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Nuova sede Rai, spunta anche Catella
Radio Kiss Kiss, a System 24 la raccolta pubblicitaria
Class Cnbc, la hit parade della pubblicità in tv
Chessidice in viale dell’ Editoria
Iab misurerà la qualità online
Nuove norme sulle intercettazioni Arriva lo sportello per i giornalisti
Fake news al quadrato
Il Fatto Quotidiano
Marco Travaglio
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Ieri, come sempre, abbiamo letto su Repubblica con l’ attenzione che merita il report di Ilvo Diamanti su un sondaggio Demos-Coop dedicato agli effetti delle fake news sulla quantità sempre maggiore di cittadini che si informano sui social media. A incuriosirci, oltre alla firma di Diamanti, erano i titoli sulla prima pagina di Repubblica (“Fake news sul web: metà degli italiani è stata ingannata”) e sulla seconda (“Fake news, cresce l’ allarme. Beffato un italiano su due”). Poi abbiamo letto Diamanti e abbiamo scoperto che la “metà” degli “ingannati” non si riferiva agli “italiani”, ma a quel 63% di loro che dicono di informarsi sul web. Quindi gli “ingannati” o “beffati” sarebbero il 31,5 e non il 50% degli italiani: non “un italiano su due”, ma meno di uno su tre. Poi naturalmente bisogna intendersi su chi siano gli “ingannati” o “beffati”: si tratta di quel 56% (sul 63% degli italiani che si informano in Rete) che dichiara di aver considerato vera almeno una notizia poi rivelatasi falsa nell’ ultimo anno. Repubblica affianca al sondaggio un riepilogo dell'”escalation”, anzi dell'”emergenza” fake news coi soliti riferimenti a 5Stelle e Lega (B. e Renzi invece dicono sempre la verità): una falsa frase di Gentiloni (“Italiani, fate sacrifici e non lamentatevi”), due bufale su fratello e sorella della Boldrini; l’ ormai celeberrimo fotomontaggio sull’ inesistente funerale di Riina con Boldrini&Boschi; la “rivelazione” di Biden sugli interventi di Putin contro il referendum di Renzi e pro M5S &Lega (smentiti dai capi dei servizi segreti italiani al Copasir, anche se Repubblica non se n’ è accorta). Dal che si deduce che le fake news su Internet sarebbero tutte politiche e unidirezionali (contro i partiti di governo e le figure istituzionali, e a favore delle forze anti-sistema), cioè capaci ciascuna di influenzare le elezioni a senso unico. Ma tutti sanno che la stragrande maggioranza delle fake news sul web riguardano temi leggeri o Vip dello star system, citati a proposito o a sproposito per fare più clic (non si contano le volte in cui Fabio Volo è stato fatto morire da questo o quel sito, mentre fortunatamente gode ottima salute), dunque con le elezioni non c’ entrano nulla. E quelle politiche sono di tutti i segni e vanno in tutte le direzioni, finendo per elidersi l’ una con l’ altra con il classico effetto zero. Ma è un vero peccato che la stessa domanda fatta a proposito del web “Le è capitato di considerare vera una notizia poi rivelatasi falsa?” non sia stata rivolta ai ben più numerosi italiani che s’ informano in tv (l’ 80%), né alla minoranza ben più esigua che lo fa sui giornali (17%): ne avremmo viste delle belle. Ieri, come sempre, abbiamo letto su Repubblica con l’ attenzione che merita il report di Ilvo Diamanti su un sondaggio Demos-Coop dedicato agli effetti delle fake news sulla quantità sempre maggiore di cittadini che si informano sui social media. A incuriosirci, oltre alla firma di Diamanti, erano i titoli sulla prima pagina di Repubblica (“Fake news sul web: metà degli italiani è stata ingannata”) e sulla seconda (“Fake news, cresce l’ allarme. Beffato un italiano su due”). Poi abbiamo letto Diamanti e abbiamo scoperto che la “metà” degli “ingannati” non si riferiva agli “italiani”, ma a quel 63% di loro che dicono di informarsi sul web. Quindi gli “ingannati” o “beffati” sarebbero il 31,5 e non il 50% degli italiani: non “un italiano su due”, ma meno di uno su tre. Poi naturalmente bisogna intendersi su chi siano gli “ingannati” o “beffati”: si tratta di quel 56% (sul 63% degli italiani che si informano in Rete) che dichiara di aver considerato vera almeno una notizia poi rivelatasi falsa nell’ ultimo anno. Repubblica affianca al sondaggio un riepilogo dell'”escalation”, anzi dell'”emergenza” fake news coi soliti riferimenti a 5Stelle e Lega (B. e Renzi invece dicono sempre la verità): una falsa frase di Gentiloni (“Italiani, fate sacrifici e non lamentatevi”), due bufale su fratello e sorella della Boldrini; l’ ormai celeberrimo fotomontaggio sull’ inesistente funerale di Riina con Boldrini&Boschi; la “rivelazione” di Biden sugli interventi di Putin contro il referendum di Renzi e pro M5S &Lega (smentiti dai capi dei servizi segreti italiani al Copasir, anche se Repubblica non se n’ è accorta). Dal che si deduce che le fake news su Internet sarebbero tutte politiche e unidirezionali (contro i partiti di governo e le figure istituzionali, e a favore delle forze anti-sistema), cioè capaci ciascuna di influenzare le elezioni a senso unico. Ma tutti sanno che la stragrande maggioranza delle fake news sul web riguardano temi leggeri o Vip dello star system, citati a proposito o a sproposito per fare più clic (non si contano le volte in cui Fabio Volo è stato fatto morire da questo o quel sito, mentre fortunatamente gode ottima salute), dunque con le elezioni non c’ entrano nulla. E quelle politiche sono di tutti i segni e vanno in tutte le direzioni, finendo per elidersi l’ una con l’ altra con il classico effetto zero. Ma è un vero peccato che la stessa domanda fatta a proposito del web “Le è capitato di considerare vera una notizia poi rivelatasi falsa?” non sia stata rivolta ai ben più numerosi italiani che s’ informano in tv (l’ 80%), né alla minoranza ben più esigua che lo fa sui giornali (17%): ne avremmo viste delle belle. O forse no, perché le bugie a mezzo tv e stampa hanno gambe molto più lunghe di quelle online. Avete mai sentito un tg smentire una balla raccontata il giorno prima? Noi mai, anche perché i tg, soprattutto Rai e Mediaset, sono lì apposta per sparare panzane funzionali ai partiti o al partito retrostanti. Sui giornali appaiono spesso smentite o rettifiche, ma queste non coprono le campagne di falsificazione orchestrate ad arte dagli house organ di questo o quel partito contro gli avversari del medesimo: gli editori le considerano un fruttuoso investimento in vista di lucrosi affari su altri fronti e mettono in conto i risarcimenti che dovranno sborsare per riparare ai danni fatti dai loro giornali. Sul web, invece, le bugie hanno le gambe cortissime, per l’ immediatezza e l’ orizzontalità del mezzo. Lo scrive lo stesso Diamanti: “Se circa metà degli italiani” che s’ informano sul web “sostiene di essere caduto nella ‘rete’ della fake news, quasi altrettanti riconoscono di averle riconosciute – e demistificate – con lo stesso – e ‘nello’ – stesso mezzo. Cioè, in Rete. Su Internet”. Ma Repubblica si guarda bene dal registrarlo nei titoli. Se riconoscesse che il web contiene in sé sia il veleno sia l’ antidoto, tutto l’ allarmismo sulle fake news online si rivelerebbe per quello che è: una monumentale, truffaldina bufala. Una fake news sulle fake news. Una fake news al quadrato. Se, puta caso, Piero Fassino “rivela” a Un giorno da pecora che io sono un fascista perché ero iscritto al Fuan (la gioventù universitaria missina) e i siti riprendono la cosa, io posso subito smentire su Facebook di aver mai avuto a che fare col Fuan e sfidare Fassino a provare il contrario. Quando invece Internet era appena agli albori e tutti i tg, i gr e i giornali – in assoluto monopolio – raccontarono che Andreotti era stato assolto nel processo per mafia, mentre era stato giudicato colpevole dalla Cassazione di associazione per delinquere con Cosa Nostra fino al 1980, reato “commesso” ma prescritto, quasi tutti gli italiani ci credettero e ancora ci credono, a parte i lettori dei pochi giornalisti che avevano letto la sentenza e osato raccontarla. Col risultato che tuttora quasi tutta Italia non sa com’ è finito il più importante processo della storia repubblicana, anzi peggio: crede di saperlo, invece sa il contrario della verità. Il 15 giugno scorso, dopo mesi di campagna dei giornaloni su un inesistente “patto di governo” fra M5S e Lega, Repubblica sparò in prima pagina: “Vertice segreto Casaleggio-Salvini”. Casaleggio jr. e Salvini smentirono di essersi mai incontrati o parlati (Salvini disse di aver parlato con Renzi, ma la cosa non destò interesse). Il direttore di Repubblica però confermò tutto in base a “due fonti” che – com’ era suo diritto – non rivelò. Casaleggio annunciò querela e lo sfidò – com’ era suo diritto – a precisare luogo, giorno e ora del presunto incontro (dettagli che può rivelare anche una fonte coperta), così da poter dimostrare dov’ era e che faceva nel mentre. Purtroppo non ebbe risposta. Nell’ attesa, possiamo considerare anche quella una fake news? Oppure, essendo uscita su un giornale, la chiamiamo balla e basta?
Nuova sede Rai, spunta anche Catella
Il Sole 24 Ore
Andrea BiondiSara Monaci
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Entra nel vivo la procedura che porterà all’ individuazione della nuova area che dovrà ospitare il centro di produzione Rai a Milano. Il termine per presentare le manifestazioni di interesse scadeva il 14 dicembre. A quanto risulta al Sole 24 Ore, fra gli operatori che si sarebbero fatti avanti – dalla Rai dicono solo che il «numero è congruo» e che si arriverà quanto prima a una short list di tre offerte – ci sarebbe sicuramente la Fondazione Fiera, ma anche Coima. Non si sarebbero invece fatti avanti altri papabili come Beni Stabili, CityLife o Arexpo. Coima è la società guidata dal ceo Manfredi Catella che ha costruito in Porta Nuova, realizzando a Milano piazza Gae aulenti, divenuta in breve tempo un centro vitale. Aveva anche presentato una manifestazione di interesse per la realizzazione del progetto del dopo Expo, rinunciandovi però in un secondo tempo. Il bando di gara è stato pubblicato da Rai il 30 ottobre scorso. A Milano la tv di Stato si prepara così a lasciare gli studi di via Mecenate, il cui contratto di locazione con East end studios termina il 31 dicembre 2018. Non è la prima volta che la Rai pensa a una mossa del genere. Anche nel 2014, con il dg Luigi Gubitosi, si avviarono le procedure per la ricerca di una nuova sede che sostituisse quella obsoleta di corso Sempione. Non se ne fece nulla. La conclusione ora dovrebbe essere ben diversa. Fondazione Fiera, controllata da Comune di Milano e Regione Lombardia, ha offerto la sua soluzione nel quartiere Portello di Milano, in cerca di un progetto di riqualificazione da almeno un paio di anni. L’ ente può contare su un’ ampia disponibilità di spazio nei suoi due padiglioni della storica Fiera, per 56mila metri quadrati. La Rai al momento ne chiede solo tra i 16 e i 20mila. Come si legge nell’ indagine di mercato avviata dalla Rai e conclusa giovedì scorso, il progetto è quello di dare vita ad un «complesso immobiliare, che dovrà essere reso disponibile per un periodo pari a 6 anni più 6 anni, finito, funzionante e fruibile entro il 31-12-2018». Per la Fondazione Fiera sarebbe un traguardo importante, ed è per questo che da tempo studia il dossier. Il progetto arriverebbe infatti dopo altri due tramontati: la costruzione del nuovo stadio del Milan (che ha prima vinto la gara e poi si è ritirato, con tanto di contenzioso) e la realizzazione di “Milano Alta”, un centro per commercio e strutture ricettive firmato dal raggruppamento Vitali-Stam (arrivato secondo alla gara e poi respinto da Comune e Fondazione, con un contenzioso ancora in corso). Per la Rai quello di Milano non sarà l’ unico impegno immobiliare. L’ azienda presieduta da Monica Maggioni e guidata dal dg Mario Orfeo ha infatti pubblicato un’ indagine di mercato anche «per immobili da locare in Roma». Questo perché, come si legge nel capitolato tecnico, La Rai «ha in corso un programma di razionalizzazione e rinnovamento delle proprie sedi in Roma». Ad ogni modo, «l’ immobile o gli immobili da locare dovranno essere localizzati nel territorio di Roma Capitale, all’ interno o in prossimità del G.r.a. con una preferenza per le zone centrali e semicentrali dei quadranti nord della città». Di base c’ è il fatto che la sede di Viale Mazzini è in attesa di lavori di ristrutturazione e quindi il progetto immobiliare dovrebbe servire a far fronte a questa situazione. La superficie utile lorda dovrà essere di 30mila mq per la sistemazione di 1.400 postazioni di lavoro con immobile o immobili finiti funzionanti e fruibili entro il 30 giugno 2019. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Radio Kiss Kiss, a System 24 la raccolta pubblicitaria
Il Sole 24 Ore
R.Fi.
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Va a System 24, la concessionaria del Gruppo 24 Ore, la raccolta pubblicitaria esclusiva di Radio Kiss Kiss. Con questo accordo System 24, già presente sulla stampa nazionale e internazionale e sul web, apre alle concessioni di editori terzi anche sul fronte radiofonico e arriva a offrire ai suoi clienti un bacino di oltre 4,5 milioni di ascoltatori. Radio Kiss Kiss è un’ emittente nazionale, giovane e complementare a Radio 24, per la quale da gennaio 2018 la concessionaria del Gruppo 24 Ore gestirà l’ intera raccolta pubblicitaria, dalla tabellare radio e digital all’ extra tabellare con sponsorizzazioni, eventi e progetti speciali. Radio Kiss Kiss ha un target young/adult, con un pubblico di età dai 18 ai 54 anni, equamente distribuito tra uomini e donne con reddito medio alto. Rappresenta quindi un’ importante integrazione per la concessionaria del Gruppo 24 Ore che affianca a Radio 24 un’ emittente che gli permette di ampliare l’ audience sui giovani, mantenendo le caratteristiche principali tipiche del bacino di riferimento e di rafforzare la copertura a livello nazionale con una più forte presenza nel Centro-Sud. «L’ acquisizione di un’ emittente nazionale di primo piano come Radio Kiss Kiss rappresenta un tassello strategico del piano di rilancio del nostro gruppo e il primo a rafforzamento di uno dei nostri asset principali, la radio, che vedrà presto ulteriori sviluppi» commenta Massimo Colombo, direttore generale commerciale del Gruppo 24 Ore. «Siamo orgogliosi del contratto siglato con la concessionaria pubblicitaria del Gruppo 24 Ore, accordo che rappresenta l’ ennesima crescita nel nostro percorso», dichiara Lucia Niespolo, presidente di Radio Kiss Kiss. «La partnership con il Gruppo 24 Ore – aggiunge – rafforza il posizionamento di Radio Kiss Kiss sul mercato radiofonico nazionale anche in termini di sviluppo futuro». © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Class Cnbc, la hit parade della pubblicità in tv
Italia Oggi
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Sono di Brondi, Wind, Grenvision, Findus e Acqua Group gli spot che concorrono questa settimana alla hit parade delle migliori campagne pubblicitarie elaborata nel corso della trasmissione Marketing Media and Money, il programma di Class Cnbc (sul canale Sky numero 507) dedicato al mondo del marketing, della pubblicità e della comunicazione, in onda ogni martedì sera alle 21.05 (in replica mercoledì e sabato alle 10.10 e venerdì alle 13.30) e condotto da Andrea Cabrini e Silvia Sgaravatti. A rischiare il podio dei rimandati, invece, sono Ferrero Rocher, Witor’ s, Harley Davidson, Kinder e Rizzoli Emanuelli. Le classifiche sono elaborate in base ai giudizi di una giuria composta da studenti della laurea specialistica in marketing management dell’ Università Bocconi che spiegano ai telespettatori i motivi delle loro scelte.
Chessidice in viale dell’ Editoria
Italia Oggi
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Belpietro assolto per il titolo «Bastardi islamici». Il tribunale di Milano ha assolto Maurizio Belpietro dal reato di «offesa a confessione religiosa mediante vilipendio di persone». L’ attuale direttore de La Verità era finito sotto processo per aver pubblicato sulla prima pagina di Libero del 13 novembre 2015, all’ indomani degli attentati di Parigi e della strage al teatro Bataclan, un editoriale intitolato «Bastardi islamici». Il pm Piero Basilone aveva chiesto di condannarlo al pagamento di una sanzione pecuniaria da 8 mila e 300 euro. «È chiaro che il titolo si riferiva ai terroristi, non ai musulmani. E terroristi che ammazzano a sangue freddo sono bastardi», si era difeso Belpietro durante l’ interrogatorio in aula. Il giudice milanese gli ha dato ragione, assolvendolo perché «il fatto non sussiste». A System 24 la raccolta pubblicitaria di Radio Kiss Kiss. Siglato l’ accordo tra System 24, la concessionaria del Gruppo 24 Ore, e Radio Kiss Kiss per la concessione in esclusiva della raccolta pubblicitaria dell’ emittente. System 24 apre quindi alle concessioni di editori terzi da inserire accanto a Radio 24. Timvision, in esclusiva The White Princess. La serie tv in 8 episodi basata sull’ omonimo romanzo di Philippa Gregory, con Jodie Comer (Doctor Foster, Thirteen), Rebecca Benson (Macbeth, Talla Tarly in Game of Thrones) e Michelle Fairley (nota al pubblico mondiale per l’ interpretazione di Catelyn Stark in Game of Thrones), sbarca in prima visione assoluta per l’ Italia su Timvision. Cairo Communication, per Equita vale 5 euro. Equita Sim ha limato il prezzo obiettivo su Cairo Communication (-0,52% a 3,822 euro sullo Star) da 5,1 a 5 euro, confermando la raccomandazione buy. Gli esperti hanno abbassato del 3% la stima di ebitda consolidato 2017 e del 5% quella sull’ utile netto «principalmente per il minor contributo della Spagna». Il rating resta buy perché, afferma Equita, «la nuova gestione di Rcs sta evidenziando risultati positivi nello Sport e sui magazine e newspaper in Italia, grazie alle efficienze e al rilancio dei prodotti editoriali». Inoltre, aggiungono gli analisti, «nel 2018 il management si focalizzerà sul turnaround della Spagna, con l`obiettivo di allineare i margini con quelli in Italia», e «il titolo tratta su multipli interessanti». Sorrisi porta in edicola i dvd dei Grandi Classici Disney. Arriva in edicola con Tv Sorrisi e Canzoni la collezione completa dei Grandi Classici Disney: 55 capolavori d’ animazione senza tempo in una confezione speciale. La7, Non è l’ arena al 5,29%. Non è l’ arena di Massimo Giletti domenica ha conquistato il 5,29% di share, 1.066.999 telespettatori medi e 6.511.141 contatti. Il programma ha ottenuto inoltre picchi del 7,24% e 1.544.728. La7 con il 5,17% di share in prime time (20.30 – 22.30) è quinta rete, superando Rai3 e Retequattro ferme rispettivamente al 4,82 e al 3,19%. Mara Maionchi su Rtl 102,5. La fresca vincitrice di X-Factor come giudice di Lorenzo Licitra dal 10 gennaio sarà su Rtl 102,5, radio ufficiale del talent andato in onda su Sky. Parteciperà, ogni mercoledì dalle 13 alle 15, al programma Miseria e Nobiltà con il Conte Galè e Paolo Cavallone, per portare nella coppia la sua carica travolgente. Mara Maionchi fino a aveva lasciato 105 di RadioMediaset nel dicembre del 2016 dove conduceva il programma Benvenuti nella giungla, insieme a Gianluigi Paragone. Con Gazzetta e Corriere le più belle storie di Tex Willer. Dal 29 dicembre i due quotidiani celebrano i 70 anni di Tex Willer con una nuova collana di volumi realizzata in collaborazione con Sergio Bonelli Editore: Tex 70 anni di un mito.
Iab misurerà la qualità online
Italia Oggi
ANDREA SECCHI
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Una rilevazione con cui gli editori potranno mostrare agli investitori che la pubblicità sui propri siti è effettivamente vista dalla propria audience, che i brand sono inseriti all’ interno di contenuti sicuri, che gli utenti sono veri e non ci sono frodi, che i formati delle inserzioni non infastidiscono i navigatori. In altre parole, una ricerca con cui certificare la qualità delle audience pubblicitarie online. È l’ obiettivo a cui vuole arrivare Iab Italia, l’ associazione che riunisce gli operatori italiani dell’ online. Ieri Iab ha fornito i dettagli sul beauty contest che già aveva preannunciato il presidente Carlo Noseda durante il Forum annuale a fine novembre. La gara servirà a individuare uno o più partner esterni con cui ideare un progetto di ricerca ad hoc. Al momento, infatti, Iab ha semplicemente dato gli obiettivi di questa ricerca, ed entro il 28 febbraio del prossimo anno le società interessate potranno inviare le proprie proposte sulle attività da realizzare, oltre all’ indicazione dei costi e dei tempi. Una misurazione della qualità online da affiancare a quella della quantità, soprattutto oggi che il tema della trasparenza sta diventando sempre più importante, dopo gli incidenti che riguardano i grandi attori, dalle errate misurazioni di Facebook alle pubblicità inserite accanto a contenuti non appropriati su YouTube, che rischiano di creare disaffezione negli investitori. In realtà il mercato italiano non è ancora toccato, o lo è molto poco, da fenomeni come le frodi pubblicitarie, l’ ad blocking e simili, ma per un editore di siti di qualità avere una certificazione su quanto offre agli investitori potrebbe essere una carta importante da giocare nella lotta ad accaparrarsi una fetta di questo mercato che sta sempre più andando a favore dei grandi player internazionali. Nell’ invito a presentare le proposte Iab chiede che le società interessate abbiano tecnologie proprietarie per misurare il tasso di viewability degli spazi pubblicitari (se un annuncio è visto o meno perché per esempio si trova in basso nella pagina e l’ utente non ci arriva); rilevare e filtrare comportamenti fraudolenti e traffico non umano; identificare e filtrare contenuti illegali e potenzialmente dannosi per i brand degli investitori; intercettare gli utenti che utilizzano un adblocker; rilevare l’ utilizzo di formati invasivi o il mancato rispetto dei principi definiti da Iab Us compresi quelli di affollamento pubblicitario. Un editore, quindi potrebbe essere rappresentato da una griglia che mette in luce questi fattori oppure si potrebbe arrivare a un indice sintetico che li contenga tutti. «Stiamo avviando una fase di verifica della fattibilità di tutto questo», ha spiegato il general manager di Iab Italia Daniele Sesini. «Con l’ avvio del beauty contest cerchiamo di capire se una misurazione di questo tipo è possibile e soprattutto se è possibile arrivare a un indice sintetico, non facile da costruire. Di sicuro è giusto che gli operatori di qualità vengano riconosciuti e già i nostri colleghi di Iab a livello internazionale si stanno muovendo in questa direzione». Ancora presto per sapere come Iab offrirà la misurazione agli associati e se sarà disponibile anche per chi non è associato. Per quanto riguarda i fornitori, per partecipare al contest le società devono avere tecnologia proprietaria adatta a questo tipo di rilevazione, avere esperienza internazionale e presenza in Italia con un team in grado di dare assistenza agli editori. Un profilo a cui rispondono quattro o cinque società di rilevazione, da comScore a Integral Ad Science, mentre resta da vedere cosa farà Nielsen che in genere per queste misurazioni si avvale di partner terzi. © Riproduzione riservata.
Un italiano su due ha creduto ad almeno una fake news. Ma il 44% ha fiducia nella rete come fonte di informazione: la più libera e indipendente per uno su tre (34%). I dati dell’ indagine Demos-Coop
Prima Comunicazione
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Un italiano su due ha creduto ad almeno una bufala online. Lo sostiene un’ indagine condotta da Demos , l’ istituto presieduto da Ilvo Diamanti, insieme a Coop. Come riassume un articolo oggi su Repubblica, il 30% degli italiani (intervistati), per informarsi, dieci anni fa utilizzava ogni giorno i quotidiani. Il 25% consultava internet. Rapporto che oggi si è rovesciato con il 63% che si informa su internet e il 17% attraverso i giornali. E il 58% degli anziani si informa attraverso lo smartphone. Non indietreggia la tv consultata quotidianamente da oltre 8 italiani su 10. Ciò che emerge, spiega Diamanti su Repubblica, è che “la metà degli italiani ammette di aver creduto vera una notizia letta su internet, che poi si è rivelata falsa”. Ciononostante, “un italiano su tre (34%) considera Internet il canale dove l’ informazione circola più libera e indipendente. Il 44% dichiara di avere fiducia, nella rete. Un dato in crescita di 7 punti, negli ultimi due anni”. Ma “solo il 22% afferma di non essere mai stato ingannato”. #FakeNews sul web, metà degli italiani si sente beffata: il sondaggio Demos-Coop di Ilvo Diamanti https://t.co/tD54bja7Lc pic.twitter.com/aysjieqTZU – la Repubblica (@repubblica) 18 dicembre 2017.
Nuove norme sulle intercettazioni Arriva lo sportello per i giornalisti
La Stampa
FRANCESCO GRIGNETTI
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Intercettazioni, si cambia ancora. Il ministro Andrea Orlando ha ottenuto il via libera del governo a un ultimo testo che prevede alcune novità. Le due più rilevanti vanno incontro ad alcune richieste dei giornalisti e degli avvocati penalisti. A favore del diritto di cronaca, con i giornalisti che lamentano un eccesso di segretezza quanto alle intercettazioni considerate non penalmente rilevanti, nel decreto è stata inserita una disposizione che consentirà alla stampa di accedere direttamente ai provvedimenti depositati durante l’ indagine e non più segreti, in particolare a quelli in materia cautelare. Il decreto prevede 12 mesi per l’ attuazione pratica di questo «sportello giornalisti». Dovrebbe così finire la stagione delle carte giudiziarie passate sottobanco a questo o quello. La norma era nel primissimo testo redatto dal ministero della Giustizia, poi svanita il 2 novembre, quando il consiglio dei ministri aveva licenziato il testo. Ora, su parere della commissione Giustizia della Camera, la questione torna in vita. Quanto agli avvocati, che sono stati terribilmente critici nelle audizioni parlamentari, è prevista ora una maggior tutela della riservatezza delle comunicazioni del difensore con il proprio assistito. Fermo restando il divieto di intercettazione diretta, nel caso di attività di ascolto anche solo occasionale è vietata la verbalizzazione. Si ribadisce che il diritto di difesa è intangibile e le conversazioni tra avvocato e assistito sono inutilizzabili. Una seconda parziale concessione è che si passa da 5 a 10 giorni per dare il tempo ai difensori di esaminare il materiale intercettato. Termine prorogabile «in ragione della quantità del materiale investigativo raccolto e della sua complessità». Inoltre, considerata la macchinosità del nuovo sistema, che prevede verbali di trascrizione sommaria ad opera della polizia giudiziaria in corso di operazioni, si prevede un rilascio anticipato delle copie di questi verbali di trascrizione sommaria una volta che ne sia disposta l’ acquisizione ad opera del giudice. Rimane fermo il principio che il pubblico ministero sarà il garante della riservatezza delle intercettazioni. A lui spetterà la custodia in un archivio riservato del materiale irrilevante e inutilizzabile. Il testo torna ora alle Camere per l’ ultimo parere. Si stima che diventerà legge tra Natale e Capodanno. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.