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Rassegna Stampa del 09/05/2018

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La pazza idea dem: prorogare i vertici della Rai

Diritti tv, l’ ennesima sfida oggi si gioca anche in tribunale

Al Campidoglio per la libertà di comunicazione

Caltagirone Editore, il cda ha rinnovato le cariche

Go Tv, a marzo la raccolta aumenta del 33,5%

Tv, Sky Italia sulla vetta dei ricavi

chessidice in viale dell’ editoria

Citynews sbaraglia le news sul web

Comcast ha 60 miliardi per aggiudicarsi la Fox

Diritti tv, si aspetta Mediapro «Ma le alternative ci sono»

Aggredita una troupe che riprende la cattura

La pazza idea dem: prorogare i vertici della Rai

Il Fatto Quotidiano
Gianluca Roselli
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Il Pd pensa a una proroga per Mario Orfeo, Monica Maggioni e l’ intero Cda Rai almeno per altri sei mesi. Fino al 31 dicembre 2018. Così da avere una tv pubblica “dalla propria parte”, e comunque “non ostile”, in vista di nuove elezioni. Perché il rischio – racconta una fonte dal Nazareno – “è che rinnovando i vertici adesso, Lega e M5S replichino sulla Rai quello che si è visto per le presidenze e i vertici delle Camere: facciano asse e si prendano tutto, lasciandoci le briciole”. Sono giornate strane quelle che si respirano a Viale Mazzini. Da un lato c’ è aria di dismissioni: alle ultime riunioni del Cda (che scade il 30 giugno), come quella di lunedì per approvare il bilancio 2017 (chiuso con un utile di 14,3 milioni), c’ è un clima da ultimi giorni di Pompei, con Mario Orfeo, Monica Maggioni e i consiglieri consapevoli di essere alle ultime battute. L’ iter burocratico per il rinnovo del vertice, d’ altronde, è già partito. Con la nuova legge i membri del prossimo Cda saranno 7: 4 nominati dal Parlamento, 2 dal governo su indicazione del Tesoro e uno votato tra i dipendenti. Sui siti di Camera e Senato c’ è tempo fino al 31 maggio per inviare i curricula (si candida anche Michele Santoro), poi si passerà al voto in aula. Iter avviato anche per la presentazione delle candidature interne. A questo punto, però, a Viale Mazzini si volge lo sguardo al di là del Tevere, sul colle del Quirinale. Perché se si andrà a votare a luglio, come chiedono M5S e Lega, la proroga dell’ attuale vertice è sicura: con le Camere sciolte non si potrà procedere al rinnovo. Se invece si dovesse votare in autunno, l’ attuale Parlamento e il governo in via di formazione potranno procedere alle nomine. Ed è questo che il Pd vuole evitare. Al Nazareno l’ allarme rosso è scattato una settimana fa, quando Di Maio è intervenuto sulla Rai: “Sostituiremo molto presto i direttori grazie a una legge finalmente meritocratica. I tg avevano iniziato a trattarci con più rispetto, ma ora è ripresa l’ offensiva contro di noi”, le parole del leader pentastellato. Contro cui si sono scagliati diversi esponenti dem, in primis Michele Anzaldi. “È passata una settimana e ancora non è arrivata alcuna retromarcia. Ecco il rispetto che il leader dei 5 Stelle ha per il pluralismo e l’ indipendenza dell’ informazione”, ha detto ieri Anzaldi, tornando sull’ argomento. Le parole di Di Maio hanno avuto il merito di terrorizzare il Pd. “La macchina grillo-leghista sugli uffici di presidenza del Parlamento è stata implacabile. Se si rinnovano i vertici Rai a luglio, Di Maio e Salvini si prendono tutto: presidente, dg e maggioranza in Cda. E a quel punto andremo in campagna elettorale con la Rai contro”, è il ragionamento che si fa al Nazareno. Da qui l’ idea di prorogare l’ attuale vertice, giustificata con la difficoltà di procedere a nomine così importanti nel bel mezzo dello stallo politico-istituzionale. L’ obiettivo è quello di tenere al timone Orfeo e Maggioni almeno fino a dicembre a garantire lo status quo. Non è un caso che la voce di un possibile rinvio sia iniziata a circolare anche in Viale Mazzini. In questo modo, il Pd potrebbe contare su un’ informazione Rai ancora filo-renziana: un Tg1 governativo e “quirinalizio” e un Tg3 pro dem, lasciando a Salvini e Di Maio solo il Tg2. Per la proroga, però, occorre un decreto ad hoc del governo. E su questo, nell’ esecutivo “del presidente”, sarà battaglia. Unica vera incognita, è Orfeo. Secondo il sito Dagospia, il dg avrebbe ricevuto un’ importante offerta di direzione (Repubblica?). Se va via lui, anche gli altri dovranno fare le valigie.

Diritti tv, l’ ennesima sfida oggi si gioca anche in tribunale

Il Fatto Quotidiano
Lo. Ve.
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È atteso per oggi il verdetto del Tribunale di Milano sul bando per i diritti tv della Serie A pubblicato da MediaPro e sospeso dai giudici, dopo il ricorso di Sky. Il colosso di Murdoch contesta l’ assenza del minimo di base d’ asta (previsto anche dalla Legge Melandri) e la presenza di prodotti preconfenzionati con tanto di telecronache e raccolta pubblicitaria autonoma, con cui gli spagnoli agirebbero da veri editori e non da semplici intermediari come previsto dall’ Antitrust. Due le possibilità per il giudice Claudio Marangoni: revocare la sospensione (così il bando tornerebbe operativo e le emittenti dovranno fare le loro offerte), oppure confermarla. In questo caso molto dipenderà dalle motivazioni, che potrebbero imporre solo piccoli ritocchi o modifiche sostanziali. La Lega calcio attende col fiato sospeso, e ha concesso a MediaPro 15 giorni per depositare la fideiussione che gli spagnoli hanno congelato dopo la sospensione del bando. La prossima assemblea è fissata per il 22 maggio e sarà decisiva, in un senso o nell’ altro.

Al Campidoglio per la libertà di comunicazione

Il Manifesto

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Si è tenuta ieri al Campidoglio la giornata dedicata alla libertà di comunicazione (World Press Freedom Day 2018), promossa da «Ossigeno per l’ informazione» insieme all’ Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Erano presenti interlocutori internazionali: da Mehdi Benchelah dell’ Unesco, a Ricardo Gutiérrez segretario generale della fede razione europea dei giornalisti; ad Antonio Guterres dell’ Onu e a Dunja Mijatovic commissaria per i diritti umani del consiglio d’ Europa, con videomessaggi. E sono intervenuti alcuni dei protagonisti della lotta concreta per un diritto sempre più vilipeso e compresso (a parte le inquietanti posizioni nelle classifiche di settore dell’ Italia, oggi alla casella 46). Federica Angeli e Paolo Borrometi, testimoni di quanto è rischioso raccontare la verità tenendo la schiena dritta, a Ostia come in Sicilia e come in tutte le zone ad alta densità criminale, hanno portato la loro testimonianza lucida e mai doma. Così Corinne Vella, direttrice della rivista Taste&Flair e sorella della blog ger assassinata a Malta Daphne Caruana Galizia. Esempi di vita vissuta, rappresentanti di una categoria professionale travolta dalla crisi e dalla precarietà, esposta alla violenza dei grumi incontrollati di poteri lasciati colpevolmente proliferare. E giungeva la notizia, durante il dibattito, dell’ ennesima aggressione alla borgata Romanina di Roma verso i cronisti della trasmissione della Rai «Nemo». Ancora una volta. La discussione, coordinata da Mario Morcellini, è stata conclusa dal segretario nazionale dell’ Ordine dei giornalisti Carlo Verna. Numeri drammatici: nel 2017- ha ricordato in apertura la sindaca Raggi – 3.603 professionisti hanno ricevu to minacce e Gutiérrez ha ricordato che ben 160 sono i cronisti detenuti nelle carceri turche. Del resto, Alberto Spampinato – ideatore con Giuseppe Mennella di «Ossigeno»- ha sottolineato la questione cruciale. Censure, ammazzamenti, minacce, querele temerarie da tempo non sono un’ emergenza, bensì la fisiologia di un universo considerato ormai scomodo. Il divorzio tra una politica debole e poteri al contrario forti e baldanzosi ha leso le fondamenta dello Stato di diritto, di cui la libera informazione è il perno cruciale. Le minacce rimangono impunite per il 99%, ancor ché con puntualità abbia preso posizione il Procuratore generale presso la Corte d’ Appello di Roma Giovanni Salvi. In tale clima, che il direttore dell’ Agcom Marco Delmastro ha chiamato «chilling effect» (la riluttanza ad esercitare un proprio diritto per paura), servono scelte nette, con un vero movimento culturale, evocato da Morcellini, pur con le difficoltà espresse dal direttore della Federazione degli editori Carotti. Tuttavia, per rimuovere almeno una parte dei rischi che corre il «diritto dei diritti» sono indispensabili norme finalmente ispirate ad uno spirito di riforma. In tal senso sono stati significativi proprio i discorsi introduttivi, sia del presidente dell’ Agcom Cardani sia della Presidente del Senato Casellati. Il primo ha offerto un quadro cognitivo allarmante, quanto all’ impoverimento e alla perdita di certezze, ribadendo un impegno diretto dell’ Autorità. La seconda carica della Repubblica ha scosso la platea con un’ interessante apertura. Con nettezza, infatti, ha parlato dell’ urgenza di abrogare l’ attuale desueta normativa sulla diffamazione, a partire dall’ abolizione del carcere. Bene, tanto per l’ autorevolezza della fonte, quanto per la pervicace opposizione del centro -destra ad ogni revisione per ben quattro legislature.

Caltagirone Editore, il cda ha rinnovato le cariche

Il Mattino

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ROMA Il consiglio di amministrazione della Caltagirone Editore, presieduto da Francesco Gianni, riunitosi per la prima volta dopo la nomina effettuata dall’ assemblea degli azionisti lo scorso 23 aprile, ha provveduto al rinnovo delle cariche sociali, al conferimento dei relativi poteri e alla nomina dei componenti dei comitati interni. Il cda ha quindi confermato Francesco Gianni nella carica di presidente, ha nominato Azzurra Caltagirone quale vicepresidente e ha confermato Albino Majore nel ruolo di amministratore delegato. Il cda ha poi valutato positivamente la sussistenza dei requisiti di indipendenza previsti dalla normativa in capo a Gianni, Antonio Catricalà, Massimo Confortini, Annamaria Malato, Valeria Ninfadoro e Giacomo Scribani Rossi. Ha quindi nominato per il triennio 2018-2020 i componenti del Comitato controllo e rischi composto dai consiglieri Confortini (presidente), Tatiana Caltagirone, Catricalà, Mario Delfini e Majore, oltre ai componenti del Comitato degli amministratori indipendenti per la valutazione delle operazioni con parti correlate che sarà composto dai consiglieri Catricalà, Confortini, Malato, Ninfadoro e Scribani Rossi. Fabrizio Caprara è stato infine confermato, relativamente al 2018, quale dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili ai sensi dell’ articolo 23 dello Statuto sociale. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Go Tv, a marzo la raccolta aumenta del 33,5%

Italia Oggi

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Vola la raccolta pubblicitaria della Go Tv a marzo. Secondo l’ Osservatorio Fcp-Assogotv (Fcp-Federazione concessionarie pubblicità) il fatturato è stato pari 1.745.000 euro, in crescita del 33,5% rispetto al corrispettivo mese del 2017. I dati evidenziano inoltre per il periodo gennaio-marzo 2018 un fatturato totale di 4.202.000 euro, pari a un +33,2% rispetto al primo trimestre dell’ anno precedente. «Marzo è il secondo mese consecutivo con una crescita superiore al 30%; si conferma così la straordinaria accelerazione del trend di incremento di fatturato della Go Tv negli ultimi 12 mesi, che spicca per la sua grande vivacità in un mercato pubblicitario sostanzialmente stabile», ha commentato il presidente di Fcp-Assogotv Angelo Sajeva. «Ben il 30% dei clienti di marzo sono nuovi su questo media, appartenenti prioritariamente ai settori del tempo libero, distribuzione e cura persona; per la prima volta la Go Tv viene scelta anche dai brand dell’ e-commerce e dell’ intrattenimento nativi digitali a conferma della capacità del mezzo di stimolare la search, ma anche gli acquisti e i consumi online. La crescita della Go Tv è anche supportata dagli investimenti fatti dagli editori per pianificazioni con tutte le tecnologie digitali, che oggi permettono a clienti e centri media di pianificare con la massima flessibilità in reservation e in programmatic. A ciò si aggiunge la positiva esperienza fatta da diversi clienti che hanno utilizzato con risultato la Go Tv in estate, come key media per pianificazioni concentrate per la massima redemption nei mesi estivi e/o per rafforzare alcune aree o per accelerare la call to action nel periodo di massima motivazione (tipicamente brand del tempo libero, bevande, prodotti cura persona). Siamo fiduciosi di poter consolidare nei prossimi mesi questo trend in quanto, complice la bella stagione, aumenta il tempo trascorso fuori casa e quindi l’ opportunità di integrare le campagne televisive in particolare sui target dei millennials e delle responsabili d’ acquisto evolute e che lavorano; ma non solo, anche sui target degli adulti/giovani adulti in un anno in cui i Mondiali di calcio saranno senza l’ Italia».

Tv, Sky Italia sulla vetta dei ricavi

Italia Oggi
CLAUDIO PLAZZOTTA
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Tutti i principali gruppi televisivi operanti in Italia hanno ufficializzato i loro conti per l’ esercizio 2017. Qualcuno lo ha chiuso al 31 dicembre, altri al 30 settembre, altri ancora al 30 giugno. Comunque sono numeri relativi a 12 mesi, e quindi assolutamente confrontabili per avere una idea delle dimensioni e dell’ andamento di ciascuno. Sky Italia guida la classifica dei ricavi, con un giro d’ affari complessivo di 2,885 miliardi di euro, in crescita del 3% sul 2016, e un bilancio che si chiude con 41,6 milioni di utili dopo i 38 milioni di perdite 2016. Mediaset e Rai, invece, sostanzialmente si equivalgono quanto a ricavi, collocandosi nell’ intorno dei 2,6 miliardi di euro. Le attività di Mediaset in Italia valgono 2,636 miliardi di euro (-1,5% sul 2016) con una perdita di 9,9 milioni, molto contenuta rispetto al rosso monstre di 380 milioni di euro del 2016 determinato dal contenzioso con Vivendi. Se si considerano anche le iniziative di Mediaset in Spagna, il Biscione vale invece complessivamente 3,631 miliardi di euro per 90,5 milioni di utili consolidati, con Madrid che chiude il 2017 assicurando 197,5 milioni di utili (171 milioni nel 2016). È chiaro, quindi, che senza l’ apporto di Mediaset España i conti del Biscione sarebbero ancora in sofferenza. Il gruppo Rai, la cui assemblea dei soci non ha ancora approvato il bilancio, ha comunque presentato in cda un esercizio 2017 con ricavi da canone in calo del 6,9%, fermi a quota 1,777 miliardi di euro poiché nel 2017 il canone è sceso da 100 a 90 euro e la quota a favore di Rai dell’ extragettito da canone in bolletta si è ridotta dal 67% al 50%. Pure i ricavi pubblicitari 2017 sono in diminuzione del 7,3% e si attestano a quota 647 milioni di euro (nel 2016 ci sono però stati gli Europei di calcio e le Olimpiadi, e quindi il confronto è impari). La voce Altri ricavi, infine, è di 200 milioni di euro. Il totale ricavi 2017 del gruppo Rai, quindi, arriva a 2,624 miliardi di euro, in discesa del 6,6% sul 2016. L’ esercizio 2017 si chiude con un utile di 14,3 milioni di euro, anche grazie a una razionalizzazione dei costi esterni che ha comportato risparmi per 20 milioni di euro. Ma nel 2018, come dichiarato dal direttore generale Mario Orfeo, l’ ulteriore calo del gettito da canone comporterà la chiusura dell’ esercizio con un probabile pareggio. Il campionato degli altri gruppi televisivi lo vince Discovery Italia (Nove, Dmax, Real Time ecc.), con i suoi 260 milioni di ricavi nel 2017, stimando una crescita del 10% rispetto al 2016. Non è disponibile l’ utile (nel 2016 il gruppo aveva chiuso con 12,8 mln di utili su 238 milioni di ricavi) poiché il bilancio 2017 di Discovery non è ancora stato pubblicato. Segue Fox networks group Italy, che flette a 167,7 milioni (-10,6%) ma resta una società con buona redditività (10,1 mln di utili). Il 2017 di La7, invece, non è proprio da incorniciare, con ricavi in discesa del 6,3% a quota 101 milioni di euro e una piccola perdita di 800 mila euro, che migliora il rosso da 1,3 milioni del 2016. Viacom Italia (Paramount channel, Mtv, Comedy central ecc.), infine, sale quasi a 68 milioni di euro di ricavi (+20,6% sul 2016) con 4,7 milioni di utili. © Riproduzione riservata.

chessidice in viale dell’ editoria

Italia Oggi

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Diritti tv, attesa oggi la decisione del giudice su ricorso Sky. Il giudice del Tribunale civile di Milano Claudio Marangoni è pronto per oggi a depositare la decisione sul provvedimento di sospensione d’ urgenza, ottenuto da Sky il 16 aprile scorso, del bando di assegnazione dei diritti tv della Serie A presentato da Mediapro. Lo rivelano indiscrezioni di stampa, secondo le quali il giudice potrà revocare la sospensione ma anche confermarla inibendo l’ offerta così com’ è stata strutturata da Mediapro. Una volta emesso il verdetto, in linea generale, il provvedimento potrà essere impugnato entro 15 giorni. Eventualità che rischia di dilatare ulteriormente i tempi di risoluzione della controversia. La Lega Calcio ha deciso di aggiornare i lavori al 22 maggio. Ieri, intanto, Cairo (patron del Toro calcio) non ha voluto sbilanciarsi sull’ ipotesi di creare un canale tv della Lega Calcio ma ha dichiarato che «credo sia giusto fare studi di fattibilità per vedere quali sono le eventuali opportunità che ci sarebbero». Mediaset, Premium non chiude il 31 luglio. Il Biscione ha smentito ieri «categoricamente la presunta chiusura di Mediaset Premium il 31 luglio 2018» così come paventato da indiscrezioni giornalistiche nella giornata. Quindi Mediaset conferma di aver «recentemente costituito la newco “R2 srl” nella quale verrà conferito unicamente il ramo d’ azienda costituito dalla piattaforma tecnologica di Premium (area “Operation pay”). L’ eventuale cessione a terzi della newco a fine 2018, già illustrata al mercato», hanno concluso da Cologno Monzese facendo riferimento all’ accordo strategico con Sky, «non comporterà comunque alcuna discontinuità all’ attività di Mediaset Premium». Rcs, è un buon primo trimestre secondo Cairo. Oggi i conti. «Aspettamo il cda sul primo trimestre. È un buon trimestre»: lo ha reso noto ieri il presidente e a.d. di Rcs MediaGroup Urbano Cairo, in vista del cda fissato per oggi sui conti del primo trimestre 2018. «Quanto all’ andamento del mercato editoriale in generale», ha detto Cairo a margine del Candido Day, «non mi sembra che il settore stia migliorando così tanto dal punto di vista dei numeri e della pubblicità, ma per quello che riguarda noi i numeri della trimestrale saranno buoni». Interpublic group, Brenna a.d. di Fcb Italia. Giorgio Brenna è il nuovo a.d. dell’ ufficio italiano di Foote, Cone & Belding, agenzia integrata di marketing, parte di Interpublic group of companies. Brenna entra in Fcb Milan srl dopo oltre un decennio in Publicis Groupe, più recentemente come global client leader per Fca. Caltagirone Editore, Francesco Gianni confermato alla presidenza. Nel cda di Caltagirone Editore Azzurra Caltagirone è stata nominata vicepresidente mentre Albino Majore rimane a.d. Il cda, riunitosi per la prima volta dopo l’ assemblea del 23 aprile scorso, ha provveduto al rinnovo delle cariche sociali, al conferimento dei poteri e alla nomina dei comitati interni. Mondadori, ecco gli editor del futuro. Camilla Boneschi, Francesco Bozzi, Susanna Ciucci, Valerio Fidenzi, Giulia Masci Ametta, Linda Poncetta, Luca Scolari e Anna Spinelli: sono i giovani selezionati da Mondadori col concorso Millennial Editor. I giovani lavoreranno in Mondadori, Einaudi, Rizzoli, Bur, Sperling & Kupfer, Mondadori Education e Rizzoli Education. Il Tirreno, inserto sulla nautica. Il momento felice della nautica di lusso è il tema del numero di maggio di Toscana Economia, inserto mensile oggi in edicola con Il Tirreno, il quotidiano diretto da Luigi Vicinanza. Ventiquattro pagine di storie di aziende, imprenditori e un focus dedicato alla nautica e al salone di Viareggio, il Versilia Rendez Vous.

Citynews sbaraglia le news sul web

Italia Oggi
ANDREA SECCHI
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Tre-quattro nuove testate locali online da acquisire a breve, per coprire alcune province in Sardegna, Calabria e centro Italia, ma almeno altre 20 province da raggiungere nei prossimi anni per arrivare al 60/70% del territorio. Il network di siti di Citynews è questo: attualmente 45 testate metropolitane (a cui si aggiungono il raccoglitore nazionale Today.it ed EuropaToday da Bruxelles) arrivate con nuove aperture o con acquisizioni (11 finora). Questi quotidiani online si occupano della città e della provincia in maniera indipendente l’ uno dall’ altro, perché la linea editoriale la dettano i lettori mentre i 12 direttori del gruppo, ciascuno responsabile di diversi siti in una determinata area, garantiscono più un controllo sulla forma e sulla deontologia del lavoro che una linea da seguire. Così, sulle 36 mila notizie pubblicate ogni mese nelle varie edizioni locali, i temi sono differenti. Per esempio su IlPiacenza negli ultimi mesi hanno destato molta attenzione gli articoli sull’ immigrazione e il recupero del Castello Farnesiano, su GenovaToday c’ è stata la vertenza dell’ Ilva ed Euroflora, Su LeccePrima il passaggio in Serie B della squadra cittadina e la visita del Papa, su PisaToday il problema del flusso dei turisti e del nuovo stadio di calcio. Una «non-linea» editoriale che evidentemente ha pagato se Citynews, secondo i dati comScore, è terzo dopo Repubblica e Corriere a marzo nella total audience (19,4 milioni di utenti unici). «I nostri giornalisti sono molto autonomi», racconta Luca Lani, co-ceo di Citynews insieme con Fernando Diana, «perché seguono i territori con la loro specificità, anche per questo, oltre che per una questione di costi, non abbiamo voluto un direttore per ogni città. I giornalisti locali decidono quello che devono seguire lasciandosi guidare dalle statistiche sul traffico per vedere quali siano i temi più gettonati. Un approccio di marketing, se vogliamo: getti alcuni ami nello stagno, vedi dove arrivano i pesci e poi peschi lì. Pubblichiamo tanti contenuti e poi seguiamo le cose che vanno». Ma l’ informazione di una testata può passare soltanto per le notizie che fanno più audience? «Questo è un nostro limite», ammette Lani. «Col passare del tempo stiamo iniziando a coprire notizie che non danno un risultato immediato di audience ma lo danno in autorevolezza della testata e copertura. Per esempio per incentivare i giornalisti ogni mese facciamo un contest interno in cui si premiano le inchieste e gli approfondimenti che vanno a scavare nella realtà al di là dell’ audience». C’ è poco da fare, comunque: nei siti del network la politica locale non va e non si fanno grandi approfondimenti: «I giorni antecedenti alle elezioni c’ è sempre un grande interesse però dura veramente una settimana. Seguendo i temi preferiti dagli utenti abbiamo comunque anticipato le tendenze anche in quest’ ambito, come a Parma con le notizie sull’ inceneritore prima dell’ elezione di Pizzarotti». I giornalisti assunti del gruppo sono una settantina, con contratto Fnsi-Uspi per le testate locali, mentre sono circa 150 i collaboratori, una trentina contrattualizzati. Nessuno di questi, assicura Lani, è pagato in base ai click ottenuti. La raccolta pubblicitaria locale, affidata a una quarantina di agenti monomandatari, garantisce il 50% del fatturato, mentre la restante metà è nazionale e curata direttamente dalla sede di Milano e in parte a Roma. Tutto questo ha garantito ricavi per 8,5 milioni lo scorso anno, in crescita sui 6,8 milioni del 2016 (+25% circa) e con stime di 11 milioni per quest’ anno. Paradossalmente non sono le grandi città a performare meglio, ma quelle in cui la relativa testata locale ha poca concorrenza ed è molto seguita dai cittadini: «per la raccolta locale conta il valore che le persone danno alla testata. In alcune città di provincia come Piacenza, Pisa, Lecce, Agrigento o Palermo dove vai ti conoscono più che nelle grandi città dove la concorrenza è tanta». © Riproduzione riservata.

Comcast ha 60 miliardi per aggiudicarsi la Fox

Libero

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Il colosso delle tv via cavo Comcast ha chiesto alle banche di incrementare fino a 60 miliardi di dollari il loro finanziamento ponte per prepararsi a lanciare una mega-offerta per dare la scalata alla 21st Century Fox superiore a quella da 52 miliardi di Disney. Secondo l’ agenzia Reuters, l’ ad di Comcast, Brian Roberts, vorrebbe presentarsi con un’ offerta concreta solo se i giudici Usa acconsentiranno all’ offerta da 85 miliardi di AT&T per Time Warner, alla quale si oppone l’ amministrazione Trump. Comcast ha anche presentato un’ offerta per acquistare Sky per 22 miliardi di sterline, molto più alta di quella della 21st.

Diritti tv, si aspetta Mediapro «Ma le alternative ci sono»

Corriere della Sera
Monica Colombo
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Ci siamo. Questa mattina il giudice Claudio Marangoni, della sezione imprese del tribunale di Milano, deciderà se revocare la sospensione d’ urgenza del bando di Mediapro che, da intermediario indipendente, si è aggiudicato i diritti televisivi di serie A per i prossimi tre anni. È un momento cruciale. Se il magistrato accoglierà la richiesta di revoca della sospensione, formalizzata dal gruppo spagnolo, la maggioranza dei presidenti tirerebbe un respiro di sollievo. Se invece dovesse bocciare il bando, accogliendo l’ istanza di Sky, tutto tornerebbe in alto mare. Mediapro, infatti, dovrebbe riformulare il bando. Senza contare che la Lega, proprio ieri, ha inviato agli spagnoli la lettera con cui invita il presidente del gruppo Jaume Roures a presentare le fideiussioni entro il 22 maggio, quando sarà convocata l’ assemblea della confindustria del pallone (quella del 15 maggio andrà deserta). Nell’ occasione, con maggioranza semplice, sarà possibile arrivare alla formulazione della governance. Ma i diritti tv vengono prima di tutto. L’ inizio del campionato (19 agosto) è sempre più vicino. «Siamo in una fase in cui c’ è un’ opzione unica che è quella dell’ assegnatario, cioè Mediapro. Dopodiché se il medesimo assegnatario non adempisse ai suoi impegni, è chiaro che dovremmo guardare alle alternative e credo che ce ne sia più di una», ha spiegato Urbano Cairo al Premio Facchetti. Almeno tre opzioni: una trattativa privata, soprattutto con Sky; un terzo bando, oppure il canale della Lega, ipotesi remota ma non tramontata. Il rischio è che i tempi si allunghino, mettendo in crisi diversi presidenti che aspettano i soldi delle tv per iscriversi al campionato e operare sul mercato. Cairo, intanto, ha fatto il punto della situazione. «Credo sia giusto fare degli studi di fattibilità per capire le varie opportunità, ma spero che tutto si possa concludere in tempi veloci. Se Mediapro adempie, siamo a posto. Altrimenti, dovremmo studiare le alternative. Ma sono ottimista e fiducioso». Più secco sul doppio commissariamento, Lega e Figc: «Resto convinto che il commissariamento non aiuta e non fa bene». Una curiosità, però indicativa: lunedì, alla cena di beneficenza della Lega, era presente il gotha di Sky, Andrea Zappia e Andrea Scrosati, seduti allo stesso tavolo di Aurelio De Laurentiis e di Sami Kahale, ex candidato al ruolo di ad. La tv di Murdoch non molla il pressing. Magari con qualche aiutino…

Aggredita una troupe che riprende la cattura

Il Giornale
Stefano Vladovich
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Stefano Vladovich Roma «Appena ci siamo avvicinati siamo stati coperti di insulti. Poi è spuntata una persona che ha colpito con la mano la telecamera che è finita a terra. Ci lanciavano di tutto». Nello Trocchia, il giornalista di Nemo, Rai 2, racconta al Giornale l’ aggressione subita ieri durante l’ arresto di Antonio Casamonica, ammanettato dopo i fatti della domenica di Pasqua nel bar alla Romanina. «Eravamo con i colleghi di Piazza Pulita, La7 – spiega Trocchia – stavamo aspettando che l’ arrestato uscisse dalla sua abitazione per essere portato in questura. Prima una donna ci ha preso a parolacce, poi un uomo ha puntato la telecamera facendo rompere il faretto a led. Abbiamo cercato di evitare il peggio schivando gli oggetti che ci lanciavano. La cosa grave è che non siamo stati in grado di fare il nostro lavoro. Ci hanno impedito di realizzare il servizio». Il film-maker Giacomo del Buono e Trocchia, fortunatamente, non hanno riportato lesioni. Resta il fatto che a Roma il clima è pesante. Pesantissimo. Dagli operatori Rai cacciati duranti i comizi di Grillo, ai colleghi di Trocchia, Daniele Piervincenzi ed Edoardo Anselmi, presi a testate prima, a sprangate dopo, da Roberto Spada, arrestato in seguito perché corresponsabile di un duplice omicidio. Sarà un caso ma la famiglia Spada è legata a doppio filo con le famiglie sinti dei Casamonica, attiva al Tuscolano, e dei Di Silvio di Aprilia. L’ ennesimo fatto di intolleranza nei confronti dell’ informazione. La sindaca Raggi twitta: «Solidarietà a Nello Trocchia e alla troupe di Nemo aggredita davanti alla casa di Casamonica. Non abbassiamo lo sguardo». «Prenderemo posizione con la stessa determinazione che abbiamo avuto nel caso di Daniele Piervincenzi – dice il presidente dell’ Ordine dei giornalisti Carlo Verna -. Ci costituiremo parte civile, saremo a fianco di Nello Trocchia. Nessun giornalista che va a raccontare i fatti e porta la luce della democrazia sulle vicende del malaffare di questo Paese può essere lasciato solo. «Trocchia è un collega impegnato da tempo su fatti complicati, dove cerca sempre di non far mancare quella luce di cui c’ è tanto bisogno. Lui c’ è sempre».

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