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Caos Rai, il nuovo dg non sarà scelto prima di martedì
La redazione dell’ Unità accusa: Matteo non risponde
«Non chiamatela Unità a Renzi non serve un giornale di partito»
L’ Unità interrompe le pubblicazioni: «Si calpesta una storia e Renzi tace»
L’ editoria sarda si dà appuntamento a Cagliari
Discorso sul futuro di internet
La rete delle persone e l’ anatomia del web
Caos Rai, il nuovo dg non sarà scelto prima di martedì
Il Fatto Quotidiano
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Intense trattative politiche per individuare il nuovo direttore generale della Rai dopo le dimissioni di Antonio Campo Dall’ Orto. Matteo Renzi cerca l’ accordo anche su questo punto con Silvio Berlusconi, ma dovrà avere il nullaosta anche di Palazzo Chigi. Sempre alte le quotazioni di Paolo Del Brocco, attualmente amministratore delegato di Rai Cinema, gradito al centrodestra e al centrosinistra, ma in maniera poco appassionata da tutti. Per questo motivo, aumentano le opportunità di Claudio Cappon di essere il prescelto e di ritornare a ricoprire una carica che già aveva rivestito in due occasioni. Difficile che arrivi un esterno, a meno che non sia Nino Rizzo Nervo, stimato ex direttore del Tg3 e consigliere Rai, al momento segretario generale di palazzo Chigi. Rizzo Nervo avrebbe il pieno sostegno di Paolo Gentiloni e anche del Quirinale. Per quanto riguarda i dirigenti interni, invece, qualche speranza per Luciano Flussi, direttore generale di Rai pubblicità. Il nuovo dg dovrà subito affrontare la grana del tetto di 240mila euro agli artisti e dovrà completare i palinsesti per la prossima stagione da presentare entro la fine del mese.
La redazione dell’ Unità accusa: Matteo non risponde
Il Fatto Quotidiano
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“Così si calpestauna storia”: è questo il titolo della prima pagina de L’ Unità in formato Pdf che annuncia sul web la sospensione delle pubblicazioni del quotidiano del Pd. “Nel giorno della festa della Repubblica che celebra il lavoro – si sintetizza nel sommario – l’ editore annuncia la sospensione delle pubblicazioni. Mesi di ricatti e vessazioni. La redazione in sciopero, come ennesimo atto di difesa e dignità. Il silenzio del Pd”. “Questa storia, la nostra – si legge nell’ editoriale, firmato dall’ assemblea della redazione – hanno deciso di chiuderla nel modo peggiore, calpestando diritti, calpestando lo stesso nome che porta questa testata, ciò che ha rappresentato e ciò che avrebbe potuto rappresentare”. “In questa storia sono in diversi a dover rispondere di quanto accaduto”, accusano i giornalisti dell’ Unità. “Gli editori di maggioranza, la Piesse di Massimo Pessina e Guido Stefanelli, Eyu, che fa capo al Partito Democratico, e lo stesso segretario del Pd Matteo Renzi che non ci ha mai risposto”.
«Non chiamatela Unità a Renzi non serve un giornale di partito»
Il Manifesto
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II La Piesse, che detiene la quota di maggioranza della società editrice dell’ Unità insieme a Eyu che fa capo al Partito Democratico, ha interrotto le pubblicazioni del quotidiano. In una lettera inviata al segretario della Federazione nazionale della Stampa (Fnsi) Raffaele Lorusso l’ azienda ha confermato la decisione di interrompere volontariamente la pubblicazione e ha annunciato la volontà di ricorrere agli ammortizzatori sociali in attesa di portare a termine «la ristrutturazione aziendale». Lo storico quotidiano non sarà più in edicola e i suoi giornalisti resteranno in sciopero ad oltranza. Mercoledì è previsto un incontro tra l’ editore e la Fnsi. Emanuele Macaluso, 93 anni, già direttore del quotidiano dal 1982 al 1986, il primo giugno scorso ha scritto su facebbook «Smettete la pubblicazione de L’ Unità “fondata da Antonio Gramsci”. Volete fare un giornale? Nessuno ve lo impedisce. Fatelo, ma con un’ altra testata» È la fine di questo giornale? La fine ha una data più antica: il 1991 quando il Partito Comunista è stato sciolto. Dopo la testata si è trascinata con una serie di proprietà editoriali incerte e con direttori che non hanno avuto un rapporto con la storia del giornale, né erano iscritti al partito. Venivano anche da Repubblica che era il nostro concorrente. La situazione è peggiorata man mano che il partito di riferimento ha cambiato il nome: Pds, Ds fino al Pd, formato con pezzi della Margherita provenienti dalla Democrazia Cristiana con l’ obiettivo, secondo me sbagliato, di costruire una forza di centrosinistra A mio avviso il tentativo non è riuscito. Gramsci ha fondato il giornale per dare forza a un partito comunista. Nel frattempo il partito ha cambiato radicalmente identità. Da forza sociale è diventato un aggregato politico elettorale al servizio del leader. Renzi non si è mai dato molta pena per sostenere il giornale del suo partito. Come spiega la sua indifferenza? Lui ha una altra visione della comunicazione, la Rai, Twitter, Facebook, il rapporto con alcuni giornalisti che influenzano la grande opinione. Non gli serve l’ Unità. Ha un altro modo di fare politica che non c’ entra nulla con la storia del giornale. Con Staino alla direzione c’ è stato un tentativo di fare un giornale di sinistra… Il povero Staino ha provato a farne uno non identificabile con Renzi, ma si è scontrato con una situazione economica difficile. I costruttori che hanno rilevato la maggioranza del giornale non lo hanno fatto perché amavano la sua storia, ma perché probabilmente pensavano di ottenere qualche vantaggio. Non so se li hanno avuti, mi sembra di no, e c’ è stata anche una rottura. Non hanno voluto investire, hanno caricato di debiti il giornale, non hanno pagato lo stampatore. I giornalisti hanno denunciato il ricatto al Cdr che doveva convincere gli ex colleghi a rinunciare ai diritti sanciti dal giudice del lavoro per sbloccare gli stipendi ai dipendenti. Un giornale non può vivere con editori che pensano ai loro affari e un Pd con un segretario che non ha nessun interesse a un giornale aperto a sinistra E ora? Se ho capito bene il giornale sospende le pubblicazioni, mentre si pensa alla cassa integrazione. Per il resto se ne riparlerà a settembre o a ottobre. Un giornale che vendeva si e no poche migliaia di copie e aveva una redazione di 28 persone ha messo i giornalisti in una situazione imbarazzante e giustamente ora rivendicano la loro professionalità. È una situazione molto amara. Il giornale secondo me è finito. Circola un’ ipotesi di Maurizio Costanzo e Maria De Filippi. La ritiene un’ ipotesi credibile? Non so se la voce è attendibile, io l’ ho pubblicata. A meno che non faccia un giornale per Renzi. Ma non l’ Unità, lo chiami diversamente, un titolo lo si può sempre trovare. Non credo che uno con l’ esperienza di Maurizio si vada a cacciare in questa avventura. Forse qualcuno l’ avrà anche proposto, ma bisogna vedere se sarà una soluzione. Quando ha scritto il suo primo articolo per l’ Unità? Nel 1941 quando aderii al Pci a Caltanissetta. Era un articolo sui minatori della città. Dopo la guerra Togliatti disse che l’ Unità doveva essere il «Corriere della sera dei lavoratori». Cosa intendeva dire? Il giornale doveva costruire il partito nuovo, contendere l’ egemonia sul mondo del lavoro alla borghesia, avere un ruolo di battaglia culturale nella formazione della classe dirigente. Era un giornale di battaglie politiche e sociali su cui scrivevano anche scrittori come Calvino o storici come Paolo Spriano. Quando è arrivato alla direzione che giornale ha trovato? Tiravamo ancora centinaia di migliaia di copie. Per farle capire che giornale eravamo, io da direttore feci stampare un milione di copie in occasione di un primo maggio. Allora era possibile, c’ era una diffusione di massa e un radicamento del partito. Tutto questo finisce con il Pci. Esiste ancora una funzione per un giornale di partito? No, non credo che possano esserci più giornali di partito. Il problema è che non ci sono i partiti con un insediamento sociale, una militanza che fa battaglie politiche e culturali. Esistono forze leaderistiche che non hanno un asse politico -culturale a partire dal quale un giornale può lavorare. Ciò non toglie che si possa fare un giornale politico di sinistra… Non c’ è più un partito di sinistra di massa, ma la sinistra continua a esistere. Il problema, che vorrei porre anche a voi de Il Manifesto, è che bisognerebbe interpretare più ampiamente questa area. Un giornale di area di sinistra, e non di partito, che non faccia un’ operazione pro -Renzi ma che abbia un’ autonomia politica e culturale. Può reggere, ma dev’ essere un foglio di battaglia politica come, all’ opposto, fanno oggi a destra.
L’ Unità interrompe le pubblicazioni: «Si calpesta una storia e Renzi tace»
La Stampa
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«Così si calpesta una storia», è il titolo del quotidiano L’ Unità che interrompe le pubblicazioni. L’ ultimo numero, quello di ieri, non è andato in edicola, ma è stato diffuso solo in formato Pdf. «Ci sono storie che non dovrebbero finire. Questa storia – hanno scritto i redattori – hanno deciso di chiuderla nel modo peggiore, calpestando diritti, calpestando lo stesso nome che porta questa testata, La redazione in sciopero, come ennesimo atto di difesa e dignità. Il silenzio del Pd».
L’ editoria sarda si dà appuntamento a Cagliari
La Nuova Sardegna
Paolo Coretti
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CAGLIARI”Leggendo metropolitano” inaugura una nuova sezione e apre uno spazio agli editori sardi, che dopo aver polemicamente disertato la fiera del libro di Macomer hanno scelto il festival letterario cagliaritano per svelare le loro novità. “LetteraturaChilometroØ” è il nome del progetto che vedrà, in uno spazio allestito nei giardini pubblici cittadini da giovedì prossimo fino a domenica, l’ Aes (Associazione Editori Sardi) presenterà i titoli più interessanti della produzione libraria isolana, per una iniziativa che rappresenta il primo caso di una partnership tra gli editori sardi e un festival letterario isolano.Appuntamenti e stand. In agenda ci sono diciannove appuntamenti con altrettanti autori, a cui si aggiungerà sabato un incontro di approfondimento sul futuro delle riviste letterarie, inserito all’ interno del programma del festival. Nel corso di “LetteraturaChilometroØ” non mancheranno poi i momenti di intrattenimento con gli “Happy hours con gli editori”, proposti da Street Books. Gli stand saranno interamente gestiti dagli operatori dell’ Aes e dai suoi editori, con una room management per la condivisione di percorsi e orizzonti comuni, un’ area corner (coordinata dal Circolo dei Lettori Miele Amaro) che ospiterà le presentazioni, e uno spazio espositivo in cui i volumi saranno esposti per la vendita.L’ Happy Hour. Insieme alle presentazioni, per tutti i giorni del festival, tra le 17 e le 19.30, Street Books proporrà “Happy hours con gli editori”, mezz’ ora di libri di qualità che verranno venduti a prezzi scontati.L’ agenda. Il cartellone avrà come tema “Tra Isola e mondo” e si aprirà giovedì 8 alle 17 con la presentazione da parte di Alessandra Contu del libro edito da Condaghes “Trackman” di Catriona Child. Alle 18 sarà la volta di “Angelus” con Antonello Pellegrino (Condaghes), mentre alle 18.30 Anna Pau illustrerà il volume di Illisso “Da zero a mille. L’ arte sarda dall’ oblio alla memoria”. A chiudere alle 19.30 Ilario Carta che proporrà l’ anteprima del volume edito da Arkadia “Lo scorpione nello stomaco”.Venerdì 9 alle 17 Rosaria Floris presenterà il suo volume, edito da Condaghes, “Passeggiando… L’ anima di Cagliari. Anche questa è Cagliari”. La cultura popolare del capoluogo rivive anche in “Schillelè” di Gianluca Medas (edito da Cuec, inizio alle 17.30). Alle 18.30 Gioia Massidda presenterà “Il portolano della mente” (Aipsa Edizioni), alle 19 “Di colori e d’ ombre. Di poesia e di pittura” di Enrico Valdes (Carlo Delfino Editore). Conclusione alle 20 con Giampaolo Cassitta e padre Salvatore Morittu che presentano “Gli ultimi sognano a colori” (Arkadia Editore).Sabato 10, alle 11, l’ incontro “La rivista letteraria come nuova frontiera del web” condotto dal giornalista Antonio Prudenzano con lo scrittore Gianni Biondillo, la giornalista del Corriere della Sera Serena Danna, il giornalista del Sole24Ore Stefano Salis e l’ esperto di nuove tecnologie Giovanni Ziccardi. Alle 17 Gianni Olla col libro “A morte i padri. Cinema e film negli anni della contestazione” (Cuec), seguito da Francesco Casula con “Omines e feminas de gabbale” (Alfa Editrice) e Giovanni Follesa e Rossana Copez su “Back to Sardinia. Sulle tracce di D.H. Lawrence” (Condaghes). Alle 19 Tonino Oppes e Rossana Copez (“Pietre da fiaba”, Carlo Delfino Editore), e alle 19.30 Roberto Paracchini (“Guardando le formiche dal basso”, Aipsa edizioni).Domenica 11 si comincerà alle 11.30 con la presentazione del romanzo di Pietro Picciau “Le carte del re e il marchese di Palabanda” (Arkadia). Di pomeriggio alle 17 sarà Emanuele Cioglia, autore di “Mutamorfosi” (Condaghes), seguito alle 18 da Gabriella Locci e Milena Agus che presenteranno “Rejna. Viaggio di sogni e utopie. L’ universo femminile tra la Sardegna e la Spagna” (Mediando Edizioni e Casa Falconieri). Gli ultimi due appuntamenti di “LetteraturaChilometroØ ” vedranno protagonisti alle 19 Franco Mannoni con “Se ascolti il vento” (Arkadia), e alle 19.30 Giovanni Follesa e Rossana Copez con “Giganti di pietra” (Arkadia).
Discorso sul futuro di internet
Il Sole 24 Ore
Fiorenza Lipparini
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Che cosa si aspettano gli europei dalle tecnologie dell’ Internet nei prossimi dieci anni? Il primo dato che emerge della consultazione promossa dal progetto REIsearch per coinvolgere i cittadini dell’ Unione nel dibattito sul futuro della rete è che il tema interessa solo una piccola parte della popolazione, per lo più uomini tra i 25 e i 55 anni, laureati e che spesso lavorano o fanno ricerca nel settore. Meno del 25% dei partecipanti alla consultazione online – che ha visto coinvolte 23mila persone e ottenuto 4mila risposte complete – sono donne, e meno dell’ 1% sono ragazzi sotto i 16 anni. La situazione non cambia se guardiamo alla network and sentiment analysis: tra le oltre 350mila persone che parlavano del futuro di internet tra novembre e aprile di quest’ anno, meno di 15mila (4%) avevano meno di 21 anni e meno di 87mila (24%) erano donne. Nonostante i limiti evidenti di entrambi gli approcci utilizzati per catturare i pensieri, le paure, le priorità e le speranze degli europei rispetto al futuro di internet e al suo potenziale impatto sulle nostre vite, sul mercato e sulla società, il problema di partecipazione è evidente. Si tratta di un tema fondamentale: l’ assenza di diversità tende infatti ad auto-rinforzarsi, seguendo un meccanismo simile a quello delle “echo-chambers”, le bolle informative rese possibili dagli algoritmi che governano i flussi di ciò che vediamo su internet e che ci portano progressivamente a interagire solo con persone e contenuti simili a noi e a quello che pensiamo. I risultati forniscono alcune indicazioni sulle priorità che i cittadini vorrebbero riflesse nelle strategie digitali dell’ Unione e degli stati membri. C’ è grande consapevolezza sia dei rischi che delle opportunità implicate dalla rivoluzione tecnologica in corso, e un genuino interesse nel capire meglio la direzione di viaggio, al di là degli eccessi tanto dell’ ottimismo che del pessimismo tecnocratici. Molte delle conversazioni monitorate su social media, infatti, ruotano intorno alla necessità di preservare la neutralità della rete – e di conseguenza l’ accesso a internet per tutti, assicurare la privacy, la sicurezza e la tutela della proprietà dei dati di chi naviga. Quasi il 90% dei partecipanti alla consultazione desidera che i social media del futuro consentano di avere pieno controllo dei propri dati personali. L’ 88% ritiene che la privacy sia il valore europeo più importante da difendere, seguito dalla decentralizzazione per evitare l’ instaurarsi di monopoli (74%). Emerge inoltre un’ autentica preoccupazione sulla possibilità che la profilazione degli utenti basata sull’ analisi dei loro dati stia minando il processo democratico, falsando l’ esito di eventi fondamentali come le elezioni. La diffidenza nei confronti delle imprese che gestiscono grandi quantità di dati è lampante: l’ 80% dei partecipanti ritiene importante limitarne il potere, e oltre il 70% vorrebbe più fondi investiti per la creazione di piattaforme europee basate su principi democratici e open-source che potrebbero costituire un’ alternativa decentralizzata alle grandi piattaforme americane. Quasi l’ 80% concorda sul fatto che è necessario agire per arginare fenomeni come le fake news e le eco-chambers, soprattutto investendo costantemente nello sviluppo del senso critico dei cittadini. C’ è inoltre un difficile equilibrio ancora da trovare tra il diritto all’ accesso all’ informazione e quello alla libertà di parola, per cui mentre una maggioranza di persone appoggia un approccio regolamentare “duro” per quanto riguarda la protezione dei dati e della privacy, per quanto riguarda le fake-news la regolamentazione non sembra la risposta giusta, perché troppo vicina a forme di censura e controllo sociale potenzialmente ancora più pericolose per la democrazia. Queste preoccupazioni sono anche al centro delle discussioni su potenziali nuovi prodotti, servizi ed imprese da sviluppare usando tecnologie come l’ intelligenza artificiale, l’ analisi dei dati, la realtà virtuale e l’ internet delle cose (Iot): l’ Europa, che vanta oggi una legislazione tra le più avanzate del mondo per quanto riguarda la sicurezza informatica, la protezione dei dati personali e la tutela della privacy, ha il potenziale per diventare il primo player globale nello sviluppo di soluzioni di prodotti e servizi (software, hardware, servizi di hosting e gestione dei dati, ecc.) che incontrino le esigenze e le aspettative degli europei in termini di sicurezza e privacy. Infine, vi è grande apprensione circa le implicazioni sociali del processo di automatizzazione del lavoro, e in particolare in relazione alla sofisticazione crescente dei sistemi di intelligenza artificiale che potrebbero rendere ridondanti molti lavoratori nel settore dei servizi. Di fatto, solo uno su cinque di chi ha risposto ritiene che l’ avvento delle nuove tecnologie internet migliorerà le condizioni di lavoro di tutti gli Europei. L’ aspetto più interessante rimane però la grande aspettativa nei confronti della mano pubblica, alla quale è richiesto di saper intercettare e gestire la rivoluzione digitale adattando i sistemi di protezione sociale vigenti in modo da assicurare una ridistribuzione non tanto dei profitti, ma della possibilità di sviluppare capacità e conoscenze tali da mettere ognuno nella posizione di approfittare al meglio dell’ internet del futuro. – Fiorenza Lipparini è director of research presso Plusvalue e project manager di REIsearch @flipparini © RIPRODUZIONE RISERVATA.
La rete delle persone e l’ anatomia del web
Il Sole 24 Ore
Guido Romeo
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Se è vero che l’ internet delle cose mostra crescite esponenziali di qui a dieci anni, come evolverà l’ internet delle persone è molto meno chiaro alla luce dei risultati dell’ indagine REIsearch sulla «Next Generation Internet», che mostra come l’ interrogarsi sul futuro di internet sia ancora un esercizio che fatica a prendere la forma di un dibattito allargato a tutta la società. Il report dell’ iniziativa disponibile da alcuni giorni su Reiserach.eu non dà raccomandazioni esplicite di politiche da attuare, ma indica alcune aree di azione. Sul fronte delle imprese e del lavoro, dove digitalizzazione, industria 4.0 e aziende piattaforma stanno già creando forti disruptions, l’ indicazione è quella di spingere sui punti di forza tipicamente europei come, per esempio, il settore fintech già individuato come area prioritaria dalla Digital single market strategy, che potrebbe essere sostenuto con più ricerca sulle applicazioni delle blockchain, ma anche sulla privacy e la protezione dei dati personali (un valore fondamentale per oltre l’ 80% di chi ha risposto alla consultazione di REIsearch). Particolarmente delicata è la situazione sul fronte sociale dove va vinta una certa diffidenza dei cittadini di fronte alla trasformazione digitale, ma soprattutto vanno sostenute le piccole e medie imprese, le startup e le imprese sociali che caratterizzano il Vecchio continente, e soprattutto l’ Italia, con misure per permettere loro di approfittare appieno del digitale, cominciando dall’ accesso alla banda larga. Il tema dell’ accesso alla connettività e della net-neutrality (ovvero il divieto di creare una rete a due velocità), un po’ snobbato dalle grandi conversazioni pubbliche, emerge infatti come un tema centrale per la crescita europea. Infine, la questione più bruciante sul fronte socio-economico rimane quella delle competenze, sia di chi già lavora (e magari si deve riqualificare) ma soprattutto dei ragazzi oggi in formazione. Se è infatti vero che gli europei sono abbastanza fiduciosi delle proprie skill digitali come rilevato dall’ ultimo Eurobarometro, i risultati dei test Pisa dell’ Osce non sono incoraggianti e mostrano che un adulto su quattro h problemi di scrittura e lettura e uno su due non ha adeguate skill digitali. Sul fronte dell’ informazione e della democrazia, l’ indicazione più importante è che il prossimo decennio offrirà all’ Europa l’ opportunità per indirizzare lo sviluppo di Internet in armonia con i suoi valori più fondamentali come, appunto, la dignità del cittadino e quindi la sua privacy e il controllo dei suoi dati personali, ma anche l’ accesso a fonti di informazione di qualità (il 94% pensa che sia cruciale per la prossima generazione della rete) per limitare la diffusione di fake news e di altri fenomeni che – come abbiamo visto per Brexit e per il voto francese – possono minacciare il buon funzionamento di una democrazia. Dalla consultazione arriva però anche un’ indicazione per modulare la regolamentazione di questo settore. Mentre sul fronte della privacy e dei dati personali si evince un forte sostegno per un approccio regolatorio più muscoloso, l’ idea di limitare la libertà di espressione non piace. Sul fronte della sfera personale, dove i confini tra il nostro mondo digitale e quello fisico sono sempre più evanescenti visto che i dati generati dai nostri comportamenti e azioni confluiscono nel cloud per diventare la base di servizi e informazioni, i fronti sui quali lavorare sono tre. Quello della privacy ovviamente, ma anche della neutralità della rete che è percepita dagli europei come un presupposto fondamentale per permettere che i valori fondanti dell’ Europa come dignità umana, supremazia della legge ed uguali diritti, siano parte integrante dell’ internet del futuro: che deve essere decentralizzata per evitare il consolidarsi di monopoli e trasparente nei suoi processi per permettere l’ accountability di transazioni e costi. Un altro settore fortemente sensibile per la tutela della nostra sfera personale è quello della cybersecurity e la protezione dei dati personali che deve essere rafforzata per far fronte alle nuove minacce, come il recente ransomware Wannacry, che ha bloccato oltre 300mila computer in tutto il mondo. Azioni su questo fronte saranno sempre più necessarie con il progredire di quel “internet of everything” che sta trasformando le relazioni tra uomini e macchine in una sorta di simbiosi vitale per tutto il sistema. Questa linea di lavoro sarà ancora più cruciale con il crescere in importanza delle componenti di intelligenza artificiale dei sistemi, per i quali c’ è un tema di sicurezza (come mantenere al sicuro da attacchi i sistemi di IA e proteggerci da eventuali conseguenze) ma anche di controllo (come gli umani mantengono il controllo di queste entità). Su questo fronte, l’ Unione Europea può giocare un ruolo chiave grazie alle sue normative sulla protezione dei dati che impongono alle aziende di notificare tempestivamente gli attacchi ai propri utenti, ma anche con iniziative dedicate alla ricerca come la Cloud Flagship Initiative, che mira alla creazione di poli di eccellenza sui temi della cybersecurity. @guidoromeo © RIPRODUZIONE RISERVATA.