Indice Articoli
Pirateria digitale, i clienti rischiano una maxi multa
Rai, ecco il contratto di Fazio: 10,6 milioni alla sua società
Definitive le regole sul credito d’ imposta per la pubblicità
Sky Italia rafforza il management
Corsera, in edicola LiberiTutti
Sky Italia rafforza il top management
Clooney firma una fiction ambientata in Italia per Sky
Chessidice in viale dell’ Editoria
Diritti tv, ora Mediapro fa ricorso al Tar Lazio
Mediapro al Tar contro l’ Antitrust
La stampa in trincea contro le minacce dei clan
La Rai in campo: «Siamo al fianco dei cronisti minacciati e sotto scorta»
La fiction su Fava e i giornalisti minacciati
Google, Facebook e la rinascita dell’ informazione
Pirateria digitale, i clienti rischiano una maxi multa
Il Fatto Quotidiano
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È di cinque arresti, una cinquantina di indagati e decine di perquisizioni in tutta Italia il bilancio dell’ operazione contro la pirateria audiovisiva del Nucleo Beni e Servizi della Guardia di Finanza, guidati dal tenente colonnello Luigi Smurra. Stando all’ indagine, coordinata dal Procuratore Aggiunto Michele Prestipino, le persone finite in manette piratavano il segnale delle tv a pagamento abbonamenti per esempio Sky o Mediaset Premiun (parti lese) “taroccati” per un giro d’ affari milionario nel quale entravano, come clienti, migliaia di italiani. Questi pagavano 15/20 euro ad abbonamento e ora rischiano, per la legge sul diritto d’ autore, oltre che una denuncia penale (con pene da sei mesi a tre anni di carcere) anche multe da centinaia di migliaia di euro. In sostanza, rischiano di dover pagare un minimo di 103 euro per ogni collegamento alle piattaforme taroccate. Il volume d’ affari del gruppo finito sotto inchiesta della Procura di Roma era di milioni di euro: 49 sono indagati per reati in materia di pirateria audio-visiva e riciclaggio; nei confronti di 12 di essi si procede anche per il reato di associazione per delinquere.
Rai, ecco il contratto di Fazio: 10,6 milioni alla sua società
Il Fatto Quotidiano
Valeria Pacelli
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Oltre 18 milioni di euro all’ anno. Tanto costa mandare in onda il programma Che tempo che fa, condotto da Fabio Fazio, passato da Rai3 a Rai1. Il Fatto è ora in grado di rivelare – sulla base dei documenti interni all’ azienda di Stato – i dettagli delle spese del programma, compreso l’ incasso di Officina Srl, società proprietaria del format che ne realizza la produzione (le quote sono detenute al 50 per cento da Fazio stesso, il restante da Magnolia). Finora era noto il compenso del conduttore: quei 2.240.000 milioni di euro all’ anno (al lordo delle imposte) stabiliti dal contratto numero 19.630 stipulato il 28 luglio 2017: il compenso “per l’ opera artistica e professionale” riguarda 64 puntate per il ruolo di “conduttore, autore testi/consulente artistico-autorale, direttore artistico”, per quattro anni, fino al 2021. Il punto più delicato riguarda i costi di produzione con “appalto parziale” (senza gara) e lo sfruttamento del format, contrattualizzati con Officina Srl nel settembre 2017 per evitare che le emittenti concorrenti potessero mettere le mani sul programma di Fazio. E qui la novità. I 18.325.350 euro di costi annui sono così suddivisi: 10.644.400 per il solo primo anno del quadriennio, di cui 704.000 annui per i diritti del format, il resto sono quindi i costi di produzione. Denaro che finisce nelle casse di Officina Srl. Poi, per la Rai, ci sono i costi di rete: scenografia, regia, redazione, acquisto diritti di filmati e foto, quantificati in 2,8 milioni di euro. A ciò si aggiungono altri 2,6 milioni per costumi, trucco, riprese, servizi in esterna e così via. Per ogni puntata in prima serata, quindi, la Tv di Stato spende 409 mila euro. Un costo rilevante per un programma fatto di interviste ma, ripetono da viale Mazzini, comunque inferiore agli 800.000 di media a serata per “gli intrattenimenti tipici” trasmessi dalla rete in quella fascia oraria (come ad esempio le fiction) che salgono a 1,1 milioni per “i top di gamma”. A parte il risparmio rispetto a trasmissioni di altro genere (che in Rai tengono a sottolineare), la dirigenza della tv è convinta che sia un buon affare: a fronte di 18,3 milioni di costi, stima ricavi per la stagione in 20,3 milioni di euro. Tali introiti pubblicitari, secondo i documenti Rai, sarebbero frutto di uno share atteso per la prima parte della trasmissione intorno al 18 per cento, per la seconda al 13 per cento. Gli inserzionisti inoltre non possono avanzare reclami se lo share, rispetto a queste percentuali, è inferiore del 5 per cento, una soglia che prima era stata fissata al 2 e poi è stata alzata. In 11 puntate Che tempo che fa ha raggiunto e a volte superato il 18 per cento di share. Per esempio nella prima puntata del 24 settembre 2017, o di quella del 20 aprile con ospite Matteo Renzi. Anche Silvio Berlusconi ha portato bene, il 18 febbraio, quando hanno seguito il programma 4,6 milioni di spettatori. Altre 18 puntate, però, sono state meno seguite: il 15 ottobre, per esempio, il programma si assesta al 14,9 per cento, quando erano ospiti i genitori di Giulio Regeni, il ricercatore italiano torturato e ucciso in Egitto e lo scrittore Andrea Camilleri; il 21 gennaio al 14,3; l’ 8 aprile al 16,7. Di fatto, i costi del programma rispetto a quando andava in onda su Rai3 sono quasi raddoppiati: nell’ edizione 2014-2016, costava 10,3 milioni di euro (c’ era solo la prima serata). In questo caso, si scopre ora, era in perdita: i ricavi ammontavano a 7 milioni di euro, con un saldo negativo finale di 3 milioni all’ anno. Intanto i costi della stagione 2017-2021 sono stati analizzati dall’ Anac. L’ Autorità anticorruzione, guidata da Raffaele Cantone, in un parere del 21 febbraio scorso (dove peraltro i dettagli dei costi sono stati omissati), scrive: “Non conforme al codice dei contratti la stipula da parte di Rai del contratto preliminare con l’ artista, prima fra l’ altro che la società di produzione del format televisivo, con cui è stato poi stipulato il definitivo, venisse costituita”. Sono stati poi riscontrati “sussistenti possibili rischi di non conseguire l’ equilibrio costi-ricavi”. Gli atti dall’ Anac sono stati inviati alla Corte dei Conti: la Procura contabile potrà fare una valutazione solo all’ esito degli introiti finali, quando si sarà chiusa la prima stagione del programma e se dovesse riscontrarsi uno squilibrio superiore alle oscillazioni prevedibili (e previste) dello share, potrebbe decidere che c’ è stato un danno erariale. Il Fatto ha chiesto alla Tv di Stato perché non abbiano mai pubblicato ufficialmente i costi del programma: “La Rai è un’ azienda assolutamente trasparente – rispondono da Viale Mazzini -, pubblica tutto: lo dimostrano i fatti. Non ultimo il massimo riconoscimento internazionale ottenuto nel settore degli acquisti e gare di appalto. Quello che però non può fare è infrangere quel margine di riserbo industriale che le consente di poter operare su un mercato fortemente concorrenziale”. Sullo share di Che tempo che fa, “i dati medi da settembre a maggio attestano uno share del 16,4% e del 14,6% per la seconda parte della domenica fino a mezzanotte e saranno oggetto di analisi e comparazioni al termine della stagione”. E sui ricavi pubblicitari assicurano: “Quelli finora conseguiti presentano valori superiori rispetto ai costi sostenuti”.
Definitive le regole sul credito d’ imposta per la pubblicità
Il Sole 24 Ore
Andrea Biondi
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Si avvicinano i titoli di coda per la vicenda del bonus pubblicità per imprese, lavoratori autonomi, enti no profit che investono in campagne pubblicitarie su quotidiani o periodici (anche online), emittenti tv e radio locali. A quanto risulta al Sole 24 Ore, ieri il ministero dello Sviluppo Economico, il ministero dell’ Economia e la Presidenza del Consiglio hanno apposto la firma al regolamento (un Dpcm) che fissa le procedure per accedere a questa agevolazione molto attesa dal settore editoriale nel tentativo di dare nuovo slancio alla raccolta pubblicitaria. L’ agevolazione è stata introdotta dalla manovra correttiva 2017 poi modificata dal collegato fiscale (legge 172/2017). Con la firma di ieri si avvicina il “The End”, al quale manca ora solo la registrazione della Corte dei Conti di questo testo di Dpcm, che consta di otto articoli in cui vengono chiariti i punti chiave quanto a soggetti beneficiari, investimenti ammissibili ed esclusi, limiti delle condizioni di agevolazione, procedure e controlli. Le prime indicazioni erano comunque già state fornite con una nota sulla pagina web del dipartimento per l’ Informazione e l’ Editoria della Presidenza del Consiglio lo scorso 24 novembre. Il Dpcm chiude così il cerchio, dando le indicazioni necessarie su questa misura che è a valere su una dote complessiva di 62,5 milioni di euro. Si parla di 50 milioni per gli investimenti sulla stampa (20 per quelli effettuati nel secondo semestre 2017 più 30 da effettuare nel 2018) e 12,5 milioni per gli investimenti sulle emittenti radio-televisive nel 2018. Sono tutte risorse che saranno messe a disposizione di imprese, lavoratori autonomi ed enti non commerciali che effettuano investimenti in campagne pubblicitarie sulla stampa quotidiana e periodica, anche online, e sulle emittenti televisive e radiofoniche locali, analogiche o digitali, il cui valore superi almeno dell’ 1% gli analoghi investimenti sugli stessi mezzi di informazione nell’ anno precedente. A loro potrà essere attribuito un credito d’ imposta pari al 75% del valore incrementale degli investimenti effettuati, elevato al 90% nel caso di microimprese, Pmi e startup innovative. Quest’ ultimo caso è però è subordinato all’ esito della notifica che, a provvedimento ultimato, sarà inviata a Bruxelles. Il credito è concesso per l’ acquisto di spazi pubblicitari, al netto quindi di tutte le altre spese accessorie (agenzie, creativi, costi di intermediazione) nel limite massimo complessivo dello stanziamento di spesa stabilito dalla legge, previa richiesta da parte del contribuente sul modello che sarà definito con l’ agenzia delle Entrate. A quanto risulta al Sole 24 Ore una tipologia di modello, molto semplice, sarebbe già stato definito. Per quanto riguarda il complesso delle risorse, è fissato un tetto massimo individuale nel caso in cui i crediti richiesti superino l’ ammontare delle risorse stanziate. Il limite è del 5% sul totale quando si tratta di investimenti su stampa e online e del 2% in caso di investimenti effettuati su radio e tv (tutti questi soggetti destinatari degli investimenti devono essere iscritti al Registro degli operatori di comunicazione). L’ incentivo potrà essere utilizzato solo in compensazione e a essere escluse dal credito d’ imposta sono le spese sostenute per l’ acquisto di spazi destinati a televendite, servizi di pronostici, giochi o scommesse con vincite in denaro, di messaggeria vocale o chat-line con servizi a sovrapprezzo. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Sky Italia rafforza il management
Il Sole 24 Ore
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Nomine nelle posizioni di vertice di Sky Italia. Come spiega una nota, sono legate al fatto che «Sky Italia sta imprimendo una accelerazione alla crescita del suo business di Media Company che opera su tutte le piattaforme con modelli di business differenti». Fra i cambiamenti, la divisione dell’ area Marketing & Sales con Daniele Ottier, a capo della concessionaria Sky Media, nominato chief commercial officer e con la conseguente nascita di una nuova area Media, Digital & Data Officer, accorpando attività digital e concessionaria, affidata a Giovanni Ciarlariello. «Grazie agli accordi strategici delle ultime settimane – commenta il ceo Andrea Zappia – Sky ha dato basi certe alla sua crescita, ha esteso il profilo del suo business e completato la trasformazione in media company multipiattaforma con più modelli di business. Ora abbiamo creato i presupposti organizzativi per trasformare tutto questo in opportunità concrete». © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Corsera, in edicola LiberiTutti
Italia Oggi
MARCO A. CAPISANI
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C’ è chi si mette a leggere libri di filosofia nei momenti morti della giornata, chi si esercita col banjo tra un impegno e l’ altro di lavoro e chi ancora si organizza meglio nel pomeriggio ritagliandosi del tempo dopo per fare yoga. In tutti e tre i casi la filosofia di base è «trovare del tempo libero dove e quando non crediamo ce ne sia»: nelle pause in ufficio di qualche minuto, negli spostamenti urbani di un’ ora o nei viaggi di lavoro, se ti permettono di visitare una mostra o conoscere una città nuova. E questa filosofia ha fatto propria il Corriere della Sera impostando LiberiTutti, nuovo settimanale del quotidiano diretto da Luciano Fontana ed edito da Urbano Cairo, al debutto in edicola domani e in uscita a seguire ogni venerdì gratuitamente. «Il tempo libero è sempre scarso nella vita di tutti i giorni, è un lusso si sa, ma la sua scarsità è anche motivo d’ infelicità», spiega a ItaliaOggi Barbara Stefanelli, vicedirettore vicario del Corriere della Sera che ha seguito il progetto della nuova testata. «Allora noi invertiamo l’ ordine e da Tempi Liberi (nome della sezione del Corsera, ndr) passiamo a LiberiTutti. Ossia liberi di vivere esperienze inedite, superando le categorie tradizionali dei giornali che si occupano di lifestyle». Così per esempio, seguendo le aree tematiche del nuovo settimanale Rcs, se parliamo del Bello delle Persone si possono leggere interviste a personaggi, storie di amici animali ma anche (molto nel solco della tradizione britannica) il racconto di un matrimonio o il necrologio di persone degne di nota (in inglese i famosi obituary). Nel Bello delle Cose si spazia dai canonici moda e design fino alle biciclette del futuro e alle automobili. Nel Bello del Fare si parla pure di sport e forma fisica mentre il Bello dell’ Essere miscelerà i temi seri della psicologia con quelli più di colore degli oroscopi. Non solo, fuori dagli schemi anche reinterpretando concetti classici come la maratona che non comprende più solo la corsa su terra ma pure la maratona di nuoto in acqua, dolce o salata che sia. Insomma, «vogliamo essere una testata di servizio che offre spunti nuovi», interviene Michela Mantovan, responsabile di LiberiTutti, «anche grazie alle firme del Corriere della Sera come Lorenzo Cremonesi, inviato di guerra nelle aree calde del globo, che si scopre e si racconta come appassionato di neve, montagna e camminate». Con una foliazione di 64 pagine nel primo numero (di cui oltre 17 di pubblicità) e l’ obiettivo a regime di mandare in stampa 48-56 pagine nel formato comune alla Lettura, l’ Economia e Buone Notizie, la grafica segnalerà le singole macro-aree con colori differenti (dal rosso delle persone al lavanda delle cose, dall’ azzurro dell’ essere al verde del fare). Colorata e vivace anche la testata, che cambierà tonalità a seconda dei numeri. Peraltro con LiberiTutti l’ editore Cairo completa la settimana dei supplementi del Corsera dopo il lunedì dell’ Economia, il martedì con Buone Notizie, il mercoledì di ViviMilano, 7 al giovedì e IoDonna al sabato (in attesa a settembre del restyling firmato dal neo-direttore Danda Santini). A proposito di nuove iniziative, mercoledì prossimo, col Corsera arriva Dove Travel Issue, con 20 idee per le vacanze e un reportage di Steve McCurry. Un’ attenzione particolare va infine alle nuove tecnologie e all’ età dei lettori perché «la tecnologia ci aiuta nella ricerca quotidiana anche del tempo libero e facilita i lettori», prosegue Daniela Monti, vice-responsabile del nuovo settimanale. «Quindi LiberiTutti sarà anche un sito web legato a Corriere.it e avrà in Instagram il centro della sua presenza complessiva sui social». Poi c’ è il tempo libero che cambia in base all’ età, sempre secondo Monti, visto che i 20-30enni sono soprattutto concentrati sul lavoro (se c’ è) ma già ai 35-40 costruirsi una famiglia diventa un desiderio e occorre coltivare il tempo per costruirla. Senza però dimenticare, demograficamente parlando, l’ importanza degli Over (60 o 70 anni). Solo di una cosa LiberiTutti si occuperà poco. Delle rubriche. «Ce ne saranno poche», conclude Stefanelli. «In coda alla testata sopravvivono perlopiù quelle su amori moderni, sessualità e il meglio del digitale».
Sky Italia rafforza il top management
Italia Oggi
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Raffica di nuove nomine ai vertici di Sky Italia che così intende rafforzare la propria organizzazione per accompagnare la sua evoluzione come media company presente sulle diverse piattaforme, dal digitale terrestre (grazie all’ accordo con Mediaset) alla banda larga, e l’ estensione delle aree di business. L’ area marketing & sales, che in questi anni ha ampliato il suo raggio d’ azione, verrà riorganizzata in due diverse aree. Francesco Calosso è stato nominato chief marketing officer. Avrà la responsabilità di tutte le attività che vanno dalla costruzione della strategia alla definizione e all’ implementazione del piano di marketing, con l’ obiettivo di focalizzarsi su ciò che ha più valore per la crescita. Daniele Ottier, che in questi anni ha guidato Sky Media facendo crescere progressivamente i suoi ricavi, è stato nominato chief commercial officer, con la responsabilità di tutte le attività legate alla net growth (crescita netta) e alla crescita dell’ Arpu (il ricavo medio per utente) e la sua area comprenderà anche Business Bar & Hotel. Nasce invece una nuova area che unirà in un’ unica struttura le attività di Sky Media e quelle del Digital Hub. La guida di questa nuova area verrà affidata a Giovanni Ciarlariello che, dopo essere stato evp digital & operations, avrà il ruolo di chief media, digital & data officer, accorpando sotto la sua responsabilità le attività digital e quelle della concessionaria, in modo da garantire il massimo focus sulla seconda area di ricavi dell’ azienda rappresentata dall’ advertising e favorire tutte le potenziali integrazioni con il Digital Hub. Questa nuova organizzazione porta a un’ estensione delle responsabilità di Domenico Labianca che è stato nominato chief operating officer. Alle attuali responsabilità finance, Labianca, aggiungerà infatti quelle relative alle operations, con le aree di customer care, customer journey design & supply chain e customer experience, nell’ ottica di rinnovare il modello operativo dell’ azienda, si spiega in una nota, per accrescerne l’ efficienza e la qualità del servizio al cliente, puntando sulla semplificazione e su ciò che genera più valore per gli abbonati. In questo nuovo ruolo, Labianca potrà contare su Brett Aumuller, che assumerà il ruolo di chief financial officer a suo diretto riporto. Pietro Maranzana sarà invece chief broadband officer, con l’ obiettivo di gestire l’ ingresso di Sky nella nuova strategica area di business. Maranzana ha finora guidato il marketing & sales e vanta una grande esperienza manageriale nel gruppo, dove ha sviluppato competenze nell’ area Finance, Operations e Marketing & Sales. Questi cambiamenti vanno a rafforzare l’ attuale squadra di top management a diretto riporto di Andrea Zappia che comprende l’ evp programming Andrea Scrosati, il chief technology officer Umberto Angelucci, l’ evp strategy & business development Davide Tesoro Tess, l’ evp communication & public affair Riccardo Pugnalin, l’ evp human resources Francesca Manili Pessina, l’ evp & general counsel Luca Sanfilippo ed Elia Mariani, recentemente nominato alla guida di Now Tv, la internet tv di Sky.
Clooney firma una fiction ambientata in Italia per Sky
Italia Oggi
GIORGIO PONZIANO
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Amadeus torna in prima serata su Rai1 con Ora o mai più, un talent finalmente non di importazione ma ideato da un’ equipe di autori capeggiata da Carlo Conti. Si tratta di un talent assai particolare: otto cantanti che hanno avuto successo e poi sono stati dimenticati cercheranno di riemergere, giudicati da una giuria composta anche dal pubblico in sala. Dall’ 8 giugno ogni venerdì in prima serata. George Clooney per Sky-Italia. È produttore esecutivo, regista e interprete di Comma22, fiction basata sull’ omonimo romanzo antimilitarista del 1961 scritto da Joseph Heller. Sky-Italia è a capo di un pool di produttori e riceve i ringraziamenti di Clooney: «È davvero emozionante poter lavorare con Sky-Italia per portare Comma22 sul piccolo schermo. È una partnership formidabile al servizio di un classico della letteratura». La serie è ambientata in Italia durante la seconda guerra mondiale e racconta la vicenda di un giovane soldato americano. Aggiunge Andrea Scrosati, vice presidente della programmazione di Sky-Italia: «I sei episodi saranno girati quasi interamente in Italia, che negli ultimi anni ha saputo mostrare appieno, anche a livello internazionale, le proprie potenzialità creative e produttive». Sarà in palinsesto il prossimo anno. Antonino Cannavacciuolo prenderà il posto di Mara Venier nella giuria di Tu si que vales (Canale5). Infatti la Venier si appresta a concentrarsi sulla conduzione della prossima edizione di Domenica In (Rai1), un impegno non da poco considerando lo scorso seguito delle ultime edizioni e la concorrenza di Barbara D’ Urso. Quindi dirà addio a Maria De Filippi la quale si affiderà al collaudato chef. Federica Pellegrini sostituirà Luciana Littizzetto nella prossima edizione (in autunno) di Italia’ s Got Talent (Tv8 e SkyUno). Non sarà l’ unico cambiamento nel programma condotto da Lodovica Comello. Accanto alla nuotatrice vi sarà (in giuria) Mara Maionchi anziché Nina Zilli che ha, pure lei, deciso di lasciare. Nessuna novità invece sul fronte maschile: sono stati riconfermati Claudio Bisio e Frank Matano. Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale del Veneto, se la prende con Roberta Enni, direttore di Rai4, che ha affidato a Massimo Carlotto (protagonista di una travagliata vicenda giudiziaria, accusato di omicidio e condannato a 18 anni dalla Corte d’ assise d’ appello di Venezia, poi graziato) un format sui serial killer intitolato Real criminal mind, in onda il venerdì. Dice Ciambetti: «Sono indignato, mi sembra una scelta improvvida, ingiusta e per molti aspetti insultante, assegnare un ruolo televisivo pagato con fondi pubblici ad un uomo nella cui casa fu trovata una ragazza assassinata con 59 coltellate». Paola Ferrari e Alberto Rimedio cavalcano il finale di campionato e portano 90° Minuto (Rai2) al record di 1,5 milioni di telespettatori (11,3%), collocandolo tra i programmi sportivi più popolari della tv. Commenta la Ferrari: «Sono una donna che ha sempre amato le sfide. E quest’ anno era una sfida davvero difficile: per il primo anno con partite in sovrapposizione. Ma abbiamo vinto e sono felice». Maria De Filippi e le sue trasmissioni che si ripetono di anno in anno. Amici? Lei e Canale5 non hanno nessuna intenzione di mandarlo a riposo, anzi il progetto è farlo diventare internazionale: «Il mio sogno», dice, «sarebbe avere un Amici italiano che si scontri con un Amici francese, con uno spagnolo e così via». Elisa Padoan, direttore di Reteconomy (canale 512 Sky), ha firmato un accordo con Liuc, Università Cattaneo (ateneo privato con sede a Castellanza, Varese) che prevede, tra l’ altro, la copertura giornalistica da parte dell’ emittente dei principali eventi dell’ università. Edwin Ferrari, presidente di TRMedia, brinda alla fusione delle due emittenti storiche di Parma, Teleducato e TvParma. In pratica la nuova società è formata da Confindustria (proprietaria di TvParma e del quotidiano la Gazzetta di Parma), dalla famiglia Allodi (proprietaria di Teleducato) e da Alleanza 3.0 (che con TRMedia entra nel progetto). La redazione sarà diretta da Michele Brambilla, coadiuvato da Giuseppe Milano e Pietro Adrasto Ferraguti. Andrea Zappia, direttore Sky-Italia, è andato su tutte le furie per un clamoroso errore: nel corso della trasmissione della partita Inter-Sassuolo (al diciassettesimo minuto del primo tempo) è stato messo in onda un sottopancia in cui era scritto: «Strage a Nizza, camion sulla folla e spari. Oltre 80 morti. Tutti gli aggiornamenti». Comprensibile il panico tra i telespettatori, in pochi hanno pensato all’ errore, cioè alla riproposizione della strage del 14 luglio 2016. I centralini della tv sono stati presi d’ assalto finché è arrivata la rettifica: «La scritta è andata in onda a causa di un problema tecnico. Ci scusiamo». Meglio così, ma che paura. Gabriele Rubini, in arte Chef Rubio, ha inventato un nuovo programma della serie le cucine in tv. Il titolo dice tutto: Camionisti in trattoria «per scovare», spiega, «i leggendari luoghi frequentati dai camionisti, a buon prezzo e di ottima cucina». Ogni venerdì in prima serata è spalmato su Dmax (canale 52 Discovery), RealTime, Giallo e Motor Trend. Il debutto ha ottenuto in totale 1,1 milioni di telespettatori, non male per gli ennesimi fornelli, anche se in salsa camionisti. Fabio Fazio continua a bordeggiare, senza exploit. Che tempo che fa (Rai1) si ferma a 3,4 milioni (14,6%) vince la serata ma è un livello d’ ascolto scarso per la domenica sera della rete ammiraglia. Peggio per Rai1 è andato il sabato sera perché Amici (Canale5) con 4,2 milioni (21,3%) ha battuto Eurovision Song Contest (Rai1) fermo a 3,4 milioni (18,6%). Da registrare la conferma di Ulisse (Rai3) che Alberto Angela porta a 1,8 milioni. Tocca a Carlo Conti (La Corrida) dare smalto a Rai1, raccogliendo il venerdì sera 5 milioni di telespettatori (24,4%). Da registrare anche l’ andamento lineare di Fratelli di Crozza che su Nove ad ogni puntata supera di poco il milione e l’ ennesima delusione per Michele Santoro, il suo M (Rai3) convince solo 737 mila telespettatori (3,1%). Cristiano Ronaldo sarà protagonista di una serie creata per Facebook Watch, il servizio di contenuti on demand di Facebook che sta spingendo sulla produzione di contenuti originali per lanciarsi. Ronaldo sarà l’ allenatore di una squadra di calcio femminile in un percorso verso il successo, superando divisioni etniche e di classe. Simona Ventura in attesa di condurre Temptation Island Vip (Canale5) fa la testimonial delle t-shirt firmate da Nicoletta Larini, compagna di Stefano Bettarini, il suo ex marito. La famiglia allargata è evidentemente di gran moda. Da parte sua Belen Rodriguez, recente ospite di Amici (Canale5), in attesa di un programma tutto suo (arriverà?) è una delle testimonial di Swarovski e sui social non perde occasione per promozionare il brand. Piero Angela, padre della divulgazione scientifica su Rai1, partecipa a uno dei tanti (spesso inutili) festival primaverili e ricorda quando venne querelato per avere parlato male dell’ omeopatia: «Avevo solo detto che l’ omeopatia non ha nessun effetto a parte quello del placebo. Un immunologo aggiunse che era come acqua fresca. Mi attaccarono perché non avevo rispettato la par condicio. Insomma, avrei dovuto dare spazio a chi sosteneva l’ omeopatia. Io dissi al giudice che non dovevo farli parlare perché la scienza non è un talk show. La velocità della luce non si decide a maggioranza o per alzata di mano. In fin dei conti la scienza è la forma più alta di buon senso». © Riproduzione riservata.
Chessidice in viale dell’ Editoria
Italia Oggi
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Caso Cambridge Analytica, Zuckerberg sarà all’ Europarlamento. Mark Zuckerberg, amministratore delegato di Facebook, ha accettato l’ invito del presidente dell’ europarlamento, Antonio Tajani, a dare chiarimenti ai deputati europei in merito ai dati utilizzati dalla società Cambridge Analytica e al più presto volerà a Bruxelles per incontrare il rappresentante dell’ Europarlamento. Lo ha detto il presidente dell’ emiciclo di Strasburgo, secondo cui Zuckerberg sarà a Bruxelles probabilmente la settimana prossima. La società britannica Cambridge Analytica ha lavorato per la campagna elettorale di Donald Trump e per altri repubblicani: nel corso delle elezioni presidenziali del 2016 ha raccolto i dati di 87 milioni di iscritti a Facebook, usandoli per fare pubblicità politiche mirate a favore di Trump. Fox News, archiviano la causa con 18 ex dipendenti. Fox News e la controllante, 21st Century Fox, hanno detto di aver raggiunto accordi con 18 ex dipendenti del canale di notizie, che avevano fatto causa per discriminazione razziale e di genere. I termini degli accordi non sono stati resi noti, ma una fonte vicina al dossier ha detto che i contenziosi sono stati archiviati per 10 milioni di dollari. 21st Century Fox ha pagato decine di milioni per archiviare i contenziosi relativi alle molestie e altri reclami sul posto di lavoro negli ultimi due anni. Lo scorso novembre, la società ha creato il «Fox News Workplace Professionalism and Inclusion Council», come parte degli sforzi volti ad andare incontro alle preoccupazioni relative all’ ambiente di lavoro di Fox News. Il consiglio è stato creato nell’ ambito di un accordo con un azionista, che ha accusato la compagnia di aver violato gli obblighi di fiducia per non aver risolto il problema dell’ ambiente di lavoro «ostile» di Fox News. La Gdf smantella una banda di pirati della pay tv. Cinque arresti in Italia e Germania, 49 indagati, oltre 50 perquisizioni, 20 province di 11 regioni coinvolte. Sono i numeri dell’ operazione «Spin off», in contemporanea anche in Svizzera, Germania e Spagna, che ha permesso alla Guardia di finanza di Roma di smantellare un’ organizzazione che decrittava e diffondeva illecitamente attraverso internet contenuti televisivi pay-per-view Sky e Mediaset Premium, garantendo agli «abbonati» prezzi stracciati (tra i 15 e i 20 euro, a fronte di un valore commerciale di oltre 100 euro). Il volume d’ affari complessivo ricostruito dal 2015 ad oggi ammonta a oltre un milione di euro. Instagram: arriva il contatore che misura il tempo sull’ app. Instagram dirà agli utenti quanto tempo spendono sull’ app. È infatti in fase di sviluppo la funzione Usage Insights. L’ aggiornamento è stato svelato da Techcruch e poi confermato su Twitter dal ceo della piattaforma, Kevin Systrom: «È vero», ha scritto, «stiamo creando strumenti che aiuteranno la community di Instagram a saperne di più sul tempo che trascorrono sull’ app: è importante capire quanto il tempo online impatti sulle persone ed è responsabilità di tutte le aziende essere oneste. Vogliamo essere parte della soluzione». Notorious Pictures, acquistati 7 nuovi film al festival di Cannes. Notorious Pictures, società quotata su Aim attiva nella produzione, acquisizione e commercializzazione dei diritti di opere filmiche (full rights) attraverso tutti i canali di distribuzione, ha acquisito 7 nuove opere cinematografiche nel corso della 71esima edizione del festival di Cannes. I sette film sono Judy, A private war, Five feet apart, Scary stories to tell in the dark, Dog days, Untitled liam neeson thriller, Terra willy.
Diritti tv, ora Mediapro fa ricorso al Tar Lazio
Il Messaggero
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IL CASO ROMA La partita dei diritti tv assume sempre più i contorni di una vera e propria battaglia legale. Mediapro dopo la bocciatura del bando da parte del Tribunale di Milano il 9 maggio scorso, accogliendo di fatto il ricorso fatto da Sky, è passata al contrattacco: prima il reclamo e ora anche un ricorso al Tar del Lazio. I catalani si sono rivolti al tribunale amministrativo affinché venga annullato il provvedimento dell’ Antitrust del 14 marzo con cui aveva autorizzato la Lega di serie A a cedere in licenza i diritti a pagamento alla stessa Mediapro. La richiesta di annullamento è limitata alle sole parti del provvedimento che sostanzialmente limitano la libertà commerciale dello stesso intermediario indipendente, con particolare riferimento alle attività editoriali che devono, sempre secondo l’ Antitrust, essere garantiti ad operatori delle comunicazioni (ad esempio Sky e Mediaset). Il motivo del ricorso, presentato due giorni fa, è quello di dare più forza al reclamo che Mediapro sta per depositare (ha 15 giorni di tempo dal giorno successivo al dispositivo) contro la sentenza del presidente della Sezione Imprese, Claudio Marangoni che ha annullato il bando. Una mossa che sicuramente creerà malumore, soprattutto in seno alla Serie A visto che la stessa Lega è stata chiamata in causa davanti al Tar. La posizione di Mediapro continua a vacillare agli occhi di diversi presidenti. I catalani non hanno ancora versato la fideiussione da un miliardo più iva come saldo dei diritti tv e per questo molti patron, soprattutto quelli delle medio piccole che di questi tempi vanno in banca a scontare i proventi delle tv, vorrebbero maggiore chiarezza. Il 22 maggio a Milano è prevista l’ Assemblea di Lega che all’ ordine del giorno come punto principale ha proprio quello dei diritti televisivi. Il commissario Malagò, con una lettera, ha sollecitato il pagamento con una sorta di ultimatum (senza clausola di decadenza automatica del contratto) respingendo però la richiesta d’ aiuto degli spagnoli. Emiliano Bernardini Salvatore Riggio © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Mediapro al Tar contro l’ Antitrust
La Repubblica
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Mediapro passa al contrattacco. Ieri pomeriggio gli spagnoli hanno presentato un ricorso al Tar contro la delibera con cui l’ Antitrust aveva approvato, il 14 marzo scorso, la loro vittoria del bando della Lega per i diritti tv della serie A nel triennio 18- 21. Nelle 35 pagine di ricorso, si chiede la cancellazione non dell’ intero provvedimento, ma solo di alcuni paletti che l’ Autorità aveva posto per delimitare il campo d’ azione degli spagnoli. Che dovevano essere solo intermediari e non anche editori. Mediapro sta anche lavorando sul tema della fideiussione da 1.3 miliardi di euro da presentare entro il 22 maggio alla Lega. L’ idea è quella di una ” garanzia ponte” da 200 milioni da offrire in attesa di poter presentare il patrimonio netto della controllante cinese. – ma.me. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
La stampa in trincea contro le minacce dei clan
La Repubblica
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L’ immagine L’ impegno Rai nella denuncia delle mafie «è un faro acceso tutti i giorni». Lo ha detto Mario Orfeo, direttore generale Rai, al convegno su “Giornalismo antimafia e libertà di stampa” in cui è stata presentata la fiction su Pippo Fava. Tra gli ospiti, il direttore di Repubblica Mario Calabresi che ha sottolineato come i veri problemi della libertà di stampa siano «l’ enorme numero dei giornalisti minacciati e costretti a vivere sotto scorta e le querele dei politici». Al convegno hanno partecipato anche cronisti minacciati come Giovanni Tizian e Federica Angeli.
La Rai in campo: «Siamo al fianco dei cronisti minacciati e sotto scorta»
Il Messaggero
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La proiezione di Prima che la notte ha fatto da perno ieri alla giornata organizzata dalla Rai in difesa della libertà di stampa. A Viale Mazzini, a Roma, dopo la visione della fiction tratta dall’ omonimo libro di Claudio Fava e Michele Gambino – che andrà in onda il 23 maggio su Rai1 – si è tenuto un dibattito che ha visto come protagonisti giornalisti minacciati e sotto scorta, oltre che direttori di quotidiani, da Andrea Montanari del Tg1 a Virman Cusenza de Il Messaggero, da Marco Tarquinio de L’ Avvenire a Mario Calabresi de La Repubblica. Ad aprire la sessione la presidente della tv pubblica, Monica Maggioni, mentre il dg Mario Orfeo, dando il via al confronto tra i direttori, ha ribadito che «la Rai è in campo accanto ai colleghi oggetto di minacce».
La fiction su Fava e i giornalisti minacciati
Corriere della Sera
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«Il tema della mafia e di un giornali-smo minacciato dall’ assenza di domande o dall’ essere funzionale a un gruppo o una conventicola ci costringe a pensare tutti i giorni all’ importanza del nostro ruolo». Così la presidente della Rai Monica Maggioni nel corso dell’ incontro «Il giornalismo minacciato dalle mafie», al quale hanno preso parte a Viale Mazzini diversi cronisti sotto scorta per le loro inchieste sulla criminalità organizzata. All’ incontro è stata proiettata in antepri-ma la fiction «Prima della notte» che andrà in onda il 23 maggio in prima se-rata su Raiuno in occasio-ne della Giornata della legalità. Il film tv racconta la storia di Pippo Fava, giornalista ucciso da Cosa nostra. «Sono orgoglioso della fiction e dell’ impe-gno quotidiano contro ogni tipo di mafia», ha detto il dg della Rai Mario Orfeo.
Google, Facebook e la rinascita dell’ informazione
La Provincia di Como
maria grazia gispi
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Se invece di fare la guerra a Facebook i giornali insegnassero a usarlo? Dopo processi, accuse, diffidenze e analisi socio psicologiche sulla dipendenza e aridità di relazioni, dopo le flagellazioni eccoci alla riabilitazione: e se i social – usati bene – fossero una grande risorsa? La questione è posta da Alberto Puliafito, giornalista, regista televisivo e della rete, è direttore di Slow News, questa sera insieme ad Antonio Bosio, ingegnere alla Samsung Electronics Italia, sul palco del Teatro Sociale insieme a Diego Minonzio alle 20.45 per “Prima e dopo Apple. Chi sono i padroni del mondo?” ultima serata comasca de Le Primavere. I giornali e i social Si prosegue a Lecco martedì 22 alle 20.45 all’ Auditorium della Camera di Commercio, insieme a Umberto Guidoni, astronauta, intervistato da Vittorio Colombo e Diego Minonzio. Tutte le serate sono gratuite ma si consiglia di prenotarsi al sito leprimavere.laprovincia.it. In questa rassegna culturale “Critica della Ragion digitale” si sono manifestati evidenti tre fattori: il primo è che una rivoluzione è in atto, la quarta, e sta cambiando il lavoro, il modo di vivere, le relazioni. Il secondo: gli aspetti positivi sono molti, le ragioni per diffidare altrettante, ma se si pone al centro la persona non ci sarà nulla da temere. Infine – per la maggior parte di noi – le innovazioni del digitale sono meravigliose stregonerie di cui capiamo poco o nulla. Come primitivi alle prese con il fuoco. «Forse – si chiede Puliafito – c’ è chi può dare una mano all’ uso corretto dei social (leggi “i giornali”), per insegnare a usarli. Questo è un momento in cui i giornali dovrebbero aiutare i lettori a imparare e non abdicare al loro ruolo relazionale. Purtroppo i giornali hanno pensato che alla fine, tutto sommato, Google e Facebook fossero lì per aumentare il traffico gratis sui loro siti, salvo poi accorgersi che non era così. Si sono poi scoperti concorrenti per la pubblicità e, in questa ambiguità, mentre Google e Facebook hanno trovato la loro strada, i giornali non l’ hanno trovata e appena c’ è stata la possibilità di fare la guerra ci si sono buttati». E ci mancherebbe, i giornali hanno anche un ruolo di denuncia. Ma quello che Puliafito segnala è una ambiguità più sottile: «Perché i giornali, oltre a denunciare, non propongono una modalità per insegnare come fare, per esempio, a navigare anonimamente così da disinnescare il guadagno pubblicitario dei giganti del web? Tanto per fare un esempio che non riguarda i giornali italiani, The New York Times ha ovviamente dato spazio allo scandalo che ha coinvolto Facebook, ma se si naviga sulle pagine del suo sito si viene tracciati da uno strumento che si chiama Pixel di Facebook che ha installato proprio il Times sulle sue pagine e perché? Perché così può raggiungere i suoi lettori con i messaggi pubblicitari profilati. C’ è un’ ipocrisia di fondo: da un lato si denuncia, dall’ altro non si dice che di quegli strumenti fa uso anche quel giornale». Nuove religioni Una pervasività così potente che è impossibile farne a meno. Davvero i social e i loro dogmi sono l’ aria che respiriamo. In “Homo Deus. Breve storia del futuro”, edito in Italia da Giunti, Yuval Noah Harari ipotizza che nuove religioni dei dati nasceranno nella Silicon Valley. «Può darsi – conclude Alberto – ma nel nostro piccolo possiamo contribuire a togliere un po’ di alone mistico a questa mitologia contemporanea».
L'articolo Rassegna Stampa del 17/05/2018 proviene da Editoria.tv.