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Rassegna Stampa del 28/03/2018

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Pay tv senza confini, si può vedere in tutta l’ Ue

Cairo, La7 è vicina all’ utile

Dividendi per 130 mln dal suo gruppo in 10 anni

Chessidice in viale dell’ Editoria

Lega Serie A verso la fine della crisi «Nuova governance il 7 maggio»

«La pubblicità cresce, per il Corriere sono in arrivo nuove iniziative»

Abbonamenti in streaming portabili in tutta la Ue

Dati raccolti da Facebook, ancora troppi nodi irrisolti

Le fake news fanno molto comodo se vuoi essere un leader temuto e autoritario

Pay tv senza confini, si può vedere in tutta l’ Ue

Il Mattino

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Dopo l’ abbattimento del roaming per le chiamate, nel mercato unico del digitale cade un’ altra barriera: dalla domenica di Pasqua, chi è in viaggio in un Paese europeo diverso dal suo potrà guardarsi le partite di calcio o le serie tv preferite come se stesse a casa sua. Grazie ad un regolamento Ue infatti, gli abbonamenti ai servizi che offrono streaming di contenuti (come SkyGo, Amazon e Netflix diventano portabili ovunque in Europa. Finora, gli italiani in trasferta all’ estero per svago o per lavoro, aprendo la pagina del proprio account di Sky Go vedevano comparire un messaggio scoraggiante che li informava della realtà: il contenuto non è disponibile fuori dall’ Italia. Una situazione paradossale e ingiusta secondo la Commissione europea, visto che gli abbonamenti sono regolarmente pagati. Per gli utenti di Netflix la situazione è leggermente differente: il servizio offre cataloghi diversi a seconda dei Paesi, ma non oscura tout court l’ abbonamento quando si varcano i confini nazionali. In ogni caso, tutte queste distinzioni spariranno a partire da domenica. E si può considerare un regalo di Pasqua. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Cairo, La7 è vicina all’ utile

Italia Oggi
MARCO A. CAPISANI
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«Siamo lì, vicini all’ utile netto» con La7, che ha chiuso il 2017 in rosso per 0,8 milioni di euro e con un ebitda di 7 milioni. «Gli ascolti sono cresciuti del 20% tra gennaio-marzo al 3,6% nelle 24 ore, diciamo con un +10% grazie al nuovo palinsesto arricchito e un +10% dovuto al momento politico vivace. A livello di network La7+La7d, la crescita è dell’ 11% nelle 24 ore, intorno al 4%. Ecco adesso dobbiamo consolidare da un punto di vista pubblicitario adeguato l’ incremento negli ascolti dovuto al momento politico. Inizieremo a capitalizzare questi incrementi dal prossimo trimestre», ha annunciato ieri a Milano l’ editore Urbano Cairo in occasione della Star Conference 2018 di Borsa Italiana. Davanti alla comunità finanziaria e soprattutto dopo la pubblicazione dei conti 2017 (vedere ItaliaOggi di ieri) è un Cairo a tutto tondo che racconta progressi e prospettive del gruppo allargato Cairo Communication (comprendendo anche Rcs-Corriere della Sera), aggiungendo che a fine marzo la raccolta pubblicitaria di La7+la7d ha segnato un +3,4% per 36 milioni, rialzo che diventa mese per mese un +6,2% a marzo dopo il +2,4% di febbraio e il +0,1% a gennaio. «La7 in dieci anni ha perso ma negli ultimi cinque anni ha prodotto cassa per circa 6 milioni di euro», ha sottolineato l’ imprenditore piemontese. «Mi sembra un buon risultato. In particolare, Massimo Giletti ha riacceso la nostra domenica, ha battuto anche Maurizio Crozza sul canale 9». Sempre in ambito tv, l’ avvio del mux di La7 non solo ha permesso risparmi rispetto all’ utilizzo del mux di Tim ma soprattutto «abbiamo ancora 15 Mbit di banda da usare. Possiamo lanciare un nuovo canale, ed era un’ ipotesi ma in un mercato affollato lo fai solo se sei convinto dei risultati che puoi raggiungere, oppure possiamo affittare banda a terzi e ci sono diverse aziende interessate. In entrambi i casi l’ obiettivo è ottimizzare i costi del mux». Per Rcs, invece, Cairo ha confermato l’ obiettivo del dividendo a breve, a chiusura dei conti 2018, ma la controllata spagnola «deve recuperare terreno rispetto all’ Italia in termini di ebitda margin. Da un punto di vista editoriale, abbiamo varie idee per nuovi settimanali iberici, oltre che per sviluppare sinergie con l’ Italia». A proposito dell’ Italia, Cairo dà finalmente i risultati testata per testata della sua strategia, che ha portato all’ ampliamento dell’ offerta informativa del sistema Corsera in particolare (oltre che di periodici come Oggi): il nuovo Sette per esempio ha aumentato i ricavi pubblicitari del 53%, la Lettura del 37%, l’ Economia del 51% con 10 mila copie in più (così come Buone notizie). L’ Economia, pubblicitariamente parlando, vale «9 milioni di euro. Non male se si raffronta a una raccolta da 23 milioni del Sole 24 Ore nella parte nazionale», ha comparato Cairo. Prossimo passo: dopo l’ estate il nuovo Io Donna firmato dal neodirettore Danda Santini. Oltre a novità editoriali per Corsera e Gazzetta dello Sport (come anticipato da ItaliaOggi del 24/2/2018), Cairo ha ricordato il fatturato del Giro d’ Italia salito nel 2017 sui 37,4 milioni dai precedenti 27,2 mln. Complessivamente gli eventi sportivi targati Rcs hanno incremento il giro d’ affari del 17,4% per 74,9 milioni. Questo il perimetro allargato in cui si muove Cairo che, in tema di acquisizioni, ha chiarito che «al momento non ce ne sono allo studio. Valuteremo le opportunità. Abbiamo dimostrato di essere veloci» nel coglierle. Ieri il titolo Rcs ha chiuso in borsa a -0,67% a 1,186 euro.

Dividendi per 130 mln dal suo gruppo in 10 anni

Italia Oggi
CLAUDIO PLAZZOTTA
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Urbano Cairo sfonda quota 130 milioni di euro di dividendi incassati dalla sua Cairo communication negli ultimi dieci anni, nel periodo 2008-2017. Dopo gli 11,4 milioni dell’ esercizio 2015, l’ anno successivo, quello della scalata a Rcs MediaGroup, aveva consigliato di contenere prudenzialmente il dividendo a 5 centesimi di euro per azione, e quindi l’ imprenditore alessandrino si era dovuto accontentare di 3,38 milioni di euro. Per il 2017, invece, Cairo communication ha disposto di staccare un dividendo pari a 10 centesimi di euro per azione. E quindi Cairo, che possiede il 50,324% della holding (con un capitale sociale suddiviso in 134.416.598 azioni ordinarie), potrà incassare 6,76 milioni di euro. Portando il suo personalissimo totale dividendi nell’ ultimo decennio oltre quota 130,5 mln. Il conto corrente dell’ editore si arricchirà anche del consueto milione di euro che si concede come retribuzione annua per l’ incarico di presidente di Cairo communication. Mentre è probabile che, come nel 2016, pure nel 2017 tutto il suo lavoro in Rcs MediaGroup come presidente e a.d. non venga retribuito. D’ altronde Cairo aveva adottato la stessa politica remunerativa quando nel 2013 aveva acquistato La7: ventre basso per sistemare i conti della tv nei primi anni, ma per lui nessuna remunerazione diretta dalla società tv.

Chessidice in viale dell’ Editoria

Italia Oggi

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Zuckerberg testimonierà davanti alla commissione commercio ed energia della Camera Usa il 12 aprile. Lo ha rivelato ieri Bloomberg dopo aver sentito una fonte del Congresso Usa e fonti interne allo stesso social network Facebook. Mark Zuckerberg non si presenterà invece davanti ai deputati britannici della commissione Cultura, digitale e media per rispondere a domande sullo scandalo dei dati personali di 50 milioni di utenti che sarebbero stati usati a scopo di propaganda politica, anche in Gran Bretagna. Il fondatore del social ha chiesto a un suo vice di rendersi disponibile», ha fatto sapere Facebook Gran Bretagna. Vivendi investirà ancora nei videogame. E lo farà grazie a una porzione significativa dei proventi derivanti dalla vendita della sua quota in Ubisoft nel business dei videogame. A riportarlo è stato ieri Les Echos, dopo le indiscrezioni di Stéphane Roussel, ceo di Gameloft e membro del board di Vivendi. In un’ intervista alla testata francese, Roussel ha dichiarato che la conglomerata dei media sta esplorando diverse opzioni, tra cui partnership e acquisizioni. Tasse Ue su ricavi digitali, un danno per la competizione secondo Bertelsmann. I nuovi piani fiscali delineati dall’ Unione europea per tassare i ricavi provenienti dal settore digitale potrebbero esasperare i problemi di concorrenza legati all’ ingombrante presenza delle società statunitensi nel comparto hi-tech. A evidenziarlo è stato Thomas Rabe, ceo di Bertelsmann, multinazionale tedesca attiva nel settore del multimediale. Secondo quanto affermato dal manager, anche la sua società dovrà pagare degli oneri fiscali su quanto fatturato. «Lo troverei, però, alquanto inappropriato», ha affermato Rabe. «Paghiamo già le tasse nei paesi in cui operiamo. In questo modo saremmo tassati due volte». I nuovi oneri fiscali europei, se saranno trasformati in legge entro la fine dell’ anno, includeranno un’ ulteriore tassazione al 3% sui ricavi derivanti da certe attività digitali, soprattutto per quelle società il cui fatturato annuale supera i 750 milioni di euro. Agcom, per Martusciello serve legge su par condicio online. «È necessario quanto prima un intervento legislativo volto a disciplinare il settore della par condicio online al fine di tutelare in modo efficace un’ autentica formazione del consenso sociale»: è quanto ha annunciato ieri a Trieste il commissario dell’ Autorità per le garanzie nelle comunicazioni Antonio Martusciello. «L’ istituzione del tavolo tecnico per la garanzia del pluralismo e della correttezza sulle piattaforme digitali da parte di Agcom si muove in questa direzione», ha aggiunto Martusciello, «ma è necessario compiere altri passi in avanti». Come Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, sempre secondo il Commissario, «intendiamo redigere un report sull’ andamento della comunicazione politica durante la recente campagna elettorale come base per una segnalazione al governo, finalizzata ad attualizzare la legge sulla par condicio alle esigenze dettate dalla rete». Gardenia suggerisce Cosa piantare e dove. Ad aprile per la prima volta in Italia e in esclusiva con Gardenia, mensile di Cairo Editore diretto da Emanuela Rosa-Clot, arriva l’ enciclopedia Cosa piantare e dove, redatta dagli esperti giardinieri e botanici della Royal Horticultural Society che tratta oltre 3 mila piante, evidenzia le migliori condizioni di messa a dimora e crescita, suggerendo inoltre più di 30 stili di giardino, patio e terrazzi. Con Gardenia, il manuale botanico è stato quindi tradotto in lingua italiana e proposto in due volumi: Posizione delle piante e Piante per effetti speciali. Eutelsat, approda anche in Italia il 4K Hdr via satellite. Anche la televisione italiana entra nell’ era del 4K Hdr (High dinamic range) via satellite. Lo ha reso noto Eutelsat, precisando che l’ avvio si è avuto in concomitanza con l’ apertura della nuova stagione del Mondiale di Formula Uno di automobilismo, con il Gran premio di Australia affrontato domenica scorsa, trasmissione tv avvenuta in esclusiva live via Hotbird su Sky Sport F1. Quella in terra australiana è stata una tre giorni tra prove libere, prove ufficiali e gara, che rappresenta la prima delle 21 tappe della stagione di Formula1 appena cominciata. Tramite Sky Q tutte le gare del campionato 2018 verranno veicolate via satellite in diretta in Hdr. Linkontro, in arrivo la 34esima edizione. Si terrà dal 17 al 20 maggio, presso il Forte Village Resort di Santa Margherita di Pula (vicino Cagliari), la 34esima edizione de Linkontro, appuntamento organizzato da Nielsen (guidata in Italia dall’ a.d. Giovanni Fantasia) per l’ industria di marca e per la distribuzione moderna. Il tema del 2018 è Nei territori del prossimo futuro. Dove la fantasia dell’ uomo incontra l’ intelligenza delle macchine. Le declinazioni del tema saranno molteplici: dalle applicazioni dell’ artificial intelligence nel settore retail alle implicazioni antropologiche della robotica.

Lega Serie A verso la fine della crisi «Nuova governance il 7 maggio»

La Stampa
M. D. S.
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Aspettando che Mediapro e Sky (e non solo) sbroglino la matassa dei pacchetti dei diritti tv, sugli schermi della Lega vanno in onda le prove tecniche di governance. «Se tutto l’ iter sarà completato nella prossima assemblea del 7 maggio – dichiara Malagò – finirà anche il mio mandato di commissario». Obiettivo: definire in 40 giorni tutti gli organi collegiali da affiancare al presidente Miccichè. Inclusa, nonostante i temporeggiamenti di alcune squadre, la nomina dell’ amministratore delegato (i nomi attualmente sul tavolo sono quelli di Stefano Domenicali, ad di Lamborghini, Paolo Dal Pino, chief officer di Pirelli Industrial, e Marzio Perrelli, chief executive officer per Hsbc). «Non serve l’ unanimità, alla terza votazione chi ha 11 voti viene eletto», l’ avviso di Malagò ai presidenti naviganti. [M. D. S.]

«La pubblicità cresce, per il Corriere sono in arrivo nuove iniziative»

Corriere della Sera
Francesca Basso
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MILANO I numeri della Cairo Communication continuano a spingere il titolo. Nel giorno della Star Conference di Borsa Italiana, durante la quale il presidente Urbano Cairo ha presentato i risultati 2017 del gruppo e le strategie di crescita, e ha incontrato 56 investitori, le azioni hanno chiuso in rialzo del 3,45% a 3,6 euro. La pubblicità è in crescita, sia su La7 e La7d , che nel primo trimestre ha raggiunto i 36 milioni, in aumento del 3,4% rispetto al primo trimestre 2017, sia sui quotidiani Rcs (154,9 milioni, +0,7% nel 2017 per 1,1 milioni per la prima volta dal 2011, contro la perdita del 7,7% del mercato di riferimento). E per il 2018 Cairo, che è anche presidente e amministratore delegato di Rcs MediaGroup, ha anticipato le nuove iniziative: «Aumentare la copertura locale, un arricchimento dell’ offerta del Corriere della Sera e della Gazzetta dello Sport : per il venerdì annunceremo a breve la novità di un giornale con il Corriere legato ai piaceri della vita. Per il mercoledì abbiamo invece il progetto, per dopo l’ estate, di un mensile sul food e di uno sulla salute. Il nostro obiettivo è dare ai lettori maggiore ricchezza di informazioni e approfondimento. Lanceremo anche la nuova casa editrice Solferino». Quanto ai numeri, «continueremo a perseguire una grande efficienza – ha detto Cairo – massimizzeremo la pubblicità, puntiamo anche ad aumentare le sinergie tra Italia e Spagna attraverso un coordinamento editoriale e pubblicitario». Su un possibile aumento delle cedole distribuite da Cairo Communication, «il prossimo anno dipenderà dai risultati. E dal fatto che sia auspicabile che Rcs, come penso, torni a dare un dividendo ai suoi azionisti, tra cui c’ è anche Cairo Communication con il 60% delle azioni». La galassia della Cairo Communication – che comprende i settimanali e mensili della Cairo Editore, il network de La7 , il gruppo Rcs MediaGroup con le testate in Italia del Corriere della Sera , La Gazzetta dello Sport e «importanti periodici» come ha ricordato Cairo tra cui Oggi , in Spagna El Mundo , Expansión e Marca, gli eventi sportivi – ha visto il fatturato crescere a 1,21 miliardi, il margine operativo lordo a 168,8 milioni e il margine operativo a 102,7 milioni. L’ utile, arrivato a 52 milioni, nel 2017 è «più che raddoppiato», ha sottolineato il presidente, ricordando la leadership nel settore dei settimanali – Cairo Editore più Rcs – che raggiungono una quota di mercato pari al 43%. Il Network La7 ha registrato un balzo di ascolti di circa il 20%, ha ricordato Cairo, con il nuovo palinsesto. Quanto all’ utile, «a bilancio consolidato 2017 c’ è una piccolissima perdita di 800 mila euro – ha spiegato -. Negli ultimi 5 anni La7 ha prodotto cassa e ha una posizione finanziaria netta positiva per 94 milioni», rispetto agli 88 milioni al momento dell’ acquisizione, «mi sembra un buon risultato considerando che perdevano 100 milioni l’ anno». Su Rcs Cairo ha sottolineato la crescita del margine operativo lordo del 53,7% a 138,2 milioni, i risparmi per 58 milioni e la riduzione del debito che «a fine 2018 andrà sotto i 200 milioni».

Abbonamenti in streaming portabili in tutta la Ue

Il Messaggero

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LA SVOLTA ROMA Dopo l’ abbattimento del roaming per le chiamate, nel mercato unico del digitale cade un’ altra barriera: dalla domenica di Pasqua, chi è in viaggio in un Paese europeo diverso dal suo potrà guardarsi le partite di calcio o le serie tv preferite come se stesse a casa sua. Grazie ad un regolamento Ue infatti, gli abbonamenti ai servizi che offrono streaming di contenuti (come SkyGo, Amazon e Netflix diventano portabili ovunque in Europa. Finora, gli italiani in trasferta all’ estero per svago o per lavoro, aprendo la pagina del proprio account di Sky Go vedevano comparire un messaggio scoraggiante che li informava della realtà: il contenuto non è disponibile fuori dall’ Italia. Una situazione paradossale e ingiusta secondo la Commissione europea, visto che gli abbonamenti sono regolarmente pagati. Per gli utenti di Netflix la situazione è leggermente differente: il servizio offre cataloghi diversi a seconda dei Paesi, ma non oscura tout court l’ abbonamento quando si varcano i confini nazionali. In ogni caso, tutte queste distinzioni spariranno a partire da domenica.

Dati raccolti da Facebook, ancora troppi nodi irrisolti

Il Mattino
Vittorio Zambardino
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Segue dalla prima pagina Usati è dir poco: analizzati da appositi programmi che hanno permesso di mirare singoli soggetti e quindi specifici settore di pubblico per una campagna accesa, violenta, condita di notizie false o fortemente alterate, per influenzare l’ orientamento elettorale dei destinatari e dei loro amici, con le quali quelle informazioni venivano poi condivise secondo la più frequente delle azioni «social». È quella che è stata definita ieri in commissione: «una guerra culturale» ad orientamento populista. Zuckerberg non si nega però al parlamento più importante per lui, quello americano, che vuole sentirlo subito dopo Pasqua. Sarà il primo anello di una catena di audizioni: è del tutto ovvio che dopo la commissione vorrà ascoltare che cos’ hanno da dire i capi di Google e di Twitter, per fermarsi solo ai player internet più noti. Intanto ben 37 stati americani, attraverso i loro procuratori, hanno chiesto di rivolgere domande al social network. Chi si è presentato davanti alla commissione ieri è il «pentito» Christopher Wylie, l’ uomo che parlando con i giornalisti del Guardian ha di fatto reso pubblico lo scandalo sull’ uso dei dati. È sua l’ espressione di guerra culturale populista. E tuttavia un equivoco rimane sospeso nel modo nel quale la politica sta affrontando tutta la vicenda. L’ equivoco sta nella caccia ai social e non alla zona grigia dei guerriglieri culturali. Ha detto Steve Bannon, il guru di estrema destra, consulente di Trump in campagna elettorale e azionista della stessa Cambridge Analytica: «Facebook ha venduto dati a molti altri prima di noi». Prova a dare la responsabilità tutta a Facebook. Ma raccogliere dati ed utilizzarli commercialmente è il business dei social. Il punto è l’ uso finale che dei dati è stato fatto, di quello Bannon sa molto. Potrebbe invece essere importante se la politica riuscisse a separare il comportamento dei grandi social dall’ esistenza di una vera zona di attività criminali, che però avvengono a valle dell’ azione delle aziende. Si tratta di quel miscuglio di spie, software che sparano fake news, programmatori e attivisti del quale parlava serenamente uno dei massimi responsabili nel video pubblicato da Channel4. Chissà se Zuckerberg riuscirà a far chiarezza sul punto. Wylie ha già dettagliato tutte le operazioni di cui è a conoscenza, dalla Nigeria alla Brexit: i video violenti farlocchi messi in linea nella campagna elettorale in Africa e i software di comprensione dei sentimenti utilizzati sul più raffinato mercato occidentale. Dalle sue parole si intravede un bel paradosso: la propaganda che tra le altre alimentava le ossessioni complottiste del pubblico – dall’ immigrazione ai vaccini – si serve di una vera attività complottista, palesemente illegale e comunque assai discutibile. Quanto illegale e in quali paesi? È un altro dei nodi da sciogliere. Ma tornando a Zuckerberg, pare proprio che non abbia capito quale tempesta perfetta si stia addensando sulla sua azienda. Il processo mediatico e politico a Facebook potrebbe nel giro di poche settimane scatenare un’ ondata di interventi regolatori da parte dei vari parlamenti che certo non sarebbero mirati «ad aziendam» ma riguarderebbero tutto il settore industriale. L’ assedio è nutrito. Anche la Commissione europea ha spedito a Zuckerberg un elenco di cinque domande chiedendo che la risposta arrivi nel giro di due settimane. Le domande riguardano le questioni sul tavolo: come vengono custoditi i dati, come è regolata la loro cessione a terzi, che cosa è avvenuto ai dati degli utenti europei. Certo se la Commissione volesse indagare a fondo sull’ uso dei dati che si fa anche da parte delle grandi aziende telefoniche e da parte degli Stati, per esempio da parte delle polizie, potrebbe risultarne un quadro ancora più completo. Gli Stati Uniti non sono nuovi ad interventi traumatici su colossi industriali – i casi Bell System e IBM del passato. Ma in entrambi si è trattato di una limitazione del potere di predominio sul mercato. L’ azione del regolatore politico è ormai inevitabile, come segnalava sul Mattino il professor Romano Prodi qualche giorno fa, ma finirà per colpire le aziende dei dati nel loro cuore profondo. La politica non perderà l’ occasione per mettere le mani su quello che viene definito il «nuovo petrolio». Che però è una materia delicatissima, non solo per la privacy, ma costituisce la ragione di vita di quelle aziende e di altri attività critiche per l’ economia, quale la pubblicità. Il rischio principale è che rimanga fuori dal campo di indagine la «psicopropaganda», quella che «evoca le paure delle quali le persone non sono ancora coscienti», come recitava uno dei dirigenti di Cambridge Analytica. Colpire l’ industria dei dati per fermare la psicopropaganda delle guerre culturali è come rinunciare all’ uso del trattore in agricoltura solo perché fa rumore. La politica dovrebbe procedere con mano leggera, è in gioco un pezzo importante di futuro. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Le fake news fanno molto comodo se vuoi essere un leader temuto e autoritario

Il Foglio

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Roma. Se l’ occidente si interroga ormai da tempo sull’ invasività di internet, sull’ uso dei social network e sul loro ruolo nella diffusione delle fake news, l’ oriente non è da meno. Ma è nel sud-est asiatico, dove la parola democrazia ha spesso significati più sfumati, che l’ etichetta di fake news rischia di essere assegnata arbitrariamente, e a favore di chi? Qualche giorno fa il governo malesiano di Najib Razak ha proposto al Parlamento di votare una delle più dure leggi contro le fake news. Si parla di dieci anni di carcere e una multa fino a quasi centotrentamila dollari per chi diffonde notizie giudicate false “to talmente o parzialmente”. L’ organo legislativo di Kuala Lumpur dovrebbe approvarla entro la fine della settimana, ma gli osservatori internazionali parlano già di una definizione “troppo vaga e troppo ampia” del concetto di notizia falsa, tanto che chiunque potrebbe essere attaccato semplicemente per aver criticato il governo. Anche secondo il sindacato dei giornalisti malesiani, una legge simile potrebbe limitare la libertà dei media di pubblicare notizie e inchieste critiche con il governo di Najib Razak, soprattutto in vista delle controverse elezioni generali di questa estate. “La costruttiva, salutare tensione tra i sempre più autoritari governi del sud-est asiatico e i media sono degenerate in disprezzo reciproco e repressione. Di certo alcuni giornalisti e blogger sono stati dichiarati nemici dello stato”, hanno scritto Dominic Faulder e Cliff Venzon nella storia di copertina di qualche settimana fa del Nikkei Asian Review, dedicata alla libertà d’ espres sione nel sud est asiatico. “Questi trend riflettono le crescenti correnti intorno alla questione dell’ identità politica e del populismo. Riflettono un senso di sicurezza crescente, e perfino un senso d’ impunità dei partiti al governo, che hanno praticamente sotto controllo il racconto di se stessi”, ha spiegato al Nikkei il giornalista e commentatore thailandese Kavi Chongkittavorn. A Singapore il governo ha richiesto un panel di esperti, il Select Committee on Delibe rate Online Falsehoods, che per tutto il mese di marzo ascolterà esperti e giornalisti sul tema. Per esempio Channel News Asia, che ha domandato al governo di incentivare il “gior nalismo di qualità” per evitare il diffondersi di fake news, ma soprattutto di dare una definizione ben precisa di una “notizia falsa”, per non cadere nella trappola della censura. L’ Indonesia, che andrà alle elezioni presidenziali nel 2019, ha già capito che la polarizzazione dell’ opinione pubblica sui temi etnici e religiosi avverrà soprattutto online, così com’ era successo con l’ ex governatore di Gia carta Ahok, accusato di blasfemia. Poi c’ è il caso del Myanmar, che si stava avviando verso una democratizzazione compiuta, ma dove recentemente “un’ intera regione”, quella dello stato Rakhine, al confine col Bangladesh, è stata proibita ai giornalisti. Qui, negli ultimi mesi, si sono intensificati gli scontri tra le Forze di sicurezza e i musulmani dell’ etnia rohingya, e dal dicembre scorso due giornalisti di Reuters sono in stato di arresto per aver raccolto materiale per un’ inchiesta sugli avvenimenti in quelle zone. Secondo la commissione d’ inchiesta internazionale dell’ Onu sul Myanmar, Facebook ha svolto un “ruo lo determinante nell’ incitamento all’ odio”. Giorni fa il sito indiano Cobrapost, specializzato in inchieste con “agenti provocatori”, ha pubblicato un’ inchiesta nella quale, fingendosi capo di una organizzazione religiosa, offre a più di venti media dai centomila dollari in su in cambio di una strategia di comunicazione positiva nei suoi confronti: “Con nostra grande sorpresa, la maggior parte di loro non solo ha accettato di fare ciò che gli abbiamo chiesto, ma ha anche dato dei suggerimenti per intraprendere una campagna mediatica ben orchestrata”. Nelle Filippine, dopo la chiusura da parte di Rodrigo Duterte di Rappler, un sito di news spesso critico con il governo di Manila, su Facebook è stata pubblicata un’ enorme quantità di articoli favorevoli alla decisione, spesso con argomentazioni evidentemente false – e aprendo il dibattito sull’ uso strategico di certe piattaforme da parte del governo. Eppure è delle Filippine il record di utenti attivi sui social network, vuol dire un mercato irrinunciabile per il colosso di Menlo Park. Per tenere d’ occhio la svolta autoritaria nei paesi del sud-est asiatico, il dibattito sulle fake news è fondamentale. Giulia Pompili.

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