Indice Articoli
Sky e Mediaset firmano la pace
Ma è ancora guerra fredda con MediaPro per la cessione dei pacchetti per la Serie A
Svolta fra Mediaset e Sky: alleanza su pay tv e digitale
È svolta fra Sky e Mediaset, alleanza su pay tv e digitale
Sky e Mediaset, pace sulla pay-tvC’ è l’ accordo su contenuti e canali
Auditel, la terza età inizia a 75 anni
Diritti tv della Serie A, per Sky maxi pacchetto da 600 mln di euro
Pay tv, è pace tra Sky e Mediaset
Pubblicità, la tv s’ ispira al web
Style Magazine parla anche cinese
Pier Silvio e Murdoch si scambiano i canali
Zuckerberg si scusa comprando pagine sui giornali di carta
«Uanéma», la nuova factory del cartoon «made in Naples»
Niente quotidiani a Pasquetta | Prima Comunicazione
Sul telecomando vince l’ abbonato di Murdoch
DATI E PRIVACY UNA DIFESA DI FACEBOOK
Il giornalista colpito da Spada “Nessuno ci aiutò dopo la violenza”
Sky e Mediaset firmano la pace
Il Mattino
Andrea Bassi
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Pace è fatta. Ed è una pace storica, che inciderà profondamente sull’ assetto del settore televisivo italiano. Mediaset sale in cielo, sul satellite, e Sky scende in terra sul digitale terrestre. La società di Silvio Berlusconi e quella di Rupert Murdoch hanno siglato ieri un’ intesa che mette fine ad anni di scontri e che, in futuro, potrebbe forse preludere alla nascita di una unica emittente a pagamento. Presto per dirlo. Ma quello di ieri è anche un chiaro segnale ai francesi di Vivendi, che avevano provato a dare l’ assalto al Biscione per coronare il sogno di Vincent Bolloré di creare la più importante media company del Sud Europa, con il corollario della scalata a Tim che li ha portati a scontrarsi non solo con Mediaset, ma anche con il governo italiano. L’ accordo è stato firmato ieri dagli amministratori delegati di Mediaset, Pier Silvio Berlusconi, e dal suo omologo di Sky, Andrea Zappia. Si tratta di un accordo ad ampio spettro che, come detto, riporta il Biscione nel bouquet della tv satellitare, ma in maniera più ampia. Fino a qualche anno fa, prima che le schermaglie tra i due gruppi portassero alla decisione di oscurare le reti, gli abbonati di Sky potevano vedere Canale 5, Italia Uno e Rete 4. Adesso potranno vedere anche i contenuti «Premium» di Mediaset. Non solo. Sky, in una finestra temporale che va da novembre a dicembre di quest’ anno, potrà comprare la piattaforma tecnologica di Premium, mentre la gestione dei contenuti e dei clienti resterà a Mediaset. La tv satellitare, invece, sbarcherà sul digitale terrestre con i suoi programmi. La logica industriale dell’ operazione l’ ha spiegata l’ ad di Sky Zappia. «Gli abbonati Sky», ha detto, «troveranno entro l’ estate inclusi nei loro abbonamenti e senza costi aggiuntivi l’ intera offerta di canali Cinema e Serie Tv di Premium, tutti in HD: sarà quasi come avere due offerte PayTv al prezzo di una». Sky, inoltre, creerà una sua offerta pay tv sul digitale terrestre a partire dal primo giugno prossimo basata sulla capacità trasmissiva di Mediaset. Sky Italia affitterà banda sui multiplex gestiti da Ei Towers, controllata Mediaset – verrà distribuita direttamente un’ offerta a pagamento pensata appositamente per il digitale terrestre, che includerà una selezione dei canali Sky e Fox oltre a quelli di cinema e serie tv Mediaset Premium. Per quanto riguarda il Biscione, da un lato Mediaset Premium allarga la copertura multipiattaforma dei propri canal. Tutto questo porterà, secondo i piani, ad un aumento dell’ audience con ripercussioni positive sui ricavi pubblicitari di Mediaset. Rimane da capire adesso, cosa succederà con i diritti del calcio. L’ accordo partirà da giugno e prevede che all’ asta ognuno possa andare per conto suo. Ma è anche prevista una condivisione dei pacchetti sport. Si vedrà. Ma è certo che la pace conviene a tutti. Anche perché Berlusconi è uscito dalle elezioni meno forte del previsto e ha la necessità di puntellare il suo impero dalle mire di Bolloré ma anche dall’ arrivo in Italia dei colossi dello streaming, da Netflix ad Amazon. E poi la guerra era costata cara. A tutti. Mediaset premium per inseguire Sky sui diritti sportivi aveva investito 600 milioni nella Champions league. La Tv di Murdoch per contrastare la guerra dei prezzi condotta dal Biscione ha docuto abbassare i margini. La logica muscolare non ha pagato. I due gruppi televisivi sono stati sempre complementari. È il motivo che fa dire ai due nuovi partner che gli accordi assicurano alle due società diversi reciproci vantaggi. Delle sinergie evidenti che permetteranno «un più ampio accesso per i rispettivi clienti a prodotti tv di qualità». © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Ma è ancora guerra fredda con MediaPro per la cessione dei pacchetti per la Serie A
Il Mattino
Emiliano Bernardini
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L’ incontro avvenuto a Milano mercoledì sera non ha sciolto il ghiaccio tra MediaPro e Sky. Resta la Guerra Fredda che corre lungo il muro dei pacchetti. I catalani non hanno nessuna intenzione di concedere quella esclusività che chiede Sky a gran voce. Anzi, strizzano l’ occhio agli OTT (Over The Top), nella speranza di allargare la base degli abbonati alla visione a pagamento della Serie A. Oggi (o al più tardi martedì) potrebbe essere il giorno buono per scoprire le carte. L’ attesa è tanta per capire dove andrà il calcio in tv. Si parla di pacchetti in stile Premier League inglese, ossia venduti per fasce orarie. Non è un caso che la prossima stagione la serie A avrà otto slots in cui si giocheranno le partite: sabato alle 15, alle 18 e alle 20.30, domenica alle 12.30, alle 15 alle 18 e alle 20.30 e poi il posticipo del lunedì sempre alle 20,30. Un’ altra ipotesi è quella di vendere a parte i match delle squadre più importanti e con un bacino d’ utenza maggiore. In Spagna avviene così per Real Madrid e Barcellona. Ma la vera novità, che mette molto paura a Sky, sono le partite già confezionate. Ossia MediaPro offrirebbe un maxi-pacchetto da 380 partite completamente pre-confezionato, con un prodotto da 270 minuti per partita comprensivo di gara con telecronaca, pre e post match e soprattutto la pubblicità. Una vera e propria rivoluzione che ha un solo obiettivo: il canale della Lega. I catalani sono convinti che per massimizzare il proprio investimento (un miliardo e 50 milioni di euro) debbano realizzare un canale tematico o una piattaforma distributiva multichannel. Impossibile, però, farlo nell’ immediato. Nei pacchetti che verranno presentati, molto spazio dovrebbe essere riservato ai colossi della telefonia e del web (Tim, Vodafone e Perform). A Santa Giulia, invece, non vedono l’ ora di avere in mano il bando per studiare con attenzione le proposte fatte dai catalani. Chiaro che i vertici dell’ emittente di Murdoch vogliono infilarsi in eventuali errori. C’ è anche la possibilità che possano adire le vie legali rallentando ancor di più l’ iter. Per MediaPro, che continua a ribadire di aver rispettato tutti i paletti posti dalla legge Melandri, non sarebbe un grandissimo problema visto che hanno venduto le loro quote ai cinesi e chiuderebbero comunque l’ anno con zero perdite. Se con Sky i rapporti sono molto tesi, diverso il discorso con Mediaset. Il presidente di Mediapro Jaime Roures ha già incontrato almeno quattro volte Pier Silvio Berlusconi. Ne è nato un feeling importante. In particolar modo Premium, che non naviga in buonissime acque (dal 2005 perdita di più di un miliardo), potrebbe fare da sponda ai catalani per un accordo commerciale distributivo. Ossia i contenuti creati da Mediapro troverebbero spazio sulla pay tv di Cologno Monzese, proprio nell’ ottica della creazione futura di una piattaforma distributiva. E non è un caso che Mediaset, abbia reso disponibili i 9 canali di cinema, serie tv e sport (calcio escluso), attualmente disponibili solo su Mediaset Premium, agli abbonati Sky via satellite senza costi aggiuntivi. Intanto da domani cadranno le barriere in Europa sullo streaming. Dopo il roaming, addio anche al cosiddetto Geoblocking. Chi si trova in un paese europeo potrà finalmente guardare le partite o altri contenuti sul proprio dispositivo come se fosse in Italia. Fino ad oggi, infatti, i contenuti dei servizi di SkyGo o Premium Play erano disponibili solo sul territorio nazionale. Discorso diverso per Netflix, a cui si ispira il futuro del calcio in tv, che non blocca l’ account ma diversifica a seconda dei paesi in cui ci si trova. L’ Unione Europea ha deciso di far cadere anche quest’ ultima barriera. Da domani viaggiando nei 28 Paesi Ue si potrà accedere ai contenuti che sono stati pagati nel proprio Stato e senza costi supplementari ma con limiti temporali (37 giorni per Sky). © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Svolta fra Mediaset e Sky: alleanza su pay tv e digitale
Il Sole 24 Ore
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Sky e Mediaset hanno siglato un duplice accordo che segna una svolta nel panorama di tv free, tv pay e anche tlc: Premium sarà presente con i suoi canali di cinema e serie tv nel bouquet satellitare del gruppo di Murdoch; a sua volta, Sky sbarca nel digitale terrestre su bande detenute dal Biscione, sistema nel quale inserirà parte dell’ offerta sportiva. Un’ alleanza commerciale che ha tutto il sapore industriale di un’ intesa strategica, in cui Mediaset sembra anche mettere la parola “fine” alla stagione Vivendi. Biondi pagina 21.
È svolta fra Sky e Mediaset, alleanza su pay tv e digitale
Il Sole 24 Ore
Andrea Biondi
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La “pace” fra i due eterni duellanti arriva in un giorno di chiusura di Borsa, nel venerdì prima di Pasqua. Il duplice accordo siglato ieri fra Sky e Mediaset segna una svolta storica nel panorama in cui tv free, tv pay ma anche tlc si sono a questo punto incrociati in maniera tanto attesa quanto improvvisa. E alla fine, in tutto questo intreccio il game changer sembra arrivare proprio dagli eterni rivali di un ventennio di Tv che aprono anche alla possibilità che una parte di Premium – quella tecnica – possa passare di mano a Sky. Il duplice accordo siglato fra la pay tv della galassia Murdoch e il gruppo di Cologno guidato da Pier Silvio Berlusconi è classificabile come commerciale, ma ha tutto il sapore industriale di un’ intesa strategica in cui Mediaset nei fatti sembra mettere la parola fine alla stagione Vivendi, iniziata e finita sull’ altare dello scontro su Premium. Per la piattaforma pay ripudiata nell’ estate 2016 dai francesi, pochi mesi dopo la dichiarazione di matrimonio, quella annunciata ieri è nei fatti la declinazione pratica di quanto previsto nel piano “Mediaset 2020”, presentato al mercato nel gennaio 2017. Allora l’ ad e vicepresidente Pier Silvio Berlusconi parlò di una piattaforma aperta anche ad altri player: un “Airbnb” dei contenuti. Con l’ annuncio di ieri dalle parole si è passati ai fatti, peraltro con il big dei competitor sul mercato pay. Per Andrea Zappia, ceo Sky Italia, l’ accordo «è ricco di buone notizie per gli amanti della televisione» e «dopo il lancio di Sky Q e l’ annuncio della partnership con Netflix, conferma la determinazione di Sky di offrire la miglior esperienza televisiva possibile agli italiani. L’ altra ottima notizia è per chi invece non è ancora cliente Sky. Grazie a questa nuova partnership, infatti offriremo ancora più libertà di scelta a coloro che vogliano accedere alla pay tv, lanciando a giugno una offerta pensata per il digitale terrestre». Nel primo caso Sky porterà a bordo, nella sua offerta sul satellite, 5 canali di cinema e 4 canali di serie tv finora disponibili solo su Mediaset Premium mentre i clienti Premium avranno anche loro 3-4 canali di Sky da vedere. Lato Mediaset, il gruppo di Cologno chiaramente avrà dalla sua soprattutto il vantaggio di aver valorizzato questi “asset” con un’ azione da editore puro volta anche a massimizzare l’ aumento di audience ai fini della raccolta pubblicitaria. Per la pay tv della galassia Murdoch la mossa va dall’ altra parte a configurarsi, grazie all’ inserimento di 9 nuovi canali di film e serie tv, come un ampliamento dell’ offerta la cui importanza va trovata anche nella strategia multipiattaforma che adesso è ancora più chiara. L’ intesa fra Sky e Mediaset arriva infatti un giorno dopo l’ annuncio dell’ accordo Sky-Open Fiber, per portare i contenuti sulla fibra a partire dal 2019. Grazie all’ accordo con la controllata di Enel e Cdp la pay tv di casa Murdoch si garantisce una nuova strada per i suoi contenuti, la fibra, lasciando ovviamente la porta aperta anche alla creazione di un’ offerta da telco. Il tutto per aumentare la propria base clienti (4,768 milioni l’ ultimo dato) o quantomeno non cedere terreno ai nuovi player, da Netflix ad Amazon. In questo modo, con i 9 nuovi canali in arrivo da Mediaset e che comunque continueranno a essere trasmessi sulla piattaforma Premium, Sky avrà avrà sul satellite – e dovrebbe avvenire già da maggio – un’ offerta top replicabile anche dal 2019 sulla fibra. Entra in gioco a questo punto la seconda gamba dell’ intesa, con una collaborazione fra le due società che a valle porterà Sky Italia ad avere una sua offerta pay sul digitale terrestre. La cosa sarà possibile affittando banda sui multiplex gestiti dalla società Ei Towers del Gruppo Mediaset, ma anche utilizzando la stessa piattaforma Premium. E qui, nella comunicazione data ieri, c’ è un particolare su cui occorre soffermarsi. Mediaset, si legge nel comunicato del gruppo «potrebbe valutare l’ opportunità di ampliare il perimetro della partnership con Sky Italia nell’ area Operation pay». Ambiti come la manutenzione tecnica, l’ accesso condizionato, assistenza ai clienti ed attività commerciali, quindi la parte più “tecnica” potrebbero venire scorporati in una newco con il diritto di Mediaset a esercitare l’ pzione vendita con successivo acquisto da parte di Sky dell’ intera partecipazione. Se Mediaset dovesse decidere in tal senso l’ opzione sarebbe esercitabile fra novembre e dicembre 2018. A quel punto Premium continuerebbe a esistere come parte di Mediaset, ma solo editorialmente. Sky, dal canto suo, avrebbe il vantaggio di gestire anche sul Dtt tutto il processo tecnico. A ogni modo, stando all’ oggi Sky farà partire da giugno anche un’ offerta sportiva all’ interno della piattaforma Dtt. Anche qui un’ offerta in più ma con delle possibilità in più in termini di offerta e costi. Per vari gusti e prezzi. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Sky e Mediaset, pace sulla pay-tvC’ è l’ accordo su contenuti e canali
Corriere della Sera
F. D. R.
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Mediaset e Sky fanno la pace sulla pay-tv. Una pace che passa per un accordo strategico tra i due gruppi relativo a canali e contenuti. I colloqui erano in corso da tempo e nelle ultime ore c’ è stata un’ accelerazione con la firma ieri sera di Pier Silvio Berlusconi e Andrea Zappia. L’ accordo segna una svolta per il Biscione, che trova finalmente una soluzione per Mediaset Premium alleandosi con Sky sulla pay tv. Canale5, Italia1 e Rete4 torneranno sulla piattaforma satellitare, che si arricchirà anche di film, serie tv e sport oggi trasmessi da Premium. In cambio Mediaset porterà le offerte pay di Sky sul digitale terrestre. L’ intesa comprende inoltre un diritto di opzione per il Biscione che gli consentirà, tra novembre e dicembre 2018, di cedere alla tv di Rupert Murdoch l’ intera partecipazione in una Newco nella quale sarà previamente conferito da Premium il ramo d’ azienda costituito dalla piattaforma tecnologica. È la fine della guerra per la pay-tv, dove Mediaset non è mai riuscita a insidiare veramente Sky nonostante i forti investimenti sostenuti per arricchire l’ offerta: su tutti i 700 milioni di euro pagati per i diritti della Champions League. Ma è anche la fine della ambizioni di Vivendi su Premium e soprattutto sulla possibilità di arrivare a un accordo amichevole con Berlusconi, in modo da superare la causa miliardaria intentata da Cologno contro la compagnia presieduta da Vincent Bolloré per la mancata acquisizione della pay-tv. L’ operazi0ne toglie di fatto dal mercato Premium dandogli un nuovo assetto. E pone anche le basi per creare quella piattaforma anti Netflix a cui puntavano proprio i francesi. Secondo indiscrezioni, l’ accordo con Sky potrebbe essere tuttavia solo una parte della soluzione studiata da Mediaset per la pay tv. Sul mercato si parla di una trattativa con Mediapro, la società spagnola che si è aggiudicata i diritti per le partite di Serie A. A ore sono attesi i bandi per la rivendita dei diritti – Mediapro è un intermediario – il cui esito è tutt’ altro che scontato. L’ asta potrebbe anche andare deserta. Un’ eventualità che gli spagnoli sembrerebbero aver messo in conto iniziando a parlare con Mediaset per valutare, dicono le voci, la fattibilità di un canale per conto della Lega di Serie A, su cui trasmettere le partite qualora l’ asta non dovesse andare a buon fine. Il gruppo catalano, che ha di recente acquisito una quota della società di produzione Euroscena, sarebbe interessato ai giornalisti della redazione sportiva, alle attrezzature tecnologiche e agli abbonati di Premium: un bacino di circa 1,5 milioni di telespettatori a cui potrebbero subito accedere per vendere i pacchetti del prossimo campionato di Serie A. Per il momento si tratta solo di voci. L’ asta deve ancora partire e Mediapro ha già versato alla Lega una caparra da 64 milioni che non intende perdere .
Auditel, la terza età inizia a 75 anni
Italia Oggi
CLAUDIO PLAZZOTTA
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Auditel prende atto delle nuove dinamiche anagrafiche della popolazione italiana, e certifica ufficialmente che a 65 anni non si è più vecchi, spostando più in là di dieci anni, a quota 75, l’ ingresso formale nella cosiddetta terza età. Questa è una importante novità per la nuova indagine Auditel sulle audience televisive, già attiva dalla scorsa estate con il Super Panel di 16.100 famiglie (41 mila individui), e che dispiegherà tutte le sue potenzialità dalla prossima estate, quando saranno disponibili pure i dati delle audience web di 440 canali tv su tutte le piattaforme digitali (solo i canali di broadcaster tv, non le app tipo Netflix). La società presieduta da Andrea Imperiali di Francavilla ha infatti deciso di inserire un nuovo target nelle fasce di età, che, fino adesso, consideravano un generico segmento di pubblico «oltre i 65 anni». C’ è, invece, una fascia 65-70 anni, una 70-75, e poi quella over 75 che si riferisce alla popolazione anziana. È naturale che questa innovazione farà molto piacere soprattutto a quelle reti tv maggiormente concentrate su un pubblico maturo, e in particolare ai canali della Rai, a Rete 4 e La7, che potranno così essere meglio profilati, godere di una maggiore attenzione da parte dei centri media e venire, probabilmente, premiati dagli investitori pubblicitari. Rimanendo in ambito sociologico, e di fotografia effettiva di come evolve la società italiana, risulta inoltre molto prezioso il protocollo di intesa firmato tra Auditel e Istat per implementare lo studio dei dati e renderlo sempre più realistico e al passo con la nuova famiglia italiana. Considerando, quindi, anche la famiglia di fatto, quella allargata e quella digitale. È emerso, infatti, che l’ annuario Istat 2016, basato sui dati del censimento, descrive una Italia in cui a fronte di 25,2 milioni di famiglie vi siano 7,8 milioni di nuclei unipersonali. Ovvero, i famigerati single, segmento che, a quanto sembra, parrebbe in fortissima crescita negli ultimi 20 anni. Ma, in base ai primi risultati del protocollo di intesa Istat-Auditel, quella analisi potrebbe non essere così puntuale. Abbinando lo studio del Super Panel Auditel di 16.100 famiglie in un lavoro congiunto con Istat, infatti, le famiglie unipersonali sarebbero sovrastimate di oltre il 10% nei dati Istat. Risulterebbero, quindi, inferiori ai 7 milioni, e non 7,8 milioni. La novità discende dalla verifica di fattori fiscali e sociali (ovvero, per esempio, di coppie di fatto che conservano residenze separate per non pagare l’ Imu sulla seconda casa) che le banche dati all’ anagrafe trascurano. I primi dati puntuali del lavoro congiunto Auditel-Istat saranno disponibili tra qualche settimana. Obiettivo è comunque quello di arrivare al «rilevamento delle attuali strutture famigliari grazie a indagini campionarie che definiranno il nuovo nucleo di convivenza, le cosiddette famiglie allargate di fatto, che sfuggono alla sola fonte anagrafica. E questo protocollo di intesa sarà l’ inizio di una rivoluzione non solo mediatica, ma anche sociale, in quanto verrà sperimentato il rilevamento di nuovi dati, introducendo il concetto di famiglia televisiva, in base a una più completa e attuale fotografia della società italiana». Elemento fondante del progetto sarà una ricerca di base continuativa annua su 20 mila famiglie italiane (e straniere residenti in Italia) scandita in sette waves mensili con interviste condotte direttamente nelle abitazioni, e non per telefono. © Riproduzione riservata.
Diritti tv della Serie A, per Sky maxi pacchetto da 600 mln di euro
Italia Oggi
CLAUDIO PLAZZOTTA
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Martedì 3 aprile verranno presentati i pacchetti di diritti tv organizzati dall’ intermediario Mediapro per i campionati di calcio Serie A 2018-2021. La multinazionale di Barcellona (che martedì dovrebbe pubblicare tutti i pacchetti sul proprio sito Internet) dovrà proporre agli operatori televisivi, alle iptv e agli Ott una offerta in grado di soddisfare il più ampio numero di soggetti, per riuscire a racimolare gli 1,050 miliardi di euro annui che Mediapro si è impegnato a versare alla Lega Seria A per il prossimo triennio 2018-2021. Si dà per scontato il pacchetto con tutte le partite delle 20 squadre di Serie A destinato a Sky Italia. Che potrebbe versare 600 milioni di euro all’ anno se i pacchetti per i suoi rivali fossero un po’ più ridotti del solito, lasciando, magari, Roma e Lazio in esclusiva su Sky, e assicurando, invece, a Premium (disponibile a versare non più di 200 milioni di euro all’ anno), tra le big, solo tutti gli incontri di Juventus, Inter, Milan e Napoli (ovvero le squadre con il bacino di tifosi, e quindi di potenziali abbonati, più sostanzioso). Se per Sky, tuttavia, le partite della Serie A sono una gamba imprescindibile della sua offerta televisiva, dalle parti di Cologno Monzese continua a prevalere una certa freddezza sul tema, e sulla pay tv in generale. A Mediaset, infatti, la strategia è ormai concentrata molto sulla tv in chiaro, sui Mondiali di calcio, sul pallone in free. E si sta preparando una offerta piuttosto ricca per conquistare i diritti tv della Coppa Italia, nell’ asta che si aprirà tra un mese (nel precedente triennio 2015-2018 la Rai se l’ era aggiudicata versando 22 milioni di euro all’ anno). Mediapro, quindi, dovrà trovare buone motivazioni per trattenere il Biscione nel business del calcio in pay. Business dove altri broadcaster operativi in Italia, come La7, Fox o Discovery-Eurosport, non hanno nessuna intenzione di entrare neppure a questo giro. E, inoltre, dovrà essere capace di coinvolgere operatori di tlc e ott (Vodafone Tv, TimVision, Perform, Amazon Prime video, ecc) con pacchetti di partite chiavi in mano (un po’ come già faceva Infront), ovvero con pre e post partita e commento. Se riuscisse a piazzare un numero congruo di questi pacchetti, e a convincere l’ Antitrust che la raccolta pubblicitaria per queste offerte può in qualche modo andare a remunerare la stessa Mediapro, ecco che ci si avvicinerebbe ai famigerati 1,050 mld: 600 milioni da Sky, 200 da Mediaset, 200 da tlc e ott, 50 dalla pubblicità. © Riproduzione riservata.
Pay tv, è pace tra Sky e Mediaset
Italia Oggi
MARCO LIVI
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Duplice intesa per Sky Italia e Mediaset che si scoprono così alleati dopo anni di concorrenza: da un lato 5 canali di cinema e 4 di serie tv attualmente disponibili solo su Mediaset Premium saranno visibili a tutti gli abbonati Sky via satellite senza nessun costo aggiuntivo. Dall’ altro lato, dal punto di vista della distribuzione dei contenuti sulla piattaforma digitale terrestre, Sky Italia affitterà banda sui multiplex gestiti dalla società Ei Towers del gruppo Mediaset, per distribuire direttamente una sua offerta a pagamento pensata appositamente per il digitale terrestre. Tornando al primo aspetto della duplice intesa, tutti i film e le serie tv disponibili on demand andranno ad arricchire la library di contenuti a disposizione delle oltre 3,1 milioni di famiglie abbonate che accedono per scaricare e vedere i loro programmi preferiti quando e dove vogliono. Gli abbonati Sky al pacchetto Cinema vedranno quindi (in aggiunta ai 12 canali hd targati Sky) Premium Cinema e Premium Cinema +24, Premium Cinema Energy, Premium Cinema Emotion, Premium Cinema Comedy. Tutti insieme questi canali programmano ogni anno mediamente oltre 1.400 differenti titoli cinematografici tra cui blockbuster come Wonder Woman, Dunkirk, L’ ora più Buia, Cinquanta Sfumature Di Rosso, Justice League, It e L’ uomo di Neve. Poi, gli abbonati Sky al pacchetto Sky Famiglia potranno vedere il canale Premium Action, Premium Crime, Premium Joi e Premium Stories. A partire dal prossimo 1° giugno, grazie alla capacità trasmissiva messa a disposizione dal gruppo Mediaset (guidato dal vice presidente e a.d. Pier Silvio Berlusconi), Sky (guidato dall’ a.d. Andrea Zappia) creerà una sua offerta televisiva a pagamento sul digitale terrestre combinando una selezione dei canali Sky e Fox con i 9 canali targati Mediaset, 5 di cinema e 4 di serie tv, che contemporaneamente andranno ad arricchire l’ offerta via satellite. A questo pacchetto di canali di cinema, serie tv e intrattenimento, il telespettatore potrà aggiungere anche un altro pacchetto dedicato allo sport che includerà una selezione dei grandi eventi sportivi di Sky, anche in alta definizione. © Riproduzione riservata.
Pinault compra Point de vue
Italia Oggi
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François Pinault cede alla tentazione e si compra in cordata con altri imprenditori Point de Vue, settimanale specializzato sulla vita e le peripezie di famiglia reali, vip e gotha internazionale. L’ ha messo in vendita il patron delle tlc tramite il gruppo Sfr Patrick Drahi, che preferisce concentrarsi sulle testate L’ Express e Libération. In questo modo il signore del lusso targato gruppo Kering, che al momento possiede solo il magazine di attualità Le Point, può entrare con un po’ più di titolo nel club dei super imprenditori con la passione per l’ editoria. Circolo che va dal nemico diretto di Pinault Bernard Arnault del gruppo del lusso concorrente Lvmh (editore de Les Echos e Le Parisien) fino al trio Pierre Bergé-Mathieu Pigasse-Xavier Niel con Le Monde e Nouvel Obs (ex Le Nouvel Observateur). Secondo indiscrezioni di stampa transalpina, il prezzo dell’ operazione Point de Vue si aggira intorno ai 15 milioni di euro. La diffusione della testata si è mantenuta sostanzialmente stabile nel 2017, sulle 152 mila copie (+0,3%).
Pubblicità, la tv s’ ispira al web
Italia Oggi
PAGINA A CURA DI MARCO A. CAPISANI
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La conclusione è che per molti consumatori non c’ è più differenza tra televisione classica e video online. Anzi, semmai scegliendo i video on demand c’ è meno pubblicità e più scelta di titoli. Il punto di partenza erano le molte teorie sulla convergenza degli schermi, anche se alla fine la convergenza c’ è ma sembrano di più i vecchi media a doversi accostare al modello internet (e non viceversa). Negli Stati Uniti, infatti, alcune emittenti tv come Fox e Nbc Universal hanno deciso autonomamente di ridurre i minuti complessivi occupati dagli spot ogni ora e in aggiunta lanciano singoli formati promozionali mediamente più corti, ossia simili a quelli che si vedono su Facebook per esempio. In Francia invece, la temibile industria del cinema nazionale sta addivenendo a più miti consigli con gli over the top (ott) alla Netflix, adeguandosi alle loro necessità di trasmettere i nuovi lungometraggi subito dopo il debutto al cinema. La concessione è che i film si possano mettere in programmazione dopo 14 mesi dalle sale contro l’ obbligo attuale a 36 mesi (addirittura prima delle tv tradizionali in chiaro e poco dopo quelle a pagamento). In cambio la richiesta del cinema transalpino agli ott è di ricevere finanziamenti sicuri per le proprie produzioni, visto che i fondi pubblici non bastano più. Un’ apertura non da poco nella mentalità francese se solo si ripensa allo scontro che la primavera scorsa aveva fatto tremare il Palais del Festival di Cannes, con Reed Hastings, patron di Netflix, contro l’ intera organizzazione della kermesse che aveva selezionato per la premiazione lungometraggi (come Okja) in mano alla piattaforma Usa ma di cui non voleva permettere la distribuzione prima dei 3 anni dall’ uscita in sala (vedere ItaliaOggi del 13/5/2017). A parte la potenza di fuoco finanziaria degli over the top e la loro ampia diffusione, i vari Netflix (almeno nel caso francese) sono convinti di avere comunque il coltello dalla parte del manico: visto che se accordo coi cinematografici non sarà, allora si può aspettare tranquillamente la nuova legge nazionale sull’ audiovisivo per cui di certo, è la tesi degli ott, il parlamento non vorrà scontentare nessuno e cercherà un compromesso, quindi meglio di sicuro del termine attuale a 36 mesi. Completamente commerciali invece le motivazioni delle tv americane come Nbc Universal e il gruppo Fox di Rupert Murdoch che vogliono arginare la fuga di telespettatori stanchi di interrompere la visione di un film a causa degli spot. Negli Usa, infatti, la pubblicità può arrivare a durare anche 20 minuti per ogni ora. Le emittenti, ognuna per sé, hanno deciso di abbassare la durata media totale, per ora, delle inserzioni on air. Si riducono anche i singoli format, durando in media un minuto. Se poi gli editori tv ne gioveranno in termini di audience ma ne patiranno in termini di raccolta pubblicitari, non c’ è ancora un giudizio condiviso tra gli addetti ai lavori. Certo è che in tutto il mondo gli investimenti sui video online crescono e poter trasmettere un format che va bene sia per internet sia per la tv classica può essere una bella attrattiva per gli inserzionisti pubblicitari. Tra i primi investitori a credere nei nuovi spot accorciati made in Usa ci sono PlayStation e la casa madre Sony.
Style Magazine parla anche cinese
Corriere della Sera
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Style Magazine, il mensile maschile di Rcs MediaGroup diretto da Alessandro Calascibetta, sbarca in Cina con una edizione (nella foto la cover) realizzata in licenza da Hemei Group, player dedicato ad attività legate al mondo del lusso in Cina e già editore di testate di moda e lifestyle. L’ edizione cinese del mensile è stata presentata in Italia con un evento a Milano nel ristorante di Carlo Cracco, in Galleria Vittorio Emanuele. «Style Magazine è un elemento di eccellenza, dall’ animo made in Italy, che si inserisce perfettamente, arricchendolo, nel nostro luxury retail network – le parole di Cameron Bai, publisher di Style Magazine China – che comprende oltre 200 boutique monomarca nelle principali 50 città cinesi e conta su un database di oltre 300 mila top client iscritti». Lanciato nel mese di gennaio 2018, Style Magazine China è distribuito in 400 mila copie.
Pier Silvio e Murdoch si scambiano i canali
Libero
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FABRIZIO BIASIN Alle ore 20.30 del Venerdì Santo arriva il comunicato stronca-serata: «Sky e Mediaset siglano la pace televisiva». Tu pensi: «E vabé, anche chissenefrega», ma in un attimo capisci che sei di fronte alla «rivoluzione mediatica» e ti tocca scrivere un articolo. Sky e Mediaset fanno pace e «pace» significa doppio accordo e «doppio accordo» significa «lusso vero per gli utenti» che a partire dall’ 1 giugno potranno usufruire dei seguenti due servigi. I CONTENUTI 1) Il primo accordo è quello relativo ai contenuti. Copiamo pari-pari dal comunicato: «Cinque canali di cinema e quattro canali di serie tv attualmente disponibili solo su Mediaset Premium, saranno visibili a tutti gli abbonati Sky via satellite senza nessun costo aggiuntivo. Inoltre, tutti i film e le serie tv disponibili on demand andranno ad arricchire la “libreria” di contenuti a disposizione degli abbonati». Tradotto: se prima avevi solo Sky, oggi hai Sky + Premium (film e serie) alla stesso prezzo. Entriamo nel dettaglio: «Gli abbonati Sky al pacchetto Cinema vedranno quindi – in aggiunta ai 12 canali HD targati Sky – i canali Premium che tutti insieme programmano ogni anno mediamente oltre 1.400 differenti titoli cinematografici». Insomma, mica pizza e fichi. Stesso discorso vale per le serie. Non stiamo lì a spiegarvi «quali» serie di una famiglia si sommeranno a quelle dell’ altra, anche perché praticamente (e ricordando il recente patto Sky-Netflix) sono «tutte» o quasi. Quindi, ecco a voi il secondo accordo commerciale del Venerdì Santo televisivo (anche qui prendiamo pari-pari dal fidato-comunicato, perché altrimenti famo notte). 2) «Sulla base di un secondo accordo commerciale relativo alla distribuzione di contenuti sulla piattaforma digitale terrestre, Sky Italia affitterà banda sui multiplex gestiti dalla società Ei Towers del Gruppo Mediaset, per distribuire direttamente una sua offerta a pagamento pensata appositamente per il digitale terrestre. Questa nuova offerta di contenuti pensata appositamente per il DTT includerà una selezione dei canali Sky e Fox insieme a quelli di cinema e serie tv di Mediaset Premium. A questo pacchetto di canali di cinema, serie tv e intrattenimento, si potrà aggiungere anche un altro pacchetto dedicato allo sport che includerà una selezione dei grandi eventi sportivi di Sky, anche in Alta Definizione». Il dato di fatto, insomma, è che o sei amico del satellite e ti vedi tutto «di là» o sei amico del DTT e ti vedi molto «di qua». «BUONE NOTIZIE» Chiusura con uno dei «papà» dell’ accordo, Andrea Zappia, amministratore delegato di Sky Italia, che spiega: «L’ accordo strategico siglato da Sky e Mediaset è ricco di buone notizie per gli amanti della televisione. Per gli utenti Sky sarà quasi come avere due offerte PayTv al prezzo di una. L’ altra ottima notizia è per chi invece non è ancora cliente Sky. Grazie a questa nuova partnership lanceremo a giugno un’ offerta pensata per il digitale terrestre». E buona Pasqua a tutti. riproduzione riservata.
Zuckerberg si scusa comprando pagine sui giornali di carta
Corriere della Sera
DAVIDE CASATI
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Il contrappasso ha, sulle prime, la forza evidente di una beffa. Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, ha acquistato domenica un’ intera pagina a pagamento su tre quotidiani americani e sei britannici. Lo ha fatto per scusarsi, dopo che il caso Cambridge Analytica ha chiarito al grande pubblico cosa può esser fatto con i dati personali, se il social network non ne impedisce usi impropri. E l’ ha fatto – qui sta l’ ironia – sulla carta stampata. Non è la prima volta che un colosso fondato sulla vendita di pubblicità online ne acquista su testate tradizionali. Capitò a Google, nel 2012. Ma allora si trattò di una prova di forza: uno spot su carta per dire che quelli su Google funzionano di più. Quella di oggi, invece, sembra quasi una richiesta di tregua. Un segnale inviato a chi, i giornali, li legge; ma anche a chi li pubblica. Due giorni fa, sul sito Axios , Scott Rosenberg ha rivelato le lamentele che i dirigenti di Facebook (e Google) esprimono, in privato, sulla copertura critica da parte dei media tradizionali. Una copertura ispirata, per i giganti hi -tech , da ragioni economiche: intralciare chi cattura gran parte della la pubblicità online , e avvantaggiarsene. Ma a rendere possibile quella copertura è soprattutto un clima nuovo: intorno e dentro questi colossi. Pentiti, talpe, fughe di notizie. L’ ultima, ieri, ha svelato un documento interno di due anni fa, firmato da Andrew Bosworth, uomo di fiducia di Zuckerberg. All’ indomani dell’ uccisione di un giovane americano avvenuta in diretta Facebook, «Boz» scrisse che la missione dell’ azienda era connettere le persone: anche se farlo «magari costa la vita a qualcuno che viene esposto alle violenze dei bulli; o a qualcuno che magari morirà in attentati organizzati sulla piattaforma». Gli ultimi scandali hanno spinto Zuckerberg a diventare molto più disponibile con la stampa Usa. Interviste a tv e giornali; persino una (rara) risposta vergata, ieri, per Buzzfeed , testata autrice dello scoop . Diverso l’ atteggiamento con la stampa del continente, l’ Europa, che ha varato una nuova, durissima normativa sulla privacy, e che lo ha multato per le false informazioni sull’ integrazione dei dati di Facebook e WhatsApp. Un segnale (110 milioni di euro, contro una capitalizzazione di 415 miliardi), ma molto chiaro. «I social possono salvarsi?», si chiedeva tre giorni fa il New York Times . A Zuckerberg, per rispondere, servirà più di una pagina di pubblicità sui giornali.
«Uanéma», la nuova factory del cartoon «made in Naples»
Il Mattino
Luciano Giannini
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Giga è un sorcio verde, un mouse. Stick un elefante arancione, una memoria di massa (la cosiddetta «memoria dell’ elefante»). Vivono in Internet, nei canali satellitari, nelle onde radio, nelle fibre ottiche, in quei luoghi, insomma, che diffondono informazioni. Sono capaci di scomporsi e ricomporsi come i pacchetti di dati che attraversano le reti o come gli eroi della «Enterprise» quando si fanno tele-trasportare. E, dunque, sono un format ideale per divulgare l’ astronomia: «Grazie alle loro capacità, sono inviati nello spazio con la missione di esplorare l’ universo. Perciò il cartoon, in formato tradizionale, è stato utilizzato dall’ Osservatorio astronomico di Capodimonte per spiegare agli studenti misteri e meraviglie del cosmo. E la nuova direttrice Marcella Marconi vorrebbe che diventasse il testimonial dell’ attività didattica dell’ istituto». Lo racconta l’ autore, Nicola Barile. Pioniere in Campania dell’ animazione e dell’ educational, il regista, disegnatore e imprenditore napoletano, assieme ad altri colleghi illuminati, ha riunito ingegneri, informatici, disegnatori, artisti digitali, scrittori, registi, musicisti per creare una factory che lavora nell’ animazione con una eccellenza che è al passo con quel che si fa nello stesso ambito in altre parti del mondo. Uanèma, l’ espressione dialettale «uh, ànema» con l’ accento spostato: così si chiama la società che Barile ha costituito, unendo la sua Tile Storytellers, che offre contenuti per l’ editoria e l’ audiovisivo, con la Digital Comoedia, specializzata dal 2002 in computer graphic in 3d e prodotti multimediali ad alta tecnologia, che offre ai Beni culturali e a imprese dell’ aerospazio e della difesa, come la Leonardo (ex Finmeccanica-Alenia-Selenia-Galileo…). Con Barile direttore creativo, Giovanni Calvino e Guido Bozzelli, Ceo di Tile e Digital Comoedia, oggi Uanèma produce contenuti digitali avanzati e prodotti interattivi basati sulla realtà virtuale (VR), sulla realtà aumentata (AR), la mixed reality (MR) e lo storytelling, realizzando film, video e serie per il cinema e la tv. Targato Uanèma, per esempio, è il cartone animato che pubblicizza in tv una nota marca di caffè partenopeo; o quello che ha commentato «Ninna nanna di sua maestà», una delle canzoni in concorso al 60° Zecchino d’ oro. E ora «Giga & Stick» è stato scelto tra i finalisti del contest sulla realtà virtuale nell’ ambito del prossimo Cartoons on the Bay, il festival dell’ animazione organizzato dalla Rai a Torino dal 12 al 14 aprile. «Il Giga & Stick in concorso – spiega Barile – è solo un promo, ma è uno dei primi esempi in Italia di cartoon realizzato in VR; ed è frutto dell’ ingegno napoletano. Indossando il visore, lo spettatore si ritrova immerso nell’ azione, a 360 gradi». Un altro progetto di «Uanèma» è Fiammetta, una graphic novel tradizionale, che rievoca la donna amata da Boccaccio e, grazie a un bando di Film Commission e Regione Campania, diventerà un lungometraggio animato: «A disegnare la storia è Mirko Serino, altro talento napoletano, appena ventunenne». Poi, c’ è «Lola on board», pilota di una serie tv, per bambini fino ai sei anni, anch’ essa finanziata da Film Commission e Regione, sulle avventure di una bimba simpatica, sveglia e impertinente, che vive su una nave da crociera assieme alla nonna: «È una sorta di Pippi Calzelunge 2.0», commenta Barile. E c’ è Arkaevision, un altro progetto educational, in collaborazione con il Cnr, che usa anche la realtà aumentata: «A Paestum riprodurremo in VR il tempio di Hera II, così com’ era nel V secolo aC. Con il visore si potrà entrare, dialogando e interagendo con la dea e la sacerdotessa. In AR, invece, sarà l’ esperienza a tu per tu con la Tomba del Tuffatore. Osservando l’ affresco, le scene e le figure si animeranno, arricchite da ausili didattici scritti e filmati». Come ammoniva Peter Pan, «non smettere di sognare. Solo chi sogna, può volare». Uanèma sogna e anche Napoli giovane comincia a muovere le ali. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Niente quotidiani a Pasquetta | Prima Comunicazione
Prima Comunicazione
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Niente quotidiani a PasquettaNiente quotidiani a Pasquetta30/03/2018 | 10:56La Federazione Italiana Editori Giornali comunica che il Lunedì dell’ Angelo, 2 aprile 2018, i giornali quotidiani non usciranno. In tale giorno, inoltre, le edicole avranno la facoltà di non attuare l’ apertura in base agli accordi relativi alla disciplina della rete di vendita.Edicola (Foto: Olycom)Brasile, giornaliste sportive contro le molestie. “Anche l’ indifferenza uccide”. #DeixaelatrabalharNewsletterPer essere sempre aggiornato sulle notizie più rilevanti della giornata e ricevere gli esclusivi Muy Confidencial, i dati e i documenti più importanti, iscriviti subito alle nostre due newsletterIscrivitiAnalisi ascolti tvPrima Comunicazione P.IVA:10196010150 Copyright © Prima Comunicazione – Editoriale Genesis Srl. Tutti i diritti sono riservati. Sede legale via Vincenzo Monti 15 – 20123 MilanoSeguici su:Ricevi le news di Primaonlinedirettamente nella tua InboxIscrivitiQuesto sito utilizza cookie, di prima e di terza parte, per inviarti pubblicità in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, clicca qui . Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’ uso dei cookie. Accetta.
Sul telecomando vince l’ abbonato di Murdoch
La Repubblica
ANTONIO DIPOLLINA
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Sky e Mediaset hanno fatto un misto clamoroso e complicatissimo di canali e l’ hanno chiamato pace televisiva. Ci si potrebbe gettare anima e corpo nel distinguere le varie offerte, ma su tutto splende un enorme punto interrogativo e si chiama calcio. Finché i diritti della serie A non verranno assegnati, tocca andare per approssimazione. Ma quello che c’ è non è poco. Quello in una botte di ferro sembra l’ abbonato Sky: senza aumenti di prezzo si vede recapitare il meglio dell’ offerta cinema e serie tv dei canali Premium a pagamento. Mica poco, se pensiamo alle esclusive in film di gente come Warner Bros, Universal e Medusa. E anche il pacchetto delle serie tv ha titoli di richiamo, da The Sinner a Mr Robot, Supergirls per non dire di Suits, serie ormai strafamosa perché vi recita la Megan futura principessa inglese. L’ abbonato Sky sa che dalla prossima stagione avrà la Champions League e anche l’ Europa League, avrà la F1 e il Motomondiale, sa che – se aderisce al nuovo servizio Sky Q – avrà anche Netflix dal 2019: il resto dell’ offerta la conosce bene, deve solo attendere anche lui, magari con un minimo di apprensione, la soluzione della questione serie A di calcio – sulla quale Sky combatte per avere forti esclusive e pacchetti completi. Per l’ attuale abbonato Premium il discorso è assai diverso. Sa che non avrà più la Champions, sa che la serie A al momento è un miraggio, magari apprezza assai i canali cinema di Premium e anche quelli delle serie come Joi: ma per esempio è Mediaset stessa che gli sta facendo capire quanto sarà appetibile in futuro la sua offerta in chiaro (in partenza il canale 20, cinema e serie tv non in prima visione ma belle e forti, e martedì per l’ ouverture anche Juve-Real). Per la pay si vedrà: quello che rimane, l’ attuale Premium potrebbe diventare un servizio low cost con poca serie A e i vecchi canali (intanto anche visibili sul satellite). Ma arriverà, a pagamento, la robusta offerta di Sky sul digitale terrestre: a spanne, ancora da definire, avrà Sky 1, Sky Atlantic, Fox e FoxCrime, Sky Cinema 1 e un misterioso canale sport (un po’ di Champions? Un po’ di Formula 1?). Più i nove canali cinema e serie di Premium: non è male, senza parabola, pagando solo quell’ abbonamento. Il rischio è casomai per Sky, che in questo pacchetto – a prezzi ovviamente inferiori – non potrà mettere troppe cose concorrenti alla sua pregiata offerta sul satellite. Come detto, appena si chiarirà la questione calcio, il quadro si chiarirà parecchio. Ma il nuovo puzzle televisivo che va a comporsi ha davvero l’ aria dei cambiamenti epocali. Anche perché non è sicuramente finita qui. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
DATI E PRIVACY UNA DIFESA DI FACEBOOK
La Repubblica
ANDREA IANNUZZI
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Ogni processo – e quello che sta fronteggiando Facebook sul caso Cambridge Analytica è un processo in piena regola – deve contemplare il diritto alla difesa. Mark Zuckerberg ha tutti gli strumenti per difendersi da solo e lo sta già facendo, rivolgendosi non tanto a chi lo accusa (governi, media, qualche vicino di casa della Silicon Valley) ma alla giuria popolare, due miliardi di persone chiamate a decretare il destino del social network nel quale trascorrono un paio d’ ore al giorno. Le ammissioni di colpa sulle falle nella protezione dei dati e le misure messe in atto hanno l’ obiettivo di tranquillizzare quei milioni di utenti, ma rispondono anche alla necessità di ribadire come la responsabilità ultima appartenga al singolo individuo: ciascuno di noi può – e dovrebbe – gestire il flusso di informazioni che fa transitare sulla piattaforma. Che cosa potrebbe fare, a questo punto, un avvocato difensore di Facebook? Prima di tutto, dichiararsi colpevole. Non dei “reati” di cui oggi la società californiana è accusata, ma di una strategia che non ha mai messo la trasparenza al centro. Da anni, Facebook sembra ignorare gli obblighi connessi alle dimensioni e alla pervasività di una piattaforma digitale che rappresenta la prima “nazione” mondiale. La pretesa neutralità tecnologica dell’ infrastruttura non è sostenibile: andrebbero resi più chiari gli algoritmi, le procedure che portano a cancellare alcuni post, a sospendere utenti, i rapporti con gli inserzionisti, con i governi e altre terze parti. Chiarita questa premessa, la difesa può entrare nel merito delle accuse. La prima: Facebook ha contribuito ad alterare i risultati elettorali (Brexit ed elezioni Usa). In realtà, se parliamo di microtargeting – cioè messaggi personalizzati rivolti a nicchie di elettori – si tratta di una tecnica sfruttata da Obama nella campagna 2008, che per questo venne elogiato (e quindi imitato dalla destra). Se invece parliamo della manipolazione che sarebbe stata messa in piedi da Cambridge Analytica, entriamo nel campo dei contenuti e quindi dovremmo pretendere da Facebook un filtro sulla propaganda, affidandogli in questo modo un ruolo editoriale. Facebook è un editore? Sul tema c’ è un dibattito aperto. Si deve però evitare di trasformarlo in giudice della verità e censore politico, perché in tal modo gli si darebbe davvero il potere di influenzare la democrazia. Ma anche volendo accettare il ruolo di Facebook come veicolo di disinformazione, quali prove abbiamo che l’ operazione sia davvero servita a far vincere la Brexit o Trump? Al momento, nessuna. Nemmeno Christopher Wylie, l’ ex socio di Cambridge Analytica che ha raccontato il “furto di dati” ha potuto fornire elementi sull’ efficacia dell’ operazione. C’ è infine la questione, più ampia, della privacy dei cittadini in rete. Ma qui ci sono due argomenti a difesa di Facebook: il primo è che, grazie al nostro consenso, tutto viene fatto rispettando le norme attuali. Ora si tratterà di capire, almeno in Europa, come la piattaforma si adeguerà al Gdpr, il nuovo regolamento comunitario in materia di protezione dei dati, che però coinvolge tutti coloro che operano su Internet. Perché, ed è questo il secondo punto, in base al principio che “se un servizio è gratis, la merce sei tu”, la lista dei vampiri di dati personali è pressoché infinita. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Il giornalista colpito da Spada “Nessuno ci aiutò dopo la violenza”
La Repubblica
FEDERICA ANGELI
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Piervincenzi e il cameraman Rai raccontano il pestaggio subito a Ostia e il clima di omertà Il boss e il suo gregario in collegamento dalla cella « Stavo seguendo, per conto del programma ” Nemo”, le elezioni nel X Municipio e da qualche giorno eravamo a Ostia per questo. Il primo turno elettorale aveva fatto registrare un successo incredibile di Casapound e l’ endorsment di Spada verso gli esponenti di punta del X Municipio di Ostia di Cp era evidente. C’ erano foto che li ritraevano insieme, post su Facebook. Volevamo quindi sentire chi aveva invitato a votare Casapound che aveva preso il 18%, ovvero Roberto Spada » . È iniziata così la testimonianza di Daniele Piervincenzi nell’ aula Occorsio del tribunale di Roma, ieri, poco prima delle 13. In tribunale, a sostegno del cronista di Rai 2 che lo scorso 7 novembre fu barbaramente picchiato dal boss Roberto Spada dell’ omonimo clan, ci sono tanti colleghi, la Federazione nazionale della stampa, la presidente dell’ Ordine dei giornalisti del Lazio Paola Spadaro, l’ Usigrai, l’ associazione Libera. In aula c’ è parecchia tensione. Spada e il suo guardaspalle, Ruben Alvez Del Puerto, che picchiò l’ operatore Edoardo Anselmi con calci e pugni al volto, sono videocollegati dalle rispettive carceri. Non danno l’ autorizzazione ad essere ripresi e ascoltano a braccia conserte ogni parola della deposizione dei due testimoni. Prima che inizi l’ audizione, con estremo ritardo e a seguito delle polemiche sollevate dall’ opinione pubblica, il Campidoglio si aggiunge in extremis alla costituzione di parte civile. Il Tribunale la accoglie, così come quelle della Regione Lazio e delle associazioni Libera e Caponnetto, e della Fnsi e dell’ Ordine, presentate nella precedente udienza. Piervincenzi è il primo a salire sul banco dei testimoni. « Abbiamo incrociato per strada Roberto Spada e in maniera cordiale abbiamo iniziato una conversazione. A me interessava capire il suo sostegno alla luce del grande risultato elettorale dell’ estrema destra a Ostia. Più volte gli ho chiesto come spiegasse l’ impennata di voti a Casapound dopo il suo invito attraverso i social a votarli ma lui si sottraeva a questa domanda. Non ha mai voluto rispondere ». Quindi si arriva al momento clou: la testata e le manganellate a Piervincenzi e il pestaggio di Anselmi che, per non farsi portare via la telecamera che aveva immortalato tutto, per stringerla a sé, viene ripetutamente colpito al volto da calci, pugni e manganellate. Gli avvocati degli imputati tentano in ogni modo di lasciare fuori dalle gravi accuse per Spada e Alvez Del Puerto l’ imputazione che pesa come un macigno: l’ aggravante del metodo mafioso. Ma le parole delle due vittime spiegano cosa accadde negli attimi successivi il pestaggio. « Nessuno a piazza Gasparri di fronte a quella scena è intervenuto. Ho sentito addirittura il rumore delle tapparelle che si chiudevano » , dice Piervincenzi. L’ azione violenta si è consumata in un contesto omertoso, aveva spiegato al collegio il pubblico ministero Giovanni Musarò. « C’ erano una decina di persone – ha poi confermato il video operatore Anselmi – tra quelle dentro e fuori la palestra, ma nessuno ci ha aiutato. C’ erano curiosi affacciati alla finestre, poi sono spariti tutti». I due, coi volti tumefatti dalle botte, si sono quindi avviati alla macchina per andare via. Accompagnati dalla frase: «Ecco che succede se rompete». © RIPRODUZIONE RISERVATA La deposizione Daniele Piervincenzi nell’ aula Occorsio del tribunale nel momento della sua testimonianza.
L'articolo Rassegna Stampa del 31/03/2018 proviene da Editoria.tv.