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Rassegna Stampa del 04/08/2017

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Indice Articoli

Serie e tennis Facebook, Amazon e l’ operazione tv

Rcs MediaGroup, dopo nove anniil semestre torna in utile

L’ Rcs di Cairo rivede i profitti dopo 9 anni

Sky, 102 persone a rischio licenziamento

Universo, ai soci 8 mln di utili

Pagina99, Pedemonte lascia la direzione Interim a Madron. Gabrielli a.d. di News 3.0

Pronti altri 168 prepensionamenti

Chessidice in viale dell’ Editoria

Chiude il giornale che diede voce al silenzio di Plaza de Mayo

Cairo il diavolo santifica il Corrierone

Bilancio positivo anche per i tagli da 32 milioni

Serie e tennis Facebook, Amazon e l’ operazione tv

Corriere della Sera
Martina Pennisi
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Mano ai portafogli: l’ obiettivo delle piattaforme Internet di trasformarsi nella nuova televisione è ormai chiaro. L’ ultima a mostrare i muscoli è stata Amazon, che ha messo sul piatto 10 milioni di sterline (circa 11 milioni di euro) per scippare a Sky i diritti di trasmissione (nel Regno Unito) dell’ Atp World Tour di tennis. A metà agosto dovremo invece iniziare a vedere i primi frutti degli sforzi di Facebook. In rampa lancio ci sono due format. Il primo, a basso costo e con episodi della durata di una decina di minuti, servirà soprattutto a testare la reazione degli utenti. Poi, più avanti, arriveranno le serie più elaborate con episodi da 20-30 minuti. Il tutto gode della collaborazione di editori come Buzzfeed e Vox Media e troverà spazio in una sezione nuova del social network, esterna al Newsfeed in cui si avvicendano notizie e fotografie, all’ interno della quale vedremo scorrere sia le trasmissioni sia i video generati degli utenti. Una sorta di YouTube di maggior qualità e non un concorrente diretto delle emittenti americane – perché è probabilmente negli States che la novità debutterà – o di Netflix. Menlo Park si è già organizzata per sbarcare sullo schermo del salotto con l’ app per l’ Apple Tv disponibile dallo scorso febbraio. A proposito della casa della Mela, continua con convinzione la messa in onda di formati originali su Apple Music. L’ 8 agosto partirà Carpool Karaoke ( nella foto i cartelloni pubblicitari a Time Square, New York ). Tornando alla Facebook Tv, invece, l’ intenzione è di coinvolgere soprattutto gli spettatori di età compresa fra i 13 e i 34 anni. Nel mirino ci sono i 70 miliardi di dollari di valore del mercato pubblicitario destinato al piccolo schermo. La torta è dolce e grande. Il colosso di Mark Zuckerberg ne vuole una fetta importante.

Rcs MediaGroup, dopo nove anniil semestre torna in utile

Corriere della Sera
Sergio Bocconi
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Rcs MediaGroup torna all’ utile nel semestre dopo nove anni. Il consiglio del gruppo che pubblica il Corriere della Sera , si è riunito ieri sotto la presidenza di Urbano Cairo e ha approvato i conti al 30 giugno, chiusi con un risultato netto positivo pari a 24 milioni contro una perdita di 2,1 milioni di 12 mesi prima. Considerato anche il raddoppio del margine lordo, che passa da 33,9 a 69 milioni (grazie soprattutto a benefici da riduzione dei costi per 32 milioni), si sottolinea «il forte miglioramento dei risultati» e vengono confermati gli obiettivi per fine anno fra i quali il margine a 140 milioni, i profitti in crescita e i flussi di cassa positivi e in aumento. Il titolo in Borsa ha guadagnato ieri l’ 1,91%. «È trascorso un anno esatto dal mio ingresso in consiglio e dalla nomina di presidente», sottolinea Cairo, «e mi sembra che i risultati parlino da soli: l’ utile netto del semestre non solo ritorna dopo un lungo periodo, ma è anche importante sotto il profilo dimensionale. Stiamo operando bene nell’ efficienza, con l’ attenzione ai costi preservando i posti di lavoro, ma anche nel rilancio di alcune testate e nelle nuove iniziative editoriali: abbiamo i cassetti pieni di novità e progetti, e questo è un segno chiaro di vitalità». Per quanto riguarda i ricavi del semestre, pari a 471,7 milioni, si registra una flessione di 32,4 milioni principalmente, si legge nel comunicato, «per la cessazioni di alcuni contratti di raccolta pubblicitaria per conto di editori terzi, il diverso piano dei collaterali, la revisione della politica promozionale in Spagna e il calo del mercato delle diffusioni». A «perimetro omogeneo» la flessione del fatturato si riduce a circa 10 milioni. In particolare i ricavi pubblicitari ammontano a 212,5 milioni rispetto ai 236 dello stesso periodo 2016. Escludendo però l’ effetto delle disomogeneità la flessione si riduce a 6,1 milioni, soprattutto grazie alla crescita della raccolta di Rcs sport. Anche rispetto alla flessione del fatturato editoriale di 20,5 milioni a quota 172,8, valgono le considerazioni sulla disomogeneità e il calo dei mercati di riferimento. Però «si segnala l’ ottimo andamento di Oggi» con un aumento delle vendite in edicola del 16%, e vengono confermate le leadership diffusionali di Corriere , Gazzetta dello Sport , Marca ed Expansiòn . «Crescono significativamente gli indicatori di performance digitali dei siti di tutti i quotidiani del gruppo e si segnala un incremento del 13% degli abbonati all’ offerta Membership del Corriere che raggiunge i 36 mila iscritti». Le attività «si focalizzano sulla valorizzazione dei contenuti editoriali, lo sviluppo dei brand e il lancio di nuovi progetti». «Spiccano per il Corriere gli ottimi riscontri di raccolta e pubblico dell’ allegato economico del lunedì, L’ Economia». Vengono poi ricordati «Il Caffé» di Massimo Gramellini, la rubrica delle lettere affidata ad Aldo Cazzullo, il rinnovato news-magazine Sette diretto da Beppe Severgnini. La Gazzetta si è arricchita con la pagina dedicata al calcio locale, la Grande Gazzetta e l’ iniziativa speciale per la centesima edizione del Giro d’ Italia.

L’ Rcs di Cairo rivede i profitti dopo 9 anni

Il Giornale
Cinzia Meoni
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A un anno dall’ ingresso al vertice di Urbano Cairo, Rcs centra il ritorno all’ utile nel semestre e chiude la seduta in Borsa a 1,28 euro, in rialzo dell’ 1,9% (un anno fa il titolo viaggiava a quota 0,76 euro). Non accadeva da nove anni, dal 2008. La gestione Cairo, tra i tagli – la riduzione dei costi ha portato benefici sull’ ebitda per 32 milioni (di cui 19,2 milioni in Italia e 12,8 milioni in Spagna) – una attenta revisione delle consulenze e il restyling di alcuni prodotti (come Io Donna. L’ Economia del Corriere, Oggi, Insieme) oltre alle sinergie infra gruppo, ha quindi riportato il bilancio in ordine. La nota di Rcs attribuisce comunque i buoni risultati ottenuti dall’ editore di Via Solferino anche all’ ingresso al Corriere della Sera di giornalisti quali Massimo Gramellini Aldo Cazzullo e al restyling del magazine Sette ad opera di Beppe Severgnini. Più in dettaglio tra gennaio e giugno Rcs ha registrato un utile netto 24 milioni di euro dal rosso di 2,1 milioni riportato nel 2016, un utile operativo di 44 milioni (da 6,3), un margine operativo lordo di 69 milioni (da 33,9) e un giro d’ affari di 471,7 milioni (da 504,1) in calo in entrambi i mercati di riferimento (Italia e Spagna), sia per quanto riguarda la diffusone che la raccolta pubblicitaria, a causa delle persistente «incertezza». Il debito netto infine si è attestato a 363,2 milioni, in miglioramento di circa 3 milioni rispetto a dicembre. In questo scenario il gruppo Rcs ha confermato gli obiettivi previsti per fine anno e, in dettaglio, il raggiungimento a dicembre di un margine operativo lordo di 140 milioni, di un utile netto in crescita e di flussi di cassa positivi e in miglioramento. Ciononostante, avvisa Rcs «l’ evoluzione della situazione generale dell’ economia e dei settori di riferimento potrebbe tuttavia condizionare il pieno raggiungimento di questi obiettivi».

Sky, 102 persone a rischio licenziamento

Il Manifesto

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Nessun accordo tra Sky e i sindacati dopo l’ incontro al Ministero del Lavoro sul piano di riorganizzazione della pay Tv. A rischio licenziamento 102 lavoratori. I sindacati hanno rotto il tavolo, scelta ritenuta «incomprensibile» da Sky. La Slc-Cgil stigmatizza «la totale incapacità delle istituzioni a incidere sulle decisioni di multinazionali. Il trasferimento a Milano è un altro sfregio a Roma». «Pur essendo un’ azienda sana Sky sceglie i licenziamenti – sostiene Ugl – a nulla sono valse le decine di proposte avanzate dai sindacati». «È il mondo post Jobs Act – sostiene Stefano Fassina (Sinistra Italiana) – dove un’ azienda che continua a mietere profitti si sente legittimata a disconoscere il valore e la dignità del lavoro».

Universo, ai soci 8 mln di utili

Italia Oggi
CLAUDIO PLAZZOTTA
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La Casa editrice Universo è un gruppo editoriale di cui si parla raramente, che comunica poco o niente, che ha sempre puntato alle vendite in edicola (e pochissimo alla raccolta pubblicitaria) e al contenimento maniaco dei costi, e che di certo non ha una immagine moderna e scintillante. Controllata dalle famiglie di editori Del Duca e De Feo, lavora sottotraccia e, quando è il caso, non ha paura di chiudere testate che non funzionano, come ha fatto di recente col mensile Come stai, che nel 2016 aveva perso 133 mila euro ma che ormai era arrivato a diffondere appena 8 mila copie. Tuttavia, il modus operandi consente ai soci di spartirsi, ogni anno, circa 8 milioni di euro di utili su ricavi complessivi tra i 45 e i 50 milioni di euro. Una redditività notevole e invidiabile in tempi di crisi nera per la carta stampata. A trainare il gruppo editoriale sono soprattutto i risultati di Edizioni Del Duca srl, ovvero la società che edita i due settimanali Grand Hotel (100 mila copie diffuse) e Telesette (380 mila): da sola, nel 2016, ha prodotto 7,2 milioni di euro di utili. Bene anche la controllata Unimedia srl, che edita il mensile Al Volante: 1,6 milioni di euro di utili nel 2016, con una diffusione media vicina alle 300 mila copie, e un buon sviluppo della raccolta pubblicitaria, in particolare sul web. Conti positivi pure per il mensile Cose di casa (World servizi editoriali srl), che porta a casa quasi un milione di euro di utili e migliora la raccolta pubblicitaria. Fanno profitti anche In Sella (135 mila euro per circa 60 mila copie diffuse) e Casa in fiore (118 mila euro per 70 mila copie diffuse). In terreno negativo ci sono invece sia il settimanale Viversani e belli (perdita di 231 mila euro nel 2016 per un aggravio di costi fissi strutturali, con 78 mila copie diffuse) e il mensile Silhouette Donna (cala il fatturato edicola, rosso per 259 mila euro, diffusione attorno alle 130 mila copie). Il comparto cucina, in generale, non va benissimo, e nel giugno 2016 è stata sospesa la pubblicazione di Subito pronto. Resta Cucinare bene, mensile da 60 mila copie e una perdita di 14 mila euro nell’ esercizio 2016. La testata che al momento ha un futuro piuttosto in bilico è Bimbisani & belli: il mensile, infatti, ha un fatturato in calo, chiude ormai stabilmente in perdita (161 mila euro di rosso nel 2016) e ha una diffusione di 26 mila copie.

Pagina99, Pedemonte lascia la direzione Interim a Madron. Gabrielli a.d. di News 3.0

Italia Oggi

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Enrico Pedemonte lascia la direzione di pagina99. Paolo Madron, fondatore-direttore del giornale online Lettera43 ed ex amministratore delegato dell’ editrice News 3.0, prende l’ interim alla guida della testata oggi a periodicità settimanale e pubblicata da Matteo Arpe. A settembre è attesa la nomina del nuovo direttore di pagina99, che è nata nel 2014. Invece Madron, dopo aver risanato il rosso della casa editrice dovuto alle acquisizioni di pagina99 ma anche di Rivista Studio e Undici, ha già ceduto la poltrona di a.d. in News 3.0 a Giorgio Gabrielli (ex Rcs, Microsoft e Mondadori Pubblicità). Però prima di lasciare il timone di pagina99, Pedemonte (con un passato all’ Espresso e al settimanale Internazionale) ha incassato un articolo del quotidiano francese Le Figaro che elogia il suo settimanale. Titolo: Look rétro ma contenuti pungenti, per pagina99. Il motivo? «Per dare all’ attualità una nuova prospettiva e smarcarsi nel panorama editoriale italiano, il giornale utilizza regolarmente due strumenti», ha scritto il 1° agosto scorso Laetitia Moréni de Le Figaro, «l’ analisi e il cosiddetto Data Journalism. Stampato in 30 mila copie e in edicola ogni venerdì, pagina99 si sfoglia come un quotidiano classico mentre le sue pagine color salmone richiamano quelle dei giornali economico-finanziari. Un tocco rétro si respira nell’ insieme, così come immaginato dal designer Riccardo Falcinelli. Nei contenuti, però, il settimanale racconta ciò che c’ è di più all’ avanguardia: le nuove tecnologie, le innovazioni e il loro impatto sulla società. I suoi modelli di riferimento sono il magazine britannico The Economist e quello statunitense The Atlantic: «Pagina99 non cerca gli scoop ma si concentra sulle cifre attraverso grafici e mappe che colorano le sue 40 pagine, non cedendo alle chiacchiere». In redazione a Milano ci sono 9 giornalisti e un centinaio di freelance che collaborano da New York, Belgrado e Mosca. Gli abbonati sono 4 mila tra carta e web, 1.800 solo sulla carta. «Oggi dal punto di vista della qualità del giornale il bilancio è positivo, ma dal punto di vista economico è ancora in perdita», ha spiegato a Le Figaro Madron che resta convinto che ci sia posto per «un piccolo giornale con ambizioni di diffusione limitate». E intanto, infatti, con il numero intitolato in prima pagina Se è Facebook a eleggere il Presidente, accompagnato da una foto di Donald Trump con un cappellino che punta l’ indice in avanti, pagina99 ha registrato lo scorso febbraio il record di vendite. «Penso che questo numero abbia avuto successo perché siamo stati i primi a spiegare come l’ azienda britannica Cambridge analytica avesse utilizzato Facebook per aiutare Trump a vincere le presidenziali», ha aggiunto il caporedattore Domenico Lusi.

Pronti altri 168 prepensionamenti

Italia Oggi

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Sono pronti 168 prepensionamenti per giornalisti da avviare anticipatamente alla pensione di vecchiaia. E si tratta di prepensionamenti che segnano uno spartiacque, essendo i primi che recepiscono in via transitoria i nuovi requisiti più stringenti della riforma Inpgi (vedere ItaliaOggi del 13/9/2016) ma essendo anche gli ultimi coperti da fondi pubblici. Il budget a disposizione è di 45 milioni, con un costo medio atteso per ogni prepensionamento di quasi 383 mila euro. Ma il budget non basta a esaurire la lista dei piani aziendali presentati entro la fine del 2016. Infatti, dalla lista dei piani presentati al ministero del lavoro entro il 31 dicembre scorso rientrano nella copertura voluta dall’ allora sottosegretario con delega all’ editoria Luca Lotti: Mattino (ultimi 14 prepensionamenti su 19 complessivi), Provincia di Como (7), Secolo XIX (17), Mondadori editore (19), Gazzetta del Mezzogiorno (19) e il quotidiano La Sicilia (14). Ci sono poi l’ Ansa (con 60 posizioni richieste come prepensionamenti, vedere ItaliaOggi del 3/8/2017) e infine il Corriere della Sera con 37 posizioni in tutto. Delle 37 posizioni presentate dal quotidiano edito da Urbano Cairo, però, 18 potranno essere coperte mentre le restanti 19 no. Così come restano fuori altri 45 giornalisti. In tutto 64 (compresi i 19 del Corriere della Sera). Tra le principali testate escluse ci sono Editoriale del Mezzoggiorno (che edita il Corriere del Mezzogiorno, sempre gruppo Rcs-Corsera, con 9 prepensionamenti richiesti), i Periodici San Paolo di Famiglia Cristiana (10) e i relativi libri delle Edizioni paoline (1), poi ancora il quotidiano Libero (1), l’ agenzia stampa Askanews (15) e Sesaab (acronimo di Società editrice santi Alessandro, Ambrogio, Bassiano, con 5 prepensionamenti), che pubblica tra l’ altro l’ Eco di Bergamo. Resta comunque labile il confine tra chi viene incluso in questa tornata di prepensionamenti e chi no, visto che sono attese le verifiche dei dati Inpgi (su età e contributi). I primi classificati nella parte degli esclusi, infatti, possono sperare che qualche posto si liberi.

Chessidice in viale dell’ Editoria

Italia Oggi
ROBERTO NAPOLETANO
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Sole 24 Ore, raggiunto l’ accordo di risoluzione del rapporto di lavoro con Napoletano. Il Gruppo 24 Ore ha raggiunto un accordo per la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro con l’ ex direttore del Sole 24 Ore Roberto Napoletano. È quanto ha spiegato ieri la società editoriale in una nota, ricordando che Napoletano ha guidato per sei anni le testate del gruppo. Sky Italia, salta l’ accordo con i sindacati sul piano. Nessun accordo è stato raggiunto mercoledì sera al ministero del lavoro tra Sky Italia e sindacati sul piano industriale del gruppo in Italia che vede coinvolti 102 dipendenti a rischio licenziamento in seguito alla decisione di trasferire a Milano la maggior parte delle attività. Sky, guidata dall’ a.d. Andrea Zappia, ha confermato che «affronterà con senso di responsabilità nei confronti dei lavoratori anche la fase successiva all’ incomprensibile chiusura delle organizzazioni sindacali nel negoziato relativo al proprio piano di trasformazione industriale che ha portato alla conclusione con un mancato accordo della procedura al ministero del lavoro». Secondo i sindacati «l’ azienda non ha voluto superare i licenziamenti nonostante i risultati economici e le molte proposte alternative presentate dalle organizzazioni sindacali». A gennaio erano 571 i dipendenti coinvolti, per 469 dei quali (l’ 82% del totale) sono state trovate soluzioni consensuali. A Sergio Bonelli Editore i diritti sull’ Universo di Nathan Never. Sergio Bonelli Editore, Platinum Studios Inc. e Scott Mitchell Rosenberg hanno siglato un contratto con cui l’ editore italiano di fumetti ha acquistato tutti i diritti media e consumer products di Nathan Never, Legs, May, Agenzia Alfa e in generale di tutti i personaggi legati all’ Universo narrativo di Nathan Never, creati da Michele Medda, Antonio Serra e Bepi Vigna. Sergio Bonelli Editore deterrà e gestirà anche i diritti per realizzare film, produzioni televisive, merchandising, consumer products, videogames e qualsiasi altra produzione basata sui personaggi a fumetti. Intesa Tim-Notorius. Tim e Notorious Pictures hanno siglato un accordo con il quale l’ offerta di TimVision si arricchisce ulteriormente con 71 film che dal prossimo anno saranno inclusi nell’ abbonamento della tv on demand di Tim. Mondo Tv: nuovo accordo licensing con Kimbe per Robot Trains. Mondo Tv ha raggiunto una nuova intesa per la concessione di alcuni diritti licensing per Robot Trains, di proprietà di CJ E&M, società di contenuti e marketing coreana, e di cui Mondo Tv è distributore e, quanto alla seconda stagione, anche coproduttore. Il contratto di licenza è stato concesso a Kimbe, società con sede a Melzo, in provincia di Milano e prevede la realizzazione di eventi e attrazioni in Italia nel periodo dal 1° gennaio 2018 al 1° marzo 2020. In dettaglio l’ accordo prevede il pagamento di un minimo garantito e il versamento di royalties in caso di superamento di tale importo. Una parte degli importi dovranno tornare a CJ E&M come titolare della property, potendo la Mondo Tv trattenere il 30% degli stessi.

Chiude il giornale che diede voce al silenzio di Plaza de Mayo

La Repubblica

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NEI SETTE tragici anni della dittatura militare di Jorge Videla in Argentina (1976-1983), le madri dei desaparecidos finivano tutte nello stesso posto, a calle San Juan 141, centro storico della capitale, parallela alla grande Avenida del 25 maggio. Li c’ era la redazione di un giornale in lingua inglese, il Buenos Aires Herald, è un gruppo di una dozzina di giornalisti che gli dava retta. Gli unici. Le madri di Plaza de Mayo arrivavano lì dopo aver fatto il giro di tutte le redazioni di cronaca dei giornali argentini. Nessuno voleva denunciare i sospetti sui crimini che stavano commettendo i militari e i giornalisti, davanti al caso di un nuovo scomparso, dicevano sempre: «Andate dai quei matti degli inglesi, loro pubblicano tutto». Ed era proprio così. Grazie alla lingua straniera nella quale era scritto il giornale, alla sua diffusione limitata, e a un direttore coraggioso, Robert Cox, il Buenos Aires Herald fu l’ unico quotidiano in tutta l’ Argentina a parlare dei militari che di notte, con le Ford Falcon, sequestravano gli oppositori entrando nelle loro case per portarli nei lager dai quali non sarebbero mai più tornati. Videla e gli altri generali della giunta pensarono di chiuderlo molte volte ma non lo fecero mai perché l’ editore dell’ Herald era americano e loro volevano avere buone relazioni con gli Stati Uniti. Però il suo direttore ricevette molte minacce, fu vittima di un attentato e dovette, con la sua famiglia, rifugiarsi in esilio ma soltanto dopo essersi trasformato in un mito per tutti quelli che s’ opponevano alla dittatura militare. Il Buenos Aires Herald, che ha chiuso dopo 140 anni all’ inizio di questa settimana, era stato fondato nel 1876 per la sempre più numerosa e importante comunità britannica di Buenos Aires. Ma divenne uno dei fogli più autorevoli della capitale proprio durante la dittatura e grazie alla tenacia nell’ informare sui crimini delle Forze armate. Ad un certo punto Cox preferì lasciare il Paese soprattutto per le minacce ricevute dalla sua famiglia. Incontrò Videla che gli disse amabile: «Gli altri giornalisti hanno capito la situazione, perché voi no?». Cox rispose al generale: «Se voi rapite la gente, il nostro dovere è informare che lo state facendo». Nel 1979 Cox venne arrestato e decise di lasciare l’ Argentina ma il giornale proseguì sulla sua linea grazie a un altro giornalista coraggioso, James Neilson. Oggi, a 84 anni, Bob Cox è stato rintracciato da El País: «Sono orgoglioso di quegli anni – ha detto -, ho fatto il mio dovere. Mi ero sempre domandato come avessero fatto i nazisti a uccidere milioni di ebrei senza che la società tedesca facesse nulla. Ed ebbi la risposta in Argentina, quando dirigevo il Buenos Aires Herald, perché la verità è che la gente comune non valeva sapere quello che stava succedendo se non era coinvolta direttamente». L’ Herald è rimasto in vita finché la sua proprietà è stata straniera, anche grazie alla grande indipendenza che avevano i suoi direttori. Dieci anni fa venne acquistato da un imprenditore argentino vicino all’ ex presidente Cristina Kirchner che intervenne anche sulla linea editoriale, decretando l’ inizio della fine.

Cairo il diavolo santifica il Corrierone

Libero

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Diavolo di un Urbano Cairo, sapevamo della sua abilità luciferina, ma non immaginavamo riuscisse in poco tempo, un annetto scarso, a ribaltare i conti di un baraccone traballante come era la Rizzoli-Corriere della Sera. Il quale da nove anni registrava solo perdite e che nei primi sei mesi del 2017 ha invece invertito la tendenza (grazie alle cure del nuovo padrone, tutte rivolte al bilancio) sfoggiando un reddito di 24 milioni di euro. Un risultato clamoroso dovuto a una amministrazione finalmente oculata e affidata a gente capace di evitare sprechi, causa principale di ogni disastro imprenditoriale e quindi anche editoriale. Ci complimentiamo con Cairo, sapendo che lui è l’ artefice del successo. Un uomo che viaggia a fari spenti nella lunga notte buia della carta stampata e compie miracoli che ci lasciano sbigottiti. Quando si mise in proprio, dopo aver abbandonato la direzione della pubblicità Mondadori, acquistando la Giorgio Mondadori, ramo decisamente minore, pensammo che sarebbe stato l’ inizio di un disastro epocale. Manco per niente. È accaduto il contrario. Urbano dimostrò di avere stoffa e rilanciò l’ azienda con disinvolta rapidità. Non solo avviò una serie di iniziative, che a noi parevano temerarie (e anche idiote), ma incrementò le riviste popolari, le più sgangherate e apparentemente obsolete, ottenendo addirittura un trionfo. Rimanemmo a bocca aperta, increduli. Crollarono le nostre radicate convinzioni sulla morte imminente dei rotocalchi di basso livello. In effetti non avevamo capito nulla. Il filone non era esaurito. Si trattava di rivitalizzarlo riducendo i prezzi e arricchendo i prodotti con argomenti piccanti, poca o zero politica e tanta cronaca e molto gossip intelligente, non volgare ma intrigante. La formula egiziana (cioè di Cairo) funzionò e l’ impresa spinta da un invidiabile fatturato (vendite e inserzioni soddisfacenti) crebbe a dismisura, al punto che il nostro Fenomeno si permise di acquisire addirittura La7, emittente perennemente in crisi. Anche con la tv Urbano si rivelò abile e scaltro. Le sue trasmissioni sono seguite; in pratica si fanno vedere senza suscitare ripugnanza sia d’ inverno sia d’ estate, allorché la Rai e Mediaset vanno in letargo, azzerando ogni sforzo cerebrale dei propri dipendenti e collaboratori. Qui giova fare un inciso. Il signor editore tra un giornale e un altro, ha trovato anche l’ occasione e la voglia di comprarsi una società storica di calcio, il Torino. E non pochi lo criticarono dicendo chiaramente che lui non capiva un’ ostia di pallone. Errore. Persino qui, forse con l’ ausilio di Sanculo, ha sfondato organizzando una squadra non irresistibile, comunque importante. Dove vuole arrivare ‘sto Urbano nato e cresciuto all’ ombra di Berlusconi, del quale fu segretario per un periodo non breve? Evidentemente ha rubato il mestiere al Cavaliere e il suo intento è di superarlo. Se ce la fa, è un mostro. Oddio, ce la sta facendo. Tanto è vero che con un gioco d’ azzardo egli si è addirittura impossessato del Corriere della Sera, sfidando la leggenda secondo la quale chi pone piede in via Solferino rischia la galera o, come minimo, di andare in malora. L’ elenco degli sfigati che ci hanno provato e si sono rovinati è lungo. Alcuni di essi ci hanno smenato la pelle. Alla notizia che Cairo era entrato da patron nel nobile edificio, sede del foglio della borghesia italiana, pensammo che l’ uomo fosse impazzito e andasse incontro a uno sfacelo: ci rimetterà le penne con tanti saluti alle proprie smodate ambizioni. Però eravamo altresì consci della sua perizia e gli concedemmo il cosiddetto beneficio di inventario. Trascorrono mesi di gestione del transatlantico e cominciamo a dubitare che l’ ex ragazzo di bottega di Silvio fosse in grado di spuntarla. Combina qualche puttanata, per esempio riduce a carta da macero Sette, periodico allegato al Corriere, tuttavia onestamente si avverte che l’ impresa, nel suo complesso, è in buone mani. Così è. Difatti, tirate le somme del semestre dell’ anno in corso, si scopre che il Diavolo, approfittando della distrazione di Dio sulle sorti dell’ editoria, ha realizzato il prodigio di guadagnare 24 milioni in sei mesi (2017) facendo funzionare la nave del Corrierone che sembrava essersi irrimediabilmente arenata. Congratulazioni, Cairo. Vado sul personale. L’ unico rimprovero che gli muovo è di avermi fottuto 200 milioni di lire nel 2001 in occasione dell’ affare Libero che poi non si concluse. Somma alla quale ero affezionato benché confessi di poter campare senza.

Bilancio positivo anche per i tagli da 32 milioni

Libero

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Semestrale d’ oro per Rcs. Urbano Cairo lo aveva sommessamente anticipato e così è stato. Dopo 9 anni di conti in sofferenza la società che controlla anche il Corriere della Sera, chiude il semestre con i conti in attivo: l’ utile ammonta a 24 milioni di euro, con un miglioramento di 26,1 milioni rispetto ai conti di gennaio-giugno 2016. Rcs aumenta anche la redditività, con un margine operativo lordo più che raddoppiato rispetto ai 33,9 milioni di metà 2016, a 69 milioni. Il target 2017, assicura il presidente e ad della società, «sono tutti confermati», tra cui l’ Ebitda pari a circa 140 milioni, il risultato netto in crescita e flussi di cassa positivi e in crescita. Imponente l’ impegno nella riduzione dei costi, che «porta benefici per 32 milioni, di cui 19,2 milioni in Italia e 12,8 milioni in Spagna». Anche l’ Ebit va bene, in miglioramento di 37,7 milioni di euro a 44 milioni. Rallentano – in un contesto generale difficile – i ricavi pubblicitari di Rcs (212,5 milioni rispetto ai 236 milioni del primo semestre 2016), e i ricavi editoriali: 172,8 milioni. Ottimo l’ andamento della rivista Oggi, che migliora in edicola (+16% sull semestre 2016), e incrementa i ricavi editoriali. L’ indebitamento viene limato di 3 milioni, e scende a 363,2 milioni. Piazza Affari ha salutato i conti con un rialzo dell’ 1,91%. Adesso l’ obiettivo sui 1dodici mesi è di chiudere con un utile netto di 45 milioni.


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