Indice Articoli
Con «Fuorigioco» dietro le quinte dello sport
«Quaderni neri» Riprende la pubblicazione
Grillo: “Due canali Rai sul mercato, uno senza pubblicità”
Ora l’ impulso per una Netflix europea arriva dalla Germania
Un portavoce in fuga: Casalino fa la gaffe e incolpa i giornalisti
Vince in tribunale per tutela diritti tv
LA SERIE B VA A PERFORM IN CHIARO ANTICIPO VENERDÌ
Rai, il diktat di Grillo «Due reti sul mercato»
Boom Mediaset: già 175 milioni di telespettatori
Il Sole 24 Ore: si è dimesso il presidente Giorgio Fossa
La direttiva sul copyright bilancia i diritti degli autori con la libertà di espressione
Ordine e Rai, crociata a 5 stelle sull’ informazione
Chessidice in viale dell’ Editoria
Rai, l’ editto di Beppe Grillo “Due reti sul mercato”
I Mondiali salvano la tv dell’ estate
In Rai si cambia, ma serve ancora un servizio pubblico?
Con «Fuorigioco» dietro le quinte dello sport
Corriere della Sera
Alessandro Fulloni
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Un settimanale che racconterà storie di sport fuori dal campo di gara, a partire dal momento in cui, finita la partita, chiuso lo spogliatoio si esce dallo stadio. O da quando, terminata la corsa, si rimuove lo striscione con scritto «arrivo» e si torna a casa. È il nuovo supplemento estivo della Gazzetta dello Sport che a partire da domani, e ogni domenica sino al 26 agosto, sarà gratuitamente allegato in edicola al quotidiano rosa. Si chiama Fuorigioco «e nel nome – spiega il direttore della Gazzetta Andrea Monti – c’ è già il programma. Oltre quel perimetro che racchiude il risultato sportivo, la competizione, la sua epica e i suoi protagonisti, c’ è un altro territorio, sempre più grande e importante, in cui lo sport diventa un luccicante fenomeno sociale». Parliamo di «una fabbrica a ciclo continuo di personaggi, mode, fenomeni virali, polemiche – scrive Monti nell’ editoriale d’ apertura – e naturalmente anche una robusta quantità di chiacchiere, pruriti e gossip». Il calcio, per esempio, «è diventato il più grande spettacolo globale dopo il Big Bang. La vita dorata dei suoi eroi, con mogli, figli, fidanzate e wags ha ormai soppiantato nell’ immaginario collettivo la fascinazione che prima esercitavano le star del cinema e della tv. Lo stesso sta accadendo nelle altre discipline maggiori, dal basket al tennis, agli sport olimpici». Questo, insomma, è il mondo di cui Fuorigioco apre le porte, raccontandolo ai lettori – nella tradizione dei giornali familiari e popolari – in un magazine di 32 pagine, stampato su carta bianca. «Come avevamo promesso, la Gazzetta dello Sport sta offrendo un’ estate di grande informazione, anche senza la nostra nazionale al Mondiale, come ci conferma l’ apprezzamento di lettori e utenti» dice Urbano Cairo, presidente e amministratore delegato di Rcs. «Vediamo premiati l’ impegno della direzione e della redazione e gli investimenti per arricchire il quotidiano corredandolo di supplementi in omaggio. Negli ultimi mesi – prosegue Cairo – abbiamo creato nuove pagine locali, rilanciato Sportweek, sviluppato le Grandi Gazzette e le nuove testate G Magazine, lanciato Gazza Mondo. Con Fuorigioco aggiungiamo un nuovo tassello alla nostra offerta settimanale: un supplemento perfetto per la lettura della domenica». Si comincia con una cover story dedicata a Ilary Blasi, protagonista del Mondiale in tv, che in un’ intervista descrive la strana estate dei Totti: lei «in campo» con i fuoriclasse, il marito Francesco a casa con i tre bambini. Poi Giorgia Palmas parla della sua storia d’ amore con Filippo Magnini difendendolo dalle accuse di doping. E ancora altre coppie: Valentino Rossi e «l’ ombrellina» Francesca Sofia Novello, Mauro Icardi e Wanda Nara. Infine il tormentone Belen-Iannone: pit-stop o fine corsa? Tutte belle letture in relax sotto l’ ombrellone, per un luglio e agosto color rosa.
«Quaderni neri» Riprende la pubblicazione
Corriere della Sera
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È ripresa in Germania presso l’ editore Klostermann, a cura di Peter Trawny, la pubblicazione dei Quaderni neri di Martin Heidegger – i suoi taccuini filosofici rimasti a lungo inediti – che si era interrotta nel 2015 dopo le polemiche sulle posizioni antisemite assunte in quelle note dal pensatore tedesco. È appena uscito il volume 98 delle Opere complete di Heidegger, che contiene i Quaderni neri relativi al periodo tra il 1948-49 e il 1951 e già si annuncia per il prossimo inverno la pubblicazione del numero 99, sempre di taccuini filosofici. Nel volume 98 si trovano commenti sulle vicende politiche tedesche, riferimenti alla successiva riflessione di Heidegger sul Gestell («dispositivo», l’ ingranaggio della tecnica), e tracce del suo incontro postbellico con l’ allieva Hannah Arendt.
Grillo: “Due canali Rai sul mercato, uno senza pubblicità”
Il Fatto Quotidiano
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Una voce da un megafono ed ecco la provocazione di Beppe Grillo, anzi de “l’ Elevato”. Che ieri sera, dalle finestre della sua stanza in un albergo a Roma dove in questi giorni ha ricevuto tutti i big del Movimento, annuncia: “Rai Tre, Rai Due, Rai Uno: due saranno messe sul mercato e una senza pubblicità. Questo dice l’ Elevato e accontentatevi di questo, grazie”. Così parlò Grillo, che non si è esposto abbastanza per farsi vedere. “Però la voce era la sua”, assicurano i presenti. Quella del fondatore del M5S , che giovedì aveva pranzato sulla terrazza dell’ hotel sui Fori, sua abituale dimora romana, assieme al presidente della Camera Roberto Fico e alla sindaca di Roma Virginia Raggi. Poi, dopo una visita pomeridiana al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, in serata aveva cenato con Luigi Di Maio. Ieri sera invece il colpo di teatro. Che però riprende una vecchia proposta di Grillo, che già nel marzo 2013 invocava “un solo canale Rai senza pubblicità e senza alcun legame con i partiti”. E dell’ esigenza di un canale senza spot parla da anni anche l’ ex presidente della Vigilanza Rai, Fico. Ora però irrompe di nuovo Grillo. Proprio mentre Lega e M5S trattano sulle nomine in Rai. E non pare un caso.
Ora l’ impulso per una Netflix europea arriva dalla Germania
Il Foglio
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Divise su quasi tutto il resto, dai dazi al diesel alle banche, Germania e Stati Uniti uniscono le forze nello streaming, il settore più effervescente e glamour del business globale. ProSiebenSat.1, secondo gruppo radiotelevisivo europeo con base a Unterföhring in Baviera, e Discovery Communication, l’ azienda di Silver Spring (Maryland), forte di 140 canali tematici a 1,5 miliardi di spettatori, annunciano un accordo industriale per una piattaforma comune a pagamento, con sede tedesca che, come al solito, mira a difendersi dallo strapotere di Netflix e altri over the top. Max Conze, ceo di ProSiebenSat.1 dichiara un obiettivo di dieci milioni di abbonati in dieci anni. Non irrealizzabile visti i 125 milioni di clienti di Netflix e considerando l’ enorme bouquet di Discovery, presente in 210 paesi (l’ azienda tedesca lo è in dodici, tutti europei, e solo in Germania, Svizzera e Scandinavia con pay tv). Così l’ intesa appare soprattutto uno sbarco di Discovery in Europa, in chiave anti Netflix. E Jean-Briac Perrette, noto come JB, lo ha detto chiaramente: “Ciò che più temiamo è il modello Hulu, la piattaforma nella quale hanno unito le forze i colossi dei media come Walt Disney ed i broadcaster come Nbc e Warner”. Hulu peraltro, un YouTube più perfezionato e sofisticato, distribuisce video on demand solo negli Stati Uni ti e Giappone. Per rafforzare l’ intesa i due partner hanno invitato emittenti storiche tedesche come Rtl, Ard e Zdf ad aumentare la massa critica. Si tratta di tv generaliste, come anche generalista è Mediaset il cui amministratore delegato Pier Silvio Berlusconi ha appena dichiarato di guardare ad alleanze “con player europei quali Tf1, Itv e soprattutto ProSiebenSat.1”. Anche qui evocando un fronte anti Netflix e contro Sky: con il gruppo di Rupert Murdoch conteso a sua volta da Walt Disney e Comcast. Disney ha già acquisito la holding 21st Century Fox ma deve fronteggiare i rilanci di Comcast. Le cifre in ballo sono da fuochi d’ artificio: la prima offerta di Disney era stata di 50 miliardi di dollari, la controfferta Comcast di 65, il rilancio del gruppo di Mickey Mouse di 71, e ora si profila un ulteriore contropuntata da oltre 90 miliardi. L’ assemblea dei soci deciderà a luglio ed è possibile un agreement che lasci a Comcast le attivtà europee di Sky nel Regno Unito, Germania e Italia. Si tratta degli stessi mercati ai quali si rivolge l’ accordo Discovery-ProSiebensat.1, e ai quali guarda Mediaset (con l’ aggiunta della Francia). Ieri il titolo Media set è stato il peggiore in Borsa (meno 4,5 per cento) dopo che un report di Morgan Stanley metteva in guardia i broadcaster europei dalla penetrazione di piattaforme di video on demand e degli over the top, come ad esempio Netflix. Per il Biscione è una rotazione strategica dai mercati francese e spagnolo, storici territori d’ interesse, al centro -nord Europa. Rotazione obbligata dopo la clamorosa rottura con Vivendi, ma che non potrebbe non rivelarsi un ripiego considerando le protezioni nazionalistiche della Francia e il livello avanzato dello streaming in Germania. Il Regno Unito, dove è nata e opera Itv, prima tv commerciale a fare concorrenza alla Bbc, e dove c’ è la base europea di Sky, è il terzo mercato mondiale per le transazioni digitali; la Germania il quinto. L’ Italia non è fra le prime dieci posizioni, sopravanzata anche da Corea, Canada, Russia e Brasile. E poiché nel campo dell’ entertainment cinematografico -televisivo pare dimostrato, finora, che sia stato lo streaming a fare il prodotto, il ritardo ne produce un altro nei contenuti. L’ accordo tedesco americano è chiaramente sbilanciato a favore di Discovery, che proprio nei contenuti è all’ avanguardia. Ma può dare una frustata alle vecchie televisioni generaliste europee. Mentre quelle rimaste in mani pubbliche, come Rai, Ard e Bbc, sono ancora fuori dalla partita, e il motivo è semplice: la competizione è sul controllo, di reti e quote azionarie, e nessun governo vuole vendere.
Un portavoce in fuga: Casalino fa la gaffe e incolpa i giornalisti
Il Giornale
LAURA CESARETTI
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Il dito medio contro Macron non doveva diventare una notizia. Ma, purtroppo per Rocco Casalino – potente boss della comunicazione grillina che ora ha in carico il neo-premier Conte – lo è diventato. L’ incidente risale alla serata di giovedì: mentre Conte, nel summit Ue, tenta di uscire dal vicolo cieco delle minacce di veto in cui si è ficcato, il suo portavoce si dà un gran da fare per veicolare a giornali e tv i presunti trionfali successi dell’ Italia al vertice. Niente di male, si chiama «spin» ed è il mestiere di tutti gli addetti stampa. Solo che Casalino è abituato a muoversi negli ovattati e provinciali corridoi del Palazzo italiano, e alla premurosa benevolenza di gran parte dei nostri media. In trasferta a Bruxelles, però, l’ incidente diplomatico è in agguato. Così, quando nella chat WhatsApp della Rappresentanza italiana i cronisti gli chiedono un commento alla proposta francese di «hot spot», lui – che dalla scuola del «vaffa» proviene – replica con l’ icona del dito medio. Poi si rende conto della gaffe, lo cancella, ma la cosa finisce sull’ Ansa, e poi nelle cronache di Repubblica e del Giornale. Rocco si indigna: «Se anche sbagliare chat e mettere un emoticon diventa una notizia, mi arrendo», protesta, e poi drammaticamente abbandona la chat. Eppure far notizia piace assai, all’ ex del Grande Fratello: non c’ è attimo in cui non spunti in tv a fianco di Conte, ci tiene a far sapere di parlare tedesco (è cresciuto in Germania) e spagnolo («Ho il fidanzato cubano»), adora farsi inseguire da torme di giornalisti cui distribuisce un abile mix di notizie in anteprima e propaganda ben calibrata. Se però la propaganda non va a buon fine, il Grande Fratello la prende assai male. Lunedì scorso, nella solita chat, ha messo all’ indice un articolo di Repubblica che riportava le dure critiche della Commissione Ue alla sua opera di spin-doctor: «L’ Italia deve smetterla di comunicare così», era sbottato Juncker, scoprendo che il documento italiano al pre-vertice sui migranti era stato diffuso alle agenzie prima di essere presentato ai governi Ue. Uno sgarbo inusuale, in sede europea. Casalino, bacchettato da Juncker, se la è presa però col giornalista che aveva puntualmente riferito la notizia di un incidente senza precedenti. «Se il risultato è questo io smetto di darvi notizie e vi arrangiate coi canali ufficiali», ha minacciato. E giorni fa, a Montecitorio, circondato da un capannello di cronisti, ha preso di mira le agenzie di stampa: abbiamo visto che ci sono troppi finanziamenti dal Fondo della Presidenza del Consiglio, ha detto, dovremo presto metterci mano. Smentendo persino il sottosegretario con delega all’ Editoria, il grillino Vito Crimi, che aveva appena espresso pubblica solidarietà ai giornalisti delle agenzie in crisi: «Quella dichiarazione di Crimi non è piaciuta per nulla al Movimento», ha buttato lì, sornione. Chi vuol capire, capisca. E si adegui.
Vince in tribunale per tutela diritti tv
Il Giornale
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Nuovo passo avanti nel processo di tutela europea dei contenuti prodotti dagli editori. Il Tribunale di Roma ha confermato il provvedimento del 22 febbraio, ribadendo che il portale Dailymotion, al 100% di Vivendi, deve immediatamente rimuovere tutti i filmati dell’«Isola dei famosi».
LA SERIE B VA A PERFORM IN CHIARO ANTICIPO VENERDÌ
Il Giornale
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I diritti tv della Serie B per il triennio 2018-21 sono stati assegnati a Perform per 22 milioni di euro a stagione, che trasmetterà le partite in diretta su Internet sulla piattaforma Dazn. L’ anticipo del venerdì sera sarà trasmesso anche in chiaro, da Mediaset o Rai.
Rai, il diktat di Grillo «Due reti sul mercato»
Il Mattino
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LE MANOVRE «Rai Tre, Rai Due, Rai Uno: due saranno messe sul mercato e una senza pubblicità». La finestra socchiusa, il volto in penombra e il megafono ad amplificare l’ inconfondibile voce, Beppe Grillo lancia il suo proclama, che sa tanto di editto, sulla televisione pubblica che non sarà, come disse lanciando il programma del movimento nel 2017, certo come la Bbc. Lo fa dalla stanza dell’ hotel Forum, dove soggiorna nel suo weekend romano e dove nel pomeriggio di ieri ha incontrato l’ ex presidente dell’ Ecuador Rafael Correa. E a pochi giorni dalla sortita di Luigi Di Maio sul «censimento dei raccomandati Rai», rilancia un tema caldo per il governo pentaleghista, che per ora ha rinviato il nodo delle nomine Rai. «Questo dice il l’ Elevato e accontentatevi di questo, grazie», si limita a dichiarare Grillo, che dalla Rai fu allontanato negli anni 80. Il fondatore del Movimento già in passato aveva lanciato la sua idea di privatizzazione parziale della tv di Stato. E non è il primo a farlo: lo fece a suo tempo, per dire, anche Silvio Berlusconi. Ma le parole di Grillo sono destinate ad avere ben altra eco, ora che i Cinque stelle sono al governo e Di Maio ha la delega alle telecomunicazioni. La Rai è intanto al centro di un braccio di ferro nel governo, per le imminenti nomine del Cda Rai. I membri di competenza parlamentare saranno votati l’ 11 luglio da Camera e Senato. Ma è la figura dell’ amministratore delegato al centro delle attenzioni di Lega e M5s, dal momento che ciascuno dei due partiti vorrebbe avocarla a sé. «Faccio un appello vigoroso a tutto l’ arco parlamentare: la politica resti fuori» dalle nomine Rai, «dia finalmente un segnale forte di cambiamento», ha detto il presidente della Camera, il pentastellato Roberto Fico. Le parole di Grillo sembrano destinate a riaprire quel dossier delicatissimo che in passato ha fatto tremare non pochi esecutivi.
Boom Mediaset: già 175 milioni di telespettatori
Il Mattino
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Soddisfazione per Mediaset, che sta trasmettendo in chiaro e gratuitamente i Mondiali su quattro diverse reti (Canale 5, Italia 1, 20 e Mediaset Extra Fifa World Cup), al termine della prima fase della Coppa. «Il bilancio dopo 48 partite – si legge in una nota – è molto positivo con un seguito totale di 175 milioni di telespettatori, oltre 20 in più rispetto alla stessa fase di «Brasile 2014» trasmessa da due diversi operatori, Rai più Sky». Anche le medie giornaliere d’ ascolto sono signifcative in ogni fascia oraria: media ascolti partite in day time: 3.155.000 spettatori totali, share 25.65% (29.34% sul target commerciale); media ascolti sfide in prime time: 6.000.000 spettatori totali, share 28.51% (32.9% sul target commerciale); la partita più vista è stata Brasile-Svizzera con 7.461.000 spettatori totali, share 36.3% (41.4% target commerciale). Numeri importanti anche sul fronte digital con oltre 15 milioni di visualizzazioni delle partite in diretta sul web e sui dispositivi mobili. Gli ultimi 16 incontri saranno trasmessi tutti su Canale 5 (e su Mediaset Extra Fifa World Cup con il commento della Gialappa’ s Band) e tornerà il programma post partita «BalalaikaVerso la finale» a cui da stasera «Tiki Taka Russia» di Italia 1 passerà il testimone: da Pierluigi Pardo a Ilary Blasi Totti. DIEGO SHOW La puntata di «Tiki Taka Russia» che ha fatto registrare i maggiori ascolti è stata quella di martedì scorso, dopo Argentina-Nigeria, con le notizie sul gestaccio di Maradona al gol della vittoria della Seleccion e il suo malore allo stadio, commentate anche da Ciro Ferrara, ex compagno di Diego nel Napoli. Molto seguiti anche i dibattiti pre e post partita condotti negli studi di Cologno Monzese dalla giornalista Giorgia Rossi, a cui intervengono tra gli altri l’ ex campione del mondo Giovanni Galli e l’ ex commissario tecnico Arrigo Sacchi, che ventiquattro anni fa arrivò al secondo posto ai Mondiali americani.
Il Sole 24 Ore: si è dimesso il presidente Giorgio Fossa
Il Sole 24 Ore
R.Fi.
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Il Presidente della Società Il Sole 24 Ore S.p.A. Giorgio Fossa ha rassegnato le proprie dimissioni nella giornata di ieri. La decisione è stata motivata da una nota diffusa in serata. «Con la presente – è scritto nel comunicato – , mio malgrado e in considerazione della situazione creatasi, mi trovo costretto a rassegnare le dimissioni, dalla carica di Presidente del Consiglio di Amministrazione di questa società, con effetto immediato. Mi spiace interrompere il cammino intrapreso – ha aggiunto ancora il Dott. Fossa nella nota- in un momento ancora delicato della vita del Gruppo, ma sono convinto che il processo di rinnovamento, avviato nei 19 mesi trascorsi dalla mia nomina, abbia già mostrato il suo positivo effetto, così che, chi mi succederà, potrà proseguire sulla strada avviata, senza rallentare il positivo lavoro finora realizzato».
La direttiva sul copyright bilancia i diritti degli autori con la libertà di espressione
Il Sole 24 Ore
Alessandro La Rosa
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Sorprende non poco chi, da osservatore tecnico dell’ iter normativo della proposta di direttiva sul diritto d’ autore nel mercato unico digitale, in atto a Bruxelles, legge in questi giorni la messe di critiche sollevate (incomprensibilmente) da più parti. Al contrario, va salutata con favore l’ iniziativa del legislatore europeo che ha preso atto del fatto che l’ evoluzione delle tecnologie digitali ha determinato l’ affermarsi di nuovi modelli di business e che le piattaforme di condivisione di contenuti protetti, approfittando delle ambiguità di un corpo normativo ormai risalente (la direttiva e-commerce 2000/31/CE), hanno determinato una ingiustificata compressione dei diritti d’ autore ed un forte indebolimento dei modelli di distribuzione off-line dei contenuti. Tale sistema, negli anni, ha creato un evidentissimo disallineamento tra le due diverse tipologie di distribuzione lineare e non lineare, a tutto vantaggio degli operatori digitali, ed andando in direzione totalmente opposta all’ esigenza di garantire quel level playing-field più volte richiamato dallo stesso legislatore europeo. La stampa ha riportato in toni allarmistici l’ approvazione del testo proposto dall’ europarlamentare Axel Voss. Il diritto di libera manifestazione del pensiero: il testo parlamentare dell’ articolo 13 prevede espressamente che l’ implementazione delle misure tecniche richieste ai gestori di servizi di condivisione di contenuti per impedire la pubblicazione di opere di terzi debbano essere «proporzionate» e tali da «garantire il giusto equilibrio tra i diritti fondamentali di utenti e titolari dei diritti». È poi richiesto agli Stati membri di far sì che tali piattaforme si dotino di sistemi che consentano agli utenti di rivendicare la liceità dei contenuti pubblicati, proprio per garantire l’ operatività delle eccezioni e delle limitazioni ai diritti autorali già previsti dalle norme vigenti: i “meme” non sono in pericolo. La censura preventiva generalizzata: chi afferma l’ esistenza di un tale pericolo o non conosce la norma o è in mala fede. In senso opposto, la proposta prevede che i contenuti che dovranno essere rimossi sono esclusivamente quelli che corrispondono ad opere protette dal diritto d’ autore sulla base delle informazioni fornite dai titolari dei diritti. È quindi espressamente esclusa l’ imposizione di obblighi di monitoraggio generalizzato su tutti i contenuti caricati in rete: il filtro sarà applicabile solo a casi specifici. Il diritto all’ informazione. La definizione dei servizi destinatari della proposta esclude espressamente le piattaforme che si propongono come enciclopedie online e che non operano per fini commerciali: nessun pericolo quindi per Wikipedia et similia. La tassa sui link. Pura fantasia: l’ articolo 11 della proposta espressamente esclude che il diritto ad una «fair and appropriate remuneration» degli editori per lo sfruttamento digitale delle loro opere si estenda alle utilizzazioni private non aventi fini commerciali come pure ai meri reindirizzamenti tramite l’ uso di hyperlink. Osservatorio Web Legalità.
Ordine e Rai, crociata a 5 stelle sull’ informazione
Il Tempo
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Ritorna di moda l’ abolizione dell’ Ordine dei giornalisti, attualmente presieduto da Carlo Verna e istituito dalla legge 69/1963, la «legge Gonnella» che disciplina la professione giornalistica. Stavolta a tornare a proporre di eliminare l’ organismo di categoria è Vito Crimi, sottosegretario con delega all’ editoria e senatore del MoVimento 5 Stelle. Per Crimi i temi principali sui quali il governo guidto dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte e sostenuto da M5S e Lega sono «ottenere trasparenza nelle inserzioni pubblicitarie, intervenire sul precariato nel giornalismo, rivedere il meccanismo dei finanziamenti ai giornali e favorire il passaggio al digitale». Crimi. intervistato dal direttore di Fanpage.it, Francesco Piccinini, sul rapporto tra stampa e MoVimento 5 Stelle spiega: «Non vogliamo giornalisti amici ma giornalisti liberi», ha sottolineato. E sull’ abolizione dell’ Ordine dei Giornalisti, da anni richiesta dai pentastellati, aggiunge: «Questo non è nel contratto di governo, quindi sarà oggetto di una discussione, ma è un discorso che vogliamo portare avanti». L’ abolizione dell’ Ordine dei giornalisti è una vecchia crociata dei penta stellati. Nel 2013 fu lo stesso Vito Cri mia parlare della necessità dell’ eliminazione dell’ organismo professionale, trovando d’ accordo il leader del MoVimento, Beppe Grillo. Nel 2016, il M5S presentò anche una proposta di legge al Senato per abolire l’ Ordine. Firmatario era proprio Crimi. I grillini parlavano dell’ Odg come di una «struttura inadeguata ai cambiamenti e alla dinamicità di una professione in rapida evoluzione». Erano i giorni in cui la sindaca di Roma Raggi veniva dura ment attaccata da giornali e tv e molti videro nella proposta di Crimi una sorta di rappresaglia contro la stampa, con cui il M5S ha sempre avuto un pessimo rapporto. Ma contro l’ Ordine dei giornalisti non si è scagliato solo il M5S. Lo stesso Matteo Renzi, nel 2015, quand’ era presidente del Consiglio, entrò in dura polemica con l’ allora presidente Enzo Iacopino. «Toccasse a me lo abolirei domani mattina», disse Renzi nel corso della conferenza stampa di fine anno organizzata proprio dall’ Ordine. Iacopino andò su tutte le furie. Ora Cri mi riporta d’ attualità il tema. Intanto Beppe Grillo, lancia il proprio «editto» sulla Rai affacciandosi da una finestra dell’ hotel romano in cui alloggia. Il volto, dietro una finestra aperta, non si vede. Ma la voce è la sua. E alle telecamere che giù in strada lo aspettano per una dichiarazione, Grillo- senza mostrarsi- dice attraverso un megafono: «Rai Tre, Rai Due e Rai Uno: due saranno messe sul mercato e una senza pubblicità. Questo dice l’ Elevato e accontentatevi di questo». Poi la finestra viene richiusa.
Chessidice in viale dell’ Editoria
Italia Oggi
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Fininvest: l’ utile netto sale a 687,7 milioni grazie alla vendita del Milan. Fininvest ha chiuso il 2017 riportando un utile netto consolidato di 687,7 milioni di euro, che si confronta con una perdita di 120,2 milioni dell’ esercizio precedente. Al netto delle partite non ricorrenti, il risultato netto risulta positivo per 80 mln, contro i 47 mln riportati al 31 dicembre 2016. Sul risultato ha pesato positivamente la plusvalenza di circa 600 milioni realizzata con la vendita del Milan. I ricavi sono diminuiti dell’ 1% su base tendenziale a 4,997 miliardi. L’ ebit torna in territorio positivo e fa segnare una crescita a 311,5 milioni (-188,7 mln nel 2016), mentre l’ ebitda è aumentato del 20,4% a 1,466 miliardi. Nel corso dell’ esercizio, la holding della famiglia Berlusconi ha sostenuto investimenti complessivi pari a 862 milioni e ha mantenuto stabile il livello di indebitamento a circa 1,3 miliardi. Mediaset: 175 milioni di spettatori per i gironi dei Mondiali (+20 mln su 2014). Si è chiusa giovedì sera la fase a gironi dei Mondiali di Calcio Russia 2018 trasmessa sulle reti Mediaset. Le prime 48 partite hanno avuto un seguito totale di 175 milioni di telespettatori (oltre 20 milioni in più rispetto alla stessa fase di Brasile 2014 trasmessa da due diversi operatori, Rai più Sky). La partita più vista fin qui è stata Brasile-Svizzera con 7.461.000 spettatori totali e uno share del 36,3% (41.4% target commerciale). Oltre 15 milioni le visualizzazioni delle partite in diretta sul web e sui dispositivi mobili. In crescita anche l’ app ufficiale Mediaset Mondiali Fifa 2018 con oltre 300 mila download. Nel periodo 14-28 giugno 10 milioni di utenti unici hanno fruito dei relativi contenuti. LaVerità in edicola anche il lunedì. Il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro dalla prossima settimana sarà in edicola anche al lunedì. Magnitudo e Chili insieme per distribuire l’ arte al cinema. La casa di produzione cinematografica specializzata in film d’ arte e guidata da Francesco Invernizzi porta i suoi contenuti al cinema in partnership con Chili, la piattaforma transactional video on demand fondata nel 2012 da Giorgio Tacchia. Gruppo 24 Ore, Biagio Stasi nuovo direttore area digital marketing & advertising. A partire dal 2 luglio Biagio Stasi assumerà la direzione digital marketing & advertising del Gruppo 24 Ore riportando al direttore generale commerciale del gruppo Massimo Pietro Colombo. Stasi, 50 anni, proviene da Hearst Magazines Italia dove ricopriva la carica di chief digital officer (cdo), a riporto diretto del ceo, e dove era entrato nel dicembre 2011 come senior digital & strategy director. Notorious Pictures, pacchetto di film family a Mediaset. Notorious Pictures ha siglato un accordo commerciale con Mediaset per la concessione in via esclusiva dei diritti di sfruttamento free tv di un pacchetto di opere cinematografiche family tra cui Heidi e Nut Job: tutto molto divertente.
Rai, l’ editto di Beppe Grillo “Due reti sul mercato”
La Stampa
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«Rai Tre, Rai Due, Rai Uno: due saranno messe sul mercato e una senza pubblicità». Beppe Grillo lancia il suo proclama-editto sulla televisione pubblica. Lo fa con megafono dalla stanza dell’ Hotel Forum, dove soggiorna nel weekend romano e dove ieri ha incontrato l’ ex presidente dell’ Ecuador Rafael Correa. E a pochi giorni dalla sortita di Luigi Di Maio sul «censimento dei raccomandati Rai», rilancia un tema caldo per il governo , che per ora ha rinviato le nomine Rai. «Questo dice l’ Elevato e accontentatevi, grazie», si limita a dichiarare il comico, che dalla Rai fu allontanato negli Anni 80. Il fondatore del Movimento già in passato aveva lanciato la sua idea di privatizzazione parziale della tv di Stato.
I Mondiali salvano la tv dell’ estate
Libero
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Una domanda come un’ altra: ma gli affezionati telespettatori di “Uomini e donne” e di altri programmi quotidiani che hanno avuto grande successo e poi sono andati in ferie, come vivono questo lutto temporaneo? L’ ho scritto molte volte: la televisione diventa una parente, c’ è quindi un rapporto stretto, quasi di confidenza. Ricordo un bravo regista televisivo del passato, che mi disse: «Io cerco di far durare i miei programmi più a lungo nell’ estate, perché il telespettatore affezionato non si senta tradito». Come dire: noi, sotto l’ ombrellone, lui sempre su quello stesso divano davanti al monoscopio che non gli dà il prodotto che vuole. Quest’ anno comunque i palinsesti televisivi sono stati, come è naturale accadesse, travolti dalle partite del campionato mondiale di calcio in Russia. È vero che l’ Italia non vi partecipa, è vero che altre squadre di cartello sono assenti, ma i risultati che fa l’ emittente ItaliaUno nel trasmettere le partite, e così Canale5, sono favolosi. Per dirla tutta, quando ci fu l’ asta per l’ acquisto dei diritti del campionato mondiale di calcio e Mediaset ebbe la meglio sulla Rai, in molti risposero che la mancanza della squadra italiana avrebbe danneggiato l’ audience. Così non è stato. Ho letto che a Parigi ci sarà una mostra molto importante “C’ era una volta Sergio Leone”, un omaggio al nostro grande regista e autore cinematografico. In questi giorni, al di là delle partite alle quali abbiamo appena fatto cenno, si potrebbe dire, anche con un velo di malinconia, «c’ era una volta la televisione». riproduzione riservata.
In Rai si cambia, ma serve ancora un servizio pubblico?
Milano Finanza
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Sabato 30 giugno scade l’ attuale Cda della Rai, il prossimo sarà eletto secondo le regole fissate dalla legge del dicembre 2015 e che prevede, tra l’ altro, la riduzione dei componenti da 9 a 7 e l’ introduzione della figura dell’ Amministratore Delegato. Sarà il definitivo superamento del tradizionale modello di governance della RAI in cui il capo azienda, il direttore generale, non era membro dell’ organo decisionale di vertice dell’ Azienda, il Cda, ma quest’ ultimo, sostanzialmente, non poteva deliberare niente che non fosse proposto dal direttore generale. La riforma è pertanto sicuramente benvenuta anche se, di per sé, non può essere garanzia di buoni risultati se non verrà associata a una riflessione approfondita sul senso autentico del servizio pubblico radiotelevisivo, partendo dalla necessità di porsi una domanda a monte: l’ esplosione della multicanalità e delle multipiattaforme giustifica ancora la necessità di un servizio pubblico? In altre parole, l’ esistenza di canali tematici facilmente accessibili può rendere superflua la necessità di un palinsesto specifico di un broadcaster pubblico? La risposta non è facile anche perché presuppone una definizione compiuta della nozione di servizio pubblico radiotelevisivo che invece è, dal punto di vista giuridico, tra le più complesse e tormentate essendo variabile di epoca in epoca, da Paese a Paese. Se un filo rosso si può trovare tra i diversi concetti e le diverse esperienze internazionali è che l’ intervento dello Stato nel settore televisivo si giustifica con l’ importanza attribuita al mezzo, alla sua influenza sui comportamenti politici e sociali nonché con l’ opportunità di tutelare «le radici e le identità nazionali». In questo senso mi sembra che le ragioni del servizio pubblico radiotelevisivo nel nostro Paese continuino pienamente a sussistere anche se è lecito interrogarsi «de jure condendo» e guardando al futuro se lo strumento usato sinora (un solo broadcaster specializzato, finanziato in parte dal canone in parte dal mercato) sia quello più efficiente e/o più utile. Ciò detto, resta aperto il tema dei contenuti del servizio pubblico e di chi debba valutarne la coerenza nei palinsesti. Qui la riflessione non potrà che essere fatta in primis dal Parlamento; dalla Commissione Bicamerale di Vigilanza; dall’ Esecutivo ma anche della stessa Rai che, comunque, è solidamente su questo mercato da oltre 60 anni.
L'articolo Rassegna Stampa del 30/06/2018 proviene da Editoria.tv.