Indice Articoli
La Rai e il ribaltone politico
Audiweb, Facebook diventa centrale
Chessidice in viale dell’ Editoria
Time Warner, per AT&T costerà 1,1 mld di $
L’ informazione deve sfidare l’ establishment
Primo incontro tra Mediapro e Sky
La Rai e il ribaltone politico
Italia Oggi
PAOLO MARTINI
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Basta anche solo l’ ultima mossa dell’ Autorità anticorruzione, il rinvio alla Corte dei conti del maxi contratto di Fabio Fazio, per riaprire il caso della tv pubblica. Tanto più che l’ eterna querelle politica su viale Mazzini ripartirà con l’ elezione dei presidenti di Camera e Senato e poi delle Bicamerali, Vigilanza sulla Rai in primis. I risultati delle urne il 4 marzo scorso, peraltro, avevano mostrato un forte scollamento tra il comune sentire della maggioranza degli italiani e la linea della tv di Stato, forse come non mai nella storia della Prima e della Seconda Repubblica. Il caso Fazio ne è una sorta di cartina al tornasole: un passaggio alla prima rete del contenitore Che Tempo che Fa era più che maturo, come pure è legittima l’ ambizione di un personaggio, di diventare anche produttore dei suoi programmi televisivi; ma le modalità e i tempi dell’ operazione sono apparsi eccessivi persino a un amico del present-autore savonese come Carlo Freccero (consigliere d’ amministrazione indicato dalle minoranze di Cinque Stelle e dell’ area a sinistra del Pd). La direzione della Rai ha trasformato in «Che Soldi che Fa» l’ intera operazione, estendendo il contratto a una durata anomala di 4 anni con un corrispettivo economico altissimo, e ha spalmato una trasmissione preserale del weekend fino alla seconda serata di lunedì, seguendo una logica più politica e culturale che di palinsesto. Per creare un’ ipoteca sull’ egemonia di Vespa, sono uscite sconvolte le programmazioni di Raiuno e Raitre. Così la Rai è diventata più faziosa, anche con la F maiuscola. Il punto chiave è che sostanzialmente, nell’ epoca di Renzi I, dopo l’ accordo con Berlusconi, la Rai è stata affidata a una compagine di direttori e manager esterni, strapagati (600 mila euro ad Antonio Campo Dall’ Orto, contro una media annuale di 250 mila sterline dei vertici Bbc) e totalmente estranei alle logiche di servizio pubblico. Renzi II ha poi provato a rinserrare le file ulteriormente, con un controllo più diretto, da parte di suoi uomini di fiducia. Il servizio pubblico è rimasto non in grado di mediare con la realtà umana e culturale già anche al proprio interno, piegato a logiche di controllo e tutt’ al più d’ appalto esterno, vedi appunto il caso Fazio. Per non dire, ovviamente, delle scelte più gravi, come quelle di favorire precise lobby politico-editoriali-familiari, persino negli interstizi di nicchia, da Raitre alle varie Rai-altre, addirittura in occasione di casi storici, come il film di rievocazione sul rapimento Moro di Ezio Mauro, e persino nelle piccole scelte (le nuove inchieste di Gad Lerner girate da esterni, film-maker compresi e così via). Ma l’ assoluta impermeabilità del servizio pubblico prende un sapore ancor più grave, se si va a misurare il grado di rappresentazione effettivo della cultura nazionale, per non dire delle proposte identitarie anti-globaliste e «sovraniste», fino a ieri non dominanti, seppur ben presenti nel Dna della Rai, così storicamente popolare e locale. Alla fine, basterebbe poco per riformare la tv pubblica: più efficienza, ovvero meno appalti e più riutilizzo degli undicimila e passa dipendenti, e dei 700 dirigenti; più trasparenza, per esempio facendo concorsi pubblici, alla francese, anche per la scelta dei vertici; più competenza, specifica editoriale e televisiva, nonché prima di tutto culturale. Sempre che le leadership politiche più nuove vogliano procedere in questa direzione e non accomodarsi ai solito banchetto della faziosità e della lottizzazione, con le minuscole o maiuscole poco cambia. © Riproduzione riservata.
Audiweb, Facebook diventa centrale
Italia Oggi
CLAUDIO PLAZZOTTA
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Nel 2017, in base alle stime di Nielsen, il comparto web denominato «search and social», ovvero i motori di ricerca e i social network, hanno raccolto in Italia circa due miliardi di euro di pubblicità. Volendo semplificare, perciò, sulla Penisola i due più importanti colossi del settore, Google e Facebook, valgono, insieme, poco meno di due miliardi di euro di ricavi pubblicitari. Ricavi sui quali non vi è alcuna visibilità, poiché i due soggetti, con abili stratagemmi di tax planning, si sottraggono ai controlli. Dei due comparti, quello social è in grande crescita (+20,2% dei ricavi pubblicitari nel 2017 rispetto al 2016). Ed è naturale che Facebook e i suoi fratellini minori abbiano fatto grande concorrenza soprattutto agli editori tradizionali, che all’ improvviso si sono ritrovati i bacini pubblicitari quasi prosciugati sia su carta e sia sulle attività gestite direttamente sul web. Dopo la recente vicenda Cambridge Analytica/Facebook, che mostra come vi siano ancora molti passi da fare sulla privacy dei dati, sui paletti da imporre alle profilazioni e alle cessioni dei big data dei milioni di utenti Facebook, sale un certo malumore sul mercato pubblicitario ed editoriale per gli accordi che il sistema Audiweb ha stretto proprio con Facebook per migliorare la sua indagine sulle audience del web italiano. Facebook, operatore che non si sottopone ad alcun controllo sulle sue audience, che non spiega come raccoglie i dati, né con quali algoritmi li elabora, né con quali politiche di privacy li tratta, sarà infatti centrale per la prossima Audiweb 2.0: Nielsen, che si occuperà della indagine Audiweb, ha infatti a livello mondiale un accordo con Facebook che serve per attribuire le demografiche, età e sesso, ai dati grezzi ricavati dai tag. Il percorso sarà questo: si rileva il traffico sui contenuti, in maniera anonima viene mandato a Facebook che assegna le demografiche (com’ è l’ utente che in tal ora ha visitato il sito web? Facebook il più delle volte lo sa perché l’ utente resta collegato), poi si passa al panel per eliminare determinati errori e calibrare i dati ottenuti con il social. Infine si calcolano le metriche da distribuire. In questo passaggio si ottiene il dato sugli utenti unici, non duplicati nel caso uno stesso utente vedesse il sito attraverso differenti dispositivi. Insomma, la nuova Audiweb trasferisce a Facebook tutti i dati del traffico censuario prodotto dal proprio sistema affinché Facebook possa attribuire ai dati una profilazione. Quindi la nuova Audiweb 2.0, i cui primi risultati saranno disponibil nelle prossime settimane, prevede che la profilazione degli utenti web venga effettuata da Facebook a cui tutti i soggetti rilevati (tra cui gli editori) sono tenuti a inviare i dati di navigazione sulle proprie properties digitali. In altre parole, Facebook, pur non sottoponendosi ad alcun controllo sul metodo di produzione, sul sistema di validazione dei suoi stessi dati, su come essi vengono depurati e filtrati dal traffico non umano (i cosiddetti robot che costituiscono una percentuale considerevole dell’ attuale traffico digitale) o dei finti account, avrà tuttavia il compito di rendere questi dati una metrica ufficiale e incontrovertibile grazie alla sua comprovata capacità di profilare i dati stessi. E, come spiegano studi legali consultati da ItaliaOggi e attivi nella disciplina del trattamento dei dati e di tutela della privacy, «al di là degli interessi dei vari contendenti del caso specifico, giuridicamente è una cosa seria: si tratta comunque della disciplina di dati posti a fondamento di un mercato. Con la scusa della globalità e alla luce della fattibilità tecnologica, Facebook, come suo costume, scambia la deregulation, che è pur sempre una logica di mercato regolamentata, con la distruzione di qualunque logica di regolamentazione». Ovviamente Audiweb è conscia del problema. E sul tema ha già risposto Luca Bordin, general manager media sales & solutions di Nielsen: «Abbiamo scelto Facebook perché ci permetteva di avere una qualità molto elevata del dato, dal momento che gli utenti che si registrano sono portati a mettere dati veri su sesso ed età. Ma Nielsen comunque controlla questi dati grazie al suo panel. Inoltre Facebook, al contrario di altri provider, rappresenta in maniera abbastanza equilibrata la popolazione online, non c’ è un eccessivo squilibrio per esempio sui giovani». Forse proprio grazie a questa intesa, alla nuova Audiweb 2.0 potrebbero partecipare anche Facebook e YouTube (di Google) per essere misurati come gli altri editori così come richiesto dall’ Agcom. Tuttavia, anche in questo particolare ambito, l’ Italia sembra avere ottenuto un primato che non ha pari a livello europeo. Non esiste infatti nessuno dei cosiddetti JIC (ovvero gli organismi ufficiali a cui tutto il mercato partecipa per condividere una metrica univoca di misurazione degli ascolti) che abbia offerto a Facebook un ruolo di questa natura. Quello italiano, con Audiweb 2.0, sarebbe il primo caso a livello continentale. In Europa, al contrario, la strada sembra procedere in direzione diametralmente opposta. La fresca entrata in vigore del nuovo regolamento europeo della privacy (il cosiddetto Gdpr), fermamente voluto dal garante europeo della privacy Giovanni Buttarelli, sembra ispirato da una lungimiranza di cui la Ue dovrebbe andare una volta tanto fiera. Sia per il coraggio che emerge dai principi e dalle norme contenute nel nuovo testo di regolazione, sia per il timing irripetibile con cui questa regolamentazione interviene nel settore attraversato dalle vicende Facebook e Cambridge Analytica. E pure la tanto vituperata Auditel, in fase di risveglio dopo anni di torpore, ha recentemente comunicato di impiegare, nella sua nuova ricerca, algoritmi tutti depositati in garanzia e di aver già proceduto ad adeguarsi al nuovo regolamento europeo. Resta l’ anomalia italiana di Audiweb/Nielsen/Facebook che pure incide sui destini di un settore, quello dell’ editoria, che attraversa momenti difficili. Naturale, quindi, che l’ intero sistema sia in allarme: gli utenti pubblicitari sono perplessi che in Italia questo ruolo venga svolto da un soggetto come Facebook che non garantisce la piena certificabilità del suo operato, nonché in evidente conflitto di interessi. L’ Autorità per le garanzie nelle comunicazioni avrebbe già avviato un’ indagine conoscitiva. E l’ Antitrust ha già ricevuto numerosi esposti sul tema. © Riproduzione riservata.
Chessidice in viale dell’ Editoria
Italia Oggi
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Dorizza lascia J. Walter Thompson. Enrico Dorizza, presidente e chief creative officer, ha lasciato. J. Walter Thompson. Dorizza è entrato a far parte della filiale italiana dell’ agenzia pubblicitaria dal 2011 con il ruolo di chief creative officer ed è stato nominato presidente nel 2014. Gambero Rosso Channel, riparte Football’ s Kitchen. Mercoledì 4 aprile torna su Gambero Rosso Channel Sky 412 Football’ s Kitchen, la serie che mette insieme le due grandi passioni degli italiani: il calcio e il cibo. Il giornalista di Sky Massimo Ugolini e lo chef Maurizio Rosazza Prin entreranno nelle case e nelle cucine di grandi star del calcio alla scoperta dei loro gusti e delle loro preferenze, in un racconto che coinvolgerà anche mogli e compagne. In ogni puntata Ugolini incontrerà il campione di turno per scoprirne passioni e abitudini lontano dai campi di gioco, mentre Rosazza Prin si addentrerà nelle cucine dei protagonisti per preparare, grazie alla complicità delle mogli o compagne, una cena per il campione, che al rientro, si troverà a tavola con amici e compagni di squadra. La trasmissione sarà in onda tutti i mercoledì alle 12.00 e 21.30 e in replica sabato e domenica alle 14,00 – 18,30 – 23,30. Facebook rinvia la presentazione del suo nuovo assistente vocale digitale. Dopo lo scandalo dei big data, Facebook rinvia la presentazione del suo nuovo assistente vocale digitale. A rivelarlo è stato ieri Bloomberg. La presentazione era stata programmata in anteprima all’ incontro con gli sviluppatori in agenda a maggio. Secondo Bloomberg, dopo la violazione dei dati di milioni di utenti da parte di Cambridge Analytica, Facebook impiegherà più tempo del previsto per garantire che il nuovo dispositivo protegga sufficientemente i profili dei suoi utilizzatori. Il social network prevede comunque di lanciare entro quest’ anno il nuovo dispositivo che sarà in concorrenza con Amazon Echo e Google Home. Editoria, i giornalisti di Omniroma, Omnimilano e Omninapoli proclamano lo stato di agitazione. Le redazioni della testate edite da Ediroma hanno votato un pacchetto di sette giorni di sciopero «da proclamarsi in assenza di risposte puntuali da parte dell’ azienda» sulle mensilità arretrate. Mondadori Comics presenta La grande letteratura a fumetti. La nuova linea editoriale è dedicata ai capolavori della letteratura, una squadra di scrittori, disegnatori e coloristi ha creato per ciascuna storia un adattamento a fumetti, sempre fedele al testo di partenza. Con i suoi 37 volumi a colori da 56 pagine, in edizione di grande formato (21×26 cm), la collana avrà periodicità settimanale e sarà distribuita in tutte le edicole, fumetterie e librerie e online. L’ Isola del tesoro, Il giro del mondo in 80 giorni, Robinson Crusoe e Odissea sono solo alcuni dei volumi protagonisti. Il primo volume in uscita è L’ isola del tesoro (nella foto), riadattato da Christophe Lemoine per le matite di Jean-Marie Woehrel e Patrice Duplan a partire dal romanzo di Robert Louis Stevenson. L’ opera sarà disponibile in edicola, libreria, fumetteria e online da venerdì prossimo al prezzo di lancio di 1,9 euro. I successivi volumi verranno pubblicati a 7,9 euro. Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport portano in edicola Biblioteca Matematica, collana dedicata al mondo dei numeri. La raccolta di titoli è incentrata su curiosità, scoperte e misteri sulla matematica: una selezione di volumi che raccontano le storie di enigmi irrisolti, le vite di studiosi geniali e le applicazioni negli ambiti più disparati della disciplina. Il primo volume dell’ opera L’ ossessione dei numeri primi. Bernhard Riemann e il principale problema irrisolto della matematica è in edicola a 7,9 euro, oltre il costo del quotidiano. Gli altri volumi seguiranno con cadenza settimanale. Salute e Tempo Libero con Il Tirreno. Il Tirreno si arricchisce di due nuove iniziative editoriali. Da oggi il quotidiano del gruppo Gedi diretto da Luigi Vicinanza pubblicherà il settimanale Toscana Salute, in uscita tutti i giovedì, 8 pagine di approfondimenti sulle strutture dove curarsi in Toscana e in Italia. Il primo numero avrà come focus i disturbi del sonno. Da domani, invece, appuntamento con Toscana Tempo Libero, il supplemento dedicato agli eventi, le curiosità e i luoghi da vedere della nostra regione, anch’ esso a cadenza settimanale. Copertina sul Muhammad Alì Day che sarà celebrato martedì 3 aprile a Pisa. Juventus-Real Madrid in Hd su Tivùsat. Juventus-Real Madrid in alta definizione sarà in esclusiva satellitare su Tivùsat. Il canale 20 di Mediaset prenderà il via il 3 aprile con la diretta, dall’ Allianz Stadium di Torino, dei quarti di finale della Champions League che sarà tramessa in esclusiva satellitare gratuitamente e in Hd solo su Tivùsat, preceduta dalle informazioni, i collegamenti e le interviste del prepartita. Con l’ arrivo del canale 20 di Mediaset in alta definizione, i canali visibili sulla piattaforma Tivùsat diventano 102, di cui 39 in Hd.
Time Warner, per AT&T costerà 1,1 mld di $
Italia Oggi
MARCO LIVI
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Alla fine arriverà a costare 1,1 miliardi di dollari (890 milioni di euro) la scalata a Time Warner da parte di AT&T. Operazione che, tra l’ altro, Donald Trump non vede di buon occhio e vuole ostacolare fino a farla sfumare. Secondo il Financial Times, l’ esborso che sale fino agli 1,1 miliardi di dollari è dovuto agli «special mandatory redemption», riscatto obbligatorio speciale di 30 miliardi di dollari (24,4 miliardi di euro) presi in prestito per finanziare, a sua volta, la scalata da 85 miliardi di dollari (69,1 miliardi di euro). Al momento però, è ancora senza risposta un altro punto interrogativo sull’ affaire: si tratta del processo in corso contro il dipartimento Usa della giustizia che ha fermato l’ operazione. Tra le principali attività di Time Warner ci sono il servizio on demand Hbo (celebre per le serie tv) e il canale all news Cnn. A proposito di quest’ ultima, in particolare, Trump ha chiesto la cessione a un editore terzo come condizione perché possa dare il suo via libera politico all’ acquisizione di AT&T. Del resto, non è un mistero che il presidente americano non abbia particolari simpatie per la Cnn, che ha dato spazio più volte, tra l’ altro, alle relazioni extraconiugali dell’ inquilino della Casa Bianca. Altrettanto netta, comunque, è la posizione di AT&T che, della Cnn, non vuole fare a meno.
L’ informazione deve sfidare l’ establishment
La Stampa
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«Io penso che negli ultimi anni, con la crisi delle élite, degli establishment, nei principali paesi europei e negli Stati Uniti, le testate giornalistiche mainstream siano letteralmente impazzite, perché si sono ritrovate a fare i conti con forze politiche che non rispondono più agli input tradizionali. Prendiamo l’ Italia: oggi i grandi editori – legati da interessi economici ai vari governi locali e nazionali e dunque portatori di conflitti di interessi mostruosi rispetto alla sovranità dei fatti – si sono resi conto che non è più come fino a dieci anni fa, quando, indipendentemente da chi prevalesse alle elezioni e da chi andasse al governo, alla fine a vincere era sempre il banco. Questo perché quelle forze, che fossero di centro-destra o di centro-sinistra, erano comunque sempre controllabili dai grandi potentati economici che mandano in stampa i giornali. «Oggi il pericolo per il sistema è che a governare una città, una regione, o l’ intera nazione arrivino forze non controllabili, di cui gli imprenditori-editori non hanno nemmeno il numero di telefono o, pur avendolo, non riceverebbero probabilmente alcuna risposta. L’ ascesa di queste forze ha fatto completamente impazzire il sistema, portando i giornali e le televisioni ad applicare in maniera «doppiopesista» e totalmente parziale le categorie che un tempo applicavano a tutti. È partita allora la caccia agli incontrollabili, ai non allineati, ai non raggiungibili, ai non omologati, a tutti quelli che stanno fuori dal recinto del pensiero unico mainstream. «Si spiega così il fatto che enormi fasce di popolazione non si riconoscono più nell’ informazione tradizionale e istituzionale, esattamente come non si riconoscono più nella politica tradizionale e istituzionale. E così si comprendono fenomeni come la Brexit, che aveva contro tutta l’ informazione e ha vinto, Donald Trump, che non godeva del favore dei media ed è stato eletto; stessa cosa per il Movimento 5 Stelle, che ha tutta la grande stampa contro eppure continua a essere la prima forza politica italiana; e il «No» al referendum costituzionale, che, nonostante l’ informazione spaventosamente sbilanciata per il «Sì» (o forse proprio per questo), ha ottenuto il 60 per cento dei voti. «Eppure, malgrado tutti questi smacchi, l’ informazione mainstream non ha mai accennato alla benché minima autocritica, nemmeno una pallida riflessione sulla propria scarsa credibilità. Ci hanno ripetuto per mesi che il «Sì» al referendum sarebbe stato un toccasana per l’ Italia e l’ eventuale vittoria del «No» avrebbe comportato una débâcle totale per il paese. Poi ha vinto il «No» e, invece dell’ apocalisse e la fine del mondo, le cose sono andate addirittura un po’ meglio o un po’ meno peggio per l’ Italia. Qualcuno ha chiesto scusa per aver raccontato tante frottole, lanciato tanti allarmi terroristici? Non mi pare. «La perdita di credibilità, anziché produrre uno sforzo per recuperarla, porta a una nuova perdita di credibilità, perché adesso ci raccontano che, se il referendum è andato così, è perché Putin ha diffuso alcune fake news in Italia, subornando gli italiani e convincendoli che la riforma di Renzi non fosse quella meraviglia che era. Si continuano a cercare scuse per non affrontare il tema vero, cioè che le élite hanno perso, non hanno più il polso della situazione, non hanno più contatti con la società. E quest’ ultima va per conto suo, a prescindere da quello che le élite vogliono farle credere tramite i loro mezzi di informazione. Così mai come in questo momento il predominio dei fatti è stato sopravanzato, anzi cancellato dalle esigenze di propaganda del sistema, con l’ unico effetto di sottrarre altra credibilità ai grandi media». BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.
Primo incontro tra Mediapro e Sky
Corriere della Sera
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(m. col.) Prove tecniche di disgelo: Jaime Roures, il presidente di Mediapro, dopo i precedenti rinvii di Sky a sedersi al tavolo delle trattative, ha incontrato ieri esponenti dell’ emittente satellitare. A poche ore dalla presentazione dei pacchetti (fra oggi e domani), gli spagnoli hanno voluto sondare gli umori della tv di Murdoch che punta a ottenere esclusive per prodotto (il posticipo della domenica). Nel precedente bando Sky mise sul piatto complessivamente 630 milioni. Ora, con più competitor, si spingerà oltre 700?
L'articolo Rassegna Stampa del 29/03/2018 proviene da Editoria.tv.