Indice Articoli
I paletti al centro di produzione Rai:va salvato il «Timpano» del Portello
Portello, i palettial centro Rai Lodi, ai migrantiil primo round
Foa elogia i Tg:bene la guidasolo agli interni
Il trasloco Rai al Portello accelera La Lega: «Ora una fiction a Milano»
Ha finalizzato l’ acquisto di Panorama
Salvini e Di Maio dettano Salini obbedisce
Mondadori vende Panorama a Belpietro
Il veto dei broadcaster che mette a rischio il 5G
Rai, allarme sul ritorno dell’ extragettito
Fatta per i Tg, ora tocca ai direttori di Rete
Rai, semestrale in rosso per 4,9 milioni Il cda dà il via libera alle nomine dei tg
Chessidice in viale dell’ Editoria
“Fondi all’ editoria la Lega non li vuole abolire Il pluralismo è nella Carta”
Da “Uno mattina” a Sanremo La Rai gialloverde punta a una tv nazional-popolare
Il 75% dei giovani crede nei media
Osservatorio Stampa Fcp: dati settembre 2018
Rai, Foa: per le nomine scelte figure interne
I paletti al centro di produzione Rai:va salvato il «Timpano» del Portello
Corriere della Sera
P. Lio
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I travagliati progetti al Portello di un nuovo stadio del Milan e della highline verde di «Milano Alta» – poi naufragati rovinosamente – avrebbero fatto macerie di tutto. Ora, in vista del probabile sbarco di «mamma Rai», Palazzo Marino fissa i suoi paletti: salvate quella che fu la porta al quartiere fieristico, il «Timpano» di Bellini che dagli anni Novanta sovrasta i padiglioni. Il sogno di un nuovo grande centro di produzione in città per la tv di Stato ricorre da lungo tempo. Dopo tante ipotesi, la strada verso l’ area di Fondazione Fiera Milano sembra sempre più concreta. Anche se ad oggi, oltre alle promesse della componente leghista nel «governo del cambiamento» e nel consiglio d’ amministrazione dell’ emittente, manca ancora l’ ufficialità del trasferimento. I vecchi padiglioni abbandonati sono stati proposti in risposta all’ indagine di mercato bandita dalla Rai, e la trattativa è in corso. Gli spazi dovrebbero accogliere gli studi di via Mecenate, dove il contratto d’ affitto è in scadenza nei primi mesi del nuovo anno, ma potrebbe essere prorogato giusto per il tempo necessario al trasloco nella nuova «casa». Nel frattempo il Comune ne ha discusso ieri in giunta, con un’ informativa ai colleghi da parte dell’ assessore all’ Urbanistica, Pierfrancesco Maran. E Palazzo Marino decide di fissare alcuni paletti per l’ ennesima trasformazione del quartiere, che si augura possa davvero essere una «funzione di interesse generale, come appunto il nuovo centro di produzione Rai». In attesa di una nuova proposta di «Studio di Coordinamento Progettuale Unitario», l’ amministrazione indica indirizzi e priorità che riguardano in particolare il destino delle vecchie strutture fieristiche. Per la giunta, andrebbero conservate. Così come l’ inconfondibile «Timpano», la «porta» del quartiere disegnata dall’ architetto Mario Bellini, realizzato ormai 30 anni fa. Se dovessero servire maggiori volumetrie per sviluppare altre funzioni (uffici, piccole strutture di vendita e ricettive) l’ indicazione è prendere in considerazione la possibilità di spalmarle sugli altri lotti vicini, sempre di Fondazione Fiera, mentre sul fronte mobilità, privilegiare collegamenti ciclopedonali sul viale Scarampo. «Accogliamo con favore la nuova funzione che si delinea per il Portello», spiega l’ assessore Maran, che si augura «un proficuo lavoro comune dopo la falsa partenza dei progetti precedenti». «Avvieremo ora con Fondazione Fiera un percorso di condivisione per l’ attuazione dei contenuti dell’ accordo di programma affinché lo sviluppo dell’ area sia compatibile con le caratteristiche del quartiere».
Portello, i palettial centro Rai Lodi, ai migrantiil primo round
Corriere della Sera
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il Comune di Lodi cede sulle tariffe agevolate agli stranieri per le mense scolastiche: Mario Loy e Annabel Aimida avranno il diritto di pagare le tariffe minime, secondo l’ Isee, per il figlio di 8 anni. a pagina 12 In vista del probabile sbarco del centro di produzione Rai al Portello, Palazzo Marino fissa i suoi paletti: va salvato il «Timpano» di Bellini, la porta negli anni 90 del quartiere fieristico. a pagina 7.
Foa elogia i Tg:bene la guidasolo agli interni
Corriere della Sera
Paolo Conti
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Tutto come previsto a Viale Mazzini. Ieri via libera da parte del consiglio di amministrazione Rai alle nomine delle testate giornalistiche proposte dall’ amministratore delegato Fabrizio Salini. La direzione del Tg1 va a Giuseppe Carboni, quella del Tg2 a Gennaro Sangiuliano, il Tg3 a Giuseppina Paterniti, Gr Radio Rai a Luca Mazzà e la TgR ad Alessandro Casarin. L’ unico voto contrario in cda è stato quello di Rita Borioni, consigliere in quota pd. Soddisfatto il presidente Foa: «L’ aspetto rilevante di queste nomine è che sono tutte interne alla Rai. Si conferma il desiderio sia dell’ amministratore delegato Fabrizio Salini che mio di valorizzare le risorse interne e dare una importante chance professionale a chi lavora da tanti anni in azienda». E Salini conferma: «Gli eccellenti professionisti nominati sono tutti giornalisti di lungo corso all’ interno del servizio pubblico e, ognuno con la sua storia personale, sono garanzia di imparzialità, autonomia e indipendenza». Rita Borioni ha spiegato così il suo dissenso: «Il mio voto contrario non è rivolto alle singole persone che sono tutti professionisti affermati e risorse interne. Il mio no è per il metodo. Sono fermamente convinta che vengono prima i progetti delle persone e quindi non posso dire sì a delle persone non sapendo qual è il progetto che si sta mettendo in campo». Invece Riccardo Laganà, consigliere eletto dai dipendenti, invia gli auguri agli eletti ma aggiunge: «Dispiace che il mio invito ad una maggiore trasparenza nei processi di nomina, che avevo sintetizzato in una lettera al Consiglio, non sia stato raccolto». La prossima tappa saranno i direttori di testata e quello di Rai Sport. Il nome di Carlo Freccero continua a circolare insistentemente per Rai1: proprio Salini, nella sua intervista rilasciata a fine settembre al Corriere della Sera, aveva sottolineato la sua stima per l’ ex direttore di Rai2 e Rai4 ed ex consigliere Rai.
LIBERAMENTE SU YOUTUBE
Corriere della Sera
Gian Luca Bauzano
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Sfogliarlo, ma solo con gli occhi. Stimolati dalla ricerca di nuove risposte. Inattesi punti di vista. I contenuti diventano immagini, il linguaggio è quello video. Perché LiberiTutti ora parla anche il linguaggio di YouTube. Debutto con successo celebrato l’ altra sera a Milano con un evento al Santeria Social Club, centro polifunzionale nell’ area di Porta Romana. Serata durante la quale sono stati illustrati i ricchi contenuti del vero e proprio «palinsesto» YouTube che accompagnerà ogni settimana l’ uscita dell’ allegato del venerdì, in omaggio con il Corriere della Sera: quello in edicola domani dedica la cover all’ olimpionica di nuoto Federica Pellegrini. «L’ impegno e gli investimenti nel gruppo Rcs di questi due anni e gli ottimi risultati conseguiti, oggi consentono di presentare questo progetto. L’ autorevolezza del Corriere confermata pure sul web: corriere.it ha ben 22 milioni di utenti unici al mese. E li faremo crescere», ha commentato Urbano Cairo presidente di Rcs MediaGroup nel corso della serata. Autorevolezza da sempre legata a una parola chiave: libertà. «In cui si è sempre identificato questo quotidiano. Libertà di idee e scelte di vita – sottolinea il direttore del Corriere Luciano Fontana -. L’ essere ora presenti su un social come YouTube conferma la nostra volontà di procedere in una costante innovazione. Scegliere mezzi adeguati per raggiungere un pubblico più vasto e giovane». Per il genere di temi trattati da LiberiTutti, la naturale evoluzione dell’ allegato non poteva che essere l’ approdo su YouTube, social da 1,9 miliardi di utenti/mese, un progetto in collaborazione con Google. «Un’ operazione come questa ha enormi potenzialità – spiega Fabio Vaccarono, country managing director di Google Italia -. YouTube è la destinazione naturale per chi cerca nuovi stimoli e consigli e il mondo dei video la risposta: l’ 84% del traffico nazionale e internazionale di Internet predilige questo mezzo». Delle potenzialità del progetto è convinto Raimondo Zanaboni, direttore generale Rcs Pubblicità: «Il primo prodotto social tv da noi proposto. Ma siamo in grado di esprimerci su piattaforme e con linguaggi diversi». Si tratta di «un capitolo nuovo, capace però di mantenere la storica identità di questo quotidiano», dice Barbara Stefanelli, vicedirettore vicario del Corriere della Sera. Di cui LiberiTutti è il «cuore selvaggio». Come ama definirlo il suo caporedattore Michela Mantovan: «Un originale punto di osservazione: dal linguaggio alto e vario, per raccontare tante storie. Essere vicini alla gente. Come accade su YouTube». Sia chiaro LT YouTube, online dal 25 ottobre, non propone solo i contenuti del giornale cartaceo. «Ogni giorno metterà in Rete clip video create ad hoc e appuntamenti fissi – anticipa Mantovan -. Come Canzoni interrotte. Ma ci sarà anche Sblocca il cellulare: svelata l’ anima dello smartphone di Linus e le 5 cose che sono meglio dopo i 50 anni, le rivela Maria Grazia Cucinotta». E tra le cose migliori live e on stage pure musica e cibo: una performance di Elisa e una torta per festeggiare dello chef Ernst Knam. LiberiTutti di peccare di gola.
Il trasloco Rai al Portello accelera La Lega: «Ora una fiction a Milano»
Il Giornale
Chiara Campo
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Chiara Campo Prende quota il progetto di trasferimento della Rai da via Mecenate al Portello. La giunta comunale ha approvato ieri un’ informativa che accoglie «il buon esito dell’ indagine di mercato bandita dalla Rai per il trasloco del centro di produzione nei padiglioni 1 e 2 dell’ ex polo fieristico» e chiede «a Fondazione Fiera Milano una nuova proposta di Studio di coordinamento progettuale unitario». L’ assessore all’ Urbanistica Pierfrancesco Maran e la giunta insomma approvano il trasloco al Portello dopo che sono tramontati la prima ipotesi del nuovo stadio del Milan e il progetto Milano Alta di Vitali spa e dettano alcune linee «affinché lo sviluppo dell’ area sia compatibile con le caratteristiche del quartiere». Il Comune ha esplicitato indirizzi e priorità. Ha ribadito che «predilige» la conservazione degli edifici della vecchia fiera, compreso il mantenimento del timpano di Bellini, l’«insediamento di funzioni di interesse generale come il nuovo centro di produzione Rai», il «rispetto di alcune soluzioni progettuali che privilegino i collegamenti ciclopedonali sul viale Scarampo» e il «collocamento di ulteriori funzioni compatibili previste nell’ Accordo di Programma (uffici, piccole strutture di vendita, ricettivo) in altre aree libere all’ interno del perimetro». E si augura «di avviare un proficuo lavoro comune dopo la falsa partenza dei progetti precedenti», lo stadio bis rossonero e Milano Alta, anche se proprio Vitali potrebbe tornare in gioco per la realizzazione di un hotel. Il trasloco da via Mecenate al Portello che era stato già approvato dall’ ex cda dunque viene confermato dalla nuova governance e accelera. Secondo i rumors la Fiera potrebbe consegnare i manufatti nell’ estate 2019, nel frattempo la Rai dovrà allungare il contratto d’ affitto negli studios di Mecenate. Ma il rilancio dell’ azienda tv di Stato sul territorio è tra le priorità della Lega al governo. «Abbiamo tutte le intenzioni di rilanciare il centro di produzione Rai Milano» garantisce il capogruppo milanese del Carroccio e presidenze della Commissione Comunicazione e Trasporti della Camera Alessandro Morelli che ha candidato il Centro anche agli Ambrogini 2018 e anticipa che «a stretto giro sarà nominato un nuovo direttore». La partita vera sostiene Morelli sono «lo spostamento di alcune trasmissioni su Milano, la produzione di una fiction che abbia respiro internazionale e la possibilità di creare un polo innovativo per le telecomunicazioni». E sempre ieri la giunta, dopo il via libera dello Stato ai 18 milioni del Bando Periferie, ha approvato lo sdoppiamento degli studi di fattibilità di bonifica (2 milioni e 250mila euro) e realizzazione (12 milioni 750mila euro della scuola media di via Adriano. Nei prossimi giorni sarà approvato il piano esecutivo del secondo lotto del parco che prevede la posa di alberi e la realizzazione di viali e un’ area giochi per bambini. L’ avvio dei lavori, afferma l’ assessore alla Scuola Laura Galimberti, è previsto nella seconda metà del 2019.
Ha finalizzato l’ acquisto di Panorama
Il Giornale
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La Verità Srl, che edita l’ omonimo quotidiano fondato e diretto da Maurizio Belpietro, ha finalizzato l’ acquisto della testata giornalistica Panorama da Arnoldo Mondadori Editore. Nell’ operazione, la società è stata assistita dallo studio legale Bonelli Erede, da R&P Legal e Futuro all’ Impresa Advisory.
Salvini e Di Maio dettano Salini obbedisce
Il Manifesto
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Le poche righe recitavano così: «Per quanto riguarda la gestione del servizio pubblico radiotelevisivo intendiamo adottare linee guida di gestione improntate alla mag giore trasparenza, all’ eliminazione della lottizzazione politica, e alla promozione della meritocrazia nonché alla valorizzazione delle risorse professionali di cui l’ azienda già dispone». Benissimo, ma per strada queste linee, già di per sé sintatticamente un pochino involute, si devono essere alquanto ingarbugliate per poter davvero fungere da ‘guida’ alla compagine gialloverde, che dei proponimenti di maggio ha fatto salvo solo l’ ultimo, la valorizzazione delle risorse interne. Perdendosi invece indecorosamente tutti gli altri. Di traspa renza, infatti, se n’ è vista ben poca, di lottizzazione politica ce n’ è stata come nel passato e in modi a volte anche meno eleganti, infine la meritocrazia è stata utilizzata come ai tempi della prima repubblica quando in mezzo ai prescelti pro quota capitava che ci fosse qualcuno bravo e competente. Se poi pensiamo al tira e molla di una trattativa tra le forze di governo andata oltre ogni limite, preceduta da scelte per il Cda anch’ esse al di sotto di qualsiasi ipotesi di cambiamento; alle modalità del tutto inedite perl’ elezione di un Presiden te, che non solo ha il figlio nello staff di Salvini, ma è stato bocciato dalla Vigilanza che poi lo ha rivotato con metodo quanto meno discutibile; se pensiamo, ancora, alla pervicacia con cui il leader della Lega ha insistito su Foa, all’ impasse infinito del braccio di ferro sul Tg1, al ruolo del dg Salini immobilizzato in un umiliante compito notarile, non resta che sottolineare come alla Rai il cambiamento, quello vero, risulti ancora una volta un miraggio. Il governo Conte-Salvini-Di Maio non è che l’ ultima incarna zione di questa inesorabile e ferrea legge che detta storicamente le vicende di viale Mazzini. Con l’ aggravante, che fu anche di Renzi nonché di qualche suo predecessore (ad eccezione, è giusto dirlo, di Bersani che rifiutò nel 2012 di fare nomi di partito per il Cda dell’ azienda), di una assordante distonia tra la chiacchiera debordante e il nulla di fatto della pratica quotidiana. Resta in ultimo da capire quale sia in prospettiva il ruolo assegnato ad un direttore generale che finora non ha toccato palla. Escluso in sostanza da una partita giocata in solitudine da Sal vini e Di Maio, sarà interessante seguire le sue mosse in vista delle nomine alle reti, anch’ esse teoricamente, come quelle dei telegiornali, di sua competenza. Se Salvini l’ avrà vinta anche su Casimiro Lieto, l’ autore della Prova del cuoco amico della Isoardi che il leader della Lega vorrebbe promuovere alla guida di Rai2, allora la pietanza approntata dal nuovo potere per la principale azienda culturale del paese, già oggi poco appetibile, risulterà veramente immangiabile.
Mondadori vende Panorama a Belpietro
Il Sole 24 Ore
S.Fi.
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Maurizio Belpietro, editore e direttore del quotidiano La Verità, è il nuovo proprietario di Panorama. La casa editrice Mondadori ha venduto il suo storico settimanale. Ieri a tarda sera è arrivato l’ accordo tra il gruppo editoriale della famiglia Berlusconi: Belpietro si era fatto avanti a fine settembre con un’ offerta per la testata, che negli ultimi anni è stata fonte di perdite per la casa editrice di Segrate. La trattativa era diventata in salita dopo le proteste sindacali per le richiesta di riduzioni degli stipendi e contrattazioni ad personam. Alla fine, però, più di 20 persone su 34 della redazione hanno accettato il trasferimento. L’ operazione segna uno spartiacque: passa di mano la rivista di punta, fondata nel 1962 dal medesimo Arnoldo Mondadori e sempre rimasta di proprietà. Da mesi circolavano rumors su una possibile cessione del newsmagazine che ormai aveva alle spalle gli anni d’ oro. Con il passaggio sotto l’ ombrello della Verità, Panorama continua a vivere in edicola, garantendo una parte di occupazione. Non avesse trovato un acquirente, Mondadori avrebbe chiuso la testata. Belpietro, che di Panorama è stato anche direttore, ha siglato l’ operazione grazie all’ assistenza degli avvocati dello studio BE, R&P e Fai Advisory.
Il veto dei broadcaster che mette a rischio il 5G
Il Sole 24 Ore
Andrea Biondi Carmine Fotina
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Sembrava tutto in discesa dopo la super gara da 6,5 miliardi per le frequenze 5G. Invece il percorso verso il lancio commerciale dei nuovi servizi a banda ultralarga mobile si preannuncia molto più complicato del previsto: Mediaset e Cairo (La 7), oltre alla Rai, non hanno alcuna intenzione di lasciare, alle condizioni attuali, le risorse in banda 700 Mhz destinate gli operatori tlc. I rispettivi pareri inviati al ministero dello Sviluppo economico nell’ ambito dl “Tavolo Tv 4.0” sono durissimi e fanno seguito ai ricorsi al Tar presentati prima della gara, dopo che l’ Authority per le comunicazioni approvò il nuovo Pnaf (Piano nazionale frequenze). Mediaset (per conto di Rti ed Elettronica Industriale) chiede un intervento legislativo immediato per rimuovere la riserva di un terzo della capacità trasmissiva a favore degli operatori locali. Nel frattempo, «deve essere sospeso il percorso già avviato». In pratica, sarebbero da bloccare il Pnaf, ma anche il decreto di “road map” con il calendario per liberare le frequenze e i criteri di conversione e riassegnazione dei diritti d’ uso ai broadcaster, oggetto di una consultazione pubblica appena lanciata dall’ Agcom. I rischi? Per Mediaset ne va del passaggio al nuovo sistema del digitale terrestre Dvb-T2, con la possibilità di compromettere «la continuità dei servizi esistenti» e di arrecare «gravissimi disagi all’ utenza». C’ è poi la Rai. Il capitolo che riguarda la tv pubblica è particolarmente spinoso. Non a caso il tema frequenze, come anticipato sul Sole 24 Ore di ieri, ha trovato spazio nella riunione del consiglio d’ amministrazione di Viale Mazzini, con l’ audizione del Chief Technology Officer Stefano Ciccotti. La Rai, del resto, si è aggiunta pochi giorni fa tra i ricorrenti al Tar contro il Pnaf, ritenendo che innescherebbe problemi tecnici e imporrebbe costi per gli investimenti elevati (si parla di circa 200 milioni) per mantenere la diffusione del servizio su tutto il territorio nazionale, rispetto a soluzioni alternative già proposte. Il nodo Rai riguarda in particolar modo il Mux 1, uno dei risultati del processo di riduzione dei multplex, da 38 (fra nazionali e locali) a 15, di cui 10 riservati alle emittenti nazionali, 4 alle emittenti locali e 1 (appunto il Mux 1 in Vhf), condiviso al 20% per Rai 3 e all’ 80% per le emittenti locali. Di questo si parlerà lunedì nella nuova riunione del Tavolo coordinato dal consigliere giuridico del Mise Marco Bellezza.Proprio in quella sede Confindustria Radio Televisioni ha presentato una proposta per trovare soluzione ai problemi prospettati dalla Rai. Ecco il succo: due dei Mux riservati alle tv locali (4+1) dovrebbero passare alle nazionali (i cui Mux salirebbero da 10 a 12). Questo unitamente alla rottamazione volontaria per tv locali e indennizzi per le nazionali che intendessero lasciare le frequenze. Il governo sta studiando in queste settimane le contromisure. E sembra ormai certo che nella legge di bilancio, con un apposito emendamento, possa essere cancellata la riserva a favore degli operatori locali. Eppure, potrebbe non bastare di fronte a contrarietà assolute e di principio come quella di Cairo Network (La 7). Nel parere, il gruppo – ricordando di aver ottenuto nel 2014 frequenze a titolo oneroso per 20 anni – fa riferimento anche gli impegni assunti dall’ Italia con la Ue e non lascia spiragli. La Cairo Network – si legge – non può essere assoggettata «alla disciplina di attuazione in corso di adozione da parte del Mise e dell’ Agcom, che riguardano la conversione di diritti d’ uso nazionali di frequenze televisive in diritti d’ uso di capacità trasmissiva». © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Rai, allarme sul ritorno dell’ extragettito
Il Sole 24 Ore
Andrea Biondi
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Il via libera definitivo per i direttori di Tg1, Tg2, Tg3, Tgr e Radio1-Giornale Radio, è stato uno dei temi, ma non il solo, affrontato ieri durante la riunione del Cda di Viale Mazzini. Oltre al tema delle frequenze, con il passaggio della banda 700 dai broadcaster alle telco, al centro dell’ attenzione è finito anche il capitolo “canone” e quanto previsto in legge di Bilancio. Il quantum fissato, per sempre, a 90 euro preoccupa insieme al timore per il mantenimento in vita delle norme sull’ extragettito (le maggiori entrate grazie al canone in bolletta rispetto agli incassi da bilancio di previsione per il 2016). Anche l’ Usigrai aveva sollevato internamente la questione. Dal 2019 le entrate da canone dovevano andare tutte alla Rai, ma così una parte rimarrebbe indirizzata verso altri lidi. Non una buona notizia in vista degli obblighi del Contratto di servizio. Il 2018, intanto, è previsto in pareggio dopo sei mesi in modesto rosso (-4,9 milioni) e con ricavi da pubblicità scesi da 344 a 329 milioni, per effetto soprattutto dei Mondiali su Mediaset. L’ ad Rai Fabrizio Salini è ora atteso in Commissione di vigilanza martedì, in una settimana in cui si attende di capire se si scioglierà il nodo politico sui direttori di rete. La quadratura è ancora da trovare, con il nome di Casimiro Lieto (in quota Lega) che ha fatto da pomo della discordia, e probabilmente servirà altro tempo. Il via libera ai direttori di Tg ieri è intanto arrivato con il solo “no” della consigliera Rita Borioni (Pd). Soddisfatto il presidente Rai Marcello Foa per «nomine tutte interne alla Rai» sulla base di «proposte compiute utilizzando criteri rigorosamente professionali». Di «segnale importante da parte dell’ azienda rispetto alla sua chiara volontà di valorizzare le sue risorse interne», ha parlato l’ ad Salini. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Fatta per i Tg, ora tocca ai direttori di Rete
Il Tempo
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Nasce la nuova Rai giallo verde. Il consiglio di amministrazione della Rai ha approvato, su proposta dell’ ad, Fabrizio Salini, le nomine dei direttori di Tg1, Tg2, Tg3, Giornale Radio e TgR. Viale Mazzini fa sapere che sono stati «valorizzati» tutti giornalisti interni all’ azienda «che hanno maturato grande esperienza nel servizio pubblico». Il nuovo direttore del Tg1 è Giuseppe Carboni, al Tg2 va Gennaro Sangiuliano, al Tg3 Giuseppina Paterniti. Al Giornale Radio va Luca Mazza, mentre alla TgR è stato confermato Alessandro Casarin, già direttore ad interim. Prendono il posto di Andrea Montanari, Ida Colucci, Roberto Pippan e dello stesso Mazza che fino a ieri era alla guida del Tg3. Le proposte dell’ ad sono state approvate con voto favorevole di tutto il consiglio e un solo voto contrario, quello di Rita Borioni, che ha motivato così il suo dissenso: «Sono convinta che prima vengano i piani, le progettazioni e poi si possa decidere quali sono le persone giuste per quei piani». I nuovi direttori, come detto, sono tutte “risorse” interne. Giuseppe Carboni ha costruito la sua carriera alla radio, passando per trasmissioni storiche come “Stereo Notte”. Il neodirettore del Tg della rete ammiraglia è romano, classe 1961, sposato con tre figli, esperto di musica e spet tacoli, è stato caporedattore del Tg2 dal 2011. Il primo “pezzo” per il Tg2 fu quello sul concerto degli U 2 a Dublino nell’ 89. Sotto la direzione di Clemente Mimun ilpassaggio al servizio “politico”. Ha seguito il i 5 Stelle sin dall’ approdo in Parlamento (2013), ed è uno dei pochi giornalisti tv che parla con Beppe Grillo: la prima intervista fu in occasione della traversata a nuoto dello Stretto di Messina. Il nuovo direttore del Tg2, Gennaro Sangiuliano, invece, ha 56 anni, è stato vicedirettore del Tg1 dal 2009. In passato è stato anche direttore del “Roma” e vicedirettore di “Libero”. «Lavorert) con grandissimo impegno nel mio nuovo incarico – ha detto- con tre punti di riferimen to: il valore del servizio pubblico, le notizie separate dalle opinioni e la Costituzione repubblicana. So che al Tg2 ci sono colleghi di grandissimo valore e sono sicuro che insieme faremo bene». Giuseppina Paterniti, che prende il posto di Luca Mazza al Tg3, è anche autrice televisiva e scrittrice. Nata a Capo d’ Orlando nel 1956, dal 1989 al 1991 è stata autrice di “Atlante”, programma di geo grafia economica e politica in seconda serata su Rai1, ma anche di programmi per bambini, come “Big!” con Piero Chiambretti. Dal 1996 al 2 007 si è occupata dell’ informazione politica per il Tg3. A questo punto, chiusa la partita dei direttori dei tg, si apre quella per la designazione dei direttori di rete che si dovrebbe chiudere la prossima settimana. Per la prima rete potrebbe arrivare Carlo Freccero, mentre al “Due” Matteo Salvini sta sponsorizzando Casimiro Lieto, autore del programma di Elisa Isoardi “La prova del cuoco”. Rischia invece il sovraffollamento Rai Tre, a cui potrebbero aspirare i tre esclusi dalla corsa e quindi Marcello Ciannamea (indicato all’ Uno), Maria Pia Ammirati (indicata al Due) e Stefano Coletta, per lui sarebbe una riconferma. Potrebbe essere rinviata invece la decisione per Raisport, dove resterebbe l’ interim di Bruno Gentili. A Rainews 24 Antonio Di Bella potrebbe restare al suo posto ancora per un po’ e a Rai Parlamento sembra ormai fatta per Antonio Preziosi, che pert) potrebbe aspettare per la nomina non prima delle Europee.
Per due euro (all’ editore però ne restano solo 1,40) mi hanno dato un quotidiano di 567 pagine, lungo come la metà di Guerra e pace
Italia Oggi
RICCARDO RUGGERI
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Alcuni sabati fa, uno dei tanti quotidiani che compro giornalmente era composto dal giornale vero e proprio (63 pagine), dal suo supplemento ligure (22 pagine), una rivista femminile (178 pagine), una rivista maschile (304 pagine). Per 2 ho avuto 567 pagine, la metà di Guerra e Pace. All’ editore dei 2 lordi ne sono rimasti 1,40, dopo aver pagato gli aggi al distributore e all’ edicolante, le spese per trasporti, ispettori della diffusione, etc. Chissà se esiste un movimento per lo spreco di carta equivalente a quello del cibo globalizzato gettato integro nella spazzatura di cui a un celebre libro del 2009 Waste uncovering the global food scandal dell’ ecologista estremo Tristam Stuart. Cinque o sei anni fa mi capitò un caso simile: le pagine però erano un centinaio (nessuna rivista) e allora il giornale costava 1 . La considerai una sfida, e lo lessi da capo a fondo: ci misi circa 5 ore. Una follia. Ricordo che ci scrissi un cameo, lo mandai in anteprima all’ editore (ci conosciamo, e stimiamo, dagli anni Settanta), conoscendo numero di giornalisti, produttività, costi delle redazioni, gli chiesi come potesse guadagnare, visto che 1 era lordo. M assicurò che ci guadagnava, e finì lì. Ora una nuova sfida, e in un sabato e domenica senza calcio, in una dozzina d’ ore (sic!) ho letto tutte le 567 pagine, pubblicità compresa. Una follia. Premetto che giornalisticamente è un prodotto impeccabile, molte e variegate le notizie, firme importanti, accettabile l’ italiano. Non ho rifatto la domanda all’ amico editore perché nel frattempo ha passato il testimone ai figli (sapendo come ami l’ editoria, immagino con dolore, ma c’ est la vie), mi resta la domanda: si può guadagnare, dando 567 pagine in cambio di 1,40 , pur scontando la pubblicità? E poi altre. Perché a fronte di un’ offerta così vasta e variegata i lettori calano? Perché avere una connotazione politica così radicale su una platea di lettori-elettori in caduta libera? E con tutti gli altri quotidiani che, curiosamente, pascolano sul suo stesso terreno, senza accorgersi che sta trasformandosi da coltivabile in brughiera? Come ovvio io ragiono in termini di marketing, non certo di ideologie o di valori che ciascun editore e ogni giornalista è libero di praticare come crede. Purché ne siano consci, trovo accettabile decidere di perdere quattrini pur di difendere un’ ideologia nella quale si crede, anzi, se così fosse, dico loro: chapeau! Ogni due giorni porto tutta questa bella carta di giornali ormai morta nell’ apposito cassonetto. Però, sapendo un paio di cose, mi sento frustrato. 1. In Italia non esiste più una cartiera che produca carta per giornali. L’ ultima, la Burgo di Mantova con una capacità di 150.000 ton/anno, è stata chiusa nel febbraio scorso con questa impeccabile motivazione: «Insostenibile impatto dei costi energetici in Italia». Oggi importiamo il 100% della carta per i giornali. Se avessi un’ altra età mi dedicherei ad approfondire costi-benefici delle energie rinnovabili e di tutto l’ ambaradan lobbistico che ruota intorno a questo business, così moderno e così antico. 2. «In Italia è impossibile riciclare la carta da giornale». Parola di Antonio Pasquini, patron del gruppo cartario lucchese Lucart (1.400 dipendenti, 450 mln di fatturato, primo in Europa per le carte monolucide sottili per imballaggi flessibili e tra i primi dieci per carta di uso igienico sanitario). Infatti, la carta dei giornali per essere riciclata deve essere disinchiostrata, processo che produce fanghi, questi devono essere smaltiti in appositi inceneritori, ma essi vengono avversati da tutti i comuni italiani. Allora che ha fatto, disperato, il povero Pasquini? Se ne è andato in Francia, ha spostato là tutta la sua carta da macero, là ha investito. Incapacità di decisione politica e vincoli territoriali affossano ogni giorno che passa il made in Italy, di cui però tutti ci riempiamo la bocca. Io un’ idea ce l’ ho, perché ormai culturalmente, visto che i nodi, uno a uno vengono al pettine, riconduco tutto al modello dell’ osceno Ceo capitalism: qua tutte le domande imbarazzanti trovano una risposta. Disinchiostriamo il Ceo capitalism, inceneriamo i suoi fanghi, dopo aver preso atto che ha rubato il futuro ai nostri giovani. E ripartiamo, come facemmo nel 1948.
Rai, semestrale in rosso per 4,9 milioni Il cda dà il via libera alle nomine dei tg
Italia Oggi
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I conti della Rai, pur in un anno senza le spese monstre per i diritti tv dei Mondiali di calcio (trasmessi da Mediaset), viaggiano comunque in linea col 2017 nel primo semestre gennaio-giugno. Viale Mazzini chiude infatti con una perdita di 4,9 milioni di euro, rispetto al rosso di 7,1 milioni di euro nel primo semestre 2017. Va ricordato che l’ esercizio 2017 poi si concluse con ricavi complessivi per 2,624 miliardi di euro, e 14,3 milioni di euro di utili. Per fine 2018, invece, i vertici Rai prevedono un sostanziale pareggio, che nel linguaggio della finanza significa di solito una piccola perdita. Perciò, una inversione di tendenza negativa rispetto al 2017. Ma il consiglio di amministrazione di ieri si è occupato non solo di conti, ma soprattutto di nomine. E, sotto la presidenza di Marcello Foa e alla presenza dell’ amministratore delegato Fabrizio Salini, ha approvato, su proposta dell’ a.d., le nomine dei nuovi direttori, tutti professionisti interni, per le testate giornalistiche di Tg1, Tg2, Tg3, Giornale Radio e TgR. Il nuovo direttore del Tg1 è Giuseppe Carboni (ex caporedattore al politico del Tg2, dove ha seguito il Movimento Cinque Stelle fin dal 2013), al Tg2 andrà Gennaro Sangiuliano (ex vicedirettore del Tg1 dal 2009) e per il Tg3 è stata indicata Giuseppina Paterniti (ex vicedirettore della Tgr Rai). Al Giornale Radio va Luca Mazzà (ex direttore del Tg3), mentre alla Tgr è stato confermato Alessandro Casarin, già direttore ad interim. Le proposte di Salini, spiega Rai in una nota, «sono state approvate con voto favorevole di tutto il consiglio e un solo voto contrario. Il consiglio ha ringraziato i direttori uscenti Ida Colucci (Tg2), Andrea Montanari (Tg1), Luca Mazzà (Tg3) e Roberto Pippan (Gr) per il lavoro svolto». © Riproduzione riservata.
Chessidice in viale dell’ Editoria
Italia Oggi
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Johnny Depp e Andrea Iervolino per nuovi contenuti digitali. È stato siglato un accordo che vede protagonisti la star hollywoodiana Johnny Depp e il produttore italo-canadese Andrea Iervolino, co-fondatore e ceo di Ambi Media Group. Insieme svilupperanno e produrranno nuovi contenuti digitali e per il cinema: Depp con la sua casa di produzione, la Infinitum Nihil, e Iervolino attraverso la nuova piattaforma da lui creata, TaTaTu. Lanciata appena sei mesi fa, TaTaTu si è diretta velocemente verso l’ acquisizione di contenuti e la creazione di film e serie originali. Tra quelli già finanziati o in fase di produzione ci sono Waiting for the Barbarians del regista e sceneggiatore colombiano Ciro Guerra con Mark Rylance, Johnny Depp e Robert Pattinson; Lamborghini di Bobby Moresco con Antonio Banderas e Alec Baldwin; The Sound of Freedom con Jim Caviezel e Mira Sorvino e un documentario originale sul due volte candidato all’ Oscar Jeremy Renner. Tivùsat, Rds Social Tv arriva in HD al canale 50. Rds Social Tv è ora disponibile in HD sul satellite gratuito al canale 50 del telecomando tivùsat. Rds Social Tv nasce per unire l’ ascolto della radio alla scoperta dei contenuti social degli artisti musicali in programmazione su Rds 100% Grandi Successi. Lo streaming audio è accompagnato infatti da una serie di input visivi contestuali (immagini e video) tratti dai profili ufficiali Instagram e Facebook degli artisti presenti nella playlist Rds, opportunamente selezionati editorialmente per il pubblico della radio. Durante i talk dei conduttori, le news e in tutti i momenti non musicali viene proposta una scelta di contenuti tratti da rds.it, dai profili social di Rds e degli speaker protagonisti delle varie fasce di conduzione. Con l’ arrivo di Rds Social Tv, i canali visibili sulla piattaforma diventano 107, di cui 40 in HD.
Stampa, raccolta a -7,4%
Italia Oggi
MARCO LIVI
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Investimenti pubblicitari ancora in calo per la carta stampata. Secondo i dati dell’ Osservatorio Stampa Fcp relativi al periodo gennaio-settembre 2018 il fatturato pubblicitario del mezzo stampa in generale ha registrato una flessione del 7,4% rispetto allo stesso periodo dell’ anno precedente raggiungendo quota 609,3 milioni di euro. In particolare la raccolta sui quotidiani nel loro complesso ha evidenziato un andamento negativo a fatturato (-6,3% a 387 milioni di euro) e positivo a spazio (+0,4%). Per quanto riguarda le singole tipologie, la commerciale nazionale ha segnato un -4,3% a fatturato e un +5,5% a spazio, la commerciale locale un -4,2% a fatturato e un +0,3% a spazio, la legale un -20,9% a fatturato e un -12,3% a spazio. La tipologia finanziaria ha visto un -2,4% a fatturato e un +5,1% a spazio, la classified un -5,5% a fatturato e un -15,2% a spazio. I periodici hanno mostrato un decremento sia a fatturato (-9,1%, pari a 222,2 milioni di euro) sia a spazio (-2,9%). I settimanali hanno avuto un andamento negativo a fatturato (-7,6%, a quota 120,7 milioni di euro) e a spazio (-0,4%). I mensili hanno registrato una diminuzione del 7,8% a fatturato (pari a 96,7 milioni di euro) e del 3,1% a spazio. Le altre periodicità hanno chiuso con un -46,4% a fatturato (a quota 4,8 milioni di euro) e un -29,7% a spazio. © Riproduzione riservata.
News online, il calo agostano
Italia Oggi
ANDREA SECCHI
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Arrivano i soliti cali estivi per i siti web dedicati alle news, alla tv e alla radio. Agosto è il secondo mese con i dati della nuova rilevazione Audiweb, che include fra le altre cose anche la navigazione sui siti web degli editori all’ interno dell’ app di Facebook, e non ci sono grandi sconvolgimenti rispetto ai dati di luglio, eccettuato il calo fisiologico che si registra durante le ferie. La particolarità, però, è che non diminuisce soltanto la navigazione da computer, come è naturale vista l’ assenza dal lavoro, ma in qualche caso anche gli utenti da solo smartphone registrano in decremento rispetto al mese precedente. Le notizie del periodo ovviamente spostano l’ audience, ma entrambi i mesi nel bene e nel male sono stati movimentati, dalla fase finale dei Mondiali a luglio al tragico crollo del ponte di Genova ad agosto. La top ten dei siti di news e della carta stampata basata sui perimetri omogenei senza aggregazioni è ormai pressoché invariata, con l’ ingresso dei due pure player Citynews e Fanpage. Al primo posto Repubblica cala di poco, il 3,8%, grazie all’ audience sugli smartphone che in questo caso resta invariata. Al secondo e terzo posto Corriere (col paywall) e TgCom24, il primo in calo del 16,7% e il secondo dell’ 8,3%. Al quarto posto arriva Citynews (-8,8%) e scalza la Gazzetta che a causa del calo del 31% scende al sesto dopo il Fatto (-9%). Il calo della Rosea dovrebbe appunto dipendere dal confronto con il mese precedente in cui c’ erano i Mondiali oltre alle prime notizie sull’ arrivo di Cristiano Ronaldo alla Juve. Fanpage, invece, è stabile al settimo posto (-8,2%), così come stabili sono Messaggero (-11,8%), Stampa (-5,8% ma con gli smartphone a +1,1%) e Ansa (-8,2%). Fra le altre testate nazionali si trovano Giornale (-18,9%), Sole 24 Ore (+6%), Quotidiano.net (-13,4%), Libero Quotidiano (-34,8%), Milano Finanza (-13,6%). Crescono invece Huffington Post (+9,3% grazie al +18,3% degli smartphone), Blogo (+30,6%), Agi (+8,1%) e Adnkronos (+6,4%). Qualche riassetto in corso, invece, fra i siti delle tv. Già lo scorso mese si era notato l’ exploit di Sky Sport che aveva superato il milione di utenti: ad agosto resta sempre primo nella categoria anche se cala del 28,6%. La novità è che è stato raggiunto da Sky Tg24, che è secondo con 362,8 mila utenti (+36% con un +42,6% degli smartphone). Per capire come vada realmente in questo segmento bisognerà però attendere quelli che di solito erano i primi: Mediaset e Rai. Per quanto riguarda RaiPlay c’ è stato infatti un calo fisiologico estivo (-11,5%), Mediaset Play, invece, ha preso il posto come brand di Mediaset.it Live e on demand, ma ancora sta implementando la rilevazione del player video che dovrebbe essere completata a novembre. A seguire Rai News (-6,7%), Eurosport (-47%), Fox Networks Group Italy (-16,2%), Mediaset Premium (-28,6%), Rai.it (-19%), Sky GuidaTV (+42,8%), Viacom Global Entertainment Group (-9,3%), La7 (-38,9%). Infine le radio, con Deejay che resta prima a 160,5 mila utenti unici, sebbene in calo del 28%, e 105 a 52,6 mila (-28,7%). © Riproduzione riservata.
“Fondi all’ editoria la Lega non li vuole abolire Il pluralismo è nella Carta”
La Repubblica
MATTEO PUCCIARELLI
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«Bisogna conoscere il mondo del giornalismo, non puoi dire che fa tutto schifo: l’ editoria, specie quella locale, è una risorsa democratica fondamentale», dice Alessandro Morelli. Deputato, direttore del sito Il Populista, è responsabile comunicazione della Lega. «A differenza dei 5 Stelle sono orgoglioso di militare nell’ ultimo partito del ‘900. Sono un soviet», scherza. Giorni fa Vito Crimi a “Italia 5 Stelle” annunciava vittorioso i tagli dei finanziamenti all’ editoria, cosa ne pensa? «Non voglio litigare con lui, cerco di fare un discorso pacato. Anche perché all’ interno dello stesso M5S si è creata una faglia su questo argomento». Ma il taglio c’ è o no? «La proposta era nella bozza del contratto di governo e io stesso la feci togliere. Non c’ è un accordo tra Lega e M5S sul punto». Anche Salvini la pensa così? «Sì. Da sempre la Lega ha idee precise in merito». Ovvero? «Riteniamo che l’ editoria locale sia una risorsa per il cittadino. Le testate locali, tv, giornali e radio, vanno tutelate, incentivate e promosse. Chi segue la cronaca locale fa un servizio utile per la collettività». Ma si può fare chiarezza e dire che il finanziamento pubblico per i grandi giornali, di fatto, non esiste più? «Alcuni giornali come Libero, Avvenire, Manifesto e il Foglio ancora ne usufruiscono. Elargizioni anacronistiche, anche per un discorso di giustizia verso chi non ne riceve più. Però non si possono togliere risorse ad una azienda, qualunque essa sia, dall’ oggi al domani. Perché vorrebbe dire far chiudere delle imprese. Per risparmiare pochi milioni finiremmo per spenderne di più in ammortizzatori sociali. Occorre fare programmazione, anche in concerto con editori e giornalisti». Allora dovreste sedervi al tavolo con le temute “caste” «Ma quale casta. Se partiamo dal presupposto che siano ladri o privilegiati sbagliamo tutto. Poi la Costituzione parla del dovere di tutelare la pluralità dell’ infor-mazione ». Lei non crede ad un futuro dove saranno i blog dei singoli cittadini a fare giornalismo in modo “libero”? «Capisco che il M5S abbia una sua posizione ideologica sul tema. Se vuoi disintermediare tutto, ci sta. Non servono più i professionisti. Ma non la pensiamo così». E per quanto riguarda i cosiddetti “giornaloni”? «Devono stare sul mercato in autonomia. Si può ipotizzare un sostegno pubblico in cambio di uno sviluppo tecnologico. Penso alle possibilità che dà il 5G. Lo Stato può aiutare a fronteggiare questa rivoluzione». Lo strapotere economico di Google e Facebook non finisce per soffocare gli editori, grandi o piccoli che siano? «Il tema è complesso. Noi ad esempio abbiamo utilizzato alla grande le opportunità date dai social media. Ma allo stesso tempo facciamo una battaglia di valore perché riteniamo positivo il ruolo dell’ informazione classica. Ci sono giornali che ci vanno contro, altri che sono più vicini alle nostre idee. Così funziona da sempre in una democrazia sana». © RIPRODUZIONE RISERVATA
Da “Uno mattina” a Sanremo La Rai gialloverde punta a una tv nazional-popolare
La Stampa
FABIO MARTINI
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Nel suo eloquio lapidario Matteo Salvini è stato di parola: «Noi non siamo degli epuratori. Anzi, per me in Rai qualcuno di quelli nominati da Renzi dovrà restare». Cosi aveva parlato il capo della Lega quindici giorni fa e così è stato. Dopo una snervante trattativa tra Cinque Stelle e Carroccio, le nomine decise ieri dal Cda Rai – pur rappresentate dalle opposizioni come una «occupazione» – in realtà somigliano ad una ordinaria lottizzazione. In linea con le spartizioni consumate in oltre mezzo secolo: i partiti di governo hanno fatto la parte del leone, ma senza spegnere le altre voci. Giornalisti d’ area I giornalisti prescelti per le direzioni (Giuseppe Carboni Tg1, Gennaro Sangiuliano Tg2, Giuseppina Paterniti Tg3, Luca Mazzà Gr) sono tutti professionisti “cresciuti” in azienda. Due di loro – Paterniti e Mazzà – hanno storie non assimilabili ai partiti di governo: la prima, gradita ai Cinque stelle, è una cattolica di sinistra, giornalista “tosta”, per anni voce di punta proprio del Tg3 e il secondo era stato indicato a suo tempo dal Pd renziano. E quanto al direttore del Tg1, come sanno bene i Cinque stelle, ha avuto il merito di fare una fortunata intervista a Beppe Grillo, ma non è organico ai vertici del Movimento. Le reti contano più dei Tg Ma non a caso quelle di ieri sono state nomine dimezzate: quelle dei direttori di Rete sono state rinviate. Politici, comunicatori, manager Rai lo sanno bene: i direttori delle tre Reti pesano più di quell dei Tg. Sono loro a decidere come fare i programmi di intrattenimento, di cronaca e le grandi fiction. E’ in questi rotocalchi popolari – «Uno mattina», «La vita in diretta», «I fatti vostri», «Storie italiane», «Mi manda Raitre», ma anche Sanremo – che si dipana un certo racconto del Paese anziché un altro, si diffondono quei messaggi subliminali, invisibili, che producono sentimenti, stati d’ animo e alla fine consenso. La lezione di Bernabei Era stata una intuizione del più grande direttore della Rai Ettore Bernabei, che molti anni dopo la fine del suo “regno”, confessò a Giorgio Dell’ Arti: «Il varietà e la fiction? Sono importantissimi, per certi versi più importanti dell’ informazione!». Riferendosi alla Rai bacchettona che lui aveva archiviato, disse: «Le gemelle Kessler mandavano a dormire tranquilli gli italiani, quegli stessi italiani che poi dovevano votare…». Fu sempre lui che inaugurò la serie dei grandi sceneggiati Rai, le riduzioni da Dumas e Puskin, che con i loro finali edificanti plasmarono l’ immaginario di milioni di italiani e furono precursori di fiction popolarissime e politicamente “indirizzate” come «La piovra». O come «Un posto al sole», che – nessuno lo ha mai confessato – nacque nel 1996 come “contro-narrazione” positiva a quella nordista della Lega di allora. Ecco perché fa gola la narrazione su rotocalchi “neutri”, visti ogni giorno da milioni di italiani, con share che tallonano quelli dei Tg di maggiore ascolto: su Rai1 di mattina un ascoltatore su cinque è puntualmente sintonizzato sui contenitori in campo da decenni come «Uno mattina» o da anni come «Storie italiane». E, come sanno gli autori, in questi programmi il “tono” è dato dai temi scelti: «Un conto è raccontare, per mesi, la storia di bimbi emigrati o di diritti negati e altro conto è sottolineare le angherie di chi soffre la criminalità». Il toto-direttori Ecco perché sui Tg si è chiuso, mentre sui direttori di Rete serviranno ancora due settimane. Per ora si tratta e, come sempre in Rai, chi sta in lista troppo in anticipo, rischia la giubilazione. Ai Cinque Stelle (ma anche alla Lega) piacerebbe che a Rai1 andasse un fuoriclasse come Carlo Freccero, che però è pensionato e dovrebbe lavorare a titolo gratuito. In alternativa c’ è Marcello Ciannamea, direttore dei Palinsesti. Per Rai2, la Lega preme per Casimiro Lieto, autore de «La prova del cuoco» condotta da Elisa Isoardi, fidanzata di Salvini, ma in pole position c’ è Maria Pia Ammirati, responsabile delle Teche Rai. A Rai3, la rete che in 31 anni è rimasta sempre a sinistra, per ora nessuno insidia Stefano Coletta, a suo tempo indicato dal Pd di Renzi, ma una sua conferma – scherzano in viale Mazzini – trasformerebbe la Rai giallo-verde in un «esempio di pluralismo». BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.
Il 75% dei giovani crede nei media
Prima Comunicazione
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Tre giovani su quattro (il 75% degli under 30) in Italia ritengono che i mezzi di informazione siano ancora importanti per la società. Siano essi carta stampata, televisione, radio oppure internet. Lo conferma uno studio del Pew Research Center condotto su otto Paesi dell’ Europa occidentale (Danimarca, Francia, Germania, Italia, Olanda, Spagna, Svezia, Regno Unito). Il dato colpisce in positivo se si considera che, come evidenzia la scheda dedicata all’ Italia, quasi la metà degli italiani (47%) non si fida molto dei mezzi di informazione e un quinto di essi non si fida proprio per nulla (24%). Gli under 30 europei dei Paesi presi in considerazione dallo studio (che fotografa il 69% della popolazione Ue, il 75% dell’ economia comunitaria) sono propensi a ritenere garanzia di autorevolezza i brand dei quotidiani più noti e affermati, anche se “raramente leggono le notizie sulla carta stampata”. Per gli under 30 europei infatti l’ online rimane la prima e più immediata fonte di informazione. Un po’ come accade con la televisione per gli over 50. Tra le principali fonti di informazione gli under 30 italiani nominano Rai, Mediaset, Repubblica e Ansa, ma anche Sky, Google e Facebook. La piattaforma ideata da Zuckerberg si conferma ancora, tra i social, quale principale canale di accesso all’ informazione. E sono il 64% gli italiani che in assoluto accedono frequentemente alle notizie tramite social network. Il 75% degli under 30 italiani lo fa quotidianamente mentre solo il 41% tra gli over 50. Curioso notare, infine, come, secondo il Pew Research Center, gli italiani credono di più ai media che riflettono le loro convinzioni, siano essi “di destra” o “di sinistra”. Mentre i “populisti” sono in genere più restii a fidarsi delle più diffuse testate nazionali.
Osservatorio Stampa Fcp: dati settembre 2018
Prima Comunicazione
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raffrontato con il corrispettivo 2017. Lo segnalano i dati dell’ Osservatorio Stampa Fcp, diffusi il 31 ottobre (.xlsx) . In particolare i quotidiani nel loro complesso registrano un andamento negativo a fatturato -6,3% e positivo a spazio +0,4%. Le singole tipologie segnano rispettivamente: La tipologia Commerciale nazionale ha evidenziato -4,3% a fatturato e +5,5 % a spazio. La pubblicità Commerciale locale -4,2% a fatturato e +0,3% a spazio. La tipologia Legale ha segnato -20,9% a fatturato e -12,3% a spazio. La tipologia Finanziaria ha segnato -2,4% a fatturato e +5,1% a spazio La tipologia Classified ha segnato -5,5% a fatturato e -15,2% a spazio. I periodici segnano un calo sia a fatturato del -9,1% che a spazio del -2,9%. I settimanali registrano un andamento negativo a fatturato del -7,6% e a spazio del -0,4%. I mensili segnano un calo a fatturato -7,8% e a spazio -3,1 %. Le altre periodicità registrano -46,4% a fatturato e -29,7% a spazio. – Leggi o scarica i dati dell’ Osservatorio Stampa Fcp.
Rai, Foa: per le nomine scelte figure interne
Prima Comunicazione
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“L’ aspetto rilevante di queste nomine è che sono tutte interne alla Rai. Si conferma il desiderio sia dell’ ad Fabrizio Salini che mio di valorizzare le risorse interne e dare una importante chance professionale a chi lavora da tanti anni in azienda”. Così il presidente della Rai, Marcello Foa, ha commentato con l’ Ansa le nomine alle testate giornalistiche del servizio pubblico varate oggi dal Cda . Marcello Foa (Foto ANSA/MASSIMO PERCOSSI) “Nella scelta delle direzioni delle testate, che sono nomine sensibili e oggetto di grande attenzione mediatica, abbiamo voluto dare un segnale di coerenza e fiducia nei confronti di tutti i dipendenti della Rai”, ha continuato Foa. “Per tutte le nomine c’ è stata un’ ampia maggioranza con un clima in consiglio molto costruttivo”, ha aggiunto poi il presidente Rai. “Stiamo lavorando serenamente al di là delle polemiche politiche. L’ ad ha presentato le sue proposte, compiute utilizzando criteri rigorosamente professionali e valutando la compatibilità delle persone con le singole cariche”, ha concluso. Articoli correlati Prima pagina La nuova classifica dell’ informazione online (Audiweb 2.0): ad agosto utenti in calo per quasi tutti i siti – TABELLA Prima pagina Rai, Borioni: ho votato no perchè prima vengono i progetti, poi i nomi. La mia una dichiarazione di spaesamento Pubblicità Pubblicità stampa -7,4% a settembre. Fcp: quotidiani -6,3%, settimanali -7,6% e mensili -7,8% Video La fidanzata di Khashoggi intervistata da Abc. Chi lo voleva morto? Le parole dell’ energia Ma dove passa l’ energia? Ora si va in onda! SCOPRI DI PIÙ Newsletter Per essere sempre aggiornato sulle notizie più rilevanti della giornata e ricevere gli esclusivi Muy Confidencial, i dati e i documenti più importanti, iscriviti subito alle nostre due newsletter Analisi ascolti tv I Medici2 non decolla, fa flop la prima tv di Canale 5, Le Iene battono Amadeus, Floris e Berlinguer Vedi tutti In edicola ‘Prima’ è in edicola a Roma e Milano. Disponibile subito anche in edizione digitale per smartphone e tablet Abbonati Documenti Le imprese investono negli influencer tra i 10 e i 50 milioni di euro, non sempre con profitto. Influencer Mktg Report 2018: trend in crescita Vedi tutti Agenda ottobre 06 – 21 Bergamo – XVI edizione di BergamoScienza. Festival di divulgazione scientifica novembre 08 – 10 Milano – IF! Italians Festival. Il Festival della Creatività. Human Intelligence novembre 22 – 25 Vignola (MO) e Valsamoggia (BO) – Mente Locale. Visioni sul territorio 2018 Vedi tutti Dati e cifre Gli italiani passano 2 ore e mezza al giorno connessi allo smartphone. Audiweb: ad agosto online in 41,7 milioni, il 75% in mobilità Settembre in crescita del 16,9% per l’ adv out of home. Fcp-Assogotv: +14,3% nel progressivo sul 2017 Radio: pubblicità stabile a settembre (+0,1%). Fcp: da inizio anno +5,5% sul 2017.
L'articolo Rassegna Stampa del 01/11/2018 proviene da Editoria.tv.