Indice Articoli
Stati di crisi “falsi” al Gruppo Espresso. Indagine a Roma
Santanchè liquida la Visibilia Magazine. Posti a rischio a Visto e Novella2000
Sky, rush finale per evitare i licenziamenti
Ei Towers alza le stime 2017 per l’ Ebitda
Tim-Canal + in scia alle media-tlc europee
Chessidice in viale dell’ editoria
La Go Tv cresce del 21,1% a giugno
Novella 2000 e Visto in liquidazione da agosto
Rai2 sbircia nei frigoriferi vip, Sky testa il canale sugli animali
Luciano B. de Pace, 2017 in pareggio. Arriva Newsweek
Galliani a capo di Premium Sarà lui a sfidare Bolloré
Fiction e sport per la Netflix europea Parigi e Roma lanciano Canale+
Sky aumenta il canone (+9%) con il «trucco»
Santanchè ha liquidato Visibilia
Stati di crisi “falsi” al Gruppo Espresso. Indagine a Roma
Il Fatto Quotidiano
Luciano Cerasa
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Il gruppo editoriale L’ Espresso entra nel mirino della Procura di Roma. Il sostituto procuratore Francesco Dall’ Olio ha aperto un fascicolo per verificare la correttezza delle attività che hanno permesso alle società del gruppo della famiglia De Benedetti di accedere alle provvidenze statali e alle facilitazioni contributive previste dal riconoscimento dello “stato di crisi” nel settore dell’ editoria tra il 2012 e il 2015: in questi giorni i finanzieri del Gruppo investigativo sulla criminalità economica e finanziaria del Nucleo di polizia tributaria di Roma stanno acquisendo documentazione e riscontri testimoniali. L’ indagine nasce da un’ inchiesta interna avviata dall’ Inps rivelata, a partire dall’ agosto scorso, dai servizi del Fatto. Questi i fatti. È maggio del 2016 quando sulla posta elettronica del presidente dell’ Inps, Tito Boeri, arriva una segnalazione, per la prima volta debitamente firmata, che denuncia gravi irregolarità nell’ accesso alla Cassa integrazione guadagni e ai prepensionamenti del Gruppo Espresso. Dopo una prima verifica positiva, le direzioni competenti dell’ Inps cominciano a cercare i primi riscontri che confluiscono in una lettera di segnalazione al ministero del Lavoro, firmata dall’ ex direttore generale dell’ Inps, poi rimosso dopo un lungo braccio di ferro con il presidente Boeri, Massimo Cioffi. La comunicazione parte solo dopo i primi articoli del Fatto che ne anticipavano l’ esistenza e i contenuti. Nella lettera che aveva come oggetto “Segnalazioni su irregolarità inerenti a Cigs autorizzata a società Manzoni Spa” si delineava un quadro inquietante: organici aziendali gonfiati pochi mesi prima della dichiarazione dello stato di crisi e personale spostato da una società all’ altra per attingere a piene mani alla Cassa integrazione e attivare contratti di solidarietà. E ancora: dirigenti demansionati sulla carta a poligrafici per poterli prepensionare, in qualche caso anche senza l’ età giusta. In occasione di due operazioni di ristrutturazione l’ azienda avrebbe chiesto il riconoscimento di esuberi ma assumendo altro personale poco prima, anche dall’ esterno del gruppo. Nella segnalazione Cioffi riportava anche i nominativi di 7 dirigenti trasformati in “quadro” per essere messi in acquiescenza anticipata: secondo gli accertamenti delle direzioni dell’ Inps i nuovi lavoratori “assunti” non sarebbero neppure usciti dalle aziende di origine. Tra il 2012 e il 2015 sono stati concessi per decreto al gruppo editoriale L’ Espresso e alla Manzoni Spa 187 prepensionamenti di poligrafici e 69 di giornalisti, tutti a carico dello Stato e degli istituti di previdenza di appartenenza (Inps e Inpgi), mentre per altri 554 lavoratori sono stati attivati contratti di solidarietà. Il danno che avrebbe subito il solo Inps sarebbe stato quantificato intorno ai 30 milioni di euro. Secondo le ricostruzioni fatte finora, già a partire dal 2012 la direzione Inps del Lazio, guidata dall’ attuale direttrice generale Gabriella Di Michele, era stata sollecitata più volte dagli organi di vigilanza a verificare le denunce anonime sull’ utilizzo indebito della Cig e sul coinvolgimento di funzionari Inps. Nel 2014 la stessa direzione regionale affermava ancora che nulla era emerso di irregolare. L’ associazione dei consumatori, Adusbef ha presentato esposti alla Procura per presunti, analoghi comportamenti del gruppo Sole 24 Ore. Le ispezioni successive avviate dall’ Ispettorato nazionale del lavoro avrebbero, a quanto si apprende, ampliato la portata dei presunti illeciti che, se confermati dalla Procura, per essere attuati avrebbero dovuto comportare il coinvolgimento di funzionari del ministero, dell’ Inps e delle associazioni di categoria, datoriali e sindacali. Intanto il gruppo editoriale L’ Espresso ha chiuso il 2016 con un utile consolidato di 10,4 milioni di euro rispetto ai 17 milioni dell’ esercizio precedente. La differenza è riconducibile alla plusvalenza registrata proprio nel 2015 legata alla cessione di DeejayTV a Discovery Italia a fine gennaio 2015.
Santanchè liquida la Visibilia Magazine. Posti a rischio a Visto e Novella2000
Il Fatto Quotidiano
Gianni Barbacetto
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Aveva dichiarato proprio al Fatto Quotidiano: “Continuo a credere nei giornali e nelle mie testate ho deciso di non licenziare nessuno”. Ora, venti mesi dopo quelle dichiarazioni, Daniela Santanchè deve avere cambiato idea: minaccia di chiudere una delle sue due case editrici, la Visibilia Magazine srl, che manda in edicola due “storici” settimanali popolari, Novella 2000 e Visto. Lo comunica il comitato di redazione dei due giornali, protestando contro “l’ imprenditrice e politica che nei suoi appassionati interventi televisivi si propone come paladina delle professionalità italiane, ma predica bene in pubblico e razzola male nel privato della sua impresa”. Ieri ha annunciato la liquidazione della Visibilia Magazine, che aveva acquisito Novella 2000 e Visto nel 2015 da Prs Editore (che a sua volta li aveva avuti in saldo da Rcs-Corriere della sera). La Magazine si era aggiunta alla Visibilia Editore, società quotata che pubblica Ciak, Pc professionale e Villegiardini. Allora, Santanché aveva dichiarato di essere riuscita “a realizzare un sogno che la riempiva di orgoglio”, promettendo il rilancio delle due testate del gossip. Solo sei mesi dopo, l’ orgoglio aveva lasciato il posto alla delusione: Santanchè comunicava perdite per 1 milione di euro e chiedeva per i suoi dipendenti (16 tra giornalisti e impiegati) una pesantissima cassa integrazione, della durata di due anni, con il taglio degli stipendi di quasi il 45 per cento e l’ intervento dell’ Inpgi, l’ istituto di previdenza dei giornalisti italiani, che ha pagato circa un terzo dello stipendio dei suoi giornalisti. I sacrifici dei dipendenti e l’ intervento dell’ Inpgi non hanno prodotto i risultati sperati: i bilanci non sono affatto tornati positivi, i collaboratori non hanno ripreso a essere pagati, le agenzie fotografiche non hanno visto saldate le loro fatture, il Tfr è stato accantonato con gravi ritardi. Ora, dopo un anno di cassa integrazione, Santanchè ha chiesto di ridiscutere le condizioni. “Con i giornalisti della Visibilia Editore abbiamo firmato un accordo e tutto va benissimo”, spiega Santanchè al Fatto. “Quelli della Magazine invece non hanno accettato il dialogo. Hanno stipendi altissimi da 130-180 mila euro l’ anno, mi costano 2,2 milioni l’ anno più il borderò dei collaboratori. Non è più possibile andare avanti così: i giornali devono stare sul mercato, con spese compatibili con le vendite e gli incassi della pubblicità. Il mondo dell’ editoria, lo sappiamo, è cambiato”.
Sky, rush finale per evitare i licenziamenti
Il Sole 24 Ore
Andrea Biondi
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È previsto per il 31 luglio il prossimo incontro, al ministero del Lavoro. Molto vicino al 2 agosto, giorno in cui termineranno i 75 giorni utili per trovare l’ accordo fra le parti ed evitare la partenza delle lettere di licenziamento. I sindacati – Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil, Ugl Telecomunicazioni – parlano però di «posizioni ancora distanti» con Sky Italia, a pochi giorni dalla chiusura della procedura. L’ ultimo incontro di lunedì ha sancito l’ esistenza di distanze fra le parti e l’ avvicinarsi così dello spettro del licenziamento per 102 dipendenti (tecnici e personale amministrativo, mentre i giornalisti hanno raggiunto con Sky l’ accordo lo scorso 6 aprile). In realtà i dipendenti coinvolti sono 124, ma per 22 di loro la soluzione individuale sarebbe stata sostanzialmente trovata. Per gli altri 102 resta poco tempo per trovare un’ alternativa a quella più traumatica con cui rischia di concludersi la fase di riorganizzazione avviata da Sky Italia il 17 gennaio scorso e che avrà come diretta conseguenza, fra le varie cose, lo spostamento della sede del Tg da Roma a Milano. Fra trasferimenti, ricollocamenti interni ed uscite volontarie l’ adesione al piano Sky è stata del 78%: quindi 443 dei 571 dipendenti inizialmente coinvolti. A metà maggio è partita così la procedura di licenziamento collettivo per 128 dipendenti, poi scesi a 124. L’ incontro di lunedì, scrivono i sindacati in una nota, ha misurato «l’ assenza di apertura da parte dell’ azienda sulle molte proposte presentate per evitare i licenziamenti: part time per 35 unità a Roma; accompagnamento alla pensione; mantenimento di alcune attività a Roma per le quali non si ravvisano costi aggiuntivi; utilizzo dello smart working e del telelavoro; incentivi congrui per dimissioni volontarie». In questo quadro, continuano i sindacati «per quanto attiene il sito di Milano sono state dichiarate disponibili, per parte aziendale, 68 posizioni di cui 57 interne e 11 posizioni in somministrazione. Per Roma 8 di cui 7 già destinate ai lavoratori inabili inseriti in procedura». L’ azienda ha aperto solo all’ accompagnamento alla pensione. «Vista la reiterata rigidità aziendale – continua la nota sindacale – i sindacati continuano a sollecitare l’ intervento fattivo delle istituzioni, al fine di scongiurare 124 licenziamenti in un’ azienda che fa utili e cresce sul mercato». © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Ei Towers alza le stime 2017 per l’ Ebitda
Il Sole 24 Ore
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Ei Towers ha chiuso il primo semestre 2017 con un utile netto di 28,9 milioni, in crescita del 31,6% rispetto allo stesso periodo del 2016. I ricavi caratteristici sono saliti del 5,7% a 130,9 milioni, con ebitda adjusted a 66,4 milioni (+9,6%), pari al 50,8% del fatturato. Quanto alle prospettive per l’ intero 2017, la società ritiene «di poter conseguire un ebitda adjusted leggermente superiore alla guidance già comunicata al mercato». Il cda, infine, «ha preso atto con soddisfazione dell’ archiviazione da parte del Tribunale di Milano, in data 14 luglio 2017, del procedimento avviato nel 2015 dalla Procura di Milano nei confronti degli amministratori pro tempore di Ei Towers» in relazione all’ opas su Rai Way.
Tim-Canal + in scia alle media-tlc europee
Il Sole 24 Ore
Andrea Biondi
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Qualche dato per chiarire subito il quadro: in Usa, Regno Unito e Spagna il 100% degli abbonati a servizi di pay-tv sono abbonati di operatori che praticano il triple-play o quad-play (offerte integrate). Negli Usa il processo di integrazione fra mercato della pay-tv e mercato Tlc si è determinato con una serie di operazioni importanti, ultima delle quali la maxifusione da 85,4 miliardi di dollari fra At&t e Time Warner, ora alle battute finali. Insomma, a guardare a quel che succede in giro per l’ Europa e il mondo, l’ integrazione fra offerte di tlc (telefonia fissa e mobile e connessione Internet) e pacchetti audiovideo pay è da considerare una strada obbligata con effetti positivi per il business: incremento dei ricavi medi per utente; riduzione dei costi di acquisizione di nuovi utenti e soprattutto riduzione del churn rate (tasso di disdetta abbonamenti) con una customer base più fidelizzata. Questa è senz’ altro la parte più lineare del ragionamento industriale sul quale far poggiare la joint venture in arrivo fra Tim e Canal +. È sul come questa alleanza prenderà corpo che si pone qualche interrogativo in più, in un quadro in cui da Netflix ad Amazon Prime, agli attori del video on demand già adesso presenti in Italia (Infinity di Mediaset, Now Tv di Sky, Chili), le piattaforme alternative per i contenuti esistono e vanno consolidandosi rendendo, paradossalmente, più difficile il ruolo di nuovi entranti stretti fra attori del Vod e operatori storici nel mercato pay (la dominante Sky in Italia e Mediaset Premium). «Le strade – spiega Emilio Pucci, direttore e-Media Institute – sono due:cercare un posizionamento a margine del grande mercato della pay tv con pacchetti alternativi e a basso costo o investire in maniera consistente in contenuti, prevalentemente sport e dunque calcio, cercando un posizionamento di primo piano sul mercato». Insomma, o passare all’ attacco dei diritti per i contenuti premium dello sport (l’ asta per la Serie A 2018-2021 è prevista per l’ autunno) oppure puntare su contenuti di cinema e fiction, meno onerosi ma con i quali sarebbe difficile fare il salto di qualità. Le due strade, intraprese da vari operatori, sono costellate di tanti insuccessi e da rari casi di successo fra cui, ad esempio, quello di Telefónica in Spagna che dopo aver tentato un posizionamento alternativo con un’ offerta low-cost (Imagenio) è diventato il primo operatore di pay tv con l’ acquisto del 100% di Digital+ (operatore dominante spagnolo con in pancia i diritti sportivi) incorporata poi completamente nella propria offerta a marchio Movistar. Quindi diritti sportivi ed eliminazione del principale concorrente nella pay tv tramite acquisizione sono alla base del successo del caso spagnolo. Dall’ altra parte, il rischio è evidente se si guarda ad esempio a BT che in Uk con un investimento di svariati miliardi (1,2 miliardi di sterline spesi solo pochi mesi fa per mantenere i diritti Champions League nelle stagioni 2018-2021) ha fatto un’ operazione aggressiva raccogliendo però pochi abbonati alla propria piattaforma di televisione a pagamento. Certo, è innegabile che nella nascente realtà si andranno a fondere l’ expertise di Canal + sui video e quella di Tim sulla distribuzione. Un’ unione che può fare la forza nella produzione originale di contenuti (nel gruppo Vivendi c’ è Studiocanal). Gruppi di lavoro si sarebbero già incontrati per iniziare a programmare il lavoro su film e serie. Difficile però pensare che non ci sia un futuro nel campo dei diritti sportivi. E fra analisti e osservatori interpellati, più di uno pensa che l’ operazione sia anche un modo per mandare un messaggio a Mediaset, alla vigilia delle aste per i diritti della Serie A, nel tentativo di riaprire un canale di discussione. Di certo quell’ alleanza originaria (e ripudiata) di Vivendi con Mediaset su Premium avrebbe forse garantito alla controllata Tim, di riflesso, una maggiore facilità di ingresso nel mercato dei contenuti. A ogno modo per Canal+ la jv con Tim, in cui manterrebbe una quota di minoranza, ora può significare anche un nuovo sbocco commerciale in un momento complesso: nel 2016 ha perso altri 500mila abbonati in Francia, dopo i 300mila del 2015. Non a caso sul gruppo Canal+ è in programma un taglio dei costi di 300 milioni al 2018. Orange e Free con i 2,9 milioni di abbonati hanno già dato una boccata d’ ossigeno. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Chessidice in viale dell’ editoria
Italia Oggi
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«Un’ altra estate» per il Tirreno. Capoliveri, paese gioiello dell’ isola d’ Elba, è la prima tappa di «Un’ altra estate, incontriamoci nei borghi», manifestazione itinerante con cui la Regione Toscana e il quotidiano Il Tirreno puntano insieme a valorizzare e animare l’ estate turistica toscana. L’ appuntamento è per domani, a partire dalle 19 nella terrazza panoramica del comune isolano. L’ Elba è la prima di cinque tappe di «Un’ altra estate» che proseguirà a Vicopisano, Gragnana di Carrara, Rosignano Marittimo e Castiglione della Pescaia. La serata si aprirà con il racconto di una notizia, di un fatto significativo pubblicato dal giornale Il Tirreno nei suoi 140 anni di storia e legato in modo stretto a Capoliveri. All’ incontro saranno presente il direttore del Tirreno Luigi Vicinanza e il vicedirettore Fabrizio Brancoli. Gardenia, numero da collezione. Gardenia, il mensile di Cairo Editore dedicato a fiori, piante, orti e giardini, diretto da Emanuela Rosa-Clot, festeggia in edicola oggi il numero 400 con un’ edizione da collezionare. Spy, il quarto numero oltre le 300 mila copie. Spy, magazine del gruppo Mondadori che racconta i segreti dello star system, dopo i risultati dei primi tre numeri al prezzo di 50 centesimi, ha superato le 300 mila copie vendute anche con il quarto numero in edicola a 1 euro.
La Go Tv cresce del 21,1% a giugno
Italia Oggi
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Cresce la pubblicità della Go Tv a giugno. L’ Osservatorio Fcp-Assogotv (Fcp-Federazione concessionarie pubblicità) ha raccolto i dati relativi al fatturato pubblicitario del mezzo che evidenziano a giugno una raccolta di 2.543.000 euro, in aumento del 21,1% rispetto al corrispettivo mese del 2016. Nel periodo gennaio-giugno 2017 il fatturato totale ha raggiunto invece quota 8.582.000 euro, con un incremento del 7,6% rispetto allo stesso periodo dell’ anno precedente. «Anche a giugno aumento a doppia cifra della Go Tv che si afferma come il media italiano con la maggiore crescita del primo semestre 2017. La straordinaria performance di giugno è da attribuirsi sia al crescente numero di brand che scelgono il mezzo (oltre novanta) che all’ aumento del numero di settimane pianificate che si attesta su tre al mese. In particolare, diversi brand dell’ alimentare, dell’ abbigliamento e del settore enti/istituzioni hanno pianificato in continuità tutto il mese di giugno», ha commentato Angelo Sajeva, presidente di Fcp-Assogotv e di Class Pubblicità, la concessionaria pubblicitaria di Class Editori. «Più in generale clienti e centri media utilizzano con sempre maggior convinzione la Go Tv a integrazione delle pianificazioni televisive per aumentare copertura e frequenza sui target evoluti meno esposti. La Go Tv, grazie alla sua efficienza e alla numerosità dei contatti generati quotidianamente, viene più spesso utilizzata per allungare il periodo di on air tv, ambizione di tutti i brand che cercano di mantenere alti i livelli di awareness raggiunti. Il turismo e i viaggi, la farmaceutica e la distribuzione si confermano i settori trainanti grazie anche alla stagionalità favorevole. Aumentano anche i nuovi brand nel settore cura persona (creme, shampoo e profumi). Interessante segnalare l’ attivazione di un nuovo settore, i prodotti per la cura degli animali, che ha visto on air tutti i principali brand e che in questo periodo concentra le proprie campagne tv e stampa. Il trend dei prossimi tre mesi si profila positivo e ci porta a stimare una seconda parte dell’ anno molto vivace».
Ora Tv8 lancia la sfida a La7
Italia Oggi
CLAUDIO PLAZZOTTA
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Tv8 è un canale generalista che, per ascolti nella settimana, ha superato La7. Eccola qui la prima provocazione di Antonella D’ Errico, direttore di Tv8 e di Cielo, che lancia la sfida, snocciolando numeri, alla settima posizione occupata da La7. Il principale canale in chiaro di Sky è attorno al 2% di share nelle 24 ore, e supera stabilmente il 2% nel prime time che, per Tv8, parte alle 21.15. Ci sono un bel po’ di novità nel palinsesto autunnale, con produzioni originali Tv8, ma la D’ Errico non si sottrae anche a qualche commento sulle novità Rai («assisto allo svuotamento di Rai Tre») e a rintuzzare le critiche di chi ritiene migliorabili sia gli ascolti di Italia’ s got talent, sia quelli di Tv8 nel suo complesso, visti i ricchi contenuti a disposizione. Domanda. Vediamo di prenderla alla larga: mi può dire quale è la linea editoriale di Tv8? Risposta. È una tv generalista, abbiamo tutti i generi, dall’ intrattenimento all’ informazione passando per lo sport e anche il reportage, con le trasmissioni di Pif e documentari tipo Ignoto 1 sul caso di Yara Gambirasio. Ho in mente un canale allegro, rilassante, giovane e fresco. Con un pubblico di età media attorno ai 46 anni, in equilibrio fra uomini e donne, famiglie giovani di profilo socio-economico più elevato delle generaliste classiche. Cielo, invece, ha un profilo più adulto. Italia’ s got talent, 4 Ristoranti, Edicola Fiore, la MotoGp sono i programmi che meglio descrivono Tv8. D. In sostanza Tv8 è partito da poco più di un anno. Soddisfatta degli ascolti? Magari ci si poteva anche aspettare di più, con tutti quei ricchi contenuti a disposizione R. C’ è un’ abitudine di ascolto da scardinare. C’ è un pubblico che dal 1954 guarda i canali Rai, dal 1981 i canali Mediaset, dal 2001 La7. Noi, come Tv8, ci siamo da poco più di un anno. Siamo cresciuti del 44%. Non credo si possa fare di più. Occorre tempo. Comunque, nella settimana, siamo già sopra La7: Tv8 raggiunge 23 milioni di persone, La7 è ferma a 21 milioni. Sul segmento 15-54 anni, poi, che è quello su cui pianificano quasi tutti, siamo al 2,5% di share nelle 24 ore. D. Ma Tv8 punta di più allo share sulle 24 ore o alla prima serata, come fanno altri? R. Entrambi. Tuttavia io lavoro molto sulle 24 ore. E il nostro canale è l’ ottavo assoluto, con La7 tredicesimo. Lavorare sull’ all day è molto più difficile rispetto a concentrarsi solo sul prime time, come fanno alcuni. Devi fare un vero palinsesto di 24 ore, devi investire. Noi siamo al 2% nelle 24 ore e siamo stabilmente sopra il 2% nel nostro prime time, che inizia alle 21.15. D. E Cielo come va? Sedotto e abbandonato laggiù all’ lcn 26 R. Va molto bene. È all’ 1,31% di share sulle 24 ore, è il canale dell’ unconventional, di contenuti un po’ strani che probabilmente non si trovano facilmente da altre parti in Italia. Di sicuro gli ascolti di Cielo sono un po’ più plafonati. Mentre su Tv8 c’ è ancora tanto spazio per crescere. Comunque già ora Tv8+Cielo creano un sistema che supera il 3,2% di share nelle 24 ore. D. Novità sul palinsesto autunnale di Tv8? R. Beh, c’ è il nuovo access prime time delle 20.30 al via il 28 agosto con Enrico Papi. Fiorello partirà invece a metà ottobre, sempre al mattino e alle 20.30, ma ci saranno delle sorprese. Produrremo un nuovo show quotidiano di lunga durata con Alessandro Borghese, e poi una nuova produzione esclusiva di Tv8 in prima serata, di cui non parlo ancora, ma nella quale ci saranno volti noti della rete. Quindi, in una giornata tipo, avremo film tv dalle 12.45 fino alle 18. Quindi produzioni italiane. E in prime time produzioni esclusive Tv8 (Italia’ s got talent ecc), co-produzioni con Sky (tipo Masterchef). Poi i momenti di Europa league di calcio e le gare di MotoGp, che fanno il 20% di share, col dibattito in studio al 6-7% medio. D. Uno degli asset di Tv8 è lo sport. Cosa c’ è oltre alla MotoGp e alla Europa league? R. Lo sport ha sempre più spazio in palinsesto. Con Gol collection, la boxe, gli Internazionali di Roma di tennis. Poi c’ è la partita per i preliminari di Europa league del Milan (oggi, ndr), avremo il MotoGp, le partite di Europa League di calcio. E poi, dal 2018, ci divertiremo con la Champions league. D. Ci sono state le presentazioni dei palinsesti Rai, Mediaset, La7. Cosa l’ ha colpita? R. Di sicuro il processo di svuotamento di Rai Tre. Per il resto, direi, si punta, anche giustamente, sulla continuità. Interessanti pure Gazebo e il ritorno di Corrado Guzzanti su La7. Vediamo. È una rete che magari propone sempre un po’ gli stessi contenuti. Ma ha una sua precisa identità. E quando uno va dal panettiere, vuole trovare il pane. Non altro. D. È soddisfatta degli ascolti di Italia’ s got talent, un prodotto che su Canale 5 sfiorava il 30% di share? R. Su Tv8 ha fatto punte del 9%, numeri altissimi per noi. Bisogna dare continuità, abitudine. Anche la MotoGp, i primi anni, non aveva gli ascolti che ha adesso. Ora siamo ai livelli di quando andava in onda su Italia Uno. La tv è abitudine, consuetudine, sicurezza. Igt ci sarà su Tv8 anche nel 2018. D. Cosa ne pensa della situazione Rai? Si è dimessa pure Daria Bignardi R. Preferisco tenermi fuori. Dico solo che non sono d’ accordo con la proliferazione di canali Rai sul digitale terrestre. Non è in linea con motivazioni di servizio pubblico e non ne vedo la ragione: è un fenomeno unico in Europa. D. Comunque sarà felice dello smantellamento del sistema Campo dall’ Orto in Rai, sistema che puntava a svecchiare il target della tv pubblica e magari a darvi un po’ fastidio. R. Non mi fa piacere. Anche perché credo che pur andando a svecchiare il target della Rai, non si possa più di tanto incidere sulla raccolta pubblicitaria Rai. Diciamoci la verità: Rai Uno ha un pubblico medio di 62 anni, c’ è poco da fare. Noi non competiamo mai con i canali Rai. La nostra regata è con altri concorrenti. D. Quali? R. I nuovi canali del digitale terrestre. Oppure Italia Uno. D. Cielo resterà unconventional? R. Sì, assolutamente. Sta crescendo, il pubblico ci segue. E non è facile in un mercato così competitivo dove nascono di continuo nuovi canali. D. Abbastanza incomprensibilmente, non trova? Arrivano un sacco di broadcaster stranieri, ma l’ Italia è un mercato piccolo R. Sì, a volte ho dei dubbi in merito al ritorno sull’ investimento. Anche perché il pubblico è abituato bene, devi dare contenuti interessanti. E invece ci sono nuovi canali con ascolti molto piccoli, che non hanno senso. Più logico avere un portfolio di più canali: allora, magari, ce la puoi fare. © Riproduzione riservata.
Novella 2000 e Visto in liquidazione da agosto
Italia Oggi
MARCO A. CAPISANI
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Daniela Santanchè è pronta a mettere in liquidazione Novella 2000 e Visto. L’ intenzione è infatti porre in liquidazione volontaria dal prossimo 3 agosto Visibilia Magazine srl insieme con i due periodici pubblicati, la redazione di circa 12 giornalisti e 4 impiegati, secondo quanto risulta a ItaliaOggi. Il liquidatore è stato individuato ed è già stato pianificato il calendario degli incontri ufficiali. A fronte dell’ avvio dell’ iter di dismissione delle testate, comunque, i prossimi giorni saranno determinanti per capire il futuro della casa editrice che fa capo all’ imprenditrice specializzata nella raccolta pubblicitaria e che inoltre fa parte, sempre tramite Santanché, del gruppo Visibilia impegnato nella pubblicazione di altri magazine come Ciak, Pc Professionale e VilleGiardini (e peraltro quotato a Piazza Affari). Quello che c’ è però da vedere è se la messa in liquidazione andrà fino in fondo o meno, se sarà possibile o meno rilanciare Visibilia Magazine srl. Nelle ultime settimane, infatti, indiscrezioni di mercato hanno dato Novella 2000 e Visto sulla strada della cessione mentre Santanchè ha contattato altri editori e imprenditori del settore per avviare nuovi progetti editoriali. Raggiunta telefonicamente lunedì scorso da ItaliaOggi, l’ imprenditrice e politica con il centro-destra ha smentito l’ ipotesi di cessione dichiarando «semmai di essere interessata a comprare» e su Novella 2000 e Visto si è detta decisa a «ristrutturare». Intanto nei prossimi giorni verrà stabilito se proseguiranno e fino a quando le pubblicazioni dei due settimanali ex Rcs comprati nel novembre 2015 dal gruppo Prs di Alfredo Bernardini de Pace. Per quanto riguarda infine Ciak, Pc Professionale e VilleGiardini in edicola con Visibilia Editore è stato di recente firmato un accordo sindacale per la cassa integrazione.
Rai2 sbircia nei frigoriferi vip, Sky testa il canale sugli animali
Italia Oggi
DI GIORGIO PONZIANO
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Nicola Prudente aprirà il frigorifero dei personaggi famosi. Sarà questo il copione della nuova edizione di Frigo, terza stagione del docu-cooking in autunno su Rai2. Cantanti, conduttori, sportivi e imprenditori parleranno, dinanzi alle ante aperte del loro frigorifero, del proprio rapporto col cibo e di educazione alimentare. Ai fornelli vi sarà Natalio Simonato, uno degli chef della Prova del cuoco (Rai1). Luciana Littizzetto, che sta discutendo il suo ruolo nel nuovo programma di Fabio Fazio su Rai1, è tra i personaggi-immagine di SkyUno Loves Animals, canale 109, interamente dedicato agli animali, fino all’ 8 agosto. Si tratta di un esperimento per verificare la tenuta del progetto a lungo termine. Per tutta la giornata (e la nottata) saranno trasmessi film, documentari e cartoon con protagonisti animali, riproposte rubriche Sky e dei canali satelliti a loro dedicate (Zoo junior, Sos Veterinario, Tutto cuccioli, ecc), e infine sarà proposta una campagna contro l’ abbandono degli animali. La Littizzetto (insieme ad altri personaggi tra cui Manuel Agnelli, Alessandro Cattelan, Ficarra e Picone, Silvio Orlando, Cristiana Capotondi, Claudio Amendola, Gabriele Muccino, Fedez) ha accettato di partecipare alla campagna pro-animali che affianca e lancia il temporary (per ora) channel. Melissa Satta torna in tv dopo il ruolo di valletta-opinionista a Tiki Taka-Il calcio è il nostro gioco (Italia1, condotto da Perluigi Pardo). Sarà l’ animatrice su La5 de Il padre della sposa, un game show in cui future mogli si sfideranno insieme ai rispettivi padri, in palio vi sarà l’ abito per il grande giorno. L’ appuntamento è per l’ autunno. Intanto ci prova col fashion design: lancerà tra breve una sua linea di scarpe. Mario Orfeo, neo dg Rai, dovrà spiegare alla commissione parlamentare di vigilanza il suo piano strategico per l’ azienda e soprattutto cosa cambierà e cosa no rispetto al suo predecessore, Antonio Campo Dall’ Orto. L’ audizione avviene oggi, alle 14. I curiosi possono seguirla in diretta web (webtv.camera.it) Ilaria Dallatana, direttore Rai2, ha programmato per il 26 settembre la prima delle quattro puntate della nuova serie de Il Collegio, con la stessa classe di ragazzi e ragazze catapultati nel 1961 e quindi alle prese con un contesto assai diverso da quello di oggi, a cominciare dalla mancanza di telefonini e web. I buoni ascolti della prima edizione (2 milioni di telespettatori) hanno indotto il direttore a dare il via alle riprese, incominciate in questi giorni nell’ ex collegio Celana di Caprino Bergamasco. «Con questo docu-reality», dice Dallatana, «cerchiamo di tenere assieme tre generazioni: i figli, i genitori e i nonni». Maria De Filippi avrà a fianco, in alcune puntate di C’ è posta per te l’ attore Patrick Dempsey, il dottor Stranamore di Grey’ s Anatomy. Già nella scorsa edizione aveva fatto alcune ospitate. La De Filippi lo ha promosso a special guest dell’ edizione 2018 Francesco Facchinetti riconfermato alla conduzione di Miss Italia da Urbano Cairo, patron di La7. La scorsa edizione gli ascolti furono discreti ma comunque del 21% in più rispetto all’ anno precedente, quando a condurre il programma era stata Simona Ventura. Di qui la decisione di riaffidargli la gara tra le miss, in diretta il 9 settembre. Lino Banfi vorrebbe rimettersi nei panni di Nonno Libero ma Eleonora Andreatta, a capo di RaiFiction, non ha ancora sciolto la riserva sull’ undicesima stagione di Un medico in famiglia. Sul sito specializzato Change.org è addirittura partita una petizione per convincere la Rai a rompere gli indugi e avviare le riprese. Dice Banfi: «Le riprese erano in programma per gennaio ma senza certezze, tanto che mia figlia mi ha detto: «Papà, ho sentito da voci di dirigenti televisivi che la signora Andreatta non vuole più fare la serie». Le ho risposto che mi sembrava strano. Ora devo capire, perché non so assolutamente nulla sul destino di Nonno Libero». L’ Andreatta è anche nel mirino di Vittorio Storaro, direttore della fotografia con tre Oscar in salotto, che ha appena concluso le riprese del film di Woody Allen, Wonder Wheel (La ruota delle meraviglie): «Ho proposto alla Rai di partecipare a tre film molto interessanti a cui ho collaborato ma non mi hanno neanche risposto». Giusy Buscemi e Giuseppe Zeno apriranno la nuova stagione delle fiction di Rai1. Dall’ 11 settembre saranno in onda con la seconda serie di Il paradiso delle signore. Ma c’ è attesa per In arte Nino, che dovrebbe andare in palinsesto a fine ottobre. Elio Germano interpreta Nino Manfredi dagli esordi fino a Canzonissima. La fiction è firmata dal figlio, Luca Manfredi. Annamaria Chiariello, inviata Tg5, moglie di Paolo Chiariello, inviato di Sky, sarà assessore a Ischia, con delega a promozionare l’ immagine dell’ isola. A convincerla è stato il neo eletto sindaco Enzo Ferrandino, renziano, vittorioso al primo turno col 53% dei voti. In un primo tempo sembrava le sarebbe stata affidata la cultura, che invece è andata al regista teatrale Salvatore Ronga. In bocca al lupo alla giornalista-assessora. Ida Colucci, direttore Tg2, mette in onda una lunga intervista a Giancarlo Mazzuca sul suo ultimo libro Mussolini e i Musulmani (Mondadori). Mazzuca, ex direttore dei giornali del gruppo Riffeser ed ex parlamentare berlusconiano, è ora membro del consiglio d’ amministrazione della Rai. Conflitto d’ interessi? Sigfrido Ranucci vince in seconda serata su Andrea Montanari, ovvero Rai3 con Report Cult supera Rai1 con lo Speciale Tg1 (dal titolo: 100 di questi jazz): 571 mila spettatori (6,28%) contro 436 mila (6,08%). La corazzata si lecca le ferite ma si prende la rivincita nell’ access time con Techetechete, (dedicato a Massimo Ranieri) che con 3,8 milioni (23%) ha stracciato tutta la concorrenza. Michele Cucuzza, pensionato Rai dopo, tra l’ altro, dieci anni di Vita in diretta (Rai1), ha ri-debuttato in tv con un talk settimanale su Retesole (canale 87 del digitale terrestre). Michele Incontra va in onda ogni venerdì alle 21 per 13 puntate da uno studio approntato a Cinecittà World. Soddisfatto il direttore di Retesole (emittente indirizzata soprattutto a Umbria, Lazio e Bassa Toscana, con due redazioni a Roma e Perugia) Marco Finelli: «Per Cucuzza lavorare in Rai o a Retesole non fa differenza, per lui è importante che ogni puntata sia curata alla perfezione». Chef Rubio (È uno sporco lavoro, Dmax) se la prende con Belen Rodriguez (Selfie, Canale5) che ha postato su Instagram una foto in bikini, a occhi chiusi, intitolata: sognando. Ha commentato: «Come puoi dire sognando quando è palese che stai facendo finta di dormire e ti sei scattata la foto solo per farci vedere il costume in mezzo alle chiappe». Robert Kirkman, ideatore dei fumetti che sono stati adattati per la serie tv trasmessa in 125 Paesi, The Walking Dead (Il morto che cammina), firma anche l’ ottava edizione, che festeggerà l’ episodio numero 100, in cui si combatteranno, nemmeno a dirlo, buoni e cattivi. Andrà in onda in Italia su Fox il 23 ottobre alle ore 21, il giorno dopo il debutto negli Usa. Twitter: @gponziano © Riproduzione riservata.
Daria Bignardi lascia Rai 3
Italia Oggi
MARCO LIVI
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Daria Bignardi lascia Rai 3. In pole position per la direzione del terzo canale pubblico c’ è il vice direttore di rete Stefano Coletta, che ha già maturato l’ esperienza di gestire i palinsesti e ha collaborato con gli ultimi tre direttori di Rai 3. Secondo indiscrezioni di stampa, già domani non è escluso che il consiglio di amministrazione guidato dal direttore generale Mario Orfeo possa affidargli l’ incarico di direttore «sperimentatore» della programmazione della rete, anche se in lizza ci sono anche altri candidati. Per esempio, Angelo Teodoli, direttore di Rai 4 ed ex direttore di Rai 2, e Maria Pia Ammirati che è stata vice direttore di Rai 1. Quale che sia comunque il successore di Bignardi, l’ orientamento generale punta attualmente su una nomina interna. L’ uscita del direttore di Rai 3 è stata confermata ufficialmente ieri dai vertici della televisione pubblica e così sancisce il secondo addio da Viale Mazzini dopo quello dell’ ex direttore generale Antonio Campo Dall’ Orto, che peraltro aveva nominato la stessa Bignadi nel febbraio 2016. Entrambi, non a caso, escono prima della scadenza dei rispettivi contratti. Inoltre, come Campo Dall’ Orto, anche la conduttrice tv e oggi manager non ha richiesto il pagamento della buonuscita nella cornice di una risoluzione del rapporto di lavoro consensuale. «Sono orgogliosa di aver diretto per un anno e mezzo Rai 3», ha dichiarato l’ ex direttore di rete. «Lascio un canale in buona salute e di riconosciuta qualità e un affiatato gruppo col quale ho lavorato benissimo. Ringrazio una per una tutte le persone con cui ho collaborato, in tutta la Rai, felice delle tante cose nuove che abbiamo fatto e dei programmi storici di cui ho avuto cura», ha concluso Bignardi che ha comunque seguito e confezionato anche le ultime novità dei palinsesti di propria competenza. E su questa linea di novità si muoverà anche il suo successore (molto probabilmente Coletta). Obiettivo: dare continuità al rilancio dei programmi, un po’ come avrebbe dovuto essere per tutta la gestione Campo Dall’ Orto.
Luciano B. de Pace, 2017 in pareggio. Arriva Newsweek
Italia Oggi
MARCO A. CAPISANI
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Il 2017 sarà l’ anno del pareggio per Luciano Bernardini de Pace che guida sia Magazine international, concessionaria pubblicitaria specializzata nella raccolta di testate internazionali (tra cui T magazine Spagna, supplemento del New York Times, Forbes Spagna ed elespanol.com, quotidiano di Pedro J. Ramírez, ex direttore storico de El Mundo, edito da Rcs) sia la Luciano Bernardini de Pace editore (che manda in stampa per esempio il mensile Rolling Stone Italia). Intanto la concessionaria prevede di muovere a fine anno un business di circa 3 milioni di euro (a valore del venduto pubblicitario) mentre Rolling Stone stima di chiudere il 2017 con ricavi pubblicitari in crescita a circa 2 milioni di euro. Sul fronte diffusionale, il periodico vende in edicola 20 mila copie, secondo dati aziendali. Per tagliare il traguardo di quest’ anno (e prepararsi al lancio di una nuova pubblicazione dedicata all’ intrattenimento nel 2018), alle testate gestite da Magazine international si aggiunge il settimanale americano Newsweek mentre per Rolling Stone si tratta di promuovere «il suo sistema tra web, carta per l’ approfondimento e social network», dichiara Bernardini de Pace (fratello di Alfredo Bernardini de Pace a capo di Prs Mediagroup). Se poi la concessionaria si sta specializzando sul digitale, a giudizio del suo fondatore nel 1984, il mensile di cultura pop avvia anche una serie di progetti video con marchi come Huawei, Timberland e produzioni di film come Trainspotting 2. «Il digitale?», chiosa Bernardini de Pace. «Tutti ne parlano ma nessuno cerca la qualità. Tutti pensano ai grossi numeri del programmatic. Peccato che una volta abbiano venduto spazi programmatic su Rolling Stone, anche se io non faccio programmatic».
Galliani a capo di Premium Sarà lui a sfidare Bolloré
Libero
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Berlusconi ha scelto Adriano Galliani per andare allo scontro con Vincent Bolloré. Da ieri, infatti, è presidente di Premium, la pay tv del Biscione che Vivendi ha ripudiato dopo aver firmato il contratto d’ acquisto. L’ ex amministratore delegato del Milan è un uomo di peso all’ interno della Lega Calcio. La sua nomina arriva alla vigilia dei nuovi bandi per i diritti televisivi della Sere A per il triennio 2018-2021. Per questa ragione Mediaset annunciando la nomina spiega che «la presenza ai vertici Premium di una figura di grande esperienza nel mondo dello sport e dei diritti tv assicura alla società autorevolezza di standard assoluto». Al primo tentativo di vendita dei diritti, Mediaset non aveva presentato offerta dopo una prova di accordo con Vivendi e alla fine – vista anche l’ offerta di Sky inferiore alle attese – l’ aggiudicazione da parte dell’ advisor Infront è saltata. Galliani, precisano le televisioni della famiglia Berlusconi, affiancherà l’ ad Marco Leonardi nominato lo scorso marzo. Così «si completa il nuovo assetto di vertice di Mediaset Premium destinato ad avviare il processo di trasformazione digitale». Sui diritti del calcio lo scontro tra Galliani e Bolloré sarà totale. L’ uscita di Flavio Cattaneo da Tim ha segnato lo stop al progetto sulla fibra ottica e l’ accelerazione sul piano di convergenza con la tv. L’ obiettivo è far nascere in Italia un canale gemello al francese Canal+ di proprietà di Vivendi. Si chiamerà Canale+ e lo sport sarà il contenuto d’ eccellenza. L’ asta sui diritti della Serie A potrebbe essere il primo banco di prova. Il progetto è appena abbozzato ma la strategia è chiara. Vivendi vuole creare un grande gruppo dell’ Europa meridionale in cui far convergere tv e tlc. Le indiscrezioni sul piano sono riportate dal quotidiano economico francese Les Echos. L’ italiano Canale + nascerà da una joint venture fra Tim (che avrà la maggioranza) e il francese Canal+. «Il progetto è ancora in una fase embrionale e dovrà passare al vaglio del comitato interno con la procedura delle operazioni con le parti correlate», spiegano fonti interne al gruppo telefonico. «La proposta passa attraverso la creazione di una società mista, in cui Tim avrà la maggioranza e che prevede una serie di attività, tra cui quella televisiva». Qualcosa in più si saprà forse domani quando la proposta dovrebbe arrivare sul tavolo del consiglio di amministrazione della Tim. Sarà il momento del cambio delle guardia con l’ arrivo di Amos Genish alla guida operativa. Farà parte della troika di comando con il presidente Arnaud de Puyfontaine e il vicepresidente Giuseppe Recchi. NINO SUNSERI riproduzione riservata Adriano Galliani è stato ad del Milan dal 24 marzo 1986 al 17 aprile scorso. Nel ’79 fondò con Berlusconi Telemilano. Poi divenuta Canale 5 \
Fiction e sport per la Netflix europea Parigi e Roma lanciano Canale+
La Stampa
LEONARDO MARTINELLI
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Nuovo colpo di scena estivo dell’ infaticabile Vincent Bolloré (avvistato in realtà alla messa della parrocchiale di Saint-Tropez le scorse domeniche): la sua Vivendi, la media company francese, propone a Tim (che controlla al 23,9%) la creazione di una nuova pay-tv in Italia. Sì, una sorellina di Canal+, fulcro della galassia Vivendi. A Parigi si sono già lanciati nei soliti voli pindarici sulla nascita di un «Netflix europeo», trionfante risposta latina al colosso americano. Che poi erano gli stessi già sorbiti quando, nella primavera 2016, Vivendi aveva annunciato la maxi-alleanza con Mediaset (via Premium), poi naufragata tra le carte bollate. Ecco, proprio quello resta un punto interrogativo: con il Biscione come la mettiamo? La novità rappresenta un’ ulteriore offensiva di Bolloré contro i Berlusconi o, indirettamente, una possibile via d’ uscita dalla crisi? Cominciamo, comunque, da Canale+, perché proprio così, da noi, in italiano, si chiamerà la «sorellina». Come specificato in una lettera ufficiale inviata ai vertici di Telecom Italia da Jacques Du Puy, presidente di Canal+ International, la proposta (che potrebbe essere esaminata domani dal Cda già previsto da Tim) è quella di una società comune, che proporrà i film di Studio Canal (ne sforna almeno 25 all’ anno, 6500 già in catalogo di cui oltre 450 italiani), fiction già prodotte dai francesi. Ma anche di nuove da produrre insieme, probabilmente già a ottobre. Non solo: si prevede «l’ acquisizione di diritti sportivi» (come scritto nel documento), che metterebbe la nuova entità in concorrenza con Sky e gli altri. Fonti vicine a Canal+ sottolineano che la «partecipazione della società francese sarà minoritaria», probabilmente il 40% contro il 60% per Tim. Le malelingue già prospettano che, quindi, il grosso dei finanziamenti delle produzioni comuni spetterà a Telecom Italia e non a Canal+, che ha qualche problemuccio finanziario (Flavio Cattaneo, ad di Telecom, da poco silurato da Bolloré e che ha operato per risanare il gruppo, lo avrebbe accettato ? Forse no). Canale+ dovrà anche pagare per i diritti in Italia di tanti dei film che la casa madre ha in catalogo, perché nel tempo sono stati recuperati da altri, vedi Mediaset per l’ appunto. La nuova pay-tv italiana inizierà con un capitale di 100 milioni, ma rapidamente ampliato, forse con l’ entrata di Telefonica. Ritorniamo a bomba: con Mediaset come la mettiamo? Fonti vicine a Vivendi definiscono l’ ultima trovata di Bolloré «una soluzione possibile per sbloccare il conflitto con i Berlusconi: potrebbe rappresentare una porta aperta nei loro confronti ». Si suggerisce che anche Mediaset entrerebbe nel capitale in un secondo momento, come socio minoritario, rinunciando ai processi innescati contro gli ex alleati di Vivendi, che in realtà dovevano entrare sul mercato italiano recuperando Premium (ma ne hanno poi contestato la valutazione originaria, fatta dai dirigenti del Biscione). Per Jean-Baptiste Sergeant, analista alla banca Mainfirst, «non sarà così automatico. Se Bolloré vuole risolvere il contenzioso con i Berlusconi, dovrà anche uscire dal capitale di Mediaset». Vivendi ne rappresenta ormai il secondo azionista, con il 28,8%. «Rispetto a Mediaset tutto resta ancora possibile – osserva Jérome Bodin, analista a Natixis -. Si capirà qualcosa di più al momento dell’ asta per i diritti per la Serie A». A quel momento la nuova pay-tv potrebbe allearsi con Mediaset con l’ obiettivo di proporre un’ offerta migliore. E poi i due gruppi potrebbero spartirsi le licenze, secondo la piattaforma, ad esempio a Canale+ la banda larga e a Mediaset il digitale terrestre. Ma le relazioni sono adesso talmente tese che pensare già a una possibile cooperazione appare improbabile. Col Cda di domani l’ israeliano Amos Genish dovrebbe prendere le redini operative di Tim. E anche questo non è casuale, perché il manager, già ad di Telefonica Brasil, aveva coordinato la creazione di una pay-tv con il know-how dei francesi di Vivendi. Non è neppure casuale che a fine anno sia previsto in Italia lo sbarco di un altro re delle telecom francesi, Xavier Niel, con la sua Free. Bolloré vuole che Tim possa fargli guerra con una fornitura competitiva di contenuti, che la nuova entità potrebbe consentire. Con Bolloré niente succede mai per caso. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.
Sky aumenta il canone (+9%) con il «trucco»
Il Giornale
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Sky come le società di tlc. La tv a pagamento ha infatti deciso da ottobre di far pagare ai suoi clienti l’ abbonamento non più su base mensile ma ogni 4 settimane. Il che vuol dire, come per le Telecom, l’ 8,6% in più all’ anno perchè si pagheranno non più 12 mensilità ma 13. Una decisione che impatta su tutti i clienti, fatta eccezione per coloro che sono in fase promozionale (nuovi abbonati) che fino alla scadenza della promozione continueranno a pagare l’ importo promesso dalla promozione. Una scelta che Sky giustifica al fine di «garantire un servizio completo in un contesto competitivo e in forte evoluzione». Sul fronte sindacale restano le distanze tra i rappresentanti dei lavoratori e l’ azienda dopo l’ incontro al ministero, nel quale è stato confermato il licenziamento di 124 dipendenti.
Santanchè ha liquidato Visibilia
Corriere della Sera
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Daniela Santanchè ha annunciato la liquidazione della Visibilia Magazine Srl, casa editrice dei settimanali Novella 2000 e Visto. Lo scrive in una nota il Comitato di redazione delle due testate. Santanchè, spiega il Cdr, ha acquisito i due giornali nel 2015 da Prs Editore. Solo sei mesi dopo, la comunicazione di una perdita di un milione di euro e la conseguente cassa integrazione per i lavoratori, 16 tra giornalisti e impiegati. Misura che per Santanchè «avrebbe riportato in positivo i bilanci». Diverse agenzie e collaboratori hanno smesso di fornire servizi alle due testate, «perché da mesi non vengono pagati», e Santanchè «non ha versato nei tempi il Tfr dei lavoratori, chiedendo in seguito una rateizzazione per regolare le varie situazioni».