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Rassegna Stampa del 17/07/2017

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Indice Articoli

Robot e proprietà intellettuale, ora servono le leggi

I molti rischi dell’avanzata dei robot giornalisti in Europa

L’ informazione va alla guerra

L’ animazione italiana? È kolossal

Premio Napoli: ecco i finalisti della 63esima edizione Sono stati annunciati i nove libri …

Robot e proprietà intellettuale, ora servono le leggi

L’Economia del Corriere della Sera
BARBARA MILLUCCI
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Robot che scrivono articoli al posto di giornalisti ( vedi anche articolo a pagina 35 ) o che incidono album pop come fossero rockstar. Opere d’ arte generate da network neuronali o software che compongono poesie. I nuovi sistemi basati su cognitive computing ed intelligenza artificiale (IA), alla base anche dell’ industria 4.0, considerano un umanoide una persona elettronica a tutti gli effetti in grado di creare opere d’ ingegno. Ma, in quanto tali, che status giuridico devono avere? Gli androidi vanno immatricolati, assicurati, ma cosa importante chi ne tutela la proprietà intellettuale, e per quanto tempo? «Il nostro ordinamento, che prevede per la tutela del diritto d’ autore una legge del 1941 che fa molta fatica a stare al passo di queste continue trasformazioni tecnologiche, non ne fa minimamente cenno», riflette Lorenzo Attolico, partner e responsabile del Dipartimento Proprietà intellettuale dello studio legale Nctm. Anche nell’ industria 4.0 quindi c’ è un vuoto normativo, che auspicabilmente verrà colmato dopo le recenti raccomandazioni del parlamento europeo. Lo scorso febbraio, il Parlamento Ue ha votato per chiedere nuove regole per l’ automazione, in particolare in materia di occupazione, politiche fiscali, previdenza e tutela dell’ ingegno. In pratica, alla commissione si chiede di applicare norme di diritto d’ autore al mondo della IA. «Tra i paesi che per ora hanno affrontato giuridicamente la questione ci sono: Stati Uniti, Inghilterra e Giappone. I primi due di fatto escludono che un robot possa creare opere d’ ingegno protette dalla legge sul diritto d’ autore, mentre in Giappone (molto avanti come anche Corea del Sud e Cina, ndr ) chi è titolare del brevetto di una macchina è anche titolare di tutto quello che la macchina crea» aggiunge il legale. Quello che invece, per l’ avvocato, è importante è chi percepisce i proventi derivanti dall’ opera. «Nella futura regolamentazione italiana, allo scopo di determinare chi è il titolare dei diritti su di un’ opera creata da un’ intelligenza artificiale e nel contempo responsabile nei confronti dei terzi, a mio avviso, non si dovrà tener conto di chi ha creato l’ opera stessa, ma solo di chi beneficia dei proventi derivanti dallo sfruttamento». Esempio. Se uso un robot per creare un libro e incasso soldi, devo essere io il titolare di quei diritti e se qualcosa va storto ne rispondo in prima persona. «In altre parole – secondo Attolico – colui che è il titolare dei diritti di utilizzazione economica di un’ opera creata da una intelligenza artificiale sarà, però, anche il responsabile per eventuali danni recati a terzi (come il plagio). Su queste opere, peraltro, non sarà possibile riconoscere un diritto morale». Barbara Millucci.

I molti rischi dell’avanzata dei robot giornalisti in Europa

L’Economia del Corriere della Sera
IVO CAIZZI
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L’ uso di robot giornalisti, dopo gli Stati Uniti, si estende anche in Europa. La Press association , agenzia leader nei contenuti per i media nel Regno Unito, ha lanciato l’ introduzione di questi reporter artificiali con il progetto Radar (Reporters and data and robots), finanziato con una donazione della multinazionale californiana Google. Punta a produrre ogni mese 30 mila articoli a costo minimo per giornali locali e online, che potrebbero così aumentare le pagine. Google avrebbe maggiori spazi per la sua pubblicità via web. Il primo robot giornalista, detto the monkey (la scimmia), è stato inventato nell’ università di Chicago. Scriveva solo cronache basiche di partite di baseball, attingendo dalle banche dati con le statistiche di questo sport. La robotica è stata poi utilizzata anche per altri argomenti, restando però sempre lontano dal giornalismo di qualità. In più sono emersi alti rischi di fake news . Un caso clamoroso è capitato al grande quotidiano L os Angeles Times , che ha diffuso il panico annunciando un terremoto devastante nella zona di Santa Barbara: in realtà verificatosi nel 1925 e finito automaticamente sul sito online per un errore del collegamento tra l’ apparato robotico interno e un database esterno. Un esempio meno preoccupante, ma egualmente indicativo, conferma la difficoltà per i reporter artificiali di valutare e verificare le notizie. Accadde quando il giocatore di baseball italiano Alex Liddi esordì nella massima serie Usa. L’ apparato di super-robot e mega-database, usato per questo sport Usa molto ricco, sottovalutò la notizia perché risultava preceduto da vari italiani. Con una semplice verifica umana si sarebbe invece capito che tutti i predecessori erano arrivati in America da neonati o bambini. Quindi Liddi era il primo a provenire dal baseball italiano. I giornalisti in carne ed ossa del New York Times , quando lo vennero a sapere, diedero alla notizia il risalto negato da robot e database.

L’ informazione va alla guerra

Il Giornale

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Allarme rosso: l’ editoria dei media è a rischio estinzione e quella che si giocherà nei prossimi anni è una battaglia per la sopravvivenza. I modelli economici, su cui si sono retti per decenni tv, radio e giornali, con l’ avvento di internet non stanno più in piedi. Non è solo un problema di crisi congiunturale, va definitivamente ripensata la missione stessa dei media. Vittorio Meloni, direttore delle relazioni esterne di Intesa Sanpaolo nonchè esperto di comunicazione e membro del consiglio direttivo dell’ associazione Upa, che riunisce le aziende che investono in pubblicità nei media italiani, analizza in un breve saggio la difficile fase attraversata dal sistema, con la lucidità e la consapevolezza di chi conosce bene i processi aziendali. Partendo dai numeri: la spesa complessiva di pubblicità in Italia è scesa da circa 10,3 miliardi nel 2007 ai 6,5 miliardi del 2015. Proiettando i tassi di crescita attuali, nei prossimi cinque anni i colossi del web assorbiranno il 50% del mercato, più della tv. La missione dei media diventerà quella di cercare i lettori ovunque possano essere raggiunti dalle notizie, coinvolgendoli nelle comunità di interessi. LA TRAMA Il saggio di Meloni, oltre a fotografare il mercato dei media e la crisi della diffusione e dei ricavi pubblicitari del mondo dell’ editoria, ci mette di fronte ad una gestione del problema da parte degli attori del sistema piuttosto sconfortante. E al destino bisognerebbe andarvi incontro almeno con una certa organizzazione. CHI NON PUÒ PERDERSELO Chi condivide la tesi del sociologo canadese Marshall McLuhan secondo cui «il mezzo è il messaggio». A CHI NON PIACERÀ A chi non vuole restare connesso con il mondo. IL CREPUSCOLO DEI MEDIA Vittorio Meloni, Editori Laterza, 144 pagine, 13 euro.

L’ animazione italiana? È kolossal

Il Mattino
Diego Del Pozzo
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Chiacchierare di cinema, televisione, animazione e audiovisivi con Iginio Straffi, il produttore e autore noto ai più come il papà delle Winx ma in realtà leader creativo e produttivo della Rainbow, una content company tutta italiana conosciuta e apprezzata ovunque nel mondo, significa confrontarsi con un vulcano di idee in continua ebollizione, capace di sfornarle senza soluzione di continuità e, soprattutto, di trasformare quelle idee in produzioni multimediali appetibili e vendibili a livello globale. Unica realtà produttiva italiana in grado di lavorare già da anni con un colosso della distribuzione audiovisiva in streaming come Netflix, la Rainbow è stata fondata nel 1995 sulle colline marchigiane e oggi conta più di 900 dipendenti (oltre a un nutrito network di collaboratori esterni) ed è unanimemente riconosciuta come uno tra i maggiori studi di animazione internazionali, primo in Europa. «Abbiamo assunto una dimensione ancora più globale racconta Straffi grazie a una strategia di crescita e di sinergia industriale che ci ha portati, recentemente, all’ acquisto di Bardel Entertainment, un prestigioso studio di animazione canadese che ha accresciuto ancora di più la nostra capacità produttiva. Attualmente, infatti, siamo l’ unica casa di produzione in Italia che può realizzare al suo interno tutte le varie fasi della produzione di un cartone animato, senza rivolgersi a studi esterni in Asia, come si fa di solito e abbiamo fatto anche noi in passato. Così facendo, naturalmente, riusciamo ad avere un controllo maggiore sulla qualità dei nostri prodotti, tecnicamente sempre più all’ avanguardia». La Rainbow e Iginio Straffi sono stati festeggiati e premiati all’ Ischia Global Film & Music Fest, durante il galà tenutosi nel suggestivo scenario della baia naturale del Regina Isabella di Lacco Ameno. Al festival prodotto da Pascal Vicedomini, infatti, la content company italiana leader in Europa ha ricevuto il Kids Global Icons per lo straordinario successo della prima serie live action della compagnia, «Maggie & Bianca Fashion Friends». A ritirare la statuetta, accolte assieme a Straffi da una folla di giovanissime accorse sull’ isola per celebrarle, sono state proprio le due protagoniste Emanuela Rei e Giorgia Boni, ieri pomeriggio presenti anche al Giffoni Experience, dove lo stesso Iginio Straffi ha tenuto un’ affollata masterclass. Giunta alla seconda stagione, sempre su Rai Gulp, trasmessa attualmente anche in Russia, Francia, Brasile e su Netflix con ascolti record e un canale ufficiale seguitissimo su YouTube, «Maggie & Bianca Fashion Friends» è diventata anche un musical teatrale. «Il pubblico ha risposto alla grande, facendo segnare un immediato sold out per le date di maggio a Roma sottolinea Straffi e convincendoci, così, a produrre una vera e propria tournée che inizierà in autunno e il 14 e 15 ottobre toccherà anche Napoli, al PalaPartenope». La serie live action di Rainbow, creata dallo stesso Straffi e diretta da Yuri Rossi, racconta la storia di due ragazze dal carattere opposto e del loro gruppo di amici, con ambientazione in una prestigiosa scuola di moda milanese. «Abbiamo messo assieme spiega Straffi due elementi di notevole appeal come la moda e la musica, per realizzare un prodotto rivolto a un target leggermente più elevato rispetto a quello delle nostre produzioni animate. Il successo è stato immediato e ci ha convinti a proseguire su questa strada». E all’ orizzonte, a proposito di produzioni live action, c’ è sempre il film delle Winx, per il quale prosegue la ricerca delle attrici più adatte. «Si tratta dei nostri personaggi più popolari e amati precisa il loro creatore e, dunque, vogliamo metterci tutta la cura possibile, sia dal punto di vista produttivo, col coinvolgimento di importanti partner internazionali, sia dal punto di vista artistico, lavorando su un mood che sappia prendere il meglio di Maleficent, Harry Potter e dei film hollywoodiani di supereroi». Così, nel quartier generale dei Rainbow Studios, a Loreto, si continua a lavorare a ritmi serrati su numerosi progetti contemporaneamente. Le properties create e distribuite da Rainbow, infatti, sono Winx Club, Mia and me, Regal Academy, Maggie & Bianca Fashion Friends, Huntik, PopPixie, Monster Allergy, Tommy & Oscar, Maya Fox e Gladiatori di Roma. La sede marchigiana del gruppo, però, è il cuore pulsante di una galassia produttiva, artistica e commerciale ben più ampia, poiché tra le società controllate vi sono la Tridimensional, casa editrice che si occupa delle pubblicazioni sui vari personaggi; la Rainbow Internazionale, con sede a Hong Kong per la produzione di giocattoli a marchio Winx e la promozione delle varie properties in Asia; e la Witty Toys che gestisce la distribuzione internazionale dei giocattoli a marchio Winx. A Roma, invece, si trovano la Rainbow Cgi, lo studio d’ animazione 3D nel quale vengono realizzati i lungometraggi dell’ azienda; la Rainbow Academy, impegnata nella gestione di corsi di formazione di animazione cinematografica; la Rainbow Entertainment, che produce fiction e live action; e la Rainbowland, detentrice di un’ importante partecipazione nel parco tematico Rainbow Magicland di Valmontone. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Premio Napoli: ecco i finalisti della 63esima edizione Sono stati annunciati i nove libri …

L’Economia del Corriere della Sera (ed. Mezzogiorno)

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Premio Napoli: ecco i finalisti della 63esima edizione Sono stati annunciati i nove libri finalisti della 63esima edizione del Premio Napoli, Fondazione presieduta da Domenico Ciruzzi, che sarà assegnato il 19 dicembre al Teatro Mercadante. Per la sezione «Narrativa» gli scrittori in lizza sono Donatella Di Pietrantonio per L’ Arminuta (Enaudi), Andrea Inglese per Parigi è un desiderio (Ponte alle Grazie), Andrej Longo per L’ altra madre (Adelphi). Nella categoria «Poesia» sono i volumi di Davide Rondoni «La natura del bastardo» (Mondadori), di Francesco Scarabicchi «Il prato bianco» (Einaudi) e di Giuliano Tabacco «La grande mappa» (Transeuropa). Per la «Saggistica», designati i lavori di Giancarlo Alfano «L’ umorismo letterario» (Carocci), Bruno Cavallone «La borsa di Miss Flite» (Adelphi), Giuseppe Montesano, Lettori selvaggi (Giunti). Il partenopeo Vincenzo Schiavo nella Giunta di Confesercenti Vincenzo Schiavo, già presidente interregionale Confesercenti Campania e Molise e interprovinciale (di Napoli, Avellino e Benevento), entra a far parte della Giunta della Confesercenti Nazionale, costituita da sei membri che accompagneranno l’ azione di governo dell’ associazione della neoeletta presidente Patrizia De Luise. Piccoli Editori: la presidenza affidata a Diego Guida L’ editore Diego Guida, Ceo della Guida editori con sede a Napoli, è il nuovo presidente nazionale 2017-2019 del gruppo Piccoli Editori dell’ Aie (Associazione Italiana Editori) aderente a Confindustria. Diego Guida è il primo editore meridionale a ricoprire il prestigioso incarico Cisl di Lecce: Antonio Perrone nuovo componente di segreteria È il nuovo componente di segreteria della Cisl di Lecce. 51 anni, impiegato di banca, dal 2007 è segretario generale della categoria dei bancari First Cisl di Lecce.


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