Indice Articoli
L’ EDITORE SPERICOLATO ANTI-AMAZON
Mediaset, Mondiali calamita 2018
Blogo ha chiesto il fallimento
Chessidice in viale dell’ Editoria
Giornali, locandine gratis al bar
Nuovi canali e tutto in chiaro È il Mondiale firmato Mediaset
Radio 24 e Kiss Kiss uniti dalla pubblicità Radiogiornale
Una rete di editori contro gli abusi di Amazon
L’ EDITORE SPERICOLATO ANTI-AMAZON
La Repubblica
Stefano Bartezzaghi
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Chissà se la valente casa editrice E/O, i cui meriti vanno anche oltre la pubblicazione delle opere di Elena Ferrante, metterà in programma nuovi volumi su Davide e Golia o sulla letteratura cavalleresca, magari arrivando persino a un Don Chisciotte. Certo qualcosa di ardimentoso e anche spericolato ce l’ ha, la mossa di rompere con Amazon, canale di distribuzione (innanzitutto libraria) di vastissima portata e fra i primi esempi di business usciti dalla Rete. Ma quando è troppo poco, è troppo poco. Amazon pretende dagli editori di ottenere i loro libri a un prezzo molto basso e può così praticare uno sconto del 15 per cento sul prezzo di copertina che fa molto piacere ai lettori, ma molto meno piacere agli editori, meno ancora alle grosse librerie, infinitamente meno ai librai indipendenti. Così la casa italiana ha deciso di non accettare il capestro delle condizioni di Amazon, la quale ha restituito il magazzino dei libri editi da E/O, che ora non venderà più. Se volete regalare Ferrante, Carlotto o Mary Karr, accomodatevi in libreria. L’ avessero deciso all’ inizio di dicembre, i librai sarebbero stati anche più contenti: a un solo giorno dal Natale il vantaggio per loro non sarà molto apprezzabile. Resta però il principio. C’ è da aggiungere che negli ultimi giorni l’ immagine di Amazon è appannata anche dalla conferma che a ritenere inaccettabili le condizioni che impone sono non solo gli editori ma i lavoratori, che a Piacenza sono tuttora in stato di agitazione per contestare forme contrattuali e carichi di lavoro. Il libro è una merce diversa dalle altre, si dice con qualche ragione. Una delle diversità però non è di quelle che lusingano chi le detiene. Il libro è infatti l’ unica merce che ci pare sempre costare troppo e su cui ci pare normalissimo chiedere, e aspettarci, una limatura al prezzo di copertina. È lo sconto, a essere scontato, nel libro. Consideriamo che si tratta di un oggetto pochissimo deperibile materialmente e che il suo valore, sul piano culturale, può essere inestimabile e di durata secolare. Per chi non è vicino alle fasce di povertà, stentare a pagarlo magari 12 euretti è veramente da pitocchi. Davvero Amazon non potrebbe praticare prezzi meno ammiccanti, visto che rispetto alla concorrenza ha già il vantaggio dell’ acquisto in Rete? La vertenza di Piacenza ci dice inoltre, e una volta di più, che ora che la new economy ha assestato il tiro e ha prodotto colossi capaci di dominare mercati globali o quasi, a una società come la nostra arriva un conto che è davvero caro e non prevede alcun ribasso: dovremo pagare per intero il lusso di non avere costruito, immaginato, inventato forme che possano rendere compatibili gli effetti dello sviluppo tecnologico e la qualità del lavoro, quindi della vita sociale medesima. Un problema politico di portata enorme, certo. Ma la soluzione trovata in Italia è sembrata quella di non porselo. C’ è Amazon, ci sono Uber e i taxi, ci sono i social network e gli organi di informazione, Airbnb e l’ industria turistica. Vantaggi economici e di comodità per i consumatori, problemi per gli operatori tradizionali, necessità di rinnovarsi, arroccamenti in posizioni di forza, abbassamento della qualità del servizio e dei livelli occupazionali Uno qui, uno là, sono problemi che ricorrono e a cui dovrebbe rispondere la politica. Se ne parlerà nella campagna elettorale? C’ è da dubitarne e allora ci faremo bastare un’ Amica geniale. Cercandola in libreria, naturalmente. © RIPRODUZIONE RISERVATA Stefano Bartezzaghi (Milano, 1962) è docente di Semiotica e Teorie della creatività alla Iulm (Milano). Dirige il festival Il senso del ridicolo a Livorno. Il suo ultimo libro è Parole in gioco (Bompiani, 2017)
Mediaset, Mondiali calamita 2018
Italia Oggi
MARCO A. CAPISANI
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«Se nel 2018 ci sarà crescita sul mercato pubblicitario, allora potrebbe essere catturata tutta dai prossimi Mondiali di calcio. Di sicuro il torneo in Russia calamiterà le inserzioni nei sei mesi precedenti» alla data di inizio prevista il 14 giugno: in questa frase del vicepresidente e a.d. di Mediaset Pier Silvio Berlusconi c’ è la sintesi del perché il Biscione ha acquistato i diritti tv delle 64 partite della Coppa del mondo Fifa (disponibili pure in Spagna sulle reti del Biscione), anche se la Nazionale azzurra non si è qualificata e dopo un investimento netto di 40-45 milioni di euro (ossia detraendo dalle spese per i diritti e il prodotto il risparmio sui contenuti alternativi da mandare in onda al posto dei Mondiali). I prezzi reali dei diritti non sono stati dichiarati. Però, ieri a Cologno Monzese durante la presentazione della programmazione tv per i Mondiali, Pier Silvio Berlusconi ha ribadito che si tratta di «un’ operazione destinata a creare margini sia in Italia sia in Spagna. I ricavi supereranno i costi». E se l’ assenza degli Azzurri rischia di azzoppare ascolti e raccolta pubblicitaria secondo alcuni commentatori, Berlusconi jr ha spiegato invece che «quattro anni fa l’ impatto dell’ Italia è stato di sole tre partite. Il Mondiale ha un’ influenza sugli ascoltatori maggiore di quella della Nazionale». Tradotto in numeri, gli obiettivi sono di «superare la share al 23-24% registrata da Sky e Rai con la precedente Coppa Fifa». Quanto alla raccolta pubblicitaria i Mondiali vengono definiti «un’ opportunità grossa» laddove, nel 2014, Rai aveva dichiarato un budget di circa 70 milioni di euro, Sky di circa 40 milioni. Ma a proposito di tv pubblica e pubblicità, per Mediaset non è tanto una sfida a chi raccoglie di più ma la querelle resta sugli affollamenti pubblicitari perché Viale Mazzini, che già beneficia delle entrate dal canone, «è un unico in Europa che falsa tutto il mercato», ha sottolineato Berlusconi jr. Nel frattempo, è intervenuto Stefano Sala a capo della concessionaria di Mediaset: «Chiudiamo il 2017 in positivo ed è il terzo anno consecutivo che succede. La nostra quota di mercato è cresciuta al 38,5% e pensiamo di poter superare nel 2018 il traguardo del 39%, che ci eravamo dati come obiettivo da raggiungere entro il 2020». Sempre secondo Sala, il Biscione archivierà quest’ anno intorno al +0,3/+0,5% complessivo, a fronte di un mercato atteso al -2,5% dallo stesso a.d. di Publitalia ’80. In evidenza la radio Mediaset a +7%, considerando che il rafforzamento sul mezzo è stato avviato l’ anno scorso. E il 2018? «Sarà caratterizzato da una crescita moderata», ha concluso Sala. Comunque l’ aspetto più importante dell’ operazione Mondiali e del suo impatto, ha proseguito Pier Silvio Berlusconi, è che «per la prima volta trasmetteremo tutte e 64 le partite del Mondiale in diretta. Senza canone e senza abbonamento, superiamo il servizio pubblico facendo servizio per il pubblico». Canale 5 trasmetterà l’ incontro inaugurale e quelli dagli ottavi di finale in poi, Italia1 sarà la rete maggiormente dedicata al torneo anche se andranno on air dalla Russia sia Mediaset Extra sia la pay tv Premium (con la tecnologia 4K per il prime time), senza dimenticare la nuova app, le radio del gruppo e il web. «Sono i primi Mondiali nell’ era della total audience oltre che nel primo anno della piattaforma Mediaset Play», ha proseguito l’ a.d. di Mediaset che ha annunciato per marzo la destinazione del canale 20 sul dtt (vedere ItaliaOggi del 30/11/2017). A proposito di progetti futuri, nel 2018 di Mediaset c’ è anche Vivendi di Vincent Bolloré con cui «abbiamo avviato una mediazione giudiziale. Non stiamo trattando ma cerchiamo un accordo, che può essere anche stragiudiziale». Semmai, è l’ intervento Consob sulla jv Tim-Canal Plus (entrambe le società fanno capo a Vivendi e l’ ipotesi era che nella jv entrasse anche Mediaset) che «può ostacolare» le trattative col Biscione per vendere contenuti all’ operatore tlc, nel quadro del mancato acquisto della pay tv Premium. «Ma il problema è più di Tim che ha bisogno di contenuti. Noi siamo ben disposti». Ieri il titolo Mediaset ha chiuso in borsa a -0,67% a 3,286 euro. © Riproduzione riservata.
Blogo ha chiesto il fallimento
Italia Oggi
CLAUDIO PLAZZOTTA
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Lo scioglimento e la messa in liquidazione di Blogo.it srl (lo scorso 15 novembre) e la richiesta di istanza di fallimento, presentata in questi giorni, sono una grave sconfitta per l’ editoria digitale italiana. Anche perché Blogo si descriveva come «l’ editore nativo digitale col maggior numero di lettori in Italia. Forte di una redazione di autori competenti e puntuali (che racchiudono nella loro professionalità le competenze dei giornalisti, la freschezza dei blogger e la completezza dei content curator), Blogo pubblica oltre 50 magazine verticali, vere e proprie referenze per gli argomenti trattati». Belle parole, grandi audience, ma i conti, quelli in euro, non sono mai tornati. Nel 2011 Dada vendette il ramo di azienda poi ridenominato Blogo alla Populis srl, che sborsò sei milioni di euro. E la Populis srl, fondata da Luca Ascani e Salvatore Esposito, e formalmente controllata dalla Populis Ireland ltd di Dublino, per un breve periodo si posizionò come uno dei principali network digitali in Italia e, con qualche ambizione, pure in Europa. Arrivò a nominare direttore editoriale Antonello Piroso, che restò lì un annetto, prima di sloggiare all’ inizio del 2014. A fronte di ricavi sempre nell’ ordine dei 4 milioni di euro, la Populis srl non è riuscita a tenere sotto controllo i costi. Nel 2015, ad esempio, ricavi complessivi per 4,8 milioni di euro ma 2 milioni di euro di perdite. Perciò, già nell’ aprile del 2016 la Populis decide di vendere Blogo.it alla società lussemburghese Ics securities sarl, che versa un bonifico di 50 mila euro e si accolla i debiti per 1,97 milioni di euro che Populis Ireland srl aveva verso Blogo. Il 14 aprile 2016 la Populis srl viene posta in liquidazione. E anche la controllante Populis Ireland ltd, in data 11 ottobre 2016, va in liquidazione. Insomma, l’ esercizio 2016 di Populis srl perde di significato, con una attività sostanzialmente cessata, appena 416 mila euro di ricavi a fronte di 2,7 milioni di costi, per una perdita di fine esercizio pari a 2,4 milioni di euro. Chiuso il capitolo Populis, le cose per Blogo.it, però, non vanno meglio. Il 7 ottobre 2016 viene costituita la società Blogo.it srl, controllata al 100% da Ics securities sarl, amministrata da Stefano Carli ed Edoardo Negri e con un capitale sociale di 100 mila euro (Blogo.it viene fusa per incorporazione in Ics Securities Italia). L’ esercizio 2016, che in sostanza è formato da un paio di mesi, si chiude con 571 euro di perdite, per una società sostanzialmente inattiva ma con 19 dipendenti, e una redazione, con sede a Milano, guidata dal direttore editoriale Grazia De Sensi e dal direttore responsabile Gianluca Pezzi. Lo scorso 15 novembre, come detto, ecco lo scioglimento e la messa in liquidazione di Blogo.it-Ics securities Italia. E ora arriva pure l’ istanza di fallimento. A dimostrazione che il mestiere di aggregatore di blog è quantomeno complicato, e che puoi avere 1,1 milioni di like sulla tua pagina Blogo di Facebook, e oltre 3 milioni di amici sulle 20 fanpage verticali. Tutto ciò, però, non si traduce in fatturato per te. Ma, al limite, solo per Facebook. © Riproduzione riservata.
Chessidice in viale dell’ Editoria
Italia Oggi
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Sole 24 Ore, sciopero oggi e domani in edicola. Anche il sito non sarà aggiornato. Alla base dello sciopero, hanno fatto sapere ieri dalla redazione con una nota, «la decisione dell’ azienda di disdettare unilateralmente un accordo integrativo». Decisione che «arriva a soli dieci mesi dalla firma di uno stato di crisi che ha condotto all’ uscita 35 colleghi». Mondadori, nuovo finanziamento di 450 milioni con pool tre banche. Il gruppo Mondadori ha sottoscritto un nuovo contratto di finanziamento per 450 milioni di euro in tutto, della durata di cinque anni e con scadenza a fine 2022. Il nuovo contratto coinvolge un pool di tre banche (Banca Popolare di Milano, Intesa Sanpaolo e UniCredit) e sostituisce le attuali linee di credito (2015-2020). Al 30 settembre 2017 Mondadori ha registrato una posizione finanziaria netta di -256 milioni di euro. Radio, pubblicità a +9%. Il fatturato a novembre è di 37,126 milioni. «S’ intravede per il terzo anno un consuntivo ampiamente positivo. La crescita progressiva a novembre è +5,8% sul 2016 e +7,1% sul 2015, a cui contribuiscono tabellare ed extra tabellare», ha dichiarato il presidente Fcp-Assoradio Fausto Amorese. Agcom, individuati i mercati rilevanti nel mercato radio. Il Consiglio dell’ Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) ha approvato il documento conclusivo della fase di individuazione dei mercati rilevanti nel settore della radiofonia («Fase 1»). Il testo individua due mercati rilevanti: quello dei servizi radiofonici in ambito nazionale e mercati dei servizi radiofonici in ambito locale. Bene gli ascolti de La7. Giovedì scorso La7 con il 5,47% di share si è attestata a quarta rete in prime time superando Rai 3, Italia1 e Rete4 ferme rispettivamente al 5,31, al 4,89 e al 3,47%. Otto e Mezzo ha conquistato il 6,35% di share con 1.577.556 telespettatori medi e picchi del 7,14% con 1.792.217. Il tg delle 20,00 ha ottenuto il 5,38% di share e 1.216.594 telespettatori medi e picchi del 6,07% e 1.399.476. Piazzapulita ha realizzato il 5,64% di share, 1.050.837 telespettatori medi e picchi dell’ 8,08% di share con 1.608.279. Il network La7+La7d ha conquistato il 4,57% di share nella giornata con 11.268.896 telespettatori contattati.
Giornali, locandine gratis al bar
Italia Oggi
GAETANO COSTA
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Ha atteso il brindisi di Natale coi giornalisti. Poi ha annunciato la novità: «Locandine dei giornali gratis fuori dai bar». Il sindaco pd di Firenze, Dario Nardella, ha varato un provvedimento per rilanciare la diffusione dei quotidiani. A partire dall’ 1 gennaio del 2018, i richiami delle prime pagine potranno essere esposti senza esborsi di denaro all’ entrata dei caffè e dalle tabaccherie che si trovano nei punti strategici della città. Un modo per dare visibilità alla carta stampata e per invogliare i cittadini a dare un’ occhiata alle principali notizie del giorno. È un peccato che le locandine, di solito, siano contro il sindaco», ha scherzato Nardella coi cronisti fiorentini. «Speriamo che questo provvedimento possa essere utile e che altre città ci seguano». Il successore di Matteo Renzi, durante l’ incontro con la stampa, ha affrontato anche il tema delle fake news. «Ogni giorno», ha spiegato, «ci sono cittadini che scambiano una serie di presunte notizie per informazione, ma che invece non lo sono. La sfida è rimettere l’ informazione deve stare. E dare ai cittadini gli strumenti per poter capire la realtà e non confonderla». «Si sta sbiadendo il confine tra raccontare un fatto per com’ è stato e ciò che non lo è. È una sfida da cui passa il destino di centinaia di migliaia di persone e che riguarda tutti». Nardella cita un esempio che ha coinvolto Firenze. «Tempo fa», sono le parole del primo cittadino riportate da Repubblica Firenze, «un signore disse su Facebook che stava crollando il ponte di San Niccolò. Ci sono state migliaia di telefonate di cittadini allarmati. Ma non era vero. Nel momento in cui non ci sono elementi che certifichino la certezza di quel che accade, diventa tutto molto più difficile». Per consentire ai bar e alle tabaccherie di esporre gratuitamente le locandine dei giornali, la giunta Nardella ha autorizzato l’ abbattimento del Cosap, il canone per l’ occupazione di spazi e aree pubbliche. «Questo va ad aggiungersi agli sgravi fiscali alle edicole che, prima città italiana, abbiamo già varato nei mesi scorsi», ha proseguito il sindaco in riferimento ai provvedimenti adottati lo scorso giugno. In particolare, l’ amministrazione fiorentina, tramite un pacchetto denominato «Salva edicole» che costerà al Comune circa 250 mila euro, ha introdotto uno sconto del 30% nel 2018 e del 70% dal 2019 sul canone d’ occupazione del suolo pubblico per i chioschi di giornale. Inoltre, come ulteriore sostegno per gli introiti economici, gli edicolanti hanno avuto il permesso di rilasciare certificati di matrimonio, morte, nascita, residenza, stato di famiglia e contestuale, stato libero, cittadinanza ed esistenza in vita. Negli ultimi cinque anni, a Firenze hanno chiuso 20 edicole, mentre quelle rimaste aperte sono un centinaio. «In due anni saranno modificati i coefficienti Cosap applicati alle edicole di tutta la città, da quelli del centro a quelli periferici», aveva sottolineato in estate l’ assessore al Bilancio, Lorenzo Perra. Ora sarà la volta delle locandine fuori da bar. © Riproduzione riservata.
Nuovi canali e tutto in chiaro È il Mondiale firmato Mediaset
Corriere della Sera
Renato Franco
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Si comincia con Russia-Arabia Saudita, la partita inaugurale, su Canale 5. Quindi i gironi eliminatori su Italia 1 – e le quattro partite più interessanti in prime time invece sulla rete ammiraglia -, infine dagli ottavi alla finale di nuovo su Canale 5. Mediaset ha già fatto il palinsesto della prossima estate, quella dei Mondiali in Russia, i primi senza l’ Italia, i primi sui canali della tv commerciale che trasmetterà in diretta tutte le 64 partite di Russia 2018. Pier Silvio Berlusconi, amministratore delegato di Mediaset, sfoggia un sorriso degno del padre, ma non rinuncia alla stoccata: «Nel fare servizio per il pubblico questa volta Mediaset batte il servizio pubblico vero e proprio. È da tanto tempo, dal 2002, che una tv italiana non trasmette tutte le partite su un broadcasting non a pagamento. Per la prima volta, inoltre, tutte le partite del Mondiale saranno trasmesse in diretta in chiaro, senza dover pagare nulla, visto che con noi non si paga né abbonamento né canone». L’ a.d. di Mediaset ha inoltre spiegato che «questa è un’ operazione destinata a creare margine, i ricavi aggiuntivi supereranno le uscite. Non parliamo del costo dei diritti (ma c’ è chi ipotizza intorno ai 50 milioni di euro, ndr ), ma il costo reale per Mediaset sarà di 40-45 milioni». In chiaro ci sarà anche un canale interamente dedicato a Russia 2018 (Mediaset Extra), mentre gli abbonati a Premium potranno seguire tutte le partite sulla pay tv, con la risoluzione in 4K. In una sinergia di gruppo, 105 sarà la radio ufficiale dei Mondiali e trasmetterà una partita in diretta con il commento della Gialappa’ s Band. Si fanno anche le prime previsioni Auditel: Mediaset conta di superare l’ ascolto medio di Brasile 2014 quando lo share medio per partita di Rai e Sky fu intorno al 23%. L’ assenza dell’ Italia pesa ma fino a un certo punto: l’ ultima volta la Nazionale ha giocato solo tre partite. Se a Cologno Monzese festeggiano, a viale Mazzini salgono i mugugni. Usigrai e il comitato di redazione di Raisport hanno espresso «sconcerto per la mancata assegnazione dei diritti in chiaro dei Mondiali di calcio in Russia: un fatto gravissimo e inaccettabile sia a livello di immagine sia nei confronti dei cittadini». Si muove anche la politica: Michele Anzaldi (Pd) ha chiesto al presidente della Vigilanza Roberto Fico di valutare l’ opportunità di convocare in Commissione i vertici Rai e di Rai Sport.
Nessun quotidiano il 25 dicembre, i giornali tornano in edicola il 27. Ecco il calendario Fieg di uscita nelle feste
Prima Comunicazione
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La Federazione Italiana Editori Giornali comunica il seguente calendario di uscita dei giornali quotidiani in occasione delle prossime Festività. Lunedì 25 dicembre 2017: nessun quotidiano e chiusura delle rivendite. Martedì 26 dicembre 2017: nessun quotidiano e chiusura delle rivendite. Lunedì 1 gennaio 2018: nessun quotidiano e chiusura delle rivendite. Sabato 6 gennaio 2018: chiusura facoltativa delle rivendite dalle ore 13:00 in poi.
Mediaset, il Mondiale e Totti
Il Giornale
Andrea Bonso
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Andrea Bonso A Mediaset l’ entusiasmo è tanto e non lo nascondono. L’ esclusiva dei diritti tv, radio e online di Russia 2018 rappresenta infatti un’ enorme occasione di consolidamento e di crescita per il Biscione. Piersilvio Berlusconi, ad e vice presidente Mediaset, è raggiante: «Per la prima volta tutte le partite di un Mondiale verranno trasmesse in diretta e gratuitamente. È il massimo. Ora mi piacerebbe tantissimo coinvolgere Totti nel progetto». Nonostante l’ ufficialità sia arrivata solamente due giorni fa, Mediaset ha già impostato una grande offerta per il pubblico italiano. Tutte le 64 partite saranno trasmesse su Italia 1 e Canale 5, ma non mancheranno i vari programmi di approfondimento, anche su Mediaset Extra, che diventerà il canale tematico sulla competizione iridata. La strategia del Biscione vuole sfruttare tutte le possibilità del primo Mondiale total audience (tv, device e social). Verrà creata un app ad hoc e sul web, oltre a vedere le partite, si avranno a disposizione moltissimi servizi. Radio 105 sarà inoltre la radio ufficiale. Dal canto suo, la Rai risponde con la Champions League (di cui Sky ha i diritti). Dalla prossima stagione, infatti, la migliore gara di ogni mercoledì sarà visibile gratis su Rai 1. Rimanendo in tema di diritti tv, ma questa volta per quelli della Serie A, stanno proseguendo i lavori alla ricerca della soluzione migliore per l’ assegnazione. Si sarebbe fatta avanti anche una banca del Qatar, che avrebbe offerto 13 miliardi per i prossimi 10 anni. Il bando però dovrebbe essere pubblicato il 4 gennaio.
Radio 24 e Kiss Kiss uniti dalla pubblicità Radiogiornale
Il Giornale
Paolo Giordano
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Sempre più movimentato il mare delle radio nazionali. Il gruppo 24 Ore ha annunciato che la propria concessionaria pubblicitaria System 24 ha avuto la concessione esclusiva della raccolta pubblicitaria di Radio Kiss Kiss. Si tratta di un accordo molto importante perché da una parte «apre» il mondo del Sole 24 Ore a editori terzi e dall’ altra consente di «gestire» un portafoglio complessivo di oltre 4,5 milioni di ascoltatori. Oltretutto, si tratta di ascoltatori «pubblicitariamente» molto «profilati» nel senso che sono riconoscibili e individuabili anche sotto il profilo commerciale. Si tratta in pratica di una operazione indirettamente figlia dalla grande rivoluzione scatirata della nascita di Radio Mediaset che raccoglie Radio 105, Virgin e in parte anche Radio Montecarlo. Un asset che ha evidentemente alterato gli equilibri creando comunque uno stimolo alla crescita per tutto il mondo dell’ etere italiano. E così due radio all’ apparenza distinte si trovano unite dalla stessa ricerca pubblicitaria. Radio 24 è la voce radiofonica del Sole 24 Ore e vanta nomi indiscussi nell’ ambiente come, tanto per fare qualche esempio, quelli di Giuseppe Cruciani, Gianluca Nicoletti o Marta Cagnola. E Radio Kiss Kiss è l’ unico network nazionale che sia nato nel Sud Italia. Da oltre quarant’ anni raggiunge un target «young/adult» che oggi le consente di essere il nono polo radiofonico più ascoltato con 2.424.000 ascoltatori nel giorno medio. Il merito è di una conduzione sempre frizzante, talvolta guascona (come ad esempio quella di Pippo Pelo) e anche una particolare attenzione al Napoli Calcio.
Una rete di editori contro gli abusi di Amazon
Il Giornale
di; Francesco Giubilei *
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di Francesco Giubilei * La rottura tra l’ editore e/o (che pubblica Elena Ferrante) e Amazon ha fatto balzare agli onori delle cronache editoriali una questione irrisolta che torna di attualità a intervalli regolari: il rapporto tra il colosso di Seattle e gli editori. La collaborazione con Amazon, così come quella con Google News per i giornali, è un tema che ogni editore, grande o piccolo, prima o poi deve affrontare. La quota di mercato dello store americano, le richieste degli autori e dei lettori, fanno sì che anche gli editori duri e puri debbano, se non piegarsi alle regole di Amazon, per lo meno scendere a compromessi poiché i libri, anche se non forniti direttamente, saranno comunque disponibili sul sito grazie a intermediari. Nella maggioranza dei casi chi si rifiuta di vendere su Amazon non lo fa per un rifiuto aprioristico o per un preconcetto ideologico ma per ragioni commerciali. Partiamo dal presupposto che l’ editore, oltre che un custode della cultura, è un imprenditore: non collaborare con il principale sito di vendite online è un danno ingente in termini economici. Il problema sorge perché le condizioni di vendita di Amazon sono sconvenienti a causa di una percentuale troppo alta trattenuta sul prezzo di copertina senza offrire servizi che la giustifichino. Se un distributore nazionale in libreria trattiene il 60% sul prezzo di copertina in cui sono comprese le quote della libreria (30% circa) e dei promotori, Amazon chiede circa il 50% senza dover corrispondere una percentuale ad altre librerie e soprattutto senza avere gli ingenti costi della distribuzione tradizionale. L’ iter di un libro ordinato su Amazon è semplice: il cliente lo acquista, l’ editore lo spedisce al magazzino di Amazon che a sua volta lo invia al lettore, è evidente che il 50% trattenuto è una percentuale troppo alta. Come si può risolvere questa situazione? In un solo un modo: fare rete tra editori chiedendo in modo unitario una revisione delle condizioni di vendita. Se un singolo editore si opponesse ad Amazon ritirando dalla vendita i propri libri, il danno sarebbe più per il proprio catalogo che per il colosso statunitense; se invece la presa di posizione fosse condivisa dalla stragrande maggioranza degli editori italiani, sarebbe ben diverso. Mai come in questo momento di passaggio da un modello distributivo tradizionale a quello online è necessario collaborare per definire regole e condizioni chiare. In tal senso potrebbe essere una soluzione un tavolo di confronto con i rappresentanti degli editori (specialmente indipendenti) e Amazon Italia, un’ iniziativa che potrebbe promuovere l’ Aie per dare una maggiore istituzionalità. Al tempo stesso sarebbe opportuno avviare iniziative di sensibilizzazione dei lettori per trasmettere l’ importanza ad acquistare i libri nelle librerie, veri presidi culturali nelle città, luoghi di incontro e confronto in cui si respira cultura trasmettendo sensazioni che vanno oltre l’ asettica icona «acquista in un clic». * editore.