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Rassegna Stampa del 14/07/2017

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Indice Articoli

Diritti tv all’ estero, Infront spacchetta l’ offerta della Serie A

Per la diffamazione ricorso al giudice del centro d’ interessi

Gli editori dovrebbero mettere a secco l’ aggregatore di Google

Aol+Yahoo, si parte in Italia

News 3.0, rosso da 1,6 mln, via alla ricapitalizzazione

Chessidice in viale dell’ Editoria

Alleanza nelle news fra Cbs e Bbc

Il cdr del Tg3 sulle nomine dei corrispondenti Rai: verso la nostra testata luoghi comuni logori e comunque superati dai tempi

Se la vecchia radio incontra tv e web è tutta da raccontare

Diritti tv all’ estero, Infront spacchetta l’ offerta della Serie A

La Stampa
SEME
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La Serie A cerca di rendersi appetibile e fascinosa – il suo punto debole se parliamo di gradimento dei fan: i ricavi dal botteghino nel 2015/16 sono diminuiti del 3%, 204 milioni, un quarto di quelli della Premier League – e all’ estero lo farà spacchettando la sua offerta tv e offrendola ai vari broadcaster con proposte studiate per aree geografiche. Questa la novità annunciata ieri sera a Londra dalla Lega e dal suo advisor Infront nel primo dei «Road Show» previsti. Per quanto riguarda le faccende italiane, l’ ad di Infront, Luigi De Siervo, non si dice preoccupato per il fallimento della prima asta dei diritti della Serie A («Il mercato non era pronto, ora serve che si sblocchi la situazione Vivendi»). Una seconda asta è prevista per settembre-ottobre, l’ ideale sarebbe arrivarci con un partner – la Lega – meno litigioso: «Quando si è sereni si lavora meglio. Al calcio italiano serve una visione, più managerialità e più impianti di qualità, come dimostra il caso Juventus». In stand-by l’ ipotesi di un canale tematico della Lega: «Sarebbe una soluzione in caso falliscano le altre ipotesi, anche se l’ interesse di Urbano Cairo è un segnale importante, molti broadcaster al momento ci stanno incoraggiando a seguire le altre strade». [seme]

Per la diffamazione ricorso al giudice del centro d’ interessi

Il Sole 24 Ore
Marina Castellaneta
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Sul danno da reputazione via web è competente il giudice dello Stato membro in cui la società ha il centro dei suoi interessi. Lo sostiene l’ Avvocato generale Bobek nelle conclusioni di ieri nella causa C-194/16. Il web – osserva Bobek – ha cambiato le presunzioni giuridiche in materia di individuazione del giudice competente a risolvere una controversia nello spazio Ue. Di conseguenza, tenendo conto dei danni alla reputazione che un’ azienda può avere via internet, talvolta anche di portata maggiore rispetto a quelli che colpiscono le persone fisiche, non ci sono più validi motivi per applicare le regole di competenza giurisdizionale fissate dal regolamento n. 1215/2012 sulla competenza giurisdizionale, il riconoscimento e l’ esecuzione delle decisioni in materia civile e commerciale, in modo diverso a seconda che sia colpita dalla diffamazione una persona fisica o giuridica. A rivolgersi ai giudici di Lussemburgo è stata la Corte suprema estone chiamata a stabilire se, in una controversia tra una società estone e un’ associazione professionale svedese che aveva inserito l’ azienda, nel proprio sito, in una lista nera accompagnata da un forum con commenti offensivi, i giudici estoni potessero essere competenti. L’ azione principale aveva al centro il risarcimento dei danni richiesto dall’ azienda estone per la diffamazione subita. Prima di tutto, l’ Avvocato generale respinge il principio di una diversità di trattamento a seconda dei casi in cui la diffamazione sia subita da un individuo o da un’ azienda. «Internet – osserva Bobek – ha cambiato completamente le regole del gioco, in meglio o in peggio, democratizzando la pubblicazione», con le stesse persone fisiche che possono diffondere facilmente informazioni. Questa situazione porta a un cambiamento delle regole sulla diffamazione perché va accantonato il principio secondo cui «l’ attore è presumibilmente un soggetto debole, mentre il convenuto è un editore professionale». Pertanto, l’ azienda, titolare del diritto fondamentale alla reputazione, deve poter agire in giudizio secondo gli stessi parametri fissati per le persone fisiche nella sentenza eDate e, di conseguenza, scegliere il giudice dello Stato membro in cui l’ evento dannoso e avvenuto o può avvenire (articolo 7 sulle competenze speciali), che coincide o con il luogo in cui si è concretizzato il danno o il luogo dell’ evento generatore del danno. Ciò vuol dire che, nei casi di diffamazione via web, il luogo in cui è avvenuto il danno è, almeno come presunzione generale, quello in cui la reputazione della persona è stata maggiormente lesa e, quindi, dove l’ azienda ha il proprio centro degli interessi. Per evitare, poi, l’ approccio “a mosaico” e la moltiplicazione dei giudici competenti, l’ azienda potrebbe agire per l’ intero danno subito dinanzi ai giudici dello Stato membro in cui si trova il centro dei suoi interessi ossia il luogo in cui esercita le principali attività professionali se le informazioni lesive possono pregiudicare la situazione professionale dell’ azienda. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Gli editori dovrebbero mettere a secco l’ aggregatore di Google

Italia Oggi
SERGIO LUCIANO
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La notizia nuda e cruda è che 2 mila testate giornalistiche americane si sono unite contro lo strapotere di Google e Facebook: chiedono – finalmente – una legge antitrust per proteggere i giornali dai colossi del web che utilizzano gratuitamente i contenuti prodotti da altri, intascandosi poi quasi tutti i profitti della pubblicità. Questi editori americani stanno facendo come i monaci di Santa Chiara del proverbio, quelli che dopo essere stati derubati misero i cancelli di ferro al convengo. E gli editori italiani non sono stati da meno, finora. Eppure, anche i loro duemila colleghi Usa, pur avendo sacrosanta ragione nel merito, sbagliano ancora, e per tre ragioni. 1) La prima ragione è che, per essere credibili, avrebbero dovuto preliminarmente fare una sana autocritica: Google prima e Facebook poi hanno prosperato sull’ ingordigia ottusa di quegli stessi editori che oggi protestano ma che, vent’ anni fa, hanno cominciato a pubblicare gratuitamente sul web i contenuti che poi pretendevano di continuare a vendere a caro prezzo in edicola, e lo hanno fatto sedotti dal miraggio di poter fare più soldi vendendo su Internet ai loro lettori tanti altri beni e servizi diversi dall’ informazione, dei più vari generi, dai viaggi alle mozzarelle. Era, in Italia, la stagione dei mitici portali web, dalla Kataweb di De Benedetti che nel ’99 Goldman Sachs valutò 4 mila miliardi di lire offrendosi di quotarla e incassando il no dell’ Ingegnere che ne voleva 6.000, al suo omologo Ciaoweb della Fiat, su cui il Lingotto bruciò 200 miliardi, all’ inutile Jumpy della Fininvest. Risultato: niente mozzarelle vendute, e contenuti editoriali svenduti. 2) Secondo errore: non basterà certo agli editori piagnucolare sui propri conti in rosso, per ottenere qualcosa dal torpido pachiderma antitrust americano. Occorrerebbe che tutti e 2 mila quegli editori, in coro, e tutti i loro colleghi dei Paesi civilizzati spiegassero al mondo che il duopolio Google Facebook mette in gioco molto più che la loro sopravvivenza. Mette in gioco la libertà di scelta dei consumatori, distrugge la privacy, calpesta il diritto all’ oblio e pregiudica le regole democratiche. Troppo allarme? Magari fosse troppo. 3) Infine: come gli editori hanno saputo, sia pur tardivamente, coalizzarsi in 2 mila per la loro petizione all’ Antitrust, così da domani, tutti insieme, all’ unisono e senza traditori, dovrebbero togliere dal web i loro contenuti gratuiti. Allora all’ aggregatore di Google non resterebbe niente da aggregare, e tutti i lettori constaterebbero che i plagiatori del web si costruiscono la loro casa gratis con i mattoni altrui. Ma sono fessi gli editori a fornirglieli. © Riproduzione riservata.

Aol+Yahoo, si parte in Italia

Italia Oggi
ANDREA SECCHI
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Oath non è un nome facile da pronunciare e nemmeno un termine normalmente nel vocabolario, anche di chi sa un po’ l’ inglese. Eppure Verizon lo ha scelto per la società che accorpa Aol e gli asset di Yahoo acquisiti lo scorso mese per 4,48 miliardi di dollari, 3,9 miliardi di euro. Significa giuramento: «All’ inizio siamo rimasti tutti un po’ sorpresi della scelta», racconta Christina Lundari, general manager di Oath Italy, «ma subito abbiamo capito che si tratta di un nome bello e responsabilizzante. È il modo per dire che vogliamo impegnarci a fondo con tutti i nostri interlocutori: i consumatori, gli inserzionisti, gli editori e le agenzie». Oath, comunque, sarà un house brand che si sentirà poco in giro: per consumatori e partner commerciali varranno sempre i brand più forti del gruppo: Yahoo nelle sue varie declinazioni e i marchi di Aol, tra i quali c’ è l’ Huffington Post. Semplicemente non era il caso di tenere Aol come marchio ombrello quando la sua forza era minore di quella di Yahoo e alla pari con quella di HuffPost. Il paradosso per Oath, che è editore di contenuti ma soprattutto advertising company per i propri siti e per quelli di terzi, è che in Italia non vende (per ora) la pubblicità dei due marchi più forti che possiede. Yahoo, infatti, da maggio dello scorso anno ha un accordo esclusivo con Mediamond, la concessionaria di Mediaset e Mondadori, che andrà avanti ancora per due anni. Huffington Post, invece, creato in joint venture con il gruppo Espresso (ora Gedi), è affidato a quest’ ultimo anche per la raccolta, curata dalla concessionaria Manzoni. La situazione italiana della nuova Aol-Yahoo, insomma, è del tutto particolare, ammette Lundari, che non si sbilancia su quale potrebbe essere il futuro dei due accordi. «Il processo di integrazione in molte regioni era già operativo il giorno dopo il closing dell’ accordo», dice. «In Italia abbiamo condizioni di partenza diverse e servono valutazioni strategiche. È chiaro che noi abbiamo il desiderio di gestire direttamente le nostre properties ma anche che rispettiamo i contratti esistenti e i tempi». Di fatto, mentre per Yahoo il passaggio della pubblicità a Oath potrebbe essere solo questione di tempo, essendo la partnership con Gedi più articolata, la situazione dell’ HuffPost presenta qualche incognita in più. Un precedente però a livello internazionale c’ è: in Brasile l’ HuffPost era nato in partnership editoriale e pubblicitaria con il gruppo Abril e Aol ha preso in carico prima la raccolta pubblicitaria a ottobre del 2016 poi anche la parte editoriale a gennaio di quest’ anno, segnando l’ uscita di Abril dalla joint venture. Ovviamente non è detto che le due componenti debbano per forza avere la stessa sorte, vista anche al forza editoriale del gruppo Espresso in Italia. Questa è una delle partite che Oath Italy dovrà quindi giocare nei prossimi mesi. Ci sono però altre iniziative che già funzionano. Per esempio la piattaforma con cui Aol permette ai broadcaster di monetizzare i contenuti video: se un editore terzo ha bisogno di video per il proprio sito (tipicamente un editore di giornali che non li produce) può selezionarli dalla piattaforma. La monetizzazione avviene tramite la pubblicità, che sia inserita da Aol, dal broadcaster o dal sito ospitante. È del tutto italiano, poi, l’ accordo di raccolta esclusiva con Vevo, la piattaforma di video musicali di Universal e Sony. La partnership è nata a gennaio (in precedenza era con Yahoo, prima che chiudesse la sede italiana) ed è già molto redditizia, sottolinea Lundari. Ma sull’ Italia sta puntando anche direttamente la controllante Verizon. La società di tlc negli Usa è una potenza sui dati, perché riesce a combinare quelli certificati dei propri clienti della telefonia mobile con quelli derivanti dalla properties digitali, ovvero i vari siti. Questo significa che riesce a profilare gli utenti con una precisione estrema ai fini pubblicitari. In Italia a Verizon mancano i dati dei clienti mobile e per questo sta proponendo alle telco nostrane di acquistarne i dati, offrendo anche gratuitamente la piattaforma con la quale raccoglierli. «È un modo con cui le telco possono monetizzare il loro grande patrimonio di dati», spiega Lundari. «Tutto ovviamente nel rispetto delle normative: si tratta di dati degli utenti che riguardano il sesso, l’ età, il luogo in cui si trovano, le app che usano, ma per il resto totalmente anonimi». Oath vuole arrivare a 2 miliardi di utenti entro il 2020 dagli attuali 1,2 miliardi e a un fatturato compreso fra i 10 e i 20 miliardi di dollari. «L’ Italia è uno dei paesi chiave per Oath all’ interno dell’ area Emea», conclude Lundari. «Prima il nostro business era per l’ 80% in Usa e per il 20% fuori è quindi a livello internazionale che dobbiamo crescere di più». In attesa di sviluppi futuri, l’ organizzazione in Italia per ora resta quella di Aol, dal momento che Yahoo aveva già chiuso la sede italiana in precedenza, mentre a livello internazionale con l’ accorpamento ci sono stati oltre 2 mila tagli sui 14 mila dipendenti iniziali. © Riproduzione riservata.

News 3.0, rosso da 1,6 mln, via alla ricapitalizzazione

Italia Oggi
ANDREA GIACOBINO
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Matteo Arpe, già golden boy della finanza italiana, da qualche anno messosi in proprio con la boutique d’ investimenti Sator, continua a pagare cara della sua passione per l’ editoria. Qualche giorno fa, infatti, News 3.0, la capogruppo che controlla i due siti generalista Lettera43 e LetteraDonna, il settimanale cartaceo d’ attualità Pagina99 e la Studio Editoriale srl (editrice dei periodici Rivista Studio e Studio Undici) ha chiuso il settimo bilancio di perdita consecutiva da quando è nata. Il rosso è stato di oltre 1,6 milioni di euro raddoppiato rispetto al passivo di 835mila euro del precedente esercizio e questo anche se i ricavi anno su anno hanno fatto un piccolo progresso da 1,5 a 2,1 milioni. V’ è da osservare che il passivo 2016 si aggiunge a oltre 4,1 milioni di perdite riportate a nuovo che appesantiscono lo stato patrimoniale pure forte di 2,2 milioni di capitale e ben 5 milioni di riserva da sovrapprezzo azioni, valore che alla luce del disavanzo appariva esagerato. Tant’ è che l’ assemblea dei soci di qualche giorno fa per coprire il rosso ha dovuto da una parte utilizzare integralmente la riserva, dall’ altra abbattere il capitale a 1,4 milioni per poi lanciare una ricapitalizzazione da 2 milioni di euro da sottoscrivere entro l’ anno, di cui un milione già versato da Arpe tramite la lussemburghese Arepo Bh Sarl. © Riproduzione riservata.

Chessidice in viale dell’ Editoria

Italia Oggi

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Rcs, Cairo cede il controllo di Gazzabet.it. Rcs ha ceduto a SportPesa il 75% delle quote di Rcs Gaming, la società controllata che gestisce il sito di scommesse Gazzabet.it grazie alla concessione rilasciata dai Monopoli di Stato. Lo ha reso noto ieri l’ agenzia stampa Agipronews, precisando che l’ acquisizione è stata perfezionata in giornata. Partito nell’ autunno del 2014, Gazzabet.it ha registrato lo scorso anno circa 800 mila euro di ricavi lordi nelle scommesse sportive (con una quota di mercato dello 0,8%) e poco più di 820 mila nei casinò games (0,18% di market share). SportPesa, che ha appena annunciato un accordo quinquennale di sponsorizzazione della maglia dell’ Everton in Premier League, è il primo operatore di scommesse del continente africano. Il gruppo italiano guidato da Urbano Cairo rimane nella compagine societaria con una quota del 25%. Spy a quota 300 mila copie a uscita. Spy, il magazine Mondadori dedicato allo star system, dopo il debutto lo scorso 23 giugno, ha venduto più di 300 mila copie per numero nelle prime tre settimane di lancio. Sul fronte della raccolta pubblicitaria, sono state oltre 150 le pagine sui primi tre fascicoli. Spy, nato da un’ idea di Alfonso Signorini e diretto da Massimo Borgnis, propone nel numero in edicola da oggi, al prezzo di copertina di 1 euro, le rivelazioni sulla rinnovata storia d’ amore tra Paola Barale e Raz Degan, un retroscena sul tradimento Isoardi-Salvini e il nuovo uomo che ha stregato Maria De Filippi. Famiglia Cristiana, le posizioni dell’ editore contro la protesta dei giornalisti. L’ editore di Famiglia Cristiana, la Famiglia religiosa dei Paolini, risponde alle iniziative dei giornalisti del gruppo, che hanno sospeso il voto di fiducia al piano editoriale del direttore del settimanale don Antonio Rizzolo, peraltro dopo aver scioperato contro le nuove decisioni economiche aziendali. «Il piano editoriale individua in maniera chiara e forte di che cosa si deve occupare il giornale», hanno fatto sapere dal gruppo di Famiglia Cristiana. «La proprietà, perciò, ribadisce con forza la totale e massima fiducia al direttore don Antonio Rizzolo e lo invita a realizzare il suo piano editoriale affinché il giornale mantenga, come sempre, la sua autorevolezza. In questo contesto di grande difficoltà, il nostro editore e i direttori delle testate hanno sempre coinvolto i giornalisti cercando il dialogo e la trasparenza». Giffoni Film Festival su Sky Cinema. Per il 47° Giffoni Film Festival, da oggi fino al 22 luglio, Sky Cinema Family (canale 306) propone in prima e seconda serata la programmazione dedicata Family film festival – Il meglio del Giffoni. Il 23 luglio poi, sempre sul canale 306 di Sky, è in scaletta una maratona dedicata per l’ intero pomeriggio mentre alle 21.15 l’ appuntamento è su Sky Cinema Uno con la prima tv di Queen of Katwe, film in concorso al Giffoni Film Festival 2017, diretto da Mira Nair (Monsoon Wedding, Mississipi Masala). Deejay Xmasters! alla sesta edizione. Parte la sesta edizione dei Deejay Xmasters! Da domani fino al 23 luglio la spiaggia di Senigallia ospiterà infatti l’ evento estivo. Si tratta di 9 giorni di eventi, tra oltre 25 discipline e 40 mila metri quadrati di area sviluppati su mezzo chilometro di spiaggia. Più di 50 mila i partecipanti attesi. Netweek, pubblicità su del 5,1%. Netweek ha registrato nel primo semestre 2017 una crescita del 4,9% dei ricavi da vendita edicola e del 5,1% dei ricavi da raccolta pubblicitaria. In parallelo, la sua offerta editoriale si è arricchita con due nuovi mensili cartacei, InCasa e InGiochi, venduti sia con le altre testate del gruppo sia autonomamente. The Assassination of Gianni Versace in esclusiva su FoxCrime. Il 15 luglio di 20 anni fa Gianni Versace veniva ucciso a Miami da Andrew Cunanan: il racconto di quel delitto sarà il tema della seconda stagione della serie antologica American Crime Story, ideata da Ryan Murphy (American Horror Story, Feud), con il titolo provvisorio The Assassination of Gianni Versace e basata sul libro della giornalista di Vanity Fair Maureen Orth, Vulgar Favors. Le riprese dei 10 episodi sono in corso fra Miami Beach e Los Angeles e la messa in onda Usa è attesa per l’ inizio del 2018. In Italia si vedrà in esclusiva su FoxCrime (canale 116 di Sky), a ridosso della data americana. Notorious Pictures, Pmi innovativa. Notorious Pictures, società quotata sul mercato Aim Italia e specializzata nella produzione, acquisizione e commercializzazione dei diritti di opere filmiche, ha ottenuto la qualifica di Pmi innovativa dalla Camera di Commercio di Roma, che riconosce la propensione della società verso l’ innovazione tecnologica nell’ evoluzione del proprio modello di business. Ok Salute e Benessere, c’ è Di Pietro. Antonino Di Pietro è il nuovo direttore scientifico della testata Ok Salute e Benessere (Prs Mediagroup). Di Pietro è medico specialista in dermatologia da circa 30 anni e da oltre 20 anni svolge attività divulgativa come giornalista scientifico.

Alleanza nelle news fra Cbs e Bbc

Italia Oggi

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L’ americana Cbs, considerata una volta la corazzata delle reti Usa per le News (Walter Kronkite e prima ancora Edward Murrow tra i suoi volti più celebri) e l’ icona/modello del giornalismo anglosassone, la britannica Bbc, hanno annunciato che uniranno le forze in una nuova partnership giornalistica per rafforzare la loro capacità di contrastare rivali come la Cnn. Cbs e Bbc condivideranno video, contenuti editoriali ed altre risorse da New York, Londra, Washington e dal resto del mondo. «Non c’ è mai stato un momento più importante dell’ attuale per una copertura intelligente e coraggiosa di quanto accade nel mondo», ha commentato James Harding, direttore delle news della Bbc, aggiungendo che «questa nuova partnership tra Bbc e Cbs News è progettata per portare ai nostri ascoltatori, ovunque vivano, qualunque sia il loro punto di vista, notizie affidabili, originali e chiarificatrici. La nostra ambizione è portare a casa della gente il meglio del giornalismo internazionale in tv». L’ accordo tra Cbs e Bbc giunge settimane dopo che un altro colosso dell’ informazione tv Usa, la Nbc, ha acquistato il 25% della rete multilingua europea, Euronews. Il presidente della Cbs News, David Rhodes, ha sostenuto «che non ci può essere partner migliore della Bbc per rafforzare ed ampliare la nostra copertura globale». La condivisione dei contenuti inizierà immediatamente. La Bbc rivendica di essere la maggiore rete radiotelevisiva del mondo con 2.000 giornalisti da 48 sedi di corrispondenza. Cbs News ha sedi in tutti gli Usa e in diverse parti del mondo. L’ accordo sostituisce quello che il servizio pubblico britannico aveva finora avuto con la rete Abc della Disney. © Riproduzione riservata.

Il cdr del Tg3 sulle nomine dei corrispondenti Rai: verso la nostra testata luoghi comuni logori e comunque superati dai tempi

Prima Comunicazione

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L’ attenzione alle vicende della Rai e’ diventata cosi spasmodica che anch e le nomine dei responsabili delle sedi di corrispondenza sono diventate un caso di stato . Il cdr del Tg3 tirato in ballo come play maker nella vicenda ci manda questa lettera che pubblichiamo volentieri. Leggiamo su alcuni quotidiani ricostruzioni di “grandi manovre tra i direttori per sistemare la rosa dei corrispondenti nello scacchiere delle sedi internazionali della Rai”, costruite su indiscrezioni e ipotesi , anche riguardo il tg3, in cui si sostiene, in sintesi, che una o alcune delle nomine dei corrispondenti della Rai sarebbero state decise o condizionate proprio da giornalisti o gruppi di giornalisti di questa testata. In particolare ai danni di un collega dello stesso Tg. Si parla di condotte che se vere e denunciate sarebbero inaccettabili. E il Comitato di Redazione – per il ruolo che gli è assegnato dal contratto, per il danno che deriverebbe a dei colleghi-sarebbe tenuto a combatterle. Si tratta di scenari messi in discussione dalla premessa stessa dell’ articolo, secondo cui, alla fine, la “squadra” dei corrispondenti della Rai verrà decisa dal direttore Generale dell’ Azienda dopo aver consultato i direttori di Telegiornali e Giornale Radio. Un racconto che dunque il Comitato di Redazione del Tg3 non può accettare anche perché nei confronti della nostra testata usa luoghi comuni logori e comunque superati dai tempi: si inventa letteralmente l’ esistenza di una “vecchia guardia del Tg3 che sarebbe stata “ribattezzata soviet proprio dai giornalisti del telegiornale della terza rete” e che oltretutto giudicherebbe idoneità e valore dei giornalisti della testata sulla base non di criteri di professionalità ma dell’ orientamento politico. Peccato che all’ autore dell’ articolo, pure così “ben informato”,sfugga che le valutazioni sul lavoro dei colleghi sono notoriamente affidate dal contratto di categoria al direttore. Il Comitato di redazione del Tg3.

Se la vecchia radio incontra tv e web è tutta da raccontare

Il Venerdì di Repubblica

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È estate e sta per arrivare il Freddo. Con la maiuscola obbligata. Tutto per l’ inconsueta partenza un po’ in ritardo della nuova stagione del Trono. Di Spade, ovviamente, arrivato alla settima tornata – e per qualche motivo gli episodi sono proprio sette invece dei dieci consueti e ce n’ è anche uno di durata ridotta a 50 minuti. Ma non si gioca al risparmio. Anzi la serie è la più ricca di tutte e più attesa e più in linea con i tempi. Questa sarà la penultima stagione, tutti i fan pensano già con brividi e malinconie varie al gran finale. Cose da sapere (in presenza, invece, del top secret sulla trama). Prima di tutto si va in contemporanea con gli Usa, ovvero nella notte tra domenica e lunedì, alle 3: su Sky Atlantic il primo episodio nuovo di zecca, in versione originale sottotitolata. Il medesimo episodio viene poi riproposto la sera di lunedì alle 22.15. Dalla settimana successiva la versione doppiata del primo episodio il lunedì in prima serata e, a seguire, il secondo sottotitolato e così via. Una volta presa l’ abitudine si scoprirà che la formula rimane quella più sensata per queste grandi occasioni planetarie, limita la pirateria – siamo in contemporanea col mondo intero – e dà cadenza e attesa alla serie, lontani dall’ ammasso del “tutte le puntate insieme” dei servizi di streaming online alla Netflix. Gli appassionati hanno mille domande, gli Estranei sono alle porte e se è chiaro che il Grande Freddo arriverà davvero solo alla stagione successiva, è bastata nei giorni scorsi la diffusione dei trailer preparati da Hbo per accendere i cuori: Daenerys e i draghi, le nuove alleanze, i cavalieri, i fanti e gli amori, tutto quello che la pubblicistica comune sintetizza con «intrighi, sangue, lussuria e tradimenti». Ma gli ooh di meraviglia si sono sprecati come sempre per la resa spettacolare delle immagini dei trailer medesimi, in una serie che da questo punto di vista ormai deve dare sempre di più. Tra le scarse anticipazioni si segnala il cameo di Ed Sheeran, impegnato in una canzone per la principessa Arya Stark. gni mattina della domenica, alle 8.45, Radio Radicale ci ricorda quanto e come la nostra esistenza galleggi nell’ era crossmediale. Il merito (o la colpa, fate voi) va tutta a Media e dintorni, il programma condotto da Emilio Targia, che guida la conversazione con Edoardo Fleischner, giornalista, saggista, docente di nuovi media e comunicazione alla Statale di Milano. La crossmedialità è il mare nel quale stiamo nuotando, il luogo dove il sistema delle comunicazioni, intreccia le sue capacità di creare contenuti e renderli fruibili attraverso la rete. È il punto d’ incontro tra oggetti anagraficamente distanti tra loro: radio, televisione, social network e il web nel suo complesso. La narrazione settimanale di questa nostra condizione risulta non solo affascinante, ma sorprendentemente efficace, per merito di Fleischner che riesce a tratteggiare scenari e ad approfondirne aspetti complicati con semplicità. Ogni puntata – custodita nel prezioso archivio sonoro di Radio Radicale – consegna a chi ascolta nuovi elementi di conoscenza sul nostro presente mediatico, alludendo comunque sempre all’ assunto cui si rifà Fleischner: e cioè che l’ uomo nasce, cresce, diventa adulto e muore, attraverso le narrazioni. E la crossmedialità è finora il punto più alto raggiunto dal sistema mediatico per soddisfare questa esigenza primaria. Media e dintorni, dunque. Da non perdere. O.


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