata al 40 per cento da Elettronica Industriale del Biscione. Il fondo strategico F2I ha la pubblica Cassa Depositi e Prestiti fra gli azionisti maggiori con il 14 per cento. Questa mossa vale 1,6 miliardi di euro e genera una monetizzazione di 200 milioni per Mediaset. È l’ avvio di un piano che potrebbe terminare con una fusione con Rai Way e una liquidazione miliardaria dal settore di Berlusconi. Oltre a Mediaset c’ è di più, ovvio, e lavorare senza il presidente può rallentare pratiche già lunghe. Con i tagli di Monti, l’ Autorità è passata da cinque a tre membri. Oggi ci sono l’ uscente Pitruzzella, il magistrato Gabriella Muscolo (scade nel 2021), il giurista Michele Ainis (2023). Quando non c’ è unanimità, il voto del presidente è determinante. In assenza del presidente, secondo il regolamento comanda il consigliere anziano per mandato. Addossare a Muscolo e Ainis la gestione totale dell’ Antitrust, mentre le istituzioni litigano, non sarà uno spettacolo del cambiamento.

L’ autunno caldo dell’ editoria italiana

Il Giornale
Stefania Vitulli
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Settembre è il mese più atteso per l’ editoria, insieme al Natale e all’ ombrellone, ma anche il più rischioso: si rientra da un’ estate di letture e i titoli in libreria devono essere davvero bombe eccezionali per spingerci all’ acquisto. Molti editori si sono giocati le carte migliori addirittura il 30 agosto, perché a far da vetrina per le prime uscite ci sono i Festival: Sarzana, Mantova, Pordenone e decine di altri. Ma per quando cominceranno a cader le foglie ci vuole una guida ragionata. Ecco dunque le selezioni più attraenti da qui a fine anno, almeno sulla carta, divise per temi, focus, tendenze. A giudicare dalle uscite a catalogo, sarà un autunno quantomeno interessante, in cui sicuramente vincono le traduzioni sugli esordienti italiani, indietreggiano fino quasi a sparire saghe e trilogie mentre saggistica di qualità, biografie e memoir conquistano un definitivo posto d’ elezione e (…) (…) infine «grandi vecchi», italiani e stranieri, e repechage letterari rimangono sempre le scelte migliori quando bisogna mettere mano al portafogli. QUANTI RICORDI Il memoir, per non dire dell’ autobiografia, è ormai un sicuro genere da classifica, da qualsiasi fonte provengano i ricordi. Il titolo dell’ autunno se lo è aggiudicato Garzanti: Becoming. La mia storia, di Michelle Obama, in uscita il 13 novembre in contemporanea mondiale, parte dall’ infanzia a Chicago fino alla Casa Bianca, stressando gli aspetti ispirazionali di una self made woman. La nave di Teseo invece ne porta alle stampe uno spaziale, quello di Samantha Cristoforetti, che arriva in libreria a inizio ottobre con Diario di un’ apprendista astronauta. Tra i pop vip, si confessa Tina Turner con My Love Story (Harper Collins, fine ottobre), mentre il 25 ottobre torna anche la guru del memoir, Joan Didion, per Il Saggiatore con Da dove vengo, la sua autobiografia definitiva, che prende le mosse addirittura dalla nascita della bis bis bis bis bisnonna in Virginia nel 1766. ESORDI A SORPRESA Non hanno resistito alla tentazione dell’ esordio narrativo, pur facendo ben altro mestiere. Parte Elio, con Uaired (a ottobre per La nave di Teseo), «commedia digitale» scritta a quattro mani con Franco Losi, esperto di start up e intelligenza artificiale, in cui Giac e Toni, due ragazzi della provincia pavese, grazie a un misterioso vicino di casa entrano in contatto con gli alieni, gli Uaired, che comunicano telepaticamente. Segue Pif, con E Dio perdona tutti (Feltrinelli, 15 novembre), in cui l’ agente immobiliare 35enne Arturo è un mediocre precisino finché non incontra Lei, irresistibile pasticciera devota alla parola di Papa Francesco. I SOLITI ITALIANI Grandi ritorni nostrani attesissimi se li è assicurati Mondadori. La prima è Benedetta Cibrario che a inizio ottobre torna in libreria dopo anni di assenza con il romanzo Il rumore del mondo. Per definirlo è stato evocato persino Il Gattopardo: la storia è ambientata tra Piemonte e Inghilterra nella prima metà dell’ Ottocento. Un ufficiale piemontese di stanza a Londra sposa la figlia di un ricco mercante di seta inglese e la coppia, ma soprattutto la protagonista, vive il momento di sfida risorgimentale in un Paese che va facendosi. Bompiani punta alle prime posizioni in classifica con il nuovo romanzo di Antonio Scurati, M. il figlio del secolo, in uscita il 12 settembre. Oltre 800 pagine di sudati studi e documenti trasformati in romanzo su Mussolini, in una riscrittura del ventennio fascista in cui, si garantisce, «nulla è inventato». Torna Tiziano Scarpa per Minimum Fax con la raccolta di storie brevi in versi Una libellula di città, il 27 settembre torna Antonio Moresco con un nuovo editore, Sem, e Il grido, un pamphlet di denuncia dell’ indifferenza umana verso la natura, in cui per dare ragione della nostra possibile estinzione si dialoga con Hawking, Einstein, Marx e pure la Dickinson. SAGGISTICA DI QUALITÀ Scardinare certezze e darci una mano nel quotidiano sono gli obiettivi dei saggi autunnali. In cima alla lista c’ è Rischiare grosso di Nassim Taleb, l’ autore del Cigno nero, in libreria per Il Saggiatore l’ 8 novembre, analisi impietosa dell’ oggi, dalla crisi alla Brexit. Segue Adelphi, che punta il 18 settembre su Essere una macchina di Mark O’ Connell: transumanisti, biohacker, esperimenti criogenici e altre contemporanee fantarealtà sono indagate in un saggio documentato che ha dell’ inverosimile. Chiude Marsilio, con un illuminante saggio di Edith Sheffer in uscita il 27 settembre, I bambini di Asperger. La scoperta dell’ autismo nella Vienna nazista, che ricostruisce le ricerche di Hans Asperger all’ ombra del Terzo Reich. STRANIERI IMPERDIBILI Ottobre sarà il mese di Murakami Haruki, che esce per Einaudi con il primo dei due tomi di un romanzo focalizzato sul senso dell’ arte, L’ assassinio del commendatore. Idee che affiorano: un pittore si separa dalla moglie e nella casa in cui si stabilisce trova un misterioso dipinto. Sempre a ottobre Dave Eggers racconta la storia vera di un giovane immigrato yemenita negli Usa in Il guru del caffè (Mondadori), mentre il 15 novembre Jonathan Coe riporta la famiglia Trotter al centro di un divertente riassunto degli ultimi dieci anni britannici con Middle England (Feltrinelli). Quattro chicche per intenditori: il 13 settembre per Guanda John Banville con Isabel; il 18 settembre per Adelphi esce Gli undici di Pierre Michon, romanzo sul Terrore nella Rivoluzione francese; ancora a metà settembre, per Sem, Gert Nygardshaug con L’ amuleto, primo romanzo edito in Italia di un autore di culto in Norvegia, amatissimo da Fred Vargas; infine Figli di sangue e di ossa (Rizzoli, 16 ottobre) di Tomi Adeyemi, fantasy afropolitan che attinge alla mitologia yoruba, in testa alle classifiche del NYT da oltre 15 settimane, che diverrà un film per Fox 2000. CLASSICI E NUOVI CLASSICI Basta intendersi sul significato di «classici»: di certo fa notizia una nuova traduzione del Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien a cura di Ottavio Fatica per Bompiani (primo volume in uscita il 24 ottobre), così come Le nebbie di Avalon di Marion Zimmer Bradley (da tempo fuori catalogo), per la prima volta in edizione integrale in Italia (Harper Collins) e Piccole donne di Louisa May Alcott a fumetti (per i 150 anni dell’ opera) per Il Castoro. Ma sono già classici Philip Roth, di cui Einaudi traduce Perché scrivere? Saggi 1960-2013 (metà ottobre), Allen Ginsberg, di cui Il Saggiatore pubblica Le migliori menti della mia generazione (6 dicembre) e Antonio Tabucchi, cui va a metà ottobre il tributo di un «Meridiano» che contiene anche un romanzo inedito scritto negli anni ’70: Lettere a capitano Nemo. Per i bambini c’ è Astrid Lindgren, che Iperborea riporta in libreria a ottobre con la nuova raccolta di otto avventure Peter e Petra e per i lettori raffinati William T. Vollmann, che a novembre arriva con I fucili per Minimum Fax.

I piccoli(ssimi) editori pensano in grande

Il Giornale
SVit
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Felicemente agguerriti nella scelta di titoli di culto o di nicchia, curati e accattivanti: sono i piccoli e piccolissimi editori indipendenti, che danno una scossa brillante alla rentrée 2018. Tra i più interessanti segnaliamo l’ originale e global Carbonio che – dopo aver portato in libreria alla fine di agosto Masha Gessen con Perfect rigor. Storia di un genio e della più grande conquista matematica del secolo, ricostruzione della tragica vita del geniale matematico russo Grigorij Perel’ man – promette un ottimo novembre: vedremo in libreria il provocatorio pamphlet Meglio non essere mai nati. Il dolore di venire al mondo del filosofo sudafricano David Benatar, campione del nichilismo contemporaneo, per il quale la vita è così tragica che l’ ottimismo evoluzionista non è un’ opzione, e Il talento del crimine di Jill Dawson, che potrebbe segnare la nascita di un nuovo genere, il thriller biografico. Al centro del plot, infatti, la vita di Patricia Highsmith e gli abissi della sua mente letteraria, ossessionata dalle visite di una misteriosa giornalista. Altro marchio da tenere d’ occhio è il raffinato ItaloSvevo, che per la sua collana «Piccola Biblioteca di Letteratura Inutile» il 6 settembre porta in libreria Silvio Perrella, a ottobre Giovanni Nucci e ad autunno inoltrato propone due vere chicche: Quante Venezie dell’ editore e autore da poco scomparso Cesare De Michelis, che esplora i volti della laguna in quattro storie tra passato e cambiamento e, per le strenne, un asso, il dramma di Orson Welles Moby Dick Rehearsed (qui tradotto da Marco Rossari), messo in scena per la prima volta nel 1955 al Duke of York’ s Theatre a Londra, teatro nel teatro ispirato al capolavoro di Melville. La US-oriented Black Coffee lancia invece un titolo che farà discutere. L’ 11 ottobre arriva infatti Boy Erased di Garrard Conley – da cui è stato tratto un film che in Italia uscirà a novembre, con Russell Crowe e Nicole Kidman – memoir del figlio gay di un pastore protestante in un paesino dell’ Arkansas che viene mandato a un campo di «conversion therapy» affinché «guarisca» dall’ omosessualità. La storia va oltre il coming out per affrontare temi come l’ identità, la fede e la famiglia, come cita il sottotitolo, e identifica, senza additarli, codici sociali e stereotipi cruciali per la comprensione di che cosa ancora intendiamo per devianza sessuale. Dalla narrativa americana alla saggistica autorevole con Codice, che per il 13 settembre ha in serbo Nessun dorma, raccolta di scoperte e testimonianze dal turbolento mondo del sonno, a firma del divulgatore scientifico, ma soprattutto narcolettico, Henry Nicholls, e Houdini di Massimo Polidoro, l’ opinionista amato da Piero Angela. Sontuose strenne di Codice, in uscita rispettivamente il 25 ottobre e l’ 8 novembre, saranno Quadri della natura di Alexander Von Humboldt, un classico della letteratura scientifica con decine di illustrazioni, e Mirabilia. La botanica nascosta nell’ arte di Renato Bruni, in cui le opere di Hopper, Warhol, Banksy, Hokusai svelano il mondo delle piante, le dinamiche ecologiche e le nuove frontiere della ricerca scientifica proprio come in una mostra d’ arte. Per chi privilegia la prospettiva critica sull’ inarrestabile diffusione e accelerazione mediatica e digitale, l’ editore Franco Cesati propone due titoli da riflessione in un giorno di pioggia, entrambi in uscita a ottobre: Ecce Video. TV e letteratura dagli anni Ottanta ad oggi, firmato dalla coppia Venturini-Melani, esplora la (spesso inquietante) presenza della tv nelle opere letterarie, da Antonio Scurati a Walter Siti, e People watching in rete di Silvia Avallone che si occupa di etnografia digitale – o netnografia, come la definisce l’ americano Robert Kozinets – ovvero costumi, rituali e linguaggi delle aggregazioni online, così spesso «spiati» dai maghi del marketing. SVit.

Latella e Giannino protagonisti del Mattino di Radio 24

Il Sole 24 Ore

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Da domani parte il nuovo palinsesto di Radio24, che ha raggiunto quota 2,2 milioni di asoltatori. Tra le novità la conduzione di 24Mattino, che è una delle trasmissioni di punta, è affidata a Maria Latella. Il viaggio quotidiano nell’ informazione inizia alle 6.30 con le notizie del giorno, gli approfondimenti, la rassegna stampa, i commenti e le interviste più interessanti. Dalle 8.15 la conduzione raddoppia: con Maria Latella c’ è anche Oscar Giannino (rispettivamente nelle foto), e si confrontano sui temi principali della giornata coinvolgendo protagonisti della politica, dell’ economia e dell’ attualità. Latella e Giannino svilupperanno il programma indossando i panni di due personaggi della mitologia, Morgana e Merlino, e guideranno gli ascoltatori nella lettura degli scenari di attualità. Microfoni aperti agli ascoltatori e ai loro commenti. Giannino – con Carlo Alberto Carnevale Maffè, Renato Cifarelli e Mario Seminerio – continuerà a condurre la trasmissione «I Conti della Belva». Forte l’ offerta informativa con 18 Gr quotidiani curati dalla redazione e due approfondimenti, alle 13 in Effetto Giorno di Simone Spetia e alle 21 con Effetto Notte di Roberta Giordano.

L’ anno del «big bang» per la televisione del futuro

Il Sole 24 Ore
Andrea Biondi
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Go big or go home. I player del mercato televisivo e dei contenuti negli Usa di questo concetto hanno fatto quasi un dogma. È di giugno l’ ok definitivo alla fusione da 85 miliardi di dollari fra AT&T e Time Warner. A fine luglio il secondo, fragoroso, urlo del mercato con l’ ok degli azionisti di entrambe le società al deal fra Disney e 21st Century Fox (ora restano altri passaggi regolamentari con la previsione di completare la fusione nella prima metà del 2019). Ma dagli Stati Uniti l’ onda sta caricando verso l’ Europa, sull’ asse Comcast-Sky e non solo. Un big bang, per la tv del futuro. In cui nulla è da dare per scontato, neanche nella metà campo dei “nuovi ricchi”: i giganti del videostreaming che capeggiati da Netflix hanno picchiato sulle fondamenta del mercato audiovisivo tradizionale. Netflix, fra passato e futuro Volendo parlare di Netflix, la presentazione degli ultimi conti ha avuto l’ effetto di un bagno di realtà. I numeri del secondo trimestre, pur puntando verso l’ alto, non sono piaciuti e gli analisti hanno iniziato a vedere nuvole sempre più minacciose all’ orizzonte, a partire da quei “total liabilities”, il totale delle passività, a 18 miliardi di dollari, di cui 6 a breve termine. Anche perché l’ asticella dei costi per i contenuti continua ad alzarsi: 8 miliardi di dollari nel 2018 con alcuni che si sono spinti fino a prevederne 12. In questo quadro non giova essere diventata il primo bersaglio della “contraerea”: l’ annuncio di Disney – un anno fa – di togliere dal catalogo Netflix i propri film e le serie tv nel 2019 (pensando a un proprio servizio che analisti e commentatori hanno battezzato “Disneyflix”) ha segnato un punto di rottura. La spinta dei competitor Nel video on demand starebbe per scendere in campo, e con decisione, Walmart. In realtà il colosso Usa dei supermercati già possiede dal 2010 Vudu, una piattaforma secondo il modello Tvod: paghi per quello che richiedi. Per ora un’ esperienza residuale. Nella nuova avventura di Walmart c’ è invece lo Svod, il videostreaming in abbonamento, in diretta competizione con Netflix e con una Amazon intenzionata a fare sempre più sul serio con la sua Prime Video. Secondo l’ agenzia Bloomberg, starebbe trattando con gli studios Sony e Paramount per cofinanziare la produzione di film in cambio di alcuni diritti relativi alla distribuzione in streaming. Forti investimenti in contenuti (5 miliardi di dollari quest’ anno secondo Bloomberg) e l’ attenzione allo sport, ma anche l’ integrazione fra video ed e-commerce, come da offerta Prime, fanno di Amazon un player molto temuto. All’ elenco si uniscono Youtube Tv (per ora in Usa) e Facebook Watch, la cui espansione su scala globale (con sbarco in Italia solo su dispositivi mobile per ora) è stata annunciata in settimana. Insomma, tutti colossi in grado di darsi spallate non da poco. Fare massa critica è diventata così un’ esigenza non procrastinabile. La concentrazione «difensiva» Negli Usa a marzo si è completata la fusione fra Discovery e Scripps: un rafforzamento sul fronte domestico ma anche in Europa per la posizione che Scripps ha in Uk e Polonia. A metà luglio Comcast, nel ritirarsi dalla battaglia per Fox, ha invece spianato la strada alla conquista dell’ impero di Rupert Murdoch da parte di Disney per 71,3 miliardi di dollari. A passare di mano saranno la casa di produzione cinematografica 20th Century Fox, gli studios tv, reti e canali, il controllo del gigante Star in India e il 30% del servizio di streaming Hulu. Un’ incognita riguarda Sky: sull’ intento di Murdoch di rilevare il 61% che non possiede pesano infatti proprio le avances dell’ avversaria Comcast. Del resto, per quest’ ultima che è un colosso delle tlc ma anche uno dei leader della tv via cavo in Usa e proprietaria di Nbc Universal e Dreamworks, conquistare Sky significherebbe diventare il principale operatore di pay tv nel mondo – escluso il mercato domestico cinese – con oltre 45 milioni di abbonati, entrando da protagonista in mercati come Italia, Uk, Germania, Irlanda e Austria. La corsa del Vod Di fondo c’ è che occorre fare i conti con l’ avanzata prepotente del video on demand. «Nei prossimi anni i servizi Svod, focalizzandosi su contenuti premium e andando a concorrere per i diritti sportivi e contenuti lineari, mireranno a fornire una programmazione che punterà a far diventare il Vod un sostituto piuttosto che un complemento della tv tradizionale», spiega Augusto Preta di It Media Consulting che nel suo report “Video on demand in Europe 2018-2021”, fra i vari risultati ha evidenziato che i ricavi totali del Vod in Europa dovrebbero salire dai 6,26 miliardi del 2018 agli 8,8 miliardi del 2021. Una crescita che «sta guidando un significativo calo degli abbonamenti alla pay tv». Non a caso in Uk l’ Ofcom, l’ Authority per le comunicazioni, ha sancito nel primo trimestre il sorpasso degli abbonamenti allo streaming (15,5 milioni) su quelli alla pay tv (15,1). C’ è a ogni modo un aspetto da sottolineare secondo Emilio Pucci, direttore e-Media Institute: «La tv sta mantenendo la sua centralità all’ interno del sistema audiovisivo che cresce». Certo, i deal al di là dell’ Atlantico dicono di un salto che i gruppi storici stanno compiendo per avere dimensioni da contrapporre ai vari Amazon, Netflix, Facebook, Google, Apple. «Il passaggio successivo – aggiunge Pucci – sarà il lancio di piattaforme globali, come ad esempio la ipotetica globalizzazione di Hulu che per ora resta solo statunitense». La partita europea Con le mire di Comcast su Sky la fase di effervescenza negli Usa approda nel Vecchio continente. Prima conseguenza: la spinta a una sempre maggiore convergenza fra tlc e media. Seconda: i broadcaster tradizionali iniziano a muoversi. Si pensi alla collaborazione fra Rai, France Télévisions e la tedesca Zdf per la coproduzione di fiction. Sempre alla logica del rafforzamento rispondono i ragionamenti in casa Mediaset, dove l’ ad Pier Silvio Berlusconi ha segnalato come il gruppo – che ha Mediaset España e che alla veste internazionale aveva evidentemente mirato con il matrimonio, finito male prima ancora di iniziare, con i francesi di Vivendi – stia pensando a uno sviluppo internazionale. Si parla di Tf1 e Prosiebensat, con la pista tedesca che sembra la più calda. I proventi dell’ operazione EiTowers, con una plusvalenza superiore ai 510 milioni, potrebbero essere la chiave per un progetto che ha avuto quantomeno un prodromo nell’ alleanza “Ebx” sugli spot (Mediaset, Prosiebensat, Tf1 e Channel 4). Le possibili intese tra i broadcaster vanno ora a intrecciarsi con il futuro in arrivo per Sky che, peraltro, ha avuto un anno di grande dinamismo, dall’ accordo commerciale con Mediaset in Italia all’ intesa paneuropea con Netflix che si svilupperà fra 2019 e 2020. Lo spettacolo è appena iniziato.

Torna «Presa diretta» per indagare sui mali dell’ Italia

Il Tempo
M.C.
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Riccardo Iacona torna su Rai 3 con sette nuove puntate di Presa Diretta. L’ appuntamento è in prima serata a partire da domani. Il conduttore anticipa che si tratta di inchieste e reportage su problematiche di stretta attualità, molte delle quali inserite nell’ agenda del governo per i prossimi mesi. L’ esordio avviene con una puntata dedicata al bene prezioso dell’ acqua. “Faremo un viaggio per capire come viene gestita la fruizione dell’ acqua e cercheremo di capire quanta ne resta ancora a disposizione” anticipa Riccardo Ia cona. “Il prezioso liquido è a rischio perché ancora oggi se ne spreca troppo. Noi vogliamo indagare proprio su questi sprechi e fornire ai telespettatori un quadro, il più esauriente e completo possibile, degli accorgimenti messi in atto, per bloccare la penuria di un elemento che, purtroppo, nel mondo, sembra destinato a finire. Ad esempio ci sono molte perdite nascoste nel sottosuolo di cui non ci si accorge fino a quando non accade un evento che le mette in evidenza”. “Ci soffermeremo su tre Regioni in particolare: la Calabria, la Lombardia e la Puglia e ne analizzere mo la situazione dal punto di vista idrico mettendone in evidenza la maggiore o minore competenza nella gestione dell’ acqua stessa”, anticipa Iacona. E spiega che, mentre la Calabria presenta ancora delle precarietà, la Lombardia è un modello di efficienza. In Puglia, invece, l’ acquedotto locale in collaborazione con il Cnr sta portando avanti delle innovazioni notevolissime. La puntata tenterà di rispondere ad una domanda inquietante: quanta acqua il pianeta Terra ha ancora a disposizione? La seconda puntata è dedicata ad un viaggio nell’ Artico realizzato da Alessandro Macina, uno degli storici invia ti di Presa Diretta. Verrà fatto il punto sui cambiamenti climatici cercando di capire, nel luogo più fragile del mondo già oggi a rischio, come le mutazioni incidono anche alle nostre latitudini. La puntata fornirà anche dei dati esclusivi. Iacona sottolinea l’ impegno della Rai nell’ investire economicamente su progetti di grande interesse pubblico. Tra gli altri argomenti di cui si occupa Presa Diretta, nel corso delle settimane, anche la burocrazia. E’ colpa del mancato funzionamento della macchina dell’ amministrazione pubblica se l’ Italia è un paese poco competitivo? Ma non tutto è negativo: esisto no anche esempi positivi che andranno evidenziati. Presa Diretta punta l’ attenzione su quei cittadini che si sentono abbandonati dallo Stato. Infine viene proposta una inchiesta sul funzionamento del nostro cervello: quanto influisce sul suo funzionamento lo stato di connessione perenne con il web e la rete Internet?

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