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Rassegna Stampa del 24/03/2018

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La Rai pubblichi le carte su Fazio

Liberate la tv pubblica dal giogo

Chessidice

Fox Italia, 168 mln di ricavi (-11%)

Ora legale diversa per editori e stampatori: parte alle 12 di sabato 24 marzo | Prima Comunicazione

Classifica e trend dei siti di news più seguiti a gennaio su dati Audiweb | Prima Comunicazione

Mediapro-Sky: prima i 50 milioni, poi l’ incontro

La Rai pubblichi le carte su Fazio

Il Fatto Quotidiano
Stefano Feltri
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Non è accanimento: la vicenda del contratto Rai per la trasmissione di Fabio Fazio Che tempo che fa è diventata il simbolo di come si spendono i denari pubblici in Italia. In modo discrezionale, senza calcoli precisi ex ante e senza controlli o rischio di sanzioni ex post. Per questo serve trasparenza e per questo la lettera di Fabio Fazio a Repubblica di ieri è un atto di arroganza, più che una spiegazione puntuale. Fazio scrive che la delibera dell’ Anac, l’ autorità anticorruzione di Raffaele Cantone, seguita a un esposto su Che tempo che fa “non riguarda in alcun modo il mio stipendio” ma soltanto i “possibili rischi che la mia trasmissione non consegua l’ equilibrio costi-ricavi, il che vale evidentemente per ogni trasmissione televisiva”. Intanto è opinabile dire che la questione non riguarda lo “stipendio” di Fazio, visto che il conduttore ha ottenuto 2,2 milioni a stagione per sé, ma anche 12 milioni in quattro anni per la società di produzione di cui è socio, e 2,8 milioni per il format, di cui è uno degli autori. In secondo luogo, è vero che c’ è un rischio di impresa in ogni trasmissione tv e l’ incertezza è sempre possibile, ma quando si maneggia denaro pubblico pagato da tutti gli italiani addirittura in bolletta elettrica, i vertici della Rai non possono cavarsela dicendo “ops, abbiamo sbagliato” a fine stagione. Ed è questo che la Corte dei conti, sollecitata dall’ Anac, dovrà accertare: se l’ eventuale squilibrio tra i costi sostenuti dalla tv pubblica e i ricavi effettivi diversi da quelli attesi è dovuto a circostanze sfortunate o a una negligenza degli amministratori, a cominciare dal direttore generale Mario Orfeo. Poco importa che “il costo complessivo è circa la metà di qualsiasi altro intrattenimento su Rai1”. Quello che conta è l’ equilibrio interno del progetto, non il confronto con i costi e le performance di Montalbano o altre fiction. Se i ricavi non sono all’ altezza dei costi, significa che i costi (cioè i compensi per Fazio e tutta la struttura) avrebbero dovuto essere più bassi. L’ argomento rischia anzi di ritorcersi contro chi lo sostiene: davvero vogliamo confrontare un programma che mette qualche ospite intorno a un tavolo con mesi di produzione, girato e montaggio necessari per una fiction? Qualcuno pensa forse che i due prodotti potrebbero mai giustificare lo stesso investimento? Fazio, nella sua lettera, difende il diritto di ogni editore “soprattutto se pubblico, di compiere scelte editoriali non necessariamente fondate su un ritorno di utilità economica”. Vero. Dalla Rai dicono: Fazio ha portato in prima serata temi importanti, ospiti internazionali. Ma lo faceva pure su Rai3, per un pubblico non molto diverso, ma a un costo parecchio più basso. Ed è un criterio scivoloso sostenere che in Rai non valgono le regole di qualunque azienda normale perché deve perseguire obiettivi diversi dalla sostenibilità economica. Anche perché così tutto è discrezionale: Fazio è servizio pubblico e Milena Gabanelli, congedata in malo modo dopo una vita di inchieste a Report, invece no? Se Fazio vuole “tutelarsi in ogni sede opportuna”, può cominciare dalla sede della Rai di viale Mazzini: chieda a Orfeo e ai vertici della tv pubblica di pubblicare per intero la delibera dell’ Anac, con tutti i dettagli dei rapporti contrattuali legati a Che tempo che fa. Da giorni la Rai rallenta la pubblicazione del testo sul sito dell’ Anac, impegnata a omissare il testo con la scusa che altrimenti la concorrenza avrebbe informazioni preziose. Fazio ha un contratto di 4 anni, al termine dei quali sarà abbastanza ricco da mantenere alcune generazioni di discendenti: se crede davvero alla trasparenza che professa chieda alla Rai di pubblicare tutto, anche se questo potrebbe ridurre il suo potere contrattuale verso Mediaset o La7. Anzi, Fazio potrebbe cogliere l’ occasione per rivelare finalmente da chi arrivava l’ offerta che l’ estate scorsa ha spinto la Rai a cedere a tutte le sue richieste. Mediaset? Sky? La7? Discovery? O era un bluff a spese dei conribuenti? Non si è mai capito e non dovrebbe essere un segreto di Stato. La trasparenza è nell’ interesse di tutti, se davvero non c’ è niente da nascondere, altrimenti passerà il solito messaggio: “I soldi sono vostri, ma li gestiamo come ci pare, voi state sul divano a guardarvi Che tempo che fa e lasciateci lavorare”.

Liberate la tv pubblica dal giogo

Il Fatto Quotidiano
Giovanni Valentini
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“Si tratta di cogliere un’ altra occasione cruciale per disegnare una Rai riconducibile alla versione aggiornata di ‘una nazione che sa parlare alla nazione’, con il linguaggio della trasparenza, della completezza e della contestualità, cioè del pluralismo” (dall’ intervento di Sergio Zavoli al Seminario sullo stato della tv in Italia, 24 novembre 2009 – Atti parlamentari, pagg. 37-38) Non è soltanto il contratto – peraltro più che lauto e generoso – del conduttore-artista Fabio Fazio che viene messo sotto accusa dall’ Autorità anticorruzione nella sua “denuncia” alla Corte dei conti. Bensì, per la stessa rilevanza del compenso e per le polemiche che ha suscitato, tutta la gestione attuale della Rai. E con questa, la pseudo-riforma che l’ ha insediata, sotto i governi Renzi e Gentiloni. Una “riformicchia”, come qui l’ abbiamo definita fin dall’ inizio, che ha attribuito pieni poteri al direttore generale, sottoponendolo alle dipendenze di Palazzo Chigi contro tutte le sentenze della Corte costituzionale che ne attribuivano invece la designazione al Parlamento. Oltre che sotto il profilo della congruità economica e contrattuale, l’ Autorità presieduta da Raffaele Cantone contesta il mega-contratto di Fazio anche in nome del conflitto d’ interessi. Il conduttore, infatti, è partner della società produttrice del programma Che tempo che fa, cioè è produttore di se stesso e in quanto tale fornitore della medesima Rai. Un doppio ruolo che, anche al di là delle sue capacità “artistiche”, contrasta evidentemente con le regole della trasparenza e della corretta amministrazione di un’ azienda pubblica. Tanto più pesante è la “denuncia” dell’ Anac perché si fonda su un esposto del deputato “dem” Michele Anzaldi, già segretario della Commissione parlamentare di Vigilanza. Toccherà ora alla Corte dei conti verificare se il contratto di Fazio ha prodotto danni alla collettività. E di conseguenza, se esistono anche responsabilità in solido da parte dei consiglieri di amministrazione che a suo tempo l’ hanno approvato. Il fatto è che il “carrozzone” di viale Mazzini sembra tornato ai fasti della Prima Repubblica. Solo che, allora, a guidarlo c’ era un signore che si chiamava Ettore Bernabei, il quale imponeva le calze scure alle gemelle Kessler e censurava la satira di Alighiero Noschese, ma in pieno monopolio televisivo aveva un senso del servizio pubblico che sembra diventato quasi anacronistico. Con l’ avvento dei “due vincitori” decretato dalle ultime elezioni politiche, adesso si spera che la situazione possa cambiare in meglio. Anche perché è difficile fare peggio. Ma siccome a questo – come dice il proverbio – “non c’ è mai fine”, si può formulare un auspicio: liberate la Rai dal giogo della politica. E restituitela ai cittadini, vale a dire ai legittimi proprietari che in realtà finora non ne hanno mai disposto. Il primo passo dovrebbe essere quello di trasferire il pacchetto azionario dell’ azienda al ministero dell’ Economia, e quindi dal governo a un soggetto terzo e indipendente: per esempio, una Fondazione rappresentativa della società civile, formata da esponenti del mondo culturale e accademico, del giornalismo, dell’ ambientalismo, del consumerismo. Spetterà poi a questo organismo nominare un consiglio di amministrazione composto da non più di cinque persone, qualificate e autorevoli, tra cui un amministratore delegato che risponda esclusivamente alla sua fonte di nomina, affiancato da un direttore editoriale con funzioni di indirizzo e di coordinamento. Non ci vuole molto per riformare la Rai. Basta scendere dal “carrozzone”.

Chessidice

Italia Oggi

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The Voice of Italy 2018 debutta su Rai Due col 10,28% di share. Torna su Rai Due il talent musicale The Voice, dopo una pausa di due anni, e, giovedì 22 marzo, ottiene il 10,28% di share in prima serata, con punte del 14% e un 14,22% di share sul target 8-14 anni. Discografici, Danilo Mancuso eletto consigliere di Afi. Danilo Mancuso, numero uno della casa discografica DM Produzioni, è stato eletto nel consiglio nazionale di Afi, Associazione fonografici italiana che rappresenta i più importanti discografici sulla Penisola. DM Produzioni, dove sono appena entrati Amedeo Minghi e Irene Fornaciari, è tra le realtà più grandi di booking di artisti italiani per il mercato estero.

Fox Italia, 168 mln di ricavi (-11%)

Italia Oggi
CLAUDIO PLAZZOTTA
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Fox networks group Italy srl, ovvero la società che edita i dieci canali televisivi di Fox e NatGeo disponibili sulla piattaforma di Sky, ha approvato il bilancio dell’ esercizio 2017, terminato a fine giugno 2017, in una assemblea dei soci tenutasi lo scorso 15 dicembre. Solo ora, con un certo ritardo, viene tuttavia pubblicato il bilancio e diventa perciò possibile analizzare i conti del polo tv guidato in Italia da Kathryn Fink. L’ esercizio 2017 (i 12 mesi da luglio 2016 a giugno 2017) non è stato brillante: i ricavi dalle vendite si sono infatti fermati a quota 167,78 milioni di euro, il 10,6% in meno rispetto all’ esercizio 2016, con un risultato operativo (ebit) crollato a 10,58 milioni di euro (era di 21,8 mln nel 2016) e un utile di 10,1 mln (13,4 mln nel 2016). A frenare lo sviluppo del gruppo televisivo (che vale circa l’ 1,3% di share sulla audience nelle 24 ore) sono stati soprattutto i forti cali nella raccolta pubblicitaria e nelle vendite di diritti a terzi. Complessivamente, sono andati piuttosto bene i ricavi dalla vendita dei canali (ovvero, i soldi che Sky Italia versa a Fox per poter avere i suoi canali in esclusiva), pari a 108,6 milioni di euro e in lieve crescita del 2,8%. Male, invece, la raccolta pubblicitaria, giù del 22% a 35 milioni di euro, e pure i ricavi da vendite di diritti a terzi, che non sono andati oltre gli 8,3 milioni (-59% sul 2016). Le cose vanno un po’ meglio nell’ esercizio 2018: secondo quanto risulta a ItaliaOggi, infatti, la raccolta pubblicitaria è in linea con i risultati 2017, soprattutto grazie a una share dell’ 1,3% in prime time, il momento di massimi ascolti per tutte le tv. Come commentano gli amministratori di Fox Italia nella relazione al bilancio 2017, diventa naturalmente sempre più forte la concorrenza dei canali in chiaro, con tanti nuovi lanci e molti gruppi stranieri sbarcati sul mercato italiano. E pesa pure la crescita degli operatori svod alla Netflix, Amazon Prime Video, TimVision, Infinity o Now Tv, ovvero quelle offerte in streaming on demand a pagamento con abbonamento fisso mensile. In questo senso vanno letti i cali nella raccolta pubblicitaria, a cura di Sky Media (che incassa una commissione del 28% sulla raccolta per Fox), con un contratto in scadenza a giugno 2018 per il quale è in corso una rinegoziazione. Fox Italia, inoltre, sta predisponendo il trasloco dei suoi uffici da Via Salaria 1021 a una zona molto più prestigiosa e centrale di Roma: piazza San Silvestro, a due passi da Palazzo Chigi e Montecitorio. Sarà completato e operativo entro il 2018. Nel gruppo, al giugno 2017, lavoravano 152 dipendenti (147 nel 2016), di cui 14 dirigenti (13), 21 quadri (15) e 117 impiegati (119). © Riproduzione riservata.

Ora legale diversa per editori e stampatori: parte alle 12 di sabato 24 marzo | Prima Comunicazione

Prima Comunicazione

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Ora legale diversa per editori e stampatori: parte alle 12 di sabato 24 marzoOra legale diversa per editori e stampatori: parte alle 12 di sabato 24 marzo23/03/2018 | 12:09Alle ore 02:00 di domenica 25 marzo 2018 entrerà in vigore l’ ora legale, ma come spiega una nota Fieg, la sua applicazione nelle aziende editrici e stampatrici di giornali quotidiani avrà inizio a mezzogiorno di sabato 24 marzo, quando le lancette dell’ orologio dovranno essere spostate in avanti di 60 minuti.(foto CC0 Creative Commons)

Classifica e trend dei siti di news più seguiti a gennaio su dati Audiweb | Prima Comunicazione

Prima Comunicazione

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EditoriaClassifica e trend dei siti di news più seguiti a gennaio per audience complessiva e aggregazioni (TAL) – TABELLA23/03/2018 | 14:29Con il nuovo anno, finite le festività natalizie, è ripresa a salire l’ audience dei siti d’ informazione. Tutti i quotidiani hanno visto crescere i propri utenti unici, anche per l’ avvicinarsi delle lezioni politiche, un evento che ovviamente stimola l’ interesse dei lettori.Stando ai dati Audiweb di gennaio , tra le testate che hanno registrato un risultato migliore, si distinguono Il Giornale (+38%), Il Fatto Quotidiano (+26%), Libero (+24%), Il Corriere della Sera (+23%), Il Sole 24 Ore (+22%), La Stampa e la Repubblica (+19%). Ottimi exploit anche per i giornali nativi digitali: Lettera43 +36%, Affaritaliani +32%, Il Post +12%.(elaborazione su dati Audiweb)Più contraddittorio invece il confronto rispetto a un anno fa. I maggiori quotidiani hanno visto calare i propri visitatori: Corriere della Sera del 12%, la Repubblica dell’ 11%, La Stampa del 3%. Andamenti contrastanti rispetto a un anno fa anche per i giornali nativi digitali: mentre Il Post è cresciuto del 40% e Affaritaliani del 14%, l’ Huffingtont Post ha perso il 10% (manca il dato su Lettera43 perché nel gennaio 2017 non è stato rilevato).Poche le testate che invece hanno registrato andamenti positivi: La Sicilia ha quadruplicato i suoi utenti unici, Il Tempo li ha triplicati; Libero ha più che raddoppiato la sua audience e Il Giornale è cresciuto del 40%Contraddittorio anche l’ andamento dei siti sportivi: alcuni guadagnano, come SkySportHD (+90%) e Calciomercato.com (+10%); altri perdono, come la Gazzetta dello Sport (-5%), TuttoMercatoWeb (-14%), Tuttosport (-14%) e il Corriere dello Sport (-31%).Situazione analoga per i siti femminili: Grazia.it cresce del 78%, VanityFair del 60%; al contrario Donna Moderna perde il 15%, PianteDonna il 30% e DireDonna il 70%.Per una corretta valutazione dei dati vanno considerati, come al solito, alcuni fattori che possono spiegare le repentine variazioni in più o in meno di certi brand. In particolare gli accordi commerciali (in gergo tecnico TAL, Traffic Assigment Letter) stipulati con siti terzi per accrescere la propria audience complessiva. L’ audience organica, indicata nella sesta colonna della tabella è quella propria del sito, escluse le TAL. Vanno considerati anche gli spostamenti di perimetro dei brand per affetto, ad esempio, del trasferimento di un canale da un sito all’ altro dello stesso gruppo. Queste variazioni si possono rilevare nella sezione ‘Dettaglio brand & channel’ del documento di sintesi diffuso mensilmente da Audiweb: vedi nella sezione Dati & Cifre di Primaonline.Resta da valutare l’ impatto del nuovo algoritmo di Facebook che da gennaio (ma anche prima) dà meno spazio sul news feed degli utenti alle condivisioni degli articoli dei giornali. Finora Audiweb Database non ha tenuto conto del traffico in app su Facebook; solo con l’ avvio della nuovo metodologia di rilevazione di Audiweb 2.0, i cui risultati dovrebbero essere diffusi a breve, si potrà avere un quadro più completo della situazione.Segnaliamo, infine, che nella tabella non è presente Citynews perché da gennaio l’ audience dei suoi 45 giornali locali online non è più rilevata da Audiweb ma da comScore.Articoli correlati.

Mediapro-Sky: prima i 50 milioni, poi l’ incontro

Il Messaggero
EMILIANO BERNARDINI
link

DIRITTI TV ROMA Niente incontro ieri a Milano tra i vertici di Sky e quelli di Mediapro. Nessuna frizione, piuttosto si tratta una questione di giochi di potere. L’ emittente di Murdoch vuole avere la certezza che i catalani versino i 50 milioni cash (deadline martedì 27) prima di sedersi al tavolo, seppur solo per un incontro conoscitivo. Il faccia a faccia è stato dunque rinviato a metà della prossima settimana (possibile anche già mercoledì). I soldi, giurano da Mediapro, saranno versati regolarmente. Nell’ incontro con le banche (Unicredit e Intesa San Paolo), fondamentale per ottenere il prestito per la fideiussione da un miliardo più iva, a garanzia avrebbero posto gli accordi economici che potranno essere trovati con Mediaset, Tim e Perform. Nel vertice di giovedì con i legali di Infront si è arrivati alla conclusione che potranno essere creati nuovi pacchetti da rivendere che tengano però sempre conto della Legge Melandri. Restano in attesa anche i 20 presidenti della serie A che sempre martedì si vedranno a Roma per provare ad eleggere gli organi mancanti. Ma l’ argomento principale e forse unico saranno i diritti tv. Emiliano Bernardini © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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