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Rassegna Stampa del 24/04/2018

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Indice Articoli

Ei Towers e la fusione con RaiWay: “È logico, perché non si fa?”

Caltagirone Editore conti ok e nuovo cda

Le due visioni opposte sul tema frequenze

Ultima chiamata per le tv locali

Coppa Italia e Supercoppa, bando da 60 milioni

Tim Cook nell’ Osservatorio Giovani-Editori: “Per il giornalismo di qualità”

Tim Cook di Apple nell’ advisory council dell’ Osservatorio Giovani-Editori

Ei Towers non vende ma punta sempre a Rai Way

Persidera, Rai Way non molla

Caltagirone Editore, ampliato l’ oggetto sociale. Gianni: nessuna dismissione

Chessidice in viale dell’ Editoria

Web, un febbraio a tutte news

I giornalisti del TgUno lavorano 1 minuto al giorno

Da Mediapro una fideiussione condizionata

Ei Towers e la fusione con RaiWay: “È logico, perché non si fa?”

Il Fatto Quotidiano

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Il matrimoniotra Ei Towers e Rai Way “è talmente logico che nel frattempo non si fa”. Lo dice l’ amministratore delegato della società delle torri di trasmissione controllata da Mediaset, Guido Barbieri (foto), mentre l’ azienda che fa capo alla Rai conferma l’ interesse per Persidera, in attesa che si risolva la partita Tim. “Il vincolo è sempre lo stesso, il 51% che deve rimanere allo Stato: il progetto può andare avanti solo con la rimozione di quel vincolo”, spiega Barbieri a margine dell’ assemblea di Ei Towers, che ha rinnovato il Cda a controllo Mediaset con una votazione sul filo: 50,3% alla lista dell’ azionista principale contro il 49,4% ottenuto dai fondi di investimento. Ei Towers conferma di aver “preso in considerazione Persidera” facendo un’ offerta non vincolante ma rinunciando per le complicazioni Antitrust legate alla presenza di Vivendi in Mediaset, mentre Rai Way spiega che “è ancora una possibilità, è un processo in essere e aperto, noi manteniamo il nostro interesse aperto.” Lo conferma l’ ad Aldo Mancino a margine dell’ assemblea della controllata pubblica, non escludendo la possibilità di rialzare l’ offerta già presentata con F2i ma rigettata da Gedi (socio al 30%, il 70% è di Tim).

Caltagirone Editore conti ok e nuovo cda

Il Mattino

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ROMA Via libera dell’ assemblea degli azionisti della Caltagirone Editore al bilancio del 2017. Dai soci, riuniti ieri nella sede del gruppo editoriale, è arrivato anche l’ ok al rinnovo del consiglio d’ amministrazione e del collegio dei sindaci. Nel nuovo consiglio di amministrazione, che resta in carica per il triennio 2018/2020, è confermata la presenza del presidente e dell’ amministratore delegato uscenti: rispettivamente, Francesco Gianni e Albino Majore. Entrano nel board Alessandro Caltagirone, Azzurra Caltagirone, Francesco Caltagirone e Annamaria Malato, mentre sono confermati gli amministratori uscenti Tatiana Caltagirone, Antonio Catricalà, Mario Delfini, Valeria Ninfadoro e Massimo Confortini. Dalle liste dei soci di minoranza fa il suo ingresso in cda Giacomo Scribani Rossi, indicato dal fondo Amber che possiede una partecipazione che supera di poco il 10% del capitale sociale. In sede straordinaria l’ assemblea ha anche deliberato la modifica dell’ articolo 2 dello statuto sociale relativo all’ ampliamento dell’ oggetto nei termini proposti dal cda. «In considerazione dell’ avvenuta modifica dell’ articolo 2 dello Statuto e quindi dell’ ampliamento dell’ attività sociale – spiega il gruppo in una nota – gli azionisti che non abbiano concorso all’ adozione della deliberazione, ai sensi dell’ art. 2437 del Codice Civile, potranno esercitare il diritto di recesso con le modalità e nei termini indicati della Relazione illustrativa sul punto dell’ ordine del giorno già menzionata». Come già comunicato il 20 marzo 2018, il valore unitario di liquidazione delle azioni ordinarie ai fini del recesso, determinato ai sensi dell’ articolo 2437-ter, comma 3, del Codice Civile, è pari a 1,343 euro per ciascuna azione. La modifica allo Statuto, ha sottolineato sempre ieri in assemblea il presidente della casa editrice, Francesco Gianni, «non vuol dire rinnegare le proprie radici aziendali ed il proprio dna, che ovviamente restano legate all’ editoria». A livello consolidato il gruppo ha chiuso l’ esercizio 2017 con ricavi a quota 144,8 milioni. l.mar. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Le due visioni opposte sul tema frequenze

Il Sole 24 Ore
A. Bio.
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Basta solo toccarlo il tema che il livello d’ attenzione diventa massimo. Sul capitolo delle frequenze per le tv locali (ma per la tv italiana in generale) si è scritta una storia non sempre lineare. Con lo spegnimento di alcune frequenze interferenti nella zona adriatica si è per certi versi raggiunto anche il clou della tensione fra una parte del mondo delle tv locali e il Governo. Alla fine, in questo scontro è venuto come in tante altre occasioni a delinearsi il tema della selezione, ritenuta da parte del mondo delle tv locali (ma non all’ unanimità) necessaria per la sopravvivenza stessa del settore da affidare alle sorti di realtà strutturate e professionali. In questo senso, durante le consultazioni che Agcom ha condotto con le associazioni rappresentative del mondo tv sulla pianificazione delle frequenze da attuare in conseguenza del passaggio della banda 700 dai broadcaster al mondo delle tlc, l’ Autorità si è trovata ad ascoltare chi ha parlato di necessità di ridurre gli spazi a disposizione, e chi invece ha sostenuto che quelle frequenze non sono da toccare. Unica possibile via d’ uscita, in caso contrario, è quella di indennizzi economici adeguati. Andando per ordine, tutto parte dalla redistribuzione delle frequenze i cui passaggi sono stati messi nero su bianco nell’ ultima legge di Bilancio. Con il comma 1030 viene aperto l’ ampio capitolo, collegato a doppio filo al tema dello sviluppo del 5G, delle frequenze da destinare al servizio televisivo digitale terrestre. La pianificazione viene attribuita all’ Agcom che dovrà adottare il Pnaf (Piano nazionale di assegnazione delle frequenze) 2018 entro il 31 maggio. Il Pnaf non prevederà quindi le frequenze della banda 700 che saranno destinate alla banda larga mobile, ma le frequenze in banda 470-694 MHz Uhf (dal canale 21 al 48) e le frequenze Vhf. Il Piano nazionale delle frequenze che sarà messo a punto da Agcom, segnalerà il punto di arrivo a regime. Entro il 30 giugno con decreto del Mise sarà sviluppata la roadmap di liberazione delle frequenze, con un’ azione che sarà condotta per aree geografiche successive e che inizierà nel 2020 dal momento che la Francia ha previsto di utilizzare per il 5G la banda 700 in Corsica e Costa Azzurra, con la conseguente necessità di evitare che tutto questo sia causa di interferenze. Sul tema viene comunque apportata una novità sicuramente “rivoluzionaria” sul tema, comportando la trasformazione dei diritti d’ uso delle frequenze attualmente assegnate in diritti d’ uso di capacità trasmissiva nel nuovo standard in tecnologia Dvb-t2. Motivazione chiave per questo switch deciso dal Governo nella legge di Bilancio sta inevitabilmente nel fatto che con il nuovo Piano delle frequenze all’ Italia spetterà un numero di multiplex inferiore rispetto a quello attuale. In questo momento esistono 20 multiplex nazionali avendo a disposizione le frequenze anche dalla banda 700. A seguito del Coordinamento internazionale all’ Italia sono state assegnate 14 frequenze Uhf sul versante tirrenico e 14 sul versante adriatico che consentono la realizzazione di un massimo di 14 multiplex in Uhf e di uno “regionalizzato” in Vhf, riducendo il numero di reti. Per legge un terzo andrà alle emittenti locali: dunque 4 in Uhf più la parte del regionalizzato. Chi vuole fare selezione fra le locali, puntando a dare supporto a chi fa veramente tv locale, parla di spettro che potrebbe essere ridotto. Una mano in questo caso arriva dalla tecnologia. Esistono infatti nuove modalità di compressione del segnale, in particolare lo Mpeg-4 già diffuso e che avrà una piena diffusione nel 2020 e Hevc, la cui diffusione sarà prossima al 100% nel 2022. La compressione del segnale permetterà l’ utilizzo di minore spazio nei multiplex pur ottenendo lo stesso risultato in termini di qualità del servizio. I diritti d’ uso delle frequenze saranno rilasciati, secondo un calendario predeterminato, agli operatori di rete che dovranno poi (comma 1034) cedere la capacità trasmissiva, su base negoziale, alle emittenti fornitrici di contenuti. Va tenuto conto che nel mondo delle tv locali spesso le emittenti sono anche sostanziali operatori di rete. Entro il 28 febbraio 2019, il ministero dello Sviluppo rilascerà tali diritti d’ uso sulle frequenze nazionali e assegnerà i diritti d’ uso delle frequenze in banda III Vhf alla Rai per la realizzazione di un multiplex (Mux), come detto, “regionalizzato” contenente l’ informazione regionale del concessionario pubblico e per la trasmissioni di programmi in ambito locale. Durante la fase di transizione su questo Mux il 40% della capacità potrà essere utilizzato per trasportare i contenuti di Rai 1, Rai 2 e Rai 3. Alla fine del periodo transitorio il Mux “trasporterà” Rai 3 e i suoi programmi contenenti informazione regionalizzata per il 20% della capacità, e per l’ 80% trasporterà contenuti locali. In questo modo, alla fine del periodo transitorio l’ Italia avrà in totale 15 multiplex di cui 10 riservati alle emittenti nazionali. Alle televisioni locali ne andranno 4, con un multiplex condiviso: al 20% per Rai 3 e all’ 80% per le emittenti locali. Qui, insomma, si crea la dicotomia: per alcune tv lo spazio è anche eccessivo per fare la giusta selezione; per altre si tratta da un livello da considerare minimo, se non proprio da implementare. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Ultima chiamata per le tv locali

Il Sole 24 Ore
Andrea Biondi
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«Chi arriva prima sul posto quando deraglia il treno in Puglia?». E poi: «Chi riesce a fare immediatamente dirette se succede un terremoto a Ischia?». In più: «Chi fa una programmazione ad hoc per dar conto del miracolo di San Gennaro?». Per Paolo Torino, editore di Canale 21 – storica emittente di Napoli e Campania che da tre anni è sbarcata anche nel Lazio sull’ Lcn 10 dopo aver acquistato l’ emittente Super 3 – la risposta non può che condurre a quelle che «chiamare emittenti locali è riduttivo. Le nostre sono aziende di pubblico interesse». Che non se la passano bene, va detto subito. Nel 2015 (l’ ultimo anno con bilanci pubblicati da tutte le società e aggregato in uno studio da Confindustria Radio Tv) il comparto comprendeva 458 società televisive locali. Di queste solo 338 hanno pubblicato il bilancio, in calo di 32 soggetti (-8,6%) rispetto al 2014. Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna e Puglia rappresentano il 29% delle imprese totali (rapportate alle 458) e oltre la metà dei ricavi di un settore che nel 2015 ha fatturato 323,7 milioni (-10% sul 2014). In 10 anni il valore si è dimezzato (647 milioni i ricavi del 2006) mentre le perdite consolidate sono salite a 400 milioni nel periodo “post-analogico”(64 milioni il passivo nel solo 2015). Anche gli addetti che erano circa 5mila sono scesi a 3.180 nel 2015 (-13,3% sul 2014). E si parlava del 2015. Poi sono intervenuti ridimensionamenti e chiusure in tutto il territorio nazionale. Alcune di queste anche per questioni di interferenze di frequenze con le nazioni confinanti. In generale, però, sul comparto la crisi si è abbattuta con violenza, colpendo realtà anche consolidate costrette in alcuni casi ad alzare bandiera bianca e a passare di mano per continuare a sopravvivere. Roma Uno, Antenna Tre Nordest, Quarta Rete ne sono un esempio. E ora? «C’ è un timido risveglio negli investimenti pubblicitari a livello locale. Volendo considerare questi fenomeni che passano attraverso di noi – dice Sandro Parenzo, editore di Telelombardia – un termometro della ripresa, i segnali sono da leggere positivamente». Ma si tratta di gocce in un mare molto agitato. Solo per fare un esempio in questi giorni si sta tanto discutendo delle situazioni di Antenna 5 di Empoli e di Italia 7 di Firenze. In questi come in altri casi l’ indice viene puntato, oltre che sulla crisi strutturale del settore, anche sul ritardo nell’ erogazione dei contributi statali. Su quest’ ultimo fronte un cambiamento nell’ ultimo anno è intervenuto con l’ approvazione del regolamento (Dpr 146/2017) che riforma il sistema dei contributi all’ emittenza radiotelevisiva locale. Varie le novità, a partire dal “braccio operativo”: la piattaforma telematica del ministero per lo Sviluppo economico per la presentazione delle domande del contributo, denominata Sicem. Il nuovo regolamento – che prevede graduatorie nazionali e non più le regionali stilate dai Corecom – supera la precedente erogazione a pioggia e, prevedendo criteri selettivi di merito come richieste sul numero dei dipendenti, limiti alle televendite e altro, punta a ridare slancio a un settore che si sta leccando le ferite, stretto fra crisi, cambiamenti tecnologici (lo standard Dvb-T2), piattaforme on demand, cambio delle frequenze per far posto al 5G (si veda l’ articolo a lato). A partire da fine novembre le emittenti tv e radio hanno potuto presentare domande di contributi per il 2016. Poi fra gennaio e febbraio quelle per le altre due annualità. Il Mise sta lavorando alle graduatorie per risorse (per l’ 85% alle tv locali e il resto alle radio con riserva per tv e radio comunitarie) che per il 2016-2018 si attestano poco sotto i 100 milioni annui. Come si legge nel sito del ministero, le domande presentate sul Sicem da radio e tv per l’ annualità 2018 (scadenza 28 febbraio) sono state 1.029 (186 tv commerciali; 238 tv comunitarie, vale a dire quelle no profit; 302 radio commerciali; 303 radio comunitarie). Sostanzialmente in linea le domande per i contributi per il 2017 (1.044) e per il 2016 (1.001). Il Mise sta lavorando sulle graduatorie, ma i ricorsi al Tar non hanno tardato, anche perché uno dei criteri necessari per le graduatorie è la certificazione dei dati Auditel. Ma, solo per dar un ordine di grandezza, a marzo le emittenti rilevate da Auditel erano 159 (con un ascolto medio di 150mila spettatori al giorno): numero quindi ben diverso dal totale di 458 società televisive prese a esame nello studio di Confindustria Radio Tv. Di ricorsi se ne contano almeno 6 e l’ udienza di merito è fissata per il 17 ottobre. «Le erogazioni dei contributi non possono attendere. Con il nuovo Regolamento – spiega Franco Siddi, presidente di Confindustria Radio Tv – si è imboccata una strada di innovazione. Questi ricorsi rischiano di mandare in tilt il processo. L’ auspicio è che si riesca a fare chiarezza al più presto possibile. Se serve, pure con un intervento normativo per favorire anticipazioni nelle more del giudizio». Questo anche perché, come spiega il direttore di Confindustria Radio Tv Rosario Donato, «i ricorsi sono arrivati in un momento particolarmente critico per le emittenti televisive locali, fortemente marginalizzate dal digitale terrestre. Con il crollo dei ricavi pubblicitari il sostegno dei contributi, erogati con criteri di merito e non a pioggia, rimane uno strumento centrale per il rilancio e la sostenibilità del settore». Tanto più in un momento che, come detto, è critico, con i dati dei bilanci 2016 che confermerebbero una stabilizzazione dei ricavi pubblicitari, ma solo per una caduta che si arresta, e a livelli decisamente più bassi rispetto agli anni d’ oro dell’ analogico: erano 450 milioni di euro nel 2009 e Crtv ne stima 250 milioni nel 2016. «Il contenzioso – dice Marco Rossignoli (Aeranti Corallo)- rischia di danneggiare il comparto radiotelevisivo locale in quanto in caso di accoglimento dei ricorsi vi potrebbero essere tempi molto lunghi per modificare il Regolamento adottato dal Governo». «Il ragionamento sui contributi va inserito in un discorso complessivo», spiega Filippo Jannacopulos alla guida di Media Nordest, network di cui fanno parte 4 emittenti storiche (Antenna 3 Nordest; Rete Veneta; Telenordest e Tele 4 Trieste) con 5 milioni di euro di fatturato. Ricavi che possono considerarsi sufficienti? «Siamo il più grande network televisivo del Nord-Est. Detto ciò, è chiaro che prima del 2006 solo Antenna 3 Nordest, che era del Gruppo Panto, realizzava 5 milioni di fatturato». Per Jannacopulos il ruolo delle tv locali ha ancora un senso per il futuro «se punta sull’ informazione, che è il contenuto distintivo. Penso in particolare ad aree come Nord-Est, Sicilia, Sardegna o Puglia: zone “identitarie” non coperte adeguatamente dai network nazionali e che hanno necessità di informazione locale». Dello stesso parere Sandro Parenzo, editore di Telelombardia, realtà che insieme con Top Calcio 24 e Antenna 3 è all’ interno del gruppo Mediapason, che i morsi della crisi li ha sentiti, eccome. «Se il signor Warren Buffett – dice Parenzo – sta comprando negli Usa solo giornali e televisioni locali un motivo ci sarà. E per il futuro si potrebbe e si dovrebbe spingere sui consorzi, sui circuiti di tv locali». Per Luca Montrone, presidente del gruppo Norba (Telenorba, Teledue, TG Norba 24), discutere di emittenza locale significa parlare dell’ economia dell’ Italia «dove le Pmi rappresentano una parte preponderante del Pil. L’ 82% della forza lavoro è fatto dalle piccole e medie aziende. A livello locale noi media facciamo conoscere i prodotti delle piccole e medie aziende che più vendono, più producono, più pagano tasse e creano occupazione. Le tv locali creano non solo pluralismo, ma anche crescita, occupazione e Pil. Vanno rilanciate. E senza perdere tempo». © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Coppa Italia e Supercoppa, bando da 60 milioni

Italia Oggi

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C’ è tempo fino al prossimo 7 maggio, alle 12.30, per presentare le offerte per aggiudicarsi i diritti tv (in Italia e all’ estero) per Coppa Italia e Supercoppa Italiana delle Stagioni sportive 2018-2021. Il bando è già online (www.legaseriea.it) e l’ obiettivo della Lega Serie A è farli fruttare per ottenere una sessantina di milioni di euro in tutto ogni anno. Se per i diritti tv nazionali c’ è una base d’ asta di partenza e l’ asticella è stata posta sui 30 milioni l’ anno (quindi 90 milioni nel triennio), invece la quota restante arriverà dai diritti esteri, secondo le previsioni, per i quali però non c’ è una soglia minima di aggiudicazione ma la stima è al rialzo del 25% circa rispetto al passato (mentre per la parte nazionale l’ aumento è di una decina di milioni di euro). Per quanto riguarda i contenuti, i diritti tv nazionali comprendono la trasmissione in esclusiva delle partite della seconda fase della torneo e della Supercoppa Italiana. Capitolo a parte quello dei diritti per il mezzo radio, che partono da una base d’ asta di 900 mila euro complessivi. Infine, sono tre i pacchetti per i diritti tv internazionali, da quello globale a quello globale ma senza il permesso di trasmette in Medio Oriente e Nord Africa mentre, poi, c’ è il rimanente pacchetto proprio per mandare in onda le partite del calcio italiano in quell’ area geografica. Al momento, al bando per Coppa Italia e Supercoppa sembrano interessate sia la Rai (che si è aggiudicata il precedente bando) sia Mediaset, fresca dell’ accordo con Sky. Di sicuro per la Lega Serie A (guidata dal commissario straordinario Giovanni Malagò) si tratta di una prima iniezione di risorse mentre è ancora di là da venire la soluzione sulla Serie A con gli spagnoli di Mediapro.

Tim Cook nell’ Osservatorio Giovani-Editori: “Per il giornalismo di qualità”

La Stampa
B. P.
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Il Ceo di Apple, Tim Cook (foto), entra a far parte dell’ International Advisory Council dell’ Osservatorio Permanente Giovani-Editori, l’ organizzazione che dà vita al Quotidiano in Classe e al convegno «Crescere tra le righe». 57 anni, amministratore delegato di Apple dal 2011, Cook è stato ospite dell’ Osservatorio nell’ edizione 2017 del convegno. «Noi alla Apple siamo impegnati a sostenere e difendere il giornalismo di qualità», ha dichiarato, «perché riteniamo che una stampa indipendente sia essenziale per una società libera. Sono rimasto molto impressionato dal lavoro svolto dall’ Osservatorio e sostengo in pieno la loro missione per aiutare i giovani a sviluppare le abilità necessarie a identificare le fonti delle notizie e l’ informazione di qualità nel mondo di oggi». «È un piacere e un onore dare a Tim Cook il benvenuto a bordo dell’ International Advisory Council», ha detto il presidente dell’ Osservatorio, Andrea Ceccherini. «Sono convinto che Tim sarà una straordinaria fonte di ispirazione per tutti noi e non vedo l’ ora di cominciare a lavorare insieme a lui». [B. P.] BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.

Tim Cook di Apple nell’ advisory council dell’ Osservatorio Giovani-Editori

Corriere della Sera
Alessio Ribaudo
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A Firenze, lo scorso ottobre, aveva tenuto a battesimo la diciottesima edizione del progetto educativo «Il quotidiano in classe» – promosso dall’ Osservatorio permanente Giovani-Editori (Opge), guidato da Andrea Ceccherini – che ha come obiettivo quello di far sviluppare una coscienza critica e indipendente agli studenti delle superiori. Da ieri Tim Cook, numero uno di Apple dal 2011, è entrato a far parte dell’ International advisory council dell’ Opge. «Noi alla Apple siamo impegnati a sostenere e difendere il giornalismo di qualità – ha detto Cook, 57 anni – perché riteniamo che una stampa indipendente sia essenziale per una società libera». Un pensiero condiviso con l’ Opge. «Sono rimasto molto impressionato dal lavoro svolto dall’ Osservatorio – ha proseguito l’ erede di Steve Jobs – e sostengo in pieno la loro missione per aiutare i giovani a sviluppare le abilità necessarie a identificare le fonti delle notizie e l’ informazione di qualità nel mondo di oggi». Un lavoro costante visto che l’ Osservatorio, dal 2000, ha coinvolto milioni di allievi in progetti educativi che hanno come obiettivo quello di far riconoscere il giornalismo di qualità e farlo distinguere dalle altre fonti di informazione, combattendo le fake news. «È un piacere e un onore dare a Tim Cook il benvenuto a bordo dell’ International advisory council – ha spiegato Andrea Ceccherini, fondatore e guida dell’ Opge – perché sono convinto che Tim sarà una straordinaria fonte d’ ispirazione per tutti noi e non vedo l’ ora di cominciare a lavorare insieme a lui. Noi abbiamo una visione comune che è alla base del giuramento degli Indiani d’ America, quando ricordano come il mondo non ci sia stato lasciato in eredità dai nostri padri, ma in prestito dai nostri figli, e come noi tutti abbiamo il dovere di renderlo un posto migliore di quello che abbiamo trovato». Ha poi aggiunto: «Con questo spirito, convinti come siamo che “giovani ed educazione” sia il binomio più potente per cambiare il mondo, vogliamo fare ancora di più per aiutare i ragazzi a essere sempre meno sudditi e sempre più cittadini, sviluppando in loro quel pensiero critico che li renderà uomini più liberi».

Ei Towers non vende ma punta sempre a Rai Way

Italia Oggi

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La creazione di un polo italiano delle torri Rai Way+Ei Towers «è talmente logico che non se ne parla più. Il vincolo è sempre il 51% (che deve rimanere in mani pubbliche, ndr), quel progetto può andare avanti solo se ci fosse una revisione di quel vincolo», ha detto ieri l’ a.d. Guido Barbieri di Ei Towers (le antenne del gruppo Mediaset). Del resto Ei Towers aveva già guardato il dossier Persidera, con tanto di offerta non vincolante, ma poi l’ operazione è sfumata per problemi di Antitrust e per la presenza di Vivendi (primo socio di Tim e secondo azionista del Biscione, con cui Mediaset è attualmente in guerra per il mancato acquisto della pay tv Mediaset Premium). A margine dell’ assemblea dei soci per l’ approvazione del bilancio 2017 e della distribuzione di un dividendo di 2,05 euro per azione, Barbieri ha chiarito che «le torri tlc del gruppo Ei Towers non sono in vendita e ipotesi di m&a (fusione e aggregazione, ndr) che la mossa dei Benetton sulla spagnola Cellnex innescherebbe nel settore sono a oggi speculazioni». Il 2017 è stato archiviato con ricavi per 262,9 milioni di euro (dai precedenti 251,5 mln). L’ ebit è sui 90 milioni (dai 75,4 mln di fine 2016) mentre l’ utile netto passa a 54,4 milioni da 44,4 mln.

Persidera, Rai Way non molla

Italia Oggi
MARCO LIVI
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Rai Way è ancora interessata a Persidera e non si escludono nuove offerte da parte della società che controlla le antenne per la diffusione della tv pubblica. Una prima offerta Rai Way l’ ha già fatta assieme al fondo pubblico F2i, mettendo sul tavolo più di 250 milioni di euro. Ma i due azionisti Tim (al 70%) e Gedi (Gruppo editoriale di Repubblica al 30%) l’ avevano rispedita al mittente perché al di sotto delle aspettative. «Persidera è ancora una possibilità, è un processo ancora in essere e aperto e noi manteniamo il nostro interesse come già manifestato», ha dichiarato ieri l’ amministratore delegato di Rai Way Aldo Mancino, a margine dell’ assemblea degli azionisti per l’ approvazione del bilancio 2017. Sulla possibilità di un ritocco al rialzo dell’ offerta per la società che gestisce i multiplex, l’ a.d. ha specificato: «vediamo il processo come prosegue e poi valuteremo». Infatti, intanto, il mercato fa fronte sia alla riorganizzazione della banda 700, le cui frequenze sono state destinate in parte alle telecomunicazioni, sia al trend di concentrazione del mercato. «Rai Way è pronta ad affrontare tutto il processo di riassetto della banda 700 e siamo pronti insieme alla Rai a lavorare anche là», ha confermato Mancino aggiungendo che qualsiasi operazione con una base industriale forte «è verosimile possa essere supportata da qualsiasi sia la compagine del governo futuro». Intanto, il 2017 di Rai Way s’ è chiuso con un utile netto di 56,3 milioni, in aumento del 34,6%, ricavi sostanzialmente stabili per 216,2 milioni di euro (+0,5%) e lo stacco di un dividendo complessivo di 0,2026 euro lordi per ogni azione ordinaria (pagamento dal prossimo 23 maggio). Alla Rai, azionista di maggioranza di Rai Way con il 64,97% del capitale, andrà in particolare un dividendo di 35,8 milioni di euro per il bilancio 2017. Dalla quotazione in Borsa di Rai Way, avvenuta a novembre 2014, «c’ è stato un ritorno complessivo agli azionisti dell’ 86,3%», ha spiegato Mancino. Secondo il presidente Raffaele Agrusti, migliora anche la posizione finanziaria netta (dai 9,4 milioni di fine 2016 agli attuali 4,8 milioni) «conferma la forte generazione di cassa del business, raggiungendo un rapporto sull’ adjusted ebitda prossimo allo zero, e garantisce flessibilità per cogliere potenziali opportunità di mercato». E se infine fosse invece matrimonio tra Rai Way e Cellnex? «Il percorso di crescita di Rai Way è progressivo a partire dall’ Italia. Quando diventeremo più grandi, guarderemo anche alle opportunità all’ estero, ma per un soggetto come noi ora le maggiori opportunità sono in Italia», ha concluso Mancino. «Con la nuova Cellnex vedremo quale sarà il nuovo target in Italia, ma all’ estero si va dopo che si è cresciuti in Italia». Ieri Rai Way ha chiuso la giornata in Borsa a +1,53% a 4,65 euro. © Riproduzione riservata.

Caltagirone Editore, ampliato l’ oggetto sociale. Gianni: nessuna dismissione

Italia Oggi

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Nuovo consiglio di amministrazione e ampliamento dell’ oggetto sociale per Caltagirone Editore, la cui assemblea degli azionisti si è riunita ieri per approvare il bilancio 2017 e, in sede straordinaria, per modificare lo statuto. In particolare con la modifica dell’ articolo 2 dello statuto sociale si apre la strada a una possibile diversificazione dell’ attività del gruppo. Come proposto dal cda, infatti, è stato rimosso il vincolo dell’ oggetto sociale a operare soltanto nei settori dell’ editoria, della pubblicità e di Internet, per aprirsi così a settori diversi. La modifica è stata approvata con l’ 86% dei voti espressi in assemblea e la contrarietà del fondo Amber che detiene il 10,53% del capitale. Ad Amber ha risposto il presidente di Caltagirone editore, Francesco Gianni, secondo il quale la modifica dell’ articolo 2 dello statuto «non vuol dire che la società neghi la propria attività nel settore editoriale. Si stanno facendo investimenti, è una società importante che vorrebbe mantenere le sue attività. Non ci sono volontà di dismettere queste attività». Il fondo aveva sottolineato di essere «poco convinto della proposta di ampliamento dell’ oggetto sociale». Amber ha spiegato di ritenere «preoccupante e poco chiara l’ attività che la società potrà porre in essere» poiché l’ espressione usata nella proposta di modifica dello statuto «lascia intendere operazioni tra parti correlate e quindi possibili investimenti in settori diversi da quelli attuali». Per quanto riguarda il nuovo consiglio di amministrazione, che resterà in carica per il triennio 2018-2020, sarà composto da 12 membri. Dalla lista di maggioranza presentata dall’ azionista Parted 1982, sono stati eletti: Francesco Gianni, Alessandro Caltagirone, Azzurra Caltagirone, Francesco Caltagirone, Tatiana Caltagirone, Antonio Catricalà, Massimo Confortini, Mario Delfini, Albino Majore, Annamaria Malato, Valeria Ninfadoro. Dalla lista di minoranza presentata da Amber Capital, è stato eletto Giacomo Scribani Rossi. Il bilancio 2017 si è chiuso con ricavi a 144,8 milioni di euro rispetto ai 152,3 milioni di euro del 2016 (-4,9%). Il mol è stato negativo per 122 mila euro, mentre il risultato netto è stato negativo per 29,6 milioni di euro dopo la svalutazione di immobilizzazioni immateriali a vita indefinita per 35,1 mln. La posizione finanziaria netta pari a 128,5 milioni di euro si è ridotta di 5,9 milioni di euro rispetto al dato al 31 dicembre 2016 (134,4 milioni di euro) per effetto del fabbisogno finanziario legato agli investimenti in immobilizzazioni tecniche e ai piani di ristrutturazione aziendale al netto dell’ incasso dei dividendi su azioni quotate.

Chessidice in viale dell’ Editoria

Italia Oggi

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Antitrust, sanzione di 4,4 mln a Fastweb per pubblicità ingannevole. L’ Antitrust ha sanzionato per una pratica commerciale scorretta Fastweb per un ammontare complessivo di 4,4 milioni di euro. Nelle campagne pubblicitarie inerenti all’ offerta commerciale di connettività in fibra ottica (sito web, below the line spot televisivi e affissionali), Fastweb, ha fatto sapere l’ Autorità in una nota, a fronte del ricorso a claim volti a enfatizzare l’ utilizzo integrale ed esclusivo della fibra ottica e/o il raggiungimento delle massime prestazioni in termini di velocità e affidabilità della connessione, ha omesso o non ha adeguatamente evidenziato le informazioni sulle caratteristiche dell’ offerta, sui limiti geografici di copertura delle varie soluzioni di rete, sulle differenze di servizi disponibili e di performance in funzione dell’ infrastruttura utilizzata per offrire il collegamento in fibra. Notorious Picture: Marchetti, 2018 partito con incassi molto positivi. «Il 2018 è partito con risultati molto positivi per Notorious Pictures, nei primi 100 giorni di abbiamo realizzato incassi al Box Office per circa 5,7 milioni di euro, +176% rispetto allo stesso periodo del 2017, con oltre 950 mila presenze (+155% rispetto al 2017). Guardando la nostra line up dei prossimi mesi, dove spiccano titoli con potenziale commerciale molto importante, siamo certi di poter consolidare ulteriormente questa crescita». È quanto ha dichiarato il presidente e ceo di Notorious Pictures Guglielmo Marchetti commentando gli incassi del film Escobar – Il Fascino del Male nel primo weekend di programmazione. Osservatorio Giovani-Editori, Tim Cook nell’ international advisory council. Il ceo di Apple, Tim Cook, è entrato ieri a far parte dell’ International Advisory council dell’ Osservatorio permanente giovani-editori (Opge), l’ organizzazione italiana che ha tra i progetti Il Quotidiano in Classe e Il Giornale in Ateneo. «Noi alla Apple siamo impegnati a sostenere e difendere il giornalismo di qualità perché riteniamo che una stampa indipendente sia essenziale per una società libera», ha detto Tim Cook. National Geographic organizza viaggi anche in Italia. National Geographic Expeditions approda sul mercato italiano dei viaggi e sceglie, come primo partner, Kel 12 tour operator, specializzato in viaggi culturali e spedizioni in tutto il mondo. Bell’ Italia sulle strade del Giro d’ Italia. Per il secondo anno consecutivo il mensile di Cairo Editore diretto da Emanuela Rosa-Clot va in edicola con Il Giro di Bell’ Italia, numero speciale dedicato all’ edizione 101 del Giro d’ Italia. Da Gerusalemme a Roma, il Giro d’ Italia numero 101, oltre a scalare le Dolomiti, tocca tre montagne simbolo: Etna, Gran Sasso, Cervino.

Web, un febbraio a tutte news

Italia Oggi
ANDREA SECCHI
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Un ottimo febbraio per i siti di informazione italiani. La categoria Current events and global news di Audiweb ha raccolto nel mese oltre 22,2 milioni di utenti unici, in crescita sia rispetto a gennaio (+6%), ma ancora di più rispetto al febbraio 2017: +11,4%. Se poi si prendono in considerazione soltanto i maggiori siti di informazione e della carta stampata, quelli elencati nella tabella in pagina, si nota come la media delle percentuali di crescita sia molto più elevati. Con qualche eccezione, tutti i brand, infatti, hanno incrementato gli utenti, e la maggior parte a doppia cifra. Il motivo, a parità di rilevazione, è da ricercare nella concentrazione di eventi che hanno attratto i navigatori. Intanto febbraio è stato il mese decisivo per la campagna elettorale, con le elezioni politiche alle porte il 4 marzo. Poi vari altri argomenti hanno tenuto banco, dalle Olimpiadi di Pyeongchang alle partite di Champions League, a Sanremo e in particolare il maltempo, come si può notare dai picchi avuti dai siti meteo (ilMeteo +43%, 3BMeteo +54%, Meteoweb +54,6%) non inclusi in questa categoria news. Qualche giorno lavorativo in più di febbraio rispetto a gennaio può inoltre aver contribuito a spingere un po’ i numeri. Nel gruppo di testa, Repubblica cresce del 12,3% rispetto a gennaio e mette oltre 400 mila utenti unici fra il proprio sito e quello del Corriere, per altro facendo a meno nel proprio perimetro di Fantacalcio diventato brand a se stante. Il Corriere della Sera approfitta un po’ meno del mese favorevole con un progresso del 6,2% (e cala per giunta su un anno prima), Tgcom24, invece, va oltre il +19% sia su gennaio che su febbraio 2017. Il sito Mediaset è terzo nel perimetro organico, mentre nell’ audience totale comprensiva delle aggregazioni si mantiene secondo dopo Repubblica. La Gazzetta dello Sport mette a segno un +10%, ma è il Messaggero che nella top ten cresce più degli altri con un +42% su gennaio e +32,2% su un anno prima a 554 mila utenti. Bene anche l’ Ansa, +29%, mentre La Stampa cala del 3% sul mese prima ed è stabile sull’ anno. Proseguendo con le testate nazionali, Sole +5,4% (+20,7% sul 2017), Fatto +8,3%, Giornale +8% (+45,8% su un anno prima), Libero quotidiano +30,2% (più che raddoppiato su febbraio 2017), Quotidiano.net +36,1%, Milano Finanza +19,2% (+39,5% su un anno prima). In generale i siti sportivi hanno ottenuto discreti risultati (tranne Calciomercato.com che però aveva avuto il picco a gennaio), oltre a Gazzetta, TuttoMercatoWeb +17%, Tuttosport +10,2%, Corriere dello Sport +7,5%. Sono però due siti puri online ad aver segnato nel mese la crescita percentuale maggiore, il Post di Luca Sofri a +70,2% (+96,2% sul 2017) e Affaritaliani a +54,2% (+156,8%). Bene anche Huffington Post a +30,9%. Fra i siti delle tv i due dedicati allo streaming hanno segnato progressi superiori al 20%. Mediaset.it Live è a +24,4% (febbraio è stato il mese dell’ Isola dei famosi, tra l’ altro), mentre Raiplay è a +21,2% con Rai.it a 47,9%. si suppone soprattutto per Sanremo. Bene anche Premium (+30,7%) e Sky Tg24 (+24,7%). Infine la radio, dove Deejay cresce del 9,2%. © Riproduzione riservata.

I giornalisti del TgUno lavorano 1 minuto al giorno

Libero

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Un minuto al giorno di informazione tv (1 minuto e 14 secondi per la precisione). È questa – rilevazioni alla mano – la media di «produttività reale» di un giornalista del Tg1, il primo tg italiano per ascolti. Alla prestigiosa testata e alle dipendenze di Andrea Montanari (compenso lordo 206.931 euro con un blitz carrieristico sorprendente: in due anni, prima direttore del Giornale Radio e Radio1, poi del Tg1) lavorano 145 “penne” che – a differenza degli altri dipendenti – possono gestire i loro orari senza particolari obblighi di “strisciata”. Per l’ ambìto manipolo – all’ interno del quale ci sono volenterosi che spiccano per impegno e costanza – è talmente oneroso lo sforzo settimanale (con la copertura informativa di Uno Mattina, due speciali, qualche edizione straordinaria e le dirette più o meno sensate e travestite da inchini verso le Istituzioni del Paese o le visite pastorali del Papa), che nel week end si è trovato il modo di alleggerire ulteriormente l’ agenda, cancellando ben quattro edizioni del mattino. * * * Francesco Pionati, giornalista del Tg1 prima di passare alla corte di Berlusconi, è «attualmente distaccato (dal 2014, ndr) alle dirette dipendenze dell’ amministratore delegato presso RAICOM», società che valorizza e distribuisce i diritti RAI nel mondo, al costo di 207.543 euro annui, integrati da eventuali indennità di funzione. Sebbene non siano chiari compiti e mansioni («si è occupato delle attività connesse al protocollo d’ intesa tra la Regione Campania e la Rai per la promozione dell’ immagine della Regione e del territorio attraverso forme di comunicazione istituzionale e la realizzazione di opere audiovisive» si legge sul sito della tv di Stato), il giornalista – che aveva occupato senza fissa dimora una stanza del CPTV di Napoli – ha fatto perdere ogni traccia di produttività: pur costando ai cittadini 15.000 euro mensili, non è dato sapere quale lavoro effettivamente svolga. Lui, che ha «attivamente partecipato alle attività sindacali di categoria, ricoprendo incarichi elettivi nel Cdr del Tg1, nell’ Esecutivo Usigrai». * * * Maledetta storia. È quella che riguarda il noto volto di Raitre, Franca Leosini, che – all’ indomani del ritorno in tv con l’ edizione “numero 16” del suo programma cult (memorabili le ultime interviste dal carcere con Sabrina Misseri e Cosima Serrano) -pare verrà presto chiamata a dar conto di una anomalia unica nel suo genere per Viale Mazzini. Con una media di 3,5 puntate a stagione (in ventiquattro anni di onorata carriera), recentemente trasmesse con cadenza biennale, la “signora in grigio” – a differenza di quello che accade per tutti gli altri programmi Rai – avrebbe goduto di un trattamento speciale: una specie di redazione personale, fatta di collaboratori pagati con un fisso 12 mesi l’ anno e un rapporto continuativo al limite della rivendicazione sindacale. Senza nulla togliere al format, cosa ha fatto la “sua” redazione per tutto il 2017? Nelle teche Rai non c’ è riscontro di una sola puntata… riproduzione riservata.

Da Mediapro una fideiussione condizionata

La Repubblica
MARCO MENSURATI
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Si avvicina il giorno della verità, quello cioè in cui si scoprirà se gli spagnoli di Mediapro hanno in mano il poker d’ assi – ovvero una fideiussione bancaria da un miliardo e trecento milioni di euro di cui si ragiona da mesi – oppure stanno bluffando. La posta in palio è nota: i diritti tv della serie A per i prossimi tre anni. Nonostante le rassicurazioni di Jaume Roures, boss della multinazionale iberica, quasi nessuno degli addetti ai lavori pensa che Mediapro possa davvero presentarsi con i soldi in mano, giovedì. La decisione del tribunale di Milano di accogliere il ricorso di Sky è una bomba atomica innescata nelle fondamenta del processo di vendita e – per dirla con uno dei più lucidi osservatori della vicenda – ” nessuna persona sana di mente si esporrebbe per un miliardo e rotti con un tribunale di mezzo”. Difficile anche che Roures, però, faccia apertamente la pessima figura di smentire la propria parola a soli sette giorni di distanza. La cosa più probabile è dunque la classica via di mezzo, una soluzione di compromesso, come ad esempio una fideiussione con una ” condizione rilevante”. Condizionata cioè alla realizzazione del canale, da sempre vero obbiettivo ( dichiarato) degli spagnoli. Oppure come una fideiussione vincolata al buon esito della vicenda giudiziaria in corso. In entrambi i casi, la delusione della Lega (leggasi Micciché e Malagò) sarebbe enorme. E tuttavia molti presidenti, messi di fronte a una fideiussione del genere, potrebbero non storcere il naso. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

L'articolo Rassegna Stampa del 24/04/2018 proviene da Editoria.tv.


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