Quantcast
Channel: Editoria.tv
Viewing all articles
Browse latest Browse all 8058

Rassegna Stampa del 30/12/2017

$
0
0

Indice Articoli

Al conflitto di interessi di Berlusconi la sinistra non fa più caso

Operazione Fox-Sky, ancora rinvii

Chessidice in viale dell’ Editoria

Pubblicità, giri di concessionarie nel nuovo anno: Libero e Giornale passano a Sport Network, Fattoquotidiano.it sceglie Moving Up

Itedi-Finegil, conclusa la fusione

«Così cambierò la stampa locale Impariamo a diventare necessari»

La scommessa di Bechis: dirigerà cinque Corrieri

Al conflitto di interessi di Berlusconi la sinistra non fa più caso

Il Manifesto
DANIELA PREZIOSI
link

II Altro che «forza tranquilla»: il claim mitterrandiano che Renzi vuole utilizzare per il Pd al voto del 4 marzo per ora è una lontana aspirazione. Con il rischio di diventare presto una battuta di spirito. A FINE ANNO I VERTICI del Pd (come quelli di tutte le forze politiche) sono alle prese con il puzzle delle candidature. I nomi dell’ uninominale dovranno essere pronti fra il 15 e il 20 gennaio; per il proporzionale si potrà attendere ancora qualche giorno. Ma il crollo nei sondaggi ridimensiona di ora in ora il numero dei seggi papabili. Per non parlare della lotteria del Rosatellum che restringe quelli sicuri. Il sospetto che i pretoriani del capo stiano componendo le liste in «tranquilla» solitudine spinge il ministro Orlando a rispolverare la richiesta di una direzione sulle candidature avanzata – mai formalizzata – nel corso delle polemiche su Maria Elena Boschi. «A chiederlo non è la minoranza Pd, ma tutto il partito», dice ora. UFFICIALMENTE LA ROAD MAP pre vede un incontro di Renzi con i segretari regionali dopo l’ 8 marzo, un bis a Torino fra il il 12-13 gennaio con gli amministratori e infine il 14 a Milano con il ministro Calenda, il sindaco Sala e il candidato Giorgio Gori sul caso Lombardia. La direzione potrebbe essere convocata, ma nella seconda metà di gennaio: per ratificare le scelte già fatte. MA LA «FORZA TRANQUILLA» tran quilla non è neanche sul fronte delle alleanze o, meglio, sul fron tedi quel po’ di compagni di strada che il Pd è riuscito a convincere. Giovedì Renzi si è visto recapitare la mail di «Insieme» (nome scippato al duo Pisapia-Bersani e a quell’ abbozzo di alleanza poi fallito frai due). I promotori Bonelli, Nencini e Santagata chiedono con grande urgenza un confronto. Professano la propria «ispirazione ulivista» (ma Prodi ha intimato di togliere il logo dell’ Ulivo dal loro simbolo), ricordano di aver partecipato «alle stagioni vincenti del centrosinistra» (non proprio da protagonisti in verità) e si dichiarano pre occupati «per l’ assenza di un confronto politico e programmatico tra le forze della coalizione e in particolare per la difficoltà del Pd ad esercitare il ruolo di promotore e di collante». Tradotto: il paternalismo di Piero Fassi no non li rassicura più, a loro non è arrivato neanche uno straccio di proposta. Renzi per ora non li prende neanche in considerazione: i personaggi non sono proprio di primissimo piano. Lui poi non è mai stato GIANDOMENICO CRAPIS II E così andiamo verso l’ ennesima elezione politica con il capo di un partito, e possibile leader di una coalizione, proprietario di 3 delle 7 reti generaliste e di una ventina tra i canali digitalifree epay. Un impero che non ha eguali negli altri paesi (europei e non solo). Si può parlare nuovamente, come è stato fatto in queste settimane, di conflitto d’ interessi (leggi Boschi o Grasso), ma a condizione di non dimenticare l’ originale, il vero conflitto d’ interessi che da un quarto di secolo stringe la democrazia italiana in un angolo. Un conflitto al quale a sinistra non guarda più nessuno. Chi, più anziano, per non sentirsi ricordare le colpe del passato quando rinunciò, in nome di una realpolitik esiziale, a normare il duopolio Rai-Mediaset; chi, più giovane, per avere furbescamente dismesso, dopo le annunciate rottamazioni, qualsiasi ipotesi di cambiamento nel sistema; chi, infine, perché convinto che il problema sia cancellato dall’ avvento del digitale e/o magari dal declino dell’ imprenditore politico -televisivo. Un abbaglio colossale, quest’ ultimo. L’ ennesimo. Come dimostrano i fatti e poche, incontestabili, verità. La prima è che le tv (generaliste e non) fan delle alleanze: si era rassegnato alla sceneggiata della coalizione fidandosi dell’ appeal di Fassino. Con i noti risultati. A DESTRA, OVVERO in quella che il Pd chiama «area moderata», ieri è arrivata la lista «Civica popolare» guidata da Beatrice Lorenzin e raggranellata da quel che resta di Ap, centristi, Idv e spiccioli. Anche in questo caso il simbolo va ritoccato: avevano hanno deciso di usare una margherita, ma gli eredi hanno subito intimato Lorenzin e parrocchia (fra i quali peraltro si farebbe fatica a trovare uno che abbia mai militato nella Margherita di Rutelli). NEL FRATTEMPO I RADICALI attacca no la neoleader: la «indimenticabile ministra del fertility day» (la definizione è di Arturo Scotto, Leu) guardacaso si è «dimenticata» di depositare la relazione annuale al parlamento sull’ applicazione della legge 194. INTANTO A +EUROPA si vivono ore di sconcerto di fronte alla disinvoltura con cui il Pd maneggia il loro tentativo di lista. Bonino&Magi devono raccogliere le firme entro il 29 gennaio (lo stan di Raiset la fanno da padrone sul resto delle reti digitali, raccogliendo oltre il 50% del pubblico, con punte anche molto più alte: il duopolio (che Sky ancora non intacca) è vivo e vegeto e condiziona i media del nostro paese. La seconda è che l’ uomo di Arcore è pronto a rilanciare la sua sfida politica, alla faccia di chi lo voleva oramai fuori gioco. La terza, quella che più ci interessa a poche settimane dall’ elezione del nuovo parlamento, è che le sue televisioni rimangono a sua disposizione quando si tratta di cercare consensi: basta dare un’ occhiata ai numeri Agcom di novembre per avere conferma di un dato che da no facendo, separatamente, anche quelli di Potere al popolo e di Sinistra Rivoluzionaria). Ma per farlo devono aspettare che il Pd decida i candidati dell’ uninominale. Dal Pd arrivano messaggi rassicuranti (metteranno loro a disposizione forze e logistica per la raccolta) ma resta il punto politico: l’ intenzione del Pd di procedere verso un «prendere o lasciare» è più che evidente. I GUAI NON SONO ANCORA FINITI. In Lombardia il candidato Gori ha qualche mese risulta chiarissimo ( e che questo giornale ha già segnalato ad agosto). Come del resto si è visto con l’ intervista di Costanzo a Berlusconi spostata in prima serata, Mediaset si appresta anche questa volta a tirare la volata elettorale al leader degli azzurri, alla faccia di deontologie professionali, par condicio o altre amenità pluraliste che da quelle parti vedono come fuffa. Tg5, Tg4, Studio Aperto e TgCom hanno così da tempo inaugurato la campagna elettorale concedendo, dopo una lunga sordina, amplissimo risalto alle gesta di Forza Italia e del suo fondatore. Con tempi di antenna e di parola scanda rotto il tavolo con Mdp forte dell’ alleanza con l’ area Pisapia: che però oggi rivela (ai distratti in precedenza) la sua fragilità. Insomma, Gori ha sbagliato alleato e si avvia alla sconfitta. ASSAI PIÙ SAGGIO nel Lazio Nicola Zingaretti, che torna al voto nello stesso giorno delle politiche, nei giorni scorsi ha lanciato un appello per l’ unità della coalizione. Qui Mdp è della partita: l’ imput di D’ Alema è stato chiarissimo. A non starci è però Sinistra losamente alti: in media rispettivamente 28% e 35% (al tg di Liguori la palma della parzialità con il 40% del tempo di parola a Fi). Non succedeva dal 2013, Letta al governo, quando il partito di Berlusconi raccoglieva dal 30 al 45% delle attenzioni nei suoi tiggì (percentuali poi precipitate anche fino ad un terzo). Numeri abnormi che più nessuno va a guardare, e di italiana che vagheggia un’ alternativa: il verde Paolo Cento, sostenuto da Stefano Fassina che dopo essere stato per anni uno degli uomini più vicini al governatore, da mesi ormai lo sottopone a una critica implacabile. LEU RISCHIA DI ANDARE DIVISA nel Lazio e invece unita al voto politico rivelando da subito la sua natura fragile? Dopo Capodanno toccherà a Grasso la prima prova delle sue doti di leader. E sarà già una prova serissima. cui nessuno sembra più scandalizzarsi, ma intollerabili per televisioni che pur godono di concessioni pubbliche nonché per chi abbia a cuore non diciamo il pluralismo, ma anche soltanto l’ etica di un mestiere. Si sa, il vero partito di Berlusconi sono state, e restano ancora oggi, le sue televisioni. Ad avvalorare il nostro discorso la constatazione di come, viceversa, le tv di Forza Italia abbiano quasi azzerato l’ attenzione per la Lega, i Cinque stelle e figure istituzionali come il premier, che fino all’ anno scorso godevano di un’ esposizione sui telegiornali Media set di gran lunga superiore. Temiamo che la tenaglia elettorale della par condicio, unica legge tv decente varata dalla sinistra al governo, ma che scatta a 30 giorni dal voto, non basterà nelle prossime settimane ad arginare l’ offensiva in vista delle urne. Forse non ce lo ricordiamo più, ma proprio il compianto Ciampi nel gennaio 2006 arrivò a chiedere alle Camere, di fronte alle scorrettezze in video di Berlusconi, l’ applicazione anticipata della norma. Resta il rammarico, che sa di incredibile beffa dopo gli anni dell’ Ulivo e quelli di Renzi, di come anche questa volta si sia sprecata l’ occasione di fare del nostro paese, sul fronte del pluralismo tv, un paese normale.

Operazione Fox-Sky, ancora rinvii

Italia Oggi
CLAUDIO PLAZZOTTA
link

In Italia ci si lamenta sempre che non si fa impresa perché ci sono troppi lacci e lacciuoli, burocrazie, tempi lenti, una giungla di leggi, mille enti pubblici, permessi, e bla bla bla. Certo che nel Regno Unito, quello che ha scelto la Brexit per liberarsi dalle pastoie di Bruxelles, e che dovrebbe essere il paradiso delle politiche liberali e delle decisioni veloci, le cose vanno anche peggio. Era l’ ormai lontanissimo inizio di dicembre 2016: la 21st Century Fox di Rupert Murdoch decise di lanciare la proposta di acquisto del 100% di Sky Plc, il broadcaster televisivo con sede a Londra e consociate europee in Germania, Austria, Irlanda e Italia. Fox deteneva già il 39% di Sky Plc, e offriva 14 miliardi di euro per il rimanente 61%. Gli azionisti di Sky Plc accettarono. Ma servivano i via libera dei governi. Nell’ aprile del 2017 arrivo l’ ok della Commissione europea. La palla, poi, passò all’ esecutivo inglese, che la girò subito all’ Antitrust britannico (la Competition and markets authority). Un ente che, a oltre un anno dalla operazione Fox-Sky, non ha ancora deciso un bel nulla. Tra rinvii, richieste di ulteriori documentazioni, eccetera, la burocrazia britannica ha accumulato ritardi: si attendeva un parere in dicembre, poi la data è stata spostata a metà gennaio 2018. Ma il terremoto accaduto a metà dicembre 2017 nel mondo dei media, con il gruppo Disney che ha acquisito 21st Century Fox, ha creato i presupposti per ulteriori rinvii (si parla già di decisioni che non potranno arrivare prima di marzo-aprile 2018). Decisioni che, peraltro, a questo punto avranno pesanti impatti pure su Disney: il colosso di Burbank, infatti, si è impegnato a sborsare 52,4 miliardi di dollari per le attività di 21st century Fox (compreso il 39% di Sky Plc), oltre a coprire i 13,7 miliardi di dollari di debiti. Dovesse, alla fin fine, andare in porto l’ acquisizione Fox-Sky Plc, la Disney dovrebbe mettere sul piatto ulteriori 14 miliardi di euro, ovvero 16,7 miliardi di dollari. E, quindi, per l’ operazione Fox si troverebbe a investire la colossale cifra di quasi 83 miliardi di dollari. In attesa degli sviluppi, comunque, il business di Sky in Italia prosegue senza intoppi. La holding Sky Italian holdings ha in pancia le partecipazioni in Sky Italia (100%), i cui conti sono stati esaminati da ItaliaOggi del 28 dicembre scorso, in Nuova società televisiva italiana (100%, è la società editrice di Tv8, e per i conti vedere sempre ItaliaOggi del 28 dicembre) e in Vision distribution (60%, mentre il restante 40% della nuova società di distribuzione cinematografica è diviso in quote dell’ 8% tra International Film, Palomar, Cattleya, Indiana production e Wildside). Nell’ esercizio 2017 il valore delle partecipazioni iscritte a bilancio si è leggermente incrementato: confermati i 2,627 miliardi di euro per il 100% di Sky Italia, società che, secondo la holding, ha un valore recuperabile sul mercato addirittura superiore a quello iscritto a bilancio. Il 100% di Nuova società televisiva italiana, invece, è iscritto a bilancio a 41,95 milioni di euro. Un valore superiore a quello del patrimonio netto, e derivante dalla somma del prezzo pagato per la sua acquisizione e dei versamenti in conto capitale per coprire le perdite di 21 milioni di euro nei due esercizi 2016 e 2017 (già staccati da Sky Italian holdings due assegni da 11,5 milioni l’ uno sia il 21 giugno 2016, sia il 21 giugno 2017). Infine, il 60% di Vision distribution è in carico a un valore di 12 milioni di euro. La società, nata formalmente alla fine del 2016, è tuttavia ancora in una fase di start up. E nell’ esercizio chiuso a fine giugno 2017 ha accumulato 1 milione di euro di perdite. © Riproduzione riservata.

Chessidice in viale dell’ Editoria

Italia Oggi

link

Wind Capodanno in Musica in diretta su Canale 5 e su Radio 105, R101 e Radio Subasio. L’ ultimo dell’ anno, dalle ore 21,00, su Canale 5, Federica Panicucci presenta Wind Capodanno in Musica in diretta dall’ Unipol Arena di Casalecchio di Reno (Bologna). Sul palco tra gli altri Benji & Fede, Alex Britti, Francesco Gabbani, Chiara Galiazzo, Ermal Meta e Anna Tatangelo, oltre a Thomas, Mario Venuti e Michele Zarrillo. L’ intero evento sarà trasmesso a partire dalle 21,00 in diretta su Canale 5 e in contemporanea su Radio 105, R101 e Radio Subasio. MasterChef, 1,1 milioni di telespettatori. Sono stati scelti i 20 aspiranti MasterChef che si sfideranno nella nuova edizione del cooking show di Sky. In crescita gli ascolti per gli episodi 3 e 4 di MasterChef Italia, visti l’ altroieri dalle 21,15 su Sky Uno/+1 Hd e Sky on demand da 1.098.889 spettatori medi (con una crescita del 17% rispetto ai primi due episodi dello scorso giovedì), 1.549.204 spettatori unici e una share su Sky Uno del 3,64%. Sui social network, MasterChef Italia risulta il secondo programma televisivo più commentato della settimana. L’ hasthag #Masterchefit ha ottenuto 4.415 citazioni su Twitter, diventando l’ hasthag più utilizzato della giornata relativo a un programma tv ed è entrato nella classifica dei Trending topic per tutta la giornata dell’ altroieri e fino alle prime ore della giornata di ieri. Ora i 20 concorrenti si sfideranno tra prove in studio ed esterne, davanti alla nuova giuria composta da Antonia Klugmann, Bruno Barbieri, Joe Bastianich e Antonino Cannavacciuolo, per conquistare il titolo di nuovo MasterChef d’ Italia. Casta Diva, ipotesi cedola nel 2018. Casta Diva ha guadagnato ieri a Piazza Affari, nell’ arco della giornata, lo 0,83% a 1,451 euro in scia all’ ipotesi di distribuire dividendi già a partire dal 2018. Infatti Casta Diva, in seguito ai risultati del bilancio annuale 2017 e alla chiusura del primo trimestre 2018, valuterà se avviare anticipatamente una politica di distribuzione dei dividendi. La percentuale di utili che sarà eventualmente distribuita come dividendo sarà sempre in linea con le medie del mercato in modo da preservare livelli di patrimonializzazione ampiamente cautelativi. Il board della società quotata sull’ Aim ha poi deliberato la semplificazione della struttura societaria, segnatamente in Turchia, nell’ ambito della semplificazione già in corso della struttura di governance delle società controllate. Per quanto riguarda la semplificazione della struttura societaria, quindi, l’ operazione prevede a tendere la responsabilizzazione di un amministratore unico, eventualmente affiancato da un direttore generale, per ogni società operativa e la concentrazione del consiglio di amministrazione sui temi più strettamente strategici e di gruppo.

Pubblicità, giri di concessionarie nel nuovo anno: Libero e Giornale passano a Sport Network, Fattoquotidiano.it sceglie Moving Up

Italia Oggi
MARCO A. CAPISANI
link

Il 2018 porterà tra i quotidiani un giro di nuove concessionarie responsabili delle inserzioni pubblicitarie. Diventerà innanzitutto operativo l’ accordo per la raccolta delle campagne nazionali tra il Giornale pubblicato da Paolo Berlusconi e Sport Network, concessionaria dell’ editore di TuttoSport e Corriere dello Sport Roberto Amodei, che soprattutto entra col 10% nell’ azionariato dell’ editrice Società europea di edizioni (See) di Paolo Berlusconi (vedere ItaliaOggi del 13/10/2017). Sport Network si consolida in Lombardia e nel Nord Italia, sempre da gennaio, anche grazie al nuovo incarico con Libero, per la sua raccolta nazionale (prima seguita dalla System 24 del gruppo Sole 24 Ore) e per quella online, secondo quanto risulta a ItaliaOggi. Aggiungendo a Giornale e Libero anche il Tempo (come Libero parte del gruppo Angelucci), Sport Network si rafforza così non solo nell’ area dei quotidiani ma soprattutto copre il segmento editoriale dalle testate più conservatrici fino a quelle più progressiste come il Fatto Quotidiano in versione cartacea. Peraltro, a proposito di giri di concessionarie, la versione online del Fatto (www.ilfattoquotidiano.it) cambia spostandosi da AdUX (già HiMedia) a Moving Up. Se tra i vari incarichi di Moving Up c’ è anche la raccolta per la versione online del Foglio, nel caso di Sport Network il rafforzamento della società nei quotidiani si abbina a un presidio già in atto sul fronte televisivo, per esempio con le tv areali ex Publishare. Nel portafoglio di Sport Network, infine, c’ è il magazine Alitalia Ulisse.

Itedi-Finegil, conclusa la fusione

La Stampa
F.D.P.
link

Si è concluso il processo di fusione Itedi-Finegil, con la nascita di Gedi News Network. La società, che ha sede a Torino, controlla La Stampa, il Secolo XIX e tredici testate locali. Il presidente sarà Luigi Vanetti, mentre i due amministratori delegati saranno Maurizio Scanavino per la divisione Nord-Ovest e Marco Moroni per le divisioni che fanno riferimento all’ ex Finegil. Il direttore editoriale della nuova società sarà il direttore de La Stampa Maurizio Molinari, mentre il vice direttore editoriale sarà Andrea Filippi, con la responsabilità del coordinamento dei giornali locali. Roberto Bernabò, direttore editoriale dell’ ex Finegil, lascia il gruppo per assumere l’ incarico di vicedirettore del Sole 24 ore con delega all’ area digitale. Gnn, controllata al 100% da Gedi gruppo editoriale, edita in Toscana Il Tirreno, in Emilia la Gazzetta di Modena, la Gazzetta di Reggio e La Nuova Ferrara; in Lombardia La Provincia Pavese e la Gazzetta di Mantova; in Veneto Il Mattino di Padova, La Nuova Venezia e Mestre, la Tribuna di Treviso e il Corriere delle Alpi; in Friuli Venezia Giulia il Messaggero Veneto e Il Piccolo, e in Piemonte, a Ivrea, il trisettimanale La Sentinella del Canavese. Oltre a controllare Gnn, Gedi gruppo editoriale è anche editore de La Repubblica, L’ Espresso e alcuni periodici, come Limes, Mind e Micromega. Fanno parte del gruppo anche tre emittenti radiofoniche nazionali (Radio Deejay, Radio Capital e m2o) e alcune reti televisive musicali. Gedi opera, inoltre, nel settore Internet e raccoglie la pubblicità, tramite la concessionaria Manzoni, per i propri mezzi e per editori terzi. Il conto economico consolidato pro-forma 2016 del gruppo riporta ricavi per 705,9 milioni di euro, un ebitda di 55,1 milioni di euro e un utile di 11,9 milioni di euro. [F.D.P.] BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.

«Così cambierò la stampa locale Impariamo a diventare necessari»

Il Tempo
VALERIO MACCARI
link

Umiltà, entusiasmo e la consapevolezza che la buona stampa, per funzionare socialmente ed economicamente, deve avere la capacità di diventare «necessaria». È questo lo spirito con cui Franco Bechis si avvicina all’ incarico di direttore del Corriere dell’ Umbria e degli altri Corrieri dell’ Italia centrale editi dal gruppo Angelucci, il cui avvio è previsto ufficialmente per il prossimo primo gennaio. Un impegno di tipo nuovo, che porta Bechis dal giornalismo nazionale al mondo della stampa locale, e in una zona d’ Italia che ha vissuto negli ultimi anni profonde difficoltà. «Le zone del Centro Italia servite dal Corriere dell’ Umbria e dagli altri Corrieri del gruppo sono un territorio che potremmo definire terremotato due volte: naturalmente e politicamente», spiega a Il Tempo. «C’ è il disastro naturale dei terremoti di Amatrice e di Norcia, che hanno colpito profondamente Rieti ed Umbria, zone che si trovano ora di fronte alla sfida della rinascita dopo la tragedia. E poi ci sono altre zone che sono state terremotate dalla caduta delle banche e dagli scandali politici. È un piccolo sisma anche questo, perché questo è la caduta di una banca locale per il territorio, per le conseguenze che ha sul credito e sulle imprese. E anche per la ribalta – non sempre gradita – che la vicenda ha avuto sulla stampa e sulle tv nazionali di un tema che continuerà a durare: le banche di Siena e Arezzo probabilmente continueranno ad essere al centro della campagna elettorale». Per lei, che ha legato la sua carriera ai grandi quotidiani nazionali, è una sfida professionale inedita. «È qualcosa di nuovo, che non ho mai fatto, una sfida che affronto con l’ umiltà di chi arriva e la voglia di fare ed inventare cose nuove. Mi sostiene un giornale di qualità, fatto di professionisti che lavorano bene, e insieme a cui troveremo la voglia e la capacità di crescere ancora». Ma la stampa, ed in par ticolare quella locale, ha ancora la forza di incidere? «Credo di sì, e credo che sia particolarmente vero per la stampa locale. I quotidiani del territorio hanno ancora una loro forza notevole, perché raccontano senza andare troppo lontano la vita che vedono i lettori. Scherzando, potrei dire che in alcune località qualcosa che accade non accade veramente finché non compare sulle colonne del Corriere locale. È vero però che c’ è un profondo rapporto di fidelizzazione con il pubblico, anche perché parliamo di giornali locali che hanno una lunga storia e una grande autorevolezza. Un rapporto di fiducia costruito con il tempo e che continua a tenere». E che riesce ad essere utile ai cittadini. «Non sono in molti a fare la cronaca locale come si deve: i giornali nazionali non coprono adeguatamente i territori, e quando lo fanno non lo fanno adeguatamente. Troppo spesso, indatti, le redazioni centrali raccontano le cose da lontano, mediando il loro giudizio attraverso altre fonti. Il giornalismo locale, invece, è una forza genuina: è il racconto in prima persona dei fatti, e la testimonianza diretta è insostituibile, nonostante l’ ottimo lavoro delle agenzie di stampa». Insomma l’ industria dell’ informazione locale regge dal punto di vista sociale. Riesce a stare in piedi anche da quello economico? «L’ editoria locale è in questo momento il settore più sano dell’ editoria, quello che ha risentito meno della crisi e della caduta delle copie, proprio perché la cronaca locale rende ancora l’ informazione vicina ai lettori. A sostenere i Corrieri, oltre alle vendite cartacee, c’ è anche l’ attività multimediale e le iniziative collaterali inerenti al territorio. Il Gruppo ha inoltre ancora ampi spazi di sviluppo e crescita anche sul web: abbiamo cinque testate online con grandi possibilità, e nelle quali posso portare un po’ dell’ esperienza che ho maturato sul sito web di Libero». E quale sarà l’ obiettivo per il prossimo futuro? «Essere ancora più interessanti, autorevoli e necessari. La crisi è stata dura, e ha colpito moltissimi cittadini. E per tanti, ha trasformato il comprare il quotidiano in un piccolo investimento. Per questo bisogna imparare a diventare necessari, a valere la spesa del COMUNE DI SORGONO AVVISO DI GARA – CIG 732343950B.

La scommessa di Bechis: dirigerà cinque Corrieri

Libero

link

ENRICO PAOLI Franco Bechis, da vicedirettore di Libero alla direzione del Corriere dell’ Umbria, si fa in 5. Anzi, in 7 se vogliamo essere precisi. Dal primo gennaio il giornalista assume la direzione dei Corrieri dell’ Umbria, di Siena, Arezzo Viterbo e Rieti e continuerà a prestare la sua opera d’ inchiestista ed editorialista anche per Libero e Il Tempo, le testate ammiraglie del gruppo editoriale della famiglia Angelucci. Bechis prende il posto di Anna Mossuto, che ha guidato il Corriere dell’ Umbria dal 2009. Bechis, torinese, 55 anni, ha alle spalle una lunga esperienza di giornalista economico, iniziata con il Sabato, consolidata con Milano Finanza (di cui diventa prima caporedattore e poi vicedirettore e, infine, direttore). Dal dicembre del 2002 al 2006 è stato direttore responsabile del quotidiano romano Il Tempo, per poi passare alla direzione di Italia Oggi. Nel 2009 approda a Libero come vicedirettore. E ora lo sbarco alla guida Corrieri del Centro Italia, rispondendo ad logica di crescita interna al gruppo. «È un esperienza che mi mancava», spiega il neo direttore delle 5 testate, che nei giorni scorsi ne ha parlato in una intervista a Radio Radicale, «e per questo affronto la sfida con grande entusiasmo. L’ editoria locale, e lo dicono i numeri, ha ancora una sua vitalità. La cronaca del territorio rende ancora l’ informazione vicina ai lettori. Non ci sono molti che la fanno quindi le testate rimaste leader hanno un rapporto fiduciario con i propri lettori e anche la caduta pubblicitaria è stata minore che altrove». Insomma, per Bechis il nuovo incarico non sarà affatto un lavoro di ordinaria amministrazione, ma di straordinaria immaginazione. Come ha già fatto capire, l’ ex vicedirettore di Libero è pronto a fare le cose in grande stile, puntando ad iniziare la nuova avventura con due interviste forti: Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. E poi spazio alle grandi firme del video: da Giovanni Floris a Enrico Mentana passando per Clemente J. Mimun, direttore del Tg5. Nel menù dei temi caldi banche, lavoro e territorio. «In quelle zone il terremoto e la gestione dello stesso non è stata una cosa esemplare», spiega Bechis, «non si è trovata una soluzione abitativa dignitosa a una gran parte di chi ha perso la casa con le scosse. La consegna delle Sae, le casette, è andata molto a rilento, la qualità si è scoperto alla fine in alcune zone come a Visso non erano adeguate per viverci. Lì è un tema che si pone perché se l’ emergenza terremoto è stata peggiore delle altre forse c’ è una ragione da andare a cercare anche nella diversa conformazione della Protezione civile, che di fatto è stata smontata e regionalizzata, non c’ è un centro di comando per gestire l’ emergenza. Non avere poi i poteri speciali, tolti perché qualcuno ne ha approfittato, ha reso tutto meno rapido. Ero ad Amatrice alle 9.30 del mattino e c’ era confusione. Ho visto molte emergenze terremoto da giornalista e mai ho visto tanta confusione come in questo caso». E poi Mps ed Etruria. «Siena e Arezzo», rileva Bechis, «hanno un tema banche che probabilmente sarà al centro della campagna elettorale. I cronisti sul territorio possono raccontare qualcosa in anteprima che poi interessa tutti». riproduzione riservata LA CARRIERA Torinese, 55 anni, Franco Bechis ha iniziato al Sabato, poi a Milano Finanza (di cui diventa prima caporedattore e poi vicedirettore e direttore). Dal 2 dicembre 2002 al 2006 è direttore responsabile del Tempo, per poi passare alla direzione di Italia Oggi. Dal 2009 è vicedirettore di Libero. IL NUOVO INCARICO Dal 1 gennaio Franco Bechis, sarà il nuovo direttore del Corriere dell’ Umbria e degli altri Corrieri del Centro Italia: Arezzo, Siena, Rieti, Viterbo. Prende il posto di Anna Mossuto, che lo ha guidato dal 2009. LA FIRMA Il giornalista manterrà comunque la collaborazione sia come editorialista che autore d’ inchieste per i quotidiani del gruppo, Libero e Il Tempo, in modo da coprire i settori d’ interesse, sia economico che politico Franco Bechis, ex vicedirettore di Libero, passa alla direzione dei giornali locali


Viewing all articles
Browse latest Browse all 8058