Indice Articoli
Stampubblica fase 2: lascia l’ ad Mondardini
Testata al cronista Rai Roberto Spada in aula: “Mi scuso con tutti”
Ostia, testate al giornalista Spada: “Chiedo scusa a tutti”
Comicon lancia la nuova edizione della storica rivista di fumeti ma non solo
Facebook teme un calo degli utenti
Serie A, Mediapro «congela» la fideiussione
«Fusione Cairo-Rcs non all’ ordine del giorno»
Gedi, cambio al vertice del gruppo
DI MAIO VUOLE SPEGNERE MEDIASET, RAI (E NOI)
Il manganello di Di Maio «Metteremo le mani su Mediaset e sulla Rai»
L’ avviso al Cavaliere sulle televisioni e il piano per arrivare all’ Antitrust
Gedi, Mondardini esce. Cioli ad
Chessidice in viale dell’ Editoria
Rcs prepara il ritorno al dividendo
All’ Espresso arriva la donna che ha azzoppato il Corriere
Elliott ha il 3% di Sky e s’ infila nella guerra tra Comcast e Fox
«Rcs, il miglior bilancio da dieci anniL’ obiettivo? Il dividendo nel 2019»
Gedi, Mondardini lasciaLaura Cioli è il nuovo amministratore delegato
Mondardini: lascio un gruppo sano Al suo posto Laura Cioli come ad
Diritti tv: Mediapro congela i soldi, il prossimo campionato comincerà al buio?
Stampubblica fase 2: lascia l’ ad Mondardini
Il Fatto Quotidiano
Stefano Feltri
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Finisce un’ epoca: Monica Mondardini non sarà più l’ amministratore delegato della Gedi, l’ ex Gruppo Espresso che edita Repubblica, al suo posto arriva Laura Cioli, manager che ha lavorato per Sky, Eni, CartaSì e anche Rcs, la società editoriale concorrente che pubblica il Corriere della Sera. Per Gedi è una tappa rilevante in una lunga evoluzione, a tratti traumatica, che nel giro di due anni ha visto lasciare prima il direttore Ezio Mauro, poi lo storico editore Carlo De Benedetti (ora solo presidente onorario), e cambiare l’ assetto proprietario del gruppo con la fusione con Itedi, la parte editoriale della galassia Fiat (La Stampa, Il Secolo XIX ). Il nuovo assetto che emerge dall’ assemblea dei soci di ieri sembra indicare rapporti di forza quasi paritari tra i due principali soci che invece hanno quote molto diverse: la Cir che fa capo alla famiglia De Benedetti detiene il 45,7% di Gedi, l’ Exor presieduta da John Elkann il 6,3. Al vertice del gruppo resta Marco De Benedetti come presidente, figlio di Carlo, che sarà affiancato da due vice: Monica Mondardini, che conserva anche la carica di ad della holding Cir, e, appunto, Elkann che era entrato nel cda di Gedi dopo la fusione in nome della quale aveva ottenuto di portare da La Stampa a Repubblica il direttore che stima di più, Mario Calabresi (la cui gestione è stata invece criticata da Carlo De Benedetti). Monica Mondardini ha preso la guida dell’ allora Gruppo Espresso nel 2009, nel momento più pesante della recessione italiana, ma quando il tracollo dell’ editoria da edicola era ancora agli inizi. In 9 anni è riuscita a non chiudere mai un bilancio in rosso tranne quello 2016 per un contenzioso fiscale da 143 milioni per un’ operazione del 1991. Nello stesso periodo ha anche ridotto i debiti di 350 milioni, con una ristrutturazione massiccia del gruppo che le è anche costata un avviso di garanzia per alcuni prepensionamenti considerati irregolari dalla Procura di Roma. Oggi la Mondardini – che è anche consigliere di Atlantia, la holding che controlla Autostrade per l’ Italia – lascia un’ azienda solida con un futuro non facile: un anno fa, la fusione tra Gruppo Espresso e Itedi non era ancora formalizzata, ma considerando lo stesso perimetro aziendale che c’ è oggi, i ricavi risultano in calo del 5,8%, quelli da vendite di giornali del 7,5 (il settore segna -8,5), la pubblicità del 3,1. “È un settore in trasformazione, nessuno sa quale sarà il modello di business finale”, è la diagnosi della Mondardini che però qualche segnale positivo lo vede: il dibattito sulle fake news, per esempio, sta spingendo alcuni inserzionisti a concentrare gli investimenti sulle testate con una reputazione di affidabilità. Laura Cioli, dopo una carriera in grandi gruppi nella parte commerciale, nel novembre 2015 prende la guida di Rcs in una delle sue fasi più convulse, dopo l’ uscita di Pietro Scott Jovane in seguito a uno scontro con l’ allora direttore Ferruccio de Bortoli e tra gli azionisti. La Cioli resta al comando nove mesi, poi Urbano Cairo diventa nuovo socio di maggioranza: la manager se ne va con una liquidazione di 3,7 milioni ma anche, dicono i suoi estimatori, dopo innovazioni di cui poi ha beneficiato Cairo. Ora le tocca la sfida Repubblica-Stampa dove pare sarà inevitabile un’ altra fase di tagli di personale.
Testata al cronista Rai Roberto Spada in aula: “Mi scuso con tutti”
Il Fatto Quotidiano
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Di quella testata contro un cronista della Rai dice “non ricordare nulla” ma è pronto a “chiedere scusa a tutti i giornalisti”. Roberto Spada, il rampollo di una delle famiglie criminali più attive sul litorale romano, compare in videoconferenza dal carcere di Tolmezzo per essere ascoltato nel processo che lo vede imputato, assieme a Ruben Alvez del Puerto, di violenza privata e lesioni personali aggravate dal metodo mafioso ai danni del giornalista della Rai, Daniele Piervincenzi e del suo operatore Edoardo Anselmi, avvenute il 7 novembre scorso a Ostia. “Mi vergogno di quello che è successo – ha affermato Roberto Spada -. Chiedo scusa a tutti i giornalisti, ma di quei momenti non ricordo più nulla, ho visto tutto nero”. Roberto Spada, che nelle scorse settimane è stato raggiunto da un nuovo provvedimento di custodia cautelare per omicidio volontario e altri reati nell’ ambito della maxi-indagine che ha portato all’ arresto di una trentina di persone, ha fornito la sua versione su quanto accaduto. “Nelle ore successive al fatto mi sono rivisto nel video – ha aggiunto -. Non c’ è giustificazione a quello che ho fatto”.
Ostia, testate al giornalista Spada: “Chiedo scusa a tutti”
La Repubblica
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Non ricorda bene, si contraddice e poi chiede scusa. Così Roberto Spada parla in videoconferenza dal carcere di Tolmezzo per essere ascoltato nel processo che lo vede imputato, assieme al suo guardaspalle Ruben Alvez del Puerto, di violenza privata e lesioni personali aggravate dal metodo mafioso il pestaggio al giornalista della Rai, Daniele Piervincenzi e del suo operatore Edoardo Anselmi, avvenuta il 7 novembre scorso a Ostia. « Mi vergogno di quello che è successo – ha affermato rispondendo alle domande del pm Giovanni Musarò -. Chiedo scusa a tutti i giornalisti, ma di quei momenti non ricordo più nulla, ho visto tutto nero » . L’ esponente del clan, che nelle scorse settimane è stato raggiunto da un nuovo provvedimento di custodia cautelare per omicidio volontario e altri reati nell’ ambito della maxi indagine che ha portato all’ arresto di una trentina di persone, ha fornito la sua versione su quanto accaduto fuori e dentro la palestra da lui gestita a Nuova Ostia. «Nelle ore successive al fatto mi sono rivisto nel video – ha aggiunto – e non mi sono riconosciuto: non c’ è giustificazione a quello che ho fatto, il giornalista avrebbe potuto dirmi di tutto ma io non avrei dovuto reagire in quel modo». Spada si è spesso contraddetto rispetto a quanto dichiarato da lui nell’ ambito dell’ interrogatorio di convalida, dopo l’ arresto nel novembre scorso. « Piervincenzi – ha spiegato – è entrato nella palestra senza che io lo avessi invitato. Me lo sono trovato dietro e gli ho detto che non poteva stare lì, in modo cortese come fa mio padre. Ho insistito molto per farlo uscire. Bisogna rimanere in buoni rapporti con le persone, non mi piace essere aggressivo poi purtroppo è successo quello che è successo». Il fratello di Carmine si è poi giustificato affermando che in quei giorni era « nervoso perché avevo la fila di giornalisti che mi volevano intervistare, Volevano che parlassi di politica e di Casapound ma io non faccio politica». © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Comicon lancia la nuova edizione della storica rivista di fumeti ma non solo
Il Mattino
Diego Del Pozzo
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Tra i momenti più attesi di Napoli Comicon 2018, il salone internazionale del fumetto in programma da domani a martedì alla Mostra d’ Oltremare, c’ è la presentazione in anteprima del nuovo corso di «Linus», tra le testate storiche (fu fondata nel 1965) del panorama fumettistico italiano, in edicola dal 3 maggio (122 pagine, 6 euro, edita da La nave di Teseo e Baldini+Castoldi) con una rinnovata veste grafica, un concetto editoriale inedito e un nuovo spirito che la riallaccia al glorioso passato per portarla in viaggio nel presente alla scoperta del futuro. A guidare la nuova fase, accanto al direttore responsabile Elisabetta Sgarbi, c’ è uno tra i maestri italiani della nona arte, Igort, al secolo Igor Tuveri, pronto ad affrontare con entusiasmo la nuova avventura, in un periodo particolarmente impegnativo della propria carriera. A giugno, infatti, l’ artista attualmente anche editore col marchio Oblomov, dopo l’ esperienza della Coconino Press, esordirà alla regia cinematografica, dirigendo proprio a Napoli la trasposizione del suo romanzo grafico più famoso, «5 è il numero perfetto», noir crepuscolare con Toni Servillo e Valeria Golino come protagonisti: «In questi mesi sono spessissimo in città», raccontam, «e vi ritornerò di nuovo pochi giorni dopo il Comicon, perché ormai col film stiamo per entrare nel vivo. Inizieremo a girare a giugno e, tra riprese e post-produzione, il progetto m’ impegnerà fino a fine anno». Torniamo a «Linus»: che cosa devono aspettarsi i lettori dal nuovo corso? «Il concetto-chiave, headline del primo numero, è riscoprire l’ incanto. Per fare questo, abbiamo voluto assemblare gli uni accanto agli altri materiali eterogenei provenienti dal passato e dal presente. Se una volta, infatti, un fumetto veniva storicizzato e contestualizzato nel suo tempo, oggi invece, nell’ era del web e del suo eterno presente, tutto ciò è profondamente cambiato. Così, capiterà in ogni numero che accanto a fumetti delle origini proporremo autori contemporanei e nuove tendenze, sempre alla ricerca di qualcosa di poco noto e meritevole di essere letto». Che obiettivo si propone da direttore? «Vorrei che Linus ritrovasse la propria voce e tornasse al centro del dibattito culturale italiano, cosa che purtroppo non accade più da anni: lavoreremo sulla purezza dello sguardo e su una nuova tenerezza, alla ricerca dello spirito originario della rivista. Pensando al motto Linus ritorna bambino, infatti, proveremo a guardare al mondo recuperando l’ attenzione alla contaminazione culturale e la voglia di intervento civile e socio-politico sui temi più attuali. Il numero di settembre, per esempio, sarà dedicato alle migrazioni e alle nuove schiavitù, ma ogni mese proporremo un inserto monografico di una trentina di pagine con testi di approfondimento affiancati alle storie a fumetti». Quali saranno gli autori di punta? «Ospiteremo grandi fumetti di livello internazionale, da un maestro come Art Spiegelman a un anticipatore dell’ underground come Vaughn Bodé, da Seth a Calvin & Hobbes, abbinando alla tradizione delle strip i graphic novel contemporanei. Per la prima volta in Europa pubblicheremo il lavoro di Yoshiharu Tsuge, Nejishiki, un manga che ha rivoluzionato la storia del fumetto. Un altro motivo d’ orgoglio, poi, è la presenza tra le nostre pagine dell’ inserto femminista anti-Trump Resist!, a cura di Francoise Mouly e Nadja Spiegelman, anticipatore del movimento MeToo. E ancora l’ originale abbecedario dello scrittore francese Michel Houellebecq, le opere d’ avanguardia di un padre del fumetto come Lyonel Feininger, autori italiani di oggi del livello di Leila Marzocchi e Davide Toffolo, illustrazioni di Carpinteri e Lorenzo Mó, un saggio del sociologo Sergio Brancato sulla fantascienza filosofica; fino al ritorno alle origini della nostra striscia-simbolo, i Peanuts, che ripubblicheremo dagli esordi del 1950 per condividere con i lettori l’ ansia di sperimentazione e lo sguardo allora ancora bambino del giovane Charles M. Schulz». © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Facebook teme un calo degli utenti
Il Sole 24 Ore
B.Sim.
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C’ è una voce maliziosa che serpeggia da Bruxelles a Menlo Park, ed è quella relativa alla tempistica con la quale è emerso lo scandalo Cambridge Analytica che ha travolto Facebook. Il fatto che il datagate, noto dal 2015, sia esploso a poche settimane dall’ entrata in vigore del Gdpr, fa storcere il naso a qualche analista. Ma siamo nel campo delle supposizioni, nient’ altro. Quello che dice la cronaca, invece, è che Facebook sta spingendo molto sul nuovo regolamento europeo sulla privacy, lasciando trasparire più di qualche incertezza. Mark Zuckerberg, infatti, ha prima sostenuto di voler applicare il regolamento europeo non solo agli utenti europei ma a quelli di tutto il mondo, salvo poi fare una clamorosa retromarcia con lo spostamento di oltre 1,5 miliardi di utenti dai datacenter irlandesi per escluderli dal Gdpr. Nella giornata di ieri, il colosso di Menlo Park ha attivato una campagna pubblicitaria sui quotidiani per spiegare ogni cambiamento: «Il nuovo regolamento europeo garantirà una migliore protezione dei tuoi dati» è il messaggio lanciato dal social di Zuckerberg, spiegando agli utenti alcuni passaggi chiave: «Ti verrà chiesto di rivedere le modalità con le quali possiamo utilizzare i tuoi dati personali. Potrai inoltre accedere, scaricare ed eliminare i tuoi dati in qualsiasi momento». Sulla piattaforma business (quella dedicata ai gestori delle pagine con molti fan) è inoltre comparsa una serie di informazioni attinente ai cambiamenti in corso in fatto di campagne pubblicitarie. Il nuovo regolamento, tuttavia, infonde più di qualche preoccupazione in casa Facebook. David Wehner, il Cfo del social network di Mark Zuckerberg, nelle ultime ore ha spiegato di ritenere possibile che «gli utenti attivi mensilmente o quotidianamente possano rimanere stabili se non addirittura calare nel prossimo trimestre, questo a causa dell’ entrata in vigore del Gdpr». Secondo Wehner, considerato che occorrerà condurre le persone attraverso nuove modalità di consenso dei dati, «ci aspettiamo un impatto sugli utenti attivi di crescita stagnante o negativa». Il Gdpr farà dunque male a Facebook? Difficile dirlo. Per ora, a guardare i conti dell’ ultima trimestrale che ha portato cinque miliardi di utili andando ben oltre le stime degli analisti, pare che il colosso californiano sia indenne a tutto. Anche a uno scandalo come quello che ha coinvolto i dati di 87 milioni di utenti. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Serie A, Mediapro «congela» la fideiussione
Il Sole 24 Ore
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Il gruppo Mediapro congela la fideiussione per i diritti della Serie A 2018-2021. In un comunicato emesso in serata gli spagnoli, che non hanno depositato l’ importo di 1,2 miliardi, hanno reso noto di aver «certificato alla Lega Calcio di avere le garanzie richieste attraverso la consistenza patrimoniale della sua società madre, integrata dal pagamento anticipato dei diritti. Con questa certificazione – continua la nota – Mediapro dimostra il suo impegno a rispettare le condizioni stabilite nell’ assegnazione dei diritti della Serie A per le prossime tre stagioni». Alla fine della nota Mediapro chiarisce di essere pronta a depositare le garanzie non appena si risolverà la vertenza giudiziaria avviata da Sky. Il 4 maggio l’ udienza.
«Fusione Cairo-Rcs non all’ ordine del giorno»
Il Sole 24 Ore
A. Bio.
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Una fusione tra Rcs e Cairo Communication «non è in questo momento all’ ordine del giorno. Non vediamo grandi elementi di beneficio da una fusione». Il presidente e amministratore delegato di Rcs Mediagroup, Urbano Cairo, risponde così alla domanda di un azionista durante l’ assemblea annuale che si è svolta ieri, giornata in cui il titolo ha ceduto l’ 1,36%. Porta chiusa insomma. Non per sempre perché «possiamo sempre ripensarci». Il focus del gruppo – che vede Cairo al 59,83%, seguito da Mediobanca (9,93%), Diego Della Valle (7,32%), Unipol (4,89%) e China National Chemical Corporation (4,73%) – è tuttavia al momento su altri fronti. In questo senso, Cairo mette subito in chiaro che è difficile pensare a un consolidamento. Per il settore editoria le norme finalizzate a garantire il pluralismo ed evitare forme di concentrazione indicano come colonne d’ Ercole il limite del 20% della tiratura complessiva dei quotidiani in Italia. «Abbiamo una quota di mercato del 16,5%; Gedi è al 19,99 per cento. È evidente che potrebbero esserci delle concentrazioni ma noi abbiamo spazio limitato». Potrebbe invece concretizzarsi un ulteriore investimento sulle edizioni locali del Corriere della Sera. «Potrebbero arrivare cose nuove. Certamente stiamo pensandoci», ha detto Cairo. Dopo l’ avvio del dorso Torino gli occhi sono così puntati su una possibile iniziativa in Friuli Venezia Giulia. Si vedrà, anche perché Cairo ha ribadito che «per ora non c’ è una data fissata per una nuova uscita». Di certo, secondo il numero uno di Rcs c’ è da guardare con soddisfazione ai conti messi a bilancio per un 2017 in cui il risultato netto (71 milioni) è «il migliore dal 2007». Questo unitamente a una riduzione dell’ esposizione debitoria «al ritmo di oltre otto milioni di euro al mese da quando sono arrivato io, nell’ estate del 2016». C’ è comunque da fare i conti con un mercato pubblicitario che non riesce a risollevarsi, e questo Cairo non lo nasconde, pur puntualizzando che «per quanto ci riguarda come Rcs facciamo molto meglio». Di conseguenza il 9 maggio sarà messa agli atti«una buona trimestrale» con i dati di inizio 2018. Per il 2017, all’ utile non seguirà lo stacco della cedola. «L’ obiettivo è quello di dare un dividendo. Possibilmente il prossimo anno». Ma come sta impattando o potrebbe impattare questa lunga fase di incertezza politica? Pragmatico Cairo: «Non so quanto faccia male al Paese» ma «forse fa bene ai giornali, perché c’ è tanto dibattito e molta dialettica». L’ assemblea ha anche approvato una nuova struttura per rimodellare «il patrimonio netto nelle sue componenti: capitale, riserva legale e riserva disponibile che – ha spiegato Cairo – è di 87 milioni. Oggi non abbiamo in mente esattamente cosa farne, ma è una riserva disponibile. Se ci saranno utili buoni, anche per il 2018, questo ci consentirà di fare delle cose». © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Gedi, cambio al vertice del gruppo
Il Sole 24 Ore
Monica D’ Ascenzo
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Nuova era per il gruppo Gedi. L’ assemblea dei soci di ieri ha segnato il passaggio di consegne fra Monica Mondardini, che ha guidato il gruppo L’ Espresso (poi Gedi) per nove anni, e Laura Cioli, amministratrice delegata di Rcs Media Group tra il 2015 e il 2016. «Dopo nove anni – ha dichiarato Mondardini in assemblea – ho deciso che fosse venuto il momento di passare la gestione del gruppo Gedi ad un nuovo Amministratore Delegato. Resto coinvolta nel futuro di Gedi nella mia qualità di amministratore delegato di Cir e consigliere della società». In realtà la manager è stata anche nominata vicepresidente del gruppo editoriale, insieme a John Elkann. Del suo mandato Mondardini sottolinea i risultati raggiunti: «Sono stati anni molto impegnativi, per le sfide che il settore ha affrontato e dovrà continuare ad affrontare. Gedi ha saputo anticipare le evoluzioni e reagire nel modo più opportuno: è l’ unico gruppo che ha registrato sempre risultati economici positivi, dal 2008 al 2016 ha azzerato il proprio debito, che ammontava allora a 280 milioni di euro, ha investito nel digitale, in cui è pioniere e leader, ha realizzato la prima grande operazione di aggregazione editoriale nell’ ultimo decennio». E nell’ anno passato alla guida di Rcs anche Cioli era riuscita a raggiungere un traguardo importante, riportando il gruppo all’ utile nel secondo trimestre 2016 dopo anni di rosso trimestre su trimestre, tanto che l’ esercizio chiuse in positivo per 3,5 milioni di euro contro la perdita di 175,7 milioni del 2015, grazie al contenimento di costi per 71 milioni di euro. Riguardo all’ avvicendamento il presidente Marco De Benedetti ha sottolineato: «Credo che Monica verrà ricordata per aver saputo portare avanti un processo di forte razionalizzazione creando nel contempo le basi per assicurare al gruppo sviluppo e leadership nelle sue nuove sfide nell’ editoria italiana. Comprendo la sua scelta e so di poter continuare a contare su di lei, anche se con un ruolo diverso», aggiungendo sulla nuova ceo: «Laura Cioli avrà nella mia persona e in tutto il consiglio di amministrazione il supporto necessario per svolgere nel migliore dei modi il suo incarico». Cioli dovrà portare a compimento l’ integrazione L’ Espresso/Itedi a cominciare da quella fra le testate che si rifanno alla società Gnn: vale a dire La Stampa, Il Secolo XIX e le testate locali del gruppo. Non solo. La nuova ad dovrà spingere l’ acceleratore anche sullo sviluppo del digitale. Non è poi finita la razionalizzazione dei costi in un settore sempre più sotto pressione a causa di una pubblicità che stenta a trovare la strada della ripresa e la diffusione dei giornali che tentenna. Ieri il gruppo Gedi ha anche annunciato i risultati del primo trimestre 2018, che si è concluso con un utile netto consolidato di 3 milioni, a fronte di un utile di 5 milioni del primo trimestre del 2017 (5,8 milioni a perimetro equivalente), quando non era ancora avvenuta l’ integrazione con Itedi. I ricavi consolidati si sono attestati a 155,8 milioni in aumento del 20,7% rispetto al primo trimestre del 2017 (-5,8% a perimetro equivalente). I ricavi diffusionali, pari a 71,7 milioni sono cresciuti del 33% rispetto a quelli del corrispondente periodo dell’ esercizio precedente e risultano in flessione del 7,5% a pari perimetro, in un mercato che ha registrato una riduzione dell’ 8,5% delle diffusioni dei quotidiani. I ricavi pubblicitari sono cresciuti del 14,3% e risultano in flessione del 3,1% a perimetro equivalente. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Regole uguali per ott e media
Italia Oggi
ANDREA SECCHI
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L’ accordo fra Parlamento europeo, Consiglio e Commissione sulle nuove norme, più moderne ed eque, nel settore audiovisivo; la proposta di nuove regole destinate alle piattaforme online per aumentare trasparenza e correttezza; le misure per contrastare la disinformazione in rete, le cosiddette fake news. Quella di ieri è stata una giornata ricca di annunci che dalla Commissione Ue hanno interessato il mondo dei media (e non solo), mentre altri ne arriveranno anche oggi. L’ obiettivo, spiega in questa intervista Roberto Viola, direttore generale DG Connect della Commissione (la direzione che si occupa di reti di comunicazione, contenuti e tecnologia), è di arrivare a regole che siano uguali per tutti, superando i gap che, soprattutto in un mondo veloce come quello online, si sono venuti a creare. Domanda. Internet ha portato una grande trasformazione nel mercato dei media. I mezzi tradizionali hanno dovuto trasformarsi, ma i giganti della rete spesso non hanno le stesse regole. Che ruolo può avere la Commissione nel garantire un mercato equo e trasparente? Risposta. Oggi (ieri per chi legge, ndr) questa è la domanda giusta, che forse ha una risposta giusta. Prima di tutto abbiamo presentato un regolamento europeo sulle nuove regole che riguardano le interazioni tra le piattaforme e le imprese. Nuove regole sulla trasparenza, più certezza del diritto e la possibilità di potere comporre in maniera più agevole le controversie che dovessero sorgere. Ed è anche stato raggiunto un accordo politico sulla sostanza delle nuove regole sull’ audiovisivo in Europa, cosiddetta direttiva Avmsd. Questa nuova direttiva, unica al mondo, tratta tutti gli attori dell’ audiovisivo con le stesse regole. A situazioni uguali devono corrispondere regole uguali. Imporrà alle piattaforme di video-sharing obblighi di protezione dei cittadini da forme di incitamento all’ odio, contenuti illegali e la protezione dei minori da contenuti nocivi. Anche le regole sulla pubblicità saranno le stesse, per tutti. Dopo l’ accordo sulla direttiva Avmsd, speriamo adesso di progredire con l’ esame e l’ accordo, sulla nuova direttiva sul diritto d’ autore. Occorre distribuire equamente il valore generato dai contenuti protetti dal diritto d’ autore online. Oggi, vi è un grave squilibrio a favore delle piattaforme (il problema del cosiddetto value gap). La Commissione, con la riforma del diritto d’ autore, intende bilanciare questo rapporto. D. Il mercato pubblicitario, oltre subire i contraccolpi della crisi, online da Google e Facebook, che in Italia ne detengono il 70%. C’ è un problema di concorrenza a vostro avviso? R. Gli inserzionisti stanno gradualmente spostando i loro budget di marketing dai media tradizionali verso il mondo dell’ advertisement e della pubblicità digitale. La Commissione farà rispettare le regole sulla concorrenza a livello europeo. Inoltre, al fine di prevenire situazioni nelle quali la disparità tra piattaforme online e i propri utenti business possa danneggiare il settore, come dicevo oggi abbiamo proposto nuove regole che semplificano ricorso e risarcimento nel caso in cui sorgano dei problemi nella vendita online di beni o servizi, sia su marketplaces veri e propri che sulle piattaforme stesse. Il nuovo regolamento «platform to business» stabilisce delle precise regole di trasparenza per le piattaforme, soprattutto nelle pratiche commerciali. D. La Commissione sta affrontando la revisione del diritto d’ autore con alcune norme a tutela del lavoro degli editori, ma ci sono anche contrasti fra i paesi. Pensa che si arriverà a una soluzione a breve? R. Nella riforma del diritto d’ autore online, oltre a quello che dicevo prima sul value gap, la Commissione ha proposto un nuovo diritto per l’ editoria soprattutto per la protezione dei contenuti online, analogo a quello già esistente nel diritto dell’ Unione per i produttori di film, i produttori discografici e gli altri operatori delle industrie creative. Tale diritto riconosce l’ importante ruolo della stampa di investire in contenuti giornalistici di qualità, cosi da sconfiggere il dilagante problema della disinformazione (le cosiddette fake news). La difesa del giornalismo professionistico e delle testate, insieme all’ alfabetizzazione digitale è il cardine della strategia europea contro la diffusione delle fake news che abbiamo presentato proprio ieri. Tornando alla Direttiva, le posizioni di Parlamento e Consiglio purtroppo non sono ancora consolidate, speriamo in un’ accelerazione nelle settimane a venire. Credo che il giornalismo di qualità meriti quanto prima una protezione giuridica in tutta l’ Unione Europea. D. State già lavorando sul tema dei contenuti illegali sulle piattaforme online. Che risposta avete avuto dalle piattaforme? R. Abbiamo lavorato su vari fronti per contrastare i contenuti illegali online. Abbiamo elaborato specifiche misure, per esempio per contrastare il contenuto legato al terrorismo, l’ incitamento all’ odio e alla violenza, il materiale pedopornografico, i prodotti contraffatti, la violazione del diritto d’ autore. Questi sforzi, hanno già portato alcuni risultati positivi e alla diffusione di alcune buone pratiche. D. L’ Ue arriverà a breve stabilire una web tax superando i differenti approcci dei paesi membri? R. Il 21 marzo, la Commissione ha presentato un pacchetto legislativo per una tassazione equa ed efficace dell’ economia digitale. Si tratta di due proposte legislative distinte, due direttive del Consiglio dell’ Ue. Siamo fiduciosi che queste nostre proposte legislative siano approvate rapidamente. Un approccio coerente ed unito dell’ Europa garantisce il funzionamento del mercato interno e da forza alla nostra posizione in sede internazionale. C’ è infatti la necessità che il dibattito sulla riforma delle imposte sulle società nelle varie sedi internazionali soprattutto in seno all’ Ocse porti a risultati più concreti. © Riproduzione riservata.
DI MAIO VUOLE SPEGNERE MEDIASET, RAI (E NOI)
Il Giornale
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Luigi Di Maio ha annunciato di voler «mettere mano su Mediaset e sulla Rai» e su questo giornale perché è inaccettabile che si diffondano e pubblichino gli inviti di Silvio Berlusconi (che lui chiama «velate minacce») a Matteo Salvini nel caso il leader della Lega non si sganci dai grillini. «Serve aggiunge Di Maio una informazione libera». Deduco quindi che sconsigliare Salvini dall’ andare a fare il suo cameriere non rientri nella libera espressione di un pensiero politico ma costituisca una minaccia, per di più espressa in nome e per conto di persona terza, in questo caso Silvio Berlusconi. Povero Di Maio, e povera Italia se dovesse finire nelle sue mani. Per quanto ci riguarda lo tranquillizziamo subito. Quando scriviamo che lui sia persona inadatta e inaffidabile, che il suo partito sia una setta pericolosa e che quindi bene farebbe Matteo Salvini a stargli lontano, non abbiamo suggeritori ma è farina del nostro sacco. Immaginare che qui ci siano tante «Ambra» guidate via auricolare da un grande vecchio come accade a lui con Grillo e Casaleggio non solo è stupido ma è quanto di più lontano dalla realtà possa esistere. Di Maio non solo non conosce Berlusconi né i giornalisti di questa testata, ma nega la possibilità che un uomo libero possa stare sulla barricata opposta alla sua. E se per caso lo fa va denigrato, abbattuto, censurato e la sua testata va chiusa perché l’ unico pensiero deve essere il suo. Chi sostiene e minaccia di «voler mettere mano» sulle aziende culturali del Paese andrebbe bandito dal consesso democratico e poi ricoverato per un controllo sul suo stato mentale (soluzione anche questa non suggerita). Quello di Di Maio ha il sapore di un avvertimento mafioso. Non è neppure nell’ anticamera di Palazzo Chigi e già minaccia e ricatta. Si è infilato in un vicolo cieco e, arrivato in fondo, cerca di abbattere il muro a testate. Matteo Salvini non ha bisogno di un simile avvocato, se proprio fosse preoccupato per i nostri, ripeto nostri, consigli non dubito ce lo farebbe sapere con la sua solita chiarezza e lealtà. Altrimenti vorrebbe dire che anche Salvini sarebbe pronto a «mettere le mani» su Mediaset, la Rai e il Giornale invece che sulle pensioni e sull’ immigrazione. Cioè non sarebbe più, e mai potrebbe diventarlo, il leader del centrodestra.
Il manganello di Di Maio «Metteremo le mani su Mediaset e sulla Rai»
Il Giornale
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La bastonata arriva quasi subito. Al termine del secondo colloquio con il presidente della Camera, Roberto Fico, ieri ha approfittato delle dichiarazioni per attaccare Silvio Berlusconi e Mediaset. «Bisogna mettere mano a questo continuo conflitto di interesse che c’ è in Italia. Penso ad esempio al fatto che Berlusconi, usando le sue tv e i suoi giornali, continua a mandare velate minacce a Salvini qualora volesse sganciarsi», ha affermato aggiungendo nel suo solito italiano stentato che «dobbiamo ambire a che in Italia l’ informazione sia il più libera possibile ed è chiaro che dobbiamo fare qualcosa sulla governance Rai e sulle tv private». La sintesi finale è ancora più raccapricciante. «Un politico non può possedere delle televisioni», ha sentenziato. L’ estraneità di questo attacco gratuito alla materia delle trattative per la formazione di un governo tra M5s e Pd è solo apparente. In primo luogo, vista l’ assoluta recalcitranza degli elettorati dei due partiti alla possibilità di coalizzarsi, sbandierare il tema del conflitto di interessi, ossia di un’ azione punitiva nei confronti di Silvio Berlusconi e di Fininvest (che tramite Mondadori è azionista di minoranza del Giornale, ndr) può «emozionare» tutti coloro che votano sinistra e grillini anche allo scopo di danneggiare il Cav sotto tutti i punti di vista. «È una questione molto sentita a sinistra, è un modo per dire che su molte cose siamo uguali», è il messaggio che viene fatto successivamente trapelare da autorevoli fonti pentastellate. Sostituire al garantismo della legge Frattini un provvedimento per ostracizzare definitivamente il Cavaliere dalla vita politica è sempre stato un must dell’ ala bersaniana (l’ ex segretario lo accennò nel tragicomico streaming con il duo Lombardi-Crimi) e un caposaldo grillino sin dall’ arrivo in Parlamento. I pentastellati non sono però ingenui e si sono affrettati a sottolineare che non si tratta né «di un attacco a Mediaset» né di «un’ apertura a Salvini», ma di una «difesa della libertà, perché «forse qualcuno non può fare scelte libere…». Un’ allusione agli avvicendamenti nel palinsesto che hanno determinato la chiusura di alcuni programmi i cui ascolti erano in calo, ma che avevano un’ impronta «populista». Va da sé che queste presunte affettuosità verso Salvini lascino trasparire l’ intenzione di non chiudere il dialogo. Anche tacendo sull’ autolesionismo di un governo che nascerebbe per azzoppare una multinazionale italiana dell’ entertainment, occorre tuttavia precisare che per scagliare la prima pietra bisogna essere senza peccato. «Il Movimento Cinque stelle è posseduto da un’ azienda privata, da una srl, che appartiene a un protagonista della comunicazione che non si è mai fatto votare e le cui finalità sono a me abbastanza sconosciute», ha replicato Silvio Berlusconi lamentando che «toccare l’ avversario sulla libertà privata e sul patrimonio è cosa da anni ’70, da esproprio proletario». La srl in questione è la Casaleggio Associati guidata da Davide Casaleggio. Lo statuto di M5S impone al partito di appoggiarsi alla piattaforma Rousseau gestita dall’ Associazione Rousseau che altri non è che Davide Casaleggio e a cui gli eletti pentastellati si sono impegnati a versare 300 euro ogni mese. Anche questo è un conflitto di interessi bello e buono, ma probabilmente non sarebbe toccato da una nuova legge. La sortita, inoltre, non è piaciuta nemmeno all’ ala renziana del Pd. «Di Maio vuole mettere già le mani sulla Rai e non è ancora al governo. Obiettivo è nominare Rocco Casalino direttore generale?», ha commentato Michele Anzaldi.
L’ avviso al Cavaliere sulle televisioni e il piano per arrivare all’ Antitrust
Il Messaggero
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IL RETROSCENA ROMA «Le parole sono importanti», usano il dogma morettiano, e di sinistra, i 5Stelle per calare l’ asso a bastoni. Dopo giorni passati a plasmare i punti del programma elettorale, ieri Luigi Di Maio ha tirato fuori tre paroline dal significato inequivocabile: conflitto di interessi. Una dedica minacciosa a Silvio Berlusconi che Di Maio pronuncia mentre tenta di aprire un dialogo programmatico con il Pd, il partito accusato dal M5S di non aver mai messo mano al conflitto di interessi. Parla di Berlusconi e pensa a Salvini. Perché dice: «Fa specie vedere che Berlusconi utilizzi tv e giornali per mandare velate minacce a Salvini, qualora decidesse di sganciarsi». Un intento preciso, dunque, mirato e ragionato senza bisogno di alcun filtro accademico come per gli altri punti di programma. «È una difesa della libertà», spiegano dal Movimento sottolineando come anche di recente Mediaset sarebbe stata teatro di editti bulgari contro tre giornalisti «epurati perché accusati di fare una tv paraleghista e paragrillina». Si tratta di Paolo Del Debbio, Maurizio Belpietro e Mario Giordano. Una versione dei fatti smentita seccamente dai vertici di Mediaset, ma che Di Maio ha invece preso molto sul serio. Un paio di settimane fa, ad Aosta, infatti, aveva espresso solidarietà a Del Debbio e ai cronisti di Quinta colonna, la trasmissione chiusa in anticipo. ALLEANZE E per iniziare una relazione con un partito di sinistra, ma anche per riagganciare Salvini inducendo il Cav a non mettersi di traverso, cosa c’ è di meglio che mettere in agenda un dibattito sul conflitto di interessi? Di Maio fa sua una battaglia dell’ ex ortodosso numero uno della Vigilanza Rai e oggi presidente della Camera Roberto Fico che gridò allo scandalo quando Mediaset aveva rivolto i suoi appetiti su Ray way, la società che possiede e gestisce la rete di trasmissione del segnale radiotelevisivo in Italia. E quando «l’ Attila francese» (Vincent Bolloré secondo la definizione di Marina Berlusconi) si era messo in testa di scalare Mediaset i pentastellati più duri e puri, hanno stoppato qualsiasi tentativo statale di andare in soccorso dell’ italiana Mediaset. La deputata M5S Mirella Liuzzi parlava così: «È bizzarro quando Calenda dice che la società di Cologno Monzese opera in un campo strategico come quello dei media quando rappresenta la principale concorrente dell’ operatore radiotelevisivo pubblico». Ora anche se il Movimento, almeno la compagine affollata dei governisti, è arci italiano e antifrancese, e nonostante con il suo deputato di punta Emilio Carelli (fondatore del Tgcom) abbia fatto arrivare a Cologno Monzese intenzioni tutt’ altro che ostili, qualcosa da ieri è cambiato. E l’ osmosi di questi giorni con i lidi dem ha risvegliato la battaglia sul conflitto e sulle concessioni Mediaset. Battaglia da cui l’ azienda e l’ allora Pdl si erano difesi dicendo che «all’ operatore di rete Mediaset l’ autorizzazione generale è stata accordata nel 2008, così come i diritti d’ uso sulle radiofrequenze che sono stati rilasciati nel giugno 2012». Autorizzazioni recenti ma che devono essere rinnovate, fanno notare dal M5S che al di là degli annunci e delle potenziali leggi anti Cav sta già pensando a riempire una casella fondamentale come l’ Antitrust (il mandato di Giovanni Pitruzzella scade a novembre) e studia da mesi il dossier tlc. Il vero governo, lo dicono molto chiaramente, passa da qui. Stefania Piras © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Gedi, Mondardini esce. Cioli ad
Italia Oggi
CLAUDIO PLAZZOTTA
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Monica Mondardini lascia l’ incarico di amministratore delegato del gruppo editoriale Gedi, dove arriva Laura Cioli, ex amministratore delegato di Rcs MediaGroup dal novembre 2015 all’ agosto 2016. Mondardini rimane comunque amministratore delegato del gruppo Cir, che controlla il 45,74% di Gedi, e verrà nominata vicepresidente di Gedi, insieme con John Elkann. Presidente resta invece Marco De Benedetti. Il cambio ai vertici del gruppo editoriale, dove la manager occupava la poltrona di a.d. dal 1° gennaio 2009 (all’ epoca, prima della fusione con Stampa e Secolo XIX, il gruppo si chiamava Editoriale L’ Espresso), non pare traumatico e alle viste non vi sarebbe comunque una uscita della Mondardini dalla galassia De Benedetti. Ma, anzi, l’ avvicendamento tra lei e Cioli ai vertici di Gedi sarebbe stato concordato con l’ ok della stessa Mondardini, manager molto considerata e per la quale, nelle scorse settimane, si è pure parlato di un possibile futuro sulla tolda di comando di Generali o di Fca. «Sono stati anni molto impegnativi, per le sfide che il settore ha affrontato e dovrà continuare ad affrontare», ha spiegato Mondardini, «e Gedi ha saputo anticipare le evoluzioni e reagire nel modo più opportuno: è l’ unico gruppo che ha registrato sempre risultati economici positivi, dal 2008 al 2016 ha azzerato il proprio debito, che ammontava allora a 280 milioni di euro, ha investito nel digitale, in cui è pioniere e leader, e ha realizzato la prima grande operazione di aggregazione editoriale nell’ ultimo decennio (fusione Espresso-Stampa-Secolo XIX, ndr)». Va pure ricordato, tuttavia, che nelle scorse settimane la procura di Roma ha aperto un procedimento contro Mondardini, Roberto Moro (direttore risorse umane di Gedi) e Corrado Corradi (capo della divisione stampa nazionale di Gedi). Ai manager si contesta infatti il reato di truffa ai danni dell’ Inps per aver concesso prepensionamenti, secondo la Procura senza averne diritto, ad alcuni dirigenti di nove società del gruppo Gedi. La società ha già fatto sapere di avere piena fiducia nell’ operato della magistratura e si è detta certa di poter dimostrare la assoluta regolarità delle pratiche di accesso alla cassa integrazione e al prepensionamento. Certo, negli ultimi mesi la fibrillazione ai vertici di Gedi non è proprio mancata. Soprattutto da quando, il 23 giugno del 2017, Carlo De Benedetti si è dimesso dalla carica di presidente del gruppo, lasciandola al figlio Marco. Per la prima volta senza deleghe operative, e con la sola medaglia di presidente onorario, l’ Ingegnere Carlo De Benedetti ha dato la stura a una serie di durissime polemiche contro la linea del quotidiano Repubblica, la direzione di Mario Calabresi, la nomina di Tommaso Cerno a condirettore (poi Cerno è stato eletto parlamentare del Pd e ha traslocato), le dichiarazioni di Eugenio Scalfari pro Silvio Berlusconi. Menando fendenti a destra e a manca. E costringendo di fatto il figlio Marco a prendere pubblicamente posizioni pro Repubblica e contro il padre, con il rischio di incrinare i rapporti personali e famigliari. A fine marzo il gruppo Gedi aveva pure dovuto smentire ufficialmente i rumors secondo cui l’ imprenditore ed editore francese Xavier Niel, pronto a sbarcare in Italia con il nuovo operatore telefonico Iliad, sarebbe stato anche sul punto, in quanto azionista del quotidiano Le Monde, di avviare una fusione con Gedi. Tuttavia, ora inizia l’ era di Laura Cioli, 55 anni laureata con lode in ingegneria elettronica all’ università di Bologna, master in Business administration presso la Sda Bocconi di Milano. È stata partner in Bain & Company, executive director in Vodafone Italia, senior vice president in Eni Gas & Power, e quindi chief operating officer in Sky Italia tra il 2008 e il 2012, per due anni amministratore delegato di CartaSi, e, infine, in Rcs MediaGroup come amministratore delegato per pochi mesi, dal novembre 2015 al 3 agosto 2016 quando, con l’ arrivo del nuovo azionista di riferimento Urbano Cairo, è stata congedata con una ricca buonuscita di 3,75 milioni di euro. Chiaro che tutti questi scossoni ai vertici del gruppo Gedi, e i conti non brillantissimi del primo trimestre 2018, non facciano piacere e, soprattutto, al mercato, essendo il titolo Gedi quotato in borsa con un calo del corso vicino al 40% da inizio 2018. E non è un caso che Elkann, fino adesso piuttosto lontano dalla gestione di Gedi, sia invece stato nominato vicepresidente del gruppo. In attesa di sapere a quanto ammonterà la liquidazione di Mondardini per i suoi nove anni e mezzo in sella al gruppo Espresso-Gedi, il manager, per il 2017, ha ottenuto 425 mila euro di compensi fissi e un bonus di 488 mila euro per obiettivi raggiunti, incassando un totale di 913 mila euro, con un incremento del 10,6% rispetto alla retribuzione 2016, pari a 825 mila euro (di cui 400 mila di bonus). Mondardini, comunque, non dovrebbe avere problemi di liquidità, tenuto conto che nel 2016, per i suoi incarichi in Cir ed Espresso, aveva avuto compensi totali pari a 1,855 milioni di euro, superando il presidente di Cir, Rodolfo De Benedetti, fermo a quota 1,747 milioni di euro. Ieri Marco De Benedetti, ha ringraziato Monica Mondardini «per l’ eccellente lavoro svolto in questi lunghi anni, ricchi di successi e risultati, ottenuti nonostante un contesto di mercato estremamente difficile. Credo che Monica verrà ricordata per aver saputo portare avanti un processo di forte razionalizzazione creando nel contempo le basi per assicurare al gruppo sviluppo e leadership nelle sue nuove sfide nell’ editoria italiana. Comprendo la sua scelta e so di poter continuare a contare su di lei, anche se con un ruolo diverso». © Riproduzione riservata.
Chessidice in viale dell’ Editoria
Italia Oggi
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Mediapro: garanzie ok, le forniremo quando la Lega disporrà dei diritti. ll Gruppo Mediapro ha certificato ieri alla Lega Calcio di Serie A di avere le garanzie richieste attraverso la consistenza patrimoniale della sua società madre, integrata dal pagamento anticipato dei diritti. “Con questa certificazione”, riporta una nota dell’ azienda, “Mediapro dimostra il suo impegno a rispettare le condizioni stabilite nell’ assegnazione dei diritti della Serie A per le prossime tre stagioni. La situazione giuridica creata pretestuosamente da Sky per difendere la sua posizione privilegiata nel mercato italiano, impedisce che la Lega possa garantire a Mediapro “la piena ed incontrastata disponibilità dei diritti audiovisivi oggetto del pacchetto”. Mediapro fornirà le garanzie necessarie alla Lega quando potrà disporre di tali diritti. “Nel caso in cui La Lega Serie A decidesse di creare, insieme a Mediapro”, continua la nota del gruppo spagnolo, “un canale proprio per la distribuzione dei diritti della massima competizione italiana, Mediapro presenterebbe le garanzie in maniera immediata, perché i diritti non sarebbero più soggetti ad alcuna risoluzione giudiziaria”. Vincenzoni a.d. di Tuttosport. Dopo l’ arrivo di Xavier Jacobelli alla direzione di Tuttosport, l’ editore Roberto Amodei ha nominato Federico Vincenzoni amministratore delegato della Nuova Editoriale Sportiva, la società che edita il quotidiano sportivo torinese. Vincenzoni, 38 anni, è stato in precedenza direttore generale e successivamente a.d. de Il Tempo, mentre nel 2016 è entrato nel cda di Formiche, il gruppo editoriale fondato da Paolo Messa, assumendo il ruolo di amministratore delegato di Base per Altezza, la società editrice di Formiche e Airpress. Radio, a marzo raccolta su del 10%. Secondo i dati dell’ Osservatorio Fcp-Assoradio (Fcp-Federazione concessionarie pubblicità), il fatturato pubblicitario del mezzo radio ha registrato a marzo un incremento del 10% rispetto allo stesso mese del 2017, raggiungendo quota 32.717.000 euro. «I dati del primo quarter diffusi dall’ Osservatorio Fcp-Assoradio confermano il buon avvio d’ anno del mezzo radio», ha commentato il presidente Fcp-Assoradio Fausto Amorese. «A marzo il fatturato cresce del 10% rispetto al 2017. Il dato progressivo, salito a +7,1%, è superiore alla media del mercato. Un risultato da sottolineare, in assoluto e alla luce della attuale fase di assestamento che stiamo attraversando. La continuità della crescita, confermata anche da questo inizio 2018, è la cartina tornasole del lavoro portato avanti negli anni da editori e concessionarie, che proseguirà anche in futuro con nuove iniziative di cui presto verrà data comunicazione al mercato». Sky, Elliott rileva il 3,1% nella guerra Comcast-Fox. Il fondo attivista Elliott Management ha rilevato il 3,1% di Sky, dopo che la pay-tv europea è stata oggetto di una guerra di offerte tra i colossi statunitensi dei media. In base a quanto emerso da una comunicazione regolamentare, Elliott avrebbe accumulato una posizione lunga in Sky tramite contratti derivati. Poligrafici, approvato il bilancio 2017. Si è riunita ieri a Bologna l’ assemblea ordinaria di Poligrafici Editoriale che ha approvato il bilancio dell’ esercizio 2017, il bilancio consolidato e la relazione sulla remunerazione. SportWeek, uno speciale per il Giro d’ Italia e pubblicità in crescita del 34%. SportWeek, il settimanale del sabato de La Gazzetta dello Sport, sarà in edicola domani in edizione brossurata con una foliazione record di 176 pagine. Si tratta di un numero speciale da collezione, dedicato al Giro d’ Italia 2018, in programma dal 4 al 27 maggio. Casta Diva, ok dei soci al bilancio 2017. Casta Diva Group ha approvato il bilancio di esercizio al 31 dicembre 2017 chiuso con ricavi delle vendite e delle prestazioni pari a 24,4 milioni, in crescita del 7% rispetto al 2016, e un risultato netto di -1,3 milioni. Nba e Perform, digital media partnership pluriennale. La National Basketball Association (Nba) e Perform Media, gruppo che opera contenuti digitali legati allo sport, hanno annunciato una partnership pluriennale che vedrà Perform gestire i siti ufficiali della Lega in oltre 15 mercati internazionali, tra cui Argentina, Australia, Canada, India, Giappone, Messico e Spagna. Asig, Paolucci nominato presidente. L’ assemblea dell’ Associazione stampatori italiana giornali ha nominato presidente Gianni Paolucci. Il Consiglio di Presidenza è formato da Alessandro Barberi, Silvio Broggi e Alberto Vescovi. Segretario è Sergio Vitelli. Paolo Polidori è stato confermato responsabile della commissione relazioni industriali. Gruppo Europcar, Sauteret alla guida della comunicazione. Il Gruppo Europcar ha scelto Valérie Sauteret come nuovo group communications director. Il suo principale obiettivo sarà quello di promuovere attraverso la comunicazione lo sviluppo del core business dell’ azienda e il rafforzamento della sua posizione di player di riferimento per le nuove soluzioni di mobilità (car-sharing, chauffeur service, piattaforme multimodali, car-pooling). Prima di entrare a far parte del Gruppo Europcar, Sauteret è stata communications director per Barclays Bank Plc France, oltre che membro del comitato esecutivo. Ha iniziato la sua carriera in Publicis nel 1993 ricoprendo varie posizioni manageriali in diverse agenzie del gruppo. Come partner di Publicis Consultants è stata responsabile delle strategie di change management dal 2008.
Rcs prepara il ritorno al dividendo
Italia Oggi
MARCO A. CAPISANI
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Rcs riequilibra il patrimonio netto del gruppo editoriale del Corriere della Sera e della Gazzetta dello Sport, in vista della distribuzione nel 2019 di un dividendo sull’ esercizio in corso. Così vengono utilizzati in parte capitale sociale, riserve e l’ intero utile netto registrato a chiusura dello scorso esercizio per coprire le perdite degli esercizi precedenti e, tra l’ altro, «a costituzione di una riserva disponibile, senza procedere ad alcun rimborso di capitale ai soci, per 87.327.595,83 euro». Lo ha deciso ieri la stessa casa editrice guidata da Urbano Cairo (azionista al 59,8%) al termine dell’ assemblea dei soci, che ha approvato anche il bilancio 2017 archiviato con utile netto di quasi 53,7 milioni di euro. In particolare, il capitale sociale scende a quota 270 milioni di euro dai precedenti 475,1 milioni. «Ci consente maggior flessibilità» la nuova ripartizione del patrimonio netto, ha spiegato Cairo, «con l’ intenzione di fare varie cose, tra cui la distribuzione del dividendo se ci saranno risultati buoni anche quest’ anno. L’ ultimo dividendo in casa Rcs risale al 2009. Il nostro obiettivo», ha confermato l’ editore anche di magazine e del network tv La7+La7d, «è tornare a distribuirlo il prossimo anno». In attesa della parte finale dell’ anno, il prossimo 9 maggio si riunirà il consiglio di amministrazione per i conti nei primi tre mesi dell’ anno ma «in arrivo c’ è una buona trimestrale», ha proseguito Cairo ricordando che i conti beneficiano di «efficienze che mancavano» nelle precedenti gestioni e che hanno portato risparmi per 130 milioni di euro complessivi, cui si aggiungono le stime 2018 per altri 27-28 milioni. Ma soprattutto, sul fronte bancario, anche il debito (oggi sui 287 milioni di euro) «continua a scendere» e nei mesi scorsi Cairo aveva annunciato una contrazione media di 8 milioni di euro al mese. A livello pubblicitario, sempre in questi primi mesi del 2018, a giudizio dell’ imprenditore, «il mercato è debole ma noi facciamo meglio. I primi due mesi sono stati deboli anche perché sono poco rilevanti per dimensioni, poi c’ erano le elezioni di mezzo che portano sempre a un minimo di attesa, di rallentamento». A proposito di elezioni, lo stallo politico post voto, a giudizio di Cairo, «non so quanto faccia male all’ Italia, ci sono nazioni che sono andate avanti mesi senza un governo. Anzi, la situazione attuale crea dibattito e questo sostiene le vendite dei giornali». Se dai radar del gruppo allargato Cairo communication, scompare al momento l’ ipotesi di fusione con Rcs perché «non ci vediamo grandi benefici, anche se possiamo sempre ripensarci», invece i benefici Rcs li vuole cogliere sia offrendo più informazione a prezzi costanti, per attirare più lettori, sia battendo tutti gli ambiti del mercato pubblicitario. A conferma, a fine 2017, l’ editrice ha reso noto che per l’ Italia s’ è registrato «un leggero incremento della raccolta pubblicitaria» (+1%), «invertendo un trend storico iniziato dal 2011 e realizzato nonostante il mercato di riferimento dei quotidiani sia risultato in calo del 7,7% e dei periodici del 6,2%». Comunque, ecco quali sono le novità editoriali del gruppo milanese così come confermate dallo stesso Cairo, per raggiungere gli obiettivi diffusionali e pubblicitari. In arrivo per il Corriere della Sera ci sono due mensili da portare in edicola il mercoledì, una volta ogni 30 giorni, oltre al maschile Style e a Living. Due pubblicazioni che si concentreranno su salute e cucina (vedere ItaliaOggi del 24/2/2018). Non ci sono invece nuove edizioni locali in rampa di lancio, semmai «ragioniamo sul Friuli Venezia Giulia», ha proseguito Cairo che già esce con un’ informazione locale tra l’ altro a Torino, Bergamo, Firenze, Napoli, Puglia, Trento, Bolzano e in Veneto. A settembre partirà poi il nuovo corso di Io Donna, settimanale femminile allegato al quotidiano diretto da Luciano Fontana, sotto la neodirezione di Danda Santini. Mentre verso metà maggio (per esempio venerdì 18 maggio) debutterà Liberi Tutti, il nuovo Tempi Liberi del Corsera, sui piaceri della vita in formato quotidiano simil Lettura (che vale da sola circa 90 mila copie). Il progetto è affidato a Michela Mantovan. Invece in casa Gazzetta dello Sport, come anticipato da ItaliaOggi del 20/4/2018, oltre al nuovo inserto sul basket, il quotidiano diretto da Andrea Monti prepara lo sbarco nelle piazze di Bologna con un’ informazione territoriale ad hoc. Partirà poi il test estivo in 10 numeri (da metà giugno a metà settembre) per il nuovo domenicale Fuorigioco, dal taglio un po’ familiare un po’ popolare. Anche Fuorigioco sarà gratuito perché «di certo non abbasso i prezzi dei giornali ma nemmeno li alzo», ha concluso Cairo. «E pensare che il piano già approvato dalle precedenti amministrazioni Rcs prevedevano, tra l’ altro, che il Corriere della Sera arrivasse a costare in edicola 1,7 euro» (oggi da solo in edicola, senza allegati, a 1,5 euro). Ieri il titolo Rcs ha chiuso la giornata in Borsa a -1,36% a 1,16 euro.
All’ Espresso arriva la donna che ha azzoppato il Corriere
Libero
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NINO SUNSERI Gran movimento ai piani alti della carta stampata italiana. Monica Mondardini, lascia la guida del gruppo Espresso-Repubblica dopo nove anni. Un mandato sicuramente lungo ma la sostituzione sorprende ugualmente visto che arriva nel bel mezzo dell’ integrazione con la Stampa di cui è stata la madrina. Manterrà la carica di amministratore delegato di Cir, la holding di casa De Benedetti. Al suo posto Laura Cioli, ultimo amministratore delegato di Rcs prima dell’ irruzione di Urbano Cairo. Ed è proprio da via Solferino che arrivano le altre novità. Tutte nel segno dello sviluppo, stando almeno alle dichiarazioni rese da Urbano Cairo nel corso dell’ assemblea dei soci. Il gruppo che pubblica il Corriere della Sera, con un utile di 71,1 milioni ha ottenuto il miglior risultato del ultimi dieci anni. Possibile il ritorno al dividendo nel 2019. Possibili altre aggregazioni che, tuttavia sono plafonate dalle leggi antitrust: Cairo Communcations ed Rcs insieme hanno uno share del 16,5%. Il tetto del 20% è vicino. Le nuove iniziative in cantiere potrebbero avvicinarlo ulteriormente. A metà maggio uscirà un nuovo allegato al Corriere del venerdì dedicato «ai piaceri della vita» e «probabilmente dopo l’ estate» arriveranno, sempre nel sistema-Corriere, un mensile dedicato al food e uno alla salute. Uscita prevista il mercoledì. La speranza del patron è quella di ripetere i successi ottenuti con il rilancio di «Oggi» (+10,5% in edicola) e con quelli di «l’ Economia» e «Sportweek» cresciuti rispettivamente del 50% e del 34% . Nel primo trimestre «Stiamo facendo molto meglio del mercato» nonostante la debolezza di gennaio e febbraio per via delle elezioni. Garantisce che sarà «una trimestrale positiva» tanto più che l’ assenza di un governo potrebbe fare «anche bene ai giornali», animando il dibattito nel Paese. Per il gruppo Gedi, invece, sembra vero il contrario. La svolta politica del Paese ha spiazzato la linea editoriale del gruppo. L’ ha resa confusa mentre i lettori di Repubblica, fin dalla fondazione erano stati abituati a ben altra chiarezza. DSi parte, ma senza equivoci. La direzione di Mario Calabresi, a quanto risulta era stata sponsorizzata dalla Mondardini. E ora che non c’ è più? L’ uscita della top manager va letta anche come un nuovo episodio della rivolta dei figli nei confronti di Carlo . A scegliere la Mondardini era stato proprio l’ Ingegnere. Il fatto che resti alla guida di Cir non ha gran significato. Probabilmente il cambio arriverà alla scadenza naturale del mandato così come in Gedi. L’ abbandono di tutte le cariche in questo momento sarebbe stata molto traumatica. I colpi di scena negli ultimi mesi non sono mancati. Inutile aggiungerne altri. riproduzione riservata Il presidente e amministratore delegato di Rcs, Urbano Cairo, e quello di Gedi, Marco De Benedetti, si sfidano a distanza per conquistare la leadership del mercato editoriale italiano Il presidente e amministratore delegato di Rcs, Urbano Cairo, e quello di Gedi, Marco De Benedetti, si sfidano a distanza per conquistare la leadership del mercato editoriale italiano
Elliott ha il 3% di Sky e s’ infila nella guerra tra Comcast e Fox
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Quando il gioco si fa duro, Paul Singer inizia a giocare. E più è difficile la partita, più il finanziere statunitense sembra divertirsi. Elliott, il suo fondo “attivista”, così chiamato perché non è di quelli che entrano nel capitale delle “vittime” per stare a guardare, ha diversi dossier aperti oltre a quello di Tim. L’ ultimo di cui la stampa è venuta a conoscenza riguarda Sky. E guarda caso il canale televisivo satellitare è al centro di una battaglia per conquistarne il controllo. Nel ring si alternano pesi massimi del calibro di Rupert Murdoch e la sua 21st Century Fox, Disney e il principale operatore della tv via cavo Usa, Comcast. Avversari degni di Singer che non ci ha pensato due volte prima di gettarsi nella mischia. La posta in gioco è molto alta così come i rischi, pane imburrato per il coriaceo finanziere, famoso per aver fatto miliardi di utili portando in tribunale il governo argentino e i suoi bond, che sembravano carta straccia agli occhi di tutti, pepite d’ oro per quelli di Singer. Secondo quanto riportato in un documento depositato presso la Securities and exchange commission, Elliott ha una quota del 3,1% in Sky. Proprio mercoledì Comcast ha confermato la sua offerta da 22 miliardi di sterline per comprarsi l’ emittente, ambita anche da Fox che già ne possiede il 39% anche se la sua offerta è ora più bassa del 16% rispetto a quella Comcast. Murdoch però non può alzare le mani, seppure ne uscirebbe, se vendesse la sua quota, con un gruzzolo vicino ai 9 miliardi. Questo perché ha firmato un impegno con Disney che prevede, una volta avuto il via libera da parte delle autorità competenti, la vendita di molti asset della Fox, ma compresa Sky, per 55 miliardi di dollari. Lo “Squalo” ha già detto che risponderà a Comcast a tempo debito. Rilancio in vista? Sicuramente ne verrà fuori una bella scazzottata e il fondo Elliott non poteva mancare. ANT. S. riproduzione riservata Rupert Murdoch
«Rcs, il miglior bilancio da dieci anniL’ obiettivo? Il dividendo nel 2019»
Corriere della Sera
Francesca Basso
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MILANO«Non posso dire nulla, perché abbiamo il consiglio convocato per il prossimo 9 maggio, ma sarà una buona trimestrale». Il presidente e amministratore delegato di Rcs MediaGroup, Urbano Cairo, risponde così alla domanda di un azionista che gli chiedeva in assemblea l’ andamento del gruppo editoriale, che pubblica il Corriere della Sera, nei primi mesi del 2018. «Il mercato è debole secondo i dati Nielsen, noi stiamo facendo molto meglio». L’ assemblea ha approvato il bilancio di esercizio 2017, «il miglior risultato netto dal 2007 – ha detto Cairo -: abbiamo riportato indietro le lancette al 2008». Il gruppo ha realizzato lo scorso anno un utile netto di 71,1 milioni di euro. Cairo ha mostrato «la tabella degli orrori: nel 2008 gli utili sono stati pari a 38,3 milioni, nel 2009 una perdita di 129 milioni, nel 2010 utile pari a 7,2 milioni e poi dal 2011 al 2015 perdite per 1,3 miliardi». Ora la strategia è «aumentare la marginalità e ridurre il debito sotto i 200 milioni, un obiettivo sfidante ma possibile in base ai primi mesi dell’ anno». Il calo dell’ indebitamento procede a «8 milioni abbondanti al mese». Era 430 milioni «quando sono arrivato il 4 agosto del 2016, è sceso a 287 milioni al 31 dicembre 2017». Quanto al dividendo, Cairo ha detto di puntare a distribuirlo «possibilmente il prossimo anno. Questo è l’ obiettivo che ci siamo dati, speriamo di poterlo confermare». Ha precisato che «sarà l’ assemblea del prossimo anno a deciderlo». I soci in sede straordinaria hanno anche approvato una riduzione del capitale sociale. Cairo ha spiegato che «è stato rimodellato il patrimonio netto nelle sue componenti: 270 milioni di capitale sociale, riserva legale 54 milioni e riserva disponibile 87 milioni». Il presidente ha aggiunto di «non avere già in mente cosa fare di questa cifra, ma è una riserva disponibile». Cairo ha ricordato la strategia adottata: «Taglio dei costi ma non del personale e recupero di efficienza. Prezzo invariato, a differenza di quanto stabilito dai manager precedenti. Vogliamo aumentare le cose che facciamo e offriamo ai lettori». Il settimanale Oggi, ha sottolineato il presidente, «ha ribaltato la tendenza e nel 2017 ha aumentato le copie vendute in edicola del 10,5%, unico caso nel panorama italiano». Il presidente ha poi elencato le iniziative messe in campo finora: rilancio de L’ Economia con un incremento del fatturato pubblicitario di oltre il 50% e copie in più il lunedì, così come il martedì il nuovo inserto Buone Notizie, il giovedì il nuovo 7, che oggi compie un anno e ha visto una crescita pubblicitaria del 48%. Poi c’ è la nuova edizione locale del Corriere Torino, «il gruppo sta anche valutando nuove edizioni locali su cui stiamo puntando moltissimo», il rilancio di IO Donna ed entro fine maggio il venerdì uscirà un nuovo inserto sui piaceri della vita. «Stiamo anche studiando due nuovi giornali per i mercoledì del mese in cui non escono Style e Living». Molte le iniziative già avviate o in arrivo per la Gazzetta dello Sport. «Abbiamo rafforzato il sistema Corriere – ha sottolineato – vendiamo circa 300 mila copie, Repubblica poco più di 200 mila secondo i dati Ads». Quanto a un’ eventuale integrazione tra Rcs e Cairo Communication, il presidente ha risposto che «non è in questo momento all’ ordine del giorno. Non stiamo ragionando su questo tema perché non vediamo grandi elementi di beneficio da una fusione». L’ assemblea ha conferito a Deloitte l’ incarico di revisione legale dei conti per il 2018-2026 e nominato il collegio sindacale per il 2018-2020. Presidente è Enrico Maria Colombo, Marco Moroni e Paola Tagliavini sindaci effettivi, Piera Tula, Guido Croci e Maria Pia Maspes sindaci supplenti.
Gedi, Mondardini lasciaLaura Cioli è il nuovo amministratore delegato
Corriere della Sera
F. D. R.
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Cambio della guardia al vertice del gruppo Gedi, la holding a cui fanno capo i quotidiani «La Repubblica e «La Stampa». L’ amministratore delegato, Monica Mondardini, ha annunciato ieri le dimissioni. La manager resterà nel consiglio di Gedi come vicepresidente e manterrà la carica di amministratore delegato della Cir. «Dopo 9 anni ho deciso fosse venuto il momento di passare la gestione a un nuovo amministratore delegato» ha detto ieri la manager all’ assemblea dei soci di Gedi, che ha approvato il bilancio e rinnovato il consiglio. «Nove anni fa – ha spiegato il presidente della Cir, Rodolfo De Benedetti – abbiamo pensato che Monica Mondardini fosse la persona giusta per guidare il Gruppo Espresso in un momento molto delicato del settore dell’ editoria: i risultati dimostrano che è stata la scelta migliore che si potesse fare». Al suo posto arriva un’ altra donna, Laura Cioli, ex amministratore delegato di Rcs e attuale consigliere d’ amministrazione di Pirelli, Brembo e Ansaldo Energia. Laureata in ingegneria e con un master in business administration alla Sda Bocconi, Cioli ha ricevuto le deleghe operative dal nuovo consiglio che si è insediato ieri. Il board è composto da Marco De Benedetti, nominato presidente, John Elkann e Mondardini, vicepresidenti, Cioli, Rodolfo De Benedetti, Carlo Perrone, Giacaranda Caracciolo Falck, Alberto Clò, Agar Brugiavini, Elena Ciallié, Silvia Merlo, Luca Paravicini Crespi, Elisabetta Olivieri, Michael Zaoui e Luca Dini.
Mondardini: lascio un gruppo sano Al suo posto Laura Cioli come ad
La Repubblica
ALDO FONTANAROSA
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roma Dopo nove anni alla guida di Gedi, il gruppo editoriale proprietario anche di Repubblica, Monica Mondardini lascia la carica di amministratore delegato. Manterrà quella di ad della holding Cir, mentre al suo posto arriva Laura Cioli, cooptata ieri in consiglio e subito nominata nel nuovo incarico. « Dopo tre mandati ho ritenuto di non assumere l’ impegno di un ulteriore mandato nella convinzione che, dopo nove anni, sia naturale e opportuno che la gestione passi a un nuovo ad » , è il commento di Mondardini davanti all’ assemblea dei soci. La manager, che « resterà coinvolta nel futuro di Gedi » , diventa inoltre vicepresidente della società editoriale a fianco di John Elkann, socio del gruppo e anch’ egli nominato alla vicepresidenza. Tracciando il bilancio dei suoi anni in Gedi, Mondardini ricorda che il gruppo editoriale « ha sempre conseguito un risultato positivo, laddove il settore, nei sei gruppi quotati, ha accumulato perdite superiori ai 2 miliardi » . E ancora: « Abbiamo azzerato il debito di 280 milioni di fine 2008 e raggiunto a fine 2016 una posizione finanziaria netta positiva per 32 milioni di euro; abbiamo investito sul digitale, settore in cui siamo riconosciuti quali pionieri e leader; abbiamo realizzato infine la prima grande aggregazione dell’ ultimo decennio » , unendo il Gruppo Editoriale L’ Espresso a Itedi. Il percorso di questi nove anni ha portato tra l’ altro i quotidiani del gruppo a consolidare una forte leadership nelle due zone più ricche e produttive d’ Italia. I numeri citati da Mondardini in assemblea, con una diffusione media di 274 mila copie nel Nord Est e di 206 mila copie nel Nord Ovest e di 132 mila copie nel Centro Italia, secondo gli ultimi dati Ads, mostrano un distacco dal più diretto concorrente che a seconda dei casi va dal 50 al 100%. « Nove anni fa » , dice Rodolfo De Benedetti, presidente di Cir e consigliere di Gedi, « abbiamo pensato che Monica Mondardini fosse la persona giusta per guidare il Gruppo L’ Espresso in un momento molto delicato del settore dell’ editoria: i risultati dimostrano che è stata la scelta migliore che si potesse fare » . Sempre ieri il consiglio di amministrazione di Gedi ha approvato i risultati consolidati al 31 marzo 2018. I ricavi, pari a 155,8 milioni di euro, sono aumentati del 20,7% rispetto al primo trimestre del 2017 proprio grazie alla fusione tra Gruppo Espresso e Itedi (- 5,8% a perimetro equivalente). I ricavi pubblicitari sono cresciuti del 14,3% rispetto ai primi tre mesi del 2017. La raccolta è cresciuta del 4,4% sulle radio; dell’ 8,1% su Internet; del 9% sulla carta stampata. Il margine operativo lordo consolidato è stato pari a 11,4 milioni rispetto ai 13 nel primo trimestre del 2017. Il risultato netto consolidato è di 3 milioni a fronte dei 5 del primo trimestre 2017. © RIPRODUZIONE RISERVATA Dopo tre mandati è opportuno e naturale che la gestione passi a un nuovo manager Resterò coinvolta nel futuro del gruppo Gedi ha sempre conseguito risultati positivi mentre i sei editori quotati accumulavano perdite per oltre 2 miliardi Abbiamo azzerato il debito di 280 milioni Con l’ Espresso e Itedi abbiamo realizzato la più grande fusione dell’ ultimo decennio Alla Cir Monica Mondardini, ad di Gedi negli ultimi nove anni. I quotidiani del gruppo sono leader a Nord Est e Nord Ovest e nel Centro Italia.
Diritti tv: Mediapro congela i soldi, il prossimo campionato comincerà al buio?
La Stampa
TIZIANA CAIRATI
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Il rischio che i tifosi, il 19 di agosto, non vedano la prima giornata del prossimo campionato è quasi realtà. A far aumentare le incertezze è la guerra da Sky e Mediapro. La quale, dopo l’ istanza presentata dalla tv di Murdoch e accolta dal Tribunale di Milano, ha annunciato con una nota che presenterà la fideiussione da un miliardo più Iva dopo il pronunciamento del giudice Marangoni, che emetterà la sentenza del caso successivamente all’ udienza del 4 maggio. «La situazione giuridica creata pretestuosamente da Sky per difendere la sua posizione privilegiata nel mercato italiano, impedisce che la Lega possa garantire a Mediapro la piena ed incontrastata disponibilità dei Diritti Audiovisivi oggetto del Pacchetto – attaccano i catalani -. Mediapro fornirà le garanzie necessarie alla Lega quando potrà disporre di tali diritti». La faccenda, sempre più scivolosa, mette momentaneamente in ansia i club di A, che usano il denaro dei diritti tv per andare a scontare i ricavi in banca. Ma, una soluzione c’ è. Perché, nel caso in cui decidessero di creare insieme a Mediapro il canale della Lega, il colosso spagnolo annuncia che «presenterebbe nell’ immediato le garanzie richieste». [t.c.]
Quotidiani e tv locali negli Usa non hanno più le forze per fare i “cani da guardia” | Prima Comunicazione
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Quotidiani e tv locali negli Usa non hanno più le forze per fare i “cani da guardia”26/04/2018 | 15:03La crisi dell’ editoria mina la democrazia. Secondo quanto riporta Newsy in un servizio , sono sempre meno nella stampa locale i giornalisti che fanno da “watchdog”, cani da guardia, presso i parlamenti statali. In particolare, tra il 2003 e il 2014 sono stati tagliati 164 reporter incaricati di seguire l’ attività parlamentare nei singoli stati (-35%). Figure che ormai sono presenti, fulltime o partime, in meno di un terzo dei quotidiani Usa. Ancora peggio le tv locali: l’ 86% non ha un reporter assegnato a coprire le notizie dei Parlamenti locali nelle capitali.Pesa, secondo Newsy che cita dati Pew Research Center, la crisi dell’ editoria tradizionale: il numero di lettori di quotidiani negli Usa è precipitato in sedici anni da 115 milioni nel 2000 a 72 milioni e così i ricavi: da 59 miliardi (diffusione più raccolta) a 29 miliardi di dollari nel 2016. Il digitale non ha ancora colmato il gap. Le redazioni, tra tagli e ristrutturazioni aziendali, sono passate da 65mila giornalisti del 2004 ai 41 mila del 2015 (fonte: Pew Research Center).”Cosa succederà quando i cani da guardia non faranno più la guardia?”, conclude il servizio.Video correlati.
Gedi: Mondardini vicepresidente al fianco di John Elkann. De Benedetti: con lei 9 anni di successi | Prima Comunicazione
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Gedi: Mondardini vicepresidente al fianco di John Elkann. De Benedetti: con lei 9 anni di successiGedi: Mondardini vicepresidente al fianco di John Elkann. De Benedetti: con lei 9 anni di successi26/04/2018 | 15:46L’ assemblea straordinaria e ordinaria di Gedi gruppo editoriale di oggi ha visto presente il 65,65% del capitale. A dirlo è il presidente Marco De Benedetti. Come primo punto all’ ordine del giorno della parte straordinaria è stata approvata la modifica all’ articolo 15 dello statuto. Fra i punti all’ ordine del giorno della parte ordinaria dell’ assemblea ci sono la votazione del bilancio del 2017, la nomina del Cda e del collegio sindacale per gli esercizi 2018-2020.Monica Mondardini e John ElkannMonica Mondardini lascia la carica di amministratore delegato di Gedi. Al suo posto, su proposta fatta al Cda dal presidente Marco De Benedetti, arriva Laura Cioli. “Dopo nove anni – ha dichiarato Monica Mondardini al termine dell’ assemblea degli azionisti – ho deciso che fosse venuto il momento di passare alla gestione del gruppo Gedi ad un nuovo amministratore delegato. Resto coinvolta nel futuro di Gedi nella mia qualità di amministratore delegato di Cir e Consigliere della società”. Dopo il suo intervento, che ha ricordato come Gedi sia l’ unico gruppo ad aver sempre registrato risultati economici positivi dal 2008 al 2016 e che negli anni ha azzerato il debito di 280 milioni, ha preso la parola il presidente Marco De Benedetti che ha annunciato la proposta che verrà fatta al Consiglio di scegliere Laura Cioli come nuovo amministratore delegato e di nominare Monica Mongardini vicepresidente insieme a John Elkann.”Sono stati anni molto impegnativi, per le sfide che il settore ha affrontato e dovrà continuare ad affrontare – ha detto Monica Mondardini – Gedi ha saputo anticipare le evoluzioni e reagire nel modo più opportuno: è l’ unico gruppo che ha registrato sempre risultati economici positivi, dal 2008 al 2016 ha azzerato il proprio debito, che ammontava allora a 280 milioni di euro, ha investito nel digitale, in cui è pioniere e leader, ha realizzato la prima grande operazione di aggregazione editoriale nell’ ultimo decennio”. A questo punto il Presidente Marco De Benedetti, ha preso la parola, anche per conto dell’ azionista di controllo: “ringrazio Monica Mondardini per l’ eccellente lavoro svolto in questi lunghi anni, ricchi di successi e risultati, ottenuti nonostante un contesto di mercato estremamente difficile. Credo che Monica verrà ricordata per aver saputo portare avanti un processo di forte razionalizzazione creando nel contempo le basi per assicurare al gruppo sviluppo e leadership nelle sue nuove sfide nell’ editoria italiana. Comprendo la sua scelta e so di poter continuare a contare su di lei, anche se con un ruolo diverso. Proporrò al Consiglio, che a breve si riunirà, di nominarla Vicepresidente insieme a John Elkann. Proporrò inoltre come Amministratore delegato di GEDI Laura Cioli, che avrà nella mia persona e in tutto il Consiglio di amministrazione il supporto necessario per svolgere nel migliore dei modi il suo incarico”. Marco De Benedetti e Monica Mondardini, in vista della sua nomina, hanno rivolto i migliori auguri di buon lavoro a Laura Cioli, certi che saprà proseguire con successo l’ ambizioso cammino intrapreso da Gedi.”Nove anni fa abbiamo pensato che Monica Mondardini fosse la persona giusta per guidare il Gruppo Espresso in un momento molto delicato del settore dell’ editoria: i risultati dimostrano che è stata la scelta migliore che si potesse fare”. Lo ha dichiarato il Presidente di CIR Rodolfo De Benedetti a margine dell’ assemblea degli azionisti Gedi questa mattina a Roma. “La dottoressa Mondardini – ha aggiunto Rodolfo De Benedetti – ha assunto la gestione del gruppo nel 2009 proprio quando, da un lato la crisi economica e dall’ altro la trasformazione digitale, hanno iniziato a far sentire pesantemente i propri effetti sui ricavi delle aziende editoriali”. “Sotto la sua guida – ha spiegato il Presidente di Cir, azionista di controllo di Gedi – ha reagito con grande efficacia distinguendosi sul mercato con risultati economici sempre positivi, per le iniziative di sviluppo digitale che l’ hanno resa leader nel settore e per la grande operazione di integrazione con Itedi, che ha dato vita a Gedi, il principale gruppo italiano nella stampa quotidiana e multimediale, nonché una delle realtà più significative in Europa”. “Abbiamo condiviso in massima armonia la sua scelta di porre fine al mandato di amministratore delegato di Gedi – ha spiegato De Benedetti – Monica Mondardini, che lascia in Gedi un prezioso patrimonio di professionalità, cultura aziendale e visione strategica, continuerà comunque ad occuparsi di Gedi nella sua qualità di amministratore delegato dell’ azionista di controllo Cir e di vice presidente della società. Per lei quindi, a cui rivolgo il mio sentito ringraziamento, un nuovo ruolo che assicurerà continuità nell’ impegno di Cir in Gedi. Rivolgo a Laura Cioli i migliori auguri convinto che saprà proseguire il cammino intrapreso e potrà contare sempre sul nostro sostegno”.Trimestrale okIl gruppo Gedi (ex L’ Espresso) ha registrato nei primi tre mesi del 2018 ricavi per 155,8 milioni, (+20,7% rispetto allo stesso trimestre 2017 ma -5,8% a perimetro equivalente). Il margine operativo lordo è sceso a 11,4 milioni (13 milioni), l’ utile operativo a 6,6 milioni (da 9,6 milioni) e l’ utile netto a 3 milioni(da 5 milioni o 5,8 milioni a perimetro equivalente). Migliorato l’ indebitamento finanziario netto pari, al 31 marzo, a 110 milioni rispetto 115,1 milioni di fine 2017. Per quanto riguarda le prospettive di quest’ anno, “gli andamenti registrati nel corso del primo trimestre sono in linea con quelli che hanno interessato il settore ormai da anni; da segnalare qualche più positiva indicazione sulla pubblicità del secondo trimestre – si legge in una nota -. Per contrastare tali andamenti il Gruppo continua ad impegnarsi nel conseguimento di tutti i vantaggi derivanti dall’ operazione di integrazione con Itedi, nello sviluppo delle attività digitali” e nelle razionalizzazioni “volte a preservare la redditività in un mercato strutturalmente difficile”.Quanto ai fatti avvenuti dopo la fine del trimestre, il gruppo editoriale – il cui Cda si è riunito stamane a Roma sotto la presidenza di Marco Benedetti e ha approvato la trimestrale presentata dall’ Ad Monica Mondardini – rende noto che dieci giorni fa, il 16 aprile, la capogruppo Gedi Spa ha sottoscritto un finanziamento da 100 milioni, di durata quadriennale, con quattro primarie banche. Il contratto prevede il rispetto di un covenant, vale a dire un patto di natura finanziaria, basato sul rapporto tra indebitamento finanziario netto ed Ebitda (margine operativo lordo) e permette alla società di rifinanziarsi in vista del rimborso del prestito obbligazionario convertibile da 100 milioni emesso nel 2014 e in scadenza ad aprile 2019. Tornando ai risultati trimestrali – dei quali nella nota Gedi fornisce anche la variazione a perimetro equivalente dal momento che nello stesso periodo del 2017 non era ancora avvenuta l’ integrazione con Itedi (la società de La Stampa e del Secolo XIX dalla cui fusione con l’ Espresso è nata la stessa Gedi) – i ricavi diffusionali, pari a 71,7 milioni, sono cresciuti del 33% rispetto alo stesso periodo dell’ esercizio precedente mentre sono in flessione del 7,5% a pari perimetro, in un mercato che ha registrato un calo dell’ 8,5% delle diffusioni dei quotidiani. I ricavi pubblicitari sono invece cresciuti del 14,3% (-3,1% a perimetro equivalente) e, con riferimento ai mezzi del gruppo, la raccolta su radio è aumentata del 4,4%, quella su internet dell’ 8,1% (+2,6% a perimetro equivalente, in linea con l’ andamento del mercato) e la raccolta su stampa ha registrato un incremento del 9% (-7,7% a perimetro equivalente, leggermente migliore dell’ andamento del settore). I costi risultato superiori del 24,9% rispetto al primo trimestre del 2017 ma sono scesi del 3,2% a perimetro equivalente: diminuiti sia i costi fissi del personale (-1,9%) sia gli altri (-4%). L’ organico di Gedi, inclusi i contratti a termine, a fine marzo ammontava a 2.439 dipendenti e l’ organico medio del periodo a perimetro omogeneo è stato inferiore dell’ 1,7% rispetto al primo trimestre dell’ anno scorso.Mondardini, su Persidera accelerazione dipende da Tim”Il gruppo Telecom ha sollecitato l’ avvio del processo per la vendita della società Persidera, anche in relazione agli impegni assunti da Vivendì, questo processo è iniziato, non è ancora alla conclusione e sicuramente la minore o maggiore accelerazione del processo dipenderà molto anche dall&rsquoassetto di Telecom”. Lo ha detto Monica Mondardini, Ad di Gedi Gruppo editoriale, durante l’ assemblea degli azionisti. “Il nostro contratto e i rapporti con Telecom sono tali da proteggere gli interessi della società Gedi. Entro il 30 aprile non ci portano via niente. Se c’ è un processo di valorizzazione sarà interesse della società cedere il 30% (di Persidera, ndr), se no continueremo con questa partecipazione che ci dà un significativo dividendo”, ha concluso Mondardini.De Benedetti, contenzioso fiscale pesa su prezzo BorsaLa performance di Gedi Gruppo Editoriale, che per effetto dell’ onere fiscale (legato alla chiusura di un contenzioso con l’ Agenzia delle Entrate) ha chiuso il 2017 con un risultato netto consolidato negativo per 123,3 milioni “va vista e misurata tenendo conto di questo fatto specifico”. A dirlo è il presidente di Gedi, Marco De Benedetti, durante l’ assemblea degli azionisti aggiungendo che la performance degli ultimi 10 anni, “in cui non abbiamo mai chiuso un trimestre in perdita, da il senso della solidità dell&rsquoazienda”. Focalizzarsi solo sull’ impatto negativo della vicenda fiscale, “molto significativa e di 20 anni prima, credo non renda conto di quello che è una realtà dal punto di vista dei numeri della società”, ha continuato De Benedetti. “Questo è uno degli elementi che ha avuto impatto sul prezzo di Borsa, sono convinto che le attuali quotazioni non corrispondono al valore della società, il prezzo di Borsa è stato influenzato da una serie di eventi e questo è quello più importante. Siamo i primi a essere preoccupati del prezzo di Borsa, ma lo sforzo c’ è e continuerà ad esserci, per fare quello che è giusto nell&rsquointeresse della società nel medio-lungo periodo e questo verrà riflesso nel tempo sul prezzo di Borsa”, ha concluso De Benedetti. (ANSA).A valle del processo di integrazione, il Gruppo Gedi risulta così articolato: In tre business units editoriali- Stampa Nazionale (La Repubblica, L’ Espresso e altri periodici), affidata al dott. Corrado Corradi;- GEDI News Network (La Stampa e i giornali locali) ,affidata all’ ing. Vanetti, al dott. Marco Moroni e all’ ing. Scanavino;- Radio (Radio Deejay, Radio Capital, m2o), affidata al dott. Carlo Ottino; In tre aree operative, che supportano trasversalmente l’ intero gruppo- GEDI Digital (sviluppo e marketing prodotti digitali di Gruppo e non), affidata al dott. Massimo Russo;- Manzoni (concessionaria per la raccolta pubblicitaria per il Gruppo e per terzi), affidata al dott. Massimo Ghedini;- GEDI Printing ( produzione industriale, con 8 siti produttivi collocati nelle principali aree di distribuzione dei quotidiani del Gruppo), affidata all’ ing. Pierangelo Callegari.Nel 2017, l’ andamento dell’ attività è stato positivo.Il fatturato consolidato è ammontato a 634 milioni di euro, in aumento del 8% rispetto al 2016. L’ incremento fa seguito all’ integrazione di ITEDI a partire da metà anno; senza ITEDI il fatturato sarebbe stato in linea con quello del 2016.I ricavi da diffusione sono ammontati a 202 milioni di euro, in leggera crescita (+0,8%) rispetto a quelli dell’ esercizio precedente; a perimetro equivalente sono scesi del 7%, in un mercato che ha registrato una contrazione delle diffusioni dei quotidiani del 9%.I ricavi pubblicitari, pari a 390 milioni di euro, sono cresciuti del 13,7% rispetto al 2016; anche senza ITEDI, la raccolta è cresciuta, grazie ai contratti di concessione di terzi. La raccolta sui mezzi del gruppo è scesa del 3,3%, con la radio in crescita del 5,0%, internet del 2,3% e la stampa in flessione del 7,3% a perimetro equivalente, in linea con l’ andamento generale dei quotidiani.I costi, esclusi gli opzionali e le concessioni di terzi, sono cresciuti dell’ 1,4%, molto meno del fatturato e sono scesi del 5,4% a perimetro equivalente; il gruppo ha proseguito nelle attività di razionalizzazione che hanno consentito sempre, nel corso degli ultimi anni, di adeguare la struttura del gruppo all’ evoluzione non favorevole del mercato.Il margine operativo lordo consolidato è stato pari a 53,2 milioni di euro ed è cresciuto significativamente rispetto al 2016 (43,7 milioni di euro).Il risultato operativo consolidato è stato pari a 28,7, in crescita rispetto ai 22,4 milioni del 2016.Il risultato netto consolidato, per effetto dell’ onere fiscale , è stato negativo per 123,3 milioni , ma, escludendo tale onere, è stato positivo per 19,9 mn .Articoli correlati.
Facebook compra una pagina sui quotidiani per annunciare nuove norme sulla privacy | Prima Comunicazione
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Facebook compra una pagina sui quotidiani per annunciare nuove norme sulla privacyFacebook compra una pagina sui quotidiani per annunciare nuove norme sulla privacy26/04/2018 | 16:47Dopo i consigli anti fake news, Facebook torna a scegliere i giornali per parlare con i suoi utenti. Questa volta l’ occasione è data dall’ entrata in vigore del nuovo regolamento generale Ue sulla protezione dei dati (Gdpr), che diventerà effettivo dal prossimo 25 maggio.”Il nuovo regolamento europeo garantirà una migliore protezione dei tuoi dati”, ha scritto il social a piena pagina su alcune testate nazionali.La pagina firmata da Facebook su alcuni quotidiani nazionaliFra le novità, ricorda Facebook, “ti verrà chiesto di rivedere le modalità con le quali possiamo utilizzare i tuoi dati personali. Potrai inoltre accedere, scaricare ed eliminare i tuoi dati in qualsiasi momento”.Non è la prima mossa che il socialstatunitense ha messo in atto sul fronte della privacy. La scorsa settimana ha annunciato infatti di aver introdotto una sorta di parental control per gli under 15 , oltre ad aver reso opzionale il riconoscimento facciale.Articoli correlati.
L'articolo Rassegna Stampa del 27/04/2018 proviene da Editoria.tv.