Indice Articoli
Rallenta la corsa dei domini globali
Tra Vivendi e Mediaset prove di pace sui contenuti a Telecom
Sole 24 Ore, chiusa in anticipo l’ offerta dei diritti inoptati
La scalata italiana a internet
Fabio Fazio attende Berlusconi per incrementare l’ audience
Ascolti, Canale 5 traina Mediaset
Chessidice in viale dell’ Editoria
Gabanelli torna in video per il Corsera
Mobilitazione di Fnsi e Ordine dei Giornalisti a tutela dell’ informazione
Oggi alla Camera per difendere l’ informazione
Caccia alle fonti dei cronisti. Libertà di stampa in pericolo
Direttore di giornale condannato a 3 anni per un Tweet “gulenista”
La Gabanelli sbarca sul Corriere.it
Fake e non solo, il network di 160 siti gestito in famiglia
Milena Gabanelli riparte al Corriere «La mia sfida per un web d’ inchiesta»
Nuova vita per le edicole: saranno anche info point
Lunedì alle 11 cerimonia di consegna del Premio di giornalismo Francesco Landolfo, all’ Istituto …
Rallenta la corsa dei domini globali
Il Sole 24 Ore
– Gu. Ro.
link
Il web è maturo. Arrivato a 312 milioni di domini registrati a livello globale nel secondo trimestre 2017, il suo tasso di crescita tende allo zero. I dati del Centr, il consiglio europeo dei domini nazionali, mostrano però un’ Asia che corre forte, con il .cn che continua a macinare record (+7,8% su base annua nel trimestre). A poca distanza il .ru con un + 5%, mentre l’ Africa si conferma la prima regione per crescita con un +19,4% seguita a distanza dal Nord America (+11%). Nonostante la crescita modesta (appena 1,5%) l’ Europa resta la prima regione in assoluto con 70 milioni di domini. La forza europea sembra proprio la stabilità visto che, nell’ 83% dei casi, un dominio in scadenza viene rinnovato. Dal canto suo il .it continua a crescere. Negli ultimi tre anni è cresciuto del 4,5% arrivando a superare i tre milioni di domini. Non male visto che nel resto dell’ Unione le principale “targhe” nazionali, a stento salgono sopra all’ 1% annuo o, addirittura, scivolano nel quadrante negativo. Non è quindi un caso se oggi il .it è al nono posto tra i domini nazionali a livello mondiale e il quinto nella Ue per domini registrati. Ma la crescita non è l’ unico dato confortante: la probabilità di rinnovo di un dominio .it si attesta all’ 87%, tre punti in più rispetto alla media del Vecchio Continente. Una peculiarità italiana è il quasi pareggio tra il .it e i domini generici – .com, . net e i nuovi il .top, .xyz, .club che a livello mondiale segnano un +10% -, rispettivamente 47% e 45%. Una posizione di metà classifica, mentre in Spagna e Francia il .es e il .fr rappresentano circa il 35% di tutti i domini e in Europa i domini nazionali arrivano al 60 per cento. In rete però non mancano le controversie. Se sul fronte dei domini legati a brand .bmw e .sky hanno visto un’ impennata negli ultimi anni il .amazon è al centro di una battaglia perché Perù e Bolivia hanno posto il veto alla possibilità di concedere il dominio in uso esclusivo al colosso di Jeff Bezos. Dal canto suo Amazon rivendica il diritto di proteggere il proprio brand. La questione è ancor più intricata perché non vi sono, a livello internazionale, leggi o regolamenti che impediscano l’ uso di .amazon, ma il lobbying di boliviani e peruviani sull’ Icann, l’ organizzazione internazionale che sovrintende all’ assegnazione dei domini, si basa proprio sull’ interpretazione di cosa sia nel migliore interesse pubblico. In questo caso quello degli abitanti della regione amazzonica. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Tra Vivendi e Mediaset prove di pace sui contenuti a Telecom
Il Sole 24 Ore
Antonella Olivieri
link
Non solo Sky. Anche con Mediaset ci sono ragionamenti in corso che riguardano la joint 60% Tim-40% Vivendi e coinvolgono il piano del contenzioso sorto su Premium, al quale i legali delle due parti stanno cercando di porre rimedio (Giuseppe Scassellati, partner dello studio Cleary Gottlieb, per i francesi e l’ avvocato Sergio Erede per il Biscione). Il campo è quello dell’ acquisto di contenuti all’ ingrosso da trasmettere sulla piattaforma Internet di Telecom. In particolare sul tavolo ci sarebbe l’ ipotesi che la joint rilevi i contenuti free to air di Mediaset, cioè i canali in chiaro dell’ azienda di Cologno che sono sul digitale terrestre, non più su Sky e sostanzialmente non in streaming. Il rapporto di fornitura dovrebbe avere la durata di sei anni e, nelle richieste di parte Mediaset, sufficientemente ampio da poter compensare il valore economico del mancato rispetto del contratto su Premium che Vivendi dall’ estate del 2016 non ha più voluto onorare. Una posizione negoziale, evidentemente, visto che non ci sono segnali concreti che si sia raggiunto un accordo. Da Parigi si continua a ripetere che l’ obiettivo è quello di chiudere prima dell’ udienza del 19 dicembre davanti al Tribunale civile di Milano. Da Cologno si continua a ripetere che i legali sono al lavoro, ma che finora non è arrivata nessuna proposta definitiva. Un mese fa aveva provato Erede a mettere nero su bianco le linee guida di un possibile accordo. Una bozza che era uscita stravolta dal confronto con la controparte e che alla fine era stata accantonata. Quello che filtra ora da dietro le quinte è probabilmente solo la punta dell’ iceberg di una trattativa comunque complessa. Mediaset, pur senza essere in lite con Tim, ha lamentato per iscritto il mancato rispetto dei minimi garantiti sul contratto esistente. Con Sky è invece in corso una causa che è stata avviata dalla stessa Tim per chiedere di ristabilire “equità” su minimi garantiti che non sono stati raggiunti, ma che evidentemente il nuovo management teme di perdere, visto che nell’ ultima trimestrale sarebbero stati accantonati altri 100 milioni a riserva (rispetto ai 37 iniziali) per il relativo rischio. L’ interesse di Tim a evitare risarcimenti, acquisendo invece contenuti, ci sarebbe. Quel che non torna è che, col vincolo di restare in maggioranza nella joint, Telecom dovrebbe contribuire in proporzione agli esborsi che si prefigurano nell’ ordine delle centinaia di milioni, pur spalmati negli anni, quando la dotazione di capitale è limitata a 50 milioni. Nel caso di Mediaset, inoltre, il piccolo particolare è che il “convenuto” è Vivendi e non Telecom. Tutti tasselli da far combaciare rapidamente se davvero si vuole trovare un accordo prima di Natale. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Sole 24 Ore, chiusa in anticipo l’ offerta dei diritti inoptati
Il Sole 24 Ore
link
Il Sole 24 Ore, facendo seguito all’ avviso di offerta in Borsa dei diritti d’ opzione non esercitati, ha reso noto ieri che nel corso della prima seduta di Borsa tenutasi ieri risultano venduti, per un ammontare complessivo pari a 233,82 euro, tutti i 1.169.076 diritti di opzione non esercitati nel periodo di offerta, relativi alla sottoscrizione di 4.676.304 azioni speciali di nuova emissione rivenienti dall’ aumento di capitale a pagamento e in forma inscindibile deliberato dall’ assemblea straordinaria del 28 giugno 2017. L’ esercizio dei diritti inoptati acquistati nell’ ambito dell’ offerta in Borsa e conseguentemente la sottoscrizione delle relative azioni dovranno essere effettuati, a pena di decadenza, entro e non oltre il terzo giorno di Borsa aperta successivo a quello della chiusura anticipata e quindi entro il 24 novembre 2017. I diritti inoptati saranno messi a disposizione degli acquirenti tramite gli intermediari autorizzati aderenti al sistema di gestione accentrata di Monte Titoli e potranno essere utilizzati per la sottoscrizione delle azioni – aventi le stesse caratteristiche di quelle in circolazione e godimento regolare – al prezzo di 0,961 euro per azione, sulla base del rapporto di 4 azioni ogni diritto inoptato. Le azioni rivenienti dall’ esercizio dei diritti inoptati saranno accreditate sui conti degli intermediari autorizzati aderenti al sistema di gestione accentrata di Monte Titoli al termine della giornata contabile dell’ ultimo giorno di esercizio dei diritti inoptati, e saranno pertanto disponibili dal giorno di liquidazione successivo. Si ricorda che durante il periodo di offerta in opzione sono stati esercitati 11.834.043 diritti di opzione e quindi già sottoscritte 47.336.172 azioni, pari al 91,01% delle azioni, per un controvalore complessivo pari a 45.490.061,30 euro. Si ricorda infine che l’ offerta è assistita dalla garanzia di un consorzio composto da Banca IMI S.p.A. e Banca Akros S.p.A. che si sono impegnate a sottoscrivere ai termini del contratto di garanzia, disgiuntamente tra loro e senza vincolo di solidarietà, le azioni eventualmente rimaste inoptate al termine dell’ offerta in Borsa dei diritti i noptati, per un ammontare massimo pari a circa Euro 20 milioni. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
La scalata italiana a internet
Il Sole 24 Ore
Giampaolo Colletti
link
Ha un nome italiano l’ ultima lavoratrice sulla terra in un mondo dominato da robot intelligenti e reti di connessioni digitali. Si chiama Alice e a immaginarla e disegnarla ci ha pensato la redazione del Guardian, in un corto apocalittico rilanciato in rete lo scorso anno. Nell’ animazione dall’ eloquente titolo «The Last Job» si vede Alice che di fatto perde il lavoro. Costringendoci a riflettere sull’ avanzata delle tecnologie. Che il mondo connesso faccia anche paura è cosa ormai consolidata, soprattutto nel giornalismo anglosassone: viviamo di fatto in anni segnati dalla Data Economy, come ha riportato l’ Economist in una copertina della primavera di quest’ anno. Argomentando come il vero petrolio dei nostri giorni sia rappresentato dai dati e soprattutto dal loro possesso, oggi ad appannaggio di pochi grandi player. La testata inglese se la prende con i colossi mondiali delle tecnologie, questa volta immaginati “seduti” sopra piattaforme petrolifere. Dove però, al posto delle vecchie trivelle spuntano grattacieli avveniristici sulle cui facciate campeggiano i loghi di Facebook, Amazon, Google, Uber, Microsoft. Dagli assetti mondiali alle formule di casa nostra, le similitudini non mancano. Accanto al predominio dei big tech globali, però, si fanno strada alcune specificità: si prova, in particolare, a declinare la presenza in rete, ad esempio con una via tutta italiana a internet grazie alla nota estensione del dominio «.it»: estensione che oggi conta più di 3 milioni di nomi a dominio registrati (si veda anche l’ infografica sotto) e che quest’ anno compie trent’ anni di vita. Oggi, la presenza su internet coinvolge grandi e piccoli attori. E il lavoro cambia paradigmi, accelera trasformazioni, offre nuovi scenari, consente ai “global microbrand” di combattere nello stesso agone digitale delle grandi multinazionali e di scalare in modo esponenziale e in un tempo limitato interesse e fatturato. Succede per esempio a San Floro, paese con forte vocazione agricola e con poco meno di settecento anime nel cuore della Calabria, dove un giovane calabrese ha deciso di riaprire il vecchio mulino in pietra, l’ ultimo della zona. E per farlo ha puntato tutto sulla rete, intercettando centinaia di sottoscrittori. «Questo mulino lo abbiamo amato dal primo giorno, lo abbiamo ricostruito e restaurato ed ora è operativo. Produce farina integrale biologica macinata ordinabile anche online», racconta Stefano Caccavari, ventottenne con in tasca una laurea in economia aziendale all’ università di Catanzaro. Caccavari ha impastato saperi e sapori del passato declinandoli con le nuove tecnologie e oggi è a capo di una importante filiera di grano antico Senatore Cappelli: su Mulinum.it è possibile acquistare prodotti,ma anche visitare virtualmente il mulino. Molti chilometri più a nord un panificatore da una vita ha deciso di osare l’ impossibile, vendendo il proprio pane fresco sul web e spedendolo in ogni angolo d’ Italia nel giro di poche ore. Antonio Follador, 49enne di Prata di Pordenone – paese di quasi novemila abitanti nel friulano, ai confini con il Veneto – è orgoglioso del suo lavoro e di come lo sta trasformando grazie al digitale. Con una squadra di sedici collaboratori da alcuni mesi è possibile ordinare su Internet il pane preparato con farine vive e ricette naturali e riceverlo direttamente a casa, pur abitando a centinaia di chilometri di distanza dal panificio. Tutto è partito con Botteghedigitali.it. «Grazie a questo progetto, ci siamo aperti ad un mercato globale e oggi riusciamo ad esaudire le richieste che arrivano dalle piazze di Milano, Torino, addirittura Palermo», racconta Follador. Anche Livia Carchella e Bruna Pietropaoli, entrambe 58enne romane e vicine di casa, hanno deciso di puntare su internet. E addirittura nel 1999 hanno aperto il loro sito Leartigiane.it, decidendo di coinvolgere altre professioniste. «Siamo state delle pioniere del web, a tal punto che ci siamo aggregate prima online e poi dal vivo», precisa Carchella. Poi sette anni fa l’ apertura del punto vendita fisico per i clienti nel cuore di Roma, a due passi da Largo Argentina. Quattrocento metri quadrati che trasudano passione, competenza, voglia di fare. Oggi lo spazio è molto più che un negozio, con corsi di decorazione, presentazioni di libri, mostre di pittura. Competenti, pionieri, digitalizzati: ecco la nuova generazione di artigiani e imprenditori, tale perché in grado di adottare le tecnologie con maggiore consapevolezza. Una generazione in espansione. A fotografare questa generazione di aziende che abbracciano la rete ci ha pensato «Future of business», ricerca promossa da Facebook, Censis, Ocse e Banca Mondiale. L’ indagine ha coinvolto più di 280mila imprese in 42 Paesi (in Italia hanno già partecipato più di 11mila piccole e medie imprese). Lo studio racconta che la dotazione digitale delle imprese con meno di cinquanta addetti continua a migliorare, e che si sta colmando il divario rispetto alle aziende più grandi e strutturate. Le piccole realtà in possesso di un proprio sito internet sono passate dal 62,2% del 2012 al 69,5% del 2016. Mentre la quasi totalità delle imprese con più di cinquanta addetti ha attualmente una presenza strutturata sul web. Nello stesso tempo, le Pmi iniziano ad adottare linguaggi digitali in modo più pervasivo sul fronte pubblicità, marketing, comunicazione. Pur osservando un divario rispetto ai principali Paesi europei, le percentuali di utilizzo iniziano a essere elevate e significative. Anche se il cammino verso una matura alfabetizzazione tecnologica è ancora lungo. @gpcolletti © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Fabio Fazio attende Berlusconi per incrementare l’ audience
Italia Oggi
GIORGIO PONZIANO
link
Fabio Fazio tenta la risalita e domenica (salvo sorprese) ospiterà Silvio Berlusconi, alla ricerca di qualche punto in più di audience. Infatti Che tempo che fa (Rai1) è sceso nell’ ultima puntata a 3,4 milioni (13,2%) lasciando campo libero alla concorrenza di Canale5 che con Rosy Abate ottiene 4,4 milioni (19,1%). La succursale del lunedì (Che fuori tempo che fa) è una débâcle con un ascolto di 1,3 milioni (10,3%), ben al di sotto della media che raggiunge nelle altre serate, nello stesso orario, Bruno Vespa con Porta a Porta. La Rai, comunque, ha diffuso un (insolito) comunicato per difendere (per ora) Fazio: «I dati di ascolto di Che tempo che fa sono assolutamente in linea con le previsioni, anche quelle degli inserzionisti pubblicitari Il costo di 410 mila euro a puntata è un terzo di un episodio di una fiction». Vanessa Incontrada, protagonista della fiction Scomparsa (Rai1) e Ilary Blasi, conduttrice del Grande Fratello Vip (Canale5) pareggiano la gara. La prima riesce ad avere più telespettatori (6,2 milioni contro 5,5 milioni), la seconda spalma il programma su tutta la serata e ottiene così più share (29,1% contro 24,4%). Comunque una nota di merito alla Incontrada: non era facile tenere testa alla macchina da guerra della Blasi. Bianca Berlinguer (Cartabianca, Rai3) ha scippato Asia Argento a Bruno Vespa (Porta a Porta, Rai1). L’ attrice è molto gettonata dalle tv dopo che si è inserita nel cosiddetto scandalo Weinstein, il produttore accusato di violenze sessuali. Vespa la voleva nel suo programma, lei ha preferito la Berlinguer. Questa volta le vespiane porte sono rimaste chiuse. Gerry Scotti ha debuttato col nuovo gioco The Wall (tutti i giorni alle 18.45 su Canale5) e ha stracciato Carlo Conti e la sua Eredità (Rai1): 5 milioni (23,8%) contro 3,4 milioni (19,3%). Per Conti, finora incontrastato leader di quella fascia oraria, sembrano incominciati i guai. Tra l’ altro sarà proprio Conti a riportare su Rai1 La Corrida, programma storico che era condotto da Scotti, il quale lancia una stoccata: «La Corrida torna su Rai1? Sono felice ma il linguaggio di quel programma è superato. Se io dovessi scegliere un revival preferirei La ruota della fortuna o Chi vuol essere milionario». Massimo Giletti e l’ assestamento della sua Non è l’ arena (La7). La seconda puntata s’ è fermata a 1,3 milioni (6,3%) perdendo circa tre punti di share rispetto all’ esordio. Adesso il conduttore è col fiato sospeso in vista della terza puntata di domenica. Vittorio Sgarbi e i battibecchi in tv che i conduttori sperano facciano aumentare l’ audience. Perciò invitano Sgarbi che questa volta se la prende con il vignettista Vauro Senesi. La lite avviene a L’ aria che tira, condotta su La7 da Myrta Merlino. «Sei una testa di cazzo, un idiota, un imbecille», inveisce Sgarbi contro Vauro, reo di avere detto che: «Sull’ origine della fortuna economica di Silvio Berlusconi non mi pare sia stata fatta ancora chiarezza». Penelope Cruz è Donatella Versace nella serie The assassination of Gianni Versace che quasi contemporaneamente alla messa in onda negli Usa (il 17 gennaio) arriverà in Italia su FoxCrime. Si tratta di nove episodi che raccontano l’ ultimo periodo della vita dello stilista italiano, fino al tragico epilogo nella sua villa di Miami. Tra gli altri interpreti: Édgar Ramírez, Ricky Martin, Darren Criss, Max Greenfield. Igino Massari è The Sweetman, ogni giorno (dal lunedì al venerdì) all’ ora di pranzo su SkyUno e dal 27 novembre anche sul web con rds.it, lastampa.it e mixerplanet.com. Un esperimento di sinergia tra la rete e la tv. 40 puntate di 5 minuti ciascuna, in cui pasticcieri amatoriali di tutta Italia si fanno giudicare dal maestro pasticciere Massari. La cooking tv non ha più confini. Silvia Toffanin e l’ imprevisto, gestito al meglio ma con un dubbio. Sviene una signora tra il pubblico nello studio di Verissimo (Canale5), lei interrompe l’ intervista all’ ospite Jeremias Rodriguez: «Aspettate che c’ è una signora che è svenuta, ragazzi chiamiamo un medico eh, non scherziamo». Tutto è poi finito bene. Brava la conduttrice a intervenire ma la trasmissione è registrata e il dubbio è: l’ episodio è stato lasciato per movimentare la messa in onda? Rita Dalla Chiesa, ospite di Quarto Grado, condotto da Gianluigi Nuzzi su Rete4, dice la sua sulla morte di Totò Riina, tra dolorosi ricordi familiari: «Riina pensava di aver raggiunto un grande potere, un impero, in realtà era un poveraccio, un poveraccio che faceva ammazzare la gente senza nemmeno probabilmente capire perché. Se lui avesse capito il senso della vita». Francesco Facchinetti e Bianca Balti condurranno su Netflix, Ultimate Beastmaster2, una sorta di Giochi senza frontiere, 10 puntate in cui squadre di diversi paesi si sfideranno in prove di forza e resistenza. Oltre cento i concorrenti che gareggeranno dal 15 dicembre. Più tardi, il prossimo anno, Netflix proporrà Baby, una produzione italiana che racconterà la vicenda (datata 2014) delle giovani adolescenti dei Parioli che facevano sesso a pagamento «per colmare», dissero al processo, «il vuoto delle nostre giornate». Federica Nargi, conduttrice di Colorado (Italia1) ha accettato l’ offerta di Green Remedies, gruppo italiano che riunisce diversi brand di prodotti (alimentari, integratori e cosmetici) di derivazione naturale. Sarà protagonista della campagna pubblicitaria di una nuova linea dedicata alla bellezza. Pierluigi Diaco (ex Isola dei famosi e ora autore del Costanzo Show su Canale5 ) e i fiori d’ arancio. Ha sposato Alessio Orsingher, giornalista di La7. La cerimonia, officiata da Maurizio Costanzo, si è svolta in una chiesa sconsacrata di Roma. Vietato ai presenti fotografare col telefonino: gli sposi hanno dato l’ esclusiva delle immagini a un settimanale. Maria Iside Fiore, 13 anni, rappresenterà l’ Italia allo Junior Eurovision Song Contest, festival europeo dedicato ai giovani artisti di tutta Europa, una sorta di Sanremo under 15. Si svolgerà il 26 novembre all’ Olimpic Palace di Tblisi (Georgia), e si potrà vedere in diretta televisiva su RaiGulp a partire dalle ore 15.30. Maria De Filippi sbanca l’ audience, ma questa volta della concorrenza, cioè di Rai1. La sua ospitata a Tale e Quale Show regala al programma condotto da Carlo Conti 5 milioni di telespettatori (23,3%), lasciando le briciole a Canale5, che con Belli di papà supera di poco i 2 milioni (10,1%). Ma la sera dopo Belén Rodriguez riporta in auge Canale5 con Tu sí que vales che con 5,5 milioni (29,4%) straccia Flavio Insinna e Anna Valle, fermi con Prodigi (Rai1) a 2,5 milioni (12,2%): un flop per la rete ammiraglia che deve leccarsi le ferite anche la domenica, con Domenica In (Cristina e Benedetta Parodi) che si ferma a 1,7 milioni (11%) doppiata da Domenica Live (Barbara D’ Urso) che raggiunge 2,6 milioni (16,3%). Gianni Prandi è stato, nel 1976, tra i fondatori di RadioBruno e ne è l’ attuale direttore. La partenza avvenne in un miniappartamento a Carpi (Modena) e la sede principale è ancora in questa città. Da qui è riuscito a conquistare l’ Emilia-Romagna (ma trasmette anche in province limitrofe di altre regioni). L’ ultima rilevazione di Tavolo-editori-radio colloca RadioBruno al primo posto con 521 mila ascoltatori al giorno, superando nella sua regione tutte le emittenti nazionali pubbliche e private. Marco Pugno, ex componente lo staff di TelePavia, ha realizzato un documentario che racconta la nascita di Antenna3 Lombardia, tra le emittenti che aprirono la strada alle tv private. Il filmato è stato presentato in occasione della mostra intitolata Ti ricordi quella sera?, dedicata ad Antenna3, fino al 30 novembre al Palazzo Pirelli di Milano. Twitter: @gponziano © Riproduzione riservata.
Ascolti, Canale 5 traina Mediaset
Italia Oggi
CLAUDIO PLAZZOTTA
link
In settembre il gruppo Mediaset ha intercettato il 60% degli investimenti pubblicitari destinati al mezzo televisivo e punta a chiudere l’ anno con una raccolta in crescita dello 0,5% sul 2016, rispetto a un comparto del piccolo schermo che dovrebbe invece registrare un calo superiore al 2%. Certo, la concorrenza è grande, gli attacchi arrivano da più fronti (nuovi canali generalisti, proliferazioni di tv in chiaro, pay tv, contenuti in streaming), ma, per il momento, la grande corazzata di Cologno Monzese sembra tenere. Trainata soprattutto da Canale 5: lunedì, per esempio, il Grande Fratello Vip ha incassato il 29,1% di share; oppure il nuovo game show di Gerry Scotti, The Wall, in onda nella fascia preserale dal 20 novembre, ha registrato una share del 23,82% che sale al 26% sul target commerciale. Numeri e ampiezza di pubblico che nessuna altra offerta televisiva commerciale riesce ad assicurare con costanza, giorno dopo giorno. Nel periodo autunnale, dal 10 settembre al 18 novembre, sul target individui Canale 5 è allo stesso livello di Rai 1 sulle 24 ore (attorno al 16,5% di share), e deve inseguire in prima serata (16,2% rispetto al 19% della ammiraglia Rai). Nel day time, ovvero dalle 8.45 alle ore 20, Canale 5 è davanti, con il 17,3% rispetto al 15,4% di Rai 1. Analizzando, invece, il solo target commerciale, quello che i pubblicitari usano per i loro investimenti, Canale 5 è al 16,5% sulle 24 ore (Rai Uno al 12,2%) e sale al 17,2% in prima serata, rispetto al 15,4% del concorrente di viale Mazzini. Se quando era nato, nel 1980, Canale 5 aveva usato molto la leva del profilo internazionale e moderno, da contrapporre allo strapaese Rai (il simbolo del Biscione, in quegli anni, era la serie tv Dallas), ora invece la strategia si è capovolta: come più volte spiegato dall’ amministratore delegato di Mediaset, Pier Silvio Berlusconi, «l’ autunno 2017 punta sui contenuti italiani esclusivi, caldi, in diretta, con star di prima grandezza, quelli che piacciono alle grandi platee», e che rappresentano l’ unica vera diversità rispetto all’ offerta di colossi dai contenuti globali on line come Netflix, Google, YouTube o Amazon. La giornata di Canale 5 parte con Mattino Cinque, 14% di share medio, prosegue con Forum (16,2%), poi le telenovelas alla Beautiful (17%), Una Vita (17,5%), Il Segreto (23,2%), quindi arriva Maria De Filippi con Uomini e donne (21,5%) e poi Barbara D’ Urso con Pomeriggio Cinque (18,6%). Il preserale, con i game, e l’ access prime time, con Striscia la Notizia, sono attorno al 18,5% di share medio, poi ecco le prime serate di intrattenimento, con il Grande Fratello Vip che viaggia a medie del 25%, e Tu si que vales che è al 27,7% medio. Oppure la fiction, che dopo un periodo di crisi torna a sorridere anche a Mediaset: Rosy Abate al 20,2%, L’ Isola di Pietro al 17,8% medio. Nel fine settimana, inoltre, Verissimo è una certezza, col suo 20% medio, e Domenica live surclassa la concorrenza Rai di dieci punti di share, tanto che la Domenica In delle sorelle Parodi è stata sospesa per due settimane, in attesa di ripensamenti. In effetti, se si dovesse trovare una reale differenza tra Canale 5 e le altre tv generaliste, balza subito all’ occhio la squadra di talenti: le grandi star di Mediaset restano a Cologno, con una gestione aziendale capace di smussare dissapori o polemiche, e di tenere insieme, sotto uno stesso tetto, Antonio Ricci, Maria De Filippi, Gerry Scotti, Michelle Hunziker, Ilary Blasi, Alessia Marcuzzi, Silvia Toffanin, Piero Chiambretti, Barbara D’ Urso, Ezio Greggio, Federica Panicucci, Paolo Bonolis ecc. La Rai, invece, non sta costruendo nuove star, perde Massimo Giletti e Milena Gabanelli, trattiene Fabio Fazio a tutti i costi e lo sposta su Rai 1, dove fatica. Mentre chi anche prova a lasciare Mediaset per la Rai, come la Gialappa’ s band o Nicola Savino, poi torna indietro. Se il trimestre settembre-novembre è andato bene da un punto di vista degli ascolti, Canale 5, rete diretta da Giancarlo Scheri, prova a non arretrare neppure in dicembre, con un palinsesto che parte dalla domenica con la fiction Rosy Abate, e, a seguire nei giorni successivi, l’ esordio di Music con Paolo Bonolis, la finale del Grande Fratello Vip, la partita di Champions league, l’ esordio della fiction Sacrificio d’ amore, e la finale di Tu si que vales. © Riproduzione riservata.
Chessidice in viale dell’ Editoria
Italia Oggi
link
Rai, utile dei nove mesi a 20,3 mln e 2017 previsto in pareggio. Conti in utile per la Rai nei primi nove mesi dell’ anno e la previsione di chiudere il 2017 in pareggio. I conti presentati dal d.g. Mario Orfeo sono stati esaminati dal cda che ha inoltre preso atto delle novità dei palinsesti e ha espresso parere favorevole alle nomine proposte dal d.g., fra le altre quella di Piero Corsini direttore di Rai5 e di Marco Giudici direttore di Rai World. Tornando ai conti dei primi nove mesi, il bilancio consolidato del Gruppo Rai registra un utile netto di periodo pari a 20,3 milioni di euro, sostanzialmente allineato a quello dell’ analogo periodo del 2016 (+23,5 milioni). I risultati dei primi nove mesi del 2017 hanno risentito principalmente della contrazione dei ricavi da canone in conseguenza della diminuzione dell’ importo unitario da 100 a 90 euro nonché della riduzione (dal 67% al 50%) della quota a favore della Rai dei maggiori importi derivanti dalla riscossione del canone in bolletta. In contrazione i ricavi pubblicitari (in riduzione di 47,6 milioni di euro). Sole 24 Ore, conclusa in anticipo l’ offerta sull’ inoptato. Tutti i 1.169.076 diritti d’ opzione non esercitati nell’ ambito dell’ aumento di capitale del gruppo Sole 24 Ore sono stati venduti ieri nel corso della prima seduta di Borsa. Questi strumenti, se effettivamente esercitati, danno diritto alla sottoscrizione di 4.676.304 azioni speciali di nuova emissione dell’ azienda editoriale. La nuova carta può essere acquistata entro venerdì al prezzo unitario di 0,961 euro, sulla base del rapporto di 4 azioni per ciascun diritto inoptato detenuto. Lega Seria A, il canale tv all’ esame dell’ assemblea del 27 novembre. Alla prossima assemblea della Lega Serie A, prevista per il 27 novembre, verrà esaminato anche il canale televisivo della Lega. Lo si è appreso dall’ integrazione dell’ ordine del giorno dell’ assemblea che tratterà anche la nuova asta dei diritti tv della serie A per il periodo 2018-2021. L’ odg, alla luce anche delle dimissioni del presidente della Figc Carlo Tavecchio, è stato integrato anche con l’ elezione del presidente e dell’ a.d. della Lega, nonché di altri cinque consiglieri. Gabbani a Radio Italia Live su Real Time. Su Real Time (canale 31 del digitale terrestre free) e in contemporanea su Radio Italia, Radio Italia Tv e in streaming sul sito radioitalia.it, va in onda Radio Italia Live, il programma dedicato alla musica italiana e ai suoi protagonisti prodotto e realizzato da Radio Italia. Oggi alle 21.10 è la volta di Francesco Gabbani, che proporrà un assaggio di quello che è stato il suo tour estivo iniziato il 19 giugno da Verona e conclusosi il 30 settembre dopo 44 concerti in giro per l’ Italia. Arriva IO Donna Winter. IO donna, il settimanale femminile del Corriere della Sera diretto da Diamante d’ Alessio, lancia IO Donna Winter, un numero Extra, da collezione, in edicola oggi con il Corriere della Sera senza sovrapprezzo e distribuito nelle boutique del circuito The Best Shops in tutta Italia.
Gabanelli torna in video per il Corsera
Italia Oggi
MARCO A. CAPISANI
link
Una videostriscia di circa 5 minuti con cui Milena Gabanelli racconterà l’ attualità e i grandi temi come l’ immigrazione su Corriere.it e sui social media del quotidiano milanese diretto da Luciano Fontana. L’ ex giornalista Rai avvia così una nuova collaborazione col gruppo Corriere della Sera-Rcs guidato dall’ editore Urbano Cairo, che manda on air i canali tv La7 e La7d. Non a caso Cairo ha dato il benvenuto a Gabanelli anche «a La7, dove parteciperà come ospite a nostre trasmissioni di approfondimento». Al momento il nome del format sul Corsera (anche cartaceo) non è stato scelto.
Cairo prende la Gabanelli
Libero
link
ANTONELLA LUPPOLI Dopo Massimo Giletti, anche Milena Gabanelli approda alla corte di Urbano Cairo. Farà quello che sa fare, cioè le inchieste. Questa volta sul web. E pensare che lo scorso 15 novembre la signora aveva detto addio alla tv di Stato, per un mancato accordo sul «piano delle news». Ricordate la farraginosa querelle di cui è stata protagonista? Chiede ai vertici Rai pochi minuti dopo il tg, prima dell’ access prime time – nella fascia che fu di Enzo Biagi – ma le rispondono picche. Per questo sbatte la porta. Facendo rumore. Ma, attenzione, le si è aperto innanzi un portone: quello di via Solferino. L’ ex volto di Report avrà infatti una video striscia quotidiana (ma guarda un po’) su Corriere.it e sarà ospite dei programmi di La7. Insomma, a quanto pare, quello che Mamma Rai nega, Cairo concede. Non è l’ Arena lo comprova. Stando a quanto annunciato da una nota diramata da Rcs Group nel pomeriggio di ieri, la Gabanelli ha firmato un accordo di collaborazione con il Corsera. «Siamo orgogliosi», ha detto il direttore Luciano Fontana, «sperimenteremo insieme una nuova frontiera del giornalismo e del data journalism, esplorando anche nuovi formati di fruizione e di linguaggio e aprendo insieme nuove strade per il futuro della nostra professione». Dal canto suo, la Gabanelli ha detto: «Quello che oggi mi interessa di più è portare informazione di qualità su quei mezzi e piazze virtuali dove si sta formando la classe dirigente di domani () La prima battaglia, la più importante, è quella di imporre il principio di meritocrazia. È proprio l’ assenza di competenza e senso di responsabilità alla base dei tanti problemi del nostro Paese». Come darle torto. Ecco dunque un altro colpaccio messo a segno dal re Mida dell’ editoria italiana che accoglie (giustamente a braccia aperte) un’ altra esiliata della Rai di Mario Orfeo e le dà il benvenuto sottolineando: «Il Corriere della Sera è la casa del giornalismo italiano e Milena Gabanelli è una grandissima professionista e fuoriclasse, perché incarna il giornalismo che ci piace fatto di contenuti chiari, utili e di servizio». Cairo allunga così la schiera di giornalisti che gravitano nella sua galassia. Perché, si sa, l’ informazione (dovrebbe venire) prima di tutto. riproduzione riservata Milena Gabanelli ha iniziato a lavorare in Rai nel 1982.
Mobilitazione di Fnsi e Ordine dei Giornalisti a tutela dell’ informazione
Corriere della Sera
link
Mobilitazione oggi a Roma, in Piazza Montecitorio, per la Federazione nazionale della Stampa italiana e l’ Ordine dei giornalisti. «Il tema della giornata, “Libertà precaria, lavoro precario, vite precarie” – sottolinea una nota congiunta – riassume la condizione dei giornalisti italiani ed evidenza le responsabilità di governo e parlamento. Una legislatura che si era aperta con l’ impegno di depenalizzare il reato di diffamazione, cancellando il carcere per i giornalisti, si avvia alla chiusura senza alcun passo in questa direzione». La mobilitazione è la prima di una serie, hanno detto Fnsi e Ordine dei Giornalisti, promossa «per denunciare l’ inerzia di governo e Parlamento sui problemi del mondo dell’ informazione».
Giornalisti in piazza
La Stampa
link
La Federazione nazionale della Stampa italiana e l’ Ordine dei giornalisti si riuniscono in piazza Montecitorio stamattina alle 11. Si tratta della prima di una serie di iniziative di protesta che gli organismi di rappresentanza della categoria promuoveranno per denunciare l’ inerzia di governo e parlamento sui problemi del mondo dell’ informazione e per richiamare l’ attenzione delle istituzioni e dell’ opinione pubblica sulla necessità di salvaguardare il diritto dei cittadini ad essere correttamente informati. «Una legislatura che si era aperta con l’ impegno di depenalizzare il reato di diffamazione – spiega la Fnsi – cancellando il carcere per i giornalisti, si avvia alla chiusura senza che sia stato fatto alcun passo in questa direzione».
Oggi alla Camera per difendere l’ informazione
Il Manifesto
link
Per la prima volta, oggi, di fronte alla Camera dei deputati manifestano i Consigli nazionali della Federazione della stampa e dell’ Ordine dei giornalisti. Insieme. È un buon inizio, un pezzo di una necessaria mobilitazione generale, a fronte degli errori o dell’ inerzia del governo sulle ferite dell’ informazione. Infatti, mentre la legislatura è ai titoli di coda, rimangono irrisolte numerose scene della partitura drammatica in corso. L’ elenco è in difetto: l’ annunciata normativa sulla diffamazione che avrebbe dovuto eliminare il carcere e mettere un serio freno alle querele «temerarie» è ferma (il gioco cinico va avanti da quattro mandati parlamentari); il decreto sulle intercettazioni del ministro Orlando non garantisce la libertà di cronaca, disponendosi la pubblicazione solo delle trascrizioni «essenziali» (filologi di tutto il mondo battete un colpo) e prevedendo persino la detenzione per i rei; la legge di bilancio nulla contiene sul precariato, vale a dire circa il 65% del setto re; la legge 233 del 2012 («equo compenso»), faticosamente strappata all’ esecutivo Monti, è incredibilmente inapplicata avvolta com’ è nei meandri della giustizia amministrativa e negli esercizi interpretativi. Nel frattempo, però, gli editori sono trattati con i guanti, visto che negli ultimi anni sono piovuti da Palazzo Chigi 2-300 milioni di euro di sovvenzioni, cui si è aggiunto nel recente decreto fiscale il credito di imposta sugli investimenti pubblicitari a carico del fondo per il pluralismo. È assurdo che simili cospicui finanziamenti non abbiano prodotto risultati sull’ occupazione, facilitando al contrario prepensionamenti e disoccupazione. Intere generazioni spedite a casa, senza tante storie. La questione ha finalmente toccato anche la Rai, dopo che il sindacato dei giornalisti Usigrai e la Fnsi hanno portato l’ argomento nella commissione parlamentare di vigilanza. Tra l’ altro, il nuovo contratto di servizio non può non avere al suo interno una direttiva precisa: l’ entità del canone di abbonamento va rapportato al numero dei contratti a tempo indeterminato. Il diritto a informare e a essere informati non è messo in causa solo da norme o scelte economiche. Incombe da tempo un vero e proprio attacco vandalico ai cor pi dei giornalisti: minacce, percosse, persino omicidi. Da ultimo, ha ricevuto un ennesimo «avvertimento» Paolo Borrometi, appena diventato – tra l’ altro- presidente dell’ associazione Articolo21. E nei giorni passati si sono susseguiti il pestaggio a Ostia di Daniele Piervincenzi della rubrica di Raidue «Nemo», le intimidazioni ai danni di un fotoreporter di Ponticelli o della cronista Marilena Natale di Caserta. La lista è infinita e segna una salto di qualità. Si è creato un clima di vendetta e di odio, figlio della crisi democratica, che prevede un esautoramento progressivo del «quarto potere», perché la criminalità organizzata punta alle commesse e agli ap palti pubblici. E la trasparenza è un impiccio, mentre devono prevalere il segreto e l’ opacità. Purtroppo, la sensibilità politica è scarsa e procede per fiammate occasionali presto rimosse o dimenticate. In tal modo la traversata verso l’ era digitale rischia di diventare un’ ecatombe. Chissà se agli impegnativi appelli delle alte autorità della Repubblica, dal presidente Mattarella a Pietro Grasso e a Laura Boldrini seguiranno atti concreti. Che vengano finalmente indetti gli Stati generali dell’ informazione e, per l’ intanto, si concordi un emendamento sul precariato nella citata legge di bilancio, finanziato con l’ agognata «digital tax».
Caccia alle fonti dei cronisti. Libertà di stampa in pericolo
Il Fatto Quotidiano
Giorgio Meletti
link
Una serie di decisioni illegittime di diverse procure della Repubblica stanno di fatto abrogando il segreto professionale dei giornalisti. Basta il semplice sospetto di una minima violazione di segreto d’ ufficio e scatta la perquisizione per scoprire le fonti del giornalista. È una pratica più volte censurata dalla Cassazione e ancor più energicamente condannata da norme e sentenze europee. Eppure accade sempre più spesso. Il fenomeno si traduce, al di là della buona fede dei singoli magistrati, in una pressione per tutti i giornalisti. Il messaggio è chiaro: se scrivi una parola di troppo puoi trovarti gente in divisa che fruga tra i giocattoli dei tuoi bambini o che si prende il tuo telefonino e cartografa comodamente tutte le tue relazioni e tutte le tue fonti. Anche chi si affida al segreto professionale del giornalista, imposto dalla legge e tutelato anche dal codice di procedura penale, è avvertito: se vai a raccontare qualcosa anche senza commettere niente di illecito, sappi che prima o poi potrebbe esserci un carabiniere, un poliziotto o un magistrato che potrà ricostruire tutti i tuoi contatti con il giornalista. L’ ultimo caso risale alla sera di venerdì 17 novembre. Gli uomini della Guardia di Finanza, su ordine del procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone, si sono presentati nella redazione del Sole 24 Ore a Milano, con un decreto di acquisizione di documenti per il giornalista Nicola Borzi. Quella mattina il giornale aveva pubblicato il secondo di due articoli di Borzi sui movimenti dei conti correnti dei Servizi segreti presso la Banca Popolare di Vicenza. Secondo Pignatone chi ha fornito i documenti al giornalista (che non è indagato ma solo testimone) ha violato il segreto di Stato, un grave reato che può costare fino a dieci anni di carcere. Borzi ha consegnato i documenti richiesti in una chiavetta, ma i finanzieri per maggior sicurezza hanno smontato il disco rigido del suo computer sequestrandogli tutto il suo archivio, le sue email, insomma tutti gli strumenti di lavoro. La stessa sera del 17 novembre, a Roma, trattamento simile ha ricevuto Francesco Bonazzi, giornalista de La Verità, che aveva scritto sullo stesso argomento il giorno prima di Borzi. Bonazzi però se l’ è cavata consegnando una chiavetta con i documenti richiesti e sottoponendosi a un lungo interrogatorio da testimone non indagato. Per entrambi i giornalisti il solito trattamento, la richiesta in nome della legge di violare la legge che vieta di rivelare le fonti. Colpisce il silenzio che ha circondato anche l’ ultimo di una lunga serie di episodi. Neppure il direttore del Sole 24 Ore Guido Gentili ha fatto alcun commento. Borzi è una delle principali fonti d’ accusa nell’ inchiesta sul falso in bilancio del Sole 24 Ore, per la quale ha presentato numerosi esposti. Eppure l’ Ordine nazionale dei giornalisti non ha speso una parola, limitandosi a riprendere sul suo sito la protesta dell’ Ordine della Lombardia, come se fosse una vicenda di interesse regionale. Salvo poi indicare come focus di principale interesse nazionale la libertà di stampa a Ostia. Il racconto confezionato da giornali e telegiornali considera il lavoro giornalistico messo a repentaglio più che altro dalla testata al giornalista precario della Rai Daniele Piervincenzi, dalle minacce mafiose a Paolo Borrometi dell’ Agenzia Italia o dal disprezzo di Beppe Grillo per i “giornalisti da 10 euro al pezzo”. Fatti gravissimi. Tuttavia essi non sono causa ma effetto di un fatto molto più grave: se la libertà di stampa è messa in discussione dalla magistratura a chi potremo rivolgerci per difenderla? Purtroppo una politica capace di evocare a vanvera la “emergenza democratica” si gira dall’ altra parte. Purtroppo molti credono che la libertà di stampa, il cui principale baluardo è la segretezza delle fonti, sia un privilegio dei giornalisti e non una garanzia per tutti. Peggio ancora, molti giornalisti, quando viene perquisita una redazione concorrente, pensano che la cosa non li riguardi. E ci sono quelli che non reagiscono neppure quando viene perquisita la scrivania accanto alla loro. Così, quando il 30 giugno scorso la Procura di Napoli ha ordinato illegittimamente la perquisizione a tappeto di tutta la famiglia del vicedirettore del Fatto Marco Lillo, molti, soprattutto i garantisti a 24 carati, hanno pensato che gli stava bene. Blande reazioni anche il 21 luglio, quando la Guardia di Finanza si è presentata a casa di Gianluca Paolucci de La Stampa. Il suo racconto: “Restano in casa per due ore frugando dappertutto, tra i giocattoli dei bambini, nella culla, negli effetti personali della mia compagna () Sequestrano cd, chiavette Usb, vecchi telefonini in disuso”. Due settimane dopo, il procuratore capo di Torino Armando Spataro scrive una lettera di scuse a La Stampa: la denuncia dell’ Unipol da cui era scaturito il blitz era sbagliata, le intercettazioni erano state rese pubbliche non da un reato del giornalista ma dall’ errore di un magistrato. Anche le intercettazioni tra Matteo Renzi e il generale della Gdf Michele Adinolfi, due anni fa, costarono a Vincenzo Iurillo del Fatto l’ acquisizione da parte degli inquirenti di tutto il contenuto del suo computer, salvo poi scoprire che l’ unico atto illegittimo era stato l’ attacco alla memoria informatica del giornalista.
Direttore di giornale condannato a 3 anni per un Tweet “gulenista”
Il Fatto Quotidiano
Marco Barbonaglia
link
In attesa della sentenza del maxi-processo nel quale sono imputati oltre una dozzina tra giornalisti e amministratori del giornale d’ opposizione Cumhuriyet, il direttore del quotidiano online Oguz Guven è stato condannato ieri, da un tribunale di Istanbul, a 3 anni e un mese per propaganda terrorista. Guven era stato arrestato a maggio dopo un tweet postato sull’ account del giornale sulla morte di Mustafa Alper, procuratore capo della provincia di Denizli, nella Turchia occidentale. Magistrato che, per primo, aveva avviato un’ inchiesta su Fethullah Gülen dopo il tentato golpe del 15 luglio 2016, del quale il predicatore che vive in Pennsylvania è ritenuto da Ankara organizzatore e mandante. Il 10 maggio un camion aveva centrato l’ auto sulla quale viaggiava Alper, uccidendolo. Nel tweet c’ era scritto che il procuratore era stato “falciato” da un camion. Meno di un minuto dopo era stato cancellato e sostituito da un altro tweet nel quale si leggeva che il magistrato era morto in un “tragico incidente”. “Tutto ciò di cui sono colpevole – ha dichiarato Guven – è una parola scritta per errore e cancellata 52 secondi dopo la pubblicazione”. Per i giudici, il direttore è invece colpevole di avere legami con la rete di Gülen e della “pubblicazione di dichiarazioni che legittimano e incoraggiano i metodi violenti utilizzati dal gruppo terrorista del Pkk”. Per lui, uscito dal carcere a giugno dopo oltre 30 giorni di custodia cautelare, il pubblico ministero aveva chiesto una condanna a 12 anni. La sentenza arriva in un momento difficile per lo storico quotidiano laico della Turchia. I cronisti e gli amministratori del Cumhuriyet sotto processo (tra i quali il direttore Murat Subuncu) sono accusati di avere legami con i gulenisti, il Pkk oppure gli estremisti di sinistra del Dhkp/c e rischiano fino a 43 anni di carcere. A oggi, in Turchia, almeno 150 giornalisti si trovano in prigione, un dato già noto e confermato ieri da Sibel Gunes dell’ Associazione dei giornalisti turchi.
La Gabanelli sbarca sul Corriere.it
Il Giornale
link
Milena Gabanelli ha firmato un accordo di collaborazione con il Corriere della Sera per una video-striscia su corriere.it e i suoi social, inchieste sul quotidiano in edicola e la partecipazione a trasmissioni di approfondimento di La7. «Siamo molto orgogliosi di dare voce a Milena tra le grandi firme del nostro giornale – ha dichiarato Luciano Fontana, direttore del Corriere -. Con forza, capacità d’ analisi e profondità d’ inchiesta, sperimenteremo insieme una nuova frontiera del giornalismo e del data journalism». La video-striscia quotidiana del racconto per numeri e mappe approderà su corriere.it e i suoi social. «È con particolare soddisfazione che do il bentornato al Corriere e il benvenuto a La7, dove parteciperà come ospite a nostre trasmissioni di approfondimento», ha detto Urbano Cairo, presidente e ad di Rcs e presidente di LA7.
Fake e non solo, il network di 160 siti gestito in famiglia
La Repubblica
carlo brunelli,
link
roma Un nstwork italiano lsga siti di politica, nsws, fsds rsligiosa, proclami nazionalistici s disinformazions. Appartisns a Giancarlo Colono, fsrvsnts cattolico s nazionalista, coms apprsndiamo dai suoi profili sui social nstwork. Lo rivsla un’ inchissta di Buzz-Fssd chs ha collsgato dscins di siti s pagins social scoprsndo chs sono tutti di propristà dslla stsssa socistà, la Wsb365. Un’ azisnda a conduzions familiars composta da 6 psrsons più un tsam di giornalisti, a dstta dsl propristario. 175 siti gsstiti in famiglia, nonostants il fratsllo Davids risulti dipsndsnts di un’ altra azisnda di marksting onlins, la NsxtMsdiaWsb, a sua volta propristaria di circa 60 domini s sscondo quanto sostisns Buzz-Fssd – di propristà di un altro msmbro dslla famiglia Colono. Il msccanismo di qussts azisnds psr guadagnars è ssmplics: un solo propristario distro dscins di siti, un unico account pubblicitario, tanto clickbait s il guadagno è assicurato. Psr trovars milioni di utsnti chs visitano i propri domini, ci sono dus modi. Il primo è intsrcsttars ls passioni dsgli italiani: il calcio, ls scommssss sportivs, il bsnssssrs, la saluts. Il sscondo è parlars alla pancia dsl Passs, sfruttando tsmi caldi: gli immigrati, la crisi, i politici. Si aggiunga un tocco di ssnsazionalismo s un titolo chs invita a cliccars sd scco chs il nstwork dsi fratslli Colono divsnta una macchina da click. La pagina più importants, Dirsttansws, contava circa 3 milioni di liks s nsll’ ultimo anno ha ottsnuto più di 5 milioni di condivisioni. Un unico filo conduttors lsga i siti, il titolo ssnsazionalistico s i titoli clickbait sui social nstwork: ” Incrsdibils, 10 minuti s il tumors spariscs”, ” Stuprata da un profugo: si suicida. Il dramma di Angslica”, ” Clamoroso Laura Boldrini è stata dsnunciata: scco psrchè”. Proprio la prssidsnts dslla Camsra, una dslls vittims dsgli attacchi dsi siti di disinformazions, ha dichiarato a BuzzFssd : ” È un ssrio psricolo. l’ indagins rivsla chs ci sono milioni di cittadini italiani vittims dslla disinformazions”. Ma non sono solo bufals. Dopo la strstta di Facsbook nisnts più notizis invsntats, ma vsrs, copiats dai quotidiani, citati in calcs, rsss più pruriginoss o indignanti tramits titoli sui social s piccoli trafilstti introduttivi carichi di odio. Oggi di qusllo chs è stato rivslato dall’ inchissta di BuzzFssd rssta molto poco. Facsbook ha oscurato tutts ls pagins di Wsb365. Ma i siti sono ancora onlins, pronti a tornars protagonisti dsi social italiani. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Milena Gabanelli riparte al Corriere «La mia sfida per un web d’ inchiesta»
Corriere della Sera
di Paolo Conti
link
Milena Gabanelli torna a collaborare stabilmente con il Corriere della Sera con un progetto innovativo: una video-striscia quotidiana su Corriere.it dove ogni giorno, in cinque minuti circa, la giornalista analizzerà un argomento con numeri, mappe, infografiche, video-animazioni, ovvero con gli strumenti del data journalism. Contemporaneamente Gabanelli approderà a La7 come ospite nelle trasmissioni di approfondimento della Rete. L’ accordo è stato annunciato ieri da Rcs. «Il Corriere della Sera è la casa del giornalismo italiano e Milena Gabanelli è una grandissima giornalista, una fuoriclasse, perché incarna il giornalismo che ci piace, fatto di contenuti chiari, utili e di servizio – ha detto Urbano Cairo, presidente e amministratore delegato di Rcs MediaGroup e presidente di La7 -. È con particolare soddisfazione che le do il bentornato al Corriere della Sera e il benvenuto a La7, dove parteciperà come ospite alle nostre trasmissioni di approfondimento». Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera : «Siamo molto orgogliosi di dare voce a Milena tra le grandi firme del nostro giornale. Con forza, capacità d’ analisi e profondità d’ inchiesta, sperimenteremo insieme una nuova frontiera del giornalismo e del data journalism, esplorando anche nuovi format di fruizione e di linguaggio, aprendo insieme nuove strade per il futuro della nostra professione». Commenta Milena Gabanelli, che ha dato addio alla Rai il 15 novembre dopo aver annunciato le dimissioni da viale Mazzini il 31 ottobre: «Ormai non mi interessa più la visibilità televisiva. Mi interessa invece, e molto, lavorare sulle piazze virtuali, lì dove si formano le classi dirigenti di domani e dove scarseggia l’ informazione di qualità. Le fake news si combattono solo con le news verificate, dunque autentiche, e approfondite». L’ idea di Gabanelli è riuscire a ridurre, nello spazio di cinque minuti quotidiani, le caratteristiche di una notizia complessa permettendo al lettore di raggiungere rapidamente i necessari link per gli approfondimenti. Dunque una formulazione agile ma che nasconde dentro di sé una grande quantità di informazioni e di arricchimenti. Milena Gabanelli interverrà naturalmente anche sulla tradizionale versione cartacea del giornale con inchieste e approfondimenti. In più – spiega la giornalista diventata famosa con l’ esperienza televisiva di «Report», il programma che ha condotto per dieci anni – il frutto di questo lavoro irrobustirà ogni giorno un «data base» destinato ad essere continuamente aggiornato dal lavoro quotidiano di tutti i giornalisti del Corriere . Il contratto, spiega la giornalista, partirà il 1 dicembre prossimo e l’ esordio della striscia quotidiana avverrà a gennaio. «Realizzerò per il Corriere della Sera quella striscia quotidiana serale che avevo proposto alla Rai e che l’ azienda ha respinto», spiega Gabanelli: «Dopo anni passati ad indagare temi trasversali, c’ è la necessità e il dovere di proporre anche soluzioni, là dove si intravedono. La prima battaglia, la più importante, è quella di imporre il principio della meritocrazia. È proprio l’ assenza di competenza e senso di responsabilità alla base dei tanti problemi del nostro Paese». Non solo giornalismo di denuncia, dunque, ma anche strumento di conoscenza e di possibile crescita per il sistema Paese. Milena Gabanelli aveva lasciato la Rai dopo aver rifiutato l’ offerta finale di una condirezione di Rainews 24 al fianco di Antonio Di Bella. La giornalista aveva spiegato che la sua scelta nasceva dalla fine del progetto iniziale per il quale era stata assunta dall’ allora direttore generale Rai Antonio Campo Dall’ Orto: ovvero la realizzazione di un innovativo Portale Web della Rai che potesse ricorrere al contributo di tutti i giornalisti dell’ azienda.
Nuova vita per le edicole: saranno anche info point
Quotidiano di Puglia
link
d Nuova vita per le edicole. Lecce sarà la seconda città in Italia dopo Milano a puntare sul loro rilancio. Chioschi e rivenditorie presto forniranno ai cittadini non solo giornali e periodici ma anche un ampio ventaglio di servizi, che andranno dai certificati dell’ anagrafe alle informazioni turistiche, dai biglietti di concerti ed eventi di punta ai ticket per mensa, bus urbani e sosta. Dal piano delle idee questa rivoluzione sta passando in fretta a quello della realtà. La Giunta di Palazzo Carafa ieri ha deliberato a favore dell’ atto di indirizzo proposto dall’ assessore alle Attività Produttive Paolo Foresio, che già nelle scorse settimane aveva incontrato gli edicolanti per condividere con loro il percorso che l’ amministrazione aveva intenzione di intraprendere. Una notizia accolta anche dai sindacati di categoria con molto entusiasmo vista la crisi che da anni attanaglia il settore. A Lecce, ad oggi, sono attive 105 rivendite di quotidiani e periodici e di queste 78 sono punti esclusivi. Negli ultimi tre anni, però, ben 8 – per lo più si è trattato di chiostri – hanno abbassato le loro saracinesche per non riaprirle più. Una crisi, quella delle edicole, che non riguarda solo il Comune capoluogo ma tutto il paese tanto da diventare l’ oggetto di un protocollo d’ intesa firmato lo scorso 2 ottobre dall’ Anci, l’ Associazione Nazionale Comuni Italiani, e dalla Fieg, Federazione Italiana Editori Giornali. L’ accordo, pur rimarcando la necessità di incentivare l’ acquisto di giornali e periodici, rilancia l’ immagine dei punti vendita, ai quali viene offerta la possibilità di ampliare le categorie di beni e servizi. Il Comune intende «proseguire ed incrementare le azioni tese a realizzare una rete di informazione turistica diffusa e strategicamente collocata sul territorio», trasformando le edicole in info -point turistici (almeno quelle del centro) e coinvolgendole nella promozione dei grandi eventi. Poi, ancora, «creare una rete di nuovi servizi a favore dei quartieri, anche agendo sull’ implementazione degli strumenti digitali e sulla semplificazione», e a questa voce appartiene il rilascio di certificazioni anagrafiche, delle credenziali Spid (Sistema Pubblico di Identità Digitale) e dei servizi on line del Comu ne, oltre all’ acquisto dei buoni pasto per le mense scolastiche. Infine, «migliorare e adeguare le strutture delle edicole, consentendo loro di restare al passo con le esigenze urbanistiche e del territorio», con la possibilità, quindi, di trasformarsi in chioschi di nuova concezione, più avanzati dal punto di vista tecnologico. «Saremo la seconda città in Italia a fare tutto questo – commenta Foresio – e ne vado molto fiero. Già dai banchi della minoranza, infatti, avevo proposto alla precedente amministrazione di intraprendere un simile percorso di innovazione per le edicole, che in questo modo saranno sempre più frequentate da turisti e residenti per via dei tanti servizi in più che andranno a fornire. Entrando per fare un certificato o per comprare il biglietto di un concerto, chi abitualmente non lo fa magari ne approfitterà per comprare il giornale. In questo modo, avremo raggiunto anche l’ obiettivo finale: quello di incoraggiare la lettura e la diffusione della carta stampate, indispensabile per un’ opinione pubblica più consapevole e informata». I.Mar.
Lunedì alle 11 cerimonia di consegna del Premio di giornalismo Francesco Landolfo, all’ Istituto …
Il Mattino
link
Lunedì alle 11 cerimonia di consegna del Premio di giornalismo Francesco Landolfo, all’ Istituto di Cultura Meridionale in via Chiatamone 63. Il Premio, sesta edizione, a undici anni dalla scomparsa di Franco Landolfo, ricorda l’ impegno del giornalista, segretario dell’ Ordine dei giornalisti della Campania, già vicedirettore del quotidiano Roma, fondatore dell’ Arga Campania. Ecco i premi assegnati dalla giuria: carta stampata ex aequo Eroina? Meglio il provolone di Maria Elefante (Famiglia Cristiana), Napoli, per lo smog livelli da primato di Antonio Folle (Roma). Menzione speciale Porte aperte, ecco il depuratore di Gradelle di Antonino Siniscalchi (Il Mattino), Sant’ Antuono, benvenuto Carnevale di Claudia Bonasi (Il Mattino). Radio e tv ex aequo Piano di evacuazione, rischio Vesuvio di Roberto D’ Antonio (La7), Un bivio per via Krupp di Daniele Morgera (Rai). Menzione speciale Aira alla Commissione Ecomafie: fermate i demolitori disonesti di Monica D’ Ambrosio (Ricicla Tv), Con i carabinieri forestali sul Vesuvio dopo i roghi di Nello Fontanella (Il Mattino Tv). Per internet ex aequo Incendi, i rifugiati sentinelle sul Vesuvio di Carmine Alboretti (Paginevesuviane.it), Pozzuoli, veleni e camorra: così muore la Foresta di Cuma di Gennaro Del Giudice (Cronacaflegrea.it). Menzione speciale Così lo Stato è stato truffato con le ecoballe di Agata Marianna Giannino (Il Giornale.it), Non è soltanto Pummarola di Giuseppe De Silva (Kompetere Journal), Una notte con agenti sentinella nelle discariche abusive di Giugliano di Maria Rosaria Ferrara (TeleclubItalia.it)