Indice Articoli
Mediaset prova a strappare i Mondiali a Viale Mazzini
Mibact al lavoro sul decreto quote
Per Il Gazzettino via al restyling
Metro stadio punta su nuove città
Rapporto Asig-Fieg, diffusioni quotidiani a -20%
Santanchè vende Novella 2000 e Visto
Quotidiani, il punto di equilibrio
Mondiali, Mediaset sfida la Rai
Mediaset sfida la Rai per i diritti tv in chiaro dei Mondiali ’18 e ’22Presentata un’ offerta
Mediaset scende in campo per i Mondiali Obiettivo i diritti di Russia 2018 e Qatar 2022
«La Verità» compie un anno Belpietro: 2017 in utile
«Pochi abbonati e vendite in calo» La diocesi chiude il suo giornale
Google e Fieg, al GdB il futuro dell’ editoria
Mediaset prova a strappare i Mondiali a Viale Mazzini
Il Fatto Quotidiano
link
Dopo aver perso l’ esclusiva per la Champions League (ritornata a Sky), secondo quanto scrive Repubblica.it, Mediaset ha presentato un’ offerta per la trasmissione dei mondiali di calcio di Russia (2018) e Qatar (2020). Da sempre, la Nazionale va in onda su Rai1 e il servizio pubblico offre le fasi finali e alcune partite di girone agli abbonati, ma stavolta Viale Mazzini deve vedersela col Biscione. Per Brasile ’14, la Rai ha speso circa 180 milioni di euro. Il costo è molto più contenuto per la trasmissione sulla pay tv, che l’ altra volta è andata in esclusiva a Sky. Fallita l’ impresa di contendere abbonati proprio al gruppo di Murdoch e di migliorare i conti di Premium e fallita la cessione della stessa emittente a Vivendi perché i francesi si sono sfilati dall’ accordo, alla famiglia Berlusconi non resta che puntare ancora sulla televisione generalista, sui canali in chiaro e dunque il mondiale sarebbe un’ occasione per fare ascolti straordinari per almeno un mese e mezzo. Ovviamente, Viale Mazzini deve confermare a tutti i costi l’ evento sportivo più importante che ha ancora in palinsesto. Ormai l’ unico rimasto.
Mibact al lavoro sul decreto quote
Il Sole 24 Ore
Andrea Biondi
link
La lettera dei gruppi televisivi al ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, per protestare contro il decreto legislativo di modifica delle quote di investimento obbligatorio dei broadcaster in opere europee di produttori indipendenti (si veda Il Sole 24 Ore di ieri) , un effetto immediato lo ha sortito. Ieri nel pomeriggio, infatti, c’ è stata una riunione tecnica fra gli uffici dei gruppi televisivi e i tecnici di Mibact, Mise e presidenza del Consiglio. Sono stati esaminati vari aspetti del decreto legislativo che, in applicazione della legge Franceschini su cinema e audiovisivo, è chiamato a modificare l’ articolo 44 del Tusmar. Insieme c’ è anche la modifica dell’ articolo 2, con la definizione di produttore indipendente secondo la quale, per esser qualificati così, le società di produzione non devono essere collegate o controllate da media nazionali. Tutto sommato questa parte non è in discussione. Diverso il discorso sull’ articolo 44. Il provvedimento è all’ ordine del giorno del preconsiglio dei ministri di oggi. Si vedrà se proseguirà nel Cdm di domani. Di certo la protesta dei broadcaster è stata rumorosa, puntando l’ indice contro l’ innalzamento delle quote di produzione, per le tv commerciali come per la Rai ritenute causa di un aggravio di almeno 500 milioni, ma anche contro l’ abbandono «di un percorso di lavoro strutturato e condiviso». Appunto, quest’ ultimo, che ha generato non poco fastidio in ambito ministeriale. Pieno sostegno all’ operato del Mibact arriva invece dai produttori. «Siamo favorevoli allo spirito dell’ iniziativa del ministro Franceschini che riporta al centro del dibattito il tema della qualità dei contenuti italiani ed europei e dei contenuti indipendenti che, non bisognsa dimenticare, forniscono il prodotto premium», commenta al Sole 24 Ore Giancarlo Leone, presidente Apt. Anche gli operatori avrebbero avanzato proposte migliorative dal loro punto di vista. Innanzitutto sul fronte sanzioni, che il decreto alza fino a 2,5 milioni. Per i produttori sarebbe invece opportuno che i broadcaster ottemperassero l’ anno successivo agli obblighi non rispettati con l’ aggiunta di una sanzione. Le quote obbligatorie, ma questa è una richiesta delle tv, devono prendere in considerazione il genere intrattenimento nelle sue declinazioni, che dalle bozze appare totalmente residuale. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Per Il Gazzettino via al restyling
Il Sole 24 Ore
A. Bio.
link
Sono 11 anni che Roberto Papetti dirige Il Gazzettino, quotidiano da 7 edizioni – Venezia Mestre; Treviso; Padova; Belluno; Rovigo; Pordenone e Udine – della galassia Caltagirone. «Siamo leader nell’ edizione di Venezia-Mestre, Treviso e Rovigo. In altre province ce la giochiamo con quotidiani Finegil», spiega al Sole 24 Ore Papetti. Certo è che Il Gazzettino rappresenta una voce di primo piano nell’ informazione del Nord Est. Una voce che sul territorio si fa sentire da 130 anni. Domani si terranno i festeggiamenti, con una cerimonia al Palazzo Ducale di Venezia alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Nel corso della serata sarà proiettato un estratto del documentario «Storia de Il Gazzettino», prodotto da Rai Storia. Immagini storiche che si alterneranno a riprese della nuova rotativa: elemento che segna il passaggio a una nuova fase per il quotidiano che , fra carta e digitale, a luglio aveva una diffusione giornaliera di 60.865 copie (fonte Ads). Sabato 23 sarà in edicola la nuova edizione in formato Berliner, come Il Messaggero. Un’ innovazione legata all’ acquisto di nuove rotative dalla multinazionale tedesca Kba.«Otto anni fa – spiega Papetti – c’ è stato il nostro primo forte passaggio evolutivo, con il tabloid». Il nuovo formato sarà accompagnato dall’ introduzione, come già sul Messaggero, di “Macro”, sezione di stacco prima della parte più soft del giornale. Intervento deciso anche sulla grafica, «che sarà moderna, essenziale, curata dallo Studio Juan intervenuto in passato nel restyling del Sole 24 Ore». Sul versante squisitamente redazionale il cambiamento più evidente sarà «la possibilità di avere pagine intere dal Messaggero». Insomma, un salto di qualità su sinergie già esistenti: «Il Messaggero è un quotidiano leader sulla politica. Avere sinergie di questo tipo rappresenta un plus». Nessun problema sugli organici (un’ ottantina i giornalisti articolo 1), dice Papetti, «visto che da poco è stato firmato un accordo sindacale». Piuttosto sarà un modo di fare squadra in un contesto «molto caratterizzato. La nostra forza dovrà essere sempre l’ informazione locale con un giornale che vuole essere “di vicinanza”, capace di raccontare le singole comunità». Tutto questo «in un Nord Est che in questi anni è cambiato. Le disparità economiche sono sempre più forti e lo dimostrano le richieste dei Comuni, di cambiare regione. Il Nord Est come concetto di area allargata è molto cambiato». Il Gazzettino che spegne 130 candeline dovrà farci i conti. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
chessidice
Italia Oggi
link
Da Mediaset offerta per diritti tv dei Mondiali di Russia e Qatar. Mediaset avrebbe presentato un’ offerta per i diritti tv in chiaro per i Mondiali di calcio in Russia il prossimo anno e per quelli in Qatar nel 2022. A riferirlo sono state ieri fonti finanziarie non confermate da Mediaset. La presentazione dell’ offerta era prevista entro il 12 settembre. Al momento non ci sono indicazioni sulla cifra. All’ asta partecipa anche la Rai. Boni direttore di Cavallo Magazine. Beppe Boni torna alla guida di Cavallo Magazine, storica testata nel mondo dell’ equitazione e dell’ ippica edita da Poligrafici Editoriale, che aveva diretto dal 2009 al 2011. Boni continuerà a ricoprire il ruolo di vicedirettore de il Resto del Carlino e ilrestodelcarlino.it. Gli sportivi protagonisti di Alpha. Saranno il rugbista Martin Castrogiovanni, l’ ex calciatore Gennaro Gattuso, Gianni e Marco Maddaloni, rispettivamente maestro e campione di judo, i primi sportivi che si racconteranno su Alpha, il nuovo canale De Agostini Editore dedicato al pubblico maschile, in onda dal 1° ottobre sull’ lcn 59.
Metro stadio punta su nuove città
Italia Oggi
MARCO LIVI
link
Effe editore lancia con Metro Week un progetto pilota a Napoli per parlare di cultura, spettacoli, appuntamenti e cronaca della città partenopea. Metro stadio studia lo sbarco a Milano, Bari, Udine e Pescara per raccontare le gesta delle squadre locali di calcio e basket così come fa già a Firenze e Genova. Ma poi ci sono i settimanali Vero, Vero tv e i mensili Vero cucina, Vero salute, Home! e Rakam, in affitto dalla D.Print, che hanno aumentato diffusione e il numero di pagine per offrire al pubblico più contenuti. E ancora e soprattutto c’ è la rete di testate locali Netweek (ex DMail) che comprende 62 giornali con 250 mila copie all’ attivo, incluse le recenti acquisizione dell’ Eco di Biella, del Corriere di Novara e le ultime 5 aperture in Veneto. Insomma, un articolato polo editoriale di magazine che resiste alle difficoltà della stampa periodica e rilancia presidiando nuove piazze o creando prodotti mentre altri gruppi fermano le pubblicazioni o mettono in vendita le testate. Ai magazine si aggiunge poi il quotidiano gratuito Metro, che presidia le città di Milano, Roma e Torino, tra gli ultimi free press che sopravvivono in Italia. Al vertice di questo conglomerato c’ è la famiglia di Mario Farina, stampatore ed editore affiancato oggi dai figli Marco e Gianluca Farina. Infatti, Mario Farina controlla Litosud, società specializzata nella stampa di quotidiani, e attraverso quest’ ultima controlla Nme (che pubblica il quotidiano Metro) mentre dallo scorso dicembre è entrata a far parte del gruppo anche Netweek attraverso DHolding, controllata da Litosud. Ma, assicurando il passaggio generazionale (tema spesso delicato in Italia), è ai figli Marco e Gianluca che è stato affidato (con quote paritetiche) il 100% di Effe editore che pubblica i magazine Metro, ha preso in affitto le testate Vero, Home! e Rakam e ancora manda in stampa il trisettimanale Lottocorriere, il mensile Sky Life (inviato a tutti gli abbonati tricolore della piattaforma satellitare), realizza la newsletter digitale Sky evening news e il mensile digitale Sky magazine Business&Bar. Secondo Marco Farina, «quando siamo partiti io e mio fratello Gianluca, nel 2012, la Effe Editore editava solamente testate nel campo del gaming, nello specifico nel gioco del lotto. In pochi anni abbiamo allargato il perimetro della società sottoscrivendo importanti contratti per la realizzazione in service di prodotti editoriali (tra gli altri Sky) e conseguendo sempre ricavi crescenti e bilanci in utile» mentre, prosegue Marco Farina, «nell’ estate del 2016, abbiamo acquistato alcune testate poco valorizzate o addirittura non editate da tempo all’ interno del perimetro Metro (come Metro stadio, Metro summer e Metro week). Le abbiamo acquistate dalla Nme che, dopo avere espletato tutti gli obblighi di legge in termini di comunicazione alla Fnsi e al cdr, ha venduto alla Effe editore. Dopo un anno di gestione, grazie alle competenze di bravi manager e giornalisti giovani e capaci, siamo riusciti a creare un network riconosciuto sul territorio». A raccontare la storia e la tradizione editoriale di famiglia è Mario Farina: «Da genitore è un orgoglio vedere i propri figli impegnati con successo nelle società di famiglia e animati dallo spirito imprenditoriale ereditato da mio padre, che negli anni ’60 partì con una legatrice nel garage di casa e che con anni di sacrifici e intuizioni è riuscito a scrivere la sua e la nostra storia di successo». Della famiglia, però, fa parte anche Vittorio Farina, fratello di Mario, di recente sottoposto a custodia cautelare con l’ accusa di bancarotta fraudolenta della Ilte di Moncalieri, che stampava tra l’ altro le Pagine Gialle. «Sono profondamente dispiaciuto per quanto gli sta capitando, Vittorio è un imprenditore di indiscusse capacità», ha concluso Mario Farina. «Purtroppo la crisi del mondo della stampa ha colpito Ilte ma sono convinto che avrà modo di chiarire la sua posizione nel più breve tempo possibile. In questo momento, a preoccuparmi sono principalmente le condizioni di salute di mio fratello. Le nostre strade imprenditoriali si sono separate da circa un ventennio. Anche in DHolding, dove avevamo iniziato il processo di ristrutturazione di Netweek insieme, ma già da inizio anno Vittorio aveva manifestato il desiderio di uscire».
Rapporto Asig-Fieg, diffusioni quotidiani a -20%
Italia Oggi
link
Il biennio 2015-2016 si chiude con un calo complessivo della diffusione dei quotidiani inferiore al 20%. A inizio 2015 la diffusione media giornaliera era di poco superiore ai 3 milioni di copie mentre a dicembre 2016 è scesa sotto i 2,5 milioni di copie. Sono questi i trend principali secondo il Rapporto 2017 sull’ industria dei quotidiani in Italia, presentato ieri a Bologna durante Ediland Meeting 2017 – Sfide per l’ industria dell’ editoria e della stampa, conferenza per l’ industria editoriale e della stampa promossa da Asig (Associazione stampatori italiana giornali) e Fieg (Federazione editori italiana giornali, presieduta da Maurizio Costa), insieme con l’ Osservatorio tecnico Carlo Lombardi per i quotidiani e le agenzie di informazione. Tra le sfide industriali individuate durante la giornata conclusiva ci sono le opportunità e i rischi del business digitale, la razionalizzazione della filiera della distribuzione e dei processi produttivi e ancora i nuovi scenari delle relazioni industriali. In particolare, durante la tavola rotonda coordinata dal presidente Asig Gianni Paolucci, l’ attenzione si è concentrata su prodotti, servizi e nuove soluzioni per l’ ottimizzazione del processo di produzione dei giornali quotidiani. Invece Francesco Cipriani, responsabile dell’ Area lavoro e welfare Fieg, ha spiegato le novità e alcuni degli effetti pratici della nuova legge dell’ editoria e dei successivi decreti attuativi, sottolineando come la riforma degli ammortizzatori sociali dimostri che gli strumenti a disposizione per gestire gli stati di crisi diventano sempre meno favorevoli. Questo impone al settore dell’ editoria, sempre secondo le conclusioni dell’ incontro, di trovare al proprio interno gli strumenti per rendere più competitive le aziende e, da questo punto di vista, il contratto nazionale di lavoro poligrafico è lo strumento principale di autoregolamentazione auspicando che si arrivi in tempi brevi al suo rinnovo.
Santanchè vende Novella 2000 e Visto
Italia Oggi
MARCO A. CAPISANI
link
A.A.A. editori cercansi per Novella 2000 e Visto. L’ editore Daniela Santanchè mette sul mercato i due settimanali ex Rcs che ha comprato nel novembre 2015 dalla Prs di Alfredo Bernardini de Pace. Alle due testate si sono già interessati alcuni editori, secondo quando risulta a ItaliaOggi, tra cui Angelo Aleksic (che pubblica periodici come Eva Tremila e Vip), Marco Verna (con la rivista Adesso) e Fabio Caso (che ha portato in edicola Stop, Top, Confessioni e Miracoli). Peccato che con nessuno di questi pretendenti Santanchè abbia trovato un’ intesa, anzi le trattative non sono andate molto avanti, senza neanche affrontare il nodo spesso principale del costo del lavoro. Infatti sul tavolo dell’ imprenditrice, specializzata col suo gruppo Visibilia nella raccolta pubblicitaria per editori terzi, c’ è anche un’ altra ipotesi: quella di spostare internamente al gruppo le due testate dalla società Visibilia Magazine (oggi in liquidazione) a quella quotata Visibilia Editore (che già edita Ciak, Pc Professionale e VilleGiardini). Passaggio di ramo d’ azienda, però, che non contempla lo spostamento dei giornalisti di Novella 2000 e Visto (14 circa, compresi gli impiegati), al momento impegnati a smaltire obbligatoriamente le ferie dopo un ultimo periodo di cassa integrazione e in attesa dell’ annunciato licenziamento di tutto l’ organico a metà ottobre. Quindi, nonostante le trattative in atto con giornalisti e sindacato, l’ imprenditrice e politica di centrodestra sembra avere in mente tutt’ altra strategia, nata già con l’ intenzione iniziale di non cedere i due settimanali ma di trovare nuovi soci che abbiano risorse a disposizione (vedere ItaliaOggi del 10/8/2017). Del resto le testate dei giornali, in caso di crisi delle pubblicazioni, restano gli ultimi asset di valore da detenere in portafoglio e, in particolare per chi si occupa di raccolta pubblicitaria, possono sempre servire come contenitori per distribuire le inserzioni. Al momento Novella 2000 e Visto continuano a uscire in edicola, affidandosi a service esterni.
Quotidiani, il punto di equilibrio
Italia Oggi
ANDREA SECCHI
link
C’ è una previsione nell’ annuale Entertainment & Media Outlook in Italy di PwC che potrebbe rincuorare gli editori di carta stampata italiani. Quella secondo cui il declino dei ricavi dei quotidiani è destinato a diminuire nei prossimi cinque anni, fino ad arrivare quasi ad annullarsi nel 2021. Nella tabella in pagina si ha la media annuale del 2017-2021, -1,1%, ma nel concreto il report che analizza l’ intero settore dei media e dell’ intrattenimento sostiene che quest’ anno il calo dei ricavi dei quotidiani sarà del 2%, il prossimo dell’ 1,4%, poi dell’ 1%, dello 0,7% e finalmente dello 0,3% nel 2021. In totale 1,825 miliardi nel 2017, 1,764 miliardi fra cinque anni. Il team di Andrea Samaja e Maria Teresa Capobianco, che in PwC si occupa di consulenza su questo settore, è convinto che ci sarà un riequilibrio grazie al digitale, per pubblicità e ricavi diffusionali, e a un incremento dei prezzi di copertina. Ora, si tratta comunque di affrontare ancora perdite e cinque anni non sono pochi, per questo PwC parla di un settore ridimensionato. Però, se avverata, questa stima sarebbe comunque il segnale di un equilibrio che a oggi nessuno ha in tasca. Per i magazine si prevede ugualmente una diminuzione del calo dei ricavi, ma al 2021 si arriverà soltanto a un -1% dal -1,6% di quest’ anno. Quotidiani e magazine fanno parte dei 17 segmenti analizzati da PwC nel suo studio, che prevede che il mercato totale dell’ entertainment & media italiano passi dai 31,5 miliardi di euro del 2016 ai 38,1 miliardi del 2021, crescendo a un tasso medio annuo del 3,9%. Sarà la spesa degli utenti finali, compresa quella per l’ accesso a internet, a fare la parte maggiore in questo incremento, ma anche i ricavi pubblicitari totali continueranno nella propria ripresa con tassi simili per quest’ anno e il prossimo (+3,7%) e con un successivo calo fino al 2021 (+1,9%). Le posizioni e i trend sono quelli conosciuti: tv e internet (nella tabella c’ è anche la spesa per l’ accesso a internet) sono i segmenti a più alto valore. I soli ricavi tv da pubblicità (3,265 mld nel 2016) saranno ancora per un po’ superiori all’ advertising online (2,356 mld) ma il divario andrà via via diminuendo perché i primi cresceranno a un tasso annuale del 3,8% mentre l’ internet advertising trainato dal mobile sarà a +6,2%. A proposito del mobile, già quest’ anno secondo PwC il traffico dati su questi dispositivi supererà quello da device fissi, ma nonostante ciò la spesa pubblicitaria su Internet nel 2016 è derivata per due terzi ancora dal fisso. Dagli 809 milioni dello scorso anno, però, il mobile advertising crescerà fino agli 1,6 miliardi del 2021, ovvero dal 34,3% del mercato pubblicitario al 51,8% In ambito audiovisivo, il segmento internet video (video on demand nelle sue varie forme) si prepara a superare nel 2019 l’ home video, mentre la musica digitale (+15,6% all’ anno fino al 2021, 102 milioni nel 2017) sta superando i supporti fisici (-14,7%) già quest’ anno grazie alla crescita dello streaming. © Riproduzione riservata.
Crolla la diffusione dei quotidiani in Italia: meno 20% in due anni. E le copie digitali seguono la stessa parabola della carta stampata (-19%). Lieve ripresa della pubblicità (+1,7%). I dati del rapporto Asig-Fieg (INFOGRAFICHE)
Prima Comunicazione
link
Il biennio 2015-2016 si chiude con un calo complessivo della diffusione dei quotidiani di poco inferiore al 20%. A inizio 2015, infatti, la diffusione media giornaliera era di poco superiore ai tre milioni di copie, a dicembre 2016 è scesa sotto i due milioni e mezzo di copie. È quanto emerge dal Rapporto 2017 sull’ industria dei quotidiani in Italia presentato a Bologna nell’ ambito di Ediland Meeting 2017 – Sfide per l’ industria dell’ editoria e della stampa , la conferenza per l’ industria editoriale e della stampa promossa da Asig, Fieg e Osservatorio Tecnico Carlo Lombardi per i quotidiani e le agenzie di informazione. Il calo nella diffusione dei quotidiani si è accentuato nell’ ultimo anno: -9% nel 2015, -11,5% nel 2016. I primi mesi del 2017 non sembrano discostarsi da questo trend: a maggio 2017 – ultimi dati disponibili – la diffusione è risultata inferiore del 3% rispetto a dicembre 2016 e dell’ 11% rispetto all’ aprile 2016. Negli ultimi dieci anni la diffusione complessiva si è dimezzata passando da 5,4 a 2,6 milioni di copie giornaliere al netto della free press. Anche la diffusione delle copie digitali nel biennio 2015-2016 ha subito la stessa parabola delle copie cartacee: -19% complessivo, ma con un calo nel 2016 molto più accentuato (-16,5%) rispetto al 2015 (-3%). Tuttavia, precisa una nota, il dato complessivo potrebbe essere sottostimato per quanto riguarda le cosiddette “copie digitali multiple”, ovvero quegli abbonamenti in blocco acquistati da grandi società che li girano ai propri dipendenti. Per quanto riguarda la diffusione digitale, il Rapporto sottolinea poi come a inizio 2017 il Consiglio di amministrazione di Ads, la società che certifica le diffusioni di quotidiani e periodici, ha approvato un nuovo regolamento per la certificazione delle copie digitali, orientato alla centralità dell’ utente finale e alla sua esplicita volontà di fruizione. Sul fronte della pubblicità si assiste a una leggera ripresa. Dopo quattro anni di arretramento, il 2016 ha visto un incremento, anche se modesto (+1,7%) del mercato pubblicitario nel nostro Paese. Si è comunque ancora lontani dai valori del 2010, anno in cui il mercato valeva ancora 8,6 miliardi di euro, ed ancora più lontani dal 2008, ultimo anno prima della crisi, quando il fatturato complessivo della pubblicità italiana sfiorò i 10 miliardi di euro. Leggi o scarica il Rapporto 2017 sull’ industria dei quotidiani in Italia.
Mondiali, Mediaset sfida la Rai
Il Sole 24 Ore
Andrea Biondi
link
L’ entrata è di quelle a gamba tesa. Mediaset serve uno dei più classici colpi di scena nella pièce legata ai diritti sportivi, puntando a un bersaglio grosso che da sempre è appannaggio della Rai. Cologno tenta dunque l’ assalto e proverà a portare a casa i diritti tv per i prossimi due Mondiali di calcio. A quanto anticipato ieri da Radiocor plus, il gruppo guidato da Pier Silvio Berlusconi ha presentato una proposta alla Fifa relativa ai diritti audiovisivi delle edizioni 2018 in Russia e del 2022 in Qatar. La procedura è stata aperta a fine agosto dalla Federazione, con Mp&Silva nel ruolo di advisor, che aveva invitato i potenziali acquirenti a farsi avanti entro il 12 settembre. L’ aggiudicazione è “full rights”: in chiaro e pay. Ora si va avanti a trattativa privata con assegnazione a ottobre. La sfida lanciata da Mediaset (pur senza alcuna conferma ufficiale) arriva nel mezzo di una situazione che è senz’ altro di affanno per il gruppo sul versante dei diritti sportivi con la Champions League che dalla prossima stagione tornerà a Sky. Alla presidenza di Mediaset Premium nel frattempo è però approdato Adriano Galliani e la nomina è sicuramente da leggere come una scelta d’ attacco trattandosi di figura di grande esperienza nel mondo dello sport e dei diritti tv. È altrettanto vero tuttavia che Premium viene da un biennio di contesa con Vivendi (che prima ha acquistato per poi ripudiare la piattaforma), non ha ancora visibilità sui diritti della Serie A per il 2018-2021 (l’ asta deve ripartire dopo il flop di giugno) e gli abbonati, al netto delle tessere pre-pagate e di bar e alberghi, sarebbero scesi sotto quota 1,6 milioni in questo avvio di stagione. C’ è comunque da star certi che l’ acuto di Mediaset non sia passato inascoltato. E a molte orecchie. A quelle della Rai innanzitutto. Il direttore generale Mario Orfeo, alla guida di Viale Mazzini da giugno, è in trattativa per i diritti in chiaro delle Olimpiadi, oltre che per i Mondiali di calcio. I Giochi olimpici sono esclusiva Discovery, che controlla Eurosport, fino al 2024. Le Olimpiadi invernali in Corea del Sud sono alle porte e ancora la trattativa non si è sbloccata. Nelle dichiarazioni ufficiali è come se non fosse contemplata in casa Rai la possibilità di non trasmettere i prossimi Giochi e va anche sottolineato che manca davvero poco al The End. Detto questo, occorre considerare che Discovery, oltre a controllare Eurosport, edita anche il canale in chiaro Nove. R questo, senza una chiusura ufficiale, rappresenta uno spauracchio non da poco. In qualche modo nella partita rientra anche Sky. Il ticket Rai-Sky va avanti già da qualche edizione. La media company di casa Murdoch ha acquisito i diritti del 2006. Poi la Rai per 350 milioni si è aggiudicata i due successivi mondiali ma uno switch di diritti con scambi (le Olimpiadi erano un’ esclusiva Sky) e accordi economici oltre che sul versante pubblicitario hanno garantito la trasmissione degli eventi sia su entrambe le tv. Gli ultimi Mondiali del 2014 hanno portato nelle casse delle concessionarie di Rai e Sky rispettivamente sui 70e 40 milioni. Nel caso in cui Mediaset riuscisse ad aggiudicarsi le due prossime competizioni, sarebbe difficile immaginare a priori un accordo con Sky. Anche perché sul pay c’ è Premium. A ogni modo la partita chiave si gioca sulla tv in chiaro. È lì che per Mediaset i Mondiali possono rappresentare una chiave di volta. Senz’ altro occorrerà vedere il prezzo d’ aggiudicazione. Le indiscrezioni parlano di un’ offerta “molto aggressiva” da parte di Cologno, ma anche della volontà della Rai di portarsi a casa i diritti per una cifra inferiore rispetto ai 350 milioni per due edizioni sborsati nella precedente tornata. Certo è che con i Mondiali la crescita dell’ audience delle reti in chiaro di Mediaset rappresenta un boccone ghiotto, considerando anche l’ impatto pubblicitario. Con il 29,5% di share nel giorno medio in estate (Studio Frasi su dati Auditel) Mediaset – che ora ha un polo radiofonico di tutto rispetto – detiene il 56% del mercato degli spot in tv. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Mediaset sfida la Rai per i diritti tv in chiaro dei Mondiali ’18 e ’22Presentata un’ offerta
Corriere della Sera
link
(m.col.) Il Biscione prova ad aggiudicarsi i Mondiali. Mediaset per la prima volta ha presentato un’ offerta alla Fifa per strappare alla Rai, la storica detentrice, i diritti tv in chiaro dei campionati del Mondo del 2018 in Russia e del 2022 in Qatar. Il termine entro cui inviare le proposte a Mp&Silva, advisor della Federazione internazionale (nonché della Lega di A per i diritti tv per l’ estero dell’ attuale triennio) era il 12 settembre. La tv della galassia berlusconiana (che ufficialmente non conferma) non è l’ unica a essere in corsa: ovviamente hanno presentato offerte anche la tv di Stato (che per l’ ultima edizione ha speso intorno ai 170 milioni) e Sky, interessata ad aggiudicarsi le licenze per trasmettere a pagamento la manifestazione. In teoria l’ assegnazione è prevista per il mese di ottobre: difficile però che la scadenza sia rispettata con la qualificazione della Nazionale italiana ancora in bilico e appesa all’ esito dei playoff in programma a metà novembre. Ovvio perciò aspettarsi un rinvio dei negoziati a quando la situazione dell’ Italia di Ventura (straordinario volano per introiti pubblicitari) sia definita. Per Mediaset, dopo il mancato rinnovo dei diritti a trasmettere la Champions nel triennio 2018-2021, si tratterebbe di una novità assoluta visto che l’ evento non è mai stato coperto dalla tv berlusconiana. In attesa di comprendere le mosse sul prossimo bando dei diritti tv nazionali della A.
Mediaset scende in campo per i Mondiali Obiettivo i diritti di Russia 2018 e Qatar 2022
Il Giornale
Maddalena Camera
link
Maddalena Camera Per la prima volta Mediaset sarebbe pronta a scendere in campo per trasmettere le prossime edizioni dei Mondiali di calcio. Il condizionale è d’ obbligo in quanto il Biscione non ha confermato l’ indiscrezione rilanciata dall’ agenzia Radiocor. Il gruppo guidato da Pier Silvio Berlusconi si sarebbe dunque fatto avanti con una proposta alla Fifa per ottenere i diritti audiovisivi delle edizioni del prossimo Campionato di calcio del 2018 in Russia, quello a cui l’ Italia non ha ancora la certezza della qualificazione, e del 2022 in Qatar. La procedura è stata aperta a fine agosto dalla Federazione internazionale del calcio, assistita da Mp&Silva nel ruolo di advisor commerciale, che aveva invitato i potenziali acquirenti a farsi avanti entro lo scorso 12 settembre: l’ aggiudicazione riguarda le licenze per trasmettere i Mondali in chiaro (le più appetibili per ascolti e investitori pubblicitari) e a pagamento sul territorio italiano. Oltre a Mediaset, ai nastri di partenza c’ è ovviamente la Rai, ma la contesa vede coinvolto anche qualche altro broadcaster. L’ assegnazione è attesa non prima del mese di ottobre. Per il Biscione, come già detto, si tratterebbe di una novità assoluta visto che l’ evento, normalmente appannaggio della tv pubblica, non è mai stato trasmesso dai canali Mediaset. Il Campionato mondiale di calcio è infatti un happening collettivo per gli italiani, a patto che la nazionale sia qualificata e quindi è sempre stata appannaggio della tv pubblica. Solo alcune edizioni più recenti, in particolare dal 2006, hanno visto impegnata anche Sky attraverso i suoi canali satellitari per la parte di pay-tv. Mediaset tornerebbe dunque a puntare sul calcio, anche se l’ incognita resta sempre la partecipazione alla gara che assegnerà quelli per il campionato di calcio italiano di serie A per il triennio 2018-2021. La Lega di Serie A infatti, ritenendo che le offerte presentate a giugno non rappresentavano il valore del calcio italiano, aveva deciso di annullare la gara non assegnando i diritti tv a nessuno dei concorrenti. In autunno dovrebbe dunque partire un nuovo bando che avrà comunque come valore di partenza quello indicato da quello di giugno, ossia un miliardo di euro. Il gruppo di Cologno Monzese parteciperà alla gara ma ha già annunciato l’ intenzione di contenere i costi. Al momento Rai ha in mano i diritti delle partite di calcio della nazionale pagati circa 25 milioni di euro e anche quelli della Coppa Italia e della Supercoppa italiana fino al 2018. Un altro colpo grosso sul fronte dei diritti televisivi l’ ha fatto Discovery, che trasmette ora anche in Italia in chiaro sul canale 9 del digitale terrestre. Il gigante Usa si è infatti aggiudicato per 1,3 miliardi di dollari i diritti televisivi per le Olimpiadi per l’ Europa per i prossimi 4 anni.
«La Verità» compie un anno Belpietro: 2017 in utile
Corriere della Sera
Franco Stefanoni
link
Circa 25 mila copie giornaliere di venduto, 7 milioni di ricavi totali di cui uno di pubblicità, dieci giornalisti in redazione, appena una decina di querele, nonostante i toni vivaci del giornale. È il quadro fornito da Maurizio Belpietro del suo La Verità , fondato dopo il divorzio dalla direzione di Libero , che ieri ha festeggiato un anno di vita. «È un mercato difficile», commenta Belpietro, «nel 2017, però, chiuderemo con un utile». Per il direttore: «Oggi rappresentiamo una comunità di gente che non si accontenta delle solite notizie. E non si pensi a sprovveduti: sono professori, professionisti, imprenditori». Alcuni di questi hanno anche diviso il capitale sociale con Belpietro. Lui oggi ha il 56%, l’ ad Enrico Scio il 12%, circa lo stesso Ferruccio Cristiano Invernizzi e Nicola Benedetto, poi ci sono i giornalisti Mario Giordano con il 3% e Stefano Lorenzetto con il 6%. Fino alla scorsa primavera c’ era anche la fondazione Magna Carta di Gaetano Quagliariello, ma la polemica a essa legata per un finanziamento da parte di Alfredo Romeo, arrestato nell’ inchiesta Consip, aveva portato a un nuovo assetto.
«Pochi abbonati e vendite in calo» La diocesi chiude il suo giornale
Corriere della Sera
Gilberto Bazoli
link
Cremona Alla fine del 2016 la festa per il centenario dalla nascita, alla fine del 2017 la resa. La crisi dell’ editoria non risparmia le pubblicazioni religiose e costringe La Vita Cattolica , il settimanale della diocesi di Cremona, a sospendere definitivamente, da dicembre, le pubblicazioni. Il «congedo», come lo chiamano in Curia, era nell’ aria da qualche tempo ed è stata annunciato ufficialmente ieri in una conferenza stampa. Sono trascorsi 101 anni dall’ uscita, il 23 dicembre 1916, del mensile La Voce dei Giovani , su iniziativa dei giovani di Azione Cattolica. Nel gennaio 1923, visto che il foglio, trasformatosi presto in quindicinale, era letto anche dagli adulti, venne cambiato il titolo: semplicemente La Voce . Altro e ultimo ritocco nel gennaio 1926 con il debutto della Vita Cattolica . Tre testate diversi, ma un’ unica storia di servizio alla comunità ecclesiale. Il giornale si è conquistato un suo spazio anche sul versante dell’ informazione politica e amministrativa. Il colpo più recente il numero speciale in occasione della visita di papa Francesco, il 20 giugno scorso, a Bozzolo, sulla tomba di don Primo Mazzolari, il parroco scomodo riabilitato da Bergoglio. Ora lo stop. Non un fatto isolato, ma un capitolo del piano di riorganizzazione generale della diocesi che passa anche attraverso tagli nel bilancio. «I dati degli abbonamenti e delle vendite, in costante calo da più di un decennio e al minimo storico, e la velocità con cui le persone oggi accedono alle notizie in tempo reale indicano come gli obiettivi per cui è stato pensato il settimanale non siano più raggiunti da questo strumento nell’ attuale contesto», annota, in una lettera ai sacerdoti il vescovo, Antonio Napolioni. Quella presa «non è stata una decisione a cuor leggero, anche per l’ innegabile legame affettivo creatosi nei decenni», scrive ancora il vescovo, continuando: «Ora più che mai sono a tutti richiesti moderazione, realismo e lungimiranza». «Siamo arrivati a sciogliere la società dopo lunghe e attente analisi della situazione. Il percorso era diventato insostenibile e la società stata quindi messa in liquidazione», dice Enrica Ferraroni, direttrice della Nec (Nuove editrice cremonese) che pubblica il periodico. «Nel mondo moderno dell’ informazione i ritmi di un settimanale sono decisamente obsoleti», le fa eco monsignor Attilio Cibolini, direttore responsabile del giornale e successore del direttore storico: monsignor Vincenzo Rini, alla guida della redazione per 31 anni e 7 mesi ininterrottamente, dal giugno 1985 al dicembre 2016. La fine delle pubblicazioni fa discutere. «Il ruolo del settimanale è stato raccordare tutte le forze cattoliche presenti nella nostra diocesi, che ha importanti propaggini nelle province di Mantova, Bergamo e Milano – commenta Walter Montini, lo storico che in occasione del centenario ha tenuto una relazione sul secondo mezzo secolo del foglio -. Tale ruolo si è un po’ annacquato nel tempo, ma queste pagine sono rimaste un momento di confronto. Chiuderle è un errore, vanno ripensate». La diocesi cremonese dice addio a Vita Cattolica ma non alla comunicazione. «La Chiesa vuole sempre più mettersi in dialogo con il territorio», sottolinea il vicario generale, don Gianpaolo Maccagni. Rientra in questa politica il potenziamento del portale diocesano, che avrà una sezione diversa da quella istituzionale. E I giornalisti e il personale della carta? La promessa è che saranno ricollocati.
Google e Fieg, al GdB il futuro dell’ editoria
Giornale di Brescia
link
Ieri la Sala Libretti del GdB ha ospitato il primo appuntamento della Digital Transformation Academy, un progetto di formazione per gli editori, patrocinato dalla Federazione Italiana Editori Giornali e da Google, in collaborazione con Talent Garden. Professionisti del digitale e giornalisti, arrivati da tutto il Nord, hanno preso parte alla giornata di formazione e confronto sul futuro della professione, con lezioni frontali tenute da esperti di marketing e comunicazione. I partecipanti hanno poi dato vita a un laboratorio di sviluppo di nuovi modelli di business.