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Rassegna Stampa del 29/08/2018

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Indice Articoli

Faro Antitrust su Sky e Dazn «Noi sereni,collaboriamo»

Affidabilità Dazn e offerte Sky: l’ Antitrust apre indagine

Asia scaricata da tutti L'(ex) amica McGowan: «Sei come Weinstein»

Dazn o Sky, il calcio in tv adesso rilancia la radio

L’ Antitrust contro Skye Dazn: offerte ingannevoli ai consumatori

Per l’ età digitale servono strategie aperte e inclusive

Tv, sul preserale si gioca la battaglia dell’ audience

Calcio in tv, l’ Antitrust apre un’ istruttoria su Dazn e Sky

Istruttoria Antitrust su Dazn e Sky

Mediaset, lo scudo digitale per le frequenze tv

Chessidice in viale dell’ Editoria

Faro Antitrust su Sky e Dazn

BuzzFeed chiederà donazioni agli utenti e intanto punta sull’ e-commerce

Gli inviati di guerra: Google & co. paghino

Disservizi sul calcio L’ Antitrust si muove contro Sky e Dazn

Faro Antitrust su Sky e Dazn «Noi sereni,collaboriamo»

Corriere della Sera
Marco Sabella
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Ieri l’ Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) ha avviato – su segnalazione di singoli consumatori e di alcune associazioni di consumatori – due procedimenti istruttori per presunte pratiche commerciali scorrette e possibili violazioni dei diritti dei consumatori nei confronti di Sky Italia e del gruppo Perform (con nome commerciale Dazn) in relazione alla vendita dei pacchetti delle partite di calcio per la stagione 2018/2019. Secondo l’ Antitrust nel pubblicizzare l’ offerta del pacchetto calcio Sky avrebbe adottato modalità che, «potrebbero avere indotto i nuovi clienti ad assumere una decisione commerciale non consapevole». Inoltre per quel che riguarda i clienti già abbonati, la condotta di Sky potrebbe presentare profili di aggressività in quanto – a fronte di un significativo ridimensionamento del pacchetto in relazione al numero delle partite trasmesse e in assenza dell’ informativa sulla possibilità di recedere dal contratto senza penali, costi di disattivazione e senza la restituzione degli sconti fruiti – la società «avrebbe indotto tali soggetti a rinnovare l’ abbonamento nell’ erroneo convincimento che l’ offerta non fosse mutata». Quanto alle società del gruppo Perform (anche Dazn), sono oggetto di attenzione l’ enfasi data al claim «quando vuoi, dove vuoi», che farebbe intendere al consumatore di poter utilizzare il servizio ovunque si trovi, omettendo le limitazioni tecniche che potrebbero impedirne o renderne difficoltosa la fruizione. Inoltre i messaggi «indicherebbero la possibilità di poter fruire di un “mese gratuito” di offerta del servizio “senza contratto”, mentre in realtà il consumatore stipula un contratto per il quale è previsto il rinnovo automatico, con conseguente esigenza di esercitare l’ eventuale recesso per non rinnovarlo. Inoltre, l’ iscrizione per la fruizione gratuita del primo mese comporta l’ automatico addebito dell’ importo per i mesi successivi, in quanto il consumatore, creando l’ account, darebbe inconsapevolmente il proprio consenso all’ abbonamento, dovendosi attivare per esercitare il recesso e quindi evitare gli addebiti automatici. Da fonti vicine a Sky trapela «serenità e massima collaborazione» mentre Dazn «prende atto della comunicazione ricevuta dall’ Agcm ed è disponibile a collaborare per fornire chiarimenti».

Affidabilità Dazn e offerte Sky: l’ Antitrust apre indagine

Il Fatto Quotidiano

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L’ Antitrust ha avviato due istruttorie per presunte pratiche commerciali scorrette e possibili violazioni dei diritti dei consumatori contro Sky Italia e Perform Investment Limited e Perform Media Services, ovvero le società della nuova piattaforma Dazn, sulla commercializzazione dei pacchetti delle partite di calcio per la stagione di Serie A 2018/2019. Lo annuncia una nota dell’ Autorità, che contesta a Sky la possibile carenza di informazioni e a Dazn l’ omissione di “limitazioni tecniche” alla fruizione. Secondo l’ Autorità, la società Sky avrebbe adottato modalità di pubblicizzazione dell’ offerta del pacchetto calcio per la stagione 2018-2019 che, in assenza di adeguate informazioni sui limiti dell’ offerta relativi alle fasce orarie, potrebbero avere indotto i nuovi clienti ad assumere una decisione commerciale non consapevole. Per quel che riguarda i clienti già abbonati al pacchetto calcio, la condotta di Sky potrebbe presentare profili di “aggressività”.

Asia scaricata da tutti L'(ex) amica McGowan: «Sei come Weinstein»

Il Giornale
Andrea Cuomo
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Andrea Cuomo Più sola della particella di sodio dell’ acqua minerale nella pubblicità, chi salverà ora la soldatessa Asia Argento? Chi salverà la dark lady del cinema italiano, passata dalla maledizione da red carpet alla brutta sceneggiatura di un B-movie da festival cinematografico gay? Pare proprio che lei non la salverà nessuno, mentre qualcuno sta tentando disperatamente di fare la manovra di Heimlich per far sopravvivere il movimento del #metoo le cui istanze, al netto di qualche ideologismo di troppo, non meritavano di finire schizzate dal fango di questa squallida vicenda di sesso, bugie e sms. Ci sta provando, ad esempio, Rose McGowan, l’ amica e sodale della Argento, attrice un po’ maledetta anche lei, un curriculum con titoli tarantiniani e la serie Streghe, nonché intestataria del #metoo, che l’ ha scaricata ieri con un lungo comunicato il cui passaggio fatidico si può riassumere così: «Fai la cosa giusta, sii onesta. Lascia che la giustizia faccia il suo corso e diventa la persona che avresti voluto fosse Harvey Weinstein». Un parallelismo contorto e pesante ma chiaro: non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te. McGowan è piuttosto dura e il suo comunicato vale come un definitivo sfratto dell’ attrice romana dal movimento di rivendicazione femminile nel mondo dello spettacolo. «Asia, eri mia amica – è il testamento a mezzo stampa -. Ti ho amata. Hai rischiato molto per sostenere il movimento #metoo. Spero davvero che tu possa trovare la via, in questa vicenda, per migliorare e per riabilitarti». La McGowan, che ha quasi 45 anni ed è nata a Certaldo, in Toscana (lo stesso paese di Luciano Spalletti), è attualmente fidanzata con l’ attrice e modella Rain Dove, un personaggio decisamente bizzarro anche lei. O lui, visto che la Dove, che di anni ne ha 27, si considera «gender fluid», ovvero sente di non appartenere né al genere femminile né a quello maschile (anche se all’ anagrafe è una donna). È stata proprio la McGowan a far conoscere Asia e Rain, che sono diventate ben presto molto intime. Al punto che è stata proprio la Dove «l’ amico» a cui la Argento ha confidato di aver fatto l’ amore con Jimmy Bennett nel 2013, quando l’ attore era ancora minorenne (e quindi far sesso con lui era reato) in quella raffica di messaggi che poi la Dove ha «girato» alla polizia americana «perché la giustizia è la cosa più importante»; e che una «manina» ha inoltrato al sito di gossip Tmz come pistola fumante. Quindi la McGowan ha avuto una poltronissima nello spettacolo di arte varia della discesa agli inferi della Argento. Anche se, a dirla tutta, anche lei – la bambolina dallo sguardo languido trasformatasi oggi in una virago dai capelli a spazzola – da questa faccenda non esce benissimo, se non altro perché in fatto di lealtà lei e la fidanzata/o dovrebbero fare un corso di recupero. Noi, per dire, ci guarderemmo bene da fare qualsiasi confidenza alla coppia. Infine secondo il settimanale Variety sarebbe ormai certo che la Argento sarà fuori dal cast di X Factor Italia che partità su Sky uno il prossimo 6 settembre. Come previsto, il pubblico potrà vederla solo nelle prime puntate, quelle sulle audizioni registrate prima dello scandalo Bennett, che la produzione ha deciso di non cestinare per l’ impossibilità di rimettere in piedi la gigantesca macchina del casting. Impazza il totonomi sul sostituto della Argento ma secondo Hollywood Report il nome sarà rivelato solo il 5 settembre nel corso della conferenza stampa di presentazione della dodicesima edizione della versione italiana del talent show.

Dazn o Sky, il calcio in tv adesso rilancia la radio

Il Giornale
Tony Damascelli
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Tony Damascelli Dazn ha un merito: ha rilanciato la radio. Anzi le radio. Davanti a immagini criptate, tremolanti, a connessioni incerte, a messaggi ambigui, gli utenti della new entry nel mondo della comunicazione audio-video calcistica hanno capito che è meglio lasciar perdere, non si può vivere continuando a insultare il cielo e i suoi inquilini, non è logico fornirsi di tablet, cellulari, accrocchi di ogni tipo per vedere tutto quello che fino a qualche mese fa potevi raggiungere con una semplice antenna o una parabola. Ecco, dunque, il ritorno all’ antico, alla voce, alla radio, al racconto, all’ immaginazione di una azione, di un gol, di una parata però raccontata come da sempre. Sono molti i club, e tutti importanti, Juventus e Inter per dire, che si sono affidati a una radio privata per la cronaca delle partite di Champions league, sono molte le radio che seguono le partite di campionato e di coppa e trovano ascolti mai pensati e preventivati prima dell’ arrivo di Dazn, c’ è sempre Radio Rai che è costretta a rivedere e correggere il proprio palinsesto trasformando Tutto il calcio minuto per minuto in Tutto il calcio giorno per giorno ma lo fa con la pacatezza di sempre, a volte ordinaria, anche se le voci storiche e la competenza appartengono al passato, a parte alcune eccezioni, rare in verità. La radio, dunque, come accade in Spagna e in Inghilterra, ritrova spazio e credibilità, in controtendenza con un mondo social che vive e lavora su internet e che rappresenta, sicuramente, il futuro della comunicazione. Ma la televisione prevede contratti e questi sono accordi bilaterali, là dove, se il servizio non venga garantito, il contratto succitato può essere rescisso. Dazn si è tutelato offrendo il primo mese gratuito ma così facendo ha realizzato un autogol colossale e buffo, incapace di ovviare ai problemi tecnici e cavandosela con una robusta campagna pubblicitaria e di propaganda mediatica, per il resto nebbia nel vero senso. Non ha colpe, esclusive e totali, Dazn, è il sistema Italia a non essere ancora pronto per questo servizio, la velocità di connessione è improbabile, dovuta a mille fattori e imprevisti che intossicano la trasmissione di immagini e di audio. Anche Sky, contro il vento, neve e grandine si deve arrendere e, tra l’ altro, ha scelto, per contrastare Dazn, la formula delle tivvù locali, commenti e cronaca in studio, senza immagini, pura blasfemia ma si deve fare cassa con sponsor e affini e dinanzi a questi anche l’ osteria ha il suo valore. La radio non ha colpi di tosse, al massimo interferenze di Radio Maria che, probabilmente, ha il segnale in diretta dal Paradiso ma la radio prosegue la sua affascinante avventura dalla galena al transistor, dalle onde lunghe a quelle medie, all’ analogico, al digitale, sempre uguale e diversa da se stessa, in principio era l’ Eiar con Giuseppe Sabelli Fioretti, il primo di tutti nel ’28 per Italia-Ungheria, quindi Nicolò Carosio e a scendere l’ hall of fame, Ciotti, Ameri, Martellini fino ai tempi nostri là dove, però, l’ onda delle nuove emittenti ha permesso ai più di essere i meno, tracimando nel linguaggio e nell’ enfasi, oltre a una esibita competenza, però da wikipedia. Al riguardo cito l’ aforisma di un amico e collega scomparso Se la radio fosse stata inventata dopo la televisione troveremmo geniale un apparecchio che ci evita di vedere come giocano certi calciatori (Franco Rossi).

L’ Antitrust contro Skye Dazn: offerte ingannevoli ai consumatori

Il Manifesto

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SHENDI VELI II A sole due giornate dall’ inizio del campionato i due principali titolari dei diritti tv serie A sono finiti nel mirino dell’ Antitrust. Con un comunicato stampa l’ Autorità garante della concorrenza e del mercato ha dichiarato l’ avvio di due procedimenti istruttori per Sky Italia e per Dazn, gestita dal gruppo britannico Perform, in seguito a numerose segnalazioni di cittadini e associazioni. L’ intento è quello appurare l’ esistenza di condotte commerciali scorrette ed eventuali violazioni dei diritti dei consumatori. Per quanto riguarda Sky i comportamenti sotto istruttoria riguardano la commercializzazione dei diritti tv della nuova stagione calcistica. Il pacchetto 2018-2019 infatti è stata pubblicizzato senza fare menzione dei limiti di fascia oraria nella trasmissione delle partite. Il rischio è che il consumatore potrebbe essere incentivato ad abbonarsi senza essere adeguatamente informato sui iter mini del contratto. Anche per chi è già abbonato l’ emittente satellitare potrebbe nascondere delle insidie. L’ azienda viene accusata di aver unilateralmente ridotto l’ offerta delle partite di Serie A, da 10 a 7 match trasmessi, senza però diminuire il costo del pacchetto. E senza informare adeguatamente i clienti del cambiamento. Gli abbonati sarebbero indotti a rinnovare l’ abbonamento ignari del ridi mensionamento dell’ offerta. Sotto accusa anche Dazn, il cui slogan pubblicitario «quando vuoi, dove vuoi» potrebbe essere considerato condotta commerciale aggressiva. L’ eccessiva enfasi sulle potenzialità della piattaforma, infatti, ometterebbe le notevoli limitazioni tecniche a cui il pieno funzionamento del servizio di streaming è sottoposto, in primis quello di una connessione internet a banda larga. L’ altra scorrettezza di cui Dazn sareb be accusata è di non aver adeguatamente chiarito le condizioni del mese di prova gratuito. Infatti la pubblicità del mese di prova l’ utente stipula automaticamente un contratto di rinnovo con l’ azienda. In caso di volontà di rescissione l’ utente deve adoperarsi per dismettere il contratto avviato con il me sedi prova. L’ offerta di un mese di prova «senza contratto» sarebbe quindi una dicitura ingannevole da parte dell’ azienda. Dazn, già presente in diver si paesi, è sbarcata in Italia nel luglio scorso, e si è aggiudicata subito i diritti allo streaming della Serie B e di tre incontri di Serie A a ogni turno. La stagione calcistica è ancora all’ inzio, e l’ ingresso di nuovi attori nel mercato dei diritti sta gia portando scompiglio tra aziende e consumatori. L’ istruttoria dell’ Autorità garante infatti se dovesse avere seguito creeebbe i presupposti per un class action ai danni delle aziende.

Per l’ età digitale servono strategie aperte e inclusive

Il Manifesto

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Ètornata alla ribalta la questione delle concessioni per la radiodiffusione e le telecomunicazioni, che in verità hanno da tempo un altro nome: diritti d’ uso delle frequenze nel campo radiotelevisivo (dal 2012) in capo agli operatori di rete distinti ormai dai fornitori di contenuti; nonché autorizzazioni generali nelle telecomunicazioni già dal la fine degli anni Novanta. Il tema delle frequenze ha cambiato pelle, oltre che regime giuridico. La parte che attiene alle Tlc è largamente surdeterminata da Bruxelles. Quella radiodiffusiva ha alle spalle una storia terribile: inchieste della magistratura, rimpalli di responsabilità, stabile benevolenza verso Mediaset. Basti pensare all’ anomalia di Retequattro, che avrebbe dovuto lasciare l’ etere terrestre per usare altre piattaforme tecniche (satellite, cavo) ma storpiature normative e decreti ad hoc tutelarono lo status quo – tre reti a testa a Rai e Fininvest- sancito dalla leg ge n. 223 del 1990 (l.Mammì, appena graffiata dalla l.249 del 1997 e santificata nel digitale dal testo del 2004 dell’ ex ministro Gasparri). Per converso, va ricordato il caso di Europa7, cui pure furono affidati due canali privi -però- di frequenze di riferimento. Il passaggio alla stagione digitale poteva essere l’ occasione per un ripensamento complessivo. Al contrario, ancorché si moltiplicassero da quattro a otto volte le capacità trasmissive, la transizione fu quasi di uno auno, di fatto regalando ai principali soggetti un patrimonio enorme, con ritorni economici assai ridotti. Anzi. Nei meandri delle norme de gli ultimi anni il costo dell’ uso delle frequenze è stato persino ribassato. Ecco, il vicepremier Di Maio, il ministro Toninelli e il sottosegretario Giorgetti dovrebbero chiarire cosa intendono per l’ evocata revisione delle concessioni, residuo dell’ era analogica. È urgente di contro riaggiornare i canoni di pagamento, elevandoli in proporzioni al valore del bene, ivi compreso l’ afflusso di risorse pubblicitarie, e alla effettiva copertura del territorio. Così come sarebbe opportuno che il governo si esprimesse sull’ iniziativa di Ei Towers del gruppo Fininvest, volta a conquistare il campo delle torri di trasmissione. La prossima puntata è la gara per le frequenze della nuova generazione della ban da larga – 5G – che permetterà connessioni mobili definitivamente competitive con la rete fissa. Per attribuire tali risorse le emittenti abbandoneranno la banda 700 Mhz entro il 30 giugno del 2022, diminuendo nettamente in quantità. Un bel pezzo verrà tolto anche alle tv nazionali che stanno silenziosamente resistendo. Il ministero dello sviluppo ha varato la road map della gara, i cui criteri furono stabiliti dall’ Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Già sette società hanno superato la pre -qualificazione ed entro la fine di settembre si espleterà -sembra- la competizione. Quanto entrerà nelle casse pubbliche, per essere magari reinvestito verso i soggetti deboli, non profit dell’ informazione? L’ etere è un bene comune, trattato invece come proprietà privata. La via maestra è una sola: riprendere in mano le fila di una vera riforma (Rai compresa), partendo proprio dai principi fondativi della democrazia dei media: pluralismo, autonomia, indipendenza. L’ età digitale ha bisogno di una strategia aperta e inclusiva, proprio l’ opposto di quanto è avvenuto. P.S. Voci di dentro ipotizzano per la Rai che il «caso» Foa sarà risolto attribuendogli la direzione dell’ importante testata regionale della Rai. Salvini così farebbe la faccia della vittima, ma darebbe una festa.

Tv, sul preserale si gioca la battaglia dell’ audience

Il Messaggero
TIZIANA LUPI
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IL FENOMENO C’ era una volta Carosello, croce e delizia di bambini e genitori che, da un lato, permetteva ai primi di stare svegli ancora un po’ e, dall’ altro, aiutava i secondi a spedirli a dormire appena finito il programma perché il giorno dopo c’ era scuola. Quella geniale sequenza di spot pubblicitari andava in onda in quella che, molti anni più tardi, sarebbe diventata una delle fasce orarie più appetibili dal punto di vista commerciale: l’ access prime time, o preserale. TRE QUARTI D’ ORA Al di là del nome utilizzato dagli addetti ai lavori, si tratta del tempo che va dalla fine del tg della sera all’ inizio del programma di prima serata, dalle 20,30 alle 21,15. Solo tre quarti d’ ora che per le reti vale una buona fetta della raccolta pubblicitaria. Tanto che mai come nella stagione televisiva ormai alle porte abbiamo assistito all’ imponente schieramento di forze che sta per scendere in campo. Non c’ è rete generalista, o quasi, che non abbia piazzato a quell’ ora uno dei suoi pezzi forti. Per rendersene conto basta guardare i palinsesti. L’ ESPERIENZA L’ ammiraglia di Viale Mazzini, archiviato Techetechetè, schiererà ancora i Soliti ignoti di Amadeus, almeno nella prima parte dell’ anno. In primavera, infatti, potrebbe tornare Affari tuoi, a riposo dal marzo 2017 dopo che, stagione dopo stagione (e conduttore dopo conduttore), era passato dagli oltre nove milioni di spettatori della prima edizione ai metà circa dell’ ultima. In caso di riapertura, per la conduzione ci sarebbe Gabriele Corsi che quest’ estate con Reazione a catena ha portato a casa ottimi risultati di ascolto. Mia Ceran, Luca Bizzarri, Paolo Kessisoglu e Ubaldo Pantani sono i volti scelti, invece, da Rai2 dopo il tg che finisce alle 21, mentre Rai3, dove l’ access inizia prima (alle 20.00) e di conseguenza dura più a lungo, punterà su prodotti ormai consolidati come Blob e Un posto al sole e su novità come Non ho l’ età e Alla lavagna!, viaggio rispettivamente nel mondo degli anziani e in quello dei giovanissimi. MEDIASET Da Rai a Mediaset, la strategia non cambia. E se Canale 5 avrà, come sempre, in Striscia la Notizia il suo piatto forte, la novità arriva da Rete4 che, complice la rivoluzione messa in atto dal direttore Sebastiano Lombardi, si affiderà a Barbara Palombelli con Stasera Italia, programma dedicato all’ approfondimento dei fatti della giornata appena conclusa. A darle battaglia su La7 sarà Lilli Gruber, saldamente alla guida di quell’ Otto e mezzo, già condotto proprio dalla Palombelli nella stagione 2003-2004 insieme a Giuliano Ferrara. GIOCHI A PREMI Dalla politica all’ intrattenimento, infine, sia Tv8 che il Nove puntano su giochi a premi, entrambi. Sul canale di Sky il quiz ha il volto di Enrico Papi, che proporrà nuovamente Guess my age, il gioco in cui una coppia di concorrenti deve indovinare l’ età di sette sconosciuti basandosi su pochi e semplici indizi. Il canale del gruppo Discovery, invece, scommette ancora una volta su Max Giusti che, dopo due annate straordinarie (e oltre quattrocento puntate) di Boom!, proporrà Chi ti conosce?. Il meccanismo del gioco è semplice e consente di giocare anche chi è a casa purché dotato di intuito e spirito di osservazione. Tiziana Lupi © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Calcio in tv, l’ Antitrust apre un’ istruttoria su Dazn e Sky

Il Messaggero

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IL CASO ROMA I diritti tv tornano al centro della bufera. «Ci sentiamo defraudati dal nuovo assetto» urlano i consumatori che si sono rivolti al Codacons. Sulla questione è intervenuta l’ Antitrust che ha avviato due procedimenti istruttori per presunte pratiche commerciali scorrette e possibili violazioni dei diritti dei consumatori nei confronti di Sky e di Perform Investment Limited e Perform Media Services (ovvero Gruppo Perform con nome commerciale DAZN) con riferimento alla commercializzazione dei pacchetti delle partite di calcio per la stagione 2018/2019. Le prime due giornate di campionato hanno evidenziato una serie di criticità enormi che non rispecchiano affatto la promessa di un’ evoluzione tecnologica e di una maggiore concorrenza. PESSIMO SEGNALE Segnale in ritardo, interruzioni e immagini sgranate l’ esordio di Dazn ha scatenato l’ ira dei tifosi tanto che il nuovo canale è finito per diventare trend topic su tutti i social. Oggetto di attenzione l’ enfasi data dal claim «quando vuoi, dove vuoi», che mal si sposa con le limitazioni tecniche che potrebbero impedirne o renderne difficoltosa la fruizione. Dito puntato anche sullo sbandierato «mese gratuito senza contratto». In realtà si stipula un contratto per il quale è previsto il rinnovo automatico, con l’ obbligo di esercitare l’ eventuale recesso per non rinnovarlo. Inoltre, l’ iscrizione per la fruizione gratuita del primo mese comporta l’ automatico addebito dell’ importo per i mesi successivi, in quanto creando l’ account, si dà inconsapevolmente il proprio consenso all’ abbonamento al servizio. «Siamo disponibili a collaborare per fornire chiarimenti al riguardo» fa sapere Dazn. DOPPIO ABBONAMENTO La condotta di Sky e Dazn sarebbe «scorretta ai sensi del Codice del Consumo», in particolare ai sensi dell’ articolo 24 in quanto «esercita un indebito condizionamento sul tifoso ad aderire a ben due abbonamenti con un esborso maggiore in termini di denaro e ad usufruire comunque di un servizio di pessima qualità». Inoltre Sky risulterebbe doppiamente scorretta in quanto «costringe gli utenti a pagare l’ abbonamento per la Serie A allo stesso prezzo della scorsa stagione calcistica, non garantendo la trasmissione di tutto il campionato e non dichiarando sin da subito quali sono le partite che non verranno trasmesse» (Diritti venduti per fasce orarie e non per piattaforma). La pay-tv avrebbe indotto i clienti a rinnovare l’ abbonamento «nell’ erroneo convincimento che l’ offerta non fosse mutata». Il Garante lamenta anche che i clienti storici non sono stati informati «sulla possibilità di recedere il contratto senza penali, costi di disattivazione e senza la restituzione degli sconti fruiti». E ora qualcuno già rimpiange il no a Mediapro e all’ idea del canale della Lega. Emiliano Bernardini © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Istruttoria Antitrust su Dazn e Sky

Il Sole 24 Ore
Andrea Biondi
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L’ Antitrust ha avviato due procedimenti istruttori contro Sky e Dazn. Nel primo caso la conclusione è attesa entro 180 giorni. Nel secondo, avviato formalmente contro Perform, entro 210. L’ Autorità ha avviato queste istruttorie «su segnalazione di singoli consumatori e di alcune Associazioni dei consumatori» imputando a Sky «una modalità di pubblicizzazione del pacchetto calcio per la stagione 2018-2019» che potrebbe aver «indotto i clienti a una decisione commerciale non consapevole». In sostanza rinnovi «nell’ erronea convinzione che l’ offerta non fosse mutata». pur a fronte di un «ridimensionamento del pacchetto». Per Dazn oggetto d’ attenzione sono «l’ enfasi dato al claim “quando vuoi, dove vuoi”» omettendo le «limitazioni tecniche», ma anche i messaggi sul «mese gratuito» detto come «senza contratto, mentre in realtà il consumatore stipula un contratto» e inoltre «l’ iscrizione per la fruizione gratuita del primo mese comporta l’ automatico addebito dell’ importo per i mesi successivi, in quanto il consumatore, creando l’ account, darebbe inconsapevolmente il proprio consenso all’ abbonamento al servizio, dovendosi attivare per esercitare il recesso e quindi evitare gli addebiti automatici». © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Mediaset, lo scudo digitale per le frequenze tv

Il Sole 24 Ore
A. Bio.
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Giorni di grande lavoro per Mediaset, alle prese con un terreno che la politica ha reso quanto mai sdrucciolevole. Dall’ intervista del sottosegretario leghista Giancarlo Giorgetti – che la scorsa settimana ha parlato della necessità di rivedere complessivamente l’ ambito delle “concessioni”, indicando nel novero anche tv e telefonini – Mediaset ha finito per essere tirata in ballo nella querelle sulle concessioni, scoppiata dopo la tragedia di Genova. Ieri il Gruppo di Cologno ha chiuso in calo dello 0,45%, dopo una settimana – la scorsa – conclusa con il titolo in perdita dello 0,34 per cento. Nulla di particolare quindi. Del resto, se il dato politico di alcune dichiarazioni può apparire chiaro, il quadro normativo sembra chiudere la porta a possibili interventi unilaterali tranchant nell’ ambito televisivo (leggi “revoca di concessione o simili”). Lo sforzo di chiarezza nei contatti con i fondi e con il mercato va in questa direzione. Innanzitutto per chiarire un equivoco anche lessicale. Al netto del Servizio pubblico televisivo (qui si opera in base a una Convenzione con Contratto di servizio per la Rai) per le tv come per le tlc il regime concessorio è infatti in generale stato cancellato. Dal 2008 nelle tv si opera in base a licenze e autorizzazione generale in base all’ articolo 25 del Codice di comunicazione elettronica. Concentrandosi proprio in ambito televisivo, il cambiamento forte c’ è stato con il passaggio dall’ analogico al digitale. La disciplina della televisione analogica imponeva un modello di integrazione verticale in cui esisteva la concessione, sia per l’ attività editoriale sia per la gestione delle frequenze e degli impianti di trasmissione. Con la televisione digitale il modello va a individuare tre distinte figure – l’ operatore di rete, il fornitore di servizi media audiovisivi e il fornitore di servizi interattivi associati e di servizi ad accesso condizionato – titolari di altrettanti, distinti, titoli abilitativi. L’ autorizzazione generale – accessibile a chiunque e cedibile – è regime molto più semplificato rispetto alla concessione. In quest’ ultima si dispone dell’ utilizzo esclusivo di un bene unico, contrattualmente regolato con disposizione negoziali più o meno favorevoli per l’ una o l’ altra parte. Nell’ autorizzazione generale possono essere previste condizioni, ma non esistono aspetti negoziali e la sua disciplina, compresa la revoca, è stabilita sulla base di principi stabiliti dalla legislazione europea. Per una revoca servono insomma violazioni gravi o reiterate come l’ uso inefficiente o il mancato utilizzo della frequenza oppure la violazione alla normativa generale. Le procedure sono comunque molto garantiste e quindi il tema della revoca o della sospensione rimane forse politico, ma non pare applicabile. Accanto – e qui si potrà forse davvero valutare il pressing politico – c’ è il tema dei contributi annuali che vengono pagati per i diritti d’ uso delle frequenze dagli operatori di rete. Per dare un’ idea dell’ ordine di grandezza, Elettronica Industriale, la controllata di Mediaset che gestisce 5 multiplex, nel 2017, a quanto si legge nel bilancio, ha corrisposto per questi diritti 10,3 milioni di euro. I multiplex in Italia sono 20 con diritti d’ uso assegnati a Rai (5); Elettronica Industriale, controllata di Mediaset(5); Persidera (5); Cairo Communication (1); Prima TV (1); 3lettronica (1); Premiata Ditta Borghini Stocchetti della Tbs proprietaria di Retecapri; Europa Way (1). La disponibilità è fino al 2032 (fino al 2034 per Cairo). Anche qui però c’ è una disciplina normativa, con il decreto del ministero dello Sviluppo economico del 4 agosto 2016 e, per gli anni 2017-2019, dal successivo dm 13 aprile 2017. Dopo il 2019 i contributi potrebbero salire, ma salirebbero ovviamente per tutti i player. Intervenire non è poi così scontato.

Chessidice in viale dell’ Editoria

Italia Oggi

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Netflix, alla comunicazione arriva Rachel Whetstone. È Rachel Whetstone il nuovo chief communications officer di Netflix. Prende il posto di Jonathan Friedland, licenziato due mesi fa per aver fatto sul lavoro commenti razzisti. La manager di origine inglese, che arriva da Facebook dove ricopriva il ruolo di vice president communication, in precedenza è stata anche head of communications and public policy di Uber e di Google. Torna Editoria & Giardini, Salone del Libro sul Giardino. Dall’ 1 al 9 settembre si svolgerà a Verbania Pallanza, a Villa Giulia, la 14ª edizione di «Editoria & Giardini, Salone del Libro sul Giardino», la manifestazione biennale organizzata dalla Città di Verbania. Il Salone del Libro è dedicato alle pubblicazioni su storia, arte e architettura del giardino, paesaggio, giardinaggio, botanica e letteratura. La kermesse comprenderà, oltre alla consueta mostra-mercato dei libri di settore allestita nelle sale di Villa Giulia a Pallanza, un programma di eventi collaterali: dalla presentazione del giardino galleggiante di ispirazione barocca, a cura dell’ Ente Giardini Botanici di Villa Taranto, ai laboratori e alle passeggiate dedicati ai più piccoli; dalle mostre fotografiche ai mercatini; dalle lezioni e dimostrazioni di esperti di pratica del giardinaggio fino alla dimostrazione fatta sull’ energia delle radici delle piante del progetto RisVolta a cura dell’ Università degli Studi di Pavia. Il Premio Gargano di Giornalismo. La sesta edizione del Premio Gargano di Giornalismo – Vincenzo Afferrante, a Vico del Gargano, vedrà protagonisti lo scrittore e giornalista Giampiero Mughini, il giornalista e sceneggiatore Diego De Silva e il conduttore e autore televisivo Paolo Bonolis, al quale sarà conferito un premio speciale. La serata, che si terrà il 29 agosto in Piazza San Domenico, a partire dalle ore 21, sarà condotta dal giornalista, scrittore e conduttore televisivo Michele Cucuzza. Rai Storia: «L’ Italia della Repubblica», gli anni di piombo. Il 12 dicembre 1969 una bomba scoppia alla sede della Banca Nazionale dell’ Agricoltura di Piazza Fontana, a Milano. È la «perdita dell’ innocenza» dell’ Italia repubblicana, che da quel momento in avanti vivrà più di un decennio di violenza terroristica. Pagine di storia al centro di «Gli anni di piombo» in onda mercoledì 29 agosto alle 22.10 su Rai Storia, per la serie «L’ Italia della Repubblica». Ospite in studio, intervistato da Michele Astori, il giornalista Ezio Mauro, cronista nella Torino degli anni ’70, collega e amico del vicedirettore de La Stampa, Carlo Casalegno, ucciso dalle Brigate Rosse nel 1977. Il racconto dà voce anche ai protagonisti dell’ epoca, con interviste tratte dalle Teche Rai, filmati originali dei funerali delle vittime delle stragi di Milano e Brescia, e analisi di testimoni e osservatori come Indro Montanelli e Umberto Terracini.

Faro Antitrust su Sky e Dazn

Italia Oggi
MARCO LIVI
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L’ Antitrust accende un faro su Sky e Dazn per l’ offerta calcio della stagione 2018-2019. L’ autorità garante della concorrenza e del mercato ha avviato infatti, su segnalazione di singoli consumatori e di alcune associazioni, due procedimenti istruttori per presunte pratiche commerciali scorrette e possibili violazioni dei diritti dei consumatori nei confronti di Sky Italia e di Perform Investment Limited e Perform Media Services (ovvero il gruppo Perform, proprietario di Dazn) con riferimento alla commercializzazione dei pacchetti delle partite di calcio per la stagione in corso. Secondo l’ Autorità Sky avrebbe adottato modalità di pubblicizzazione che, in assenza di adeguate informazioni sui limiti dell’ offerta relativi alle fasce orarie, potrebbero avere indotto i nuovi clienti ad assumere una decisione commerciale non consapevole. Per quel che riguarda i clienti già abbonati al pacchetto calcio, la condotta della media company guidata da Andrea Zappia potrebbe presentare profili di aggressività in quanto, a fronte di un significativo ridimensionamento del pacchetto in relazione al numero delle partite trasmesse e in assenza dell’ informativa sulla possibilità di recedere dal contratto senza penali, costi di disattivazione e senza la restituzione degli sconti fruiti, avrebbe indotto questi soggetti a rinnovare l’ abbonamento nell’ erroneo convincimento che l’ offerta non fosse mutata. Sky potrebbe avere anche violato l’ articolo 65 del codice del consumo non avendo acquisito il consenso del consumatore rispetto alla nuova opzione del pacchetto calcio 2018/2019. Quanto al gruppo Perform (e quindi Dazn), sono oggetto di attenzione, da un lato, l’ enfasi data al claim «quando vuoi, dove vuoi», che farebbe intendere al consumatore di poter utilizzare il servizio ovunque si trovi, omettendo le limitazioni tecniche che potrebbero impedirne o renderne difficoltosa la fruizione; dall’ altro, i messaggi che indicherebbero la possibilità di poter fruire di un «mese gratuito» di offerta del servizio «senza contratto», mentre in realtà il consumatore stipula un contratto per il quale è previsto il rinnovo automatico, con conseguente esigenza di esercitare l’ eventuale recesso per non rinnovarlo. Inoltre, l’ iscrizione per la fruizione gratuita del primo mese comporta l’ automatico addebito dell’ importo per i mesi successivi, in quanto il sottoscrittore, creando l’ account, darebbe inconsapevolmente il proprio consenso all’ abbonamento al servizio, dovendosi attivare per esercitare il recesso e quindi evitare gli addebiti automatici. Questi comportamenti potrebbero integrare distinte pratiche commerciali scorrette in violazione del codice del consumo, presentando sia profili di ingannevolezza rispetto alle informazioni comunicate dalla piattaforma di tv in streaming in merito alle caratteristiche tecniche di fruibilità del pacchetto e alle modalità di adesione all’ offerta, che profili di aggressività, in quanto Perform potrebbe aver esercitato un indebito condizionamento nei confronti dei consumatori che, accettando l’ offerta per fruire gratuitamente del primo mese del servizio, potrebbero subire un addebito automatico quale conseguenza della sottoscrizione inconsapevole di un contratto. «Ottima notizia! Un primo passo per la tutela dei consumatori», ha commentato Massimiliano Dona, presidente dell’ Unione Nazionale Consumatori. «È assurdo che i tifosi paghino e poi debbano incrociare le dita sperando che la propria squadra giochi nel giorno e nell’ orario giusto. Una situazione paradossale e inaccettabile. Anche se il peccato originale non è di Sky e dipende dall’ avidità della Lega di serie A, che per incassare più milioni, ben 973, ha avuto la bella pensata di dividere in tre pacchetti le partite di calcio, impedendo ad un unico operatore di poterli acquistare tutti e tre. Si tratta comunque di un pasticcio che va risolto al più presto». © Riproduzione riservata.

BuzzFeed chiederà donazioni agli utenti e intanto punta sull’ e-commerce

Italia Oggi

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BuzzFeed News potrebbe presto chiedere ai suoi utenti di contribuire a finanziare il sito con piccole donazioni, alla stregua di quanto già fa l’ inglese Guardian, garantendo ai sostenitori una via d’ accesso in anteprima alle grandi inchieste e alla parte video che nascerà a breve. Il sito di Jonah Peretti resterà gratuito, ma vuole comunque giocare la carta di far contribuire i lettori più fedeli e per questo sta lavorando su questo programma di membership come parte della Google News Initiative: il motore ha aiutato BuzzFeed nella ricerca tecnologica e di mercato ma non è chiaro se l’ iniziativa di Google si espanderà a tutti gli editori che vogliono pianificare donazioni di lettori o programmi di adesione. Un portavoce di Google ha confermato che la società sta lavorando con BuzzFeed per aiutarlo a esplorare diversi approcci aziendali e a capire come i suoi lettori reagirebbero a questo tipo di modello. Questa nuova iniziativa rientra tra una serie di strategie che Peretti sta progettando per diversificare i ricavi del sito dopo i risultati deludenti dello scorso anno. Il ceo ha dichiarato di aspettarsi che un terzo del fatturato di BuzzFeed quest’ anno provenga da fonti non pubblicitarie come la tv e la produzione cinematografica, oltre al merchandising, al licensing e all’ e-commercio. Altra iniziativa che BuzzFeed sta lanciando è un nuovo sito di recensioni di prodotti dedicato ai consumatori con link che puntano ai siti di e-commerce dai quali l’ azienda di Peretti riceverebbe una percentuale sulle vendite. Il sito si chiama BuzzFeed Reviews e ancora non è stato annunciato formalmente. Pubblica recensioni di più prodotti della stessa categoria in vari livelli di prezzo per offrire ai consumatori una varietà di scelta. I prodotti recensiti sul sito spaziano dagli altoparlanti intelligenti agli spazzolini elettrici e agli asciugamani da bagno. BuzzFeed dice che raccoglierà le entrate attraverso il cosiddetto modello di affiliazione, con il quale fornisce link per acquistare prodotti da vari rivenditori, e prende una quota della transazione. Molti editori stanno cercando di diversificare le proprie fonti di entrate e diventare meno dipendenti dalla pubblicità online e l’ e-commerce è una delle aree più battute. Il New York Times, per esempio, possiede il sito di consigli sui prodotti Wirecutter mentre Hearst ha recentemente acquistato una partecipazione nella società Gear Patrol per potenziare la sua attività di e-commerce.

Gli inviati di guerra: Google & co. paghino

Italia Oggi

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Il giornalismo di guerra rischia di morire nell’ era digitale. Per questo motivo inviati di guerra provenienti da 27 paesi europei hanno firmato un appello volto alla riforma del diritto d’ autore, dopo che il Parlamento europeo ha respinto una formulazione della riforma che avrebbe dovuto creare «diritti connessi» alla produzione editoriale. Primo firmatario dell’ appello è il capo dell’ ufficio dell’ agenzia di stampa France Presse a Baghdad, Sammy Ketz, che a corredo dell’ appello stesso ha scritto una sua testimonianza pubblicata ieri dal quotidiano Le Monde. «Siamo concreti. In più di 40 anni di carriera, ho visto il numero di giornalisti sul terreno diminuire in maniera costante, mentre i pericoli non smettevano di crescere», ha spiegato Ketz. «Chi paga queste spese? I media, e costa». Eppure gli editori hanno «a lungo subito senza reagire», concentrandosi più sulle conseguenze che sulle cause. Hanno «licenziato giornalisti», fino ad arrivare «alla caricatura: un giornale senza giornalisti, o quasi». Per questo motivo, è necessario che i giornalisti facciano «valere i diritti per poter continuare a informare», chiedendo che gli incassi commerciali siano condivisi con chi produce i contenuti, che si tratti di media o artisti. In questo consiste la richiesta dei diritti connessi. Ketz è duro nel puntare il dito contro gli over-the-top, principalmente Google e Facebook, i quali si sono opposti alla riforma europea del diritto d’ autore, sostenendo che va a minacciare la gratuità di internet. Ketz dice che questa è una «menzogna». La gratuità «esisterà su internet quando i giganti del net, che captano attualmente i contenuti editoriali gratuitamente e raccolgono gli introiti pubblicitari, retribuiranno i media senza far pagare i consumatori».

Disservizi sul calcio L’ Antitrust si muove contro Sky e Dazn

La Repubblica

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MILANO L’ Antitrust ha avviato due istruttorie per presunte pratiche commerciali scorrette e possibili violazioni dei diritti dei consumatori contro Sky Italia e Perform Investment, la società della nuova piattaforma Dazn, sulla commercializzazione dei pacchetti delle partite di calcio per la stagione di Serie A 2018/2019. L’ Autorità contesta a Sky la carenza di informazioni e a Dazn l’ omissione di “limitazioni tecniche” alla fruizione. Secondo l’ Autorità, Sky avrebbe adottato modalità di pubblicizzazione dell’ offerta del pacchetto calcio per la stagione 2018-2019 che, in assenza di adeguate informazioni sui limiti dell’ offerta relativi alle fasce orarie, potrebbero avere indotto i nuovi clienti a una decisione commerciale non consapevole. Dazn si dichiarata «disponibile a collaborare per fornire chiarimenti al riguardo»

L'articolo Rassegna Stampa del 29/08/2018 proviene da Editoria.tv.


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