Indice Articoli
“Benetton chi?”. Il gruppo sparisce da giornali e tv
Ads, settimanali a corto di copie
Chessidice in viale dell’ Editoria
Condé Nast, Traveller fa da cavia
“Non siamo il nemico” stampa unita contro Trump
Protesta dei giornali In 350 contro Trump
“Benetton chi?”. Il gruppo sparisce da giornali e tv
Il Fatto Quotidiano
Lorenzo Giarelli e Lorenzo Vendemiale
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Vietato parlare di Benetton. C’ è un grande assente nel racconto della tragedia di Genova: la famiglia veneta è il principale azionista di Atlantia, società che controlla Autostrade per l’ Italia, gestore del Ponte Morandi dove si è verificato il disastro. Eppure il suo nome non compare quasi mai nelle prime cronache del crollo. Non sui grandi giornali, dove è citato solo a proposito del tonfo in Borsa, e nemmeno in tv. Semplice dimenticanza o riguardo nei confronti di un impero che fino a pochi anni fa aveva partecipazioni in diversi gruppi editoriali, e che rappresenta tuttora uno dei principali investitori sul mercato pubblicitario: il Gruppo Benetton da solo spende 60 milioni ogni anno, poi ci sono Autostrade per l’ Italia, Atlantia e altre società. Di sicuro non si tratta di una svista da poco, perché prima che i Benetton diventassero oggetto di contesa politica fra maggioranza e opposizione, i media nazionali si erano ben guardati dal tirarli in causa nel disastro. Mentre all’ estero dal Financial Times a Le Figaro, dal Guardian al New York Times, tutti hanno sottolineato come Autostrade per l’ Italia faccia capo alla famiglia Benetton, in Italia la società sembra non aver padroni. Nelle edizioni serali del 14 agosto del Tg1 e del Tg5, niente Benetton: si parla di manutenzione, a volte persino di “controlli da cui non era emerso niente”, ma mai del gruppo o di Atlantia. Un silenzio tombale a cui fa eco quello del Tg2 delle 20:30. Trattamento simile sui quotidiani: su La Repubblica, in 11 pagine dedicate alla tragedia, la parola “Benetton” non compare neanche una volta. Il Corriere della sera cita la famiglia veneta, ma solo in un trafiletto sul crollo in borsa di Atlantia, “che ha come primo azionista il gruppo Benetton”, comunque mai associato direttamente al crollo. Stesso discorso per La Stampa, afflitta dal fatto che “le tragedie umane hanno anche un risvolto economico”, mentre Il Messaggero sottolinea en passant che “il gruppo che fa capo alla famiglia Benetton è subito finito nel mirino”. Sarà che di Benetton i media italiani sono sempre stati abituati a parlare tanto, ma in altri contesti. Pubblicità, eventi, manifestazioni: un po’ tutti hanno avuto modo di dare spazio alle attività del gruppo, dalla moda allo sport, passando per le iniziative umanitarie. Luigi Di Maio ha ricordato polemicamente le partecipazioni nei vari gruppi editoriali: in realtà sono state tutte dismesse, ultime quelle in Sole 24 Ore (2%) e Caltagirone Editore (2,24%), ancora prima il 5% in Rcs. Il rapporto, però, continua in altre forme. Autostrade per l’ Italia, ad esempio, è partner ufficiale del Giro d’ Italia, che vuol dire Rcs (e quindi Cairo communications, nei cui conti la Corsa rosa ha un impatto decisivo): sponsorizza i traguardi volanti, gli sprint intermedi all’ interno delle tappe a cui è dedicato striscione d’ arrivo e premio economico. La sua controllante “Atlantia”, invece, è tra i 9 top sponsor che hanno “finanziato interamente” l’ ultima Repubblica delle idee, il festival del quotidiano. Non è l’ unico legame, visto che Monica Mondardini, consigliere indipendente di Atlantia è anche vicepresidente del gruppo Gedi, che edita La Repubblica, La Stampa e L’ Espresso. Le televisioni non sono da meno. Con Sky, Autostrade ha prodotto un intero programma: Sei un Paese meraviglioso, arrivato alla terza stagione, puntata dopo puntata descrive le bellezze dell’ Italia (e, visto che ci siamo, anche le “esperienze di viaggio originali e coinvolgenti” che si possono vivere sulla rete). Con Mediaset, Benetton ha fatto affari attraverso la società 21 investimenti, che aveva creato insieme a Medusa (quindi Fininvest) la catena di multisale The Space, poi rivenduta nel 2014. Tutti, giornali e tv, radio e siti web, beneficiano dei massici investimenti in pubblicità, per realizzare la nuova strategia comunicativa che era stata ben descritta un paio di anni fa su Agorà, la rivista del gruppo. “La vecchia cara pubblicità non esiste più, non si comunica ma si racconta: siamo entrati nell’ era della narrazione”. In cui il nome Benetton non viene mai associato a una disgrazia.
E la Rai blocca la pubblicità
Il Tempo
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in occasione della giornata di lutta nazionale per le vittime del crollo del ponte Morandi la Rai, per l’ intera giornata di domani 18 agosto, non trasmette rä le inserzioni pubblicitarie su tutti i canali e su tutti i mezzi (Tv, Radio, Digital). funerali di Stato celebrati dall’ Arcivescovo di Genova cardinale Angelo Bagnasco che si svolgeranno alle 11.30 alla Fiera di Genova, nel padiglione Blu, saranno trasmessi in diretta su Rail, a cura del Tgl, a partire dalle 11.25.
La Nave di Teseo avanti piano
Italia Oggi
CLAUDIO PLAZZOTTA
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La Nave di Teseo, casa editrice promossa da Elisabetta Sgarbi e nata nell’ ottobre 2015, ha chiuso un esercizio 2017 ancora in sordina, con un valore della produzione pari a 5,34 milioni di euro (4,74 milioni nel 2016) e un utile di appena 2 mila euro, rispetto ai 332 mila euro di perdite dell’ anno prima. Insomma, il gruppo (perché ora di gruppo si tratta) è ancora in una fase di start up, e i prestigiosi 31 soci che finanziano l’ iniziativa dovranno ancora aspettare un po’ di tempo prima di poter staccare qualche dividendo. Anzi, per ora sono chiamati a continue iniezioni di capitale (nel 2017 il capitale è salito dai 3,9 milioni di inizio esercizio ai 7,54 milioni di euro di fine esercizio), che hanno portato il patrimonio netto della Nave di Teseo a quota 8,87 milioni di euro (era 4,54 milioni nel 2016). Potrebbe, tuttavia, non essere ancora sufficiente, visti i piani espansivi della Sgarbi (nel 2017 è stato rilevato il 95% di Baldini&Castoldi e il 67% di Oblomov srl) e tenuto conto che il capitale sociale deliberato è di 20,36 milioni di euro, ma quello sottoscritto e versato finora si ferma a quota 7,77 milioni. Certo, la compagine azionaria della casa editrice è di quelle che si potrebbe definire «il salotto buono» della cultura europea. Per esempio, la vedova e i figli di Umberto Eco, ovvero Renate Ramge, Stefano e Carlotta Eco, detengono, singolarmente e anche insieme, una fetta complessiva del 22,65% del capitale versato. E sono gli azionisti di maggioranza relativa. Elisabetta Sgarbi, che è rappresentante dell’ impresa, ha il 5,2%. Ecco, poi, tra gli altri, il finanziere e scrittore Guido Maria Brera (2,5%), il notaio Piergaetano Marchetti (che della Nave di Teseo è vicepresidente) con il 2,5%, la giornalista Natalia Aspesi (0,5%) così come l’ ex direttrice di Io Donna, Diamante D’ Alessio (anch’ essa con lo 0,5%), oppure il giornalista Furio Colombo (1%), l’ editore francese Jean-Claude Fasquelle (9%), il giurista Natalino Irti (3,8%), Nicla Jegher con il 6,4%, e altri soci di peso come Lgr Holding o Verba Volant (entrambi al 5,1%) o Piga srl e Mais spa (entrambi al 10,3%). Alla fine di marzo 2018 la casa editrice contava su 12 dipendenti, ma d’ ora in avanti si dovrà operare in una ottica di gruppo, poiché, come detto, nel corso del 2017 è stato acquistato il controllo della Baldini&Castoldi (il 95% è iscritto a bilancio per un valore di 3,6 milioni di euro) e di Oblomov srl (il 67% è iscritto a 251 mila euro). Tra le novità in arrivo, come spiegato da Elisabetta Sgarbi, c’ è il rilancio della collana La Tartaruga di Baldini&Castoldi, con tre titoli in uscita a settembre, e una spinta decisa sulla rivista Linus, sempre di Baldini&Castoldi, un unicum, quanto a longevità, nel campo dei fumetti. © Riproduzione riservata.
Ads, settimanali a corto di copie
Italia Oggi
MARCO A. CAPISANI
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I settimanali e i mensili italiani arrivano a ridosso delle ferie estive carichi di aspettative: recuperare copie con gli italiani in vacanza, visto che le ultime rilevazioni Ads vedono a giugno i principali settimanali in calo complessivo nelle diffusioni totali carta+digitale (-648 mila copie rispetto allo stesso mese del 2017 e -625,5 mila nella sola edicola). Non fanno meglio i più importanti mensili, al netto di ingressi (come Altroconsumo) e uscite dai monitoraggi (Gq), che sulle copie totali carta+digitale di maggio (confrontato con maggio 2017) lasciano sul terreno 244,9 mila copie (-446,6 mila solo in edicola). Più nel dettaglio, nelle diffusioni totali carta+digitale si salvano i settimanali Diva e Donna (+26,6%), Vanity Fair (+21,2%), Settimanale Nuovo (+5,1%), Nuovo e Nuovo tv cucina (+0,5%), senza considerare casi particolari di abbinamenti con i quotidiani come per il venerdì di Repubblica (+1,7%). Sostanzialmente stabile Oggi sul +0,3%. Di contro, contraggono Spy del -82,9%, Panorama del 29,3%, Tu Style del 15,9%, Donna Moderna del -12,7%, Espresso del -12%, Grazia del -10%, F del -9,6%, Sorrisi e Canzoni Tv del -7,3%, Gente del -5,8%, Chi del -5,2%, Gioia del -4,8% e infine Settimanale DiPiù del -3,7%. Da segnalare infine sul fronte dei settimanali che il canale edicola (e gli altri previsti dalla legge) può cambiare le sorti diffusionali di una testata o, almeno, attutirne i cali. Per esempio, Gente argina le perdite a -2%, Grazia quasi le dimezza a -5,8% mentre Oggi consolida il segno positivo crescendo a +2,8%. Vanity Fair, invece, passa in terreno negativo e segna un -14,3%. Un po’ più di rialzi si colgono tra i mensili, a partire tra gli altri da Vogue +35,8%, Cosmopolitan +31,8%, Marie Claire +28,4%, Elle +17,6%, Bell’ Italia +11,9% e Glamour +7,1%. In direzione contraria si muovono da Giallo Zafferano (-46,7%) ad AM Automese (-22,2%), da Quattroruote (-21,8%) ad Amica (-10,3%), passando per Bell’ Europa (-6,9%) e Dove (-3,9%). © Riproduzione riservata.
Chessidice in viale dell’ Editoria
Italia Oggi
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Amazon vuole una catena di cinema. Il gigante dell’ e-commerce è in competizione con altre società per l’ acquisizione della catena di sale cinematografiche Landmark Theatres da un gruppo sostenuto dal miliardario Mark Cuban. L’ acquisto di una catena di cinema rappresenterebbe un nuovo tassello nella strategia di Amazon di diventare anche un gigante dell’ intrattenimento. Amazon Studios ha vinto tre Academy Awards nel 2017 ma la questione è la partecipazione agli Oscar per cui secondo molti è necessario avere pellicole che passano prima per le sale cinematografiche. Una catena di teatri dedicata a mostrare i contenuti originali di Amazon potrebbe fare molto per migliorare la reputazione dell’ azienda con l’ industria cinematografica. Disney, il Takeover Panel Uk conferma l’ offerta per Sky. Il Takeover Panel britannico ha confermato che Walt Disney dovrà presentare un’ offerta pari a 14 sterline ad azione per Sky, qualora il deal di acquisizione degli asset di 21st Century Fox andasse a buon fine. Il comitato ha confermato la sua precedente decisione, affermando che l’ offerta non potrebbe avere valore qualora Fox dovesse acquisire il 100% di Sky o se Comcast, o terzi, acquisissero più del 50% del gruppo di pay tv britannico prima del completamento del deal Disney-Fox. La decisione giunge dopo che l’ 8 agosto il comitato stesso aveva affermato che avrebbe valutato il ricorso in appello, presentato da diverse parti interessate, contro la prima sentenza. Dazn, al via il primo weekend di grande calcio. Scatta oggi il primo weekend di grande calcio nazionale e internazionale su Dazn: saranno infatti 23 gli incontri in esclusiva, tra Serie A, La Liga e Ligue 1, che verranno trasmessi dalla piattaforma di streaming, live e ondemand, da oggi a lunedì. Da Sabrina Salerno a Caterina Guzzanti, ecco il cast del film di Brizzi. Fausto Brizzi girerà a settembre il suo nuovo film da regista dal titolo Modalità Aereo, che avrà nel cast Paolo Ruffini, Lillo Petrolo, Violante Placido, Caterina Guzzanti, Dino Abrescia, Sabrina Salerno e Luca Vecchi (componente del gruppo The Pills). Addio ad Aretha Franklin regina del soul e dell’ R&B. Indimenticabile la sua interpretazione nel film culto The Blues Brother, dove Aretha Franklin, con ciabatte e grembiule rosa macchiato, cantava Think, intimando al marito di non seguire la banda. Ora la regina del soul non c’ è più: la cantante si è spenta a 76 anni nella sua città natale Detroit. Si era ritirata dalle scene per problemi di salute: nel 2010 le era stato diagnosticato un cancro. La sua ultima esibizione risale al 2 novembre 2017, a Philadelphia. Dal 29 agosto al 2 settembre «Spazio La Stampa» a Cortina. Si chiama «Spazio La Stampa» l’ evento che Fondazione Cortina 2021, con il quotidiano La Stampa e il Cristallo Resort & SPA, organizzerà nella cittadina ampezzana dal 29 agosto al 2 settembre. Tra gli obiettivi di Fondazione Cortina 2021, che organizza anche i Mondiali di sci alpino previsti fra tre anni, c’ è quello di rinforzare l’ immagine della località. «Spazio La Stampa» avrà una serie di eventi che seguono tre grandi aree: talento, informazione e attualità. Tv2000, tutti i giorni in diretta al Meeting di Rimini. Tv2000 dedica una programmazione speciale, da lunedì prossimo al 25 agosto, al Meeting per l’ Amicizia tra i Popoli 2018, in calendario alla Fiera di Rimini dal tema «Le forze che muovono la storia sono le stesse che rendono l’ uomo felice». Oltre alle notizie e i servizi del Tg2000, gli appuntamenti quotidiani spaziano dalle 12,20 diretta con il giornalista Luciano Piscaglia fino alle 20,45 con le interviste di Soul condotte da Monica Mondo con alcuni dei protagonisti dell’ evento.
Condé Nast, Traveller fa da cavia
Italia Oggi
MARCO A. CAPISANI
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Instancabile Condé Nast che, quest’ estate, riorganizza e unifica le redazioni del magazine Traveller in Gran Bretagna e Stati Uniti, a soli sette giorni di distanza dall’ annuncio di un nuovo piano di rilancio globale (vedere ItaliaOggi del 10/8/2018), pensato per dipendere meno dalle inserzioni pubblicitarie e più da ricavi diversificati come progetti di marketing e consulenze varie. E infatti, secondo l’ a.d. di Condé Nast Usa Bob Sauerberg, le redazioni di Traveller diventano una sola (pur mantenendo le sedi sia a Londra sia a New York) e passano sotto la supervisione unica di Melinda Stevens, che già si era occupata dell’ integrazione dei vari organici di Vogue e finora seguiva l’ edizione britannica di Traveller. L’ obiettivo? Proprio quello di lanciare iniziative inedite. Le edizioni in edicola del magazine restano due (debutto del nuovo corso: gennaio 2019) ma a rappresentare il vero cappello unico della testata sarà d’ ora in poi Cntraveller.com, network online definito il volàno per una crescita sostenibile nel lungo periodo. Volàno, traducendo la strategia in numeri, da 8,2 milioni di utenti unici a cui poi si aggiungono i 3,8 milioni di lettori su carta. Sempre secondo Sauerberg, sarà proprio il sito web a fornire ai lettori nuovi e personalizzati contenuti, in base alla loro posizione geografica, ma soprattutto dal sito partiranno nuovi progetti in partnership con altri marchi. E in questo passaggio si conferma l’ intenzione dell’ a.d. di spingere per esempio su video online e su iniziative di co-marketing. Non solo, Sauerberg ha esplicitamente sottolineato che si tratterà di partnership globali che coinvolgeranno Condé Nast international-Cni, la holding del gruppo che controlla tutte le edizioni fuori dal mercato domestico americano (Italia compresa). Società tanto importante da essere guidata dal presidente e a.d. Jonathan Newhouse, dell’ omonima famiglia di azionisti di controllo di tutto il conglomerato. Peccato, però, che finora Cni non abbia sviluppato sinergie sufficienti con la casa madre Usa, almeno a giudizio di Sauerberg. Dello stesso avviso anche alcuni analisti americani che, ieri, sottolineavano come certi concorrenti di Condé Nast, tra cui Hearst (editore di Cosmopolitan o Harper’ s Bazaar), abbiano iniziato da tempo a condividere contenuti digitali per rinfrescare il proprio portafoglio di contenuti. Nel caso specifico di Traveller, peraltro, i viaggi si prestano facilmente sia a progetti con altre aziende sia al loro utilizzo trasversale all’ interno di un gruppo internazionale. A proposito di Traveller nel mondo, da queste ultime decisioni non verrà toccata l’ edizione italiana così come quelle di altri mercati dalla Cina alla Spagna, dall’ India al Medio oriente. Non foss’ altro perché la versione tricolore in particolare, negli ultimi anni, ha già ridotto organico redazionale e periodicità. Oggi la testata di carta esce una volta ogni tre mesi, in redazione ci sono meno di cinque giornalisti (ma prima erano una decina) e il sito web è stato declassato a canale interno del sito di Vanity Fair (www.vanityfair.it/viaggi-traveller).
“Non siamo il nemico” stampa unita contro Trump
La Repubblica
FEDERICO RAMPINI
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Dal nostro corrispondente NEW YORK «Una stampa libera ha bisogno di voi » . L’ appello a titolo cubitali apre la pagina degli editoriali del New York Times. Seguono le citazioni da altri giornali d’ America, uniti nella giornata dell’ auto-difesa dall’ escalation di attacchi di Donald Trump. Il tono è quello di un’ emergenza nazionale. Concorrenza e rivalità fra testate vengono messi da parte. Nell’ ampio gruppo ci sono giornali la cui linea editoriale pende verso destra, sinistra, centro. Ci sono grandi quotidiani che hanno tuttora una circolazione cartacea di massa oltre alla vastissima platea online, come il newyorchese; testate gloriose e pluripremiate coi Pulitzer come il Boston Globe. E piccoli giornali locali, la cui sopravvivenza è a rischio. Negli estratti pubblicati dal Times si va per ordine alfabetico dall’ Arizona Daily Star alla Tribune di Corbin, Kentucky. Tutti d’ accordo sui valori fondanti della Repubblica. Li ricorda il quotidiano newyorchese che apre con una citazione del padre della Costituzione, Thomas Jefferson, datata 1787: «Se dovessi decidere se sia meglio avere un governo senza giornali, o dei giornali senza un governo, non esiterei un attimo a preferire il secondo » . Lo stesso Times però ricorda che Jefferson al termine della sua presidenza aveva cambiato idea sull’ attendibilità dei giornali. Il suo ripensamento non ebbe conseguenze. Il Primo Emendamento scolpisce nella Costituzione il ruolo fondamentale di un’ informazione libera. Rafforzato da una sentenza della Corte suprema del 1964 che legittimava « attacchi violenti, caustici, sgradevolmente duri ai governanti». Trump la pensa diversamente. Da presidente non ha cambiato l’ atteggiamento di quando era candidato: mente con una frequenza allarmante, poi rovescia l’ accusa su chi fa informazione. Eccetto i media amici – per lo più la Fox News, più la galassia dei siti di estrema destra – tutti gli altri sono ” fake news”. Li aggredisce in conferenza stampa. Li attacca con nome e cognome. Nei comizi pubblici chiede alla folla di fischiare i giornalisti presenti, aizza l’ odio e qualche volta istiga alla violenza. Non vuole mediazioni, né controlli, tantomeno verifiche sulle sue affermazioni. Abbraccia Twitter come un social media che gli consente di bypassare gli intermediari e spandere messaggi direttamente al suo pubblico. E anche ieri lo ha usato per ribadire la sua opinione sui giornalisti. Non è il primo presidente ad avere un pessimo rapporto con la stampa – Richard Nixon è il precedente più citato – ma la sua escalation di attacchi avviene in un panorama mediatico già trasformato da Internet e dai social media. Trump è un “prodotto” di questo paesaggio mediatico prima ancora di esserne un attore: la sua elezione è stata accompagnata dal dilagare di ” fake news”; è stata preceduta da una polarizzazione estrema nel consumo d’ informazione. L’ audience fedele al presidente era già convinta di suo, che la stampa è in mano alla sinistra. Il pericolo, già realtà, è la perdita di qualunque arbitro dell’ informazione, uno scivolamento verso la verità fatta su misura dei propri pregiudizi. L’ appello dei 350 quotidiani è rivolto ai lettori. Chi ha spalle robuste come il New York Times spezza una lancia anche in favore dei più piccoli: « Abbonatevi ai giornali locali, elogiateli quando fanno un buon lavoro e criticateli se possono farlo meglio. In questa vicenda siamo tutti insieme, dalla stessa parte » . Il mondo abbonda già di autocrati che opprimono l’ informazione, è la prima volta che una battaglia così vitale avviene nel cuore della più antica liberaldemocrazia. © RIPRODUZIONE RISERVATA Chi ha le spalle robuste come il NYT difende i più piccoli: “Abbonatevi ai giornali locali, elogiateli” “I giornalisti non sono nemici” La pagina del New York Times per raccontare l’ iniziativa #freepress che ha unito 350 giornali contro le offese e le minacche di Trump.
Protesta dei giornali In 350 contro Trump
La Stampa
FRANCESCO SEMPRINI
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È partita l’ offensiva dei giornali americani contro il presidente degli Stati Uniti e la sua «guerra sporca» contro la libertà di stampa. A chiamare a raccolta il popolo della carta stampata è il Boston Globe sotto l’ hashtag #EnemyOfNon, ovvero «i giornali non sono nemici di nessuno», in risposta agli attacchi dell’ inquilino della Casa Bianca che ha spesso definito i giornalisti «nemici del popolo». In tutto il Paese le testate sono uscite ieri con un editoriale dedicato proprio al presidente, o meglio contro il presidente. «Oggi negli Stati Uniti abbiamo un presidente che ha creato un mantra – si legge sul sito del Boston Globe – e cioè che i giornalisti che non sostengono apertamente le politiche dell’ attuale amministrazione siano dei nemici del popolo. Questa è una delle principali bugie propinate da questo presidente, come un ciarlatano di una volta che getta polvere magica su una folla piena di speranze». L’ appello dei quotidiani Da qui l’ idea del quotidiano, rivolta a ogni testata americana, di aderire all’ appello scrivendo un proprio articolo dedicato. «I giornalisti non sono il nemico», ha titolato ieri il giornale di Boston, accompagnando il suo editoriale all’ immagine stilizzata della punta di un pennino, con la sagoma degli Stati uniti al centro. E ha ricordato che per più di 200 anni la libertà di stampa «ha protetto i giornalisti in patria e ha funzionato come modello per le nazioni libere, all’ estero». A scendere in campo col giornale della capitale del Massachusetts è stato un gruppo trasversale di realtà locali e nazionali, liberali o conservatrici, e anche d’ oltreoceano, come il britannico Guardian . Non hanno aderito all’ iniziativa invece il Wall Street Journal e altre pubblicazioni che sottolineano come nei confronti dell’ inquilino della Casa Bianca ci sia una sistematica campagna di attacchi denigratori a oltranza, che fa perdere di vista la realtà dell’ informazione. E in un’ ideale alleanza anti-Trump scendono in campo anche i Pearl Jam con un manifesto disegnato dal bassista del gruppo, Jeff Ament, con l’ artista Bobby Brown. Ovvero la Casa Banca in fiamme e un’ aquila calva, emblema degli Stati Uniti, che come uno sciacallo becca uno scheletro che ha i capelli di Trump. Questa volta però nei confronti dei detrattori del presidente si è levato lo sdegno bipartisan, sia tra i democratici che tra i repubblicani, per aver violato uno dei simboli costituzionali d’ America. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.
L'articolo Rassegna Stampa del 17/08/2018 proviene da Editoria.tv.