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Rassegna Stampa del 14/08/2017

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Servizi, sottoscrivo quindi sono

Televisione: la lunga estate del nulla

Servizi, sottoscrivo quindi sono

Italia Oggi Sette
PAGINA A CURA DI IRENE GREGUOLI VENINI
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Dallo streaming della musica, di film e serie tv, al car sharing, bike sharing e noleggio delle auto a lungo termine, sempre più consumatori preferiscono l’ utilizzo di prodotti tramite un abbonamento, invece che comprarli e possederli. Non per nulla l’ offerta di servizi che permettono l’ accesso temporaneo a beni di vario tipo sta crescendo notevolmente, soprattutto grazie alle piattaforme digitali. È la cosiddetta subscription economy, ovvero l’ economia della sottoscrizione: si tratta di un trend, nato negli Stati Uniti, che sta crescendo a ritmi sostenuti anche in Italia, specialmente per quanto riguarda i Millennial, ovvero i nati tra gli anni 80 e l’ inizio degli anni 2000. Dalla musica alle auto. Nel mondo dell’ intrattenimento questo modello ha molto successo grazie ai servizi che consentono di usufruire, tramite abbonamento, di contenuti vari on demand, come musica, film e serie tv, in streaming, ovvero via internet. Nella musica c’ è il fenomeno Spotify che, accanto alla versione gratuita con la pubblicità, propone una formula premium con un abbonamento mensile di 9,99 euro con la possibilità di ascoltare la musica senza messaggi promozionali e nel caso anche offline. Nell’ ambito video dilaga invece Netflix, rete di internet tv, che ha oltre 104 milioni di abbonati in più di 190 paesi che ogni giorno guardano più di 125 milioni di ore di programmi televisivi e film, tra cui serie originali, documentari e lungometraggi. Questa piattaforma prevede tre piani di abbonamento (che si possono disdire in qualunque momento), diversi per il numero di dispositivi su cui è possibile guardare i contenuti contemporaneamente: c’ è un piano di base, che costa 7,99 euro al mese, con la visione in definizione standard su uno schermo alla volta, poi un piano standard, per 9,99 euro, che offre la visione su due schermi nello stesso momento e in alta definizione, e infine un piano premium, per 11,99 euro, che dà la possibilità di vedere i contenuti su quattro schermi alla volta, in alta definizione e ultra alta definizione. Nella stessa direzione si muove anche il servizio in streaming di Sky, chiamato Now Tv, con abbonamenti mensili in base al tipo di contenuti, a prezzi che partono da 6,99 euro mensili per serie tv e intrattenimento da vedere solo su smartphone e tablet, oppure su tutti gli schermi per 9,99 euro per o cinema o serie tv o intrattenimento, 14,99 euro per due tipologie di contenuti e 19,99 euro per tutte tre le tipologie. Un altro settore in cui questa tendenza avanza molto velocemente, ormai da tempo, è quello della mobilità: grazie ai diversi servizi di car e bike sharing è possibile guidare un’ auto, o usare una bicicletta, pagando in base al tempo di utilizzo, dopo essersi iscritti (di solito c’ è una quota una tantum di circa 10 euro). Ci sono diverse proposte di questo tipo nelle varie città: per esempio Enjoy, attivo a Milano, Roma, Firenze, Torino e Catania, fruibile via app al costo di 25 centesimi al minuto per guidare una Fiat 500, oppure Car2go che mette a disposizione a Milano, Roma, Firenze e Torino delle Smart, a 29 centesimi al minuto. Altre opzioni sono Share’ ngo, che conta su un network di auto elettriche a flusso libero a Milano, Roma, Firenze e Modena, con un costo medio di 24 centesimi al minuto (le donne possono acquistare il Women Night Voucher, pagando 10 centesimi al minuto nella fascia oraria che va dall’ una di notte alle cinque del mattino), mentre per chi cerca veicoli più lussuosi c’ è DriveNow, attivo a Milano, che consente di scegliere tra sette modelli differenti di Bmw o Mini, con una quota di iscrizione di 29 euro e un prezzo al minuto che varia da 31 a 34 centesimi a seconda del modello scelto. Al di là del car sharing, comincia a diffondersi anche l’ abitudine di noleggiare l’ auto a lungo termine invece di comprarla: questa opzione presenta il vantaggio di razionalizzare i costi della gestione del veicolo, con contratti che partono da un anno per arrivare a 4-6 anni, con un anticipo nella maggior parte dei casi e un canone fisso mensile che include l’ assicurazione, il bollo e la manutenzione. Tra gli operatori del settore, c’ è Ald Automotive, che tra le altre cose ha siglato un accordo di partnership con Enel per la promozione della mobilità elettrica, con una serie di offerte che combinano la guida dei veicoli elettrici con la possibilità di utilizzare le infrastrutture di ricarica, mettendo a disposizione diversi pacchetti, sia per aziende sia per privati: per esempio, con un unico canone mensile i privati possono avere l’ offerta E-Go Ricaricar, che permette di scegliere il modello di auto elettrica preferito e avere l’ installazione nel proprio garage di una box station per la ricarica domestica, pagando solo i chilometri effettuati in modalità pay per use. Un’ altra realtà simile è LeasePlan Italia, che ha lanciato Let’ s move!, una soluzione di noleggio auto a lungo termine per privati senza anticipo. Sempre sull’ onda della subscription economy cominciano a esserci anche aziende che, pur offrendo beni da comprare, danno la possibilità di sottoscrivere abbonamenti per l’ acquisto di beni come cosmetici e alimentari. Per esempio Sephora ha un servizio, che si chiama Play! by Sephora, che consiste nella consegna a domicilio di cinque prodotti al mese, caratterizzati da formati piccoli di brand prestigiosi di make-up, skincare e haircare, pagando un fisso mensile. Oppure ci sono servizi come Cortilia, che propone abbonamenti per ricevere ogni settimana a casa propria cassette di frutta e verdura di stagione, a partire da 19 euro. Anche i pagamenti si adeguano. Al successo della subscription economy ha contribuito anche la maggiore familiarità dei consumatori con l’ e-commerce e i pagamenti online. Una ricerca condotta in 6 paesi europei da SlimPay, società francese specializzata in pagamenti ricorrenti digitali con addebito bancario diretto, ha analizzato l’ uso delle differenti modalità di pagamento in rete, considerando le abitudini di 5mila individui tra Francia, Spagna, Germania, Regno Unito, Francia, Benelux e Italia: dall’ indagine emerge che la sottoscrizione di abbonamenti è già presente in tutti i Paesi Ue dove si ha una media di membership per persona che oscilla tra i 2,2 e i 5,7. La subscription economy è molto diffusa soprattutto nel Regno Unito, in Spagna e Francia, mentre è meno presente in Italia, Germania e Benelux. Però ci sono buone prospettive di crescita: oggi, infatti, il 74% degli Italiani dichiara di avere sottoscritto almeno un abbonamento (contro l’ 85% della media Europea) con 2,2 sottoscrizioni per persona. Nella Penisola i consumatori utilizzano l’ addebito diretto sul conto corrente per pagare le bollette di telefonia, vale a dire quote per noleggio e utilizzo smartphone, adsl, tv e applicazioni varie (59%), per saldare i consumi di luce e gas (51%), per liquidare le rate di polizze e assicurazioni varie (30%), e in base alle proiezioni della ricerca c’ è potenziale anche in altri settori. Per pagare i servizi legati all’ economia della sottoscrizione, in genere si può usare la carta di credito con addebito mensile, oltre a Paypal, e di recente è stato lanciato anche in Italia SlimPay che propone la possibilità di inserire il proprio Iban e la transazione avviene tramite addebito diretto sul conto senza passaggi ulteriori perché la verifica dell’ autenticità delle credenziali bancarie dell’ utente è gestita direttamente da SlimPay. © Riproduzione riservata.

Televisione: la lunga estate del nulla

Libero

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Caro Mainiero, ci ha fatto caso? Anche quest’ anno, durante l’ estate, la tv, soprattutto quella pubblica, è inguardabile. Mi chiedo: che senso ha pagare il canone per vedere queste scemenze già viste? Secondo me, per il periodo estivo bisognerebbe applicare un canone ridotto, così come la tv offre programmi veri ridotti al lumicino. Secondo lei, sbaglio? Dario Francia e.mail *** Lei ha ragione, caro Dario, però attenzione. Conoscendo un po’ come malfunziona la testa di certi nostri politici, la loro risposta potrebbe essere: vero, altrettanto vero comunque che, con il digitale terrestre che arriva in tutte le case, l’ offerta Rai negli ultimi anni è notevolmente aumentata, il canone no. Detto questo, concordo con lei: i programmi televisivi estivi sono una lagna e anche un insulto ai telespettatori, soprattutto quelli più anziani che non hanno grandi svaghi, restano in casa e devono sorbirsi repliche e controrepliche. Ci sono programmi assemblati con spezzoni di vecchie trasmissioni di glorie del passato, film datati e già visti decine di volte, trasmissioni di intrattenimento che sembrano fatte apposta non per offrire qualcosa al telespettatore ma per trovare spazio a cariatidi televisive che altrimenti dovrebbero accontentarsi del dimenticatoio. Un contenitore di favori e scemenze, anticaglie e programmini da quattro soldi. Nel frattempo, infinite voci sui futuri programmi e le relative star che per concedersi al pubblico intascheranno fior di euro, ovviamente spesi da noi anche per tenerci questa tv qui, che d’ inverno non è il massimo e d’ estate è un vero pianto. Persino i tg, immagino con i direttori in ferie e i giornalisti più esperti in meritata vacanza, battono la fiacca: solite notizie, soliti approfondimenti, un mare di frasi fatte, filmati che rimbalzano (identici) da un tg fotocopia all’ altro tg fotocopia. E protestare è inutile: lo facciamo ogni estate e puntualmente l’ estate successiva ci risiamo. Lei dice: ridurre il canone durante i periodi estivi. Mi permetto di replicare: non pagare il canone per l’ anno intero come forma di protesta, se Equitalia o come si chiama adesso non fosse sempre in agguato. Siamo telespettatori, mica imbecilli.


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