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La ripresa? Spinta dai big Nel 2017 la svolta dei conti, fatturato in crescita del 5,8%
Stop di Tribune alla fusione con Sinclair
Gerardo Greco è il nuovo direttore del Tg4
Maria Latella: «In radio per smascherare le fake news»
La divisione cinema spinge i profitti di Fox
Sky, Murdoch si sente più forte
Chessidice in viale dell’ Editoria
Condé Nast studia nuovo rilancio
Restyling in quattro anni per televisori e decoder
Per frenare Matteo il Cav mette Greco al TG4
La ripresa? Spinta dai big Nel 2017 la svolta dei conti, fatturato in crescita del 5,8%
Corriere della Sera
SERGIO BOCCONI
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Per le imprese industriali italiane la ripresa non solo è arrivata, ma è anche più robusta rispetto a quella dell’ economia e quindi del Pil. Un’ occasione che non va trascurata: già due volte dalla crisi del 2008 l’ industria ha provato a consolidare un rilancio ma i tentativi non sono riusciti. Questa è l’ indicazione principale che proviene dal rapporto «Dati cumulativi di 2.075 imprese italiane» realizzato dall’ Area studi Mediobanca. Le nostre imprese dunque nel 2017 hanno aumentato il fatturato del 5,8%, prima crescita dopo quattro anni di flessione continuativa dal 2013. Hanno contribuito l’ aumento del 7,1% registrato dall’ export ma anche il mercato domestico, che con uno scatto del 5,2% si e mosso a una velocità che non si vedeva dal 2010-2011, dopo cinque anni di cali ininterrotti. Il fatturato aggregato e ormai tornato sui livelli del 2008 (manca in pratica solo lo 0,6%), e qui pesa ancora molto la «dieta» registrata sul mercato interno, calato del 10,4% mentre l’ export ha trainato con un aumento del 25,2%. Il «risveglio» del 2017 ha interessato sia le imprese pubbliche (in crescita del 6,7%, dopo quattro anni di flessione) sia le private (con il quarto incremento consecutivo del fatturato pari al 5,6%). Tutto si è comunque mosso in direzione positiva, dall’ industria grande a quella media con ritmi abbastanza simili e quasi tutti i settori hanno guadagnato in ricavi nel 2017, con poche eccezioni: emittenza ed editoria hanno registrato cali rispettivi dell’ 1,9%, del 3,3%, ma soprattutto una riduzione significativa del 3,5% l’ hanno accusata le costruzioni che, per il secondo anno consecutivo, hanno sofferto l’ esaurimento delle grandi commesse in Italia e all’ estero. Nel 2016 il quadro era decisamente peggiore: i settori in regresso erano 11. La strada da percorrere è ancora parecchia invece per margini industriali e occupazione, inferiori dell’ 11,6% e del 3,7% sul 2008. A sostenere la redditività è soprattutto la manifattura e qui le grandi imprese hanno registrato una crescita pari all’ 80,8%. Nel periodo 2008-2013 l’ industria ha poi visto migliorare la solidità finanziaria e ridurre il peso del fisco: il tax rate e sceso in cinque anni dal 28,3% del 2013 al 20,8% del 2017. Sono cresciuti gli investimenti del 27,5% e la competitività ha recuperato il 12,7%. «Arbitro della manifattura» del nostro Paese resta, secondo il rapporto Mediobanca, Fca. Le attività italiane di Fca e Cnh, quindi di tutto l’ automotive del gruppo, sono determinanti per la nostra economia: nel 2008-2013 la grande manifattura ha segnato un aumento del fatturato del 15,1% che si dimezzerebbe senza Fca-Cnh; così come si ridurrebbe la redditività al 48,6%; il calo dei dipendenti della manifattura è stato del 6,7% ma senza l’ ex Lingotto, che oggi conta 81 mila occupati come nel 2013, la caduta sarebbe dell’ 11,6%. Per quanto riguarda infine le imprese straniere, le maggiori sono 557 con un fatturato pari a un terzo del totale nazionale. Guidano le presenze Francia Usa, Germania e Gran Bretagna (21). Nel 2017 hanno investito in Italia 10,9 miliardi. Pagano stipendi più alti del 10% e hanno una produttività superiore del 12,5%.
Stop di Tribune alla fusione con Sinclair
Corriere della Sera
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Il gruppo Tribune, proprietario di 39 tv locali e dieci quotidiani, rinuncia all’ unione con Sinclair Broadcast Group, network di 193 stazioni radio e tv, nel giorno in cui ritorna all’ utile. Il conglomerato, proprietario di testate storiche come il Chicago Tribune, ha fatto causa a Sinclair per non aver fatto uno sforzo sufficiente per aver e carte in regola per l’ unione.
Gerardo Greco è il nuovo direttore del Tg4
Corriere della Sera
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Gerardo Greco è da oggi il nuovo direttore responsabile del Tg4. Nato a Roma nel 1966, laureato in Scienze Politiche, ha svolto in Rai gran parte della sua esperienza professionale: corrispondente da New York per il Tg2 e il Tg1 (2001-2013), poi conduttore di «Uno Mattina Estate» e «Agorà» su Rai3, è stato anche direttore del Giornale Radio Rai e di Radio1. L’ ingresso di Gerardo Greco alla guida del «Tg4», ha spiegato il direttore generale Informazione Mediaset, Mauro Crippa, «anticipa l’ importante rinnovamento di tutta Retequattro».
Maria Latella: «In radio per smascherare le fake news»
Corriere della Sera
Renato Franco
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La notizia del giorno, la rassegna stampa, le interviste ai leader politici e ai rappresentanti istituzionali del nostro Paese: «24 Mattino sarà la bussola della giornata che sta per iniziare». È la sintesi di Maria Latella che da settembre, da lunedì a venerdì, avrà il compito di «svegliare» gli ascoltatori di Radio24 con il programma che si accende alle 6.30 e prosegue fino alle 9. «L’ idea – spiega la giornalista – è quella di cominciare con i temi forti presenti sui quotidiani, senza dimenticare quello che è successo la sera prima nei talk show politici. Daremo conto di quello che c’ è sulle prime pagine dei giornali, la rassegna stampa del resto è sempre il primo termometro per capire quello che sta succedendo. Poi andremo oltre, vedendo quali sono gli appuntamenti che scandiscono l’ agenda di giornata». Alle 8.15 si aggiunge Oscar Giannino, in un dialogo vivace, con accordi e disaccordi; lui del resto è uno fuori dagli schemi… Definizione che però Maria Latella fa subito sua: «Se essere fuori dagli schemi significa non avere punti di riferimento né politici né di potere, è un’ etichetta che vale anche per me», rivendica orgogliosa. L’ obiettivo è raccontare l’ Italia con polifonia di voci e pareri difformi. «Coinvolgerò anche molti colleghi, a partire da tutta la squadra di Radio24». Ci sarà anche Detector, uno spazio per stanare le fake news: «Io continuo a chiamarle bufale, non fake news. Le bufale ci sono sempre state, ora sono più sofisticate, ma anche più facili da smontare». Che fase politica vede ora? «Direi che l’ aggettivo che si cuce meglio addosso al momento è imprevedibile, anche se la politica italiana da tempo ci ha abituato all’ inaspettato. Andando a guardare indietro nel tempo abbiamo costantemente assistito a evoluzioni che un attimo prima di verificarsi sembravano impensabili». Per Maria Latella (confermato anche lo spazio in tv con L’ intervista su SkyTg24) non c’ è solo 24 Mattino, ma anche Nessuna è perfetta (domenica alle 10). Non solo l’ attualità, ma anche la famiglia, nella declinazione al femminile: «Cerchiamo di raccontare le donne di oggi che si dividono tra vita privata e professionale. Abbiamo due mantra. Il primo è che bisogna credere nel ricominciare. Chi si sente tradita dal lavoro non deve aver paura: rimettersi in discussione fa anche bene. L’ altro mantra è che il multitasking è una fregatura per le donne: è soltanto un carico di stress che fa male al nostro cervello».
La divisione cinema spinge i profitti di Fox
Il Sole 24 Ore
Marco Valsania
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NEW YORK L’ impero di Rupert Murdoch solleva il sipario su un bilancio trimestrale cresciuto più delle attese, trainato dalla divisione cinematografica. Una performance che Fox porterà in dote al merger da 71 miliardi approvato il mese scorso dagli azionisti, con cui Disney si impadronirà dei pregiati Studios oltre che di asset internazionali del calibro di partecipazioni in Sky e Star India accelerando la rivoluzione globale nel settore media. Fox ha riportato un fatturato cresciuto del 18% a 7,94 miliardi, battendo i 7,55 miliardi attesi. I profitti sono stati di 920 milioni, quasi raddoppiati e aiutati dalla riforma delle tasse aziendali. La casa cinematografica 20th Century Fox ha generato utili per 289 milioni contro le perdite dell’ anno precedente. E la divisione di canali via cavo ha guadagnato 1,61 miliardi, in rialzo del 12 per cento. Se la fusione con Disney sarà adesso completata nella prima metà del 2019, non tutte le battaglie sono concluse. In gioco rimane il futuro del 61% di Sky che Fox non possiede e vorrebbe rilevare, ma dove si scontra con un’ offerta più generosa della rivale Comcast. La famiglia Murdoch ha invece già illustrato con chiarezza la nuova società che erediterà gli asset non Disney: la “New Fox” punterà su popolari canali Tv, da Fox News a Fox Business e Fox Sports, e su un cash flow di almeno due miliardi l’ anno. Ma con un grande merger e riassetto che procedono, un’ altra fusione multimiliardaria nei media statunitensi invece fallisce. Tribune ha rescisso una combinazione da 3,9 miliardi con Sinclair, leader nelle stazioni Tv locali. Il deal, nonostante Sinclair sia nota per legami con il mondo ultra-conservatore e l’ amministrazione Trump, era finito nel mirino delle authority. Sinclair è stata accusata di finte dismissioni – a favore cioé di persone e entità vicine all’ azienda – in risposta a richieste di cedere asset. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Greco alla guida del Tg4
Italia Oggi
GERARDO GRECO
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Gerardo Greco è da oggi il nuovo direttore responsabile del Tg4. Il giornalista ha trascorso la gran parte della sua esperienza professionale in Rai: corrispondente da New York per il Tg2 e il Tg1, conduttore di Uno Mattina Estate e dal 2013 di Agorà su Rai3, è stato anche direttore del Giornale Radio Rai e di Radio1. Al nuovo Tg4 sarà affiancato dal condirettore Rosanna Ragusa che già da maggio dirigeva il telegiornale di Retequattro e un passato ha guidato diverse testate. «L’ ingresso di Gerardo Greco alla guida del Tg4 anticipa un altro importante rinnovamento, quello di tutta Retequattro», ha detto Mauro Crippa, direttore generale Informazione Mediaset.
Sky, Murdoch si sente più forte
Italia Oggi
MARCO A. CAPISANI
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La 21st Century Fox archivia il quarto trimestre in crescita, sopra le previsioni del mercato, dando così slancio ai conti dell’ intero anno fiscale chiuso il 30 giugno scorso. Ma soprattutto il fieno messo in cascina permette a Rupert Murdoch e al figlio Lachlan Murdoch, co-presidenti del colosso americano dell’ intrattenimento, di studiare bene la prossima mossa per conquistare il 61% di controllo di Sky, superando l’ offerta della rivale Comcast. Al momento, infatti, la tv Usa guidata dall’ a.d. Brian L. Roberts ha messo sul tavolo 26 miliardi di sterline (pari a 28,9 miliardi di euro); i Murdoch si sono fermati per ora a 24,5 miliardi di sterline (27,3 miliardi di euro). Se però Fox si presenta adesso più solida per conquistare la pay tv britannica (di cui detiene il restante 39%), ci sono ancora due punti fermi a cui attenersi. Il primo è che qualsiasi rilancio va concordato prima con la Disney dell’ a.d. Bob Iger, visto che con quest’ ultima Fox ha già un accordo di vendita dei propri asset tra cui Star India, studi cinematografici e televisivi, reti via cavo dedicate all’ intrattenimento e la quota nel servizio di video in streaming Hulu, e appunto Sky. Il secondo punto è invece dettato dal calendario: Fox ha formalizzato la propria offerta ai soci Sky, che hanno fatto sapere di poter dare un responso entro il prossimo 21 agosto ma già per il giorno successivo, il 22 agosto, è atteso il via libera o meno all’ offerta più alta di Comcast. Formalmente i Murdoch hanno tempo fino al prossimo 22 settembre per rivedere la propria offerta ma, ora, bisogna vedere come giocheranno di tattica e tempismo. Già ieri, comunque, in occasione della presentazione dei risultati dell’ ultimo trimestre da aprile a giugno, Murdoch senior ha dichiarato che l’ andamento dei conti dimostra che sia l’ impostazione del business sia la prospettiva dell’ accordo con Disney vanno nella giusta direzione per avere «successo durante questo periodo di grande cambiamento». A conferma quello concluso «è stato uno dei migliori semestri di sempre». Peraltro della nuova Fox sotto l’ egida Disney Murdoch junior sarà l’ a.d. Nei dettagli dei conti, 21st Century Fox porta a casa un utile netto complessivo di fine anno da 4,48 miliardi di dollari (3,9 miliardi di euro), al rialzo rispetto ai 3 miliardi di fine 2017 (2,6 miliardi di euro). I ricavi sono stati pari a 30,4 miliardi (26,3 mld di euro), su dai precedenti 28,5 miliardi (24,7 mld di euro). A sostenere i conti sono state trasversalmente la divisione tv via cavo, cui fanno capo Fox News e la rete di Fox Sports 1, che ha visto i ricavi aumentare dell’ 11%, la divisione degli studi di Twentieth Century Fox con vendite su del 27% e ancora la divisione di tv broadcast dai ricavi in crescita del 14%, in scia soprattutto alle trasmissioni della Fifa World Cup (anche se, come per l’ Italia, la nazionale Usa è rimasta fuori dal campionato). Bene infine Fox Nation, piattaforma digitale dell’ omonimo network tv. Inoltre, ha specificato Lachlan Murdoch, anche le prospettive sul fronte dei ricavi pubblicitari sono buone, aspettando al varco le elezioni presidenziali di midterm nell’ era di Donald Trump. Dopo la pubblicazione dei conti, il titolo Fox ha chiuso in Borsa in leggero calo (-0,09% a 45,46 dollari, 39,3 euro) Nel frattempo a festeggiare subito, non in casa Fox ma in quella di Topolino, è l’ a.d. Iger che ha venduto tutte le azioni accumulate durante il suo attuale mandato. Cavalcando i risultati del trimestre Disney (vedere ItaliaOggi del 9/8/2018) e l’ attesa per l’ operazione coi Murdoch, il manager incassa (prima delle tasse) 33 milioni di dollari (28,6 milioni di euro). Lo scorso dicembre, però, il bottino era stato di 47 milioni di dollari (40,7 milioni di euro). © Riproduzione riservata.
Chessidice in viale dell’ Editoria
Italia Oggi
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Su Dazn parte la Ligue 1. Al via oggi la trasmissione delle partite della Ligue 1 sul servizio streaming Dazn con il match inaugurale tra Marsiglia e Tolosa. Tutte le 380 partite della stagione del massimo campionato francese saranno disponibili sia in diretta che on demand, compresi gli highlights. Il commento in italiano per le partite principali sarà a cura di una squadra di commentatori composta tra gli altri da Riccardo Mancini, Ricky Buscaglia, Edoardo Testoni, Dario Marcolin e altri nomi che saranno annunciati prossimamente. Il Paris Saint-Germain, guidato dal nuovo allenatore Thomas Tuchel, è pronto a difendere il titolo, forte dell’ acquisto di Gianluigi Buffon, che si va ad aggiungere a una rosa già ricca di stelle internazionali, tra cui Kylian Mbappé e Neymar. Monaco, Lione, Marsiglia e Nizza sfideranno i campioni in carica, che l’ anno scorso hanno trionfato con un distacco di 13 punti sulla seconda. Mise, istituito il tavolo TV 4.0 per il rilascio della banda 700. È stato istituito il tavolo TV 4.0 tra il ministero per lo Sviluppo economico, l’ Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e i principali operatori del settore televisivo con un duplice obiettivo: «Da un lato consentire un’ attuazione ordinata della liberazione della banda 700 MHz assicurando il massimo coinvolgimento dell’ autorità indipendente di settore e degli operatori coinvolti e dall’ altro quello di favorire la trasformazione digitale del settore televisivo attraverso il dialogo costante con gli operatori», ha spiegato il Mise. Viacom, conti in calo. Viacom ha archiviato il terzo trimestre fiscale con un utile netto pari a 511 milioni di dollari (440,1 milioni di euro), in calo rispetto ai 680 milioni di dollari (586 milioni di euro) dello stesso periodo dello scorso anno. I ricavi hanno registrato una flessione del 4% a 3,237 miliardi di dollari (2,8 milioni di euro). L’ aumento del 20% iscritto a bilancio per il mercato domestico è stato controbilanciato dalla flessione del 33% registrata dai ricavi internazionali. Gannett, torna all’ utile ma scendono i ricavi. Gannett è ritornata all’ utile nel secondo trimestre, mentre i ricavi sono calati più del previsto. La compagnia ha riportato un utile netto di 16,3 milioni di dollari (14 milioni di euro), dopo una perdita di 487 mila dollari (420 mila euro) dell’ anno precedente. I ricavi sono calati del 5,6% a 730,8 milioni di dollari (630,4 milioni di euro) mentre i ricavi dalle pubblicazioni sono calati del 6,9% a 644,6 milioni di dollari (556 milioni di euro). Su Rai1 il Festival di Castrocaro. Oggi dalle 23,15 va in onda su Rai1 la sfida tra i dieci giovani talenti che concorrono nella manifestazione canora per le voci nuove più famosa e più longeva d’ Italia: il Festival di Castrocaro «Voci Nuove Volti Nuovi». La 61esima edizione, dai giardini del Padiglione delle Feste di Castrocaro Terme e Terra del Sole, sarà condotta da Massimiliano Ossini e Daniela Ferolla, in compagnia di Marco Marzocca e Stefano Sarcinelli. Francesco Facchinetti e Diletta Leotta i conduttori di Miss Italia. Saranno Francesco Facchinetti e Diletta Leotta i conduttori della prossima edizione di Miss Italia che andrà in onda su La7 in due appuntamenti: il 16 settembre alle 20,30 (Le Selezioni) e il 17 settembre (La Finale) alle 21,10. Il programma, alla sua sesta edizione su La7, si svolgerà a Milano, negli studi di Infront Italia, società in partnership con il concorso Miss Italia. Tv2000, in diretta l’ incontro del Papa con i giovani al Circo Massimo e Piazza San Pietro. Tv2000, in collaborazione con Vatican Media, trasmetterà in diretta l’ incontro di Papa Francesco con i giovani in vista del Sinodo di ottobre al Circo Massimo, lo spettacolo serale di musica e la messa in Piazza San Pietro. Le dirette dell’ emittente della Cei iniziano domani alle 15,45.
Condé Nast studia nuovo rilancio
Italia Oggi
MARCO LIVI
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Nuovo piano per recuperare redditività in casa Condé Nast: in rampa di lancio verranno messi più progetti video e di marketing per esempio, assieme a tagli del personale e alla messa in vendita di alcune testate per contenere i costi. Lo ha annunciato ieri dalla stampa americana l’ a.d. del gruppo editoriale internazionale (presente anche in Italia) Bob Sauerberg, spiegando che l’ azienda vuole tornare a produrre utili entro il 2020. In parallelo è intervenuto Steve Newhouse, della famiglia azionista di controllo, secondo cui il cda di Condé Nast ha già esaminato il piano per poi dare la sua approvazione. Per concretizzare la nuova strategia bisogna diversificare i ricavi e dipendere meno dalla pubblicità, a giudizio di Sauerberg, anche se lo stesso a.d. ha sottolineato di essere consapevole che sviluppare nuove fonti di fatturato (diverse dagli inserti pubblicitari) non è facile. Il motivo è che a monopolizzare il mercato delle inserzioni sono le grandi piattaforme hi-tech. Comunque allo studio ci sono operazioni su video, dati, marketing business-to-business e consulenze aziendali, così come i servizi business-to-consumer tra cui Go Reccomends, rivista che offre spunti per la moda maschile e genera affiliati e commissioni. Nello specifico dei video, l’ intenzione è lanciare nuovi servizi in streaming supportati da inserti pubblicitari, per pubblicazioni come Bon Appetit e Gq, il tutto entro il 2019. Condé Nast si è inoltre impegnata per la fornitura a lungo termine di video a Netflix e altri grandi distributori. L’ obiettivo finale a questo punto è che, entro la fine dell’ anno fiscale 2022, la metà dei ricavi totali dell’ azienda arrivi proprio dalle inserzioni pubblicitarie, che ora ammontano al 70%. L’ editore di magazine come Vogue, Vanity Fair e The New Yorker mira a potenziare i ricavi di 600 milioni di dollari entro la fine del 2022 (519,1 milioni di euro). Intanto per il 2018 le previsioni vedono il fatturato in calo. Quindi, sul versante dei costi, Sauerberg ha specificato che probabilmente sarà necessario ricorrere a dolorosi tagli del personale. Condé Nast ha già messo sul mercato alcune testate come Brides, W e Golf Digest, che peraltro spera, ma non è sicuro, di vendere entro la fine dell’ anno in corso. Infine, come se non bastasse il clamore delle dichiarazioni dell’ a.d., sempre in questi giorni, l’ editrice americana è finita al centro del dibattito anche per una copertina di Vanity Fair. In particolare quella di settembre, che non solo ha distratto l’ attenzione da quella con Beyoncé di Vogue (sempre edita da Condé Nast) ma soprattutto ha scelto di mettere in primo piano l’ attrice Michelle Williams. E fin qui nulla di male. Peccato, però, che Williams indossi nello scatto abiti Louis Vuitton, ripresi da Collier Schorr, fotografo della maison Vuitton. E che la stessa attrice sia stata protagonista di una campagna pubblicitaria sempre di Louis Vuitton. Di conseguenza, le critiche verso Vanity Fair sono state di pubblicità occulta, avendo inserito spunti promozionali (tra l’ altro la griffe è un’ inserzionista ricorrente di Condé Nast) all’ interno di contenuti giornalisti. Dall’ editrice hanno precisato che abiti e scelta del fotografo sono stati casuali mentre solo successivamente Williams ha posato per il brand del lusso. © Riproduzione riservata.
Restyling in quattro anni per televisori e decoder
Italia Oggi
CINZIA DE STEFANIS
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Entro quattro anni le attuali tv digitali dovranno essere sostituite con quelle di nuova generazione DVBT2 . Ciò sta a significare che abbiamo quattro anni per acquistare nuovi televisori oppure dotarli di un decoder esterno. Secondo quanto richiesto dalla decisione europea del 2017/n. 899, la previsione di fissare al 1° luglio 2022 il termine per la disponibilità delle frequenze in banda 700 agli operatori di comunicazione elettronica a banda larga senza fili, è motivata con la necessità e la complessità di assicurare la migrazione tecnica di un’ ampia parte della popolazione verso standard di trasmissione avanzata. È con lo schema di decreto che il ministero dello sviluppo economico ha definito la roadmap per la liberazione della banda 700 Mhz fissando, come richiesto dalla decisione UE 2017/899, le scadenze intermedie e finali del processo (che andranno dal 1° gennaio 2020 al 30 giugno 2022) le quali porteranno all’ adozione del 5G, tecnologia abilitante della quarta rivoluzione industriale. Il territorio nazionale sarà suddiviso in quattro aree geografiche per il rilascio delle frequenze, anche con lo scopo di evitare o ridurre problemi interferenziali verso i paesi radioelettricamente confinanti che utilizzino la banda 700 MHz: – Area 1: Liguria, Toscana, Umbria, Lazio, Campania, Sardegna; – Area 2: Valle d’ Aosta, Piemonte, Lombardia, province di: Trento, Bolzano, Parma e Piacenza: ; – Area 3: Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna tranne le province di Parma e Piacenza, Marche, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Province di Cosenza e Crotone; – Area : 4 Sicilia, province di Reggio Calabria, Vibo Valentia e Catanzaro. Lo switch off con la liberazione della banda 700Mhz avverrà con transizione di due anni, 2020-2022, anche se il governo ha iniziato il percorso già quando ha previsto che dal primo gennaio del 2017 fosse obbligatoria la commercializzazione esclusivamente di televisori con tecnologia T2-Hevc al fine di avviare con largo anticipo il naturale ricambio degli apparecchi. Solo a partire dal 2020 è previsto lo spegnimento delle frequenze in uso alle emittenti locali e la costruzione del Mux1 della Rai per aree geografiche. Questa fase di transizione, che durerà fino al 2022, non prevede in alcun modo l’ introduzione di tecnologia T2-HEVC ma l’ uso di tecnologia MPEG-4 già diffusa da qualche anno nei televisori e che nel 2020 sarà disponibile per tutta la popolazione.
Per frenare Matteo il Cav mette Greco al TG4
Libero
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FRANCESCO SPECCHIA E ora, qualcosa di completamente diverso, direbbero i Monty Python. Dal 10 agosto Gerardo Greco sarà il nuovo direttore del Tg4. Avrà al suo fianco il condirettore Rosanna Ragusa. La sua mission sarà, senza troppi giri di parole, quella di modificare il volto dell’ informazione di Rete4 rendendola meno urlata e «più autorevole, dato che gli anni scorsi la politica antigovernativa e molto filoleghista e M5S non ci ha favorito, anzi…», come ci ripetono alti papaveri Mediaset. «L’ ingresso di Gerardo Greco alla guida del Tg4 anticipa un altro importante rinnovamento, quello di tutta Retequattro. Dalle prossime settimane metteremo in atto una vera e propria rivoluzione» commenta Mauro Crippa, il Mike Pompeo dell’ Informazione Mediaset. Greco, romano, classe ’66, laureato in Scienze Politiche, è stato un pilastro della Rai. Corrispondente da New York per il Tg2 e il Tg1 (2001-2013), conduttore di UnoMattina Estate e dal 2013 al 2017 di Agorà su Raitre, è stato anche direttore del Giornale Radio Rai e di Radio1, dove aveva compito l’ ardito – e riuscito – esperimento di “televisionizzare” le onde medie. Da quando, nel giugno scorso, è stato tambureggiato il suo arrivo, nei corridoi del Biscione la parola «rivoluzione», appunto, è stata usata e abusata. Crippa spiega che la rivoluzione passerà per «un nuovo access prime time, quattro nuovi programmi di informazione, attualità e divulgazione in prima serata. E questo nuovo Tg4. Sfide che potremo affrontare solo così, riorganizzando le nostre news per essere sempre più efficienti e più efficaci». E il chiaro riferimento è, oltre a Greco, al rilancio giornalistico di Barbara Pallombelli, in funzione anti-Lilli Gruber. Insomma la Rete4 di Sebastiano Lombardi si butta sullo stesso terreno della diretta concorrente La7. E cerca di scrollarsi di dosso il marchio antico di Emilio Fede e quello, più recente, di Mario Giordano, quest’ ultimo molto più filoleghista e populista di quanto oggi, per Forza Italia, gli equilibri politici non consentano. Greco prima con la gestione quotidiana di Agorà su Raitre e poi con quella totalizzante di RaiRadio1, ha dimostrato di ottenere alti ascolti e di essere il metronomo perfetto delle tematiche politiche, specie con sfondo migranti e diritti civili. E questa sarebbe una ventata d’ entusiasmo e – come abbiamo già scritto – di aria fresca nella un po’ stantia informazione Mediaset. È casuale, eppure così straordinariamente simbolico che Greco scenda in campo proprio mentre Silvio Berlusconi prefigura la nascita di un nuovo soggetto politico che entri completamente nell’ orbita del Partito Popolare europeo, scostandosi completamente dallo scomodo alleato Salvini. Per una svolta al centro serve un uomo di centro. E Greco, esempio perfetto di baricentro politico, è il giornalista più centrista che conosca. L’ operazione, quindi, oltre che televisiva, ha un sapore altamente strategico tout court. Un tentativo di smarcarsi dalle notizie in stile Lega, concentrate sulle viscere dell’ uomo della strada; e di recuperare un pubblico più “alto” di moderati. L’ idea ci sta tutta. Anche se io confermo i miei dubbi sull’ operazione ma è un problema mio. Per due motivi. La difficoltà storica di cambiare il pubblico di Rete 4; e le strategie editoriali a medio raggio di Mediaset legate inevitabilmente agli ascolti. Sarà dura, caro Gerry. La rivoluzione non è un pranzo di gala (e, in questo caso, neanche Il pranzo è servito…) riproduzione riservata Dal giugno 2017 al 2018 Gerardo Greco ha diretto il Giornale Radio Rai e Rai Radio 1
L'articolo Rassegna Stampa del 10/08/2018 proviene da Editoria.tv.