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Rassegna Stampa del 25/01/2019

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Diana Athill, addio all’ editor dei grandi

Corriere della Sera

JESSICA CHIA

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Celebre editor e autrice lei stessa, è morta a 101 anni Diana Athill, artefice per oltre un cinquantennio del successo di grandi romanzieri fra cui John Updike e Margaret Atwood. Lo ha annunciato ieri la casa editrice Granta Books che ha confermato la sua scomparsa, avvenuta mercoledì a Londra. Nata nella capitale britannica nel 1917, Athill si laurea a Oxford nel 1939 e durante la Seconda guerra mondiale lavora per la Bbc. Dopo aver aiutato André Deutsch a creare la casa editrice che porta il suo nome, vi resterà a lavorare per oltre quattro decenni. Nella sua lunga carriera lavora come editor – e come coautrice nascosta – di grandi nomi quali Philip Roth, Mordecai Richler, Jean Rhys, V.S. Naipaul, Norman Mailer. Negli anni, Athill porta avanti la passione per la scrittura, diventando famosa come memorialista. Nel 1963 pubblica il romanzo autobiografico Sarebbe bastata una lettera (Bur, 2011); nel 1969 scrive After a Funeral , dopo il suicidio del compagno, lo scrittore Waguih Ghali (pubblicato negli anni Ottanta). Il successo arriva nel 2000, già ultraottantenne: prima con Stet, An Editor’ s Life (Granta Books), racconto autobiografico sull’ essere donna in un mondo letterario dominato dagli uomini, e poi con Da qualche parte verso la fine (Rizzoli, 2010), vincitore nel 2009 del Costa Book, quando Athill ha 91 anni. Nel 2017 in Italia è uscito il doppio memoir Diario fiorentino. Viva! (Bompiani).

Rai, alla pubblicità l’ ex Mediaset Tagliavia

Il Fatto Quotidiano

Gianluca Roselli

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Un proliferare di nuove poltrone (cinque) e doppi incarichi. Con Monica Maggioni che va a Raicom e l’ ex Publitalia Paolo Tagliavia a Rai Pubblicità. Mentre Marcello Foa e i consiglieri di maggioranza raddoppiano gli incarichi.Il cda andato in scena ieri in Rai è di quelli pesanti. In sette ore di riunione, infatti, Fabrizio Salini ha presentato il suo piano industriale 2019-2021. Una “rivoluzione” a cui lavora da sei mesi. Che mette il digital, il web e il coordinamento tra le reti al centro della sua azione. E crea due nuove strutture: Rai Format, che avrà l’ obiettivo di studiare nuovi format televisivi così da ridurre gli acquisti di programmi esterni, e Rai Doc, dove si produrranno documentari, settore in grande ascesa a livello internazionale. Ma partiamo dalle nomine. Come già annunciato, Maggioni diventa ad di Raicom, la consociata che vende all’ estero i diritti dei programmi. Un ruolo di grande potere che l’ ex presidente è riuscita a ottenere a patto di mantenere sotto questa struttura la realizzazione del canale in inglese, il progetto a cui Maggioni sta lavorando già da mesi. Per lei, dunque, partita vinta. Presidente di Raicom sarà invece Marcello Foa, che si attribuisce quest’ altra carica, annunciando però che rinuncerà al compenso aggiuntivo di 40 mila euro. Doppi incarichi che riguardano anche altri consiglieri. Beatrice Coletti e Giampaolo Rossi entreranno nel cda di Rai Pubblicità e Igor De Biasio in quello di Raicom, rinunciando tutti al compenso (20 mila euro). Scelta criticata da Rita Borioni. “Sono fortemente contraria a questi doppi incarichi. E nessuno ha chiarito quali siano stati i criteri di autoselezione”, afferma la consigliera di area Pd. Altra nomina importante è quella di Gian Paolo Tagliavia a Rai Pubblicità, mentre l’ attuale ad Antonio Marano (manager di lungo corso, un tempo punto di riferimento della Lega in Rai) passa alla presidenza. Tagliavia nasce come uomo Mediaset: inizia la sua carriera in Publitalia, dove resta tre anni prima di passare, nel 1999, a Mtv pubblicità. Ed è qui che conosce Antonio Campo Dall’ Orto, che nel 2015 lo porta in Rai, affidandogli il settore digital. Dove Tagliavia lavora bene: è lui a creare Raiplay, uno dei maggiori successi di Viale Mazzini degli ultimi anni. Ora toccherà a lui risollevare gli introiti pubblicitari, che nel 2018 hanno registrano un meno 2,6% (630 milioni il fatturato). Per finire, sono stati nominati i vicedirettori di Raisport (Enrico Varriale, Marco Civoli, Raimondo Maurizi, Gianni Cerqueti, Bruno Gentili e Alessandra Di Stefano) e di Rai Parlamento (new entry è Iman Sabbah, confermati Fulvio Meconi, Susanna Petruni e Alfonso Samengo). Ma torniamo al piano industriale. Che, oltre a Rai Format e Rai Doc, prevede altre due strutture. La prima sarà una direzione di distribuzione, ovvero un soggetto che agirà al di sopra delle reti per meglio distribuire i programmi Rai su canali e palinsesti. Altra novità è la creazione di una direzione web: il sito Internet verrà potenziato e scorporato da Rainews, diventando testata a sé. Ed è qui che Salini vorrebbe Milena Gabanelli, con cui un dialogo è in corso. Altro scorporo e nascitura testata sarà quella del Giornale Radio, che verrà diviso da Radiouno. Cosa che sta sollevando proteste. “Lo scorporo del Gr da Radiouno è una pericolosa scelleratezza che vedrà la nostra opposizione”, fa sapere il cdr del Giornale Radio. Insomma, tutto il contrario del piano di Luigi Gubitosi, che accorpava redazioni e tagliava direttori. Qui, invece, le poltrone aumentano.

Rai, piano industriale con newsroom unica

Il Sole 24 Ore

Andrea Biondi

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Due nuove direzioni che si occuperanno di format originali (Rai Format) e di documentari (Rai Doc); piano news in tre fasi per arrivare a una newsroom unica «di flusso»; una RaiPlay che si trasformerà in «piattaforma in grado di produrre contenuti esclusivi e nativi digitali» e poi, come da Contratto di servizio, un canale in lingua inglese e uno istituzionale. Il lungo Cda di ieri è stato in questo senso un passaggio chiave per la Rai targata Fabrizio Salini che prova a ridisegnarsi come media company per il futuro. E questo soprattutto con le due nuove direzioni che produrranno contenuti da distribuire poi su tutte le piattaforme. Il board di Viale Mazzini ha avuto così il primo assaggio delle linee guida del Piano industriale 2019-21 che dovrà essere presentato al Mise entro inizio marzo. Per il finanziamento del piano – si legge in una nota della Rai – si provvederà alla «ottimizzazione dei costi, senza alcuna contrazione occupazionale ma attraverso una minor sovrapposizione dei palinsesti; alla riduzione delle inefficienze; alla revisione dei fabbisogni del settore informazione che resta per la Rai cruciale». Sarà poi da capire anche il cammino del progetto relativo all news, che partirà dal rafforzamento del polo all news con la creazione di una testata digitale, per proseguire con il potenziamento con sport e informazione istituzionale e poi newsroom unica. Tematica scottante, questa, come dimostra il passato. Ad alimentare la polemica politica ieri sono state però le nomine nelle consociate. A partire da quella del presidente Marcello Foa alla presidenza di Rai Com, avvenuta però rinunciando al compenso. L’ ex presidente Monica Maggioni è stata designata nuovo ad Raicom mentre Gian Paolo Tagliavia prenderà la guida di Rai Pubblicità . Dopo la designazione le nomine andranno confermate dalle assemblee. Ma intanto a far storcere il naso è stato il fatto che in quelle consociate siano entrati anche i consiglieri della stessa Rai: Beatrice Coletti e Giampaolo Rossi a Rai Pubblicità insieme con Maria Pia Ammirati e Antonio Marano confermato presidente. L’ altro consigliere Igor De Biasio è invece entrato in Rai Com insieme con Roberto Ferrara e Silvia Calamandrelli. Anche i consiglieri, come Foa, rinunceranno ai compensi. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

L’ agenzia? A portata di WhatsApp

Italia Oggi

FRANCESCA SOTTILARO

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Per comunicare la propria mission al grande pubblico l’ agenzia milanese MelisMelis, fondata nel 1983, ha scelto un anno fa il linguaggio della messaggistica di WhatsApp con affissioni a scorrimento comparse lungo le strade della metropoli lombarda dove è nata. Massimo Melis, ceo della società che accompagna marchi come Sky e Bayer, Unes e Gabetti, ne ha fatto una scelta strategica: «siamo in un’ epoca», spiega a ItaliaOggi, «in cui è fondamentale che la creatività e il linguaggio siano adeguati al mercato. Talvolta i brief di una campagna arrivano via messaggio e mentre si è fuori. Oltre gli orari di lavoro ormai c’ è sempre qualcuno che risponde. Così abbiamo voluto spiegare che con noi si può parlare sempre». Il claim di MelisMelis è «L’ agenzia che semplifica la vita alle aziende» e così si definisce fin dalle sue pagine web: «diretta ai risultati, nessun network internazionale, nessun guru o dottrina da seguire». «Siamo nati nel pieno boom dell’ advertising, quando pubblicità voleva dire pagine sui quotidiani e spot televisivi», racconta il ceo dell’ agenzia. «Le competenze, come i mezzi, nell’ ultimo decennio sono state scosse da un tasso di innovazione che non ha precedenti. Ma molto, credo, deve ancora arrivare. Quelli che sono rimasti invariati sono i messaggi e l’ obiettivo. Anche se molte campagne sono fatte per reputation, nella maggior parte dei casi si vuole ancora vendere qualcosa». Poi bisogna adattarsi alle piattaforme: «Unes, per esempio, nostro cliente da 10 anni, vende su Amazon Prime ed è stato tra i primi ad avere una pagina social», sottolinea. «Certo, se si segue su Twitter il suo presidente e a.d., Mario Gasbarrino, interviene anche su politica e calcio come fa l’ a.d. di Conad Francesco Pugliese. Ma è importante parlare su ogni canale: la politica impatta sull’ economia e il supermercato è il primo luogo in cui tutto ciò si vede, è il più grande campione di analisi». Gli ultimi 15 anni di stravolgimenti della comunicazione e dei media hanno coinciso per MelisMelis, specializzata dall’ advertising al retail marketing, dalle media relations ai social, con un rilancio: «Abbiamo consolidato i top brand in portafoglio con cui abbiamo iniziato una strada insieme e ne sono arrivati di nuovi», racconta Melis. «Dopo Sky (dal 2003), fra gli altri, il Gruppo Unes/ViaggiatorGoloso (dal 2008), e poi Hays, Volotea, Gruppo Gabetti, Intesa Sanpaolo (per gli eventi), Norwegian, Bayer, Nexi. È stato anche un periodo di crescita, il 2018 dovrebbe chiudersi a 3,7 milioni di fatturato e contiamo su un team passato da 8 a 28 persone». C’ è anche il cuore sulle start up, «anche se è un investimento a tutti gli effetti», aggiunge il ceo dell’ agenzia. «Fra le ultime che abbiamo seguito LavaDì, la lavanderia a domicilio che funziona via app ed è estensione di un progetto nato a Londra, dove ha un grandissimo riscontro soprattutto fra i giovani». L’ Italia? Per Melis «è un videogioco dove, eliminato un avversario, ne compare un altro», sottolinea. «Parlo soprattutto di burocrazia, di norme che ne inficiano altre e di lavoro. Faccio un esempio: si vuole dare un bonus ai dipendenti e se arriva spariscono gli 80 euro istituiti da Renzi. E questa è solo una». Di ricette per la buona comunicazione non ne dispensa: «Mi scoccia dirlo ma i social e il digitale sono spesso efficaci per raggiungere un target. Detto ciò, bisogna osare di più anche sulla carta stampata. Mi viene in mente un proverbio cinese: quando il mare sale anche la barca deve salire». © Riproduzione riservata.

Disney, streaming già in rosso

Italia Oggi

MARCO LIVI

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Una perdita netta che supera il miliardo di dollari (e sfiora i 925 milioni di euro) non è un buon punto di partenza, ancor prima di avviare un’ attività. Ma è quello che sta capitando a Disney, che lancerà quest’ anno il proprio servizio di video on demand Disney+. Ma come fa il colosso di Topolino a essere già in rosso? Succede attraverso le sue partecipate Hulu e BamTech. La prima e più importante società è una piattaforma video con all’ attivo 25 milioni di abbonati, di cui Disney aveva prima il 30% e, dopo l’ acquisizione della 21st Century Fox, è arrivata al 60% (il restante 30% circa è in mano alla concorrente Comcast che, contro Disney, è invece riuscita ad accaparrarsi Sky dall’ impero mediatico di Rupert Murdoch). Se Hulu perde ora 580 milioni di dollari (511,3 milioni di euro) e precedentemente ne aveva lasciati sul terreno altri 421 milioni (in euro 371,1 milioni), esiste una seconda fonte di rosso nel conglomerato del divertimento guidato dall’ a.d. Bob Iger. Si tratta per l’ appunto di BamTech, acquisita meno di un anno e mezzo fa. La controllata registra una perdita netta pari a 469 milioni di dollari (413,4 milioni di euro). L’ importanza di Hulu sta tutta nel suo pubblico in fase di crescita e nel catalogo che sta spingendo su contenuti originali; rappresenta perciò un valido alleato per il servizio Disney+ che verrà. Invece, nel caso di BamTech, il valore aggiunto è il supporto tecnologico fornito a Espn+, a sua volta il servizio streaming dedicato allo sport del gruppo Disney. In prospettiva BamTech lavorerà anche e soprattutto per Disney+. Insomma, il gioco si fa duro nel mondo dello streaming e capita prima ancora che tutti i concorrenti siano in campo. All’ appello, manca per esempio Comcast che, in aggiunta a tutti gli altri operatori, sta preparando la propria offerta di video on demand. Da tempo, però, l’ attenzione si era concentrata solamente su Netflix e le sue difficoltà di sostenere i conti a causa dei sempre più crescenti costi di produzione (vedere ItaliaOggi del 18/7/2018). Debolezza che diventa ancora più seria per Disney che deve ancora debuttare e attirare sottoscrittori (a differenza di Netflix che ha già dalla sua più di 139 milioni di abbonati a pagamento). Quindi, prima si sbarca sullo streaming on demand (e non è il caso di Disney), meno impegnativo può essere l’ impegno di produzioni premium e campagne marekting che, altrimenti, devono andare alla rincorsa dei competitori. Il trend dei costi non è destinato invertire la rotta verso il basso, anzi. Nel caso specifico di Disney, il controllo delle spese dipenderà anche dalla decisione di smettere o meno di vendere a piattaforme terze i propri titoli, a partire soprattutto dai vari (e sempre amati dal pubblico) spin-off di Guerre Stellari. Al momento, comunque, Disney si è impegnata ufficialmente ad avviare la sua programmazione il prossimo 11 aprile, come indicato in un documento depositato presso la Securities and exchange xommission, la commissione per la Borsa Usa. Secondo le stime degli analisti della banca d’ investimento Ubs, Disney+ può raggiungere i 5 milioni di sottoscrittori totali nei primi 12 mesi di attività e 50 milioni complessivi nei primi cinque anni. © Riproduzione riservata.

Giornali Usa, persi mille posti di lavoro in un giorno tra BuzzFeed, Gannett e Verizon

Italia Oggi



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Oltre mille posti di lavoro nel settore dell’ informazione statunitense andati persi in un giorno. Ieri, infatti, sono stati annunciati importanti tagli da BuzzFeed, Gannett e Verizon Media, rispettivamente il giornale online statunitense, l’ editore del quotidiano cartaceo Usa Today e di varie testate locali e, ancora, il gruppo di telecomunicazioni che controlla Aol, Yahoo e Huffington Post. BuzzFeed (che detiene invece BuzzFeed Media, testata del presunto scoop su Michael Cohen e Donald Trump, secondo cui il presidente Usa avrebbe ordinato al suo avvocato di mentire al Congresso) taglierà circa 250 posti di lavoro, ovvero il 15% del totale. Già nel 2017 la società aveva tagliato altri 100 posti ma, questa volta, gli esuberi che inizieranno a uscire operativamente dalla settimana prossima rappresentano la maggiore ondata di licenziamenti. «Negli ultimi mesi abbiamo esaminato a fondo le tendenze del nostro business e l’ evoluzione dell’ economia delle piattaforme digitali. Abbiamo sviluppato una buona comprensione dei team da consolidare, dei contenuti sui quali concentrarci», ha dichiarato il ceo Jonah Peretti, che si è definito comunque «fiducioso» sulle sorti del giornale che in poco più di dieci anni ha attirato fondi per quasi 500 milioni di dollari (pari a 442,6 milioni di euro). Per quel che riguarda Verizon Media, sono circa 800 i posti di lavoro a rischio, che corrispondono al 7% del suo organico complessivo. C’ è infine Gannett che ha deciso di ridurre di oltre 20 posti di lavoro, ma l’ organico dovrebbe essere ulteriormente sottoposto a cura dimagrante nelle prossime settimane.

La Rai tiene ancora la Champions

Italia Oggi

CLAUDIO PLAZZOTTA

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La Rai ha deciso di esercitare l’ opzione in scadenza il prossimo 31 gennaio e acquisterà da Sky anche per la stagione 2019-2020 i diritti tv per la partita in chiaro della Champions league di calcio. Una brutta notizia per Mediaset, che, quindi, continuerà a restare senza diritti sportivi pregiati ancora per molto tempo. La Champions league di calcio, come detto, è una esclusiva Sky fino al 2021 (con partite in chiaro sulla Rai), così come l’ Europa league (partite in chiaro su Tv8). La Coppa Italia e le partite della Nazionale di calcio sono esclusiva Rai, così come i migliori 27 incontri del prossimo Campionato Europeo 2020. La Serie A di calcio va su Sky e Dazn. La Formula Uno andrà solo su Sky e Tv8 almeno fino al 2020, così come il MotoGp, il cui contratto scade nel 2021. Insomma, al Biscione, nel caso, rimangono solo le briciole (tipo la Nations league o le partite di qualificazione agli Europei di calcio, ma sempre esclusi i match dell’ Italia, oppure, nei motori, la Formula E). Si giocherà sui programmi di approfondimento, sui notiziari. Ma lo sport, che dovrebbe avere spazi importanti sulle grandi reti generaliste e che ha dimostrato peraltro di funzionare con i Mondiali di calcio in Russia, continuerà a latitare dalle parti di Cologno Monzese, per un gruppo che sembra essere rimasto oltremodo scottato dalla esperienza della pay-tv Premium (peraltro, sembra quasi incredibile, ma ci sono ancora 600 mila abbonati) e dei costosi diritti sportivi. E che, in maniera piuttosto discutibile, ha preferito investire attorno ai 25 milioni di euro per il fumoso progetto Adrian di Adriano Celentano, sottraendosi invece dall’ asta per i diritti tv 2018-2021 della Coppa Italia di calcio (un prodotto che negli anni ha dimostrato di funzionare sempre molto bene in tv), acquisiti lo scorso maggio dalla Rai per 35 milioni di euro all’ anno. Restando dalle parti di viale Mazzini, ieri l’ amministratore delegato Fabrizio Salini ha presentato in consiglio di amministrazione il piano industriale 2019-2021, messo a punto dopo sei mesi di lavoro e che dovrà essere approvato dal cda entro marzo, in cui «le reti diventano interpreti dei bisogni dei consumatori focalizzandosi su palinsesti sempre più cuciti su misura e migliorando l’ esperienza di visione». A coordinamento delle reti sarà prevista una direzione di distribuzione. L’ offerta sarà ampliata pure con un canale in inglese. Sul fronte dell’ informazione, il piano industriale di Salini prevede tre fasi. Nella prima ci sarà il rafforzamento di un polo all news con la creazione di una testata digitale (per la cui direzione gira il nome di Milena Gabanelli); nella seconda fase ci sarà il potenziamento della testata digitale con lo sport e l’ informazione istituzionale; nella terza si realizzerà l’ integrazione dei poli informativi in una newsroom di flusso, pur mantenendo i brand di punta dell’ informazione Rai. A Viale Mazzini diventerà poi centrale il ruolo di Rai Play, che si trasformerà in una piattaforma in grado di produrre anche contenuti esclusivi e nativi digitali. Ed è pure per questo che nascono le divisioni Rai Doc (produzione di documentari), alla cui direzione dovrebbe andare Maria Pia Ammirati, e Rai Format (ricerca di format originali), per la cui guida è in pole position Andrea Fabiano. C’ è poi Gian Paolo Tagliavia che lascia RaiCom per diventare amministratore delegato della concessionaria Rai pubblicità, dove Antonio Marano rimane presidente. Mentre alla consociata RaiCom arriva Monica Maggioni come amministratore delegato, con il presidente Rai Marcello Foa nel ruolo di presidente. Infine, la Rai ha intenzione di lanciare una battaglia legale contro Sky, molto simile a quella sferrata a suo tempo da Mediaset: il tema è sempre quello dei diritti di ritrasmissione. Viale Mazzini, in sostanza, è pronta a denunciare Sky in sede civile e all’ AgCom per il fatto che la piattaforma televisiva del gruppo Comcast ospita e trasmette i canali Rai senza pagare nulla alla tv pubblica. © Riproduzione riservata.

Chessidice in viale dell’ Editoria

Italia Oggi



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Mondadori, Raffaele Leone alla direzione di Focus. Cambio di direzione a Focus. A partire dal numero in uscita il 21 febbraio, a guidare il mensile del Gruppo Mondadori dedicato alla divulgazione scientifica e all’ intrattenimento sarà Raffaele Leone, che, spiega Segrate, valorizzerà Focus «grazie a una varietà di contenuti ancora più ampia e a un nuovo sguardo sull’ attualità, con un approccio sempre scientifico e una rigorosa analisi dei fatti». Leone prende il posto di Jacopo Loredan, alla casa editrice dal 1996, inizialmente come vicedirettore di Focus, poi direttore di altre testate e al timone del mensile dall’ agosto 2014. Loredan è stato nominato event and brand development manager. Nato a Catania, 58 anni, Leone ha iniziato l’ attività professionale al quotidiano La Sicilia, per poi entrare nella redazione de l’ Indipendente. Nel 1994 è a Il Giornale dove ha ricoperto diversi ruoli, tra cui capocronista, responsabile della redazione romana e in seguito caporedattore centrale. Nel 2006 viene nominato vicedirettore del magazine Grazia, per poi passare l’ anno successivo a Panorama, dove assume il ruolo di vicedirettore del settimanale nel 2007, vicedirettore esecutivo nel 2009 e direttore nel gennaio 2018. K2, ritorna Mr Magoo. Il remake dell’ omonimo show degli anni Cinquanta arriva su K2 (canale 41 del digitale terrestre, gruppo Discovery Italia) in prima tv assoluta dal 4 febbraio dal lunedì al giovedì alle ore 18.15. Mr Magoo nasce negli Usa nel 1949, dalla fantasia di John Hubley per lo studio di animazione United Productions of America (Upa). Questa nuova edizione è ideata dalla casa di produzione francese Xilam. Il Tirreno, 60 mila lettori registrati. Nata appena cento giorni fa, la community del quotidiano toscano diretto da Luigi Vicinanza continua a crescere e taglia un altro traguardo. Dallo scorso ottobre il sito www.iltirreno.it è completamente disponibile agli utenti iscritti. Solo i lettori registrati, infatti, possono leggere e commentare tutti i contenuti giornalistici, prenotarsi per partecipare alle iniziative riservate (concerti, mostre, film) e ricevere tutte le sere intorno alle 19, sette giorni su sette, la newsletter quotidiana con la sintesi delle notizie più importanti della Toscana e nel mondo. Una seconda newsletter, dal lunedì al venerdì, viene inviata invece a chi preferisce approfondire i temi economici. Forum, sospeso uno dei giudici. La produzione Forum ha sospeso il rapporto di collaborazione con l’ avvocato Francesco Foti, uno dei giudici del programma di Mediaset. La decisione in attesa di verifiche su indiscrezioni di stampa che vedono l’ avvocato coinvolto in un’ inchiesta condotta dalla procura di Catania su un altro avvocato per bancarotta e riciclaggio. La società Corima che cura la produzione esecutiva del programma, ha informato Mediaset di aver sospeso temporaneamente e in via prudenziale il rapporto di collaborazione con l’ avvocato Foti, in attesa che venga chiarita la sua posizione. Cina, il motore di ricerca Bing è diventato inaccessibile. Bing, il motore di ricerca di Microsoft e unico estero ancora operativo in Cina, ha cessato di essere accessibile agli utenti cinesi e potrebbe essere stato bloccato dalla censura. Lo ha reso noto la stessa Microsoft, che si è tuttavia limitata a riferire del mancato funzionamento in attesa di capire quali azioni intraprendere. Il «Great Firewall» creato dalle autorità cinesi blocca da tempo una lista di siti che comprende Facebook, Twitter e diversi media internazionali, ma non è chiaro se anche Bing sia stato aggiunto alla lista nera o se si tratti di un semplice inconveniente tecnico. Amore e altri rimedi per Claudia Gerini su FoxLife. Dall’ 11 marzo su FoxLife (canale 114 di Sky) arriva Amore e altri rimedi, la nuova produzione originale di Fox Networks Group Italy che mette al centro le coppie in crisi e i loro problemi. La conduttrice del programma sarà Claudia Gerini.

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