Indice Articoli
In Europa Whatsapp vietato ai minori di 16 anni
Comcast sfida Murdoch e lancia l’ offerta per Sky
Sky, Comcast offre 25 miliardi
Comcast contro Murdoch e DisneyOfferta su Sky, battaglia per la pay-tv
Chessidice in viale dell’ Editoria
Giornali locali, Veneto affollato
La Comcast sfida Murdoch Super offerta per comprare Sky
I consiglieri Sky mollano Murdoch: meglio farsi comprare da Comcast
Diritti tv, la serie A punta ad arrivare a 1,5 miliardi
PERCHÉ I SOCIAL NON CANCELLANO I POST DELL’ ODIO
Il rapporto: “Troppi giornalisti scortati. E i 5S preoccupano”
«Libertà di stampa a rischio per colpa dei Cinquestelle»
In Europa Whatsapp vietato ai minori di 16 anni
MF
CARLO BRUSTIA
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Whatsapp ha aumentato l’ età minima per utilizzare il suo servizio da 13 a 16 anni in Europa. Per tutti gli altri utenti nel mondo resta a 13 anni. La decisione rientra nell’ ambito di un aggiornamento dei termini di servizio di Whatsapp (controllata da Facebook) e fa parte dei provvedimenti presi in vista del nuovo Regolamento Europeo sulla Privacy (Gdpr) che sarà pienamente effettivo dal 25 maggio. Progressivamente nei prossimi giorni la popolare app di messaggistica chiederà agli utenti europei di confermare di essere almeno sedicenni quando dovranno approvare i nuovi termini di servizio e l’ informativa sulla privacy emanate da una nuova entità, Whatsapp Irlanda, anche se non è chiaro come sarà verificata l’ età. Intanto ieri Antonio Tajani, presidente del Parlamento Ue, ha detto che una web tax europea è necessaria perché «i giganti del web siano soggetti alle stesse regole previste per le altre imprese». Tajani ambisce a una tassazione per le piattaforme del web «dove creano valore», che «consentirebbe di aumentare notevolmente il bilancio Ue senza gravare sui cittadini». (riproduzione riservata)
Comcast sfida Murdoch e lancia l’ offerta per Sky
Il Sole 24 Ore
Marco Valsania
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new york Comcast scende in campo con un’ offerta formale da 31 miliardi di dollari – pari a 22 miliardi di sterline – per la pay tv satellitare europea Sky. Un’ offerta, finora avanzata dietro le quinte, che adesso lancia invece pubblicamente il guanto di sfida a Rupert Murdoch, impegnato a conquistare la quota del 61% di Sky non ancora sotto il suo controllo. E che, se avrà successo, potrebbe rafforzare significativamente la mano di Comcast in una più grande partita parallela con in palio il drammatico riassetto dei media globali: il duello per strappare non solo Sky ma tutti gli asset nello spettacolo dell’ impero di Murdoch, la 21st Century Fox, alla fusione con la rivale americana Disney. La pay tv britannica, davanti alla proposta che Comcast ha rivendicato essere del 16% superiore a quella di Murdoch, ha subito riaperto i giochi: ha immediatamente strappato precedenti accordi sul takeover da parte di Murdoch e indicato che il suo board ritirerà la raccomandazione a favore di un «deal» con Fox. Le mosse appaiono preludio di ulteriori manovre e guerre delle offerte. Murdoch ha fatto sapere di voler tuttora perseguire con determinazione l’ intera Sky. Mentre il titolo dell’ operatore satellitare è lievitato rapidamente del 2% nel segno che gli stessi investitori scommettono sulla possibilità di ulteriori rilanci sul prezzo. Per dimensioni e leadership europea nel settore dei media, Sky è da sola una preda preziosa. Ma Comcast coltiva ben altre ambizioni. Si era vista respingere in dicembre una proposta di rilevare le attività nell’ entertainment di Fox, un tesoro di contenuto e distribuzione fatto di case di produzione cinematografiche e televisive, reti via cavo e asset internazionali quali le quote in Star India e, appunto, in Sky. Era stata una bocciatura mal digerito da Brian Roberts, erede del fondatore e amministratore delegato del colosso, avvenuta nonostante la sua avance fosse più generosa di quella rivelatasi vincente effettuata da Disney. Fox, con Murdoch che aveva deciso di dichiarare la fine dell’ impero familiare e transitarlo verso un merger che ne garantisse futura crescita, aveva poi citato preoccupazioni antitrust nello spiegare le ragioni della scelta caduta su Disney. Ora, qualora si impadronisse di Sky Comcast potrebbe aumentare la pressione sugli azionisti di Fox perché riconsiderino le ragioni della sua offerta sull’ intero gruppo, respingendo la fusione con Disney che arriverà ad un voto nell’ assemblea dei soci quest’ estate. Disney ha dalla sua la forza del marchio, al quale ha ridato lustro la leadership di Bob Iger. Ma Comcast è ormai assurto a protagonista assoluto nelle infrastrutture e nel content nei media – compresi i nuovi media di Internet – un ruolo evidenziato dall’ ultimo bilancio trimestrale caratterizzato da profitti lievitati del 21% a 3,1 miliardi e da entrate salite dell’ 11% a 22,79 miliardi. I vertici della società hanno inoltre già avviato contatti con grandi azionisti di Fox, quali il fondo britannico attivista Tci. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Sky, Comcast offre 25 miliardi
Italia Oggi
ANDREA SECCHI
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Comcast vuole ufficialmente acquisire il gruppo Sky per 22 miliardi di sterline in contanti (25,2 mld di euro). La notizia dell’ offerta era già stata diffusa a febbraio, ma doveva ancora passare al vaglio degli azionisti. Adesso è stata formalizzata e il primo risultato è che il comitato indipendente di Sky ha deciso di ritirare la raccomandazione ai propri azionisti ad aderire all’ offerta della 21st Century Fox di Rupert Murdoch e ha dichiarato nullo l’ accordo di cooperazione sull’ acquisizione fatto a dicembre. Murdoch, infatti, voleva comprare il 61% del capitale che ancora non possiede nell’ operatore satellitare mettendo sul piatto 10,75 sterline per azione, mentre l’ offerta di Comcast è di 12,5 sterline per azione, ovvero il 16% in più. Nel pacchetto proposto da Comcast ci sono anche assicurazioni su Sky News, il canale di informazione su cui si è soffermata l’ attenzione dell’ Antitrust inglese nella valutazione dell’ offerta di Murdoch, già proprietario di quotidiani nel Regno Unito. Secondo la Cma, infatti, sarebbero sorti problemi di pluralismo. Per questo Comcast ha anche fatto sapere che garantirà l’ operatività di Sky News almeno per dieci anni e che il canale avrà indipendenza editoriale. È probabile quindi che nei prossimi mesi si assisterà a nuove mosse nella battaglia per il controllo di Sky, con Fox che ha già annunciato che non mollerà l’ osso e non si ritirerà. L’ offerta di Comcast, che peraltro arriva contemporaneamente alla trimestrale con utile in aumento del 21% e ricavi di NbcUniversal a 9,5 miliardi di dollari (+21%, pari a 7,8 mld di euro), potrebbe inoltre essere soltanto una parte del disegno complessivo. L’ operatore americano aveva già cercato di acquisire gli asset dell’ intrattenimento della 21St Century Fox attualmente diretti verso Disney per 52,4 miliardi di dollari (43 mld di euro). Dal momento che il deal con Disney non si è però ancora concluso, il ceo di Comcast Brian L. Roberts potrebbe tornare alla carica con la sua offerta anche in questo caso più alta del 16%. Finora Fox aveva giudicato un accordo per la vendita a Comcast troppo rischioso dal punto di vista regolamentare. All’ orizzonte ci sarebbe potuto essere l’ obbligo di dismettere diversi asset, cosa che avrebbe ridotto il valore della transazione e a nulla è valso l’ impegno da parte di Comcast di farsi carico di parte degli oneri relativi ai vincoli antitrust e di accettare correttivi come quelli proposti per At&t e Time Warner. Per il momento, comunque, nel mirino c’ è Sky, grazie al quale Comcast potrebbe aumentare i ricavi internazionali dal 9 al 25% del totale di gruppo. Roberts a febbraio aveva inoltre parlato di «molte opportunità sul lato dei contenuti di lingua inglese», mettendo insieme i creativi della Nbc e il team di Sky, oltre a poter avere sinergie su distribuzione di film e tecnologia. «Crediamo da tempo che Sky sia una società fuoriclasse», ha detto il ceo questa volta, «un ottimo complemento per Comcast. Sky sarà la nostra piattaforma per crescere in Europa». © Riproduzione riservata.
Comcast contro Murdoch e DisneyOfferta su Sky, battaglia per la pay-tv
Corriere della Sera
Giuseppe Sarcina
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DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON L’ offerta di Comcast ora è ufficiale. Il duello su Sky è aperto. Brian Roberts, amministratore delegato del primo operatore via cavo degli Stati Uniti, conferma l’ interesse per il 100% della pay tv. E’ pronto a pagare 12,50 sterline ad azione, per un investimento complessivo potenziale di 22 miliardi di sterline. E’ un rilancio netto rispetto alle 10,75 sterline per titolo, proposte nel dicembre 2016 da 21st Century Fox, il gruppo controllato da Rupert Murdoch. I vertici di Sky hanno accolto con favore la mossa di Comcast e ritirato la «raccomandazione» agli azionisti di aderire all’ invito di Murdoch. Tutto ciò nonostante Fox abbia già in portafoglio il 39% del capitale. Segno che sono in corso manovre su scala globale condotte dai big delle telecomunicazioni e dalle grandi case di produzione. Ora contano i piani industriali e gli investimenti per reggere una competizione globale tra poche multinazionali. Il gruppo Murdoch ha fatto sapere che valuterà un ulteriore rialzo dell’ offerta. Ma è chiaro che il tycoon dovrà confrontarsi anche con i vertici di Walt Disney, cui ha venduto il 17 dicembre 2017 la divisione cinema, le tv via cavo e tutta la parte del business internazionale di 21st Century Fox. Nel pacchetto è compresa anche la quota del 39% di Sky. E’ possibile che sia proprio Walt Disney a spingere per la contromossa. Vedremo. Intanto i piani del magnate australiano sono imbrigliati anche dalle Autorità britanniche. L’ Office of Communications (l’ Autorità dell’ editoria) e la Competition and markets Authority di Londra hanno opposto una serie di obiezioni: con il controllo pieno di Sky, Murdoch acquisirebbe troppa influenza sui media britannici. La sua holding, News Corp, pubblica diversi quotidiani, compresi «The Times», «Sun», «Sunday Times» e, negli Stati Uniti, «The Wall Street Journal». Le istituzioni di controllo hanno chiesto a Murdoch di «rimediare» ai rischi collegati alla posizione dominante. Ma c’ è ormai poco tempo: la scadenza è fissata per il 1 maggio. La famiglia Murdoch aveva deciso di compattare il business, concentrandosi sulle tv a pagamento e puntando soprattutto su «news» e «sport». Ma ora si trova di fronte Comcast, quartier generale a Philadelphia, un grande gruppo delle tlc che ha già cominciato a diversificare gli interessi. Nel 2011 aveva comprato la Nbc Universal, un contenitore di network televisivi e produzioni cinematografiche (Universal Pictures). A Comcast fanno capo i canali americani «Nbc», «Cnbc» e «Msnbc», più diversi parchi a tema. L’ acquisizione di Sky, sede centrale a Grant Way, Londra, è la logica continuazione di questo percorso: fatturato di circa 14,7 miliardi di euro, 31 mila dipendenti , 22,4 milioni di abbonati distribuiti tra Regno Unito, Germania, Austria, Irlanda e, appunto Italia, la seconda piazza con 4,8 milioni di sottoscrittori e ricavi per 2,7 miliardi di euro. Sarà una battaglia aperta, senza cordate da una parte e dall’ altra. Basta dare un’ occhiata al tabellino ufficiale degli azionisti di Sky. Dopo il 39% in mano a 21 Century Fox, l’ elenco comprende una serie di grandi fondi di investimento con quasi il 26% del capitale. Nella lista spiccano il 6,18% degli svizzeri di Ubs (Investment Management), il 4,58% di The Baupost Group di Boston, il 3,16% dei britannici di Hsbc Global Asset Management. Da ultimo si è rafforzato anche l’ hedge fund Elliott, azionista tra l’ altro di Tim, con una quota intorno al 3%. Il flottante in Borsa è pari al 35%.
Chessidice in viale dell’ Editoria
Italia Oggi
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Viacom, risultati in chiaroscuro ma Paramount recupera. Il gruppo americano dei media Viacom, proprietario di canali televisivi come Mtv, Comedy Central e Nickelodeon, ha reso noti risultati in chiaroscuro nel secondo trimestre fiscale ma ha assicurato che è in atto il recupero dello studio cinematografico Paramount. La società ha registrato un utile netto più che raddoppiato sull’ anno, a 256 milioni di dollari (210,1 mln di euro). I ricavi sono scesi del 3,3% a 3,15 miliardi di dollari (2,58 miliardi di euro), a fronte dei 3,26 mld di dollari (2,68 miliardi di euro) di un anno prima principalmente a causa degli introiti pubblicitari stagnanti. Viacom prevede per l’ anno fiscale 2018 tagli dei costi da più di 100 milioni di dollari e vuole concentrarsi nuovamente su Paramount Studios e sei canali televisivi considerati strategici nel bel mezzo della trasformazione del panorama audiovisivo americano. Il segmento cinematografico ha registrato un calo del fatturato del 17% a 741 milioni di dollari (608 mln di euro), a causa dell’ assenza di blockbuster al box office. Ma lo studio Paramount, che ha venduto anche film a Netflix e gli ha ceduto i diritti internazionali, è tornato alla redditività. La divisione media ha registrato un aumento dei ricavi dell’ 1% a 2,43 miliardi di dollari (1,99 mld di euro). Mediaset, per gli analisti Equita conti 2017 inferiori alle attese. Mediaset ha chiuso ieri in sostanziale pareggio a 3,274 euro la seduta di Borsa dopo una mattinata in perdita. I risultati del 2017 diffusi martedì, a detta di Equita Sim, sono stati «inferiori alle attese»: i ricavi, l’ ebitda, l’ ebit e l’ utile netto hanno infatti deluso le aspettative degli analisti. Gli esperti dopo i conti hanno ridotto la stima di utile rettificato 2018 del 3% e quella del 2019 dell’ 1%. Equita Sim sottolinea che «il mercato nel primo trimestre è rimasto incerto a causa delle elezioni» mentre nel mese di aprile «si starebbe normalizzando (performance di Mediaset in linea col mercato). Grazie al lancio di 2 canali tv e alla World Cup, la società si attende di crescere più del mercato nel 2018. È atteso un impatto di 60-70 milioni sull’ Ebit 2019 grazie al contratto con Sky (in linea con le stime)». Gli esperti mantengono una raccomandazione neutral sul titolo in quanto «il mercato pubblicitario rimane incerto nel primo trimestre; Vivendi ha una quota del 29,9% che potrebbe creare un significativo overhang se abbandonasse il progetto di creare un media player in Sud Europa». YouTube rimuove 8 milioni di video in tre mesi. YouTube ha cancellato circa 8 milioni di video per violazioni della sua policy negli ultimi tre mesi del 2017, ha riferito la piattaforma di Google in un rapporto. Di questi, 6,7 milioni sono stati individuati da sistemi automatici, non da persone. E 5 milioni sono stati eliminati prima ancora che qualcuno li visualizzasse. Per il sito questa è la dimostrazione che i software di machine learning introdotti dal giugno 2017 e usati per individuare contenuti inappropriati stanno funzionando. Il machine learning è una branca dell’ intelligenza artificiale basata sull’ apprendimento automatico cioè su algoritmi che imparano dai dati e dall’ esperienza, migliorandosi nel tempo. Ora più di metà dei video che sono rimossi per estremismo violento hanno meno di 10 visualizzazioni. Tuttavia YouTube ha spiegato di avere ancora bisogno di una squadra interna di persone che si occupino di verificare i video segnalati dal software. Come Facebook e Twitter, YouTube è da tempo sotto la lente dei governi per la presenza di contenuti terroristici, estremisti, violenti e propagandistici, oltre che per lo spam. Sinclair venderà stazioni tv a Standard Media e Meredith. Sinclair Broadcast venderà 23 stazioni televisive, alcune di sua proprietà e altre di Tribune Media, in 18 mercati per cercare di ottenere l’ approvazione governativa all’ acquisizione da 3,9 miliardi di dollari di quest’ ultima. Tra gli acquirenti delle stazioni vi sono Standard Media Group, Meredith, Howard Stirk e Cunningham Broadcasting, oltre ad altre parti il cui nome non è stato rivelato. Standard Media acquisirà nove stazioni al costo di 441,7 milioni di dollari (362,5 milioni di euro), mentre Meredith ne comprerà una dal valore di 65 milioni di dollari (53,3 milioni di euro). Dopo il completamento della vendita, Sinclair possiederà 215 stazioni in 102 mercati. Quella newyorchese di WPIX-TV, di cui era stata precedentemente annunciata la vendita, rimarrà di proprietà della società statunitense di telecomunicazioni. Gawker.com, Thiel si ritira dal processo di vendita. L’ investitore miliardario Peter Thiel ha accettato di non acquisire Gawker.com, ex blog di gossip, al fine di evitare un possibile processo legale. L’ accordo fra la società del ricco imprenditore, Thiel Capital, e i consulenti che si occupano della liquidazione di Gawker Media (la compagnia ha dichiarato un anno e mezzo fa la bancarotta e venduto la maggior parte delle sue attività) è stato siglato in un tribunale fallimentare di New York e metterà fine alla controversia. Thiel ha accettato di ritirarsi dal processo di vendita della società e di fornire a un eventuale acquirente un documento legale riguardante gli articoli contenuti nell’ archivio di Gawker. L’ estromissione dal deal del miliardario non è casuale. Un anno e mezzo fa la società ha dichiarato la bancarotta per non essere stata in grado di pagare 140 milioni di dollari, una sanzione imposta al gruppo editoriale per aver violato la privacy della star Hulk Hogan. Solo in seguito si è poi scoperto che Thiel aveva finanziato la causa legale promossa dalla star.
Giornali locali, Veneto affollato
Italia Oggi
MARCO A. CAPISANI
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C’ è la Lombardia che vale 182,3 mila in copie di quotidiani locali tra edizioni cartacee e digitali. Ma ancora prima c’ è il Veneto con le sue 203,8 mila copie. A seguire arriva l’ Emilia Romagna a quota 169,2 mila copie, sempre secondo le ultime rilevazioni Ads di febbraio scorso confrontate con lo stesso mese del 2017. La Sicilia è la prima regione del Sud a qualificarsi con 85,1 mila copie. Insomma, in un periodo in cui sembra ci sia una riscoperta della raccolta locale (anche se spesso da parte di editori nazionali con singole edizioni specifiche per territori), ecco la mappa dei mercati editoriali, regione per regione, che tirano di più almeno a livello diffusionale. Per esempio a ridosso della Sicilia fa capolino il Trentino Alto Adige sulle 79,7 mila copie diffuse. Ma con appena due testate (Qn-Nazione e Tirreno) la Toscana arriva a sfiorare le 111 mila copie. Da considerare infatti ci sono sia l’ estensione delle regioni sia soprattutto il numero di testate fiorite e ancora sul mercato (oltre al fatto che giornali come Stampa e Messaggero riferiscono ad aree geografiche precise, rispettivamente Piemonte e Lazio, ma hanno una rilevanza più nazionale e quindi non sono state conteggiati). In particolare, in Lombardia, i quotidiani locali sono 7 da Qn-Giorno alla Gazzetta di Mantova. In Veneto arrivano anche a 8: Arena, Corriere delle Alpi, Gazzettino, Giornale di Vicenza, Mattino di Padova, Messaggero Veneto, Nuova di Venezia e Mestre, Tribuna di Treviso. Tra le regioni più affollate anche l’ Emilia Romagna (6 in tutto i quotidiani presenti). Senza testate con una sede di giornale nei propri confini rimangono solamente Valle d’ Aosta, Molise e Basilicata. Alcune regioni, tra cui la Calabria, hanno testate interregionali come il Quotidiano del Sud. A guardare però i singoli casi la crisi di copie che colpisce le pubblicazioni nazionali non risparmia nemmeno quelle locali. Hanno il segno negativo davanti, per esempio, il Centro giù del 10%, il Mattino del 9,3%, Qn-Nazione dell’ 8,6%, il Corriere Adriatico del 7,8%, la Gazzetta di Reggio del 6,6% così come il Giornale di Sicilia, l’ Unione Sarda del 5,8%, Provincia di Cremona del 4,5%, Qn-Giorno del 3,3%, Messaggero Veneto del 2,8% e Adige dello 0,9%. Complessivamente i quotidiani locali muovono oltre 1,1 milioni di copie carta+digitale su un totale comprensivo delle testate nazionali pari a più di 2,9 milioni di copie carta+digitale. Nel giro di un anno però, da febbraio a febbraio, le pubblicazioni locali hanno contratto del 19,8% (variazione negativa che si contiene a un -7,1% considerando tutti i quotidiani monitorati in Italia da Ads). Sempre da febbraio 2018 rispetto a febbraio 2017 (seppur con perimetri di rilevazioni parzialmente differenti sulle copie digitali multiple che non c’ erano nel periodo esaminato del 2017), un solo sparuto gruppo di giornali è in crescita come Quotidiano di Sicilia (+75,8% sulle 11,5 mila copie), il Tempo (+4,2% con 17 mila copie), il Corriere Umbria e gli altri 4 Corrieri del gruppo Angelucci (+2,3% sulle 10,6 mila copie), Nuova di Venezia e Mestre (+1,1%, 8.600). Stabile Dolomiten (a quota 41,3 mila copie). Da ricordare, infine, che c’ è anche chi torna in edicola: è il caso del Telegrafo, testata di Livorno (1.400 copie carta+digitale) come il Tirreno, rieditata ora dalla Poligrafici Editoriale di Quotidiano Nazionale Qn, Giorno, Nazione e Resto del Carlino. © Riproduzione riservata.
La Comcast sfida Murdoch Super offerta per comprare Sky
La Stampa
FABIO DE PONTE
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Comcast, il colosso della tv via cavo statunitense, lancia la sfida a Rupert Murdoch e offre 22 miliardi di sterline (quasi 31 miliardi di dollari) per l’ acquisto di Sky, pari a 12,5 sterline per azione, il 16% in più rispetto all’ offerta di 10,75 sterline messa sul piatto da Fox lo scorso dicembre. La vicenda è complicata. Rupert Murdoch, attraverso la Fox, che già detiene il 39% di Sky, vorrebbe mettere le mani su quel 61% dell’ azienda di produzione e trasmissione televisiva britannica di cui non è già in possesso. Ma questo ha attirato l’ attenzione della Competition and Markets Authority, l’ autorità britannica che si occupa di concorrenza, preoccupata della eccessiva morsa del magnate australiano sulle news nel Regno Unito, visto che già controlla, oltre a Fox, News Uk, il Times, il Sun e la stazione radio TalkSport. Murdoch è impegnato poi anche a chiudere l’ intesa raggiunta a dicembre scorso con la Disney, che pagherà 52,4 miliardi di dollari per rilevare proprio buona parte di Fox. La quadratura del cerchio, nei piani del re dei media, era spostare la parte news di Sky in una società indipendente da mettere sotto l’ ombrello della Disney, sfruttando la nuova alleanza. A rompere le uova nel paniere ora si è presentata Comcast, il maggiore operatore via cavo degli Stati Uniti, proprietario tra le altre cose di Nbc, Cnbc e della Universal Picture. I membri indipendenti (dalla galassia Murdoch) del board di Sky, che in un primo tempo avevano invitato gli azionisti ad accettare la proposta di Fox, suggeriscono ora di aspettare: per il momento meglio «non agire». Insomma con la discesa in campo di Comcast si profila un lungo braccio di ferro dagli esiti imprevedibili. Per il gigante televisivo americano mettere le mani su Sky significherebbe allargare non poco gli orizzonti, e mettere a segno sinergie da 500 milioni di dollari l’ anno. Resta da vedere la contromossa di Murdoch, che dovrà decidere se aumentare l’ offerta di Fox e ingaggiare una guerra con Comcast a suon di rilanci. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.
I consiglieri Sky mollano Murdoch: meglio farsi comprare da Comcast
Libero
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L’ unica cosa sicura è che le previsioni, almeno per ora, si sono rivelate sbagliate. E non di poco. Il ribaltone elettorale in Italia non ha prodotto il temuto attacco ai nostri titoli di Stato. Anzi, a giudicare dall’ andamento dello spread con il Bund tedesco, i Btp sembrano godere di ottima salute: la forbice tra i rendimenti è scesa ieri a 111 punti, i minimi da due anni. Ma stavolta, avevano ammonito gli esperti, l’ attacco al Bel Paese non sarebbe passato dai Bot, protetti dallo scudo di Mario Draghi, bensì dalle banche, l’ anello debole del sistema, cariche di sofferenze. Falso: l’ indice del settore veleggia in Piazza Affari ai massimi da tre anni. Non solo. Dall’ inizio di gennaio il guadagno medio è del 15%, molto meglio del resto d’ Europa ma anche dell’ indice generale di Milano, a sua volta in testa tra le Borse del pianeta. Ma adesso? Fino a quando può durare lo stato di grazia della finanza italiana? Non c’ è il rischio di andare incontro a brutte sorprese? Domanda di particolare attualità alla vigilia della riunione della Bce di oggi. Mario Draghi, salvo improbabili sorprese, terrà duro di fronte alla Bundesbank, che chiederà di annunciare la data di uscita dal programma di acquisti di titoli, il principale segreto per la tenuta del debito di casa nostra. Non è questa, del resto, l’ unica preoccupazione del banchiere romano, alle prese con le turbolenze innescate dalla politica monetaria di Donald Trump che promettono novità anche per i nostri risparmi. Vediamo perché. Il rendimento dei Treasury Bond decennali è risalito in questi giorni oltre la soglia del 3%, come non accadeva dal gennaio 2014. La ragione principale sta nella paura di un ritorno dell’ inflazione più rapido del previsto. In parte un fenomeno atteso e gradito, perché corrisponde ad un aumento delle buste paga, in parte temuto perché mette sotto pressione i prezzi dei titoli azionari, che rischiano di diventare meno appetibili del reddito fisso. A complicare il quadro contribuisce la politica fiscale espansiva di Washington: l’ aumento del deficit impone al Tesoro Usa di emettere nuova carta (94 miliardi di dollari la scorsa settimana) con rendimenti più alti. Il risultato? Probabilmente la stagione più fortunata di Wall Street è ormai alle spalle. Meno azioni, dunque. Ma anche un progressivo, imponente flusso di denari verso i mercati monetari Usa. La prima conseguenza è stato il rafforzamento del dollaro nei confronti di tutte le valute, compreso l’ euro. È questo il jolly in mano a Draghi: una stretta monetaria europea farebbe schizzare l’ euro alle stelle, con grave danno per l’ export tedesco. Nel frattempo, però, i capitali gestiti dai fondi pensione e dalle grandi tesorerie lasciano i Bund, che rendono uno striminzito 0,65% per puntare sull’ area dollaro: i titoli del Tesoro Usa a due anni rendono oggi attorno al 2,5%. Chi li ha comprati a settembre, quando rendevano l’ 1,26%, ha senz’ altro fatto l’ affare dell’ anno. Il costo del denaro, insomma, è destinato a salire, ma la Bce ha in mano le carte per governare la salita, specie per i Paesi della cosiddetta periferia (Italia, Portogallo, Spagna) che addirittura potrebbero ridurre il distacco dalla finanza tedesca. Che fare, perciò? Ridurre la propensione al rischio, innanzitutto. La Borsa italiana offre un’ ampia selezione di azioni con una cedola pari o superiore al 3%. Sul fronte obbligazionario evitare le scadenze lunghe o lunghissime, le uniche che per ora possono garantire un rendimento degno. Semmai, vale la pena di dare uno sguardo alle materie prime, a partire dal petrolio, in grande effervescenza. Si può investire una parte (non grande) dei risparmi in un fondo indice che magari comprenda petrolio, gas, rame e pure cereali. Sul sito di Borsa italiana gli interessati possono trovare elenco ed indirizzi. riproduzione riservata ANTONIO SPAMPINATO C’ è voluto poco al comitato indipendente di Sky per girare le spalle a Rupert Murdoch. Ieri mattina Comcast ha formalizzato l’ offerta di acquisto da 22 miliardi di sterline (25 miliardi di euro), pari a 12,5 sterline per azione, per la tv satellitare britannica e poche ore dopo il comitato ha annunciato che ritirerà il suo sostegno all’ offerta concorrente, quella del colosso statunitense 21st Century Fox di Murdoch che già controlla Sky ma che vorrebbe acquisire il 61% del capitale di cui non è già in possesso. D’ altra parte al portafoglio non si comanda. La Fox del magnate australiano voleva rastrellare i titoli dell’ emittente britannica a 10,75 sterline per azione. Poi però si è fatta avanti Comcast, che negli Stati Uniti controlla la televisione via cavo, offrendo il 16% in più. È vero che la Fox di Murdoch ha già il 39% di Sky, ed è vero che il figlio dell’ editore del Times e del Sun, James Murdoch, è sia presidente di Sky che amministratore delegato di Fox, ma il comitato si chiama indipendente non per niente. LA LETTERA Comcast offre tanti soldi in più e così il team pagato per fare gli interessi degli azionisti, non solo di quelli di controllo, hanno preso carta e penna: «In considerazione di questo annuncio di una offerta più alta, il comitato indipendente ritira la sua raccomandazione del 15 dicembre 2016 di accettare l’ offerta di 21st Century Fox». Battaglia finita? Neanche per sogno. Murdoch, nonostante potrebbe portarsi a casa 9 miliardi se vendesse il suo pacchetto a Comcast, non si può permettere di perdere la partita senza combattere. Il multimiliardario ha in piedi un accordo con la Disney che prevede la cessione di buona parte degli asset della 21st Century Fox per 52,4 miliardi, ora al vaglio delle autorità Usa. Ma nel contratto c’ è dentro anche Sky. E se salta il suo piano con la televisione britannica potrebbe essere messo in discussione tutto l’ accordo con Disney. LA RISPOSTA Cinquantadue miliardi sono meglio di 9, avrà pensato Murdoch. Così ha dettato ai dirigenti della Fox la risposta da diffondere alle agenzie stampa: 21st Century Fox «rimane impegnata» nella sua offerta per l’ acquisizione di Sky avanzata il 15 dicembre del 2016 e «sta attualmente considerando le sue opzioni. Un ulteriore annuncio verrà fatto a tempo debito». LE PAURE Non solo, Murdoch ha ricordato agli azionisti Sky che la stessa 21st Century Fox prima di accettare la proposta di Disney aveva rifiutato un’ offerta più alta, avanzata in precedenza sempre da Comcast. Il no era dovuto al timore di uno stop da parte delle autorità di controllo Usa. L’ offerta Comcast insomma «portava con sè maggiori rischi» mentre quella Disney «aveva più probabilità di essere conclusa». Comcast aveva offerto 34,40 dollari ad azione, contro i 29 dollari di Disney. Meditate, azionisti Sky, sembra voler dire lo “Squalo”, simpatico nomignolo appioppatogli dal concorrente tedesco Leo Kirch. riproduzione riservata.
Diritti tv, la serie A punta ad arrivare a 1,5 miliardi
Libero
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MICHELE MAZZEO Un miliardo e mezzo di euro a stagione. È questa la cifra che la Serie A potrebbe ricavare dai diritti tv nel triennio 2018-2021. Il condizionale però è d’ obbligo. Decisiva sarà infatti la vendita dei diritti televisivi della Coppa Italia e della Supercoppa Italiana per i quali i broadcaster potranno presentare le offerte entro il 7 maggio. L’ offerta minima sia per i diritti tv nazionali che per quelli esteri è di 30 milioni a stagione, ma gli ottimi risultati di ascolto delle ultime edizioni potrebbero spingere Rai e Mediaset a dare vita ad un’ asta e quota 80 milioni di euro non sarebbe così utopistica. Questi si andrebbero ad aggiungere ai 1,421 miliardi di euro l’ anno che la Lega di Serie A si è già assicurata con la vendita dei diritti tv del campionato: 371 milioni per quelli internazionali che verseranno l’ agenzia IMG e la Rai, 1,05 miliardi che verserà la spagnola Mediapro, che si è aggiudicata i diritti tv nazionali. Per quest’ ultima bisognerà però attendere la decisione del tribunale di Milano sul ricorso presentato da Sky, ma già oggi scopriremo se Mediapro “fa sul serio”, cioè se si presenterà in Lega con la fideiussione bancaria da 1,3 miliardi a garanzia dell’ operazione di acquisto. riproduzione riservata.
PERCHÉ I SOCIAL NON CANCELLANO I POST DELL’ ODIO
La Repubblica
SARA BERTUCCIOLI
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Ma Twitter non può fare nulla? Un minuto dopo la notizia dell’ operazione a Napolitano, è scattata una raffica di post offensivi. È il limite della discussione sui social, non a caso messi sotto accusa per la scarsa capacità di gestire i contenuti oltraggiosi. È capitato con Napolitano, ma anche in Birmania con i Rohingya e con i migranti in tutto il mondo. Abbiamo provato a segnalare diversi tweet al social network. La richiesta è stata presa a carico da Twitter che ha qualche giorno per sanzionare o sospendere i profili. Intanto i post rimangono online e vengono condivisi. Un comportamento ignobile di alcuni utenti sui social che è stato stigmatizzato dal mondo politico. «Sui social c’ è un esercito di miserabili che augura la morte al presidente Napolitano #mifateschifo», posta la dem Alessia Morani. «Riuscito l’ intervento chirurgico. Ma sul web troppa violenza», twitta Francesco Storace. Pagine Facebook dei quotidiani – come quella di Repubblica – hanno deciso di cancellare i post violenti, che si sono accumulati anche nei commenti sul Blog delle Stelle. La valanga è proseguita in violazione delle regole di Twitter. Sono però tanti gli utenti che hanno creato un ‘cordone’ per segnalare i post offensivi. Come @GiElleDiElle: «Vi chiederei, proprio il 25 aprile, di segnalare tutti i commenti e le minacce rivolte al presidente Napolitano». © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Il rapporto: “Troppi giornalisti scortati. E i 5S preoccupano”
Il Fatto Quotidiano
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Vari “professionisti dell’ informazione in Italia sono preoccupati per la recente vittoria alle elezioni di un movimento – i Cinque Stelle – che ha spesso condannato la stampa per il suo lavoro e non esita a comunicare pubblicamente l’ identità dei giornalisti che lo minacciano.” È quanto si legge in un rapporto di “Reporter senza frontiere”, a proposito della situazione dei giornalisti in Italia. “Una decina di giornalisti italiani resta sotto protezione permanente e rinforzata della polizia, dopo minacce di morte proferite tipicamente dalla mafia, dai gruppi anarchici o fondamentalisti”, si trova ancora nel dossier. Il livello delle violenze commesse “contro i giornalisti (intimidazioni verbali o fisiche, provocazioni e minacce) è molto preoccupante e non smette di crescere, soprattutto in Calabria, Sicilia e Campania”, secondo l’ organizzazione. “Vari reporter, soprattutto nella Capitale e nel sud del Paese, si dicono costantemente sotto pressione dei gruppi mafiosi che non esitano a entrare nei loro appartamenti per rubare computer e documenti di lavoro riservati, quando non li attaccano fisicamente”. Secondo Rsf, l’ Italia è al 46esimo posto nella classifica della libertà di stampa.
«Libertà di stampa a rischio per colpa dei Cinquestelle»
Libero
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Il rapporto 2018 di Reporters sans frontières colloca l’ Italia al 46 posto (su 180 Paesi) per libertà di stampa. L’ anno scorso il nostro Paese era 52esimo: ora in prima posizione c’ è la Norvegia, all’ ultimo la Corea del Nord. Nel documento emerge «preoccupazione per il Movimento 5Stelle» perché «ha spesso condannato la stampa per il suo lavoro e che non esita a comunicare pubblicamente l’ identità dei giornalisti che lo disturbano». Più in generale, il rapporto ricorda che «una decina di giornalisti italiani sono ancora sotto una protezione permanente e rafforzata della polizia dopo le minacce di morte proferite, in particolare, dalla mafia, da gruppi anarchici o fondamentalisti». Nel Belpaese «il livello delle violenze perpetrate contro i reporter è molto inquietante in particolare, in Calabria, Sicilia e Campania».
L'articolo Rassegna Stampa del 26/04/2018 proviene da Editoria.tv.