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Rassegna Stampa del 09/06/2018

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Indice Articoli

È la stampa, bruttezza!

Salta “90° minuto”, e pacchetti separati per il calcio in tv

Serie A, ok a 3 pacchetti per le tv

Chessidice in viale dell’ Editoria

Il canone Rai va sempre bene a chi governa

Doppio abbonamento per vedere il calcio in tv? E “90° minuto” rischia

Diritti tv, scatta la corsa

Radio Rai, nuovi canali per il rilancio digitale

IL CALCIO NON È PIÙ CHIARO

C’ era una volta 90° Minuto

La serie A sparisce dalla Rai il calendario lo faranno le tv

Premio Ischia, oggi i riconoscimenti Omaggio alla ragazza sfuggita all’ Isis

Giornalisti, Fnsi: “L’ 11 giugno in tribunale accanto a Paolo Borrometi”

Giornalismo la notte del Premio Ischia

È la stampa, bruttezza!

Il Fatto Quotidiano
Marco Travaglio
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Sta montando la polemica sul modo di comunicare dei nuovi governanti che finora si sono sottratti ai confronti in tv, preferendo monologhi in diretta Facebook o finte interviste (tipo Barbara D’ Urso). L’ altro giorno, su La7, Gaia Tortora ha giustamente sbeffeggiato i pentaleghisti che protestavano per l’ assenza di giallo-verdi nello studio pieno di esponenti dell’ opposizione, spiegando che erano stati i 5Stelle e la Lega a rifiutare l’ invito. Diciamo subito che nessun politico è obbligato a mischiarsi con i pollai televisivi popolati dalla solita compagnia di giro di figure, figurette, figurine e figuranti morti di fama che bivaccano in tv da mane a sera a berciare, interrompere, contraddire e soprattutto contraddirsi. E non c’ è nulla di scandaloso se leader o ministri parlano in diretta Facebook o in streaming sui social, equivalente moderno degli antichi comunicati stampa. Purché non si limitino a quello. Chi ricopre pubbliche funzioni non può limitarsi alla comunicazione unidirezionale, camuffata dietro la foglia di fico di qualche risposta ai commenti degli utenti in rete. C’ è anche un dovere di trasparenza dinanzi all’ opinione pubblica, che va adempiuto confrontandosi con giornalisti informati, in grado non solo di muovere obiezioni e svelare altarini, ma soprattutto di rivolgere la fatidica “seconda domanda” smascherando seduta stante bugie, inesattezze e imprecisioni contenute nella risposta precedente. È proprio questo pericolo che tiene lontani – non da oggi: da sempre – i leader dai giornalisti critici e informati. Frequentando alcuni talk show tv da una dozzina d’ anni, potrei raccontare di decine di politici che respingevano gli inviti di Santoro, Gruber e Floris ad Annozero, Servizio pubblico, Otto e mezzo, Dimartedì perché c’ ero io. Salvo poi magari chiedere un dibattito con me quando avevano l’ acqua alla gola e tentavano di tornare a galla creando un “evento” che facesse ascolti e clamore. Per fortuna né Santoro, né Gruber, né Floris hanno mai accettato di levarmi di torno per accaparrarsi un ospite appetitoso. Il quale però trovava sempre altri anchorman disposti a fargli scegliere gli interlocutori e le domande. È così che si turba il “mercato” dell’ informazione: chi rifiuta di sedere nei salotti scomodi sa benissimo che ne troverà altri più comodi in cui esibirsi a rischio zero e a vantaggio mille (per lui). Quello degli intervistati che decidono gli intervistatori e le domande è un malvezzo unico nel mondo libero: nelle altre democrazie, se uno vuole parlare solo con chi vuole lui e delle cose che vuole lui, in tv non mette proprio piede. Anche perché non può possedere né controllare tv. Ora però, così almeno dicono, c’ è il “governo del cambiamento”. E uno dei banchi di prova sarà proprio il suo rapporto con l’ informazione. Chi accusa Conte, Di Maio e Salvini di essere allergici al contraddittorio fa ridere, visto che di contraddittorio ai tempi di B. o di Renzi se n’ è sempre visto poco o punto. Ma sbaglierebbero di grosso Conte, Di Maio e Salvini se si sottraessero a un contraddittorio autorevole: basterebbe accettare, in tv e sui giornali, dei faccia a faccia con uno o due giornalisti non scelti da loro e “senza rete”. Chi non ha nulla da nascondere non ha nulla da temere dalle domande, anche le più ostili e urticanti. Ma non ci sono solo le interviste. L’ altra grande funzione di una stampa libera, mai prevenuta ma sempre scettica, è aiutare il potere a sbagliare meno. Ciò che è mancato a Renzi, per citare solo l’ ultima meteora che ha dilapidato in quattro anni un enorme patrimonio di consensi anche perché la grande stampa l’ ha sempre leccato e incoraggiato a sbagliare (dalla catastrofica campagna referendaria alla scelta demenziale di spingere Di Maio tra le braccia di Salvini). L’ altro giorno alcuni giornali, fra cui il Fatto e il Corriere (con Gian Antonio Stella) hanno segnalato il pericolo che il “governo del cambiamento” riciclasse alcuni vecchi gattopardi galleggianti: come Vincenzo Fortunato, già potente capo di gabinetto di ministri di destra (Tremonti) e di centrosinistra (Di Pietro), ora avvocato di grandi gruppi. I boatos lo davano in pole position come segretario generale a Palazzo Chigi grazie all’ amicizia con Giancarlo Giorgetti. Ma ora il premier Conte, si spera anche grazie a quanto ha letto sui giornali, ha deciso diversamente. Lo stesso è accaduto, per un fatto molto più trascurabile, nel M5S . Nei giorni della difficile gestazione del governo, il Fatto ha pubblicato ritratti al curaro di alcuni papabili ministri, fra cui il dimaiano Vincenzo Spadafora. Su di lui non gravava alcuna questione penale o morale: quelle vecchie intercettazioni con l’ ex amico Balducci erano state ritenute irrilevanti dagli stessi pm, che non ritennero di ascoltarlo neppure come testimone. Ma andavano conosciute, per dovere di cronaca: la nostra prima e unica bussola. Dopo quell’ articolo il braccio destro di Di Maio, che per quel poco che sappiamo è un politico competente e corretto, è uscito dalla lista dei ministri, dove non avrebbe sfigurato: forse darà il suo contributo come sottosegretario. Se la stessa attenzione (o anche un po’ meno) alle questioni di opportunità, oltreché a quelle penali e morali, l’ avessero usata i vecchi partiti, forse non sarebbero finiti come sono finiti. Ps. L’ altro giorno, in un dibattito su Sky, Paolo Becchi se l’ è presa con la Repubblica definendola graziosamente “il giornale dell’ orfano”. Cioè di Mario Calabresi, figlio del commissario Luigi assassinato nel 1972 da Lotta continua. Ho polemizzato e continuerò a polemizzare con Mario e col suo giornale sulle idee, ma sentirlo oltraggiare in quel modo in tv mi ha fatto ribrezzo e mi è venuta voglia di abbracciarlo.

Salta “90° minuto”, e pacchetti separati per il calcio in tv

Il Fatto Quotidiano
L. VEND.
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Niente immagini in chiaro la domenica pomeriggio e le pay-tv che decidono gli orari delle partite: ecco la rivoluzione dei diritti tv del pallone. Il nuovo palinsesto della Serie A favorisce l’ esclusiva e vale circa un miliardo a stagione. Tre pacchetti: il primo, più pregiato, comprende i match di sabato alle 18, domenica alle 15 e alle 20.30, con la possibilità di scegliere 8 partite a girone; il secondo, gli incontri delle 15 e il posticipo del lunedì (sempre 8 partite a scelta); il terzo punta sull’ anticipo serale del sabato (4 partite a scelta). Nessuno potrà comprare tutto, ma sono possibili accordi per la ritrasmissione: l’ offerta sembra pensata per Sky, che può avere tutto il campionato giocando di sponda con Perform (o addirittura Mediaset, che ha stretto un accordo con gli ex rivali). Solo gli spagnoli di MediaPro potrebbero rovinare i piani, comprando uno o più pacchetti per mettere in piedi un loro canale. In quel caso, i tifosi sarebbero costretti a fare due abbonamenti diversi. L’ unica certezza è che, con le sintesi in chiaro solo la domenica sera, scomparirà “90° minuto”: nel calcio moderno non c’ è spazio per la storica trasmissione Rai.

Serie A, ok a 3 pacchetti per le tv

Italia Oggi
CLAUDIO PLAZZOTTA
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La vendita dei diritti audiovisivi della Serie A di calcio 2018-2021 sarà per prodotto, e non per piattaforma. I broadcaster interessati, quindi, compreranno pacchetti di partite in esclusiva assoluta. E non in esclusiva per piattaforma, come è avvenuto finora, con un concetto di esclusiva che si era annacquato al punto da deprimere il prezzo dei diritti. Così, su due piedi, si può dire che è un successo per Sky, che da sempre puntava a una vendita dei diritti del calcio di questo tipo: la media company guidata da Andrea Zappia non avrà più tutte le partite del campionato. Ma ne avrà comunque tante e tutte in esclusiva, col diritto di trasmetterle dove meglio crede, sul satellite, sul digitale terrestre, sulla Iptv o sui suoi ott. È invece una parziale sconfitta per Mediaset, Tim o Perform che invece avrebbero preferito pacchetti pensati ad hoc per il digitale terrestre, la Iptv, gli ott. Ma l’ assemblea dei club di Serie A, ieri pomeriggio, non ha avuto dubbi, votando per la vendita dei diritti tv per prodotto, con l’ obiettivo di incassare almeno 1,1 miliardi di euro all’ anno (ma probabile ci si accontenti di chiudere anche sotto il miliardo) per i prossimi tre anni e con trattative private che si aprono ora per concludersi entro il 13 giugno. Agli interessati (come detto, di sicuro Sky, Mediaset, MediaPro, Perform, Tim e Italia Way) vengono proposti da Infront, advisor della Lega Serie A, tre pacchetti di partite, dei quali due si possono definire «impegnativi», ovvero più costosi, e uno, invece, un po’ meno. C’ è un pacchetto 5, con 114 partite di campionato in esclusiva su tutte le piattaforme, che comprende tre match a giornata, con scelta tra l’ incontro delle ore 18 del sabato, uno di quelli delle ore 15 della domenica (e 8 scelte cosiddette pick), e quello delle 20.30 della domenica. Pacchetto il cui prezzo minimo è di 452 milioni di euro. Chi si aggiudica questo pacchetto avrà diritto a otto pick, ovvero potrà scegliere otto match da inserire nel proprio pacchetto. C’ è un secondo pacchetto 6 che comprende 152 match in esclusiva su tutte le piattaforme, con quattro gare a giornata da scegliere tra quelle delle ore 15 del sabato, delle ore 15 della domenica, delle ore 18 della domenica e delle 20.30 del lunedì. Anche questo pacchetto dà diritto a otto pick. Il prezzo minimo è di 408 milioni. Infine c’ è un terzo pacchetto 7, con altre 114 partite in esclusiva e tre match a giornata, con l’ incontro delle 20.30 del sabato, quello delle ore 12.30 della domenica, e uno di quelli delle ore 15 della domenica. Dà diritto a quattro pick e ha un prezzo minimo di 240 milioni di euro. Se Sky volesse avere sulle sue piattaforme tutte le partite di Serie A (ma, per legge, non può esserci un solo compratore) dovrebbe quindi sborsare 1,1 miliardi di euro. In passato bastava invece molto meno per avere tutte le partite della Serie A sulla pay tv satellitare (Sky ha pagato 572 milioni all’ anno nell’ ultimo triennio), o i match delle squadre principali sulla pay tv del digitale terrestre (Mediaset versava ai club di calcio 373 milioni di euro all’ anno). Questa volta Sky potrebbe arrivare a pagare 860 milioni di euro per i due pacchetti importanti, avendo però una esclusiva assoluta sui principali match di ogni giornata del campionato. Esclusiva assoluta che, portando più abbonati, potrebbe giustificare i quasi 300 milioni di euro all’ anno in più da sborsare. C’ è tuttavia da capire se il terzo pacchetto, quello con i match meno interessanti, possa ingolosire Premium, Tim o Perform, con match in grado di stimolare abbonamenti, consentendo così di rientrare dall’ investimento. Come detto, Mediaset avrebbe preferito una trattativa impostata su pacchetti per piattaforma. Ma non rilascia dichiarazioni ufficiali, anche per non svelare troppo delle sue strategie. Tim ha invece da poco parlato per bocca del suo chief commercial officer di Tim, Pietro Scott Jovane: «Il nostro interesse è soprattutto per la piattaforma Iptv, in modo da garantire una visione del calcio sul grande schermo. Crediamo che la fibra portata in una casa si apprezzi maggiormente guardando i contenuti sul grande schermo. La sfida per noi è riuscire a far sì che gli italiani chiedano sempre più fibra e che ne comprendano maggiormente la differenza rispetto all’ Adsl». Con una vendita dei diritti tv della Serie A per prodotto, in ultima analisi, ci rimetteranno di sicuro i tifosi. Il calendario della Serie A, a differenza di quello della Premier League inglese, non è infatti già disponibile con congruo anticipo e immutabile, ma è soggetto a cambiamenti e aggiustamenti di orario nel corso dell’ anno, in base alle esigenze delle varie squadre (impegni nelle coppe europee o in Coppa Italia). Un tifoso, quindi, ad agosto, non saprà mai con certezza dove vedere gli incontri della sua squadra. E, al contrario di prima, dovrà comunque fare almeno due abbonamenti per seguire tutte le partite del suo club del cuore. Sky avrà tantissime partite in esclusiva, ma non avrà più tutte le partite di Serie A (a meno che dopo l’ aggiudicazione non ci siano accordi trasversali tra le diverse piattaforme). E i bar che trasmettono i match potrebbero tornare a essere una piattaforma di nuovo strategica per completare l’ offerta e soddisfare al meglio i tifosi abbonati. © Riproduzione riservata.

Chessidice in viale dell’ Editoria

Italia Oggi

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Facebook, arriva fb.gg, sezione per videogiochi contro Twitch. Facebook ha lanciato una sezione dedicata al videogiochi, fb.gg. è una piattaforma sulla quale trasmettere in streaming le proprie partite e guardare quelle degli altri. Da Gta V al videogioco del momento Fortnite. Oppure le competizioni di e-sport, cioè i tornei tra professionisti. Nella homepage compaiono le dirette in corso e i giochi più popolari, ma l’ utente può anche cercare nella lista estesa dei titoli disponibili. Allo stesso tempo, Facebook ha lanciato «Level Up program», un servizio che aiuta chi trasmette dirette in streaming a monetizzare i propri contenuti e a sfruttare gli strumenti di marketing disponibili sul social network. L’ intento di facebook è duplice. Da una parte vuole competere con le piattaforme di settore nate da tempo, come la leader Twitch (controllata da Amazon) e YouTube, dove alcune delle star più pagate e con più seguito puntano proprio sui videogiochi. Allo stesso tempo, fb.gg potrebbe essere una manovra per attirare gli spettatori più giovani. Sono infatti gli adolescenti (molto attratti da e-sport e giochi online) la fetta di pubblico che più si sta allontanando dal social network. Banijay, al via la collaborazione con Twitter. Banijay ha siglato un accordo di collaborazione globale con Twitter per monetizzare i contenuti. A dare la notizia è stato lo stesso ceo di Banijay Marco Bassetti, il quale ha spiegato che il gruppo specializzato nella produzione e distribuzione di contenuti lavorerà con il social network e che l’ intesa, sulla scia di quelle che Twitter sta stipulando con alcune società di produzione, prevede che si collabori con brand mondiali per sviluppare modalità redditizie di pubblicità in co-branding. Attraverso questa operazione, Banijay coopererà con entità regionali di Twitter per sviluppare offerte dedicate per i brand, sia a livello locale che globale, utilizzando sul social la proprietà di titoli già esistenti di Banijay come Survivor, Temptation Island, Fort Boyard, Crystal Maze e All Against 1, per riuscire a poter rendere misurabile l’ engagement con i consumatori. Amazon: addio telecomando, per la sua Fire Tv Cube usa Alexa. Amazon ha annunciato il lancio di un nuovo dispositivo, chiamato Fire Tv Cube. Si tratta di un cubo nero che combina l’ attuale Fire Tv, lo strumento che fa da media player e permette di portare su tv servizi di streaming, musica, foto, con gli altoparlanti intelligenti Echo Dot. In questo modo Amazon ha portato la sua linea Echo, e l’ assistente virtuale Alexa, nati quattro anni fa, sui set-top box per vedere video in tv. Il cubo potrà trasferire su tv servizi di streaming video come Netflix e ovviamente lo stesso Prime Video di Amazon. Inoltre sarà possibile parlare al dispositivo per fare ricerche sui film e programmi, impartire ordini, come quello di accendere la tv, mettere in pausa, navigare l’ interfaccia della tv con la voce, modificare il volume, cambiare canale, controllare il meteo, ascoltare le notizie, gestire altri dispositivi compatibili, anche con la tv spenta. Le prenotazioni sono disponibili da ieri online, la vendita vera e propria (solo in alcuni paesi, non in Italia per ora) inizierà il 21 giugno al costo di 120 dollari (circa 102 euro). Su Vodafone Tv Dimension 404, la serie targata Lionsgate. La nuova serie Dimension 404 prodotta da Lionsgate è disponibile su Vodafone Tv grazie all’ acquisizione dei diritti esclusivi per la distribuzione in Italia. Dimension 404 è una serie di fantascienza che esplora le meraviglie e gli orrori dell’ era digitale. Creata da Will Campos, Dez Dolly, Daniel Johnson e David Welch e narrata da Mark Hamill, la serie comprende sei storie autonome di un’ ora. Sky Cinema Hits diventa «Sky Cinema Il Pianeta delle Scimmie». In occasione della prima visione dell’ ultimo capitolo, da oggi a domenica 17 giugno Sky Cinema Hits si trasforma in Sky Cinema Il Pianeta delle Scimmie, un canale interamente dedicato all’ iconica saga composta da 9 film (tutti i titoli sono disponibili anche su Sky On Demand). La programmazione inizia con Il pianeta delle scimmie, il primo adattamento cinematografico del 1968 con Charlton Heston protagonista, che vide il famoso make-up artist John Chambers premiato con l’ Oscar onorario. Mondo Tv, intesa con Mopi per un nuova serie tv. Mondo Tv ha raggiunto un’ intesa con Mopi – Meteo Operations Italia, società conosciuta con il marchio Centro Epson Meteo, per la partecipazione alla produzione di una nuova serie per la tv da articolarsi in 52 episodi da 7 minuti ciascuno. La serie si baserà sulla property originale di Mopi, denominata MeteoHeroes e porrà al centro le tematiche legate all’ ecologia e al rispetto della natura da comunicare ai bambini in modo divertente e avventuroso attraverso dei personaggi nei quali i bambini possano facilmente identificarsi. Mopi parteciperà per il 60% del budget, sia finanziariamente che attraverso il conferimento della property e di alcune lavorazioni di sviluppo del progetto già eseguite, mentre Mondo Tv parteciperà al 40% del budget facendosi carico delle lavorazioni. Razeto alla presidenza di Icomia. Andrea Razeto è stato eletto ieri a Berlino presidente di Icomia (International council of marine industry associations), l’ associazione che riunisce tutte le 40 maggiori federazioni nautiche nazionali del mondo con la missione di costituire una voce unica dell’ industria nautica mondiale. Razeto, vicepresidente di Ucina Confindustria Nautica dal 2012 e dell’ associazione mondiale dal 2015, succede al finlandese Jouko Huju.

Il canone Rai va sempre bene a chi governa

Libero

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Caro Fausto: ma secondo lei, quei geni del precedente governo che hanno imposto la tangente Rai in bolletta, come si sentiranno quando si metteranno davanti alla tv per seguire le partite dei Mondiali di calcio su Mediaset, soprattutto gratis? Oppure gli appassionati di questo sport sono utenti di serie B, l’ importante è che paghino per mantenere il grande circo Barnum statalista? Se non ricordo male, mi sembra che tra le promesse elettorali del tassator cortese Matteo Renzi ci fosse anche quella di fare retromarcia sul “pizzo” (non riesco proprio a chiamarlo canone) e quindi di abolirlo. Peccato che non abbia potuto mantenere l’ impegno, perché tra tante cavolate ne aveva detta finalmente una giusta. I compagni, comunque, del calcio se ne fregano: vuoi mettere vedere ventidue uomini in mutande che corrono dietro ad un pallone, quando la Rai può schierare due fuoriclasse come Fazio e la Littizzetto? Enzo Bernasconi – Varese L’ idea abbozzata da Renzi consisteva nel cancellare il canone e rimpiazzarlo con un finanziamento da parte del Tesoro. Proposito lodevole, se non fosse che il suddetto ministero avrebbe poi dovuto chiedere quei soldi agli stessi contribuenti, tramite ulteriori tasse o nuovo indebitamento: a casa mia, una cosa del genere si chiama presa per i fondelli. Insomma, caro Enzo, meglio lasciare stare Renzi e concentrarsi sugli statisti che abbiamo appena mandato al potere. Tipo Luigi Di Maio, che dagli scranni dell’ opposizione propugnava l’ abolizione del canone con un ragionamento ineccepibile: «Visto che la Rai è in mano ai partiti, la pagassero i partiti con i soldi dei loro militanti». Oppure Roberto Fico, attuale presidente della Camera. Nella scorsa legislatura, quando era alla guida della Commissione di vigilanza sulla Rai, domandava all’ allora governo del Pd: «Perché dobbiamo pagare il canone se il servizio pubblico non è più indipendente?». Ecco, avrà notato che da quando costoro sono al governo si tengono alla larga dall’ argomento. Le faccio una delle mie previsioni da due soldi: la Rai continuerà ad essere foraggiata da Pantalone e i vincitori del 4 marzo ci diranno che è giusto così, perché finalmente essa è stata liberata dai partiti. Nel senso che dove prima stavano gli altri con i loro leccapiedi, finalmente si saranno sistemati i nuovi padroni della cosa pubblica con relativi sgherri. È la differenza che passa tra liberazione e nuova occupazione, che quell’ ignorante del contribuente non riesce mai ad apprezzare. Forse perché alla fine paga sempre lui. Saluti.

Doppio abbonamento per vedere il calcio in tv? E “90° minuto” rischia

Libero

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L’ assemblea dei presidenti della Lega di Serie A ha approvato i nuovi pacchetti per la vendita dei diritti tv per il triennio 2018-20, dopo aver risolto il contratto con la spagnola Mediapro. E potrebbe essere rivoluzione. Due le grandi novità che potrebbero modificare le abitudini degli italiani nel vivere il calcio in tv: e non senza polemiche. La prima: nessun operatore, in prima battuta (Mediapro, Sky, Perform, Mediaset, Tim e Italia Way quelli finora interessati), potrà acquistare e di conseguenza trasmettere l’ intero campionato di Serie A e questo implica il rischio per gli utenti di dover attivare due abbonamenti per vedere da casa tutto il campionato. A meno che, come previsto dal bando stesso, non ci siano successivamente nuovi accordi fra chi ha vinto e terze parti che vorranno trasmettere le immagini, con la conseguenza che il prezzo finale da pagare per i tifosi potrebbe salire. Il nodo centrale, infatti, è che le società hanno dato il via libera per una vendita per prodotto anziché per piattaforma. Il pacchetto principale (il 5) prevede 114 eventi per un prezzo minimo a stagione di 452 milioni di euro. Il pacchetto 6 riguarda 152 eventi con prezzo minimo di 408 milioni a stagione e il Pacchetto 7 indica 114 eventi a 240 milioni. La seconda novità più rilevante è l’ obbligo di trasmettere le immagini delle partite in chiaro solo dopo le 22 in tv o tre ore dopo il fischio finale delle partite sul digitale. Un provvedimento che mette seriamente a rischio la sopravvivenza di una trasmissione popolare come 90° minuto.

Diritti tv, scatta la corsa

Milano Finanza

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La Lega Serie A ha alzato il velo sui diritti tv per il periodo 2018-2021. Sono tre i pacchetti principali approvati: due con tre e uno con quattro partite a giornata, suddivise nelle otto finestre orarie. Il controvalore totale, 1,1 miliardi di euro l’ anno, è legato al numero di gare e alle fasce orarie, ma contempla anche la formula cosiddetta del pick, ovvero relativa alle 20 partite più importanti, che dovranno essere presto assegnati. Nessun operatore tv, tlc oppure Ott potrà acquistare in blocco i tre pacchetti: il limite massimo è due. Anche se la Lega ha previsto che gli operatori licenziatari potranno definire accordi commerciali successivi. Sky è pronta investire 800-850 milioni per i due pacchetti principali, mentre Perform è interessata al terzo pacchetto (240 milioni). Anche Tim e Mediaset sono interessate.

Radio Rai, nuovi canali per il rilancio digitale

Il Messaggero
ILARIA RAVARINO
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IL PROGETTO Due nuovi canali, Rai Radio1 Sport e Rai Radio2 Indie, in partenza il 14 e il 21 giugno. Un altro canale, figlio di Rai Radio3, in autunno. E nel futuro progetti legati all’ università e al cinema, spazi per il jazz e la cultura sul territorio, fino a immaginare un massimo di 14, 15 canali radio fruibili in digitale. Come per la tv. Reduce dai dati non drammatici ma nemmeno confortanti dell’ ultimo semestre, che la davano in calo sulle concorrenti, Radio Rai rialza la testa, moltiplica i contenuti e registra un’ inversione di tendenza negli ascolti: «I dati saranno diffusi a luglio, ma posso dire che le nostre radio siano in crescita – spiega il direttore Radio Rai Roberto Sergio – e che siamo tornati centrali nel mercato radiofonico». LA CURA Tutto merito della cura digitale che Sergio, già protagonista della rivoluzione tech nel 2002 in Lottomatica, ha imposto a un’ azienda che fino al 2017 si muoveva ancora, anacronisticamente, in analogico: «Un anno fa avevamo tre radio in FM e Isoradio buttata in un angolo. Oggi, facendo quegli investimenti che la Rai non ha fatto negli anni precedenti, ci ritroviamo con 12 canali su tutta la piattaforma digitale, contenuti e filiera rinnovata, studi nuovi di zecca. E puntiamo alla leadership del settore nel 2020». Quando, cioè, in Italia diventerà obbligatorio vendere apparecchi radio predisposti per la ricezione del DAB+ (lo standard europeo di radiodiffusione digitale), che per quell’ anno dovrebbe essere ricevibile sull’ 80% del territorio, inclusi meridione e costa adriatica. Rendendo Radio Rai, finalmente, fruibile in tutto il paese. Ma quanto è costata la cura digitale? «In due anni abbiamo speso 15 milioni di euro per salvare dall’ estinzione e rinnovare quella che è un’ azienda dentro l’ azienda, con 800 persone impiegate solo nella radiofonia, produzioni interne e un volume di spesa annuale di 100 milioni, coperti al 75% dal canone e al 25% dalla pubblicità». Introiti che arriverebbero soprattutto da Radio2 e Radio1, con Isoradio in panchina in attesa che il DAB+, in un mondo in cui il consumo della radio avviene al 70% in mobilità, la trasformi da crisalide in farfalla. «Bastano altri 4-5 milioni per completare la copertura e sono già previsti nel piano industriale. Il problema sono le frequenze. Ce le devono dare in concessione, stiamo insistendo per averle il più presto possibile». Sul fronte dei contenuti, intanto, una cosa è certa: l’ esperienza del direttore artistico, figura incarnata fino alle recenti dimissioni da Carlo Conti, non si ripeterà. «Non mi pento, Carlo ha avuto una funzione straordinaria in un preciso momento storico: è stato un semplificatore di rapporti tra due mondi che non dialogavano, Radio Rai e la Rai di Campo Dall’ Orto. Non ha inciso significativamente, come hanno scritto i giornali, sull’ offerta delle radio». E in un futuro che Sergio immagina di comunicazione e scambio tra piattaforme, in cui i contratti degli artisti «dovranno ripensare anche le esclusive», nomi importanti potrebbero avvicendarsi ai microfoni di Via Asiago. «Penso a voci e volti storici che hanno fatto la storia dell’ azienda. Sto corteggiando Renzo Arbore e lavorando per un ritorno in radio di Raffaella Carrà». Ilaria Ravarino © RIPRODUZIONE RISERVATA.

IL CALCIO NON È PIÙ CHIARO

Il Messaggero
MARCO MAZZOCCHI, PAOLA FERRARI
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DIRITTI TV ROMA Il 18 agosto i tifosi di tutta Italia quasi sicuramente avranno in mano un solo telecomando per gustarsi l’ intera serie A. Ma quale sarà: quello di Sky o di Mediapro? Ieri la Lega ha reso noti i pacchetti per la vendita dei diritti tv del triennio 2018-2021. Si procederà per prodotto, nonostante l’ invito dei giorni scorsi dell’ Antistrust a procedere per piattaforma per agevolare i consumatori. Il prezzo minimo è fissato in un miliardo e cento milioni. Una tipologia di vendita fortemente auspicata dall’ emittente di Murdoch viste le 8 finestre in cui si giocherà il campionato e che grazie al wholesale, ossia il diritto di ritrasmissione, consente di avere in mano tutte le partite pur comprando due pacchetti su tre e annullando di fatto gli altri competitor. In più con l’ obbligo di trasmettere i gol (anche quelli del sabato) dopo le 22 di domenica, addio anche ai programmi delle tv in chiaro. Finisce l’ era di Novantesimo minuto. Anche se di fatto le giornate divise in 8 slot orari avevano già emesso una sentenza. PREZZI MINIMI Andiamo con ordine. I pacchetti messi in vendita sono 3: chiamati 5, 6 e 7. Il primo, il migliore, contiene 114 gare ossia la partita delle 18 del sabato, una delle 15 della domenica e il posticipo. Il prezzo è fissato a quota 452 milioni. Il secondo avrà 152 partite: quella delle 15 del sabato e della domenica, quella delle 18 dominicale e il posticipo del lunedì. Costo 408 milioni. Il terzo invece avrà 114 match: il posticipo del sabato sera, la gara delle 12.30 e delle 15 della domenica. Prezzo: 240 milioni. Ma non è finita qui perché c’ è la possibilità di scegliere dei pick, ossia altre gare rimaste fuori: in sostanza i 20 big match. Lo schema per la scelta è molto semplice: tocca prima al numero 6 poi al 5 poi ancora al 6 di nuovo al 5, infine al 7 e si ricomincia. Per uno schema che vede 8 gare al pacchetto 6, 8 gare al pacchetto 5 e appena 4 al 7. Lo scenario più semplice da ipotizzare è quello che vede un broadcaster aggiudicarsi i primi due pacchetti (per la no single buyers rule non si possono avere tutti e tre) per un totale di 266 partite a cui andrebbero aggiunti i 16 pick. Tradotto 282 gare in diretta esclusiva su 380. LE ALLEANZE Una partita che si gioca sul filo delle alleanze. Un filo sottile, ma ben visibile. Questo proprio grazie a quella parolina wholesale che consente la ritrasmissione dei diritti di un altro operatore sulla propria piattaforma. Magari sotto compenso o rimborso. A vederli nelle stanze della Lega, Sky e Perform sembrano avere già molta sintonia. Sintomo di un accordo già stretto? Pare da Santa Giulia abbiano già preparato l’ offerta in busta: circa 750 milioni (più o meno il 15% in meno del prezzo fissato 860 milioni). Perform offrirebbe per il pacchetto restante. I 20 presidenti di serie A ricaverebbero 980 milioni. Basteranno? Forse sì. Questo scenario vedrebbe Sky stravincere su tutto e tutti dopo un anno passato tra bandi, pacchetti, offerte, diffide e tanto altro. SCENARI SPAGNOLI Quindi, Mediapro è totalmente tagliata fuori? Assolutamente no. Gli spagnoli potrebbero puntare ad acquistare i due pacchetti più importanti, il 5 e il 6 appunto. Lasciando il pacchetto 7 a un broadcaster amico. Nei prossimi giorni (lunedì?) l’ agenzia spagnola potrebbe anche chiedere a Mediaset (che altrimenti rischia di essere tagliata fuori) un incontro e tentare un accordo per iniziare una collaborazione e portare avanti un’ alleanza. Da Cologno Monzese non c’ è mai stata nessuna chiusura nei confronti di Mediapro. Giovedì mattina lo stesso amministratore delegato e vicepresidente Piersilvio Berlusconi aveva risposto a una domanda su una possibile collaborazione con l’ agenzia catalana: «Siamo disposti a collaborare con chiunque». E magari l’ assist vincente può arrivare proprio da Mediapro. Emiliano Bernardini Salvatore Riggio © RIPRODUZIONE RISERVATA.

C’ era una volta 90° Minuto

Il Messaggero
PIERO MEI
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IL FOCUS ROMA Addio a quella bella febbre a 90°. Addio a Novantesimo Minuto, come si chiamava a tutte lettere con la sigla Pancho di Jack Trombey, inizio alle 17.45 del 27 settembre 1970. Il novantesimo minuto è un minuto qualunque sul campo, ora che c’ è il recupero sempre più lungo per via del Var, e in televisione scompare: il calendario palinsesti ha sconfitto il palinsesto tv perché lo spezzatino è un piatto da mangiare a pezzetti, sgranocchiare nel corso d’ una giornata che può durare quattro giorni dal venerdì al lunedì e che senso avrebbe più quel rito del pomeriggio della domenica, se il bello dovrà ancora venire e se i diritti sono trattenuti fino alle 22? Avrebbe il senso della libertà di vedere: la Rai si dichiara stupita per il rischio grave e incomprensibile per il servizio pubblico, non far vedere a tutti gli italiani il sabato sera e la domenica pomeriggio le immagini salienti delle partite: la Rai chiede ai presidenti di ripensarci. Era un rito davvero, quel Novantesimo Minuto, che Maurizio Barendson, Paolo Valenti e Remo Pascucci inventarono in quell’ anno magico, il 1970, l’ anno di Italia-Germania 4-3. Era così la domenica: Tutto il calcio minuto per minuto, scusa Ameri e scusa Ciotti, e se eri allo stadio poi di corsa a casa per vedere quella trasmissione che era la prima a dare le immagini delle partite e la notorietà a volti che diventavano amici. Un catalogo infinito: la manona di Luigi Necco e sullo sfondo i napoletani che ballavano sempre la gioia d’ essere Napoli, Tonino Carino da Ascoli, le cravatte a mezz’ asta di Castellotti, l’ Ascoli di Costantino Rozzi, Marcello Giannini da Firenze, la magnifica ironia di Beppe Viola, Ferruccio Gard da Verona, Giorgio Bubba da Genova (Genoa e Samp) e quanti altri ancora. Una classe di classe. Anche Lamberto Sposini, per dire. E una serie di conduttori da paura, nel senso buono: Bisteccone nostro, Giampiero Galeazzi, per dire. E non se ne nominano altri per non farsi nemici. Se non l’ ultimo conduttore, che dovrà spegnere il mito, Paola Ferrari: «E’ una scelta epocale della Lega che trovo gravissima; non si può costringere tutti a pagare per vedere calcio, specie in un momento come quello che stiamo vivendo, di crisi economica». Già, perché per dirla tutta Novantesimo Minuto nonostante gli orari strampalati del campionato in programma, è stata una delle poche trasmissioni tv a resistere al crollo degli ascolti. Anche da 20 milioni di persone ai tempi d’ oro. Quando il calcio era diverso e si esibivano i campioni della tecnica del pallone. Quelli che sono finiti, spazzati via dal calcio ipermoderno del grande fisico e dall’ abbonamento, anche più d’ uno, se vuoi vedere tutto quello che, magari liofilizzato, dava Novantesimo Minuto. Quel minuto che non c’ è più. Piero Mei © RIPRODUZIONE RISERVATA.

La serie A sparisce dalla Rai il calendario lo faranno le tv

La Repubblica
MARCO MENSURATI
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Le novità del bando 2018- 2021. Perform ottiene l’ embargo dei gol in chiaro fino alle 22 della domenica: addio 90° Minuto. Le reti sceglieranno dove collocare le 20 partite più belle La fine del campionato di Serie A sulla Rai e il possibile, ma improbabile, ritorno del doppio abbonamento ( versione aggiornata del doppio decoder necessario agli inizi degli anni 2000 per vedere tutte le partite di una sola squadra). Sono queste le principali novità contenute nei pacchetti del bando per i diritti tv del prossimo triennio pubblicati ieri. La notizia più clamorosa è quella che riguarda la Rai. Perché segna la fine di un’ epoca e la morte definitiva del già menomato 90° minuto. Dopo le note vicissitudini che l’ hanno vista impegnata prima con e poi contro gli spagnoli di Mediapro, la Lega ha deciso stavolta di pubblicare un bando che offrisse partite in esclusiva e non più ” per piattaforma”. Fino a ieri, il calcio si vendeva in pacchetti di partite differenziati a seconda della piattaforma su cui queste venivano trasmesse ( satellitare, digitale, internet…). Da oggi, la Lega ha deciso di suddividere le varie giornate di campionato in altrettanti eventi ( l’ anticipo serale del sabato, il mezzogiorno della domenica ecc. ecc.) e di venderli in esclusiva assoluta a un singolo operatore, indipendentemente dalla piattaforma. Il quale pagherà molto di più, ma in cambio ne avrà il controllo totale grazie a un embargo feroce: le immagini, anche quelle del sabato, verranno trasmesse in chiaro solo dopo le 22 della domenica ( sul web però già 3 ore dopo l’ evento). La Rai che, va detto, non ha mosso un dito per evitare questo disastro – da ieri è in lutto. «Chiediamo ai presidenti di rivedere questa decisione che danneggia prima di tutti i loro stessi tifosi e tutti gli appassionati di calcio » , urlano da viale Mazzini, inascoltati. Il futuro va altrove. « Verso l’ abbattimento delle barriere tecnologiche », spiegano dalla Lega. E verso il consumo versatile. Oltre a Sky, che cercherà di portare a casa due dei tre pacchetti, parteciperà al bando, con il ruolo di favorita, Perform, una società inglese che vuole quotarsi in borsa e realizzare la Netflix del pallone. È stata lei, per capirsi, a pretendere la clausola del super embargo a fronte del proprio investimento. Ma cercheranno di portare a casa qualcosa anche Mediaset e Tim. Anche se entrambi non sembrano aver voglia di svenarsi. Teoricamente, dunque, da agosto, per vedere tutte le partite della propria squadra occorrerà rivolgersi – almeno – a due diverse emittenti, l’ aggiudicatario dei primi due pacchetti e l’ aggiudicatario del terzo. Se questo un tempo avrebbe creato l’ esigenza per i tifosi di acquistare due decoder, o quanto meno due abbonamenti, oggi sarà sufficiente ai due canali studiare una convergenza tecnologica e commerciale per risolvere ogni problema. Il modello di riferimento sono gli accordi già formalizzati tra Sky e Netflix e fra Sky e Mediaset. Le buste verranno aperte il 13 giugno, poi ci sarà una breve trattativa privata. La Lega conta di ottenere un miliardo e cento. L’ obiettivo minimo è 970 milioni. In attesa di capire chi vincerà non resta che registrare un ultimo effetto collaterale: metà del calendario, la metà rilevante, verrà stabilita dalle tv: ogni pacchetto garantirà all’ aggiudicatario di scegliere la collocazione delle 20 sfide più allettanti all’ interno degli orari previsti. © RIPRODUZIONE RISERVATA La gioia scudetto della Juventus.

Premio Ischia, oggi i riconoscimenti Omaggio alla ragazza sfuggita all’ Isis

Il Roma

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ISCHIA. Si conclude oggi, con la cerimonia di consegna degli ambiti ricoscimenti, la 39esima edizione del Premio Ischia internazionale di giornalismo. La cerimonia sarà condotta da Elisa Isoardi (nella foto) e ad allietare la serata ci sarà anche l’ esibizione di Ron con un omaggio speciale a Lucio Dalla e del trio Appassionante. Quanto ai premiati dell’ edizione 2018, al sito slovacco Aktuality.sk è stato assegnato il premio Internazionale per le inchieste del fotoreporter Ján Kuciak, ucciso a febbraio, per aver portato alla luce le attività della criminalità organizzata italiana in Slovacchia, rivelando i contatti del premier Fico, costretto poi alle dimissioni, con personaggi legati alla ‘ndrangheta. Il Premio Ischia per il “giornalismo dei diritti umani” è stato assegnato a Zina Hamu, ragazza yazida di 18 anni, sfuggita alle persecuzioni all’ Isis che partecipa al progetto Unicef per diventare fotoreporter. Franca Leosini, conduttrice di “Storie Maledette” è la giornalista dell’ anno per la televisione; Stefano Cappellini, caporedattore di Repubblica è il vincitore per la carta stampata mentre a Bruno Pizzul è stato assegnato il premio per il giornalismo sportivo. Un riconoscimento speciale è stato andato a Paolo Borrometi, direttore del sito “La Spia” e giornalista dell’ Agi, attualmente sotto scorta. Simone Bemporad, direttore della comunicazione di Generali Spa si è aggiudicato il premio comunicatore dell’ anno 2018 mentre un riconoscimento speciale è stato assegnato a Massimiliano Lanzi, manager del “Centro studi Giornalismo e Comunicazione”. Sempre in occasione del premio Ischia si terrà la prima edizione del Premio Terna che è stato assegnato a Roberto Giovannini, caporedattore de La Stampa, per l’ informazione ecosostenibile. Altri ricono scimenti speciali sono andati all’ agenzia di stampa Italpress per i trent’ anni di attività e a Canale 21 per l’ informazione regionale della Campania. Il premio Databenc, in collaborazione con Cultura Italiae è stato vinto da Massimiliano Tonelli, direttore di Artribune, testata on line di contenuti e servizi dedicata all’ arte e alla cultura contemporanea. Previti oggi tre dibattiti, tutti nella sala Azzurra dell’ Hotel Regina Isabella di Ischia. Si inizia alle 17 con il dibattito su Informazione e giustizia a cui parteciperanno: Giovanni Legnini, vicepresidente del Csm, Paola Balducci, componente Csm e Stefano Cappellini, caporedattore “La Repubblica”. A seguire alle 17.45 “Il rilancio dello Sport italiano attraverso le infrastrutture nell’ anno dei Mondiali di calcio”, con gli interventi di Paolo D’ Alessio, direttore generale Istituto di Credito sportivo, Pierluigi Pardo, conduttore “Tiki Taka”‘ e Bruno Pizzul: modera i lavori Andrea Vianello, vicedirettore Rai Uno. Chiude “Le rotte dei traffici illeciti: Balcani e Mediterraneo. Criminalità, organizzate transnazionali, terrorismo e fonti di finanziamento”, con gli interventi di Federico Cafiero De Raho, Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Federico Monga, direttore de Il Mattino, Paolo Borrometi, giornalista Agi, Cesare Sirignano, magistrato Direzione Antimafia: modera il giornalista, Francesco De Leo.

Giornalisti, Fnsi: “L’ 11 giugno in tribunale accanto a Paolo Borrometi”

Quotidiano di Sicilia

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SIRACUSA – Lunedì 11 giugno, alle 11, si terrà a Siracusa l’ udienza del processo a carico di Francesco De Carolis nel corso della quale è chiamato a testimoniare il giornalista Paolo Borrometi, direttore del sito LaSpia.it e collaboratore dell’ Agi. Lo ricorda in una nota la Federazione nazionale della stampa. De Carolis è accusato dalla procura distrettuale antimafia di Catania di minacce gravi e violenza privata nei confronti di Borrometi aggravate dal metodo mafioso e dall’ aver agevolato il clan al quale appartiene il fratello Luciano, già condannato con sentenza passata in giudicato per associazione mafiosa al clan Bottaro-Attanasio, omicidio e altri reati. Prima dell’ udienza, alle 10, si terrà fuori dal tribunale un presidio con conferenza stampa alla quale parteciperanno, insieme con Paolo Borrometi, il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti e i rappresentanti di Usigrai, Associazione Stampa Siciliana, Ordine nazionale e Ordine regionale dei giornalisti, Libera, Cgil, Articolo21 (adesioni in aggiornamento). Il 19 novembre scorso, Francesco De Carolis ha inviato un messaggio audio al giornalista contenente frasi quali: “Gran pezzo di merda, appena vedo di nuovo la mia faccia, di mio fratello che oggi è la corona della mia testa, in un articolo tuo, ti vengo a cercare fino a casa e ti massacro. E poi denunciami sta minchia, con le mani non c’ è il carcere, pezzo di merda te lo dico già subito”. Oltre a Borrometi (con l’ avvocato Vincenzo Ragazzi), si sono costituiti parte civile la Federazione nazionale della Stampa italiana (avvocati Francesco Paolo Sisto e Roberto Eustachio Sisto), l’ Ordine nazionale dei giornalisti (avvocato Vincenzo Ragazzi) e l’ Ordine regionale dei giornalisti (avvocati Nino Caleca e Marcello Montalbano).

Giornalismo la notte del Premio Ischia

Il Mattino (ed. Circondario Sud)

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Si conclude oggi con la premiazione condotta da Elisa Isoardi, il ventitreesimo Premio Ischia di giornalismo. La serata vedrà l’ esibizione di Ron con un omaggio a Lucio Dalla e del trio Appassionante. Premiatiil sito slovaccoAktuality.skper le inchieste del fotoreporter Ján Kuciak, ucciso a febbraio;Zina Hamu; Franca Leosini; Stefano Cappellini; Bruno Pizzul;Paolo Borrometi; Simone Bemporad; Massimiliano Lanzi; Roberto Giovannini; Italpress; Canale 21; Massimiliano Tonelli.Prima della premiazione tre dibattiti nella sala Azzurra del Regina Isabella. Alle 17 su: «Informazione e giustizia» con Giovanni Legnini, Paola BalduccieStefano Cappellini. Alle 17,45: «Il rilancio dello Sport italiano attraverso le infrastrutture nell’ anno dei Mondiali di calcio», conPaolo D’ Alessio,Pierluigi Pardo eBruno Pizzul, moderaAndrea Vianello.Alle 18,30 su: «Le rotte dei traffici illeciti: Balcani e Mediterraneo. Criminalità, organizzate transnazionali, terrorismo e fonti di finanziamento»,con Federico Cafiero De Raho,Federico Monga, direttore de «Il Mattino»,Paolo Borrometi,Cesare Sirignano, moderaFrancesco De Leo.

L'articolo Rassegna Stampa del 09/06/2018 proviene da Editoria.tv.


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