Indice Articoli
Rai, Foa in bilico. Il no di Forza Italia Spunta il piano B: Rossi presidente
Tajani stronca il governo: un matrimonio contro natura con il M5S scelte di sinistra
Con la cravatta a servire i poveri
Oltre cento ospiti per il Festival della Comunicazione Una medaglia da Mattarella
Caltagirone Editore, l’ utile sale a 2,2 milioni Entrate a 70,4 milioni
«Il cinema senza idee favorisce Netflix»
Cartoons on the Bay ancora a Torino dall’ 11 al 13 aprile
I conti: Caltagirone Editore torna all’ utile nel semestre
Caltagirone Editore, nel semestre torna l’ utile
Ricavi in crescita per Hera e Leonardo. Bene RaiWay
Alla Rai l’ anticipo in chiaro della Serie B
Rai e lavoro, si consuma la rottura Fi-Lega
Chessidice in viale dell’ Editoria
Caltagirone Editore in utile per 2,2 mln Ricavi da vendita a 33 mln, cala costo lavoro
Vivendi cerca soci in Universal
Rai, Foa verso la bocciatura spunta l’ ipotesi Rossi
Il Festival della Comunicazione apre con Renzo Piano nel segno delle “Visioni”
Rai, Foa in bilico. Il no di Forza Italia Spunta il piano B: Rossi presidente
Corriere della Sera
Alessandro Trocino
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Due giorni per capire se il presidente della Rai sarà Marcello Foa o se bisognerà cambiare nome: oggi il consiglio di amministrazione Rai voterà e, in caso di sì, occorrerà poi il via libera con una maggioranza di due terzi della commissione di Vigilanza, che si riunisce domani. Ago della bilancia, Forza Italia. Che dà segnali contraddittori. In caso di bocciatura di Foa, è pronto il piano B: la nomina di Giampaolo Rossi, membro del cda, eletto con i voti di FdI e di Forza Italia. Da Forza Italia arriva per ora il pollice verso. «Metodo sbagliato», spiegano Antonio Tajani e Annamaria Bernini: «È un blitz inaccettabile del governo». Sullo sfondo ci sono due questioni politiche. La tenuta dell’ alleanza di centrodestra (FI e Lega), già messa a dura prova dal governo con i 5 Stelle. La seconda è la trattativa sotterranea che dovrebbe garantire a Forza Italia qualche poltrona nella nuova Rai, tra reti e tg. Trattativa che sarebbe andata male, visto che proprio da Gianni Letta, gran cerimoniere, è partito l’ ordine di bombardare Foa. Forza Italia è anche divisa al suo interno, con un’ ala più possibilista a Foa, che fa capo a Licia Ronzulli e Niccolò Ghedini. Quanto a Fratelli d’ Italia, ieri, è arrivato il sì a sorpresa di Giorgia Meloni a Foa: «Ridicolo il Pd a parlare di lottizzazione, ci hanno convinto a votare Foa». Gli scenari sono diversi. Oggi il cda potrebbe dire sì. Sarà decisivo proprio il voto di Rossi. Ma in commissione di Vigilanza serve il sì dei consiglieri di Forza Italia. Se domani Foa venisse bocciato, potrebbe decidere di restare come consigliere. E in quel caso il cda potrebbe scegliere un nuovo presidente. Ma più probabilmente Foa si dimetterebbe (in cambio di 66 mila euro lordi annui di remunerazione dovrebbe rinunciare a tutti i suoi incarichi). E allora il Mef dovrebbe indicare un nuovo consigliere, poi votato dal consiglio dei ministri. A quel punto il presidente sarebbe scelto tra il nuovo arrivato o uno degli attuali, a cominciare da Rossi. Quest’ ultimo ha una serie di vantaggi. È gradito a FdI e Forza Italia, con un blog sul Giornale (proprio come Foa). È stato fidanzato di Deborah Bergamini (Forza Italia). Ed è stato direttore di Rainet. Dunque, nome tecnico oltre che politico. Leggendo i tweet, la sua figura non appare molto diversa da quella di Foa. C’ è l’ apologia di Francesca Totolo (la blogger delle unghie dipinte di Josepha), «una delle più scrupolose cacciatrici di fake news». Ma anche l’ attacco feroce a Roberto Saviano, definito «Vermilinguo» e «istigatore d’ odio»: «Una sibilante creatura che dispensa menzogna, manipolazione e veleno sociale». Il capo dello Stato è definito «fantasma», «irresponsabile», paragonato a Dracula e autore di un «Mattarella Horror Picture Show». A chi scrive «è sul filo del golpe», Rossi risponde: «Quel filo si è spezzato». In tutto questo Roberto Fico contesta la legge: «Non sono sbagliati i nomi, ma il metodo previsto dalla legge, che porta a un assoggettamento alla politica». Michele Anzaldi, Pd, spiega che a Forza Italia converrebbe avere un presidente di garanzia, «che potrebbe bloccare le successive nomine». E ripropone i nomi di Giovanni Minoli e Michele Santoro. Matteo Renzi attacca Foa: «Se scegliete figure così, non vi stupite se votiamo contro».
Tajani stronca il governo: un matrimonio contro natura con il M5S scelte di sinistra
Corriere della Sera
Martina Zambon
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Venezia Il filo conduttore è che «il governo sta facendo una politica anti-impresa». Antonio Tajani, vicepresidente di Forza Italia e presidente del Parlamento europeo, uomo forte degli azzurri, strizza apertamente l’ occhio agli imprenditori veneti da cui è divampato l’ incendio nazionale contro il decreto Dignità. E non è un caso che, subito dopo l’ incontro con la stampa di ieri a Mestre, lo stato maggiore di FI (oltre a Tajani c’ erano anche Renato Brunetta, Elisabetta Gardini, Niccolò Ghedini, fra gli altri) abbiano incontrato Confindustria Veneto, dal presidente Matteo Zoppas alle territoriali che avevano sparato contro una Lega silenziosa e quindi «complice» in materia di politiche del lavoro vissute come pastoie alla macchina economica in ripresa a Nordest. Opposizione dura e pura. Fatta salva una caparbia «fedeltà all’ alleato di centrodestra, cioè la Lega». In una Forza Italia ammaccata dal recente risultato elettorale, gli elementi da tenere in equilibrio sono molti: l’ appoggio alle categorie economiche ma anche la porta da lasciare aperta alla Lega. «Questi – ha detto Tajani riferendosi al governo Lega-M5s – mangeranno un panettone un po’ stantio e un uovo di Pasqua non troppo fresco. I voti in Parlamento per un governo di centrodestra ci sarebbero e, in ogni caso, confermiamo che non c’ è nessun passo indietro sulle alleanze FI-Lega a livello territoriale». Ieri, però, si è alzato il sipario sull’ abbraccio ideale agli imprenditori, orfani di rappresentanza. «Il malcontento che c’ è nel Veneto è solo la punta dell’ iceberg – ha scandito Tajani che ha ribadito il voto contrario di FI sul dl Dignità se non verranno accolti una serie di emendamenti -. Gli industriali veneti hanno lanciato un grido di dolore, ma hanno parlato a nome di tutte le imprese italiane perché il decreto di Di Maio rischia di assestare un colpo letale a tutto il sistema imprenditoriale». La demolizione del governo legastellato da parte del presidente del Parlamento Ue procede con metodo: «Manca una politica industriale, manca una politica delle infrastrutture. È scellerata l’ idea di non continuare i lavori della Tav, e l’ ambiente non c’ entra nulla. Si tratta soltanto di accontentare un po’ di estremisti». Anzi, a questo proposito, Tajani chiama in campo Matteo Salvini che, come titolare degli Interni, dovrebbe «far arrestare i delinquenti No Tav dei centri sociali piemontesi». L’ agone economico tiene banco: «Col decreto di Di Maio – ipotizza Tajani – sono più di 80 mila i posti di lavori che si perderanno, si può arrivare a 120-130 mila secondo le proiezioni fatte». E, per altro, non mancano pesanti dubbi sulla gestione del pasticciaccio Ilva, per non parlare delle nomine Rai. L’ ex ministro Renato Brunetta (mattatore, mentre Niccolò Ghedini si tiene in disparte in fondo alla sala) si lascia scappare un: «Salvini voleva portarci dal notaio per un accordo anti-inciucio, col senno di poi avremmo dovuto andarci». Tajani, invece, non attacca frontalmente il Carroccio – «auspico che la Lega torni a far parte del centrodestra» – ma i provvedimenti di «questo governo contro natura» dove «la parte di centrodestra non si vede. Anzi, nei contenuti economici – conclude – vedo un’ egemonia grillina che è una riproposizione della sinistra italiana».
Con la cravatta a servire i poveri
Corriere della Sera
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C’ è il manager senza giacca e cravatta che distribuisce riso e pasta ai più poveri. La Ceo della multinazionale che dimentica le conference call e, in tuta e scarpe da ginnastica, rivernicia un centro di accoglienza. E ci sono gli impiegati che per un giorno salutano scrivania e pc per aiutare gli altri. Si tratta di immagini normalissime nelle aziende americane ma la buona notizia è che iniziano a essere comuni anche in Italia dove il volontariato d’ impresa si sta diffondendo sempre più. Nato negli Stati Uniti negli anni Novanta, oggi è un fenomeno che interessa il mondo privato nella sua interezza: si va dal settore dei trasporti a quello della cosmesi, dall’ editoria al food. Senza distinzioni tra aziende grandi o piccole, italiane o straniere. A fotografare il trend è una ricerca realizzata da Fondazione Sodalitas in collaborazione con Gfk Italia. Secondo il report il 61% delle imprese del Bel Paese promuove o ha promosso attività di volontariato d’ impresa e una buona parte di queste lo fa da almeno cinque anni. L’ indagine segnala poi che un’ azienda su tre è una piccola e media impresa, segno che la taglia non conta quando si tratta di attività benefiche. Ma in cosa consiste il volontariato a misura di business? Parliamo di un progetto in cui l’ impresa «incoraggia e organizza la partecipazione del proprio personale alla vita della comunità locale o a sostegno di organizzazioni non profit, durante l’ orario di lavoro». In breve, gli impiegati «barattano» le otto ore in ufficio con otto ore di volontariato. Le iniziative italiane si contraddistinguono però per alcune caratteristiche. Ad esempio il tempo messo a disposizione dei dipendenti è in maggioranza tempo retribuito: l’ 86% delle aziende rispondenti utilizza infatti questa soluzione e il 71% la considera prevalente. Oltre al tempo dei dipendenti, il 90% delle aziende mette a disposizione delle organizzazioni non profit anche risorse economiche (65%), donazione di prodotti (51%) e servizi, spazi e strutture (34%). La giornata di volontariato diventa quindi anche occasione per fare beneficenza. Spazio poi alle iniziative dei dipendenti, le cui proposte rappresentano il primo step per un terzo delle aziende, così come le richieste che provengono dalle organizzazioni non profit. «Lo studio – sottolinea Adriana Spazzoli, presidente della Fondazione Sodalitas – offre una fotografia aggiornata di questa attività nel nostro Paese, con sfide e opportunità per tutti gli stakeholder. Il sostegno a progetti non profit, lo sviluppo di reti sociali che portino valore nel territorio e il consolidamento della reputazione aziendale sono le finalità indicate dalle imprese». C’ è però un vantaggio anche per chi lavora: «Vanno considerati anche i numerosi benefici che coinvolgono i dipendenti, che sentono di fare qualcosa di utile per la comunità e accrescono la propria sintonia valoriale con l’ azienda». Insomma, fare del bene fa stare bene e sono gli stessi volontari a dirlo. Per gli intervistati durante le giornate «per gli altri» si crea una forza lavoro motivata e si riescono a sviluppare competenze relazionali nuove. Il 60% delle aziende sottolinea un maggior coinvolgimento nelle attività quotidiane, il 49% il miglioramento del clima aziendale, il 38% un miglior lavoro di squadra e il 28% la fidelizzazione dei dipendenti. E poi c’ è il marketing: organizzare giornate di volontariato e fare beneficienza aiuta anche l’ immagine dell’ azienda e rafforza il brand. Non a caso più della metà delle imprese nomina tra i fattori positivi legati al volontariato il miglioramento della reputazione. Resta quindi da capire se questo boom delle giornate solidali sia dettato da sincere ragioni di cuore o sia uno slogan in funzione del portafoglio. La speranza è che, tra le due opzioni, si riveli vera la prima.
Oltre cento ospiti per il Festival della Comunicazione Una medaglia da Mattarella
Corriere della Sera
Alessio Ribaudo
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DAL NOSTRO INVIATO GENOVA Centonove ospiti, 76 incontri, 26 iniziative per tutte le fasce d’ età, 11 spettacoli, tre sessioni speciali, due mostre ma anche escursioni in aree marine protette. Sono questi alcuni dei numeri salienti della quinta edizione del Festival della Comunicazione dedicato alle «visioni» che, dal 6 al 9 settembre, a Camogli, nel Genovese, avrà oltre 100 ospiti e sarà aperta da una lectio magistralis dell’ architetto Renzo Piano che spiegherà la sua visione del nuovo ambiente urbano. «Quest’ anno – ha spiegato ieri Francesco Olivari, sindaco di Camogli, durante la presentazione nella sede Rai di Genova – avremo l’ onore di fregiarci anche della Medaglia del Capo dello Stato». Un fiore all’ occhiello per la manifestazione che ha come «padre nobile» Umberto Eco. «L’ idea è di coinvolgere personaggi della cultura – spiega Danco Singer, direttore e ideatore del Festival insieme a Rosangela Bonsignorio – come Renzo Piano, Piero Angela, Gustavo Zagrebelsky o i direttori dei giornali come Luciano Fontana (Corriere della Sera), Mario Calabresi (la Repubblica) e Marco Travaglio (Il Fatto Quotidiano) per affrontare il tema delle visioni dal punto di vista della società di oggi e di come si caratterizzerà domani nel campo sociale, economico, tecnologico e filosofico». Uno degli argomenti principali della quattro giorni sarà quello delle fake news. «Oggi le guerre non si fanno più solo con le armi – ha detto Carlo Freccero, consigliere di amministrazione Rai – ma soprattutto con la comunicazione: basti pensare alle manipolazioni, alle fake news e alla propaganda». Nella serata conclusiva del Festival, il giornalista Federico Rampini racconterà le trasformazioni dell’ attualità mondiale seguendo il tracciato delle carte geografiche: «Servono mappe intelligenti per orientarci, capire dove siamo ora e dove andremo domani».
Caltagirone Editore, l’ utile sale a 2,2 milioni Entrate a 70,4 milioni
Corriere della Sera
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Caltagirone editore ha chiuso il primo semestre con un utile netto di 2,2 milioni di euro (in aumento dai 6 mila euro del primo semestre 2017), e ricavi per 70,4 milioni (-8,3%) per effetto della contrazione dei ricavi pubblicitari e di quelli diffusionali. Il margine operativo lordo è negativo per 2,6 milioni. La raccolta pubblicitaria è diminuita del 10,7% rispetto al primo semestre 2017, a 33,9 milioni. I costi operativi calano del 6,8% a 72,9 milioni. Caltagirone Editore per il 2018 stima il proseguimento del «trend negativo dei ricavi diffusionali e pubblicitari» sia «a livello di mercato che aziendale».
«Il cinema senza idee favorisce Netflix»
Il Giornale
Ferruccio Gattuso
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Ferruccio Gattuso Saper ascoltare, coltivare un’ idea con pazienza. Andare in profondità e trattare i temi difficili con rispetto. Perché chi sa argomentare, sa raccontare. Un compito nobile, oggi, nel medioevo del tweet usato come il martello di Thor. Si è scelta un bel compito Bobette Buster, script consultant a Hollywood, tra le menti più acute quando si tratta di spiegare cosa sia una storia e come la si possa trasformare in una sceneggiatura. Lavorare nello showbiz, formare sceneggiatori, ben sapendo che l’ idea deve essere buona, popolare e, come no, produrre denaro. Perché Hollywood sforna sogni ma questi hanno un costo. Bobette Buster insegna Arte della narrazione cinematografica alla University of Southern California, collabora con Disney, Pixar, Sony e Fox, è docente del Master in International Screenwriting and Production dell’ Università Cattolica di Milano ed è da poco passata da Courmayeur presso una Summer School per giovani autori dell’ industria audiovisiva under 35. Signora Buster, com’ è stata l’ esperienza a Courmayeur? «Ho incontrato giovani di talento, menti capaci. Per loro si tratta solo di avere metodo: avere la giusta tecnica nel creare sceneggiature. Anche se poi, a essere sinceri, non basta solo quella». Vale a dire? «Si deve riuscire a far conoscere le proprie storie. E serve la volontà di produttori e canali tv di dare alla gente nuove storie. Sono le storie a creare spettatori, e sono questi ultimi che i pubblicitari vogliono. Ma i canali televisivi temono le sfide, preferiscono investire su prodotti sicuri». Lei ha lavorato con registi come Tony Scott e il giovane Quentin Tarantino. Riconobbe subito in lui il talento? «Quentin? Un ragazzo affamato di cinema, viveva nei videostore, divorava film d’ azione di Hong Kong e della Nouvelle Vague. Talento unico per i dialoghi, capacità di ascolto: attento ai discorsi della gente marginale, ne restava affascinato. Sin da subito la sua voce d’ artista era limpida, gli serviva solo la tecnica». Oggi le serie tv si confrontano con il cinema: cos’ è cambiato nel pubblico? «Non penso che c’ entri il pubblico. Tutto nasce da un business degli studios: creare franchise di genere sci-fi è più redditizio. Si tratta di prodotti che si piazzano meglio sul mercato globale, dove spettatori maschi sui 15-35 anni chiedono effetti speciali. Questo relega i migliori sceneggiatori ai margini». Che approdano in tv… «Non potendo scrivere per il cinema, dove vanno? Da qui nasce l’ età dell’ oro della tv e di Netflix e Amazon. Ora l’ audience è sopraffatta da troppi titoli, ma la qualità è buona, pensi a Breaking Bad, Madmen e Il Trono di Spade». Lei ha realizzato un documentario Making Waves: The Art of Cinematic Sound, quando uscirà? «Per il momento non ne parlo, sono superstiziosa. Intervisto registi come George Lucas, David Lynch, Ang Lee, Sofia Coppola. Racconto la storia dei grandi sound editor, personaggi come Walter Murch o Ben Burtt, che costruì il mondo sonoro di Star Wars. Fu lui a inventare il linguaggio di Chewbecca». Saper offrire una storia è una forma di potere. Alcuni la usano per produrre fake news: come difendersi? «I social media hanno abituato la gente a urlare. Twitter è lo specchio di una società aggressiva. La democrazia è condivisione di idee e capacità di ascolto. Dalla mancanza di ascolto fioriscono le fake news. Penso che l’ unico antidoto sia riflettere sulla plausibilità delle notizie che leggiamo».
Cartoons on the Bay ancora a Torino dall’ 11 al 13 aprile
Il Manifesto
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II Per il terzo anno consecutivo sarà Torino ad ospitare Cartoons on the Bay, il festival internazionale dell’ animazione cross -mediale e della tv dei ragazzi promosso da Rai e organizzato da Rai Com in collaborazione con Regione Piemonte, Film Commission Torino Piemonte e FIP Film Investimenti Piemonte.La kermesse, importante realtà internazionale del mondo dell’ animazione e dell’ audiovisivo, si terrà nel capoluogo piemontese dall’ 11 al 13 aprile 2019, con proiezioni aperte al pubblico e un programma dedicato agli operatori del settore. I temi dell’ edizione 2019 saranno la fantascienza, il fantasy, l’ horror: l’ animazione della fantasia, il fantastico e l’ immaginario nei cartoni animati. PAESE OSPITE gli Stati uniti. Ma ci sarà spazio anche per lo sport giovanile con attività ed eventi sportivi che coinvolgeranno studenti e giovani.II Per il presidente di Film Commission Torino Piemonte (Fctp) Paolo Damilano, «l’ opportunità di ospitare nuovamente un festival prestigioso come Cartoons on the Bay potrà ulteriormente consolidare l’ immagine del nostro territorio quale territorio strategico per il comparto dell’ animazione nazionale, sia come vetrina per le tante società piemontesi del settore, sia come occasione di avvicinamento della cittadinanza al mondo dei cartoni e del cinema cross -mediale». Infine, Paolo Tenna, ad di Fip (Film Investimenti Piemonte), rileva che «l’ ormai consolidata collaborazione con Rai Com conferma sul campo i risultati di un preciso percorso che Fctp e Fip, in linea con il forte interesse e coinvolgimento della Regione Piemonte, hanno intrapreso nell’ ultimo triennio, volto a favorire la crescita e l’ affermazione del settore dell’ animazione piemontese, storicamente votata all’ eccellenza».
I conti: Caltagirone Editore torna all’ utile nel semestre
Il Mattino
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LE SOCIETÀ ROMA Il primo semestre dell’ anno si chiude per la Caltagirone editore con un risultato dell’ esercizio positivo per 2,2 milioni di euro (contro i 6 mila euro nel primo semestre 2017).Tra i numeri approvati ieri dal cda anche ricavi per 70,4 milioni (76,7 milioni nel primo semestre 2017) e un margine operativo lordo negativo per 2,6 milioni, contro un risultato negativo per 1,5 milioni nel primo semestre 2017. Il calo dei ricavi dell’ 8,3%, si legge in una nota del gruppo, si deve alla contrazione dei ricavi pubblicitari e di quelli diffusionali. In particolare, i ricavi derivanti dalla vendita sia su carta che digitale dei quotidiani del gruppo si sono attestati a 33 milioni, con una flessione del 7,4% rispetto al corrispondente periodo del 2017. E la raccolta pubblicitaria del gruppo è diminuita del 10,7% rispetto al primo semestre 2017 attestandosi a 33,9 milioni. Nel dettaglio, i ricavi pubblicitari sulle sole testate cartacee, considerando anche la pubblicità raccolta per conto di terzi, hanno registrato nel periodo una contrazione del 12,7%. Mentre la raccolta pubblicitaria su internet, considerando anche la raccolta per conto di terzi, ha registrato un decremento del 5,3%. Di qui l’ incidenza dell’ area internet sul fatturato pubblicitario complessivo che risulta pari al 14%. La Total Audience (su pc o mobile) dei siti web del gruppo ha invece registrato, a marzo 2018, 1,1 milioni di utenti unici giornalieri medi, in crescita del 15% rispetto allo stesso periodo del 2017. LE PREVISIONI Il trend negativo dei ricavi diffusionali e pubblicitari, spiega la stessa nota della società, «continua sia a livello di mercato che a livello aziendale e non si manifestano al momento segni di inversione di tendenza. In assenza di novità tale tendenza negativa continuerà anche nell’ esercizio in corso». I COSTI Guardando, invece, ai costi operativi del primo semestre, sono diminuiti del 6,8% rispetto al primo semestre 2017 attestandosi a 72,9 milioni. In particolare, il costo del lavoro, comprensivo di oneri non ricorrenti pari a 851 mila euro (1,6 milioni di euro al 30 giugno 2017) legati essenzialmente ai piani di riorganizzazione posti in essere da alcune società del gruppo, si è ridotto del 9,1%. A valori omogenei e senza tener conto di tali oneri straordinari, il costo del lavoro è diminuito di circa del 7,1% a seguito degli interventi di ristrutturazione definiti nei precedenti esercizi. Gli altri costi operativi sono diminuiti del 4,3%. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Caltagirone Editore, nel semestre torna l’ utile
Il Messaggero
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I CONTI ROMA Il primo semestre dell’ anno si chiude per la Caltagirone editore con un risultato dell’ esercizio positivo per 2,2 milioni di euro (contro i 6 mila euro nel primo semestre 2017).Tra i numeri approvati ieri dal cda anche ricavi per 70,4 milioni (76,7 milioni nel primo semestre 2017) e un margine operativo lordo negativo per 2,6 milioni, contro un risultato negativo per 1,5 milioni nel primo semestre 2017. Il calo dei ricavi dell’ 8,3%, si legge in una nota del gruppo, si deve alla contrazione dei ricavi pubblicitari e di quelli diffusionali. In particolare, i ricavi derivanti dalla vendita sia su carta che digitale dei quotidiani del gruppo si sono attestati a 33 milioni, con una flessione del 7,4% rispetto al corrispondente periodo del 2017. E la raccolta pubblicitaria del gruppo è diminuita del 10,7% rispetto al primo semestre 2017 attestandosi a 33,9 milioni. Nel dettaglio, i ricavi pubblicitari sulle sole testate cartacee, considerando anche la pubblicità raccolta per conto di terzi, hanno registrato nel periodo una contrazione del 12,7%. Mentre la raccolta pubblicitaria su internet, considerando anche la raccolta per conto di terzi, ha registrato un decremento del 5,3%. Di qui l’ incidenza dell’ area internet sul fatturato pubblicitario complessivo che risulta pari al 14%. La Total Audience (su pc o mobile) dei siti web del gruppo ha invece registrato, a marzo 2018, 1,1 milioni di utenti unici giornalieri medi, in crescita del 15% rispetto allo stesso periodo del 2017. LE PREVISIONI Il trend negativo dei ricavi diffusionali e pubblicitari, spiega la stessa nota della società, «continua sia a livello di mercato che a livello aziendale e non si manifestano al momento segni di inversione di tendenza. In assenza di novità tale tendenza negativa continuerà anche nell’ esercizio in corso». Guardando, invece, ai costi operativi del primo semestre, sono diminuiti del 6,8% rispetto al primo semestre 2017 attestandosi a 72,9 milioni. In particolare, il costo del lavoro, comprensivo di oneri non ricorrenti pari a 851 mila euro (1,6 milioni di euro al 30 giugno 2017) legati essenzialmente ai piani di riorganizzazione posti in essere da alcune società del gruppo, si è ridotto del 9,1%. A valori omogenei e senza tener conto di tali oneri straordinari, il costo del lavoro è diminuito di circa del 7,1% a seguito degli interventi di ristrutturazione definiti nei precedenti esercizi. Gli altri costi operativi sono diminuiti del 4,3%. L. Ram. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Ricavi in crescita per Hera e Leonardo. Bene RaiWay
Il Messaggero
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I BILANCI MILANO Si è chiuso con utile netto per gli azionisti pari a 158,1 milioni, in crescita del 12,1% il primo semestre 2018 per Hera i cui ricavi si sono attestati a 2.966,7 milioni, in crescita del 7,7%. Quanto al margine operativo lordo, spiega una nota della multiutility emiliano-romagnola, questo ha raggiunto i 523,6 milioni di euro, registrando una crescita di 17,7 milioni (+3,5%) rispetto al giugno 2017. L’ l’utile prima delle imposte è cresciuto dell’ 8,4% passando dai 216,3 milioni al 30 giugno 2017 ai 234,4 milioni del primo semestre. Utile semestrale in calo per Leonardo a 106 milioni (-50%). I ricavi del periodo sono pari a 5,589 miliardi, in aumento dell’ 1,7%. I nuovi ordini sono pari a 4,6 miliardi, l’ indebitamento netto migliora a 3,474 miliardi, il Focf è negativo per 809 milioni. Sul periodo ha pesato l’ effetto cambi, dato che il gruppo italiano dell’ aerospazio e difesa è esposto in modo significativo all’ andamento dell’ euro-dollaro e sterlina: i ricavi sono arrivati a 5.589 milioni (+1,7%) o a 5.720 milioni (+4%) senza l’ effetto cambi, i nuovi ordini a 4,6 miliardi (-9%) ma avrebbero raggiunto i 4.755 milioni a cambi costanti. Il gruppo ex Finmeccanica rivede al rialzo la guidance per il 2018 riguardo gli ordini, il flusso di cassa operativo e l’ indebitamento netto. È quanto ha stabilito il Cda, che ha approvato la semestrale, considerando il maxi ordine di elicotteri in Qatar da 3 miliardi. Cerved ha chiuso il primo semestre 2018 con un utile di 36,8 milioni, in miglioramento rispetto ai 23,4 milioni del primo semestre 2017. Nel primo semestre 2018 i ricavi consolidati del gruppo sono aumentati del 12,3%, attestandosi a 223 milioni. Utile netto e ricavi in crescita nel primo semestre 2018 per Rai Way. Il risultato finale della controllata Rai proprietaria del segnale tv, nel primo semestre 2018 è pari a 30,9 milioni, in crescita del 13,1% rispetto ai 27,4 milioni del primo semestre 2017. Al 30 giugno 2018 i ricavi sono pari a 109,0 milioni, in crescita dello 0,9% rispetto ai 108,0 milioni dei primi sei mesi 2017. I ricavi riconducibili a Rai sono pari a 92,5 milioni mentre il contributo da clienti terzi si attesta a 16,5 milioni. Sono alcuni dei principali risultati della relazione finanziaria semestrale al 30 giugno 2018 approvata dal ccda. Inoltre adjusted ebitda a 59,2 milioni (+4,3%) e utile operativo (ebit) a 42,8 milioni (+7,8%). gli investimenti sono pari a 7,3 milioni e l’ indebitamento finanziario netto a 13,1 milioni (4,8m di euro al 31 dicembre 2017). I risultati dei primi sei mesi 2018 sono in linea con le aspettative della società. A. Fons. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Alla Rai l’ anticipo in chiaro della Serie B
Il Sole 24 Ore
A. Bio.
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La Rai si aggiudica la finestra in chiaro per la Serie B. La Lega dei club della serie cadetta ha infatti tsabilito che l’ anticipo del venerdì sera andrà infatti in onda in diretta anche sulla tv pubblica. Si completa dunque il quadro per l’ offerta televisiva della Serie Bkt (fino al 2021 si chiamerà così in virtù di un’ intesa fra Lega B e BKT, big player del settore pneumatici). Perform con la sua piattaforma streaming Dazn ha messo in cassaforte per il prossimo triennio i diritti pay di tutta la Serie Bkt (per oltre 22 milioni a stagione l’ intero campionato). L’ assemblea di Lega B ha accettato l’ offerta della tv pubblica, che era partita da 2.2 milioni di euro e dopo le trattative private si è fermata poco al di sotto dei 3 milioni. Meno di 5 milioni cui puntavano i club, ma l’ offerta è stata ritenuta accettabile. Serviranno invece ancora le trattative private anche per i diritti esclusivi radiofonici e degli highlights perché la proposta Rai è stata ritenuta insufficiente. Con questa operazione la Rai porta a casa un altro tassello di offerta sportiva che va a inserire in un a un menu che comprende una partita in chiaro della Champions League, Coppa Italia, i match della nazionale italiana, lo sci, la pallavolo, l’ atletica. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Rai e lavoro, si consuma la rottura Fi-Lega
Il Sole 24 Ore
Barbara Fiammeri
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roma Silvio Berlusconi stavolta non sembra intenzionato a tornare indietro. «Non potremo votare il candidato alla presidenza della Rai indicato dal Governo», dice lapidario Antonio Tajani confermando il no degli azzurri a Marcello Foa. Il vicepresidente di Forza Italia pronuncia il verdetto in quel di Mestre, in occasione della conferenza stampa indetta contro il “decreto dignità” da ieri in Aula alla Camera. La sede scelta non è certo casuale: Forza Italia prova a rialzare la testa in Veneto, da dove è partita la rivolta degli imprenditori contro il provvedimento di Luigi Di Maio e contro l’ atteggiamento ritenuto troppo morbido della Lega, che nella regione guidata da Luca Zaia è dominus incontrastato. E la partita sulla Rai va letta anche in questa chiave. Con il principale partito del centrodestra al governo «sarebbe stato normale che i nostri alleati avessero concordato con noi una scelta» insiste Tajani. Anche perché la poltrona del presidente ha un ruolo di garanzia, tant’ è che per legge serve che sia ratificata dai due terzi della commissione di vigilanza. A conti fatti servono almeno 26 voti. Che al momento non ci sono. Ai 21 di Lega e M5S ieri si sono aggiunti anche quelli di Fdi. Ma il partito di Giorgia Meloni ha solo due parlamentari che non sono quindi sufficienti per raggiungere il quorum, visto che Pd e Leu sono sulle barricate. Ecco perché Fi è decisiva. «Chi vìola la legge trova la risposta inevitabile: no. Stop alle imposizioni, si al confronto» sentenzia Maurizio Gasparri. Oggi pomeriggio si riunisce il Cda di viale Mazzini che – è scontato – ratificherà l’ indicazione di Salvini e Di Maio su Fabrizio Salini come ad e Foa presidente. Da sottolineare che proprio il vicepremier M5s nelle ultime ventiquattr’ ore è quello che più si è esposto a favore del “sovranista” Foa, indicato in prima battuta dal leader della Lega e a favore del quale è tornato a farsi sentire anche Alessandro Di Battista. I pentastellati ovviamente gongolano nel veder deflagrare quel che resta della coalizione di centrodestra e rilanciano la tesi del “nuovo Nazareno”. Che poi è la stessa di Salvini. Il ministro dell’ Interno ha già anticipato che se i forzisti voteranno contro Foa d’ ora in poi Berlusconi sarà considerato un alleato del Pd. Una minaccia per indurre il Cavaliere a più miti consigli, scaricando su di lui la responsabilità della rottura. Berlusconi però non può non averlo messo in conto. L’ ex premier, che domenica è stato in ospedale per «controlli di routine», ieri ha ribadito che la linea non cambia. «Noi non abbiamo rotto l’ alleanza nonostante Salvini abbia deciso di governare con un partito che ha messo il veto su di noi e ora vuole mettere in discussione le regioni e i comuni in cui governiamo assieme per il presidente della Rai?», domanda retoricamente un big forzista, quasi parafrasando le parole del governatore leghista della Lombardia Attilio Fontana, che ieri a Repubblica aveva sottolineato come il rapporto «antico e fruttuoso» con Fi nella Regione non può essere messo in discussione «da una questione come quella sulla Rai». Il Nord leghista non vuole farsi dettare l’ agenda da Roma. Lo stesso Zaia nei giorni scorsi si era fatto interprete del malessere degli imprenditori della sua regione per le scelte contenute nel Dl dignità. Non si tratta di un dissenso nei confronti di Salvini. Piuttosto è l’ espressione di una preoccupazione per un’ alleanza, quella tra Lega e Movimento 5 Stelle, che mette in discussione alcune scelte fortemente sostenute dal Carroccio: dalle norme sulla flessibilità in materia di lavoro alle grandi opere, a partire dalla Tav. Altro che presidenza della Rai. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Chessidice in viale dell’ Editoria
Italia Oggi
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Il Belgio farà pagare alla stampa le misure sicurezza ai vertici Ue. I corrispondenti da Bruxelles della stampa europea e internazionale devono contribuire alle spese per la sicurezza. I giornali per cui lavorano pagheranno 50 euro ogni sei mesi direttamente allo stato belga per sostenere i controlli di sicurezza durante i vertici dell’ Unione europea. Lo ha stabilito, a partire dallo scorso primo giugno, una nuova legge belga e ieri lo ha ricordato con una nota il consiglio Ue, precisando che «una fattura verrà inviata più tardi dalle autorità belghe al datore di lavoro» o, nel caso che non si riesca a contattarlo, al giornalista. Decisione cui lo stesso consiglio Ue si era opposto così come l’ Associazione della stampa internazionale di Bruxelles (Api). Primi controlli entro cui mettersi in regola: il consiglio europeo dei capi di stato e di governo a Bruxelles del prossimo 18 ottobre e il vertice Asia-Europa del 18 e 19 ottobre. Romagnoli, in Rai tasso di conflittualità altissimo. Gabriele Romagnoli ha annunciato di lasciare il suo incarico a partire dal 1° agosto, in anticipo rispetto alla scadenza del contratto che sarebbe avvenuta nel febbraio 2019. E, in una intervista rilasciata al Messaggero, Romagnoli ha parlato dei suoi due anni e mezzo in Rai: «Sono stati un’ esperienza. Sono stato due anni e mezzo a Beirut, dove ci sono 17 confessioni religiose, faide e bombe che scoppiano qua e là. Posso dire che, pur senza arrivare a quei livelli, in Rai il tasso di conflittualità è altissimo, ma per qualcosa che forse vale un po’ meno rispetto al proprio credo religioso». Fincantieri, condannato per diffamazione il giornalista de La Gabbia. Lo scorso 20 luglio il giudice monocratico presso il Tribunale di Trieste Valentina Guercini ha condannato per il reato di diffamazione a mezzo stampa e al risarcimento dei danni arrecati alla società Fincantieri il giornalista Danilo Lupo in relazione a un servizio televisivo da lui realizzato, andato in onda il 12 aprile 2015 su La7 nel corso del programma La Gabbia. Oggetto del servizio era il presunto avvenuto inserimento di microchip all’ interno delle calzature antinfortunistiche degli operai di Fincantieri. Audiovisivo, torna il Mia. Si terrà a Roma dal 17 al 21 ottobre la quarta edizione del Mia, Mercato internazionale audiovisivo. Anche quest’ anno si svolgerà nel «Distretto Barberini», tra il rinascimentale Palazzo Barberini, le sale cinematografiche Barberini e 4 Fontane e l’ Hotel Bernini Bristol. In questi spazi si articoleranno nell’ arco di quattro giorni una serie di eventi, a partire dal Co-production Market e Pitching Forum, diventato un punto di riferimento per sceneggiatori, registi e produttori. La sezione Mia|Cinema riproporrà What’ s next Italy, dedicato ai film italiani in uscita nel 2019 cui si aggiunge, da quest’ anno, C Eu Soon, un approfondimento sui nuovi talenti europei con lo scopo di scoprire e lanciare i titoli emergenti più promettenti del prossimo anno. Enigmistica Mia, debutta il cruciverba firmato. Nel terzo numero di Enigmistica Mia, il nuovo settimanale di enigmi, giochi e passatempi di Cairo Editore, debutta il cruciverba firmato: ogni settimana le definizioni orizzontali e verticali saranno ideate da un personaggio. A mettersi in gioco per primo è lo stesso editore Urbano Cairo, che firma come autore la cruci-intervista. Risolvendo le definizioni i lettori scopriranno anche alcune curiosità che lo riguardano: dalla prima automobile, al personaggio storico preferito.
Caltagirone Editore in utile per 2,2 mln Ricavi da vendita a 33 mln, cala costo lavoro
Italia Oggi
GIOVANNI GALLI
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Caltagirone Editore chiude il primo semestre 2018 con un utile netto in crescita a 2,2 milioni di euro, da confrontarsi con un risultato positivo per 6 mila euro registrato nello stesso periodo dell’ anno scorso. Così come approvati ieri dal consiglio di amministrazione presieduto da Francesco Gianni e guidato dall’ a.d. Albino Majore, i risultati al 30 giugno scorso comprendono ricavi diminuiti a 70,4 milioni dai 76,7 mln del primo semestre 2017, mentre l’ ebitda, negativo, è peggiorato a 2,6 milioni di euro (da -1,5 milioni di euro). In territorio negativo, ma in miglioramento dopo ammortamenti e svalutazioni, è invece l’ ebit che passa a -4 mln da -5,2 milioni. La posizione finanziaria netta di periodo è a debito e migliora a 121,8 milioni dai -128,5 con cui si era chiuso l’ esercizio precedente. Il patrimonio netto è pari a 445,8 milioni di euro (erano 448,8 milioni di euro al 31 dicembre 2017): «il decremento è attribuibile all’ effetto negativo conseguito nel semestre nella valutazione al fair value delle partecipazioni azionarie detenute dal gruppo al netto del risultato del periodo», hanno precisato ieri con una nota dalla Caltagirone Editore. Più nel dettaglio delle attività editoriali del gruppo che fa capo a Francesco Gaetano Caltagirone e include tra gli altri il quotidiano romano Il Messaggero, i ricavi dalla vendita dei giornali sia su carta sia su digitale si sono attestati a 33 milioni di euro, segnando una flessione del 7,4%. La raccolta pubblicitaria del gruppo è diminuita, poi, del 10,7% rispetto al primo semestre 2017 attestandosi a 33,9 milioni di euro. Ma, piattaforma per piattaforma, i ricavi pubblicitari sulle sole testate cartacee, considerando però anche la pubblicità raccolta per conto di terzi, hanno registrato nel periodo una contrazione del 12,7%, mentre la raccolta pubblicitaria online, sempre includendo gli incarichi per editori terzi, è calata del 5,3%. L’ incidenza dell’ area internet sul fatturato pubblicitario complessivo è del 14%. Sul fronte dei costi, hanno precisato dalla stessa Caltagirone Editore, «il costo del lavoro, comprensivo di oneri non ricorrenti pari a 851 mila euro (1,6 milioni di euro al 30 giugno 2017) legati essenzialmente ai piani di riorganizzazione posti in essere da alcune società del gruppo, si è ridotto del 9,1%. A valori omogenei e senza tener conto di tali oneri straordinari, il costo del lavoro è diminuito di circa del 7,1% a seguito degli interventi di ristrutturazione definiti nei precedenti esercizi». Infine, per quanto riguarda i prossimi mesi dell’ anno, l’ editrice non si aspetta che si verifichino «segni di inversione di tendenza. In assenza di novità tale tendenza negativa continuerà anche nell’ esercizio in corso».
Vivendi cerca soci in Universal
Italia Oggi
MARCO A. CAPISANI
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Vivendi è in movimento: mette sul mercato fino al 50% dell’ etichetta musicale Universal music group-Umg (quella di Lady Gaga e del rapper Drake per esempio), alla ricerca di uno o più partner strategici e quindi escludendo un’ Offerta pubblica iniziale così come ipotizzato la scorsa primavera (vedere ItaliaOggi del 18/5/2018). Entra poi in trattative esclusive col gruppo spagnolo Planeta per acquisire il 100% dei libri Editis (valore: 900 milioni di euro). Il gruppo francese dei media (dalla tv ai videogiochi) guidato oggi da Yannick Bolloré, figlio del finanziere bretone Vincent Bolloré, presente in Italia in Telecom, Mediaset e Mediobanca (al 5%), si muove adesso perché questo sembra essere il momento propizio: aumenta l’ attenzione del mercato sul mondo della musica tra l’ altro con la quotazione di Spotify e l’ aumento degli utenti paganti della piattaforma in streaming che, a sua volta, versa i diritti d’ autore alla Universal, etichetta di Vivendi. Perciò è il momento di «cristallizzare il valore di Umg» (finora l’ attività che ha portato più soldi nelle casse del gruppo), ha dichiarato ieri l’ a.d. Arnaud de Puyfontaine, commentando le prossime mosse del gruppo. Ma il momento sembra giusto per fare cassa e riprendere anche quel progetto di polo internazionale dei contenuti che, con la mancata operazione Mediaset Premium, ha rallentato. Così Vivendi vuole ora diversificare nei libri, settore in cui non è ancora presente e dove si sono già concentrati sia gli altri francesi di Lagardère sia gli italiani di Mondadori con Rcs Libri. Editis è il secondo editore di libri in Francia (tra l’ altro quelle delle guide Lonely Planet). A proposito di campagna d’ Italia, i profitti dalla vendita di quote in Umg possono arrivare nel momento stesso in cui Vivendi svaluta di 512 milioni di euro la partecipazione in Tim (a quasi il 24%), portandola sui 3,7 miliardi di euro. Motivo: i rischi che comporta il piano industriale del gruppo tricolore tlc e soprattutto il minor potere decisionale nelle scelte finanziarie e strategiche (visto che il fondo Eliott è riuscito a far eleggere il suo cda). Senza dimenticare che in Italia c’ è sempre in atto la guerra con Mediaset per il mancato acquisto della pay tv Premium del Biscione (di cui Bolloré è socio intorno al 29%). Comunque, nella Penisola ma anche no, i proventi dalla cessione parziale di Universal potranno sostenere sia il «riacquisto di azioni proprie e riduzione del capitale» sia «acquisizioni mirate», sempre secondo de Puyfontaine. Acquisizioni mirate che richiamano alla memoria il tentativo dei Bolloré di espugnare Ubisoft e i suoi videogiochi (poi difesa strenuamente dalla famiglia-azionista Guillemot). Tentativo fallito, anche se poi dalla vendita di quelle quote Vivendi ha portato a casa una plusvalenza di 1,2 miliardi di euro. Aspettando i primi passi concreti su Editis e su Umg (l’ operazione dovrebbe essere lanciata in autunno e concludersi entro 18 mesi), l’ occasione per annunciare le prossime mosse del colosso francese è stata la comunicazione dei conti nel primo semestre 2018, con un utile netto in calo del 6,3% a 165 milioni di euro. Il fatturato complessivo è salito del 18,3% sui 6,5 miliardi di euro, grazie soprattutto al consolidamento del polo pubblicitario Havas. A perimetro costante, hanno contribuito all’ ebitda del gruppo sia la stessa Universal sia Canal+. L’ ebitda è di 542 milioni dai precedenti 352 milioni nello stesso periodo del 2017 (sempre tenendo conto del consolidamento di Havas). In particolare, Canal+ prosegue nel piano di risanamento che sta portando alla crescita della base abbonati (ora a quota 16 milioni). In Francia, dove più alto era il tasso di abbandono alla pay tv, adesso il trend sembra essersi invertito, a giudizio di Vivendi. A livello di gruppo, l’ indebitamento netto è di quasi 1,4 miliardi di euro, in calo dagli oltre 2,3 miliardi di fine 2017. Ieri il titolo di Vivendi ha chiuso su dell’ 1,14% a 21,3 euro. © Riproduzione riservata.
Rai, Foa verso la bocciatura spunta l’ ipotesi Rossi
La Repubblica
GIOVANNA VITALE
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Game over, partita chiusa. Domani, a meno di sorprese, il sovranista Marcello Foa non avrà i numeri per diventare presidente della Rai. A 24 ore dalla riunione in Vigilanza che avrebbe dovuto incoronare l’ ex inviato del ” Giornale” alla guida della tv pubblica, Antonio Tajani blinda il no di Berlusconi, formalizzando il voto contrario (e decisivo) di Forza Italia. « Siamo rammaricati ma non possiamo dire sì al candidato indicato dal governo » , annuncia il vice- leader azzurro da Mestre. « La legge prevede che sia il Parlamento a decidere chi è il presidente della Rai attraverso la commissione bicamerale, dove è necessaria una maggioranza qualificata » , spiega. « Non sono state rispettate le regole » . Senza contare che « quando si fa parte di una coalizione, non si può presentare un nome dicendo di prendere o lasciare » , precisa Tajani, esortando la Lega a tornare nel centrodestra. « Non siamo al mercato, non si tratta di vendere posti in cambio di voti». Il segnale che il Cavaliere è ancora molto irritato e deciso a tenere il punto. « Su questa questione non cediamo di un millimetro», è tornato a ribadire in serata. Chiaro il messaggio indirizzato all’ alleato padano: si parte solo da un nuovo nome, non facciamo trattative al ribasso. A dispetto delle minacce di rottura della coalizione, lanciate da Salvini. E dei ramoscelli d’ ulivo agitati dall’ ala aperturista capeggiata da Giovanni Toti: «Io non trasformerei la Vigilanza in una Sarajevo e il povero Foa nel principe ereditario d’ Austria. Cerchiamo di essere ragionevoli » . E siccome i Fratelli d’ Italia hanno invece deciso d’ accodarsi a M5S e Lega, facendo lievitare da 21 a 23 i voti favorevoli in Vigilanza, al giornalista e manager italo- svizzero ne mancano ancora 4 (solo 3 se si calcola che per prassi il presidente della Commissione si astiene) per raggiungere il quorum dei due terzi. Sì che possono venire solo da Forza Italia. Tenuto conto delle barricate alzate da Pd e Leu, che ieri hanno addirittura lanciato un appello a disertare i lavori per protesta. Un’ impasse che spiegherebbe le voci di un ” piano B” cominciate a circolare fin dal pomeriggio. Se domani Foa dovesse essere bocciato, potrebbe infatti rifiutarsi di restare nel board Rai come semplice consigliere d’ amministrazione. Non solo per una questione d’ orgoglio o di prestigio, anche per via dello stipendio: da amministratore delegato del gruppo che edita il Corriere del Ticino guadagna almeno tre volte di più di quanto prenderebbe restando nella tv pubblica senza galloni. E allora, escludendo la revoca da parte dell’ azionista (il ministero dell’ Economia), resterebbe la carta delle dimissioni volontarie. Ed è qui che entrerebbe in gioco Giorgia Meloni e i rumors di un possibile accordo con Salvini per puntare su Giampaolo Rossi, eletto dalla Camera nel cda Rai su indicazione di Fdi, che peraltro presenta un profilo sovranista e identitario addirittura più marcato di quello di Foa. Ma, se venisse proposto (e non imposto) agli alleati di centrodestra, potrebbe non dispiacerebbe affatto a Fi. Fermo restando che il leader della Lega fino all’ ultimo proverà a far passare la sua prima scelta. Anche perché si aprirebbe un problema col contraente di governo: il “piano B” del M5S potrebbe infatti puntare sull’ ex direttore del Tg3 Antonio Di Bella. E mentre il presidente della Camera Roberto Fico avalla la scelta del governo su Foa, « è legittima, è la legge fatta Renzi che è sbagliata e va cambiata » , in Viale Mazzini il passaggio di consegne tra l’ ex dg Mario Orfeo e il nuovo ad Fabrizio Salini si conclude con la conferma del ritorno di Fiorello in Rai: in autunno sarà mega-show. Niente male come regalo d’ addio.
Il Festival della Comunicazione apre con Renzo Piano nel segno delle “Visioni”
La Repubblica
MATTEO PUCCIARELLI
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GENOVA La quinta edizione del festival della Comunicazione – appuntamento dal 6 al 9 settembre a Camogli, antico e suggestivo borgo di pescatori a pochi chilometri dal capoluogo ligure – ha un titolo semplice, di una sola parola: “Visioni”. I 109 ospiti della manifestazione che fu ideata insieme a Umberto Eco provengono dal mondo del giornalismo, dell’ economia e dell’ impresa, della cultura e dello spettacolo. E le “visioni” riguarderanno numerosi argomenti di attualità: i media, le fake news e la politica sui social network; l’ intelligenza artificiale, la robotizzazione, le nanotecnologie; la giustizia, la corruzione e i valori fondanti della Costituzione; e infine possibilità e insidie per il futuro economico del nostro Paese. Il festival si aprirà con una lectio magistralis di Renzo Piano, dove l’ archistar e senatore a vita parlerà del rapporto che corre fra architettura e cambiamenti sociali. Mentre l’ ultima parola spetterà allo storico Alessandro Barbero, perché «il futuro – si legge nella presentazione del suo intervento – è strettamente legato alla conoscenza del nostro passato e l’ uomo, a differenza delle altre specie, è caratterizzato dalla sua capacità di immaginare un oltre possibile». In mezzo, le letture in piazza dei quotidiani del mattino, le colazioni con gli autori, due mostre, sei escursioni in mare e sul monte di Portofino e undici spettacoli al teatro sociale. Tra gli ospiti anche il direttore di Repubblica Mario Calabresi e storiche firme del giornale come Federico Rampini e Michele Serra; il giurista Gustavo Zagrebelsky, l’ economista Carlo Cottarelli, il politologo Evgeny Morozov e Piero Angela. «Il nostro obiettivo è raggiungere le 30mila presenze», si augurano gli organizzatori, Rosangela Bonsignorio e Danco Singer. Il programma prevede anche tredici laboratori rivolti ai bambini e ragazzi dai 5 ai 14 anni, più altri tre progetti dedicati agli studenti di scuole superiori e università. Intanto il 5 settembre sul canale Rai Storia andrà in onda uno speciale dedicato al festival. «Il nostro obiettivo – aggiungono Bonsignorio e Singer – sin dal 2014 è stato quello di mescolare, secondo l’ insegnamento di Eco, cultura e pop. Un mix che speriamo sia riuscito anche stavolta». © RIPRODUZIONE RISERVATA La rassegna ideata da Eco Camogli durante il Festival della Comunicazione dello scorso anno.
L'articolo Rassegna Stampa del 31/07/2018 proviene da Editoria.tv.