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Rassegna Stampa del 18/08/2018

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Perché l’ ammirazione mondiale per Elena Ferrante ha bisogno di un asterisco

Crimi fabbrica “fake news”

chessidice in viale dell’ editoria

Foa verso una direzione Rai il piano per scongelare il cda

Dazn si fa largo in Italia

Perché l’ ammirazione mondiale per Elena Ferrante ha bisogno di un asterisco

Il Foglio

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Da anni meditiamo un esercizio sul tema “Perché non amiamo Elena Ferrante, e perché guardia mo con sospetto i lettori che hanno divorato la saga ‘L’ amica geniale'”. Vorremmo anche aggiungere al titolo un asterisco, e in corrispondenza dell’ aste risco stampare la precisazione “Trascu rando i romanzi strepitosi che prendono la polvere in libreria” (come fa Woody Allen in “Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso*”, dove * sta per “…e non avete mai osato chiedere”). Da anni meditiamo di scrivere su Elena Ferrante, ogni volta rinunciamo. Per cause di forza maggiore: irritazione e fastidio. La stessa irritazione e lo stesso fastidio che Mark Twain confessa nei confronti di Jane Austen, in una lettera del 1898. “Ho pensato tante volte di scrivere su di lei. Ma i suoi romanzi mi provocano una tale irritazione che difficilmente potrei nasconderla al lettore, e appena comincio a scrivere quel che penso mi impongo di smettere”. Per amor di chiarezza, Mark Twain lascia la penna e afferra la pala: “Ogni volta che prendo in mano ‘Orgoglio e pregiudizio’ mi viene voglia di disseppellire la scrittrice e di picchiarla sul cranio con la sua stessa tibia”. Lunga vita a Elena Ferrante, naturalmente (serve anche da napoletanissimo scongiuro). E a chi sta dietro lo pseudonimo, pur mettendo a verbale la nostra stretta osservanza nannimorettiana: chi si nega (e non perde occasione per ricor dare che si sta negando) intende soltanto attirare l’ attenzione su di sé. L’ unica sorpresa vera sarebbe accertare l’ esi stenza di un maschio, dietro la tanto lodata “sensibilità femminile” e l’ altret tanto lodata conoscenza dell’ invidia tra donne. Parentesi. Amiamo e leggiamo con lo stesso gusto Mark Twain e Jane Austen, per risolvere la questione facciamo come abbiamo imparato a fare con le persone che a noi piacciono, ma tra loro si stanno antipatiche: le frequentiamo separatamente. Resta la sostanza. Ogni volta che abbiamo provato di leggere un romanzo di Elena Ferrante, a cominciare da “I giorni dell’ abbandono” – quan do nessuno, ma proprio nessuno, se la filava, è del 2002 e “L’ amica geniale” arriva nel 2011 – siamo stati respinti. Né la prosa, né la trama, né la figlia dell’ usciere, né la figlia del calzolaio, neanche la miseria napoletana davano voglia di andare avanti. “Ogni volta” va dettagliato. Quando scoprimmo che “I giorni dell’ abbando no” era una viscerale variazione sul vittimismo femminile (la trama che più detestiamo, nei libri e al cinema). Quando “L’ amica geniale” andò in libreria e co minciò il passaparola (siccome un romanzo non si giudica dalla copertina kitsch, tentammo la lettura). Quando il passaparola diventò un’ epidemia, e la saga si piazzò stabilmente in classifica (per la gioia dell’ editore E/O, auguriamo cento di questi best-seller). Quando arrivò il successo americano, dopo un articolo di James Wood sul New Yorker: un piccolo dramma, per noi che con James Wood eravamo sempre andati d’ accordo (furono più facili da reggere i complimenti via Facebook di James Franco). Quando uscì il documentario “Ferrante Fever”, e ora che esce la serie televisiva diretta da Saverio Costanzo, in anteprima alla Mostra di Venezia. I fan intanto possono guardare su Variety le foto di Lena e Lenù da piccole, e far scattare il tweet “me le immaginavo diverse”. Per “era meglio il libro” bisogna aspettare il 30 ottobre, la serie andrà su Rai 1. Niente di niente, la scintilla non scoccò. “La frantumaglia” – lettere, interviste, segreti d’ autore con tre edizioni “ar ricchite” in pochi anni – ha solo aumentato l’ irritazione. Ultima speranza, la spiegazione con il disegnino. Provvede Tiziana de Rogatis, in “Elena Ferrante. Parole chiave” (all’ indotto provvede sempre l’ editore E/O). Abbiamo abbandonato prestissimo, a “risemantizza i tratti della differenza femminile”. Prima di affrontare il capitolo “Smentire l’ oriz zonte d’ attesa delle identità”. Spiace che Elizabeth Strout e Jonathan Franzen siano fan, loro dovrebbero saper distinguere un bel romanzo da uno brutto. Forse in traduzione Elena Ferrante migliora.

Crimi fabbrica “fake news”

Il Foglio

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Non può più tacere, confessa, Vito Cri -mi. Ed è un peccato, perché parlando dice cose non vere. Dice, infatti, che “i signori delle autostrade” sono “tra i principali finanziatori di tanti partiti politici e nell’ assetto societario di tante testate giornalistiche”. Resta nel vago, Crimi, spara nel mucchio – “tanti partiti politici”, “tante testate giornalistiche” – ma in sostanza recupera le stesse inesattezze dispensate, un po’ a casaccio, anche da Luigi Di Maio in questi giorni di polemica permanente. E cioè che i Benetton, tramite la holding Edizione, deterrebbero quote azionarie di vari gruppi editoriali: “Il 5,1 per cento di Rcs, il 2,24 per cento di Caltagirone Editore e il 2 per cento del Sole 24 Ore Spa”, ha elencato il vicepremier grillino. Il quale, evidentemente, non è stato aggiornato da Rocco Casalino sul fatto che Edizione ha ormai da un anno dismesso tutte e tre le partecipazioni indicate. Sarebbe bastato sfogliare l’ ultimo bilancio di Edizione, consultabile anche online. E invece no: i grandi strateghi della comunicazione grillina si sono basati su qualche bufala raccattata in rete. E Crimi, non potendo più tacere, s’ è adeguato, e nonostante ormai da due mesi rivesta la carica di sottosegretario all’ Editoria, non ha esitato a denunciare lo “sciacallaggio politico” dei media nostrani, “lo sporco gioco di alcuni editori italiani” seguito pure, guarda un po’, dai giornali stranieri. Non accorgendosi, evidentemente, che l’ unica operazione di deformazione della verità era proprio il suo partito a compierla. “Le fake news non si combattono mettendo il bavaglio alla rete”, ha detto di recente Crimi. Il quale, evidentemente, il bavaglio vorrebbe semmai vederlo messo ai giornali ostili. Ma intanto diffonde “fake news”.

chessidice in viale dell’ editoria

Italia Oggi

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Gli spettatori degli speciali in prime time sul crollo del ponte a Genova. Sono stati oltre 2 milioni gli ascoltatori medi dello speciale Tg1 in prima serata seguito sul crollo del ponte di Genova. Gli approfondimenti del telegiornale di Rai1 sono stati i più seguiti, con un 15,27% di share, secondo l’ elaborazione dello Studio Barometro su dati Auditel riguardanti gli ascolti medi degli speciali in prime time nei tre giorni seguiti al crollo, dal 14 al 16 agosto. In Onda di La7 è stato invece visto da 996 mila spettatori in media, 6,49%. A seguire lo speciale del Tg2, con 987 mila spettatori e il 6,54% di share e quello del Tg4 (che ha segnato il debutto del neodirettore Gerardo Greco) con 520 mila spettatori e il 3,34%. Serie A, al via le nuove sigle. Con la partenza della prossima stagione calcistica Tim, che è sponsor ufficiale del massimo campionato di calcio italiano, e la Lega Serie A lanciano le nuove sigle che introdurranno le partite del torneo e i programmi televisivi a esse dedicati. I video hanno come protagonista il ballerino Jsm in una piazza Navona che diventa un campo di calcio. I video da 15 secondi on air da oggi sono realizzati in collaborazione con Havas Milan e accompagnati dal claim «Entra in campo con Tim. Buon campionato a tutti». Tim, partner storico del calcio italiano, ha rinnovato fino al 2021 l’ accordo di sponsorizzazione con la Lega Serie A. Google non è vicino al lancio di un motore di ricerca in Cina. Il colosso Usa di internet non «è vicino al lancio di un motore di ricerca in Cina» ma, secondo il suo a.d. Sundar Pichai, sta attentamente valutando la possibilità di fare affari nel paese. Pichai, durante il discorso tenuto a Mountain View, in California, ha chiarito la questione dovendo rispondere alle critiche espresse da diversi dipendenti e gruppi di attivisti per i diritti umani che, di recente, hanno sollevato dubbi e preoccupazioni in merito alla collaborazione tra la controllata di Alphabet e il governo cinese. Secondo quanto riportato la settimana scorsa dal Wall street journal, infatti, Google sta lavorando allo sviluppo di alcuni servizi destinati ai cittadini cinesi, incluso un motore di ricerca che sia conforme alle regole di Pechino. La Domenica Sportiva torna e raddoppia. Da domani la trasmissione di Rai2 riparte alle 22,30 nel rinnovato studio Tv2, in corso Sempione a Milano. Con Giorgia Cardinaletti, confermata alla conduzione per la terza stagione consecutiva, ci saranno Iacopo Volpi, opinionista di Rai Sport, i campioni del mondo Marco Tardelli e Paolo Rossi, assieme all’ ex calciatore Antonio Di Gennaro, che per i prossimi due anni sarà anche il commentatore tecnico delle partite della Nazionale di calcio. Nel gruppo della DS come opinionisti a rotazione ci saranno pure l’ ex calciatore Sebino Nela e Regina Baresi, attaccante e capitano dell’ Inter femminile. Dalle 23,45 alle 00,30, infine, via all’ Altra DS con la conduzione di Marco Lollobrigida e i commenti di Eraldo Pecci, della new entry Serse Cosmi e dello scrittore-autore televisivo Furio Zara. Tim si allea con Dazn. Obiettivo: consentire ai suoi clienti di seguire le tre partite per ogni turno della Serie A Tim trasmesse in esclusiva sulla piattaforma on demand così come la Serie B, la Liga spagnola, la Ligue 1 francese, la Copa Libertadores, la Copa Sudamericana, la Coppa d’ Africa, la Fa Cup e la Coppa di Lega inglese, e ancora gli incontri di baseball della Mlb e l’ hockey della Nhl, oltre ai tornei di arti marziali miste di Ultimate fighting championship (Ufc). Con l’ inizio del Campionato di Serie A, i clienti Tim che aderiranno all’ offerta, disponibile sul portale Tim Party, riceveranno un voucher valido per accedere a due mesi di contenuti Dazn. Genova, funerali in diretta senza interruzioni pubblicitarie su Canale5. Dopo la Rai, anche Mediaset aderisce oggi alla giornata di lutto nazionale per la tragedia causata dal crollo del ponte Morandi. Al posto degli spot il Biscione manderà in onda un proprio cartello di cordoglio. I funerali vanno in onda oggi alle ore 11,30 dalla Fiera di Genova, alla presenza delle massime cariche istituzionali e celebrati dall’ arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco. Netflix arruola il creatore di Black-ish. Netflix ha scritturato lo scrittore e produttore Kenya Barris, creatore della serie Abc Black-ish, per un accordo pluriennale esclusivo. È l’ ultimo arrivato tra gli artisti del pool entrati in azienda. Barris, che ha anche scritto la sceneggiatura del film della scorsa estate Girl’ s trip, sarà ora incaricato della produzione di una nuova serie tv per Netflix. L’ anno scorso Netflix aveva messo sotto contratto Shonda Rhimes, produttrice di Grey’ s Anatomy e Scandal attraverso un accordo esclusivo. Quest’ anno ha aggiunto alla sua lista di talenti anche Ryan Murphy, creatore di American Horror Story. Rainbow MagicLand, zombie cercansi. Rainbow MagicLand assume 150 zombie viventi. Il 15 e 16 settembre prossimo, infatti, il parco divertimenti più grande di Roma aprirà il casting per ingaggiare i figuranti che interpreteranno zombie e mostri vari durante le festività di Halloween, a fine ottobre. L’ incarico? Inseguire e spaventare gli ospiti del parco che visiteranno le Horror Zone predisposte, a partire dal prossimo 13 ottobre. Forbes, Johansson l’ attrice più pagata 2018. Scarlett Johansson è per la rivista Forbes l’ attrice più pagata del 2018. Secondo questa classifica, Johansson ha guadagnato 40,5 milioni di dollari (35,5 milioni di euro) principalmente grazie al suo ruolo di Black Widow in Avengers, quadruplicando i suoi introiti rispetto al 2017. Al secondo posto, con 28 milioni (24,5 mln di euro), Angelina Jolie; al terzo con 19,5 milioni (17,1 mln di euro) Jennifer Aniston. Più che la filmografia, per l’ ex protagonista di Friends, contano sponsorizzazioni come Emirates Airlines, Aveeno e Smartwater. Nel 2017 il primo posto era stato occupato da Emma Stone con 26 milioni di dollari (22,8 mln di euro).

Foa verso una direzione Rai il piano per scongelare il cda

La Repubblica
MARIA BERLINGUER
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roma Governo e maggioranza sono fermi sul nome di Marcello Foa come presidente della Rai ma per bloccare lo stallo a settembre è pronta la soluzione: la nomina di Foa a direttore interno. Sarebbe questa la exit strategy del governo gialloverde per completare il vertice di Viale Mazzini dopo la bocciatura in Vigilanza del giornalista sovranista e la rottura con Forza Italia che, come il Pd, non ha votato Foa in Vigilanza, vanificando il tentativo di Matteo Salvini di imporre a Silvio Berlusconi l’ ex inviato de Il Giornale. Se ne parlerà alla ripresa. « Con quello che è successo a Genova la Rai in questo momento non è certamente in cima ai nostri pensieri», conferma da Forza Italia, Maurizio Gasparri, rinviando a settembre la questione. Ma alla ripresa sarà proprio da Foa che bisognerà ripartire per sbloccare il vertice Rai e procedere alle nomine di rete e tg, ambitissime dalla maggioranza. Il Cda infatti per ora non può procedere su quasi niente, visto che qualunque atto potrebbe essere impugnato. Marcello Foa rimasto nel cda come consigliere anziano, ha lasciato il gruppo Corriere del Ticino, dove era approdato nel 2014. Quindi attualmente è anche senza una remunerazione. Anche per questo la soluzione di una poltrona in Rai potrebbe essere la più gradita. Attualmente in Rai sono tre le direzioni vacanti. RadioRai, casella lasciata da Gerardo Greco, approdato a Mediaset; la TgR, abbandonata da Vincenzo Morgante per andare a dirigere Tvsat 2000, la tv dei vescovi; e la direzione dei programmi per l’ estero. E proprio la direzione dei notiziari regionali potrebbe far gola a Matteo Salvini che con un direttore sovranista come Foa potrebbe cercare di espandere il consenso della Lega anche nelle regioni dove hanno trionfato i 5Stelle. Soprattuto al Sud. La Tgr ha 800 giornalisti, è in pratica la testata più grande d’ Europa, potrebbe trasformarsi in un volano formidabile per la «rivoluzione culturale » promessa da Luigi Di Maio e Salvini dopo la nomina del vertice Rai. Resta da capire come si procederà alla scelta del nuovo presidente Rai. Se Foa lascerà il cda, il Tesoro procederà alla nomina di un nuovo consigliere ma anche questo dovrà ottenere il voto dei due terzi della commissione di Vigilanza. Quindi saranno ancora decisivi i voti di Forza Italia (o del Pd). « Dobbiamo rivedere tutte le concessioni», ha detto il leader leghista. Nessun riferimento a Mediaset. Ma anche questo potrebbe essere un elemento di pressione. Tf1 in Francia, si sottolinea, verso alla Stato ben altre cifre rispetto alle tv di Berlusconi. © RIPRODUZIONE RISERVATA Nelle condizioni attuali il consiglio della tv di Stato non può in pratica deliberare su nulla, salvo rischiare ricorsi.

Dazn si fa largo in Italia

Milano Finanza
FRANCO CANEVESIO
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Dopo un battage pubblicitario al fulmicotone, l’ abbiamo capito: si scrive Dazn, nel senso di The zone, ma si pronuncia Dazón, con la zeta sibilante e l’ accento sulla o. Da sabato 18 agosto questa piattaforma, che aspira al titolo di Netflix dello sport, manda in onda in esclusiva, per la prima volta in Italia, tre incontri di calcio di serie A: l’ anticipo del sabato sera, il lunch-time della domenica e una partita della domenica pomeriggio alle 15. Ma cosa è Dazn? «Non è e non sarà mai un canale. Abbiamo eventi live, manderemo replay di partite o programmi, ma non creeremo un canale tradizionale. Saremo come Netflix o Amazon Prime, dove scegli il programma. Non faremo talk show tradizionali o una programmazione come Sky o Premium. Vogliamo essere dirompenti e innovativi». Questo il ritratto disegnato da James Rushton, amministratore delegato di Dazn. Già disponibile in Germania, Austria, Svizzera, Giappone, Canada, verrà lanciata negli Stati Uniti il 10 settembre. Gli elementi centrali della mission di Dazn sono accessibilità, flessibilità e convenienza. Il costo, per esempio, varia da Paese a Paese ma resta abbordabile: in Italia, la tariffa è unica a 9,99 euro al mese con cui si può seguire (da smart tv, smartphone, tablet e console di videogiochi) la serie A e la B, Liga, Ligue 1, Coppa di lega inglese, Coppa d’ Africa, Copa Libertadores, Mlb, Nhl. Una bella scommessa, costata solo per i diritti di A e B 193,3 milioni all’ anno per tre anni (più un bonus da 50 milioni l’ anno). La nuova piattaforma streaming è stata lanciata da Perform Group, controllata da Access Industries, holding cassaforte del miliardario Leonard «Len» Blavatnik, businessman ucraino-ebreo-russo, cittadino americano residente nel Regno Unito. Nato a Odessa nel 1957 studia ingegneria all’ università di Mosca. Nel 1978, a soli 21 anni, emigra negli Stati Uniti, dove consegue un paio di master, alla Columbia University e all’ Harvard Business school. Nel 1986 fonda Access Industries prendendo la decisione, dice la leggenda, nella cucina del suo piccolo appartamento di Brooklyn. I detrattori sostengono che debba la sua fortuna solo alle privatizzazioni lanciate dal presidente russo Boris Eltsin negli anni 90. Come che sia, oggi Access è una multinazionale focalizzata su chimica e risorse naturali, media e tlc, venture capital e immobiliare. Blavatnik è il presidente e, dal quartiere generale di New York, sulla Fifth Avenue, a due passi da Tiffany, accumula partecipazioni come quelle in Snapchat, Yelp, Alibaba, Deezer, Spotify e Zalando. Nel comparto media possiede Warner Music group, colosso che produce, tra gli altri, i Coldplay e Madonna, acquisito nel 2011 per 3,3 miliardi di dollari. Grazie ad Access Industries, da anni Blavatnik investe molto nello sport: la holding controlla l’ 85% di Perform Group e, di conseguenza, controlla anche Dazn. In Italia, negli ultimi cinque anni Perform ha chiuso accordi con oltre cento editori posizionando i suoi contenuti in più di trecento siti: il suo Goal.com, per esempio, da noi è seguito da oltre 1,2 milioni di utenti unici al mese. La forza economica per quella che viene definita la campagna d’ Italia non manca, visto che il gruppo Perform ha chiuso il 2017 con 496 milioni di euro di ricavi, in rialzo del 53% sul 2016. E 102 milioni sono stati portati in dote proprio da Dazn. Dal punto di vista finanziario, la scommessa di Perform si basa sul ricorso al debito che cresce di continuo, con l’ espansione del business: al 31 marzo 2018 era pari a 787,7 milioni di sterline, poco più di un miliardo di euro. D’ altra parte, il lancio di Dazn ha richiesto notevoli investimenti: solo nel primo trimestre di quest’ anno Perform ha segnato ricavi per oltre 131 milioni di euro ma ne ha spesi 123 solo per pagare diritti tv, investimenti tecnologici e marketing. Le perdite non sono trascurabili e lo scorso anno fiscale si è chiuso con un rosso di 418,7 milioni che si somma ai 132 milioni del 2016. Un anno fa Standard & Poor’ s ha declassato il rating della società portandolo a CCC+, livello da titolo parecchio speculativo, confermando che «nel lungo termine la struttura di capitale dell’ azienda è insostenibile». Il mercato però non si spaventa più di tanto e oggi i bond quotano sopra il prezzo di emissione. Probabilmente perché, dicono gli esperti, l’ azionista principale (e suo principale creditore), ossia Blavatnik, secondo Forbes è l’ uomo più ricco del Regno Unito e il 48° uomo più ricco del mondo, con un patrimonio personale che si aggira intorno ai 20 miliardi di dollari. (riproduzione riservata)

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