Quantcast
Channel: Editoria.tv
Viewing all articles
Browse latest Browse all 7932

Rassegna Stampa del 21/04/2018

$
0
0

Indice Articoli

Ma i giornalisti non fanno parte della Casta

Chessidice in viale dell’ Editoria

La Rai deve copiare la tv tedesca

Veneto, tagli ai collaboratori dei giornali. Richiamo alla mobilitazione | Prima Comunicazione

Dodici anni fa Rtl 102.

Ostia, il capo dei balneari litiga con la troupe di Report

AMAZON-RAI IL CDA IGNARO S’ INFURIA

Gdpr, Facebook teme le norme sulla privacy esposta tutti i dati

Ma i giornalisti non fanno parte della Casta

Il Fatto Quotidiano
Giovanni Valentini
link

“La megalomania dei giornalisti è quasi sopportabile nella sua ingenuità”. (da “È la stampa, bellezza!” di Giorgio Bocca – Feltrinelli, 2008 – pag. 75) Resa celebre da Humphrey Bogart nell’ indimenticabile finale del film “L’ ultima minaccia” di Richard Brooks (1952), la battuta “È la stampa, bellezza!” chiude l’ epico scontro fra il direttore di un giornale che sta per essere licenziato e un minaccioso gangster locale. Ma riassume più in generale il perenne conflitto in difesa della libertà di stampa dalle interferenze di tutti i poteri, politico, economico e giudiziario. Quella stessa frase dà titolo al pregevole saggio citato all’ inizio, pubblicato nel 2008 da Feltrinelli, in cui già allora Giorgio Bocca rifletteva sulla crisi del giornalismo: tanto più attuale mentre quotidiani e settimanali, tranne rare eccezioni, vanno perdendo sempre più copie e autorevolezza. Dalla battuta di Bogart, prende spunto ora un curioso libretto di Cesare Lanza, giornalista di lungo corso e bastian contrario di vocazione, intitolato “Ecco la (nostra) stampa, bellezza” (Edizioni La Vela) che raccoglie, come recita il sottotitolo, “ritratti di giornalisti di oggi, alcuni di ieri, grandi e meno grandi”. Un centinaio di “medaglioni” della carta stampata e della televisione, tra cui anche il fondatore e il direttore di questo giornale, fino al sottoscritto. Con il “graffio” che lo contraddistingue, Lanza descrive e racconta i personaggi da lui scelti, per offrire in realtà una “foto di gruppo” e passare in rassegna il giornalismo italiano, con i suoi vizi e le sue virtù, “confidando – come lui stesso scrive nell’ introduzione – di stimolare la curiosità di chi legge, suscitare ricordi, provocare confronti”. I ritratti dei colleghi, più o meno benevoli, sono divisi per categorie. E naturalmente, anche qui si tratta di una scelta del tutto arbitraria e opinabile: si va dai “giornalisti leggendari”, come certamente sono Arrigo Benedetti e Indro Montanelli, ai “direttori di potere” (ma quale direttore non lo è?); dai “politicamente intransigenti” ai “maestri del gossip”, fino alle “grandi firme femminili”, tra le quali figurano più che legittimamente Camilla Cederna e Oriana Fallaci. Una galleria di “mostri sacri”, insomma, all’ interno della quale compaiono anche alcuni mostri e basta: di bravura, di abilità, di furbizia e perfino di opportunismo. E nella quale, come riconosce l’ autore, mancano diversi colleghi che lui non ha avuto modo di incontrare nella sua vita professionale e che invece avrebbero meritato senz’ altro una citazione. Fatto sta che il “ritratto di famiglia” proposto da Lanza riflette le luci e le ombre di una professione in declino, e non solo in Italia, per effetto della concorrenza televisiva e soprattutto di quella – spesso sleale – di Internet. Ma anche a causa dei propri errori, delle proprie debolezze e dei propri ritardi. Molte di queste colpe, per la verità, sono imputabili più agli editori e ai loro top manager che ai giornalisti. E non a caso all’ origine della decadenza, c’ è la progressiva estinzione del cosiddetto “editore puro”, immune da interessi estranei di natura imprenditoriale o finanziaria. Proprio da questa mutazione genetica deriva la conseguenza che ormai i giornalisti vengono omologati alla famigerata Casta e considerati parte dell’ establishment, mentre dovrebbero svolgere un ruolo di contropotere: cioè di controllo dei poteri costituiti, alla maniera anglosassone del watch dog, ovvero del cane da guardia. La verità è che, al di là dell’ avvento dei nuovi media e dei social network, quella della stampa è in primo luogo una crisi di fiducia e di credibilità.

Chessidice in viale dell’ Editoria

Italia Oggi

link

Germania, sono legali gli strumenti che bloccano pubblicità invadenti. In Germania la Corte federale di giustizia ha stabilito che Adblock Plus, un noto adblocker (uno di quegli strumenti che sotto forma di estensione del browser sono usati dagli utenti per bloccare le pubblicità invadenti sui siti web) non viola le leggi sulla concorrenza; e quindi è legale. La Corte federale di giustizia tedesca ha respinto la tesi avanzata dall’ editore Axel Springer, che aveva accusato di pratiche concorrenziali sleali Eyeo, la società che produce Adblock Plus, una popolare estensione del browser che permette di filtrare le pubblicità sui siti. Axel Springer, che pubblica tra gli altri Bild e Business Insider, sosteneva che il filtraggio effettuato dalla tecnologia di Eyeo violasse la legge contro le pratiche commerciali aggressive e la concorrenza sleale. Ma per la Corte non ci sarebbe un’ ostruzione diretta al business degli editori dal momento che gli utenti devono cercare e installare attivamente gli adblocker. Inoltre per i giudici Springer può comunque difendersi impedendo agli utenti con adblocker di accedere al sito. «Siamo molto contenti che la più Alta corte in Germania abbia difeso il diritto di ogni cittadino che sta su internet di bloccare pubblicità non desiderata», hanno commentato i rappresentanti di Eyeo dopo il verdetto. I portavoce del gruppo editoriale hanno invece fatto sapere di voler portare il caso davanti alla Corte costituzionale tedesca. Formiche, Arditti in cda e direttore editoriale. Roberto Arditti entra nel consiglio d’ amministrazione di Base Per Altezza, la società che edita le testate Formiche, Formiche.net ed Airpress, e assume anche l’ incarico di direttore editoriale. A deciderlo è stata ieri l’ assemblea dei soci che ha anche approvato il bilancio 2017 chiuso con una crescita dei ricavi pari al 20% con un margine operativo lordo (ebitda) in miglioramento del 25%. La Gazzetta dello Sport in edizione speciale per il big match Juventus-Napoli. Domani La Gazzetta dello Sport sarà in edicola in versione Grande Gazzetta, con maxi copertina (405x575cm) e uno speciale sulla sfida-scudetto che domani sera vedrà Juventus e Napoli in campo a Torino. Quella di domani è la terza Grande Gazzetta del 2018, dopo lo speciale sulle Olimpiadi invernali in edicola il 9 febbraio e quello sulla nuova stagione di Formula 1 pubblicato il 23 marzo. Le prossime copriranno il Giro d’ Italia edizione 101, la Finale di Coppa Italia Juventus-Milan e la partenza del Mondiale di Russia 2018. Nel 2017 sono uscite nove Grande Gazzetta, sempre caratterizzate dalla copertina rovesciata di grande formato. Radio Capital per il Record Store Day. Radio Capital è per il 6° anno consecutivo la radio ufficiale de Record Store Day. Oggi infatti l’ intero palinsesto sarà dedicato alla giornata mondiale dei negozi di dischi: dalle 7 sarà in onda Capital Weekend speciale Record Store Day con Camilla Fraschini, alle 10 sarà la volta di Giancapital speciale Record Store Day con Giancarlo Cattaneo, dalle 13 Dodici79 Un mondo in vinile – speciale Record Store Day con Sergio Mancinelli, dalle 15 Black or white speciale Record Store Day con Massimo Oldani e Luca De Gennaro e dalle 17 Capital Records speciale Record Store Day con Fabio Arboit. Facebook, nel 2017 raddoppiata la spesa per lobbying in Ue. Nel 2017 Facebook ha raddoppiato le spese in attività di lobbying in Europa. La cifra è passata da 1,2 milioni di euro del 2016 a 2,5 milioni dello scorso anno. Lo rivela LobbyFacts.eu, che traccia i fondi che compagnie e associazioni sborsano per influenzare le istituzioni comunitarie. Alla fine del 2015, Facebook sembrava essere molto meno interessata all’ argomento: la spesa era stata inferiore ai 500 mila euro. La spinta normativa, tra privacy, fake news, ingerenze russe e web tax, avrebbe quindi indotto Menlo Park a un maggiore impegno. Nel 2017 ha infatti allargato lo staff dei suoi lobbysti, passati da 10 a 15. Paramount Network promuove gli sport da combattimento in Europa puntando su Roma. Bellator, marchio di Paramount Network (a sua volta parte del colosso media Viacom), ha deciso di promuovere gli sport da combattimento in Europa puntando sull’ immagine e la tradizione della città di Roma. La Capitale ospiterà al Centrale Live (all’ interno del complesso del Foro Italico) il «Bellator Rome» nel corso della serata del prossimo 14 luglio. Sarà l’ evento più importante nella storia della kickboxing e mma (arti marziali miste) con incontri di livello mondiale sul ring e all’ interno della gabbia. Nei disegni della multinazionale americana c’ è la volontà di spingere in Europa i «combat sports», considerati da Nielsen Sports nel 2017 tra i 10 trend sportivi del futuro. Fiat sponsor del Salone del Libro. Fiat è sponsor del Salone Internazionale del Libro di Torino, che si svolgerà dal 10 al 14 maggio presso il Lingotto Fiere, dal titolo «Un giorno, tutto questo». Per l’ occasione il marchio automobilistico esporrà la nuova serie speciale 500 Collezione.

La Rai deve copiare la tv tedesca

Italia Oggi
DA BERLINO ROBERTO GIARDINA
link

Per la Rai una notizia di fantascienza. La tv pubblica tedesca sta per superare le emittenti private, e il sorpasso potrebbe già avvenire quest’ anno. Come è possibile? Semplicemente, invece di spendere milioni per trasmissioni di intrattenimento sempre più popolari, o puntando su showman alla Fazio, l’ Ard, il primo canale, e lo Zdf, il secondo, cercano di informare, e di intrattenere gli spettatori con spettacoli non proprio demenziali, come fanno le tv private anche in Germania. Ci sono anche le emittenti pubbliche regionali, ma visibili in tutto il paese. Lo annuncia Hörzu (ascolta), il Radiocorriere tedesco. Uscì per la prima volta nel 1946, e fu la prima testata su cui Axel Springer cominciò a costruire il suo impero editoriale. Oggi vende sempre 984 mila copie, e ha 4,6 milioni di lettori. Anche questo è sorprendente. Nel 1995, Rtl, ProSieben, Kabel Tv e tutte le altre private avevano il 55,9% del mercato con un vantaggio di 15,8 punti. Un dominio durato senza scosse per oltre un ventennio. Oggi la rimonta è quasi compiuta: le private sono scese al 48,3 contro il 46,7 (quel che manca sono emittenti a pagamento come Sky). Le trasmissioni delle private come il Grande Fratello o L’ Isola dei famosi continuano a perdere audience. Nel 2017, per il secondo anno consecutivo, Rtl non è andata oltre il 10%. In gennaio, Sat1 e ProSieben hanno iniziato l’ anno con la peggior performance da 25 anni. Hörzu spiega i difetti delle trasmissioni più note, che mi è difficile capire e riferire perché non le ho mai viste. Non sono uno spettatore tv tipo, né lo è mia moglie. Alla sera, magari, preferiamo leggere un libro. O forse lo sono, a mia insaputa. Ricevo oltre una trentina di canali, ma, a parte i due pubblici, e le emittenti regionali, seguo solo Arte e 3Sat, perché non hanno pubblicità. Esattamente, mi informa il Radiocorriere teutonico, come milioni di tedeschi. Un film su un canale privato finisce per durare almeno un’ ora in più. Sui canali pubblici Ard e Zdf gli spot sono limitati (non oltre venti minuti al giorno) e comunque vietati dopo le 20. La Formula Uno su Rtl viene interrotta da blocchi pubblicitari di sette minuti: quando torna alla diretta, la Ferrari da prima è scesa al settimo posto, o viceversa. Se si incassa il canone, obbligatorio per chiunque abbia un indirizzo, sia un appartamento o un castello, la pubblicità può essere limitata. E se non si pensa solo all’ audience si possono programmare trasmissioni di qualità. Arte, il canale francotedesco, è seguito in media da non più di 200 mila spettatori, ma anche chi non vorrebbe vedere il Grande Fratello neppure pagato ha diritto alla sua tv. Lo Zdf batte l’ Ard, ed entrambi i canali pubblici puntano sui krimi, le serie gialle, come Tatort (da tat, fatto, e ort posto, il luogo del delitto), ma che non sono quasi mai banali. Le storie servono a descrivere ambienti sociali autentici, e affrontano problemi di attualità, come quello dei profughi. I talk show non si trasformano in risse incomprensibili, e i conduttori fanno le domande giuste, mettendo in difficoltà anche i politici del loro partito. La ricetta sembra semplice, basta volerla seguire. © Riproduzione riservata.

Veneto, tagli ai collaboratori dei giornali. Richiamo alla mobilitazione | Prima Comunicazione

Prima Comunicazione

link

Veneto, tagli ai collaboratori dei giornali. Richiamo alla mobilitazioneVeneto, tagli ai collaboratori dei giornali. Richiamo alla mobilitazione20/04/2018 | 11:31Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa. Tagli ai compensi: la mobilitazione in atto fra i collaboratori del Gazzettino, in sciopero da giorni, seguita a quella dei collaboratori del Corriere del Veneto, ha portato all’ attenzione dell’ opinione pubblica una realtà denunciata da tempo dai cdr e dal Sindacato giornalisti, insieme all’ Ordine. Il riferimento è all’ inaccettabile sfruttamento del lavoro giornalistico di chi – da fuori – concorre ogni giorno alla realizzazione del “prodotto finale”, ovvero di quotidiani radicati saldamente nel territorio, voce e interpreti dell’ identità sociale, culturale, politica, storica, economica.Elena DonazzanIl valore aggiunto delle testate venete sta proprio in questo: nella presenza capillare nel territorio garantita dai collaboratori, specie in una organizzazione del lavoro che vede i redattori sempre più inchiodati al desk, schiavi di una tecnologia che invece di lasciare tempo da dedicare alla scrittura e alla impostazione delle singole pagine, costringe a incombenze che di giornalistico hanno ben poco.Ecco che la battaglia dei collaboratori, che noi preferiamo definire “redattori aggiunti”, pone il problema generale della qualità e della dignità del lavoro giornalistico: dentro e fuori le redazioni.Come ci può essere informazione di qualità quando chi è dentro le redazioni è sottoposto a carichi e a turni di lavoro pesantissimi per il taglio continuo dell’ organico e per l’ aumento di mansioni perfino amministrative e/o impiegatizie, e chi è fuori è sotto il giogo della minaccia del taglio continuo dei compensi, già esigui, senza alcuna tutela, senza alcuna garanzia, in una condizione di assoluta precarietà?Sindacato e Ordine hanno aderito al tavolo regionale messo a disposizione dall’ assessora al Lavoro, Elena Donazzan, la quale ha compreso che il problema va affrontato nella sua complessità.Il fronte deve essere compatto: la solidarietà giunta ai collaboratori del Gazzettino, dai collaboratori del Corriere del Veneto, dagli “strategici” di Athesis (L’ Arena e il Giornale di Vicenza) e dai collaboratori dei giornali veneti del Gruppo Gedi (Corriere delle Alpi, Mattino di Padova, Tribuna di Treviso e Nuova di Venezia) è un segnale di unità importantissimo, al quale ha aderito anche il cdr della Rai del Veneto.Gli editori devono fare la propria parte: non possono rispondere alla crisi del settore con la mera logica della riduzione delle spese – organico giornalistico, stipendi, compensi – senza un piano di rilancio complessivo e condiviso.La sfida si vince con una informazione di qualità, libera, indipendente, critica e con giornalisti che non devono sentirsi minacciati: né dentro né fuori.I giornali veneti sono un patrimonio prezioso di tutti i veneti: a confermare tale consapevolezza le numerosissime attestazioni di solidarietà che sono arrivate e continuano ad arrivare in questi giorni, da istituzioni ed esponenti politici di tutti gli schieramenti.Grazie a tutti per la vicinanzaArticoli correlati.

Dodici anni fa Rtl 102.

Il Giornale
PAOLO GIORDANO
link

Dodici anni fa Rtl 102.5 ha lanciato una campagna pubblicitaria con un grande impatto sul pubblico: quella dei «Very normal people». Messaggio semplice, slogan vincente. Da allora gli ascoltatori di Rtl si identificano come «very normal people» e si ritrovano in un palinsesto che nella eccellente normalità ha riposto la propria chiave di comunicazione. Ora questo messaggio si è evoluto ed è partita una nuova campagna di comunicazione che declina i nuovi concetti di normalità del vivere civile: le famiglie senza confini, il rinnovato e indispensabile ruolo paterno, le unioni civili, la tecnologia come patrimonio non soltanto dei giovanissimi ma anche dei loro nonni. «Quando siamo milioni a considerare normale un comportamento, abbiamo il potere di trasformarlo da eccezionale in normale», ha detto l’ altro giorno la responsabile comunicazione Marta Suraci. Anche questa iniziativa conforta il nuovo ruolo della radio in generale, che (molto più di anni fa) riesce a essere termometro sociale e motore di cambiamenti sofisticati e complessi. Un ruolo che per ora il web riesce a ricoprire, in linea di massima, su argomenti meno diffusi e profondi. A conferma della trasversalità di questo messaggio, la campagna pubblicitaria non è stata pianificata soltanto sulla stampa e attraverso affissione ma anche su Canale 5, Italia 1 e La7. La proposta era stata avanzata anche alla Rai che inspiegabilmente l’ ha rifiutata, rinunciando a un cospicuo introito economico (circa 200mila euro). Un rifiuto all’ apparenza inspiegabile.

Ostia, il capo dei balneari litiga con la troupe di Report

Il Messaggero

link

IL CASO Tensione tra il capo degli stabilimenti balneari di Ostia e un giornalista di Report. Tutto immortalato in un video, pubblicato sulla pagina Facebook della trasmissione che va in onda su Rai Tre. Nel filmato si vede il presidente di Federbalneari, Renato Papagni, litigare con un giornalista, che negli attimi finali della discussione riceve una manata. Giorgio Mottola stava lavorando all’ inchiesta che Report sta realizzando sui balneari di Ostia e sulla regolarità delle concessioni negli anni. «L’ inviato Giorgio Mottola ha partecipato alla conferenza stampa di Federbalneari dopo essersi regolarmente accreditato, specificando testata e nome – fa sapere in una nota il programma Rai– al termine dell’ iniziativa il giornalista ha chiesto a Renato Papagni, presidente della Federbalneari e titolare di una concessione demaniale per una delle più importanti e grandi spiagge di Ostia, Le Dune, come sia possibile che nonostante gli abusi e le irregolarità accertate rispetto alla gestione del suo stabilimento balneare non gli sia stata revocata la concessione». Secondo la nota della trasmissione, Papagni avrebbe prima «strattonato» Mottola, poi lo ha aggredito verbalmente e nel momento in cui l’ inviato di Report gli ha mostrato un foglio con la fotografia satellitare dello stabilimento balneare «che dimostrava le irregolarità e gli abusi commessi, il presidente gli ha strappato di mano il foglio e ha cercato di infilarglielo in bocca». «Sono stato preso a calci», si è difeso il presidente dell’ associazione balneari di Ostia. Ma questa ricostruzione non sembrerebbe coincidere con le immagini trasmesse. Mirko Polisano © RIPRODUZIONE RISERVATA.

AMAZON-RAI IL CDA IGNARO S’ INFURIA

La Repubblica
ALDO FONTANAROSA
link

L’ accordo che porta le fiction e i film della Rai sulla web tv di Amazon viene annunciato con un comunicato stampa di routine, il 5 aprile. Senza clamori, senza uno straccio di conferenza stampa. L’ azienda sceglie un profilo basso perché l’ intesa ha scatenato intanto una tempesta ai piani alti della tv di Stato. Tre consiglieri d’ amministrazione (Rita Borioni, Carlo Freccero, Franco Siddi) sono furiosi perché nessuno li ha informati della chiusura della trattativa con Amazon. L’ operazione è vantaggiosa sul piano economico, certo. Amazon pagherà 11 milioni per portare “I Medici”, “Rocco Schiavone” e “Il giovane Montalbano”, tra le altre cose, agli abbonati del suo servizio Prime Video. Ma l’ accordo è considerato debole sul piano strategico perché non porta la Rai dentro il risiko delle alleanze nazionali. E così, nelle sedute del Cda Rai, volano parole grosse. Addirittura si valuta se contestare ai vertici di RaiCom e RaiCinema, che hanno trattato con Amazon, un eccesso di delega, come un abuso di potere. Il presidente Maggioni, pur comprendendo gli umori dei consiglieri, alla fine media e placa le acque. Tra cento, mille obiezioni.

Gdpr, Facebook teme le norme sulla privacy esposta tutti i dati

Il Manifesto

link

MATTEO BARTOCCI Roma II Come dollari sonanti da spostare da una parte all’ altra del pianeta in cerca del miglior paradiso fiscale, Face book ha annunciato che sposterà i dati di 1,52 miliardi di persone dai propri server in Irlanda a quelli in California. Il motivo è l’ entrata in vigore, il 25 maggio, del nuovo regolamento europeo sulla protezione dei dati personali (GDPR), che garantisce più diritti agli utenti e prevede multe molto salate in caso di violazioni o furto dei dati custoditi. In questo modo, e contrariamente alle teatrali promesse fatte al Congresso, la società di Mark Zuckerberg crea utenti di «serie A» (gli europei) e di «serie B» (tutti gli altri). Come non immaginare che fake news e elezioni pilotate potranno dilagare in Africa, mentre nei mercati regolamentati europei tutto sarà più controllato? Africani, indiani e latinoamericani (cioè l’ 80% dei clienti del gigante dei dati) si troveranno dal giorno alla notte sotto la più morbida normativa statunitense per la privacy, senza i nuovi diritti di cittadinanza elettronica previ stia breve dalle leggi europee. Lo spostamento di massa, peraltro non annunciato, si è scoperto solo mercoledì scorso grazie all’ agenzia Reuters, che ha notato un cambiamento di poche lettere in una bozza dei «termini e condizioni» del social network, in cui si an Il 25 maggio entrano in vigore le nuove regole europee che danno più diritti digitali ai cittadini. La società di Zuckerberg nel mirino di avvocati e politici di mezzo mondo notava che i dati dei cittadini non europei prima custoditi da Facebook Ireland (all’ interno dell’ Ue dunque) sarebbero stati trasferiti a Facebook Inc. negli Stati uniti. A scoop pubblicato, la società di Zuckerberg ha prima fatto capire di voler spostare tutti quei dati solo per abbassare i rischi di multa in caso di violazione. Una tesi degna di Pinocchio però, perché proprio per evitare inghippi di questo tipo il GDPR parla di sanzioni fino al 4% delfatturato mondiale tota le annuo (che nel 2017 hanno superato i 40 miliardi di dollari). Il vero motivo infatti è poi emerso subito. In una serie zigzagante di comunicati, Face book ha infine assicurato alla Reuters che garantirà le «stesse protezioni sulla privacy a tutti», a prescindere da dove si trovano i dati personali. Ma questo non significa certo che tutti i principi del GDPR saranno rispettati (tra questi il diritto all’ oblio o l’ obbligo di notificare alle autority i casi di violazione o furto di dati, etc.). Senza contare che alcuni tipi di dati, come ad esempio la cronologia dei siti visitati, in America non sono considerati dati personali mentre in Europa sì. I legali di mezzo mondo hanno già dissezionato tutti i passi falsi della società anche senza il GDPR. Ma l’ esodo senza precedenti potrebbe anche rivelare il timore di Zuckerberg per un’ importante sentenza della Corte Europea di Giustizia attesa nei prossimi 18 mesi. Sollecitata il 12 aprile dal garante della privacy irlandese, la Corte del Lussemburgo deve decidere una volta per tutte se le modalità «disinvolte» di trasferimento di dati tra Ue e Usa at tuate finora da Facebook viola noi diritti degli utenti. La causa è partita nel 2013 da un avvocato austriaco, Max Schrems, preoccupato per le rivelazioni di Edward Snowden secondo le quali le agenzie di intelligence Usa hanno pieno accesso ai dati conservati dai giganti di Silicon Valley nonostante la normativa europea Privacy Shield. Facebook di certo non è sola nel gestire le proprie «miniere di dati» come le conviene. LinkedIn (il social controllato da Microsoft) ha infatti annunciato un identico spostamento a partire dall’ 8 maggio. E i guru dei big data già si interroga no sulla possibilità di errore in uno spostamento così rapido e massivo: che succederebbe se i dati di un utente europeo finissero per sbaglio in California? I guai infine non vengono mai da soli, proprio ieri la Germania ha costretto il social network a cambiare la vendita di pubblicità politiche per le elezioni in Baviera di ottobre (dove la Csu è un alleato fondamentale di Angela Merkel). Facebook è il mercante delle vite digitali di un terzo dell’ umanità e lo scandalo Cambridge Analytica potrebbe essere solo la punta dell’ iceberg. Per sapere cosa stiamo facendo noi per il GDPR: ilmanifesto.it/gdpr.

L'articolo Rassegna Stampa del 21/04/2018 proviene da Editoria.tv.


Viewing all articles
Browse latest Browse all 7932

Trending Articles