Indice Articoli
Nuovo cda Rai, il Pd: tutelare il pluralismo
Altro che privacy Facebook rilancia su chat e video
Colf in nero, il giornalista delle Iene? Per Grillo era un «eroe»
La (dura) legge di gravità sui diritti del calcio
Calcio, diritti tv senza soldi
A+E Networks Italia, lascia la d.g. Sherin Salvetti
Cda Rai, Fico: il Parlamento scelga in base al merito
Nuovo cda Rai, il Pd: tutelare il pluralismo
Il Manifesto
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Avviata la procedura peril rinnovo del consiglio d’ amministrazione Rai, che scade il 30 giugno, il presidente della camera Roberto Fico ricorda che con la nuova legge non sarà più votato dalla commissione di vigilanza: due componenti saranno eletti dalla camera, altri due dal senato, uno sarà indicato dai dipendenti Rai mentre il governo indicherà un membro del cda e l’ amministratore delegato. «Il mio auspicio scrive Fico – èche i quattro componenti siano votati dal Parlamento in base al merito e alle competenze, solo così si potrà ribadire il significato più profondo del servizio pubblico». Il dem Michele Anzaldi commenta: il presidente Fico «si impegni pubblicamente affinché venga tutelato il pluralismo, oltre al merito».
Altro che privacy Facebook rilancia su chat e video
Il Mattino
Vittorio Zambardino
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Dovrebbero molto preoccuparsi politica, tv e giornali. Altro che «cancella Facebook», come recitava lo slogan della fallimentare campagna durante lo scandalo dei dati razziati da Cambridge Analytica(che ieri ha chiuso i battenti).La società inglese, al centro dello scandalo Fb, ha cessato immediatamente tutte le attività e avviato le procedure di insolvenza in Gran Bretagna. E Facebook? Altro che Zuckerberg inadatto a guidare un sistema complesso con due miliardi e duecento milioni di utenti. Altro che «crisi» di Facebook. Il giovane Mark il 10 Aprile ha preso in giro il Congresso e si è fatto beffe della tentazione della politica di mettere le mani sul grande business. Ha recitato la parte del capitalista contrito, ha obbedito agli adempimenti del regolamento europeo sulla privacy. Ma tutto questo mentre preparava l’ Annuncio-fine-di-mondo fatto ieri alla convention di San Josè. Facebook rilancia in grande il suo ruolo di «mondo alternativo» che tutto divora e tutto riassume – dall’ informazione alla politica, dal gioco alla fruizione televisiva, fino al corteggiamento e alla ricerca di un partner. Ora si capisce perché nonostante i «bagni» presi in borsa, la valutazione finanziaria di Facebook sia ancora altissima. Perché la rotta del futuro è ancora in mano a lui, a Zuckerberg. Alla Politica che lo interrogava con severità il Boss trentatreenne ha nascosto perfino lo strumento che più avrebbe tenuto a bada i suoi interlocutori-antagonisti: la funzione «cancella» dei dati con la quale ognuno dovrebbe poter eliminare tutto la cronologia dei siti e pagine visitate e di servizi utilizzati, in modo da rendere impossibile la profilazione da parte degli squali mangiadati come Cambridge Analytica. Un vero passo in avanti per la privacy, annunciato martedì. Ma tutto questo è ormai il passato. Il futuro è il passaggio di fase di Facebook, che non apre agli utenti le porte della libertà digitale, ma per chiudere gli ultimi varchi offre attrazioni e servizi ancora più ghiotti. Zuckerberg ha sempre detto di aspirare a costruire Facebook come un mondo duplicato della realtà e di quello migliore. Oggi usa parole molto più caute, ma l’ obiettivo sembra rimanere lo stesso: eliminare la «realtà» come noi la viviamo. Così nel messenger sarà, in fasi successive, disponibile la traduzione simultanea di ciò che si scrive e questo in centodieci lingue del mondo. In pratica io scrivo in italiano e il signor Xi mi legge in cinese mandarino. E anche se tutti conosciamo per esperienza l’ incompletezza e a volte la goffaggine delle traduzioni automatiche, l’ uso di massa del servizio produrrà un miglioramento della sua efficienza, visto che quelli usati in questo campo sono software in grado di imparare. Nelle chat adesso sarà possibile avere finestre video multiple, ognuna appartenente ad una persona diversa. E si pensi a ciò che questo potrà significare, oltre che nel divertimento privato, nelle ricerche di mercato, nell’ accompagnamento dei programmi televisivi, nella comunicazione politica. Un partito tecnologicamente avvertito potrebbe condurre campagne con decine di «piazze» all’ ascolto di un medesimo comizio. A noi italiani non dovrebbe apparire come uno scenario implausibile. Ci siamo in mezzo. Non è mancato l’ ammiccamento, ché solo di questo si tratta, verso gli utenti un po’ avanti negli anni, con un’ applicazione che favorisce gli appuntamenti amorosi. Cose che i giovani e le persona smagate con le tecnologia fanno da più di un decennio con computer e telefono ma dentro Facebook fa bella figura che ci sia – qui Fb mette involontariamente in mostra un suo ritardo e difetto: non essere la piattaforma preferita da giovani e giovanissimi. I quali conoscono bene WhatsApp, che sempre di Facebook fa parte e che sarà al centro dei cambiamenti previsti. Saranno lanciate soluzioni per il 3D, sia in fase passiva, di visione di contenuti, che nella costruzione di storie raccontate dagli utenti. Sono soluzioni in realtà ancora rozze, ma si vede bene dov’ è che puntano: alla piena fruizione televisiva inscatolata dentro la cornice del social, nella quale le persone intervengono dentro e ai margini dello spettacolo. Perché no, una partita di calcio con il pubblico virtuale sugli spalti virtuali di uno stadio virtuale con urla virtuali? Non è fantascienza, è roba che ci sarà fra pochissimi anni. Le televisioni ne prenderanno buona nota. E le notizie? E i giornali? Sono allo sbando, con commenti anche piuttosto rabbiosi: Zuckerberg ha concesso martedì ai giornalisti delle maggiori testate americane una sessione chiusa al pubblico e dedicata al loro futuro dentro la sua macchina da miliardi di occhi. Nella riunione si sono dette cose anche molto gravi, come l’ accusa di trumpismo rivolta a Zuckerberg, visto che i nuovi algoritmi penalizzano la visibilità delle notizie dei giornali a favore delle notizie raccontate dagli utenti, un enunciato che fa abbastanza rabbrividire. E non migliore fortuna hanno avuto le richieste di compensazione per il fatto che i giornali forniscono il punto di vista del giorno. Il guaio è che della funzione dei giornali di costruzione della coscienza civica, a Zuckerberg non interessa niente e lo ha detto con grande chiarezza. Ed in questa nebbia relativista si muovono i giornali, danneggiati economicamente e messi in discussione nella radice stessa della loro funzione di pubblico servizio. Ecco perché l’ accusa di trumpismo, ecco perché Zuckerberg evade con sorrisi anonimi e battute dalla domanda: «Facebook è un editore (con tutti gli obblighi connessi)»? Del resto il grande Zuckerberg ha sempre detto di voler costruire un mondo nuovo, non un mondo nuovo democratico: anni fa disse che le elezioni sarebbe stato meglio farle su Facebook. Anche qui, a noi italiani, dovrebbe suonare qualche campanello d’ allarme. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Colf in nero, il giornalista delle Iene? Per Grillo era un «eroe»
Il Mattino
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«Antonino Monteleone è un ragazzo coraggioso, un vero giornalista». Parola di Beppe Grillo. Monteleone è il reporter delle Iene che ha realizzato il servizio sulla colf che lavorerebbe in nero nella casa della compagna del presidente della Camera del M5s, Roberto Fico. E se oggi gran parte degli elettori e attivisti grillini attaccano il giornalista e il programma di Italia 1, nel 2010 era Grillo in persona a lodare l’ inviato calabrese delle Iene che trovò la propria auto incendiata dopo una sua inchiesta. Grillo in quell’ occasione trovò giusto «esprimere tutta la solidarietà da parte dei grillini a questo ragazzo di meno di 25 anni che si trova giornalmente a combattere contro la ndrangheta». Solidarietà evidentemente scemata da parte dei vertici. Per rendersene conto basta leggere i post delle persone più vicine al presidente della Camera, come Francesca Menna, consigliera M5S al Comune di Napoli: «Questo tipo di spettacoli che mi rifiuto di chiamare giornalismo ha scritto su Fb sono la pistola puntata per fare attacchi politici di convenienza. Berlusconi ha creato questa mentalità con le sue reti e il vuoto culturale della sinistra». Monteleone, da eroe, è diventato uno yes-man a servizio dell’ editore di Mediaset. Punti di vista e, soprattutto, questione di tempi. vdg © RIPRODUZIONE RISERVATA.
La (dura) legge di gravità sui diritti del calcio
Il Sole 24 Ore
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La legge di gravità non risparmia neanche i diritti tv del calcio. Almeno, a giudicare da quanto è accaduto (e sta accadendo) nelle aste per Premier League in Uk e Serie A in Italia. È l’ incipit del report con cui S&P Global esamina il “prodotto calcio”. E le conclusioni sono agrodolci per broadcaster, ma anche per gli Ott. Sono loro che in futuro, secondo il report, avranno il pallino di questi diritti. Per ora però non sono pronti, anche perché dovrebbero sborsare cifre tali da far vacillare il loro approccio “all-you-can-eat”. L’ ingresso sarà quindi graduale, mentre le pay tv tradizionali iniziano a rivedere il loro modello, puntando a slegarlo da tali diritti, ora “inflazionati”, come in Uk dove sono stati pagati meno, ma che in Italia stanno senz’ altro surriscaldando il clima. Domani il tribunale di Milano discuterà il ricorso di Sky che, nel frattempo, ha anche fatto una segnalazione all’ Antitrust sull’ assegnazione dei diritti agli spagnoli di Mediapro. La procedura è stata intanto sospesa. E non è detto che la fine del match arrivi presto. (A. Bio.)
Calcio, diritti tv senza soldi
Italia Oggi
CLAUDIO PLAZZOTTA
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Da quasi un anno il calcio italiano si trascina in bandi e controbandi per riuscire a portare a casa i soldi dei diritti tv della Serie A 2018-2021. Ma se fino a qualche settimana fa il tema era: «Non accettiamo 900 milioni di euro all’ anno, vogliamo almeno 1,050 miliardi», adesso, invece, è proprio tutta la torta a essere in pericolo. E l’ allarme lo lancia Giovanni Malagò, presidente del Coni e attuale commissario della Lega Serie A: «Sono preoccupato per la vicenda dei diritti tv: è venuta meno la certezza che qualcuno garantiva il pagamento. E non è un elemento trascurabile. Bisogna portare avanti dei correttivi, perché non si può rischiare. Una certezza è venuta meno, ed è inutile essere ipocriti». Secondo Malagò, intervistato dal canale tv Sportitalia, prima c’ era un soggetto certo (in passato Infront, e, fino al 26 aprile scorso, MediaPro) che avrebbe garantito il pagamento delle somme ai club, a prescindere da chi avesse vinto le aste. «Ora questo elemento, che non è trascurabile, è saltato. Si ripristinerà questo aspetto? Possibile. Nel frattempo, però, bisogna portare avanti dei correttivi perché non si può rischiare, visto che siamo a 75 giorni dall’ inizio del campionato». Domani ci sarà la pronuncia, probabilmente dirimente, del tribunale di Milano circa l’ esposto di Sky che ha chiesto di sospendere il bando con cui i diritti sono stati assegnati a MediaPro. Il 7 maggio si terrà invece l’ assemblea dei club di Serie A, per stabilire, anche in base alle delibere del tribunale, la linea da tenere nei confronti di MediaPro, società che ha violato i patti e si è rifiutata di versare entro il 26 aprile la fideiussione da 1,2 mld di euro a garanzia. Se il tribunale milanese dovesse dare ragione a MediaPro, i sino-spagnoli, a questo punto, non avrebbero più scuse e dovrebbero versare la fideiussione, magari chiedendo piccole correzioni del bando. Nella strategia del gruppo di Barcellona, infatti, a questo giro c’ è una rivendita dei diritti principali a Sky e Mediaset, realizzando e producendo, però, anche un canale chiavi in mano per gli over the top. Canale che sarebbe poi, in nuce, il canale della Lega Serie A con il quale, nel bando 2021-2024, MediaPro vorrebbe rivoluzionare il mercato della pay tv italiana. Se invece i giudici dovessero dare ragione a Sky, il gruppo MediaPro potrebbe trovare una buona scusa per lasciare la partita italiana e ritirarsi in buon ordine, oppure proseguire una sorta di melina, in accordo coi club che spingono per il canale della Lega (cordata cosiddetta Cairo-Lotito), in modo da arrivare in prossimità dell’ inizio del campionato e costringere il mondo del pallone a soluzioni eccezionali (il canale della Lega o qualcosa di molto simile, appunto). L’ assemblea dei club del 7 maggio potrebbe anche decidere per un nuovo bando, con il quale, secondo indiscrezioni, le società di calcio sarebbero abbastanza certe di raggranellare un miliardo di euro all’ anno da Sky, Tim e Perform. Anche perché il cosiddetto canale della Lega avrebbe costi produttivi e strutturali molto alti, nell’ ordine delle centinaia di milioni di euro all’ anno. Un canale che andrebbe poi commercializzato con una rete ad hoc. E al quale Sky, come estrema ipotesi, potrebbe pure rinunciare (così come ha già fatto con la Champions league 2015-2018, che ha condannato Mediaset Premium), lasciando schiantare sul mercato in un paio di anni la nuova pay tv ispirata da MediaPro. © Riproduzione riservata.
A+E Networks Italia, lascia la d.g. Sherin Salvetti
Italia Oggi
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Sherin Salvetti, general manager di A+E Networks Italia, ha deciso di lasciare il gruppo televisivo che ha lanciato quattro anni fa per dedicarsi a progetti personali e familiari. Domani sarà il suo ultimo giorno alla guida dell’ azienda che ha avviato l’ iter per individuare il successore. Salvetti è stata l’ artefice della nascita e della crescita di A+E Networks Italia, fondata nel febbraio del 2014. Sulla piattaforma Sky ha lanciato Crime+Investigation, il canale interamente dedicato al real crime, e Blaze, il canale di factual entertainment che racconta l’ altra faccia dell’ America, celebrando le storie extra-ordinarie di persone comuni. Ora il gruppo gestisce tre canali in alta definizione, tutti presenti in esclusiva su Sky: History, Crime+Investigation e Blaze. Come general manager, Salvetti ha spinto l’ azienda a investire fortemente sulle produzioni locali che hanno visto fra i titoli Camorriste, Scomparsi, Yara, Delitti, Il caso Garlasco e il Delitto Varani (Crime+Investigation), 1992 e 1993 e la serie De Gustibus (History). Inoltre la media company italiana ha creato e promosso grandi eventi televisivi per i drama realizzati dagli A+E Studios, quali Roots e Knightfall. I tre canali del gruppo negli ultimi sei mesi hanno registrato un incremento a due cifre. Lo scorso dicembre il gruppo ha poi aperto una nuova sede nel centro di Roma. «A nome mio e di Sean Cohan, president international & digital media di A+E Networks, ringrazio Sherin per l’ eccezionale leadership e la sincera ed appassionata dedizione mostrate nella creazione e nel successo di A+E Networks Italia», ha detto Dean Possenniskie, managing director Emea del gruppo.
Fifa, idea «mini Mondiale» per 8 squadre ogni 2 anni Diritti tv, Malagò preoccupato dalla guerra Sky-Mediapro
Corriere della Sera
m.col.
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La Fifa pensa a un «mini Mondiale». Si tratta di un progetto già piuttosto avanzato, sul quale sta riflettendo il presidente Gianni Infantino. A darne notizia è L’ Equipe. L’ idea è organizzare un torneo tra otto Nazionali ogni due anni, a partire dal 2021. La competizione sarebbe denominata «Final 8» ed avrebbe luogo ad ottobre o novembre negli anni dispari, quando non sono in cartellone né Mondiali né Europei. Un gruppo non identificato di investitori sarebbe disposto a spendere 25 miliardi di dollari per acquisire i diritti per 12 anni. La «Final 8» farebbe parte di un ambizioso piano di riforma del calcio internazionale: nel caso il progetto si concretizzasse, la Confederations Cup scomparirebbe. Non mancano però i quesiti: chi parteciperà? Decide il ranking o sarà su invito? Non si sa ancora quanti posti saranno concessi ad ogni Federazione continentale. MILANO «Sono preoccupato per il braccio di ferro tra Sky e Mediapro» confessa Giovanni Malagò alla vigilia dell’ udienza presso il Tribunale di Milano che ha sospeso il bando degli spagnoli. La mancata presentazione delle fideiussioni da parte di Mediapro ha gettato nel panico i club. «Dobbiamo porre dei correttivi e dare un’ accelerata alla vicenda». Il presidente del Coni aveva organizzato un vertice con i duellanti per la mattina di oggi convocando un’ assemblea di Lega nel pomeriggio per relazionare i presidenti. Poi lunedì il dietrofront, «a causa di motivi personali di una delle due parti». Ovvero Jaume Roures che ha ritirato la disponibilità. Così la riunione è saltata e nell’ ordine del giorno dell’ assemblea del 7 il rinnovo della governance scivolerà in secondo piano.
Cda Rai, Fico: il Parlamento scelga in base al merito
Il Messaggero
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«Il mio auspicio è che questi quattro componenti del nuovo consiglio di amministrazione siano votati dal Parlamento in base al merito e alle competenze, solo così si potrà ribadire il significato più profondo del servizio pubblico radiotelevisivo, bene comune che appartiene a tutti i cittadini». Lo scrive il presidente della Camera Roberto Fico in un post su Facebook che contiene il link all’ avviso per la presentazione delle candidature per essere eletti membro del Cda Rai. «In base alla legge tutti coloro i quali vogliano presentare la propria candidatura per il cda Rai sono tenuti a rispondere all’ avviso pubblico pubblicato nei siti delle due Camere, inviando una mail a cdarai certcamera.it e/o a cdarai pec.senato.it. Per candidarsi bisogna inviare il proprio curriculum, che deve rispondere a queste caratteristiche: competenza professionale e notoria indipendenza, ma anche essersi distinti in attività economiche, scientifiche, giuridiche, della cultura umanistica o della comunicazione sociale, maturandovi significative esperienze manageriali».
L'articolo Rassegna Stampa del 03/05/2018 proviene da Editoria.tv.