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Rassegna Stampa del 06/07/2017

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Rai, contratto a Fabio Fazio: indaga la Corte dei Conti

«Tv di Stato, stop ai conflitti di interesse Nuove regole per gli agenti delle star»

Nessuno spot può ripagare il costo del conduttore

Banca Imi rifinanzia il debito Rcs

Periodici Mondadori, raccolta a +14/15%

Alleanza contro i colossi web

La GO TV cresce del 19,7% a maggio

Stampa, raccolta a -8,7%

Chessidice

Intesa rifinanzia il debito Rcs con 332 milioni

Pubblicità sulla stampa in calo dell’ 8,7% tra gennaio e maggio. I dati Fcp: quotidiani -10,2%, settimanali -4,3%, mensili – 7,2% (TABELLA)

Risale la pubblicità anche nel 2017 Investimenti +1,8%

Rcs-Corsera rifinanzia il debito

Rcs, accordo con Intesa sul debito«Finanziamento a condizioni migliori»

Rcs ottiene ristrutturazione del debito

Rcs, accordo con Intesa Rifinanziamento da 332 milioni

Rai, contratto a Fabio Fazio: indaga la Corte dei Conti

Il Fatto Quotidiano
Gianluca Roselli
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Il contratto di Fabio Fazio finisce all’ esame della Corte dei Conti. Se ne occuperà, per competenza, la Procura regionale del Lazio. L’ esame arriva dopo l’ esposto alla magistratura contabile (e all’ Anac) da parte del deputato dem Michele Anzaldi. “Gli uffici mi hanno risposto dicendomi che se ne occuperanno a breve”, dice il parlamentare. L’ esposto invita la Corte dei Conti a porre l’ attenzione su alcuni punti del contratto che potrebbero rappresentare un danno erariale: la mancata applicazione della delibera del Cda per la riduzione del 10% dei compensi sopra i 240 mila euro; l’ assegnazione di un compenso a una società di Fazio che non risulta ancora costituita; il pagamento dei diritti a una trasmissione che va in onda in Rai da parecchi anni; l’ anomalia del contratto quadriennale e non triennale. Tutta una serie di questioni su cui, secondo Anzaldi, la magistratura contabile potrà dire la sua ed eventualmente condannare la Rai per danno erariale. Mario Orfeo, però, ribadisce la sua scelta. Alla presentazione dei palinsesti a Roma, martedì sera, il neo direttore generale ha sottolineato che rifarebbe “esattamente la stessa scelta, perché Fazio è un campione che la Rai non poteva lasciarsi scappare”. Insomma, nessun ripensamento da parte dei vertici di Viale Mazzini, con il conduttore che sarà il punto di forza di Rai1 per la prossima stagione. All’ interno del Cda, però, qualche perplessità resta. Giancarlo Mazzuca, per esempio, con una lettera aperta su Il Giornale, qualche giorno fa ha chiesto a Fazio di ripensarci e autoridursi il cachet.

«Tv di Stato, stop ai conflitti di interesse Nuove regole per gli agenti delle star»

Corriere della Sera
R. S.
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Il segnale in direzione viale Mazzini arriva chiaro e netto: stop ai conflitti di interessi tra agenti di artisti e conduttori. La richiesta arriva dalla Commissione di vigilanza Rai: l’ invito all’ azienda è quello di assumere «procedure per evitare conflitti di interesse nei rapporti tra gli artisti e i loro agenti che possano comportare ingiustificati benefici e sprechi di denaro pubblico: conflitti che ledono la necessaria trasparenza che dovrebbe ispirare la condotta dell’ azienda, l’ immagine e gli interessi economici del servizio pubblico creando all’ interno della società indebiti potentati». Il documento è stato presentato dal relatore Michele Anzaldi, deputato del Pd e segretario della commissione: «La questione del tetto agli stipendi, ma non solo, ha fatto emergere il ruolo sempre più influente degli agenti e delle loro società nelle trattative tra artisti, conduttori, giornalisti e collaboratori con il servizio pubblico». Il Cda della Rai avrà 90 giorni per adeguarsi alle procedure. Per «escludere che la produzione dei programmi trasmessi sia affidata a società di produzione collegate a agenti di spettacolo che rappresentino gli artisti che prendono parte agli stessi programmi». La Rai deve anche eliminare la possibilità che in uno stesso programma possano essere contrattualizzati più di tre artisti dello stesso agente».

Nessuno spot può ripagare il costo del conduttore

Il Sole 24 Ore
Francesco Siliato
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Molti conduttori immaginano di valere per quanta pubblicità riesca a raccogliere il programma che conducono. Non è così, non è ignorando i costi industriali, i costi fissi e di struttura che si possa stabilire il valore economico di una trasmissione. Per quanto capace ciascun conduttore è una ciliegina poggiata su una torta composta di abitudini degli spettatori, di progettazioni di palinsesti, di strategie di chi dirige la rete e l’ azienda, di capacità organizzative e tecniche. I conduttori hanno certo un valore, relativo, non paragonabile a quello della torta su cui stanno sopra. Sono tanti i fattori da considerare in un’ impresa televisiva, per esempio, sottrarre, o aggiungere, quanto quel programma realizzerebbe di ascolto e raccolta pubblicitaria con un altro conduttore. Elemento base è il costo di produzione dei contatti. In prima serata Rai Uno ha prodotto 4,8 milioni di spettatori nel minuto medio, la prossima stagione chi dovesse essere protagonista di una prima serata della prima rete andrà confrontato con questo dato. Se, per esempio, Fabio Fazio raggiungesse questi ascolti, sarebbe giustificato un costo orario pari al costo medio della prima serata di Rai Uno. Il rapporto costi benefici prende in considerazione anche altri fattori, come il traino e il target del programma. E’ infatti rilevante anche il rapporto tra costi e ricavi pubblicitari. È possibile che la Rai incassi nel 2018 oltre 10 milioni da spot e affini pianificati nel nuovo programma. Ma questo non significa che il programma si ripaghi con la pubblicità; si sottovaluterebbero i costi e sopravvaluterebbero i ricavi. Sui costi l’ errore è non considerare i costi condivisi: impianti, personale amministrativo, valore dei marchi e la ripartizione sui programmi a più alta attrattività commerciale delle perdite generate dagli obblighi di servizio pubblico. Lato ricavi l’ errore è più nascosto. Supponiamo che con un nuovo programma la Rai incassi 10 milioni di euro, perché cinque milioni di persone vedranno 432 secondi di pubblicità per ogni ora, raggiungendo il limite di affollamento pubblicitario consentito dalla legge. Limite orario, ma non l’ unico, c’ è un altro tetto che la Rai, e solo la Rai, ha; un limite settimanale medio di 144 secondi l’ ora. Quindi per ogni ora di un programma che trasmettesse 432 secondi di pubblicità occorrerebbe azzerare la pubblicità su altre tre ore. Chiunque sostenesse che un programma Rai si ripaghi con la pubblicità trascura molte cose. In realtà è assai improbabile che una trasmissione Rai possa ripagarsi con la pubblicità. Oggi pubblicità e canone sono vasi comunicanti; oltre metà del canone ripaga i mancati ricavi pubblicitari dovuti al basso affollamento. C’ è infine da chiedersi di quali altri indicatori, oltre quelli economici, debba dotarsi il servizio pubblico. Abbiamo elaborato, per esempio, un Indice di coesione sociale (Ics), ovvero la capacità di un programma di interessare più fasce sociali. Favorire la coesione sociale è uno degli obiettivi indicati nell’ articolo 1 della nuova Convenzione, per misurare il raggiungimento di questi obiettivi occorre elaborare indici e metodiche differenti da quelli economici. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Banca Imi rifinanzia il debito Rcs

Il Sole 24 Ore
Antonella Olivieri
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Rcs rifinanzia il debito con il gruppo Intesa-Sanpaolo, come unico underwriter: in particolare l’ operazione è stata curata dall’ area corporate & strategic finance di Banca Imi, con l’ approccio seguito per altre realtà aziendali in fase di trasformazione come Ntv e Pirelli. Nel caso del gruppo editoriale che oggi è saldamente in mano a Urbano Cairo, l’ alternativa al finanziamento bancario per sostituire il finanziamento in pool in essere sarebbe stata un’ emissione obbligazionaria. Risulta che infatti siano arrivate a Rcs offerte a fermo a riguardo. Ma alla fine il bond è stato tenuto come opzione per l’ anno prossimo, dal momento che le condizioni – con i risultati del primo esercizio “pieno” sotto la nuova gestione – potrebbero essere decisamente migliori e che nel frattempo Rcs si potrà preparare a essere valutata con un rating ufficiale, essenziale per avere interlocutori istituzionali di qualità. L’ operazione di finanziamento, dunque, ha per la società come interfaccia Banca Imi, la quale però ha già avviato i negoziati per sindacare il prestito, dando la preferenza alle banche del vecchio pool che hanno accompagnato la società negli ultimi anni, non propriamente facili, e cioè Ubi, UniCredit, Bnp-Paribas, Bpm e Mediobanca, che dovrebbero restare dnque tutte in partita con quote da definire. Il finanziamento è suddiviso in una linea di credito term amortising dell’ importo di 232 milioni e in una linea di credito revolving dell’ importo di 100 milioni. Per la prima linea di credito è previsto un piano di ammortamento con rimborso di 15 milioni a fine 2017 e a seguire raate semestrali di 12,5 milioni. La scadenza finale del finanziamento da 332 milioni complessivi è fissata al 31 dicembre 2022, ma la vita media effettiva del prestito è di tre anni e mezzo. Il vecchio prestito che sarà sostituito (sarebbe scaduto a fine 2019) era stato rinegoziato da ultimo nel maggio dell’ anno scorso per un importo totale di 352 milioni, di cui 100 relativi a una linea revolving. Prevedeva un tasso variabile basato sull’ Euribor a tre mesi più uno spread degradante al miglioramento dei parametri societari fino a sotto i 300 punti base. Il sistema a “griglia” è stato mantenuto anche nel nuovo finanziamento a condizioni che non sono state rese note nel dettaglio ma che prevedono – come riferisce una nota di Rcs – «un tasso d’ interesse annuo pari alla somma di Euribor di riferimento e un margine variabile a seconda del leverage ratio più favorevole per la società rispetto ai margini previsti dall’ attuale finanziamento». La struttura del prestito è stata poi ampiamente semplificata con l’ inserimento di un unico covenant che è rappresentato appunto dal leverage ratio, cioè dal parametro indebitamento finanziario netto/Ebitda. Il ratio non dovrà risultare superiore a 3,45 volte al 31 dicembre 2017, a 3,25 volte al 31 dicembre 2018 e a 3 volte alla fine di ciascun anno successivo. Se, come è stato preannunciato dallo stesso Urbano Cairo, quest’ anno Rcs realizzerà un Ebitda dell’ ordine dei 140 milioni, non ci sarà alcun problema a rispettare i vincoli del finanziamento. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Periodici Mondadori, raccolta a +14/15%

Italia Oggi

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«Il semestre sta andando bene: sta andando bene l’ integrazione coi libri» ex Rcs e stanno andando «molto bene i periodici», ha detto ieri a margine dell’ incontro annuale Upa Ernesto Mauri, a.d. del gruppo Mondadori, precisando che sui magazine «registriamo nei primi 5 mesi del 2017 un bel +14/+15% nella raccolta pubblicitaria stampa+digitale. Dato che consolidiamo a giugno», seppur non sia a perimetro omogeneo vista l’ acquisizione dei siti web già Banzai. «Il digitale traina», ha proseguito Mauri, ma sono soddisfacenti anche gli andamenti diffusionali delle nostre nuove testate di carta: «Il terzo numero di Giallo Zafferano è sulle 200 mila copie. Il primo numero di Spy ne ha vendute 300 mila, il secondo cresce e per il terzo manteniamo il prezzo di lancio a 0,5 euro». Anche le pagine pubblicitarie di Spy «tengono», essendo passate nel tempo dalle 56 del debutto alle 46 più recenti. Peraltro il nuovo settimanale di gossip di fascia bassa «aiuta» anche le vendite di Chi, altro magazine mondadoriano ma di fascia alta. Dividendo a fine anno? «Noi facciamo di tutto», ha concluso Mauri. «Deciderà poi l’ azionista se distribuirlo o meno».

Alleanza contro i colossi web

Italia Oggi
DA PARIGI GIUSEPPE CORSENTINO
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Come fermare la forza commerciale di Google, Apple, Facebook, Amazon, i colossi della comunicazione digitale (il famigerato quartetto Gafa) che ormai «s’ ecoulent», si scolano, come si dice qui in Francia, il 70% degli investimenti pubblicitari online, e non c’ è verso di ridurne la potenza di fuoco se non sperando nella prossima direttiva europea, la cosiddetta «e-Privacy», che vieta l’ utilizzo dei dati raccolti attraverso i «cookies», ma che rischia di essere un rimedio peggiore del male per gli editori europei? Quelli francesi, tranne i due gruppi che editano Le Figaro e Le Monde che hanno scelto un’ altra strada come si dirà più avanti, hanno deciso di giocare la carta dell’ alleanza, mettendo a fattor comune proprio la risorsa-chiave del mercato pubblicitario, cioè i dati profilati dei lettori, «l’ oro nero del XXI secolo» come lo definisce Denis Olivennes, il patron del gruppo Lagardère Active, uno dei più grandi (con testate di pregio come Paris Match, Elle, Tele7Jours) seppure in palese difficoltà sia nella diffusione sia nella raccolta pubblicitaria. «L’ union fait la data», l’ unione è la ricetta giusta per valorizzare i nostri dati, dice soddisfatto Olivennes che, insieme con Francis Morel, amministratore delegato del gruppo Les Echos, il primo quotidiano economico del paese, e Le Parisien, il quotidiano più diffuso della capitale (entrambi di proprietà del gigante del lusso Lvmh), si può considerare il vero inventore di Alliance gravity (così l’ hanno battezzata forse per dare il senso dell’ importanza, del peso politico e strategico, dell’ iniziativa), insomma l’ Union sacrée degli editori che ha un solo obiettivo: ridurre lo strapotere commerciale di Gafa. Tranne i due editori di Le Monde e Figaro, che hanno scelto un modello di alleanza più tradizionale mettendo insieme le risorse delle loro concessionarie pubblicitarie pur senza arrivare a una fusione vera e propria (l’ annuncio oggi, giovedì 6 luglio), quasi tutti gli altri hanno deciso di condividere, all’ interno di Gravity, il loro patrimonio di dati e di informazioni su clienti e lettori. Ci sono, oltre al gruppo Lagardère Active e al gruppo Les Echos-Le Parisien, soci fondatori del club, i tedeschi di Prisma Media (gruppo Bertelsmann) con tutto il loro ricchissimo portafoglio di testate (a cominciare da Femme Actuelle), gli americani di Condé Nast (Vogue, Vanity Fair), l’ editore di Science&Avenir, quello di Marie Claire, molte testate regionali (La Dépêche, Sud Ouest, Le Telégramme, La Montagne). Tutti soci pro quota di Alliance Gravity che ha la struttura di una società per azioni il cui capitale potrà allargarsi, come tutti si augurano, alla partecipazione di aziende di comunicazione non tradizionali come la Sfr, l’ operatore telefonico di Patrick Drahi diventato una media company, che infatti è stato il primo a unirsi alla squadra di Gravity, seguito da SoLocal, un sito di informazione sul mercato immobiliare e, al tempo stesso, un portale di annunci (come Immobiliare.it, per intenderci). Che cosa dovrà fare concretamente Gravity per fermare l’ avanzata, finora irresistibile, di Gafa? Per cominciare, creare una piattaforma «aperta e integrata», come dice Olivennes, di data marketing. È proprio qui la grande novità: editori (tradizionali e non) che mettono a fattor comune non le loro testate online, ma il patrimonio informativo dei loro lettori-clienti già profilati e geolocalizzati, cioè inseriti in contesti territoriali perché, tanto per fare un esempio semplice semplice, un conto è fare una campagna pubblicitaria per i potenziali clienti di Bordeaux, un altro puntare al mercato della Provenza. Cambia il modello di business, si capisce: le agenzie pubblicitarie e i centri media non compreranno più gli spazi dei siti, delle piattaforme editoriali (chiamarle giornalistiche forse è eccessivo), ma target di lettori digitali di cui si sa praticamente tutto, dall’ età ai gusti allo status sociale. In questo modo, quando un lettore di uno dei prodotti editoriali del sistema Gravity andrà sul media che gli interessa, troverà la campagna pubblicitaria costruita su misura delle sue esigenze e del suo profilo. Per dire, se si tratta di un appassionato di pesca, troverà tutti gli annunci e la pubblicità di articoli sportivi (magari con l’ indicazione del negozio più vicino, ecco il «miracolo» della geolocalizzazione). I media, a loro volta, saranno remunerati sulla base dei clic. Almeno per ora e fino a quando non si sarà trovato un sistema che permetta di sfuggire alle cosiddette «frauds au clic», il traffico internet generato non dai consumatori ma da sistemi informatici, da robot, come denunciano da tempo gli inserzionisti di mezzo mondo. Nell’ attesa di ridurre (non si dice di eliminare) l’ impatto dei robot, Gravity dà qualche timida rassicurazione agli editori francesi. @pippocorsentino.

La GO TV cresce del 19,7% a maggio

Italia Oggi

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Cresce la pubblicità della GO TV a maggio. L’ Osservatorio Fcp-Assogotv ha raccolto i dati relativi al fatturato pubblicitario del mezzo nei primi cinque mesi dell’ anno che evidenziano a maggio un investimento totale di 1.658.000 euro, in aumento del 19,7% rispetto allo stesso mese dell’ anno precedente. Nel periodo gennaio-maggio 2017, invece, la raccolta ha raggiunto quota 6.039.000 euro, con un incremento del 2,8% rispetto al medesimo periodo del 2016. «Straordinaria performance della GO TV a maggio con il raddoppio del tasso di crescita (+19,7%) rispetto al mese precedente: si registra non solo un totale recupero del ritardo del primo quadrimestre, ma anche un segno positivo del progressivo (+2.8%) che si stima in ulteriore crescita nel mese di giugno», ha commentato Angelo Sajeva, presidente di Fcp-Assogotv e di Class Pubblicità, la concessionaria pubblicitaria di Class Editori. «La GO TV è il media italiano con la maggior crescita prevista nel mese, che conferma come i clienti e i centri media stiano sperimentando l’ efficacia della GO TV e apprezzino il chiaro upgrade tecnologico fatto da tutti gli operatori, oltre ai plus della complementarità nelle pianificazioni tv quando si ricercano target preziosi e difficili come i millennials e il target della massima mobilità. In crescita la maggior parte dei settori e ai primi posti turismo, farmaceutici, alimentari, distribuzione e prodotti finanziari che utilizzano questo media con maggior continuità a conferma del ruolo sempre più strategico che gioca la GO TV per questi settori. Da evidenziare che le peculiarità del target della massima mobilità hanno avvicinato alla GO TV un numero crescente di campagne promozionali pianificate dai top media italiani (Sky, Fox, Rds, Radio Italia, Mondadori, Medusa) per generare call to action e call to vision (inviti all’ ascolto dei loro programmi)». © Riproduzione riservata.

Stampa, raccolta a -8,7%

Italia Oggi
MARCO LIVI
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Continua l’ andamento negativo degli investimenti pubblicitari sulla carta stampata. Secondo i dati dell’ Osservatorio Stampa Fcp relativi al periodo gennaio-maggio 2017 raffrontati con i corrispettivi 2016, la raccolta pubblicitaria del mezzo stampa in generale registra un calo del 8,7% raggiungendo quota 394,2 milioni di euro. In particolare i quotidiani nel loro complesso evidenziano una flessione sia a fatturato (-10,2%, pari a 246 milioni di euro) sia a spazio (-3,4%). Per quanto riguarda le singole tipologie, la commerciale nazionale vede una diminuzione del 13,2% a fatturato e del 10,7% a spazio, la commerciale locale del 5,0% a fatturato e dello 0,6% a spazio, la legale del 14,5% a fatturato e del 12,4% a spazio, la finanziaria del 17,5% a fatturato e del 14,0% a spazio. La tipologia classified chiude con un -3,2% a fatturato e un -3,2% a spazio. Nei primi 5 mesi dell’ anno i periodici segnano un calo sia a fatturato (-6,1%, a quota 148,1 milioni di euro) sia a spazio (-4,3%). I settimanali registrano un decremento del 4,3% a fatturato (pari a 78,7 milioni di euro) e del 4,5% a spazio. In negativo anche i mensili, che mostrano una flessione del 7,2% a fatturato (fermo a 64,5 milioni di euro) e del 3,5% a spazio. Le altre periodicità archiviano il periodo con un -17,8% a fatturato (a quota 4,8 milioni di euro) e -7,9% a spazio. © Riproduzione riservata.

Chessidice

Italia Oggi

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Poligrafici riporta in edicola Il Telegrafo. ll Telegrafo, storica testata di Livorno, sarà di nuovo nelle edicole a partire da sabato 8 luglio grazie a Poligrafici Editoriale. Il quotidiano fondato dal garibaldino Giuseppe Bandi nel 1877 ritorna dopo l’ esperimento di una trentina d’ anni fa voluto dall’ editore Monti. DeA Planeta Libri, Izzo per la narrativa italiana. DeA Planeta Libri ha nominato Stefano Izzo responsabile della narrativa italiana del neonato marchio DeA Planeta. Izzo si affianca a Francesca Cristoffanini, arrivata nel gennaio 2017 in qualità di responsabile della narrativa straniera. Radio Italia partner del volley. Radio Italia è l’ emittente ufficiale del Samsung Lega Volley Summer Tour 2017, il circuito itinerante di Sand Volley 4×4 che combina lo spettacolo della pallavolo femminile di Serie A e il divertimento in riva al mare. La manifestazione prenderà il via il prossimo weekend per proseguire fino alla fine del mese.

Intesa rifinanzia il debito Rcs con 332 milioni

Libero

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Rcs e Intesa Sanpaolo hanno raggiunto un accordo per il rifinanziamento totale dei debiti bancari pregressi (sottoscritti nel 2013) che prevede la concessione da parte dell’ istituto di credito di un finanziamento di 332 milioni di euro con scadenza al 31 dicembre 2022. Il prestito sarà suddiviso in una linea di credito «term amortising» (con piano di ammortamento) di 232 milioni e una linea di credito «revolving» (un fido) di 100 milioni. Il piano di ammortamento per la linea «term amortising» prevede il rimborso di 15 milioni al 31 dicembre 2017 e a seguire rate semestrali di 12,5 milioni.

Pubblicità sulla stampa in calo dell’ 8,7% tra gennaio e maggio. I dati Fcp: quotidiani -10,2%, settimanali -4,3%, mensili – 7,2% (TABELLA)

Prima Comunicazione

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I dati dell’ Osservatorio Stampa Fcp relativi al periodo gennaio-maggio 2017 raffrontati con i corrispettivi 2016. Il fatturato pubblicitario del mezzo stampa in generale registra un calo del -8,7%. Lo dicono i dati dell’ Osservatorio Stampa Fcp (xls). In particolare i quotidiani nel loro complesso registrano un andamento negativo sia a fatturato -10,2% che a spazio -3,4%. Le singole tipologie segnano rispettivamente: La tipologia Commerciale nazionale ha evidenziato -13,2% a fatturato e -10,7% a spazio. La pubblicità Commerciale locale -5,0% a fatturato e -0,6% a spazio. La tipologia Legale ha segnato -14,5% a fatturato e -12,4% a spazio. La tipologia Finanziaria ha segnato -17,5% a fatturato e -14,0% a spazio La tipologia Classified ha segnato -3,2% a fatturato e -3,2% a spazio. I periodici segnano un calo sia a fatturato del -6,1% che a spazio del -4,3%. I settimanali registrano un andamento negativo sia a fatturato del -4,3% che a spazio del -4,5%. I mensili segnano un calo a fatturato -7,2% e a spazio -3,5%. Le altre periodicità registrano -17,8% a fatturato e -7,9% a spazio. – Leggi o scarica i dati dell’ Osservatorio Stampa Fcp di maggio 2017 (xls)

Risale la pubblicità anche nel 2017 Investimenti +1,8%

La Repubblica

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ROMA. Il mercato degli investimenti pubblicitari in Italia crescerà quest’ anno dell’ 1,8% secondo le stime Upa, Utenti pubblicità associati, dopo il +3,7% fatto registrare nel 2016. «36 mesi consecutivi di crescita ci fanno dire che siamo fuori dalla recessione», ha detto il presidente Lorenzo Sassoli. La ripresa è trainata dal digitale, che crescerà in maniera significativa, mentre per la televisione l’ aumento sarà vicino al 2%. Ancora in flessione la stampa, anche se secondo Upa il “tax credit” per gli investimenti incrementali inserito nella legge di bilancio potrebbe far invertire la tendenza nel 2018. ©RIPRODUZIONE RISERVATA.

Rcs-Corsera rifinanzia il debito

Italia Oggi

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Rcs Mediagroup ha raggiunto con Intesa Sanpaolo un accordo per rifinanziare il debito con le banche, attraverso un nuovo finanziamento da 332 milioni di euro. Accordo che sostituisce le linee di credito e le loro rispettive condizioni definite il 14 giugno 2013 con un pool di istituti (Mediobanca, Unicredit, Intesa, Ubi, Bnl e Bpm). La scadenza del nuovo finanziamento è il prossimo 31 dicembre. In particolare, i termini principali dell’ accordo comunicato ieri con una nota dalla stessa editrice del Corriere della Sera e della Gazzetta dello Sport (guidata da Urbano Cairo) prevedono la suddivisione del finanziamento in una linea di credito term amortising dell’ importo di 232 milioni di euro e una linea di credito revolving da 100 milioni di euro. Il tasso di interesse annuo è pari alla somma di Euribor di riferimento e un margine variabile a seconda del leverage ratio più favorevole per la società rispetto ai margini dell’ attuale finanziamento. È previsto un unico covenant rappresentato dal leverage ratio (posizione finanziaria netta/ebitda) e infine un piano ammortamento per la linea di credito term amortising che prevede il rimborso di 15 milioni di euro al 31 dicembre 2017 e a seguire rate semestrali di 12,5 milioni di euro. Ieri il titolo Rcs ha chiuso a +1,73% a 1,233 euro. © Riproduzione riservata.

Rcs, accordo con Intesa sul debito«Finanziamento a condizioni migliori»

Corriere della Sera
Giovanni Stringa
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Rcs MediaGroup rifinanzia il debito verso le banche. La società ha raggiunto un accordo con Intesa Sanpaolo per un credito da 332 milioni di euro, con scadenza a fine 2022. L’ obiettivo dell’ operazione: il rifinanziamento totale del debito bancario del contratto siglato a giugno 2013 (e poi modificato) con un pool di banche, come spiega una nota della società che pubblica il «Corriere». «E’ un bel apprezzamento del lavoro svolto in questo anno in Rcs. Intesa ha riconosciuto i miglioramenti rispetto al passato», ha commentato Urbano Cairo, presidente e amministratore delegato del gruppo editoriale di cui ha il controllo (ora è al 59,83%) dall’ estate scorsa dopo un’ offerta affiancata dalla stessa Intesa. Tra gli aspetti sottolineati da Cairo ci sono «il consolidamento del debito, non più al 2019 ma al 2022» e il «progressivo contenimento dei tassi con il miglioramento del rapporto tra posizione finanziaria netta e margine operativo lordo». «E’ una bella case history , una bella storia – ha aggiunto l’ editore -: ci sono stati miglioramenti importanti non solo sul versante dei costi ma anche per le attività di notevole sviluppo su quotidiani, periodici, Rcs Sport, in particolare sul Giro, e in Spagna. Molte cose sono poi in avvio a settembre. Il Corriere ? Molto apprezzato, vitale, ricco di notizie e di spunti, autorevole ed equilibrato». Con l’ accordo di ieri, il tasso di interesse annuo corrisponde alla somma del saggio Euribor di riferimento e di un margine variabile a seconda del leverage ratio (leva finanziaria) «più favorevole per la società rispetto ai margini previsti dall’ attuale finanziamento», si legge nella nota. Positiva la reazione della Borsa, dove Rcs ha guadagnato l’ 1,73% a 1,233 euro. L’ intesa raggiunta ieri – «arranger» dell’ operazione è Banca Imi – verte su un elenco di condizioni per l’ organizzazione, sottoscrizione a fermo e concessione del credito, cui dovrà far seguito la formalizzazione del contratto di finanziamento. Tra gli altri termini principali dell’ accordo c’ è la suddivisione del finanziamento in una linea di credito «term amortising» di 232 milioni e una «revolving» di 100 milioni. E’ poi previsto un unico covenant (vincolo che regola il finanziamento): il rapporto tra posizione finanziaria netta e margine operativo lordo non dovrà essere superiore a 3,45x (3,45 volte) al 31 dicembre 2017, 3,25x a fine 2018 e 3x al termine di ciascun anno successivo. Il vecchio accordo, invece, includeva covenant anche sul patrimonio netto e il debito complessivo. Il piano di ammortamento per la linea di credito «term amortising» prevede il rimborso di 15 milioni al 31 dicembre 2017 e a seguire rate semestrali di 12,5 milioni. Ma non è detto che Intesa resti l’ unico finanziatore bancario del gruppo. E’ infatti possibile che la banca ceda parte del credito in questione ad altri istituti . Verosimilmente Intesa inviterà in prima battuta per un’ operazione di sindacazione le altre banche che ad oggi fanno parte del pool, vale a dire Unicredit, Mediobanca, Ubi, Banco Bpm e Bnp Paribas.

Rcs ottiene ristrutturazione del debito

Il Giornale

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Accordo fatto con Intesa Sanpaolo per la ristrutturazione del debito di Rcs. L’ intesa prevede il rifinanziamento del totale del debito bancario del gruppo del Corriere della Sera per complessivi 332 milioni di euro con scadenza al 31 dicembre 2022. Rcs precisa che il finanziamento è suddiviso in una linea di credito «term amortising» di 232 milioni» e in «una linea di credito «revolving» da 100 milioni. Il tasso di interesse annuo è pari alla somma di Euribor di riferimento e un margine variabile a seconda del Leverage Ratio più favorevole per la società rispetto ai margini previsti dall’ attuale finanziamento. È inoltre previsto un piano di ammortamento per la linea di credito term amortising che prevede il rimborso di 15 milioni al 31 dicembre 2017 e a seguire rate semestrali di 12,5 milioni.

Rcs, accordo con Intesa Rifinanziamento da 332 milioni

La Stampa
R. E.
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La nuova Rcs a guida Cairo rinegozia in tempi stretti il debito bancario a condizioni migliori, con un accordo che vede in pista la sola Intesa Sanpaolo. L’ istituto, già al fianco dell’ editore nell’ offerta dell’ estate scorsa sul gruppo, concede a Rcs un prestito da 332 milioni, con scadenza a fine 2022, che va a rifinanziare tutte le linee ricevute dal gruppo da un pool di banche, da ultimo nel 2013, poi modificate nell’ estate del 2016. Rcs mette così subito a frutto le migliorate prospettive finanziarie, dopo il ritorno all’ utile a fine 2016 (per 3,5 milioni). Il primo azionista, presidente e amministratore delegato Urbano Cairo, aveva del resto già anticipato ad aprile che, forte di questi risultati, avrebbe cercato di rinegoziare il rapporto con le banche. «Abbiamo un tasso importante, evidentemente legato a un andamento più problematico del passato che poteva giustificare un premio di extra tasso legato alla maggiore rischiosità – aveva detto – mi sembra che le cose stiano andando piuttosto bene». Il tasso ottenuto da Intesa non è noto, ma di certo Rcs andrà a pagare interessi più bassi. Il nuovo accordo – una linea di credito “term amortising” per 232 milioni e una linea “revolving” di 100 milioni – sembra poi prender atto della minor “emergenza” finanziaria, e fissa solo un vincolo sul rapporto tra indebitamento e margine operativo lordo (non dovrà superare il multiplo delle 3,45 volte a fine 2017, di 3,25 a fine 2018 e in seguito di 3 a fine anno). Il vecchio accordo prevedeva “covenant” anche sul patrimonio netto e il debito complessivo. Secondo gli importi ricordati un anno fa dall’ ex ad Laura Cioli, nel vecchio finanziamento oltre a Intesa (162,4 milioni) figuravano anche Ubi (108 milioni), Unicredit (54,5 milioni), Bpm e Bnl (entrambe per 40,6 milioni) e Mediobanca (17,6 milioni). Allora il finanziamento residuo era di 423,6 milioni (fine marzo 2016), dai 600 del finanziamento ricevuto in origine. Un anno dopo, nel marzo 2017 il prestito bancario si era ridotto a 342 milioni di euro. Intesa Sanpaolo ha affiancato Cairo nell’ offerta risultata vincitrice su Rcs, sia come advisor dell’ Opas (con Banca Imi), sia con un finanziamento alla Cairo Communication. Sempre nell’ operazione l’ istituto aveva fornito all’ editore anche la garanzia di subentrare alle altre banche del finanziamento se queste si fossero avvalse della facoltà di chiedere la restituzione del debito in caso del cambio di controllo. [r. e.] BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.


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