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Rassegna Stampa del 05/08/2017

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Un anno dopo la prima visita Cairo in via Solferino: «Soddisfatto per i risultati»

La scusa fake news per minacciare le tv locali sui fondi

Chessidice in viale dell’ Editoria

Il segreto di Cairo è la cura spasmodica dei prodotti editoriali Lavora come un artigiano attento a tutti i dettagli che contano

Accordo di sviluppo tra gli editori del Giornale Sicilia e la Gazzetta del Sud. A Ses la quota di controllo del quotidiano di Palermo

Un anno dopo la prima visita Cairo in via Solferino: «Soddisfatto per i risultati»

Corriere della Sera

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È trascorso esattamente un anno dalla sua prima visita al «Corriere della Sera». Ieri Urbano Cairo, presidente e amministratore delegato di Rcs MediaGroup, ha voluto ricordare quel momento e in via Solferino ha incontrato il direttore del quotidiano Luciano Fontana e salutato i giornalisti presenti. Un’ occasione per dimostrare la propria soddisfazione relativamente al lavoro fatto durante quest’ anno. Giovedì il consiglio di amministrazione del gruppo editoriale, di cui Cairo è azionista di controllo con quasi il 60%, ha approvato i conti del primo semestre, tornati all’ utile dopo nove anni. La prima parte del 2017 si è chiusa con profitti per 24 milioni (contro una perdita di 2,1 milioni di 12 mesi prima) e il margine lordo più che raddoppiato a 69 milioni. «I risultati si vedono», ha commentato Cairo dopo la diffusione dei dati, «e abbiamo i cassetti pieni di nuove iniziative, chiaro segno di vitalità».

La scusa fake news per minacciare le tv locali sui fondi

Il Fatto Quotidiano
Eleonora Bianchini
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Niente fondi per le emittenti locali in cui lavorano giornalisti censurati o sospesi definitivamente dall’ Ordine dei giornalisti “in ragione della falsità delle notizie riportate o diffuse”. In pratica, un comma contro le fake news, che è stato approvato all’ interno dello schema di decreto per i criteri di erogazione delle risorse del Fondo per il pluralismo e l’ informazione alle emittenti radiotelevisive e radiofoniche locali dalle commissioni Trasporti e Cultura in sede legislativa. Dunque, non ci sarà nessun passaggio parlamentare e il testo “sarà convertito in legge”, spiega Michele Anzaldi, relatore del provvedimento, convinto che si tratti di una misura “che guarda al futuro, visto che spero non ci sia nessuno che sia stato censurato o sospeso definitivamente dell’ ordine. È un avvertimento per dire ai giornalisti di fare attenzione e non diffondere notizie false”. Il presidente di Radionorba Marco Montrone però, precisa che probabilmente “il governo non terrà conto del comma” anti bufale quando arriverà in Consiglio dei ministri, “forse lunedì”. “Se così fosse – aggiunge – sarebbe una scelta da parte nostra condivisibile, anche perché si elimina così una eventuale limitazione della libertà d’ espressione”. In più, il testo non mette d’ accordo tutti, anzi. Specialmente i sindacati, a partire dalla Federazione nazionale della stampa, perché “per gli editori non c’ è nessun dazio se campano sull’ occupazione irregolare”. “È fuori contesto e diventa uno specchietto per le allodole. Si pensa alle fake news – spiega il segretario Raffaele Lorusso – mentre rimangono ferme le proposte per la cancellazione del carcere per i giornalisti in caso di diffamazione e di contrasto alle querele temerarie restano ferme”. Anziché legare i contributi alla pubblicazione di notizie false, “visto che parliamo di soldi pubblici sarebbe coerente vincolarli al rispetto dei contratti di lavoro, allo stop allo sfruttamento dell’ esercito dei precari e ai contratti atipici per mascherare il lavoro dipendente. Ma al governo il lavoro non interessa, ed è un tema che è completamente assente dalla riforma sull’ editoria. Ormai è rimasto solo il Papa a parlare di lotta al precariato, dignità e lavoro”, conclude. Giudizio negativo, nel complesso, anche per Slc-Cgil, secondo cui lo schema di decreto “è carente nella salvaguardia dell’ occupazione” perché “non stabilisce regole e strumenti validi per far fronte ad una selezione che rischia di sbarrare l’ accesso al contributo pubblico a oltre l’ 80% delle emittenti che ne hanno beneficiato fin adesso”. D’ accordo con Anzaldi, invece, il presidente dell’ Odg Nicola Marini che ritiene il comma “un primo segnale importante per contrastare le fake news. Certo, le bufale sono soprattutto su Internet, ma potrebbero arrivare anche su altri mezzi d’ informazione”. E poi, aggiunge, ricordiamo che “per arrivare a un ‘provvedimento definitivo’ – prosegue Marini – si procede davanti al Consiglio Disciplina nazionale e successivamente ai tre gradi di giudizio ordinari. Quindi i passaggi in totale sono 5: due amministrativi e tre della giustizia ordinaria”. Ma se arrivare alla “condanna” definitiva comporta questo iter, per Daniela Stigliano, membro della giunta Fnsi e consigliera generale Inpgi, “il problema è un altro. L’ editore – dice -, per evitare di rischiare di perdere il finanziamento, può fare fuori il giornalista sanzionato al primo grado di giudizio. E pensiamo ad esempio alla censura, che è un richiamo molto lieve. Si è disposti a fare ricorso fino al quinto grado? No, in molti casi. E soprattutto: come si stabilisce che cos’ è una fake news? Possiamo definirla una notizia ‘dolosamente’ inventata. Bene: in questo caso c’ è la radiazione”.

Chessidice in viale dell’ Editoria

Italia Oggi

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Nagel, con Cairo Rcs ora può rivalutarsi. Mediobanca valuterà «in funzione dello sviluppo delle prospettive» se vendere o meno la partecipazione del 6% che detiene nel capitale di Rcs. È quanto ha dichiarato ieri l’ amministratore delegato dell’ istituto bancario, Alberto Nagel, nel corso di una conference call di commento ai risultati dell’ esercizio chiuso al 30 giugno scorso. «Le interlocuzioni avute con Urbano Cairo (presidente e a.d., nonché socio di maggioranza di Rcs, ndr) ci fanno pensare che il gruppo editoriale, grazie al suo intervento, abbia ora migliori prospettive e possa pertanto rivalutarsi» ulteriormente. Sulla quota nell’ ex Rizzoli, ha concluso Nagel, «abbiamo un atteggiamento flessibile per dimensioni e ammontare» dell’ investimento. «Ora il nostro atteggiamento è più orientato a comprendere l’ atteggiamento della società e il nostro prezzo target di vendita può essere rivisto al rialzo». Ses (Gazzetta del Sud) acquisisce il controllo del Giornale di Sicilia. La Ses (Società Editrice Sud spa), proprietaria del quotidiano Gazzetta del Sud (diffuso in Sicilia Orientale e in Calabria), della Rtp – Radio Televisione Peloritana, di Antenna dello Stretto e di due centri stampa a Messina e Rende, e l’ editore Antonio Ardizzone hanno siglato un accordo con il quale la Ses acquisirà la quota di controllo del gruppo a cui fanno capo Il Giornale di Sicilia, la televisione regionale Tgs e la radio Rgs. Il 51% della Ses farà sempre capo alla Fondazione Bonino Pulejo di Messina, che svolge le sue attività non profit in Sicilia e Calabria, mentre Ardizzone entrerà nella compagine azionaria e sarà cooptato nel consiglio di amministrazione della Ses e manterrà la carica di presidente e il ruolo di direttore del Giornale di Sicilia. Dipiù in edicola con la radio dell’ estate. Dipiù, il settimanale di Cairo Editore diretto da Sandro Mayer, porta oggi in edicola la radio completa di pile eco-friendly e di cuffiette auricolari e dotata di torcia elettrica. La radio sarà venduta insieme al giornale a un prezzo aggiuntivo. La testata sarà acquistabile anche da sola al prezzo di 1 euro. Visibilia Editore, Santanchè scende sotto il 70% del capitale. Visibilia Editore, società quotata su Aim Italia attiva nel settore della comunicazione d’ impresa, ha comunicato che Visibilia Editore Holding, azionista di maggioranza del gruppo e riconducibile all’ a.d. Daniela Garnero Santanchè, ha ridotto la partecipazione nel capitale di Visibilia Editore al di sotto della soglia di rilevanza del 70%. A seguito dell’ operazione Visibilia Editore Holding detiene il 69,64% del capitale sociale, Alevi il 7,20%, mentre il restante 23,16% è in mano al mercato. Agcom, online la nuova web app per visualizzare la copertura della banda larga. È online la nuova web app sviluppata dall’ Autorità per le garanzie nelle comunicazioni per visualizzare la copertura della banda larga e ultralarga in Italia. Il nuovo strumento, disponibile all’ indirizzo maps.agcom.it/agcomapps/BBmap e ottimizzato anche per tablet e smartphone, offre agli utenti la possibilità di visualizzare statistiche a livello regionale o comunale in tempo reale, verificando quali servizi e tecnologie sono disponibili nonché il relativo bacino di utenza. L’ app, grazie alla sua interattività, oltre a prevedere nuove funzionalità di download dei dati, permette agli utenti di contribuire al miglioramento del sistema segnalando eventuali errori o imprecisioni che, dopo una verifica da parte di Agcom, saranno corretti e riportati online. La BBmap è un ulteriore sviluppo della broadbandmap, il primo sistema di mappatura nazionale delle reti di accesso ad Internet da poco lanciato dall’ Autorità.

Il segreto di Cairo è la cura spasmodica dei prodotti editoriali Lavora come un artigiano attento a tutti i dettagli che contano

Italia Oggi
CLAUDIO PLAZZOTTA
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Che uno poi avrebbe anche voglia di scrivere male di Urbano Cairo. Dai, bisogna confessarlo: la narrazione dell’ imprenditore solo al comando, in grado di rimettere in rotta ogni barca alla deriva, lavoratore instancabile, numero uno nelle negoziazioni, ha un po’ stancato. Quante volte ci siamo sentiti ripetere la storiella di lui e un trapano in un modesto ufficio nel 1995, ad attaccare le targhe della nuova Cairo communication. E poi gli appuntamenti coi clienti alla pasticceria Sant’ Ambroeus di Milano, per darsi un tono in mancanza di una degna sede di rappresentanza. E bla bla bla. Cairo ha sempre curato direttamente i rapporti coi giornalisti, di qualunque testata, dalla più importante a quelle tecniche e di settore. E anche per questo ha goduto di ottima stampa per molti anni. Il suo primo grande momento di notorietà nazional-popolare è stato nel 2005, appena 12 anni fa, quando ha acquistato la squadra di calcio del Torino. È partito subito col Toro promosso in Serie A e la Juve retrocessa in Serie B. Poi, però, quell’ investimento gli si è parzialmente ritorto contro, con tanti campionati piuttosto anonimi, qualche bilancio in rosso (ora non più), numerose cessioni eccellenti e tifosi granata mediamente polemici («Cairo braccino») sulla sua presidenza. Un secondo appuntamento sotto i riflettori c’ è nel 2013, quando Cairo si compra il canale televisivo La7 e nel giro di un solo anno ne rimette in sesto i conti. Plausi alle sue capacità imprenditoriali, un pieno di ascolti tv nella fase di impasse istituzionale italiana tra il 2014 e il 2015, poi, tuttavia, anche su La7 cala una cappa di grigiore, senza grosse novità per alcune stagioni, e con risultati accettabili, ma non certo brillanti, sul fronte degli incassi pubblicitari. Sempre nel 2013 acquisisce una piccola quota in Rcs. Una mossa per mettere gli occhi sugli ingranaggi della casa editrice, in crisi nera in quegli anni, tanto che le azioni continuano a perdere di valore. È, però, nel 2016 che Cairo diventa ufficialmente un imprenditore temuto: scala il gruppo Rcs e a inizio agosto ne diventa presidente, amministratore delegato e principale azionista. Per la prima volta, tuttavia, non lo fa a prezzo di sconto: nel 1999 aveva rilevato la casa editrice Giorgio Mondadori, che tuttavia era in crisi e quindi non era costata molto; nel 2005 compra il Torino, da un fallimento; nel 2013 acquista La7, facendosi addirittura dare una dote di 88 milioni di euro dal venditore Telecom Italia. Per il controllo del 59,69% di Rcs, invece, Cairo sborsa quasi 305 milioni di euro, di cui una parte in azioni di Cairo communication, ma quasi 78 milioni di euro in contanti. E senza il sodalizio con Banca Intesa Sanpaolo questa operazione non si sarebbe fatta. Sedutosi sugli scranni più prestigiosi di via Solferino e via Rizzoli, ovvero quelli che un tempo sarebbero stati definiti i centri di comando dei poteri forti in Italia, su Cairo sono tornate ad aleggiare le ombre di Silvio Berlusconi, che lo avrebbe sempre appoggiato, della Fiat, che lo avrebbe favorito nella sua scalata al potere, del sistema bancario, che lo avrebbe scelto come nuovo campione da spendere sul mercato. Fantasie miste a verità da cui comunque Cairo esce sempre con un’ immagine vincente. Adesso, come un novello Zelig, spunta ovunque: calciomercato (che ormai dura tutto l’ anno), inquadrature allo stadio durante le partite del Toro, inaugurazione del nuovo stadio Filadelfia, presentazioni dei conti Rcs, di quelli di Cairo communication, del Premio Cairo (arte), nuove iniziative del Corriere della Sera, della Gazzetta dello Sport, perfino sulla ammiraglia del direttore di corsa al Giro d’ Italia (Rcs Sport) di ciclismo. E poi palinsesti di La7, interviste e foto posate coi nuovi conduttori e manager, da Massimo Giletti ad Andrea Salerno passando per Zoro e quelli di Gazebo. C’ è una overdose di Cairo, perfino alla quotazione in borsa di Avio, di cui lui è azionista a titolo personale, e avresti proprio voglia di dire basta: l’ ego di questo signore va ridimensionato. Poi, però, ti passano sotto gli occhi i conti dei primi sei mesi del gruppo Rcs: utili per 24 milioni di euro. Il gruppo non faceva utili nel primo semestre da nove anni. Ebitda di 69 milioni di euro (raddoppiato rispetto al primo semestre 2016). Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport, ovvero due quotidiani di carta, business che la vulgata sul web dava già per morto e sepolto da anni, che fanno invece 34,5 milioni di euro di margine operativo lordo nei primi sei mesi 2017, 7 milioni in più rispetto allo stesso periodo 2016. Certo, tutta fortuna, il lavoro sporco lo hanno già fatto gli altri, Cairo è bravissimo a comprare a prezzi bassi e poi sa solo tagliare i costi ma non è capace di sviluppare il business, e via rosicando. Però Cairo, in buona sostanza, fa l’ editore. Studia personalmente i suoi prodotti, siano essi tv, periodici o quotidiani cartacei, ne conosce volti, firme e numeri, esamina i conti economici e poi prende le sue decisioni: c’ è da rinnovare il magazine 7? Mettiamoci Beppe Severgnini, che è già ben retribuito da Rcs. Dobbiamo trovare un nuovo capo della redazione romana? Ottimo Giuseppe Di Piazza, da 17 anni svolazzante su Milano tra un libro e una mostra delle sue fotografie. Vogliamo fare un dorso del Corriere della Sera a Torino? E così via. E, alla fine, tu che lavori in un quotidiano cartaceo non puoi non volere bene a uno come Cairo, che ridà dignità a questo tipo di prodotto, quello informativo su carta, sui cui invece tutti gli altri pestano duro. Cairo ama la carta. E sa che, anche una intervista esclusiva a Massimo Giletti, richiamata in prima pagina sul Corriere della Sera, può servire ad aumentare i ricavi, a prescindere dalle anime belle di via Solferino che si lamentano («interviste marchetta») e che forse preferivano analoghe interviste ai precedenti numerosi soci di via Solferino, proprio quelli che avevano portato Rcs sull’ orlo del baratro con i conti in profondo rosso.

Accordo di sviluppo tra gli editori del Giornale Sicilia e la Gazzetta del Sud. A Ses la quota di controllo del quotidiano di Palermo

Prima Comunicazione

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La Ses – Società Editrice Sud Spa, proprietaria del quotidiano Gazzetta del Sud (diffuso in Sicilia Orientale e in Calabria), della RTP – Radio Televisione Peloritana, di Antenna dello Stretto e di due centri stampa a Messina e Rende, e l’ editore Antonio Ardizzone, azionista di controllo della Giornale di Sicilia Ed. Pol. Spa e di TGS Telegiornale di Sicilia S.p.A., hanno siglato un accordo finalizzato all’ ulteriore sviluppo dei due gruppi editoriali. Lo riportano i due quotidiani siciliani. Con tale obiettivo la Ses acquisirà dall’ editore Antonio Ardizzone la quota di controllo del gruppo a cui fanno capo il Giornale di Sicilia, la televisione regionale TGS e la radio RGS. La nota per i lettori pubblicata oggi sul ‘Giornale di Sicilia’ La Ses Spa coprirà così due intere regioni, Sicilia e Calabria, con una informazione completa e multimediale: due testate storiche quali Gazzetta del Sud e Giornale di Sicilia, i rispettivi siti web, televisioni e radio. Il 51% della Ses Spa farà sempre capo alla Fondazione Bonino Pulejo di Messina, che svolge le sue attivita’ non profit in Sicilia e Calabria. L’ editore Ardizzone entrerà nella compagine azionaria e sarà cooptato nel Consiglio di Amministrazione della Ses Spa e manterrà la carica di presidente e il ruolo di direttore del Giornale di Sicilia. Soddisfazione, dopo la firma del preliminare, è stata espressa dal direttore editoriale e amministratore delegato di Ses – Gazzetta del Sud, Lino Morgante, dal presidente Giovanni Morgante e dall’ editore direttore del Giornale di Sicilia, Antonio Ardizzone: “Si punterà all’ ulteriore sviluppo di due testate storiche, implementando una proficua collaborazione avviata tre anni fa con la gestione della pubblicità locale attraverso la Gds Media & Communication”. Pieno sostegno all’ operazione editoriale e industriale è stata espressa da Italmobiliare S.p.A., socio storico di Ses col 30%.


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